gaghemusca di Patrizio Marozzi

 

 

Monday, April 30, 2007

Mondo e generazioni. Ti vedo ah ah ah! contemporaneo ti dico.

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Ti vedo ah ah ah! Contemporaneo ti dico.

Certe volte sembra proprio, sia quasi assoluto il menefreghismo, senza sapere in che modo guardarle le persone, ci sono cose che sono passate addirittura da quelle nuove, senza che costoro ne abbiano saputo niente, e non capiscono quelle nuove, spesso agendo come se quelle passate non siano esistite, e ci si mette nella situazione, nella posizione precedente l’avvenire di queste. Certe volte questi mondi debbono comunicare, e certe volte non per spazio e cultura e la comunicazione invece di andare verso la conoscenza, trova perfettamente indifferenti, e senza curiosità, cosa che rende difficile anche il processo della comunicazione. Quello che così, spesso avviene,è la perdita di una libera condivisione, disinteressata, nelle emozioni nella partecipazione dell’ascolto, nella comprensione dell’amicizia o del rapporto privo dei ruoli di potere. Certe volte non si immagina il punto di vista in cui è visibile una persona, come se non ci si vedesse, che soltanto attraverso il “filtro dell’interesse”. Gli avvenimenti così non nascono da un vero silenzio e non si aprono ad un vero suono.

 

Scandalo al sole

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Scandalo al sole

C’è una spiaggia che è un altro luogo, da dove si vede bene la catena dell’Appennino, nelle giornate chiare. Il mare è profondo e ci sono correnti, quando è “molto” mosso pur non essendo l’oceano è impraticabile a nuoto.
A fama di essere un posto di nudisti in realtà, in realtà quando è affollato, ci saranno non più di trenta o quaranta persone, talmente sparse, che se ci sono stanno nascosti senza esibizionismo. Una volta uno sprovveduto, saputa notizia si è trovato a passeggiare nudo per la spiaggia a pisello dritto, prima di accorgersi di esserci solo lui nudo, un'altra volta è venuta una donna a farsi fotografare nuda, e basta.
Le eccentricità cafone qualora si manifestano vengono subito notate – quando vengono ad esibirsi quelli con la spiaggia con gli opzional, peccato che solo loro non se ne rendano conto. Se vi capita uno che è convinto che ci sono solo omosessuali, per favore non date credito a questa assurdità topografica.
La gentilezza è fatta d’intelligenza.


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Monday, April 23, 2007

La Gatta e il suo pensiero

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Tuesday, April 17, 2007

curiosità Kieslowski

Mi sono chiesto, e mi sono detto "osservando" la lingua polacca, non conoscendola in fondo molto, ma credo lo stesso rivelando, in particolar modo nelle traduzioni in italiano, il suo acume di semplicità, l’atto di profondità del testo è indubbio che abbia la sua importanza – e allora l’acume di semplicità appare ancor di più.
Questa piccola premessa per una semplice riflessione; su un breve sguardo tra le forme del significato e la sostanza "non solo espressiva" in cui sono. Sono partito da questa riflessione sul polacco, pensando ai testi di alcune poesie di Karol e al teatro rapsodico – in esso nella sua scarnificazione delle scene, costumi e gesti, per la poesia stessa della parola, quasi a cercarne il significato più profondo, c’è un avvicinamento tra la franchezza e il suo significato, che avvicina molto, la franchezza della rappresentazione e la lettura di un libro - ora non parlerei molto delle possibili similitudini, lungo, la storia del teatro, ma è indubbio che la sua valenza con il termine dell'espressione del polacco ha avuto la sua franchezza di significato. E mi viene anche un ricordo, da cui ho avuto una mia impressione, sulla ricerca della scarnificazione del linguaggio, non insolita in Harold, (o almeno ne ricordo un'altra) ma ora sto parlando di polvere alla polvere, interpretato in italiano, su sua regia, con un attore polacco e un'attrice italiana.
Ed ora vorrei pensare, un attimo, alla ripresa del significato, in movimento, per mezzo di una macchina per la ripresa e qui la questione è cosa si guarda e quel che si guarda come comprenderlo? E allora a me in questo momento mi piace guardare il piano sequenza e l'inquadratura fissa insieme, in ciò non ci sono rapporti con la realtà propria, per esempio non si può immaginare di guardare e toccare - e allora l'osservazione del significato in questo limite deve essere visibile il più possibile; non si può neanche per esempio dire che è come stare con una persona, o parlarci al telefono è proprio altro e cerca contenuti propri. In questo può esserci lo sviscerarsi di un significato vero profondo e alto, in questo momento riesco a guardare solo i film di Ingmar Bergman. (non proprio, ma è così)
E la curiosità Kieslowski, qualcuno dirà qual è? Che il primo film della trilogia dei colori è la doppia vita di Veronica, il secondo, il film rosso, poi il film blu e infine il film bianco.

 

Saturday, April 14, 2007

Mulholland Drive Patrizio Marozzi

La normalità, quando è ricca di verità e in questo di vera semplicità è veramente bella e notevole – quindi la mia citazione nel film nella mia versione di David Lynch, della normalità come stravolta dal senso dell’immagine e della sua rappresentazione più eclatante nel successo, appare molto critica come espressione di libertà, come successo della rappresentazione cinematografica.
Ora da ciò, partendo io, da un’espressione d’autore quale quella di David Lynch, realizzata in fondo nel contesto “hollivudiano”.
Nel film Mulholland Drive da me elaborato la situazione sviscerata, appare, seppure in questa nuce molto più sviscerata in tal senso, stando alle logiche dello spettacolo del film che meglio evidenziassero tale visione e mia visione del contesto contenuto nel film e vissuto dagli “attori protagonisti” che interpretano e significano il film.
Come evidente sembra apparire, “credo”, il fatto che ancora io non so se posso dare in visione la mia copia a chiunque me la chieda [a parte il fatto che ne ho persa una, ora non vorrei che si moltiplicassero le copie, dicendo che è il film elaborato da me]
Sinceramente ci sono molte piccole stanze in giro con pochi dentro che immaginano, che pensano che il mondo che conta sia solo quello che immaginano loro – e queste parlano solo per marchetting – ma dico di persone di ogni tipo, non specificatamente qualcuno in particolare – come si dice, se conviene – anche solo nei confronti del compagno di sedia.
Ma c’è la verità che io non mi sono affatto informato, ne contattato nessuno che facesse riferimento al film – chiesi solo ad un festival se era possibile mandarglielo, ma non ho ricevuto risposta; e non ho capito il significato, se ciò era un sì o un no – forse perché non richiesi informazioni riguardo la tecnica del concorso, per il formato si risponde, come per la quota d’iscrizione (questa è tutta pubblicità per loro? E chi se ne freca) comunque ho visto che blob, rai tre, ha mandato la versione di Linch divisa a puntate serali.
E allora al momento in cui scrivo, immagino che si possa vedere solo il mio master dvd e a casa mia, o se prestato a casa di altri proprio come un film di culto (e se dopo non mi restituiscono la copia). La registrazione nasce da un vhs tv, è in italiano e pur avendo i titoli originali, non ho trovato i nomi dei doppiatori. L’offerta mia sarebbe gratuità nelle intenzioni; ma se i produttori volessero fare un’operazione di beneficenza possono farlo, non so, tranne sul mio master, il master è mio e me lo gestisco io, a parte la battuta, ringrazio tutti e quanti altri eventualmente, e vi mostro qui di seguito la sequenza scritta che appare dopo la prima sequenza d’immagini nella mia versione, che è un film in crescendo. (alcune altre informazioni sul sito)

Se si vedono le conseguenze – e non si comprendono le cause l’affermazione d’uso è: è normale possiamo continuare a farlo. Continuare: continuare.
Difatti non si percepiscono neanche le conseguenze: né dove siano le cause in rapporto alle conseguenze.
Né perché si debba continuare: in realtà non si sta facendo niente e non vi è nessun motivo per smettere, né quando.
Dal bellissimo film di David Lynch: Mulholland Drive, sulla morte dell’essere per mezzo dell’immagine come conseguenza di un gesto o del potere che si appropria del gesto e dell’immagine.
La coscienza che muore per sempre – in una breve sequenza al di là della rappresentazione cinematografica, nella rappresentazione della normalità.
Sia nell’individuo che parla di normalità: che nella psicologia, nella sociologia, nelle sceinze" della comunicazione e nella diffusione della scrittura creativa di propaganda.
Le conseguenze di questa normalità non appaiono mai, perché basta far finta di non vederle.
(vhs) gennaio 2005 Patrizio Marozzi

 

Friday, April 13, 2007

il mondo non sceglie e la persona?

Ah questi che agiscono affinché la parafrasia sia nella nuovo/a forma del linguaggio la parafrasi accettata nel suo standardizzarsi e uniformarsi al nuovo significato. E lascerei un po’ da parte tutti questi, tutti, che agiscono per competizione del modo della parafrasia, tanto da indursela il più possibile e schematizzarsi in una parafrasi siffatta.
Ma vorrei dirti semplicemente, e penso che succeda anche a te, o sbaglio?
Sì Sì, proprio, ma….? Cosa, voglio dire
No! Dicevo che ogni tanto ci si confonde, mi succede.
No! Anche io dicevo, parlerà di questo.
A parte la distrazione, è che con tutte queste domande e desiderali allusivi e illusivi – oltre che cafoni, spesso “il perché” di tali desiderali va a subliminalizzarsi e si risponde istintivamente proprio come abbiano fatto tra noi.
È la velocità degli stimoli della competizione. Che disarticola l’articolo e lo rende astratto, sul termine astratto della lingua usata.
Già forse ci vuole un po’ di pausa – rallenta la domanda – e parla e magari dire:
Perché dicevo che ogni tanto….
Ché anche io dicevo…
Comunque la libertà si salverà!

 

Tuesday, April 10, 2007

Quando facevo il rock

O quando la musica era come il rock il concetto di rumore come suono tonale non elettronico, stava già ai primordi dei tempi come masse sonore composite della composizione degli strumenti, la rivoluzione del rumore come suono all’interno di un progetto ed esecuzione pienamente espressiva, come dare al rumore puro al di là degli strumenti tonali tempo e struttura all’interno della musica?! Senza raccontare tutta la musica moderna e senza disturbare Cage o Stravinskij, tra gli altri. Dico che quando facevo il rock sta in questo contesto, pur restando puramente nella dinamica compositiva ed espressiva del rock. Cito l’opera successiva (se non ricordo male) City Life di Steve Reich – che pur apprezzandola, non me voglia il suo autore trovo decisamente più commerciale della mia.
Un rocchettaro vero].
Strumenti usati nella composizione: Due sintetizzatori analogici, con possibilità di intersecazione di uno nell’altro. Sportello di scrivania, rubinetto aperto della vasca da bagno (ero vestito, non fantasticate in eccesso di realismo musicale). Calcolatrice elettronica da taschino – tamburello in pelle d’asino, per gioco con pallina.
A Luglio in opere musicali, in 128 kb.

 

che ti faccio con la lingua

Molto brevemente “rispondo” che in definitiva tutte le ipotesi linguistiche non solo nell’analisi epistemologiche, ma anche di possibili sviluppi in particolare “generatistici sono “già” nella lingua italiana – Di fatti non solo per evoluzione storica, nei processi di evoluzione del latino fino all’italiano, ma anche come dal propagarsi delle influenze latine nelle varie arie del mondo – L’italiano come lingua a priori, del concetto storico unisce profondamente la ricerca libera e la creatività adattativi inglobando in essa e trasformando in italiano idiomi di altre lingue, per processo naturale fonologico sintattico non coattivo, fino all’evoluzione grammaticale del termine nella naturale ortografia fonologica dell’italiano – L’italiano naturalmente non si propaga in altro modo che per libertà naturale del processo linguistico. In linea generale è osservabile che in tutte le molteplici aree d’influenza latina c’è un naturale processo intuitivo deduttivo dell’italiano verso la fonologia espressiva di queste lingue, cosa più difficilmente avviene da queste lingue verso l’italiano – Se intuitivamente, per esempio un francese non comprende uno spagnolo e viceversa, l’italiano fonologi-camente è molto vicino alla sintonia interpretativa verso entrambe le lingue, e solitamente per naturale espressione della formazione dell’italiano culturalmente predisposto all’interpretazione culturale dell’idioma delle altre lingue.
Ora, qui molto brevemente apro una “parente” come disse Totò a Peppino, nel film: Totò Peppino e la malafemmina.
Ora non solo per ricordare tutte le altre lingue e dire che quando si vuole dare e amare ci si comprende sempre – Ma in una aberrazione dell’immagine in cui gioco forza è finita la lingua inglese – In tutto il pianeta sul piano della comunicazione, è avvenuto che l’accelerazione della comunicazione ha generato sistemi che determinassero una omologazione e uniformità dei sistemi dell’immagine usati per essa – Ciò non solo sul piano delle funzioni sociali, ma a livello delle percezioni dei sensi e degli stimoli, in definitiva, per il controllo, in definitiva coattivo dei desideri e per essi delle spiegazioni delle varie contrazioni di potere e generazione del controllo del potere.
La metodologia più usata e sviluppata su un procedimento acritico, più che altro da studi sul condizionamento, è quella del formato – e poi quella del formato per il desiderio – È pressoché oramai evidente a tutti che il conformarsi e il ripetersi associativo di immagini similari e spesso confusamente uguali, porta ad un rapido assoggettamento – E allora è possibile vedere per esempio, programmi T.V. completamente uguali dalla scenografia alle pause scritte sul formato del copione, con relative espressioni, praticamente in ogni parte del mondo; e all’interno di ogni nazione tale metodologia ripetersi per altri programmi, ma soprattutto modalità di “spiegazioni”. In questo accademi-smo “ante litteram” (avanti lettera – antilettera Aldo Gabriellli) che produce un senso delle funzione per mezzo di una epistemologia e artifizio che esiste vieppiù per spiegare come avere più profitto da un assoggettamento consapevole, utilitaristico materiale, e dare solo apparenti variabili a tale fenomenologia, per riprodursi e strutturarsi – in assenza di autori liberi e della libertà dell’autore – Ora come dicevo si sta usando una “parente latina, la lingua inglese, che rende omologante l’atteggiamento del termine – in un empirismo astratto, che rende astratto e più eludibile il significato del senso a favore della superiorità dell’atteggiamento – Per esempio quello che sta avvenendo in Italia è a dir poco grottesco e molto demenziale, una mania” di assoggettamento del termine inglese per sentirsi internazionali nella forma dell’immagine – Ciò ovviamente non accade, nelle aree o persone linguistica-mente più creative dell’Italia – In sostanza è un po’ come il formato in cui è costruito il cinema dell’immagine, dove non è universale il contenuto, se non per banalità o violenza degli istinti, ma è internazionalmente riconosciuto l’attore o l’attrice – E oramai il cinema è tanto da formato che il “da sempre eccezionale doppiaggio italiano, potrebbe essere formato dalle stesse frasi per ogni film.
Comunque con il tempo la naturale evoluzione linguistica dell’Italiano riprenderà la sua universalità che ripeto naturale – Non solo perché si estende a tutta l’Europa e oltre, ma perché è proprio naturale – e del resto mi vien di riflettere, molto brevemente e pensare a quando” mi piacciono le Tedesche – e proprio pensando al “tedescho la sua evoluzione ortografica non protende proprio verso quella italiana – e per esempio per “aggettivi.. non ascoltiamo un greco degli stai uniti quasi capendolo come un francese – e la stessa america degli stati uniti, sintatticamente non è più vicina all’italiano che alla sua lingua madre inglese – “… chissà quasi si sia ripetuto, in breve, il miscuglio di lingue – ma ancora troppo “nazionalistico?”
E le lingue ispaniche non stanno proprio lì affianco, tra l’italiano e il latino.
E campalinisticamente non possiamo giocare anche con gli arabi, quasi che qualche suo poeta dicesse di essere meglio di Dante perché il suono è meno compitato.
Viva l’italiano universale viva la pizza e il mandolino.
E in goliardia dico ai tanti che pensano di sapere bene l’inglese; son sicuro che per sensibilità ed intelligenza qualcuno che ne mastica poco, potrebbe capire meglio di voi certe raffinatezze dell’inglese nel Giulio Cesare di Scespir”.
Come compendio a questa mia dico di leggere il lemma di Chomsky Noam dall’enciclopedia garzanti di filosofia 1981 1993 … e il capitolo breve intermezzo sintattico, dal libro di Bruce L. Derwing – alle frontiere del linguaggio –edito da Laterza 1979. forse integrerò ciò più avanti, senza il bisogno di capirli per forza.
Cordialmente
Patrizio Marozzi
Con tanti auguri di buona Pasqua.

 

caso unico o d'interesse mondiale

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Caso unico in Italia, o d'interesse mondiale. Mi trovo costretto, mio malgrado a dare attenzione e a richiamare al sensocompiuto l'amministrazione pubblica e viaria, il governo Italiano e all'attenzione, solo pragmatica (e senza ingerenze alimentari) La Comunità Europea.Il fatto in questione riguarda la possibilità di andare a piedi,raggiungersi, tra le località di Porto D'Ascoli e Martinsicuro, "comunilimitrofi, il primo nella regione Marche il secondo nella regione Abruzzo -Comunicanti per in mezzo il fiume Tronto.Ora la questione Palese sta nel fatto che l'unica via di congiungimento trai Popoli del centro Italia e quelli del sud, in quel tratto è costituita dalponte che oltrepassa il fiume Tronto per ambo i lati. Il suddetto ponte cheè sulla statale Adriatica, per via della trasformazione viaria verificatasiin quel punto, con raccordo di varie super strade con rampe di discesa e disalita e la prossimità del casello autostradale - Si è trasformato questotratto dell'Adriatica anch'esso in super strada - quasi del tuttoimpraticabile per i ciclisti - se non con rischio per i più bravi - e nell'assolutanon possibilità il transito delle persone a piedi. Ciò oramai da svariatianni; per mancanza di un percorso alternativo.Ora credo che per adempiere alla mia possibilità e mio diritto di poterattraversare in sicurezza, come persona libera, codesto tratto, non debbarivolgermi né ad un partito, né ad un gruppo d'opinione o d'interesse dialtro genere - Ma fatta notizia di ciò, alla persona che per intelligenza sadare corso alla soluzione del mio problema.E mi auguro vivamente che in Europa ci siano ancora persone conIntelligenza.Per l'Italia garantisce la mia persona.CordialmentePatrizio Marozzi


P.S.Quando la libertà è vera




http://www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it/

e decisamente il mio disegno è migliore

 

 

Monday, April 28, 2008

Giorni

In questi giorni sto pensando a un progetto per un cartone animato partendo dal programma google “schic.Ap” con cui è possibile fare dei bei disegni d’architettura, e con lo stesso programma animarli delle varie fasi e trasformazioni come un filmato continuo, poi ho pensato di riprendere l’animazione con una video camera e rimontarla in disegno animato ridisegnando i disegni d’architettura. Ho già in mente lo svolgimento dei disegni dinamici da fare con lo “strec.Ap” e poi come ridisegnarli. Ora la cosa più soddisfacente di tutto questo progetto me la sta dando questo mio narrarvelo. In effetti, sento nell’esecuzione del progetto la mancanza di là del fattore estetico, di un contenuto di riflessione e di pensiero. A già poi ho dimenticato di dirvi che l’animazione sarebbe accompagnata da una mia composizione musicale che si svolgerebbe in rapporto con le fasi il movimento, l’animazione. Come vi stavo dicendo appunto qual è la bellezza dello sviluppo riflessivo e della comunicazione, in effetti, non c’è, io non l’ho elaborato. E forse, anzi credo sicuramente ciò che dia il significato – in essere - è che lo sto dicendo qui, e qui c’è già una bellezza realizzante, in definitiva ancor più concreta, questo non mi affatica e mi fa sentire la concretezza del significato. Si badi non per mancanza di approfondimento, ma perché il contenuto e il suo spazio dinamico assolvono una spiegazione più profonda, sul significato e la sua appartenenza critica verso il senso del pensiero.

Il fraintendimento estetico sta invadendo la comunicazione sempre più a livello quotidiano, in definitiva su un piano associativo generato da un caos su cui determinare la percezione dei principi e dei valori, un vizio di rappresentazione che dà alla raffigurazione in se, la voglia per il soggetto di essere rappresentato e di riprodursi nella rappresentazione. Ciò non genere spesso un “significato proprio”, ma solo la base percettiva su cui far approdare uno stimolo percettivo su un altro significato, come stimolo, senso della rappresentazione. “Le mutande pazze”, a cui assistiamo così spesso, non sono niente altro che un mezzo poco sincero, per dire una cosa per un’altra, per far sì che ciò che si rappresenta, sia la spiegazione che ci si dà sul significato del fare e del volere, sulla determinazione della rappresentazione mediatica: questo volere essere solo in questo, più che nel senso di quel che si può essere, o con qualcuno senza il media, toglie realtà al proprio rappresentarsi, appunto perché toglie il principio di responsabilità reciproca, di verità di là della rappresentazione, di sapere ciò ch’è giusto confrontandosi con se stesso, io so che è “vero, e ascolto: c’è ascolto”, e sono in conformità, conoscendomi cerco di conoscere; la condivisione del senso così non ha bisogno di un’astrazione mediatica, che si porta dentro il proprio apparire, ma del rapporto profondo con il proprio essere sincero, riflessivo e comunicante: la bontà della propria ripresentazione non può prescindere la possibilità e capacità della persona di analizzare il rappresentato, in tale profondità di perspicacia, per non essere vincolato dal fraintendimento del proprio “sentire mediatico”, come unica possibilità di esserci per esprimersi e fare vedere per rappresentarsi all’altro. La bellezza del tutto ha un significato nell’amore e la qualità è nella sincerità come possibilità della persona con se stessa ed è appunto questo il costrutto della creatività, e della rappresentazione della creatività in senso autentico e alto. Ora credo sono andato un po’ fuori dalla bellezza della spiegazione del progetto, che mi sento di aver realizzato già qui che ve l’ho narrato. Che gusto scrivere.

www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it c'è l'indirizzo per scrivermi

 

 

Tuesday, April 22, 2008

Breve riflessione

Certe manifestazioni del male possono apparire lapalissiane. Ma le sue manifestazioni nell’apparente invisibilità sono molteplici. Esse si evidenziano quando il potere ha, la necessita di superare il proprio conflitto quello di esistere ed in quanto esistere esserci e con tale autoreferenzialità cerca di distruggere in soggetto il bene. In realtà in questo suo perenne tentativo di affermazione c’è l’illusione del potere che entra in conflitto con se stesso per la sua autodistruzione e totale affermazione nell’inesistente. Spesso ad esempio i torturatori, i persecutori sono persi nell’anonimato e nell’anonimato si sono perpetuati nel tempo. Chi sono i fustigatori di cristo? Eppure essi sono parte del progetto del potere e del male, si trasformano cambiano e svolgono sempre questa funzione. Perché il male ha bisogno, di essere invisibile di calunniare e rendere inesistente la verità, (non sapere) come si calunniò cristo. L’uomo del male non ha connotato si manifesta spesso nelle degenerazioni della cultura come riferimento di avere il potere di condannare. Finisco questa breve riflessione sul bisogno del male di esserci negando un al di là morale al bene, per affermare il suo al di là autoreferenziale e distruttivo privo di sincerità creativa anche materiale, citando brevemente il film di Bunuel, Simon del deserto. Nel film vediamo Simon che anacoreta si confronta con il demonio e le tentazioni per lui plausibili. Poi Bunuel a un certo punto del film traspone la situazione in un’epoca contemporanea. In cui l’indifferenza e l’invisibilità trovano Simon apparentemente sedotto dalla permeabilità del male nel partecipare invisibilmente al quotidiano; che dialoga con Simon. In realtà la crisi del male.

 

 

 

Monday, April 21, 2008

Il fruscio del prossimo

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Saturday, April 19, 2008

Potrei essere un pigrone

Già, vi potrei dire come mai io che ho conosciuto come prima lingua straniera l’inglese, quando ero ancora bambino, finisce che proprio non me ne va. Che se anche devo, sviscerala, dopo per motivo che l’ho sviscerata, non mi va più di tradurla e ricordarmi i termini: potrei essere un pigrone. Sennonché in fondo mi dico che parlando l’italiano mi sento di avere l’unica lingua più che internazionale, proprio in tal modo essa è nata e nel rapporto di comprensione di ogni altro parlato “occidentale” ed anche con lo intento un po’ euro asiatico. Stando ora un momento sul territorio italiano, possiamo dire che nei recenti anni 1940-50 per esempio nel parlato tra vari posti d’Italia poteva capitare non ci si comprendesse (tanto che in interviste televisive dell’epoca alcuni che parlavano italiano alla domanda che lingue esprimessero rispondevano due). Ora l’italiano non solo ha reso possibile la compressione tra le persone per mezzo della lingua italiana, ma ha reso possibile in chi parlava e scriveva in italiano, per mezzo stesso della lingua italiana, di ascoltare e capire e in certo modo anche appropriarsi, per libera scelta della comprensione degli idiomi linguistici che prima erano incomprensibili tra loro, per mezzo dell’ascolto attraverso la lingua italiana. Ora tale principio dell’italiano è rivolto a tutte le lingue che in definitiva fanno parte dell’origine latina, in linea diretta al latino stesso e alle pre-latine. Se in definitiva logica, l’espressione logica di chi comunica con una lingua fa sì che in certo qual modo se ne possa comprendere il senso del volere espressivo e con quest’ascolto si dà sviluppo al senso dell’interpretazione, anche tra due individui che parlano lingue molto diverse, stabilendo un modale che le avvicini nell’interpretazione e ai sentimenti che vogliono comunicare tra loro. Ora proprio in conformità a questa perspicacia lo sviluppo naturale del mio ascolto da italiano fa che quando ascolto tutte le lingue di origine latina e l’influenza di questa anche su quelle cosiddette non latine, la mia naturale predisposizione sia proprio quella dell’ascolto, più che della traduzione, più le ascolto e più le comprendo nelle inflessioni e negli accenti; c’è anche qualcosa che rientra nella traduzione, ma in linea naturale interpretativa e non sostitutiva. La bellezza nel passare da una lingua all’altra con la televisione via satellite, anche rapidamente, da elasticità al mio “ascolto. Ora non sto “a parlare” del fatto che non guardo più molto la televisione. In definitiva non so se questo deriva dalla mia consapevolezza o dalla mia pigrizia. Bene in fondo quando la baci una donna, non ti servono tante parole, sono pigro o consapevole o desidero comunicare, di là del vile denaro e della convenienza. Proprio per questo l’italiano è reputato/a la lingua dell’amore, altro che semplice internazionalità. Qualche anno fa ascoltavo una televisione catalana: la difficoltà per una persona di lingua spagnola di lavorare in catalogna appunto perché ne deve conoscere la lingua, che all’ascolto per me sembrano entrambe comprensibilissime, ma non so che tipo di assurde grammatiche avrà l’una e l’altra. Del resto l’italiano ch’è la più perspicace evoluzione del latino, appunto per rendere il latino libero nell’italiano, ha tolto in questo quella dicotomia, differenza tra lo scritto e il parlato. Comunque sia chiaro che anche se io sono pigro bacio anche le donne inglesi, però scusate dite e fate ma non venite a dirmi, donne inglesi, così nei suoi costrutti l’inglese sia una crescita per l’italiano, ma ben vi accorgetevi che può essere il contrario. Che poi così vi spiego pure Scechspir.
Il qualunquismo di fare una cosa solo perché conviene è altro dai contenuti della libertà d’espressione.

 

Saturday, April 05, 2008

Passaporto universale italiano

Proposta.
Un passaporto acquistabile con soldi da ogni persona del mondo, con validità di tre anni, sostituibile in caso di smarrimento. Che dà la possibilità di essere in Italia e visitare gratuitamente i musei e le opere d’arte. E dare così a tutte le persone del mondo l’universalità dell’arte. In attesa di un mondo senza barriere.

 

Thursday, April 03, 2008

Saluti a tutti (curiosità)

Curiosità la curiosità è una lista di foto che vi faccio vedere, la qual cosa a me fa molto piacere, ma così semplicemente. Sinceramente ho una possibilità di statistica per il mio sito che è piacevole, ma è ovvio è una cosa che rimane nei numeri, qualche volta è anche bello comunicarlo, ma non per entrare in qualche classifica e particolareggiare le statistiche, diciamo ch’è un modo per farvi sapere che vi ringrazio, anche per quei comportamenti oltre la numerazione e così come in questo caso mi piace comunicarvi alcune curiosità. Nell’altro post vi ho mostrato alcune bandierine e anche quelle che non ho mostrato ci sono, grazie. Ora vi mostro una parte delle frasi con cui si è giunti sul mio sito e le pagine visitate questo nel solo mese di marzo 2008. Per allegria dico che faccio ciò anche per il fatto che si è manifestato uno strano tentativo di curiosità nel tentativo di vedere la mie statistiche attraverso la pagina stats che dava errore a tale tentativo. Bene allegria non c’è molto da nascondere basta guardare il sito e ragionare un po’ o forse provare anche a chiedermelo. Comunque saluti ai curiosoni. Tra le pagine url, nella riga vuota è l’indirizzo del sito.
Saluti e felicità
Patrizio Marozzi

(ingrandire (cliccare) le foto per vedere grazie)
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Wednesday, April 02, 2008

La Bufala

L’ungi da me il non pensare che a Napoli c’è qualche serio problema, ma la bontà delle persone vere è sempre fatta di gran d’animo e signori. A Napoli forse più che in altri posti si avverte e si patisce, chi può, il malanimo quasi di parlare per competizione, sempre più nel mondo si sta diffondendo ‘sta scortesia. E allora, ma Chi t’ ‘o ffa fa? E tanti Napoletani devono sapere che la pazienza rende liberi. E non troppo sensibili che so alla parola merda per esempio, lo so è una parola strana e però tutti la fanno ricchi e poveri, […] anche le persona per bene possono cacare e lo devono fare: guai a confondere un “tappo” con la libertà. E allora moderazione e contemplazione, pensiero e riflessione. libertà perché la serenità fa bene a tutti anche seduti sulla tazza del bagno.

Premesso questo un po’ di tempo fa mi guardo su una rivista scientifica la riproduzione compiuterizzata dell’immagine del quadro nella foto, cacchio è una nuova realtà? Bene da ciò l’ho riprodotta uguale su pittura. Il golfo di Napoli non può essere una riproduzione compiuterizzata.
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E per concludere la poesia di Totò da: “Filosofia” - ‘E ccorne – specificando che l’edizione da cui è tratto è in fotografia: regalatomi da affini: regolarmente acquistato ma come scritto dall’editore credo per parafrasi della bellezza Napoletana: “Le copie non firmate dall’Editore si intendono contraffatte. Qualora volesse firmare “ A disposizione.”
Saluti
Patrizio Marozzi
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Tuesday, April 01, 2008

The Idiot?

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Volontà o buona volontà

Sembra definito che nel concetto di luce oramai sia stato inserito un atto d’informazione che struttura la stessa qualità della luce. Ma è indubbio che l’informazione tra strutture oggettuali, è altro dal senso della comunicazione. Il rapporto tra le persone non può essere strutturato allo stesso modo, la caducità verso il puro istinto di sopraffazione è viepiù soggetto come manifestazione verso l’oggetto. In un quadro primitivo contemporaneo l’esigenza del controllo porta la trasformazione in un disuso la prospettiva finale. È ovvio che l’intersecazione dell’atto formale con quello secondario della trasformazione attecchisce di già sull’effetto interiorizzato del simbolo. Ciò per lo più porta ad una afasia verbale di carattere rappresentativo come effetto non di un processo di liberazione creativa, ma strumentale il concetto funzionale. La lotta in definitiva struttura” sul significato del progetto per determinarlo in stare primario: ti progetto un programma del programma progettato del programma programmato. In tale uso lo stare dell’informazione differenzia il grado di uso e di conoscenza riducendolo ad un puro effetto dimostrativo, al di là del rapporto di parere come di esecuzione: un atto dell’informazione atto a determinare un confronto sulla supremazia del controllo dell’informazione” anche per mezzo della forza, come atto conseguenze dell’uso. Viepiù il ritorno alla libertà trova altri stimoli creativi e indubbi rapporti di solidarietà che non sono soggetti al programma ma all’atto personale dell’individuo che sa di ragioni e pensieri, l’infrazione dimostrativa non trova apparenza ma essenza rappresentativa nella comunicazione della persona come riguardo stesso dei suoi valori: quali quelli concettuali espressivi come quelli del sentimento, come il là della solidarietà sessuale che non è una funzione ma un essere nell’essere nell’essenza del dialogo non come atto dirompente ma come atto di conoscenza e comunicazione tra le singole persone (il “parossismo marcusioniano” è appunto un parossismo socializzato e pertanto che tende a trasformare le intere strutture imponendole sul singolo: la conseguenza non svincolata dall’atto dimostrativo e pubblicizzato dell’immagine, storicizzato). Ma se in definitiva un concetto orgiastico dell’espressione sociale è tollerato dall’individuo, lo stesso il singolo individuo da ciò non deve in definitiva vedere “impropriamente” limitato lo spazio e l’espressione personale e la propria comunicazione interpersonale e impersonale astratta verso il prossimo creativamente e non distruttivamente nelle marginalità la funzione dell’oggetto.
La parola come verità e non come subdola affermazione.

 

 

Tuesday, April 28, 2009

Che fine à fatto Bertinotti e i “neo cons” americani?

Già dobbiamo chiederci Obama riuscirà a ripulire il mondo e gli Stati Uniti dalla politica dei neo cons, che l’à lasciato così come lo vediamo, trovate voi gli aggettivi. In definitiva i neo cons, A chi erano poi in essere e riferimento oltre che ombre grigie dei repubblicani nel periodo da Reagan a Bush, e sono stati a un certo punto estromessi da qualcosa d’altro, non solo dagli americani con l’elezione di Obama. Ma dobbiamo anche chiederci cosa rimane della politica dei neo cons, oltre le varie espressioni di liberismo e corruzione legalizzata, di militarismo e controllo, voglio dire dei loro programmi per il mondo alla sfacelo, della loro costruzione ideologica con cui dominare il mondo e anche le trasformazioni ideologiche per l’Europa? Che ultimamente era diventata una groviera di servizi segreti dove in balia di liberistico potere la CIA operava in campo aperto, diramando e gestendo, tra operabilità contro e pro le relazioni tra i vari servizi segreti, in una dimensione proprio da neo cons con l’arroganza del bastone e della carota dell’operabilità, tra esaltazioni e coglionerie, ma in definitiva ciò era o no parte del grande programma cui i predisposti assecondavano. E allora c’è un bel lavoro che aspetta Obama e che à ben iniziato, quello di ripulire il mondo e le sue relazioni anche da tutto ciò e smussare per quanto sono possibili gli utilitarismi di contrasto che à generato anche questa deriva neo cons nel mondo e negli Stati uniti D’America. E allora speriamo che il presidente Obama in umiltà e coraggio possa portare a compimento questo cambiamento che lo riguarda come politico poiché per questo, se n’è assunto l’onere e il carico di quel che la politica à determinato nel suo esser stesso, e la persona non essere schiavizzata dalle conseguenze della politica, ma possa agire in coscienza e partecipazione di se stessa e in tal modo libera.

Ora mentre negli Stati Uniti stava per accadere tutto ciò e bandate bene un cambiamento di programma alle politiche derivate dai neo cons nelle altre parti del mondo, comprese l’Italia e l’Europa e, quindi un’intersecazione dei tempi modificati nel ritmo. In Italia si determinava una delle cose più bizzarre che si potessero immaginare; si formava in un batter d’occhio un partito che voleva emulare ed esporsi ideologicamente come parafrasi del partito democratico americano, partito democratico prima delle lezione di Obama. In realtà questo, a me è sembrato un tentativo, un’operazione di velocizzazione di certe politiche economiche parallele di destra e sinistra, stratificate che sono state in uso nell’epoca liberista statunitense. L’America stava per crollare, questo doveva essere l’estremo tentativo per un partito vincente italiano, che avrebbe stratificato il controllo sociale sul cooperativismo esasperato, il controllo formale dell’opinione, consolidante un dominio editoriale super partes e una gerarchizzazione del consenso formale giudiziale esecutivo. Detto così sembra una cosa cattiva, diciamo che era una cosa molto stronza fortemente condizionante la libertà, ma un rilancio del programma ideologico del mondo dei neo cons. Ora la cosa “grandiosa” di questa operazione è che si è fatto fuori in un sol colpo l’unica espressione di progresso che in quel momento c’era stata in Italia da parte della sinistra, quella di Bertinotti, che come non mai prima aveva abbandonato il piano ideologica del partito di classe conflittuale a priori, per un tempo e un’analisi sulla liberta della persona di qualsiasi  espressione contenuto essa fosse. Soprattutto nel contenuto del pensiero che partecipa alla vita con la propria coscienza in principio del valore dei contenuti umani, tanto che tale modo di analisi à portato nel consenso il “partito” in una partecipazione di pensiero della vita politica, insomma in questo costrutto sembrava apparire uno che avesse dei contenuti espressivi che avessero a che fare con l’essere stesso il pensiero dei contenuti di un politico. Ora nel momento in cui il partito democratico si forma che scelta avviene in rifondazione, quella diametralmente opposta a quella che aveva portato avanti fin l’ora; i suoi compagni del partito democratico ingrassati come classe proprio nelle epoche che dicevano di contestare, sembravano essersi appropriati di quattro imbelletti pseudo cattolici e così dare a intendere di essere la novità che in Italia mancava e, questo semplicemente dopo essere riusciti a deludere chi li aveva votati nella precedente elezione. Ipotizzavano, così, il loro riscatto e affermazione di controllo politico amministrativa. Bertinotti preso da reminescenze crede che gli operai non abbiano più chi li rappresenti, e che nel dialogo sia tornata la classe. In realtà la persona come aveva prima pensato Bertinotti vuole essere più indipendente - e se possibile nella nuova società fare un sacco di soldi. Ora sembra che la cosa sia finita qui, ma successe qualcosa di ancora più incredibile, crolla il mondo economico mondiale e, e per un po’, lasciatemelo dire, l’hanno chiamato in tanti modi, il Brambilla milanese con il suo partito, tra un complimento a Bush e, qualche stupidata tipica delle esaltazioni di borsa da un’ora all’altra, tanto da immaginare che la crisi economica consistesse in una giornata di contrattazioni andate male. Insomma fortuna per l’Italia, e merito di quegli italiani che non ànno creduto all’economia dei neo cons, la destra, al potere esecutivo, è costretta a ragionare un po’ e far vedere anche di doverlo fare, perché i neo cons sembrano proprio andati per le fratte. E cosa avviene di stratosferico che l’unica politica d’opposizione è di parlare del Brambilla dicendo continuamente che è la causa di tutto, che inganna e imbroglia e sinceramente con l’unica speranza che sia giustificata la lotta di classe tra gli arricchiti estesi e l’inverecondo Brambilla. Che sinceramente da quando viveva solo a Milano e faceva sognare i Milanesi con delle pozze scavate nella terra che dovevano sembrar dei laghi, si è così allargato, tra gestione di debiti, politico e quant’altro che non si capisce più bene che cosa vada cercando e, in sostanza in un’Italia con ben sessanta anni in più di quella di Enrico Mattei. Il Brambilla ci manca solo che porti avanti la costruzione politica dei neo cons che è più pesante della pesantezza.

 

Tuesday, April 21, 2009

Un atto del comunicare

 

Approfondire i temi della comunicazione e del pensiero di Kierkegaard e del suo sviscerarsi e amare, meriterebbe ne parlarsi di più e, forse riprenderò questo post. Queste sono soltanto alcune pagine del libro “Scuola di cristianesimo” - sono ardue forse e possono apparire dure, ma è bene riuscire a liberare l’infinito dall’angoscia e, questo spesso non sembra apparire in Kierkegaard. Eppure è, proprio questa la sua massima espressione. Lascio a voi la lettura del resto delle pagine di questo libro, oltre queste poche pagine. La lettera di queste poche pagine non inviti a rapide conclusioni per l’opera di Kierkegaard.

 

 

 

 

ingrandire per leggere cliccando

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pagine edite newton compton 1977

 

Monday, April 20, 2009

Voglio dire, va bene diciamolo

Io dico che i test sono spesso talmente scemi che si può risultare un genio che neanche lo sapevi, ma oggi pomeriggio diciamo che si possono definire test anche certi attributi di conoscenza del fattore generale e per in più di comunicazione di massa, e, Quale test migliore, che quello di una grande marca internazionale che à usato le dive dei divi nel modo più bello possibile. Non voglio dire che quando ò visto le donnine non fossero belline, ma appunto per me soltanto questo. Certo lì per lì ò anche riflettuto sulla questione un po’ modaiole in essere di chi non usa ancora la rete in modo pieno, palpabile e creativo, come fattore di apprendimento di conoscenza e non di competizione, va bene questo sarebbe un altro argomento da trattare. Ma torniamo allo pseudo test che mi sono fatto, bene insomma di tutte le immagini della promozione, che giustamente più ne sono e più pigliano ne ò appena riconosciute tre di belle donnine. Evidentemente i miei gusti e i miei interessi che si sono sì modificati, mi ànno portato in luoghi posti situazioni diverse da quelle reputate dalla promozione conclamanti per il riferimento. Diciamo che ciò in parte non è nuovo, perché la conoscenza va verso cose che possono essere particolari, di gusti meno diffusi, ciò è ovvio ed è normale. Quello che evidenzio di questa situazione, che in un mondo strettamente legato e autoreferenziale, dove in fondo il culto del personaggio e la sua comunicazione, appagante o stimolante, l’illusione o il talento. O il semplice titolo di conoscenza per fattori di circuito che per di più certi media ànno in modo esponenziale, bene in un mondo così come non mai, ci sono percorsi di realtà e conoscenza della cultura dei media che non obbliga, per conoscenza e che non dà alla conoscenza un fattore dominate della percezione. Questo è quanto ò mi è venuto in mente guardando queste famosissime che non sapevo proprio chi fossero, e ovviamente questo non à creato nessun imbarazzo né insicurezza, né tantomeno stupida arroganza.

Un bacio a tutte le donne, ovviamente simpaticamente metaforico.

 

Thursday, April 16, 2009

Il sunto di una contemporanea conversazione. Nel dramma don chiscioniano contro i mulini a vento.

Parli?

 

Comunico cerco di controllare il mondo attraverso i mezzi della comunicazione.

 

Bene! Credo che non ài fatto altro adesso ti trovi anche con le nuove tecnologie!

 

In effetti, le uso continuamente e tramite esse gestisco il mio modo di controllare le cose e il mondo, gli altri.

 

Vuoi dire che ài bisogno di essere mediato perché tale posizione abbia effetto sugli altri, un attributo da cui dipendere, con cui attribuire agli altri il significato?

 

In effetti, la struttura qualunque sia à efficacia proprio se per mezzo della mediazione à effetto sull’altro.

 

È un po’ come non comunicare mai ma imporre il mezzo con cui comunicare. Quel che ti è detto non à nessun principio per te se non è ripetuto dal media; e tramite esso decodificato. Ciò mi sembra un modo avulso dalle nuove tecnologie; a distanza nella comunicazione esse stabiliscono una dislocazione dell’oggetto e del suo modo, con il suo godimento nel tempo e le sue non vincolate trasformazioni del supporto; insomma la fruizione di un oggetto che à un contenuto di lettura. Ed è appunto questo che ti pone con il tuo atteggiamento di superiorità in un tempo passato della comunicazione tra le persone. Il conoscersi direttamente à una valenza di comunicazione, e non conoscersi per essere mediati, o conoscersi per opportunità indiretta. Per modo di dire, in fondo. La nuova tecnologia com’è ovvia facilità la comunicazione a distanza per mezzo della facilità con cui si possono raggiungere gli oggetti con cui comunicare i contenuti e, anche per quanto necessaria per mezzo dei “sensi”, ma appunto se personale e non artistica per cercare nella coscienza la relazione umana. Che non dipende a priori dallo scopo dell’oggetto.

 

Monday, April 13, 2009

I fossili

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Sono del giorno del giorno che non cambia

Quello che non esiste ma che dicono di rappresentare

Perché c’è bisogno di loro per dire che esiste

In realtà esistono persone e giorni che non sono affatto

Fossilizzate, ma loro come struzzi sapienti infilano la coscienza

Nella cecità e, parlano proprio così in questa condizione

Parlano di cose incoscienti come fossero esistenti

Credono nell’inganno del momento

Parlano come solo quelli che non sanno

Ed elogiano autori senza capire neanche un vivo

Sono fossili

Ti stanno attorno e ti tocca parlare con i fossili

E proprio come fossili non sanno neanche che rappresentano

Sono simbolici, con pregiudizio e propaganda e,

spesso per originalità propaganda e pregiudizio

I fossili non sono cose del passato, né tantomeno persone del passato

Sono presenti e parlano, di novità, son presenti, appunto proprio come fossili

Appunto. Derivano e non sono una persona. Libera.

La massima eccentricità dei fossili è,

che non vogliono che gli si parli, ma ancor di più

che si faccia finta di non capire quel che dicono

in sostanza che riescano ad ascoltare solo se stessi quando

dicono di comunicare. Sono fossili!

 

Saturday, April 04, 2009

Il gualco

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Esiste un mondo che si sta evolvendo o sta andando nella sua involuzione. Comunque tutto è parte della vita e di quella vita fatta di conoscenza ed esperienza che non sono peculiarità esclusive del processo economico. E se c’è in questa conoscenza, talento e quindi possibilità per l’essere umano di capire. C’è, anche la libertà dalla schiavitù e l’amore del poter vivere e quindi cambiare in questo costrutto di conoscenza il mondo migliorandolo. La dimensione economica dell’essere umano è fortemente vincolata e in mancanza degli attributi di conoscenza enunciati, accennati sopra, coercitiva anche nelle proposizioni. L’evento degli ultimi tempi dell’economia mondiale, le numerose banche fallite, le aziende internazionali più che azzerate di debiti, le borse internazionali insieme alla politica dei governi ànno creato un’economia dove il fattore del debito creava un surplus della ricchezza esibita in rapporto al condizionamento sociale per una classe economica che così si garantiva il suo stato superiore, per appropriarsi di denaro senza avere neanche i soldi per comprarsi una bicicletta. Ladri un po’ diversi dei ladri di bicicletta di una volta. E ora che si è giunto a un’economia senza pari, si stampano i soldi per sostenere questa situazione e mantenere la condizione del credito e la classe di merito. Questa economia che tende solo allo sperpero delle risorse. Ciò con maggiore evidenza in Europa, gli Stati Uniti D’America non possono certo tornare alla schiavitù per risolvere il problema. E allora in una situazione che non può reggersi sull’inflazione per mezzo del cambio per determinare la condizione di valore della classe di merito e il suo credito e valore monetario. Sembra meglio che la moneta stampata sia data direttamente a chi à bisogno, che si elimini l’inflazione e che le persone abbiano libero accesso ad essa per la soluzione dei problemi economici e, per l’informazione in assenza di debito e bisogno di arricchimento, ma per lo scambio e produzione libera dei beni. Perché le uniche regole “vere” di un’economia basata sull’inflazione sono di produrre denaro per mezzo del lavoro, di aumentare il risparmio e con questo creare una parte dell’economia che può accedere a dei crediti, che sono assolti e ripagati e, non con l’ipotesi dei crediti incrementati sovvenzionati per determinare potentati economici che determinano commercio, banche e finanza e politica a danno e sulle spalle di chi non fa debiti. Di fatti per finire questo scritto, quando io parlo di nuove risorse energetiche e tecnologiche, lo faccio per dire che con esse si possono risolvere i problemi primari, quale del fabbisogno dell’acqua, sia per le risorse di acqua dolce che di desalinizzazione, il problema alimentare della luce e del riscaldamento, ciò senza estrema fatica, per un diverso rapporto con l’ambiente naturale e senza la necessità del consumismo. Devono essere attuati i cambiamenti e il nuovo modo di intendere per comunicare, perché altrimenti potrebbe esserci il rischio di attraversare questo momento con “guerre e pestilenze e carestie”. Anche se va detto che ormai il rivolo d’acqua di certi cambiamenti à superato il monte e pensare di fermarlo, anche con tutti i mezzi che si possono immaginare è un’illusione perché l’acqua può assumere infinite mutazioni, ma essere sempre l’acqua e le forme della vita.

 

Monday, August 27, 2007

Per fortuna i culi sono tanti (son dubbi ideali)

L’Ideale nell’influenza quotidiano

 

 

Questo che potete vedere nel link: www.sabrinaferilli.it
È il bel culo di Sabrina Ferilli, un culo di una certa notorietà,
si sarebbe potuto usare anche un bel seno di una sconosciuta

(clicca sulla foto per ingrandire)

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20August%202007.mht!http://2.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/RtbMM9e-TUI/AAAAAAAAATM/pnPaxGjQ5Ng/s320/penombra.jpg,

comunque io. Vi sembra un’ideale a me sembra una fotografia. Per di più di qualche anno fa. Chissà adesso il culo della Ferilli, visto anche in una posizione più naturale, com’è, forse anche meglio della fotografia. E allora l’ideale è beato chi se lo può palpare insieme a Sabrina. E allora l’ideale è beati tutti quelli che si palpano un bel culo di donna vero? Ora per estensione da ciò, approfondendo un po’ il discorso e dando a Platone quel ch’è di Platone a Kant e via dicendo, aggiungo questo:

 

 

L’Ideale quotidiano

 

L’ideale è una necessità sempre costruita, che spesso, purtroppo, sviluppa la mancanza che si vuole compensare. L’ideale nasconde egoismo e più l’ideale è alto più l’egoismo può essere assoluto. Ci si deve chiedere se spesso non sia utile e reale più sincerità e gentilezza per un po’ di qualità in più nella quotidianità. Per il resto un po’ più d’armonia aiuta, non fosse altro per il bisogno di non essere superficiali di cui l’armonia abbisogna, e soprattutto spesso a non sopperire a tutti gli ideali nascosti della vita quotidiana e il suo egoismo, altro possesso e illusione, o certezza fanatica, o vanesia superbia.

 

 

E allora se esistesse Dio o Dio esiste

 

 

L’onestà, la sincerità, l’amore evangelico non sono un ideale, ma un atto concreto verso se stessi e il prossimo, anche come presenza che spesso delude (e qui c’è un gran mistero, forse). La bellezza è una realtà nell’espressione della fede. Nella ricerca dell’espressione. E tutto questo va vissuto profondamente, nell’intimità personale e con il prossimo. Per tale parafrasi finale, così questo scritto può essere considerato un enunciato, ma che ritorna alla bellezza come realtà intima di chi lo vuol vivere. “la libertà dell’espressione e la sua analisi o meditazione.”

 

Tutto quel ch’è vero è già vero, fosse antico come le montagne, o vero come nessuna immagine del tempo, ma come del tempo la rappresentazione di tutto il vero, non ha né tempo né spazio né peso, ma stranamente ciò che non appare si manifesta, molto silenzioso, molto silenzioso. Solo e soltanto. L’ideale è un mistero che spesso annebbia la sincerità. E l’amore? O l’egoismo. La sincerità. C’è bisogno di un punto, che non ci dà Gesù Dio: la sincerità perché l’ideale
Grazie e tante scuse.
Patrizio Marozzi

 

Saturday, August 25, 2007

Il mondo è un luogo univoco,

solo con delle stasi di cui il singolo individuo deve liberarsi, per essere migliore, vero.

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Sinceramente, “diciamo”, che per quanto mi sforzi il problema dello schiavismo e del razzismo derivante, dell’era così detta ultima, è qualcosa ch’è altro da me come italiano. Tale situazione per me contemporaneo è visibile all’epoca dell’impero romano. E nella fattispecie io essendo cristiano, sarei stato mangiato dai leoni al Colosseo, ma! E va detto, per riflettere brevemente anche all’epoca dell’impero romano, non è che il mondo si chiamasse Italia. Per l’appunto le persone che hanno vissuto in Italia che si sono fatti italiani, stanno su un tempo che non li connota esattamente in nessun periodo storico, (sono paradossali, può darsi). Del resto tutti i poteri nel tempo hanno voluto l’Italia, si sono chiamati in molti modi, ma l’Italia e l’italiano sono sempre stati, in certo qual modo, su un’altra posizione. La schiavitù è lontana, tanto lontana, anche quella di chi possedeva un “pezzo” del suolo italiano, possedeva chi vi lavorava. La sua fine, la servitù della gleba, risale al 1256 circa. I mondi dello sfruttamento si sono manifestati, certo, ma la schiavitù in terra d’America, a me sembra più di epoca romana. L’Italia da quando nazione, ha avuto il concetto coloniale per breve durata. Questo indubbiamente è un breve epilogo riassuntivo. Per dire in definitiva che il mondo del razzismo americano, ha concetti molto lontani, in Italia. Ma del resto cos’è che avvicina i mondi contemporanei; “l’esaltazione del progresso economico”. Tutte le immigrazioni nel mondo si identificano in ciò.
E quando, condivisione di pensieri, di sentimenti, di Anime c’è? Poca.? Per lo più il progresso stretto, materiale determina un atteggiamento di superiorità per mezzo degli oggetti, spesso a discapito di quando detto appena sopra.
Il mondo così non è più spontaneo, ma conflittuale. E c’è sempre più superficialità, maleducazione, esibizionismo, questo atteggiamento ignorante e volgare di superiorità. E allora l’essere umano deve essere se stesso. E che succede negli Stati Uniti? Potremmo dirlo con il regista “pieno di soldi”, di "colore Spike Lee", con il titolo in italiano del suo film, “fa la cosa giusta” (Spike Lee, fai un’offerta sul mio sito).
Ma questa qui, mia è anche per citare due libri che sono bella letteratura generata da questo grande dramma: l’Uomo Invisibile (Invisible Man) di Ralph Ellison e “Cane” (Canne) di Jean Toomer.
Alcune pagine dai libri:

Jean Toomer: Canne. ed marsilio.

traduzione:Daniela Fik

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Ralph Ellison: Uomo Invivibile enaudi

traduzione: Carlo Fruttero e Luciano Gallino

 

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Tuesday, August 21, 2007

No alla guerra.

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Leo Marozzi (foto dal libro: Un breve giorno)

 

Notizie che sembrano

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Da un’indagine di un importante periodico e un quotidiano nazionale, sembra che l’aumento di consumi idrici, nonché degli eventuali periodi di crisi, siano causati dall’abitudine di molte donne di darsi eccitazione con il getto d’acqua della doccia, diretta verso il clitoride. Se poi si pensa al tempo del raggiungimento del pieno piacere, e alla pur ipotesi di ripetere la cosa. Si comprende quanta possa essere la risorsa idrica usata.

 

Io sono Cabito Calotto e questa estate ho dato da mangiare alle balene compresa Moby Dick.

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….. Si sentì urlare la professoressa di terza media: “Cabito, che cosa hai scritto?”
(…..) Nell’inverno appena passato, mentre frequentavo la seconda media, ebbi, per alcune lezioni, un supplente di applicazioni tecniche, che per cambiare argomento ci parlo di numeri periodici e di biologia. E di quel che ci disse di quest’ultima materia, qui vi parlo. In una sua lezione sentii la notizia che se si lascia del seme umano in una parte del mare, questo si ritrova trasformato e moltiplicato per “infinite” volte, in una parte del mare anche distante migliaia di chilometri da dove si è messo il seme. E fu così che nella recente estate del 1975, io Cabito Calotto mi sono tirato una sega, in mezzo al mare, dove sono venuto con piacere, per dare così da mangiare alle balene, e svelare a me stesso la misteriosa origine del plancton marino. Poi in quel dì uscendo dal mare, ho visto che c’erano alcuna donne, in mare, che giocavano allegre. Ma sinceramente non so se il mio seme abbia dato da magiare anche a loro.
Cabito Calotto

 

Sunday, August 19, 2007

Ah! Johnny Guitar! e le barzellette dell’economia

È possibile passare una giornata tranquilli e di quel che si vuole essere. Con tutto questo popo di roba.
È possibile risolvere i problemi in pace?

Johnny Guitar


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Saturday, August 18, 2007

Giovanna d’Arco In Pace

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Particolari

Foto Patrizio Marozzi (stendardo)

 

Una stagione Giapponese

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Recondito

A chi dice il brucaliffo, di Alice nel paese delle meraviglie, chi e cosa essere tu, senza che ci sia Alice? E chi è che mente per avere un atteggiamento di superiorità?

 

Colorando letteratura di genere. Consiglio di lettura: per adulta/o

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premessa

Dice l’autore che non ha mai praticato la letteratura di genere. Scrivere la letteratura di genere, non è nemmeno poi tanto creare, per questo queste poche pagine sembra le abbia scritte io Ralf Caustico, voglio dire non che non mi sono accorto di scriverle, ma l’imprescindibile decisione dell’autore di non pubblicare letteratura di genere, avrebbe determinato il cestinamento di queste poche pagine, da me scritte; che ho creato riassumendo varie interviste, o meglio quel che mi è parso “mancasse” in esse.
Diciamo che non sono di grande valore letterario per l’appunto perché rientrano nella letteratura di genere, di argomento epistolare erotico. Dove il tutto rimane nelle parole scritte che non hanno poi grandi sbocchi, se non in fondo la forza del loro limite, scandaloso e poco conveniente per un pubblico “puritano” che non accetta nella comunicazione l’espressione di una realtà tutt’altro che marginale: quella della comunicazione sessuale. Lo scritto un po’ frivolo e banale, cerca in questo variegato mondo un minimo di analisi del senso dell’espressione di certo comportamento sessuale e della letteratura di genere. Pertanto dato il limite di questa letteratura, esso per non creare scandalo in quei “pochi” minori che ancora non hanno dimensione teorica precostituita con gli argomenti trattati; dico appunto ch’è adatto ad un pubblico adulto. Penso anche a quel lettore “invisibile” (tanti) poco avvezzo alla letteratura, che incuriosito potrebbe sorprendersi.
P.S.
Del resto come si evince la cultura della “causa effetto”, spesso è nell’invenzione” tecnica di alcuni generi letterari. Pensiamo al genere giallo, particolarmente quello più metodico e “compiacente”; e spesso quando ciò è socializzato è anche espressione delle tendenze che la socialità può determinare nell’individuo. Nel caso di “Colorando letteratura di genere, non credo esprima frustrazione, per mancanza di possibile appagamento delle sensazioni percepite. Ma tradendo “un po’” come da me fatto il genere, spero ci sia riflessione.
Ralf Caustico






Colorando letteratura di genere
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Cara, come sai sono tutti ossessionati dalle immagini sovrapposte intermediatizzate, plagiate e reciprocamente schiavizzate, neanche “parlano” più gli uni con gli altri se non si sovrappongono gli interessi e in questo le loro immagini, passano il tempo a costituirsi per intermediazione per socialità e sesso tramite video anche – di quali sentimenti possono parlare. E allora torniamo a noi ed ai nostri tenui abbracci. Quando ci vedremo la prossima volta ho voglia che tu ti sieda sulle mie gambe e mentre io ti abbraccio, bacio i seni, ti sento fare, scorrere la tua pipi sulla mia pelle. Non so forse sarebbe meglio farlo all’aperto sull’erba, non so, ci penseremo, e dopo che ci saremo abbracciati così ti bacerò tutta la passerina. Mio dolce ricamo dei pensieri.
Ti saluto e ti bacio tanto



****
Mio caro, mi piace quando mi baci tutta, e mi piace baciarti tutto. Parliamo di sesso e di tutto liberamente, non ci possediamo ma ci rispettiamo. Ci siamo fedeli ma siamo amici, solo amici. Non viviamo nella stessa casa, ma ci piace passare il tempo, più tempo possibile insieme. Ci si può chiedere le cose, non offendendoci.
Bocca bocca bocca smack

****
Mia cara, è stato piacevole, non so bene ora come esprimermi, ma è stata una strana sensazione sentire il tuo naturale corpo nervoso, la tua fica bassa che si dava tutta così naturalmente al mia pene, ma è stato per me molto piacevole sentire la tua nervosità del basso inguine con la sensazione sulla mia pelle dei tuoi duri peli che stavano” ricrescendo.

****
Mia cara voglio ancora ricordarti con sincerità il mio piacere senza che io ancora lo sapessi, non c’è stata per me nessuna scelta, per me è vero anche il tuo piacere nella tua volontà, ma sappi che quando mi hai detto basta, dolce, non ho subito capito, e quando me ne sono accorto – mi hai detto – ti ho baciata e detto scusa. Avevo sì sentito sul mio cazzo, da prima una pressione diversa, poi di sei aperta, ed eravamo così bagnati ed eccitati dei nostri umori, nell’uscire avevo ho trovato il tuo culo nel rientrare e ho provato piacere nell’incularti senza saperlo, mi sei piaciuta, ma non desidero altro che quel che ti piace, la tua fica è meravigliosa.



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****
Sarebbe stato bello, mi ti volevi offrire, mi volevi, non sapevi neanche tu bene. Poi ti ho baciata, abbracciata, ci siamo stesi, mi sei stata sopra per un po’, spingendo il ventre tuo sul mio sesso, che era già eccitato. E ti ho vista sorpresa. Immaginavi che non avessi voglia e che strano ti sei smascherata, poi ti ho toccata, potevo spogliarti, baciare e leccare il tuo sesso, fare all’amore scoparti, ma non ti ho messo fretta e ti ho detto che per me valeva l’amicizia. La sera ci hai ripensato e non è accaduto nulla. Non ero io che non volevo, non il mio sesso, ma la tua superbia.



****
Cara, questa sera abbiamo fatto all’amore con tanto ardore, hai goduto tre volte e hai aperto le cosce a più non posso, con la fica in meravigliosa levatura, ti entravo ed uscivo dalla fica con tutto il cazzo turgido e dritto e stavi andando verso il tuo quarto orgasmo, ma ero così preso dal piacere che son venuto per la seconda volta e con tutto me stesso avrei dovuto fare come sempre e abbracciarti, come tanto mi piace in quel momento, ma non l’ho fatto, forse avrei dovuto leccarti la fica così aperta e umida e farti venire, ma stavamo così bene.



****
Mia cara, ho voglia di scoparti e venire, lasciando andare il corpo e le sensazioni così come gli va.



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Mia Cara, non capisco lo sburrare in faccia, sapere di venirti in bocca, nel tuo piacere, è una cosa meravigliosa, mi sento tuo, ti amo per questo. …E quel tuo desiderio di infilarmi le dita nel culo, ma’!

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Vorrei farti almeno un bocchino al giorno, ne sarei felice, è l’atto più generoso e nobile che vien fatto, per questo raro per le persone sincere e autentiche. Vorrei provare lo sperma e farlo mio, nostro. Vorrei gioire per questo come quando, inculandoti mi hai detto che ti avevo rotto il culo, con la gioia del piacerti. Ti chiesi se ti faceva male, e ti detti un bacio, mentre tu mi dicevi di no.
La violenza del potere è qualcosa che nega tutto ciò, persino la bellezza e l’altruità di un pompino.

****
Cara, ti ho leccato la fica così dopo la giornata, come era, ti ho detto che andava bene non occorreva ti lavassi. È stato bello tanto bello sentire sulla mia bocca la tua fica così.

****
È stato un po’ malvagio ed ignorante, sai che con piacere ti stavo baciando e leccando il cazzo, con il desiderio di darti piacere e provarlo nel darlo, non sapevo come sarebbe stato quando avresti goduto ed io avrei gustato il tuo sperma, ti avrei detto che era buono: mi sarebbe piaciuto, credo di sì. Il potere è cosa per gente malvagia ed io manifesto liberamente l’altruismo d’amare, anche e molto nel dichiaralo. E il tuo modo più che di tanto potere era con esso infarcito d’ignoranza. Mentre gustavo il sentimento e il sapore del tuo cazzo, della mia bocca con esso, tu mentre ne prendevo dentro quanto ti dava piacere, hai con forza più di una volta provato a spingermi la testa sul cazzo. Cosa volevi che non potevi chiedermi con le parole e che insieme avremmo potuto provare: che ignoranza, ho lasciato, o meglio hai lasciato a metà quel gesto d’amore, quel pompino e non sei stato neanche capace di dirmi che ne avevi voglia. Forse sei stato solo imbranato, o delle informazioni volgari, e se hai mentito è anche peggio. Avremo potuto amarci altre volte, ma tu per dirlo, hai mostrato ostilità sessuale verso per le donne, per dirlo, l’ostilità non è mai una scelta d’amore.


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E sì mi è sembrato molto bello, mi sono sentito libero rilassato, dopo tanto forse. Cara, quando mi hai chiesto di fare più piano, che ti facevo un po’ male, non sono riuscito ad ascoltarti, ho pensato che volevi lusingarmi come quando mi hai chiamato amore. È vero il mio cazzo si era gonfiato inturgidito, dal glande di un vermiglio intenso, chissà forse di cinque centimetri generosi di diametro. E quando ti ho chiesto d’infilartelo dentro ho sentito un gran piacere, tu ti sei mossa un po’ avanti e indietro per farlo ambientare e sentirtelo dentro, e mi hai chiamato amore. Qualche istante prima ti avevo guardato il culo le natiche, così femminili, come tutto il resto del tuo corpo, e mentre ti inculavo così, mi sono sentito così preso da te, così rilassato e sicuro, come se così in te la natura si e mi faceva esprimere già tutto compiutamente. Ti accarezzavo i seni così belli, che ti avevo da poco baciato tutto il ventre e il corpo e il ventre, ed anche il tuo pene senza eccitazione che lo pensavo più tuo, che maschile, poi ho goduto e tu mi hai detto ancora amore!

****
“voce” Una donna ha un corpo bello, un uomo no!
Voglio dire il corpo di un uomo non mi attrae sessualmente. Quello di una donna sì.

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Gentile o caro, sappi che il corpo delle donne, seppur nell’ovvio desiderio della sensibilità stessa della donna con dei modi gentili e non banali – lo trovo desiderabile, le sue forma e l’accarezzarne la pelle e il gusto e la fica è meravigliosa, vedere quel desiderio così com’è tra le cosce, mi stupisce sempre e mi meraviglia, che bello l’abbraccio e il bacio. Quando guardo un uomo tutto questo non lo percepisco, in fondo per nessuna parte del suo corpo, in realtà proprio nell’insieme. Il cazzo si può dire che può essere bello?! ma non lo immagino desiderabile. E allora si può essere affabilmente sessuali anche in certi casi con un uomo? Mi hai detto che desideri incularmi, dovrei dirti di sì di lubrificarmi il culo e infilarmi dentro il tuo piacere. O di no come ho sempre fatto con quelli che non mi hanno chiesto l’affabilità, ma l’incularli. E allora tu sei gentile come una donna? Che ha voglia di fare all’amore e quanto meno rendere me affabile? Non so dirti se mi piacerebbe il sentirmi inculare oltre il piacere di darti piacere, le poche esperienze di dito e simili, mi hanno dato l’impressione, più che altro di stimolo per il bagno, ma non so dirti se può essere diverso con il tuo caldo cazzo. Chissà forse con un po’ di reciproca attenzione e sensibilità, potrei accarezzarti e farci un pompino. Ma! E perché?
O più semplicemente risponderti con un’informazione e dirti che la cosa non mi interessa, o quant’altro.

****
Mia Cara la tua fica immensa, toglie ogni illusione alle dimensioni sessuali, per essere nella sensazione del piacere e anche della libertà d’amare.

****
P.S.
Caro mi piace la tua pelle e il tuo corpo bianco, che bacia i miei seni, il mio ventre nero, la mia fica. Mi piace accarezzarti il culo bianco, mentre mi scopi.

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Friday, August 17, 2007

Drago Gaiezza

clicca sulla foto per leggere

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Thursday, August 16, 2007

La Misura

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Si ricordava di quando aveva fatto all’amore con una montagna, ma era inverno, pieno di neve e gelo. Ora aveva trovato il punto giusto della terra, aveva fatto il foro ci aveva infilato il pisello e fece all’amore con tutta la terra, che sentì agitarsi e scuotersi, sentì di abbracciarla tutta, ma poi non riuscì mai a sapere cosa ne nacque, ne dove.

 

Il linguaggio delle cartoline

Un po’ più spazio di un sms e tanto tempo in più

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Ti mando questo saluto per cartolina. E ti dico che quest’anno ho trovato solo tre libri in libreria e cinque da autori trovati e scaricati in internet. Ci sono tre o quattro radio d’ascoltare nel mondo. E due o tre canali televisivi. La televisione che non guardo più praticamente. Il cinema non mi dice più tanto, certo teatro si.
Tanti saluti …..

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Ciao ti saluto dallo stesso posto della tua cartolina, con una quasi simile. Il rapporto d’amore credo travolga ogni limite, ma la libertà rimane affaticata tra l’inconciliabilità del “potere” e della verità.
Saluti ……

 

Tuesday, August 14, 2007

Gli assenti!

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Monday, August 13, 2007

"Il caso Build As" Il libro più importante di logica.

Dal prossimo settembre in libera lettura, in opere letterarie del http://www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it/

 

Una certa Amenità

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Il conferenziere venne interrotto da una donna in sala, che gli fece questa domanda: “Ma quando un uomo desidera una donna?”
Il conferenziere a tal proposito, questionò a sua volta e disse: “Mi viene in mente una storia di cui sono venuto a conoscenza qualche giorno fa. Ad un uomo con non più di quarant’anni venne posta la stessa domanda, da una donna con cui aveva una relazione amorosa. (Diciamo che potrebbero essere anche coniugati). Da prima l’uomo la guardò, poi le disse, nella giornata di ieri, per ipotesi, quando era restato da solo, ogni tanto si era trovato eccitato – la donna gli domando cosa volesse dire – L’uomo rispose che aveva avuto il membro in erezione, ma per l’appunto senza nessuna donna vicina. Ed è proprio questa astrazione che ha reso possibile ciò nella sua specifica condizione mentale. “E poi?” chiese la donna incuriosita. Poi ho pensato ad altro, ho fatto altre cose: disse alla donna, [nella sala della conferenza si udì un leggero suono di risa.]
mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20August%202007.mht!x-usc:http://4.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/RsA5x2oWmzI/AAAAAAAAAO0/HMZNKVU4RHk/s200/IMG_0252.jpg voglio dire questo desiderio fantastico. Spesso mi capita di guardare delle donne, voglio intendere, dire, perfettamente sconosciute. Ma in me non c’è proprio desiderio – Certo sono sicuramente amabili nude e sensuali, ma voglio dire della grande bellezza dell’espressione del loro corpo femminile, quel che mi dà da riflettere è un fattore puramente estetico. E non posso dire di desiderarle. La qual cosa potrebbe cambiare se la relazione del pensiero si aprisse al dialogo, alla conoscenza e in questo in un rapporto nelle oneste e solinghe possibilità reciproche, del dialogo. Ora potrei incominciare a parlare di desiderio. In sostanza disse l’uomo alla donna, io ti desidero, anche e in quanto questo. [La donna in sala disse al conferenziere, che aveva compreso. Il conferenziere rimase in attesa di altre domande. Mentre la donna notò che su per giù il conferenziere aveva la stessa età dell’uomo della storia]. Ma quanto è bello, anche una carezza quando ci si vuol bene, che “l’altro” desiderio rimane appunto “Silenzioso”.

 

Saturday, August 11, 2007

Certe opinioni del Signor T.

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20August%202007.mht!x-usc:http://3.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/Rr1nEWoWmrI/AAAAAAAAAN0/xn9vINzMASE/s400/IMG_0282.jpg

Egregio Signor Dio, la mia qui presente non è certo un rammarico ne un dispregio nei Suoi confronti, che andrebbe sempre amato ed elogiato. Ma una costatazione in merito ad alcune opinioni. Per esempio se comprendo l’amore e l’efficacia dell’amore verso il prossimo, ed ancor più il Suo invito a fare al più “piccolo”, come fosse in Sua presenza, ch’è indubbio misteriosamente è sempre certa, ma da conto ciò, il fatto che nell’altro io vedo sempre lei, e se nel senso più profondo ciò è vero; difatti spesso, in questo tempo ciò si riduce all’atteggiamento del peggio e del meglio della socialità in atto, sia essa espressione di un gruppo o dell’intera umanità. E dato per ipotesi che io non comprendo il senso profondo del senso del suo discorso: Dico ch’è raro che io possa essere grato. Per lo più la gente non crede, in questa consociazione, al libero darsi e incontrare, la conseguenza ha il predominio per assoggettamento nella convenienza del percepire e far percepire l’apparenza – Difatti la sincerità non è proprio un valore, essere sinceri con l’altro e con se stessi. Ma per avere potere è l’opposto a ciò – che si cerca di realizzare – l’altro deve fare e pensare, lo si giudica in ciò che vogliamo faccia, c’è una gara pretenziosa a chi sceglie o si fa scegliere, senza che questo comporti un vero e proprio conoscere di essere. La conseguenza sociale è ciò che pronuncia le parole. Non la sincerità che come valore sarebbe della persona. Questa è un’arroganza del negare l’intimità. E allora spesso ci si sente tutti dio quando ci si guarda perché è così che fa più comodo. Tra chi e con chi è più conveniente.

 

 

Wednesday, August 08, 2007

I Tromboni

È ora di finirla con olocausti e sentenze è ora di vivere la vita con rispetto e intelligenza. Gesù Cristo non si è “immulato” (scusate l’errore goliardico) per Dio, ma a causa e per l’essere umano (e per la dimensione spirituale tutta). Il termine olocausto è un termine che nessun cristiano sano di mente dovrebbe usare. La ricompensa per chi subisce il male Dio la saprà. Ma con l’atto di Cristo finisce ogni ipotesi di Sacrificio, ogni atto di violenza è un sacrilegio verso Dio e l’intelligenza umana. Con quale coraggio o ignoranza si può pronunciare la parola Olocausto per il genocidio degli ebrei, nella seconda guerra mondiale. Questi benedetti ebrei che tanto “Sono stati viziati da Dio”. Finalmente nella diaspora tornavano in certo qual modo al profeta Samuele e si allontanavano dal “tradimento, con pazienza accondisceso da Dio, di darsi dei re “sociali” a sua rappresentanza.
Così diffusi, nel mondo sociale gli ebrei, tra riti e “ora gli stessi peccati del mondo. Eppure ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso, erano per essi come per tutti ineludibili, chiari da qualsiasi pregiudizio come preconcetto. Tanto che per le persone di fede, ebraica credo, il concetto biblico del decalogo doveva di già trovare espressione nella coerenza a Dio; e non nel giudizio umano parziale e sostitutivo. (non uccidere era un concetto definitivo, (misericordioso con Gesù Cristo).
La “Storia” generò un’immane tragedia sul mondo e gli ebrei furono pazzescamente usati. E qui subentra il concetto d’individuo, di persona, quale era ogni persona che ha patito quel fare tragico del genere umano.
Ed io penso ad Etty Hillesum che accondiscese agli insegnamenti più alti tra la persona e Dio, perdonò e amò nel rispetto del significato di Dio, visse la sua condizione con umanità; e spera che la bellezza con cui lei tanto aveva voluto essere, la possibilità e la libertà di scrivere, sia una meravigliosa cosa per cui gioire. Un po’ di bontà non guasta mai.

La pace come espressione.

 

Sunday, August 05, 2007

L’Aquilone Agosto 2007 Sulla musica: Bolero Ravel. (notte silenziosa e soave)

L’Aquilone

L’Aquilone stende leggero
le sue mani
sul prato. Non si sorprende
del volo che torna
Non si sorprende
del vento che si spezza
e si alza
Torna in alto, tra sobbalzi e leggeri voli
Poi
si stende alto e leggero
ma non c’è nessun filo
a trattenerlo
Vola Vola
e ancora Vola
L’Aquilone

 

 

Saturday, August 04, 2007

Il lunedì del pastore.

Le memorie di Mastro Titta è il libro più enigmatico che potesse essere fatto. Come potete osservare leggendo il libro sono il lungo elenco delle sue esecuzioni, delle sentenze a morte dello stato pontificio. Un’epoca lontana per la chiesa, ma molto prossima per le persone che nel mondo sono espressione di uno stato che applica la pena di morte, o di persone che nella propria convinzione di giustizia credono, pur dicendosi “credenti”, che si abbia il dovere di uccidere, il diritto di vita e di morte su un’altra persona. Come “laica applicazione delle conseguenze del corpo nella sua coscienza: una laicità che non dà in primis il diritto della coscienza di non essere solo conseguenza, perché anche analisi e soluzione, tempo e responsabilità della comprensione. “Laicamente” Eloisa a proposito della castità delle donne, in una lettera ad Abelardo cita: “La legge infatti produce ira. Dove non vi è legge non v’è prevaricazione”. E ancora: “La legge subentrò perché abbondasse il peccato.” Ci troviamo in un tempo e soluzione al di là del concetto giurisdizionale, che può esserci, per esempio in dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria, in fondo, come società che cerca di capirsi in forma giurisdizionale e migliorarsi, “per tal senso e nel suo limite”. La “libertà” non può eludere tanto facilmente il concetto espresso da Eloisa, se vuole dar senso al suo progredire, l’individuo in sé deve meditare su ciò, deve giungere nel suo animo a capire e confrontarsi con ciò, in fondo per redimersi da una barbarie che lo rende in bilico nella coscienza. Il concetto di libertà come adesso della soluzione.
E per Mastro Titta esperto esecutore di morte qual è il cruccio, non quello di essere un letterato forse, ma quasi a dire ma fate esperienza con cotanto elenco? Ma forse Mastro Titta da “semplice” e stolto Boia si è detto – “A chi posso confessare i miei peccati, se tanto per assurdo possono apparire come tali. Che la misericordia divina dia senso a tale scritto. Si sarà detto Mastro Titta!?

Di seguito il suo libro. Pace e Bene.

Mastro Titta, il boia di Roma Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
I. Le prime opere.
Esordii nella mia carriera di giustiziere di Sua Santità, impiccando e squartando a Foligno Nicola Gentilucci, un giovinotto che, tratto dalla gelosia, aveva ucciso prima un prete e il suo cocchiere, poi,

 

Thursday, August 28, 2008

Alla conquista del tempo nel dominio dello spirito, il sassone.

La giornalista era appena arrivata e stava intervistando un passante. “Mi dica come le è successa questa cosa?” “ Chiaramente non ho compreso il momento, so, che ho sentito qualcosa sfiorarmi il ginocchio, quando ho guardato, ho visto il sangue.” “Ma cos’è che la condotta fin qui, ci sarà pure un motivo perché le è accaduto ciò?” “Credo sia un po’ azzardato parlare di una determinazione precisa, anche se effettivamente il sangue al ginocchio potrebbe far supporre il contrario. Le dico che questa mattina mi sono svegliato pensando al mondo delle ombre e degli spiriti cinesi, e ragionando e riflettendo sono uscito da casa, continuando a pensare a queste cose. E mentre camminavo tra la gente nel caos un po’ di questo giorno, ho pensato che il mondo è in una nuova fase in cui il dominio del tempo, lotta con lo spirito e la spiritualità. Ciò mi ha ricordato la parabola di Gesù sul tempo della mietitura, per separare la zizzania dal grano, mi sembra indicasse ciò la parabola?” “Be’ sì, mi sembra di sì.” “Ciò mi ha fatto riflettere sulla questione, in definitiva che la zizzania è la lotta dell’uomo che vuole il tempo con il suo spirito. E ho riflettuto ancora su questo e ho pensato, come il mondo si organizzi per fare ciò. A come nel suo culto maggiore per tale venerazione sembra, voglio proprio il mele, volevo dirle il male, sarà stata una reminescenza evatica, ed anche il controllo della socialità deve ambire a questa fine, in una sorta di epilogo ossessivo dell’esaltazione, e Dio stesso può diventare o trasformarsi in un attributo ostacolante, occultamente o palesemente o storicamente, nella mutevolezza della zizzania, che Dio sembra in qualche modo torna ogni volta a soggiogare. In definitiva mi son chiesto la fede, ci libera da tutto ciò, e allora chi crede si salva da questo, ma allora ho pensato quando il tempo e il dominio dello spirito, tornano a ramificare, tessere reti infinite di mutevolezza e rappresentazione per la supremazia, mi sono detto Dio non ci potrebbe mettere una pietra sopra, sopra al più piccolo e più grande. Ed ecco che nel silenzio più assoluto è arrivata questa grande pietra.” “Quale mi scusi?” “Quella appoggiata lì, a non più di dieci metri da dove siamo noi.” “ Ma è molto grande, non è sempre sta qui?” “No è piombata giù dal cielo poco fa, proprio mentre ho pensato, quello che le ho appena detto, ha schiacciato l’intero edificio, in un assoluto silenzio, fino a raggiungere la terra, e l’unica cosa che a fatto in tempo ha schizzare via prima che la pietra si chiudesse al suolo è stata la scheggia di vetro, che mi ha ferito il ginocchio.” “E mi scusi ma chi c’era nell’edificio?” “Pensi vi erano riunite tutte le rappresentanze del mondo sia occulto che non che nella conquista del tempo e nel dominio dello spirito, si erano organizzate per dominare il mondo.” “Come fa lei a sapere questo, io per esempio non ho mai saputo nulla di questo posto?” “Mi scusi, sa, ma cosa può essere quel luogo lì, per verificarsi un fatto, circostanza così precisa, tra quello che stavo testé pensando e questo accaduto, e per di più come può osservare, come lei tutte le persone che ora passano qui credono che questo immenso sasso è sempre stato qui e che sotto non ci sia nessun edificio, prima con dentro qualcuno.” “E allora mi dica, cosa farà per il ginocchio?” “Dopo averlo disinfettato, ci metterò un piccolo cerotto.” “La ringrazio per l’intervita e buona giornata.”

 

 

Monday, August 11, 2008

“Appunti di straforo” racconto

 

Sin dal momento del suo convincimento il Gip ha dato trasformazione a tutto il quadro indiziario come accusatorio, nella sensazione che chi lui accusava mentisse. In realtà il quadro indiziario non solo era debole, ma cercava sostegno nel fatto “ipotetico” della vicinanza corporale tra l’accusata e la vittima, circostanza e latente motivazionale. La “madre e il figlio”. Nella sua analisi sembra prendersela anche con il carabiniere che ha interloquito con la madre dopo l’accaduto, per non avere marcato le domande come interrogatorio. Perché a suo giudizio ciò avrebbe potuto portare alla confessione dell’imputata, con ammissione di colpevolezza. Tale convincimento del Gip è sfociato nell’accusa di pericolosità sociale dell’accusata e l’arresto per tale motivo.
Il giudizio del tribunale del riesame, valutati i fatti oggettivi, riteneva il quadro indiziario possibile di altre ipotesi interpretative, ciò anche valutando le tesi della difesa. L’incidente probatorio: la relativa perizia psichiatrica dell’accusata, la riteneva capace d’intendere e di volere. Sostanzialmente in assenza di prove, di circostanze particolari, senza motivo il fatto, senza corpo del reato, rivelata la normalità relazionale dell’accusata, non vi era ragionevolezza per ritenere valido il fatto accusatorio.
L’appello al riesame proposto dalla procura del Gip, sommariamente inverte tutto ciò con la tesi che nel riscontro dei fatti oggettivi, il tribunale del riesame non avrebbe tenuto in debito conto il convincimento accusatorio del Gip.
Per ciò si va a giudizio, senza nessuna prova e si formula all’accusata, l’accusa di omicidio con relativa pena dell’ergastolo, ciò determina il patteggiamento della difesa, dell’accusata e la formale sentenza a trent’anni di reclusione.
Il giudizio di secondo grado, l’appello, credo, nella dicotomia tra le labili circostanze indiziarie. Il dichiararsi innocente dell’accusata e il patteggiamento di primo grado. Il giudice d’appello da sedici anni di galera all’accusata.
Il giudizio in cassazione rende come formalmente ammissibile le procedure del primo e secondo grado.
L’accusata va in carcere e così è reiterata la sua pericolosità sociale. Nel frattempo ciò, dopo aver perso il figlio, l’accusata svolge una normale vita familiare, ha un altro bambino e continua la sua vita. Presumibilmente in una diversa dimensione economica e sociale. Fino all’arresto, così s’interrompe per se e la sua famiglia, la libertà di relazione.
Per illazione. Non è stata considerata l’innocenza dell’imputata, ma solo ricercata la plausibilità ipotetica degli indizi. La circostanza che per me potrebbe determinarsi come esecutiva l’azione dell’accusata verso il figlio è in uno stato di suggestione ipnotica. Tutta da dimostrare e che non confermerebbe la sentenza.
Ora nella sostanza formale la detenzione dell’accusata è stata determinata, ma nello svolgimento reale dell’esistenza dell’accusata, appare irragionevole e immotivata, e sostanzialmente pregiudiziale. Mi auguro una rapida soluzione amministrativa, che dia equilibrio alla libertà di relazione familiare e sociale della persona.
La forma in appunti di tale racconto, ovviamente non completa la spiegazione dell’analisi, che può essere comunque vagliata negli atti amministrativi del caso in questione

 

Monday, August 04, 2008

Vedo sento parlo, o scrivo. Mi lascia un pochino insoddisfatto, la cosa, siamo sinceri e facciamo le cose. (Con un pensiero scriviamo)

Il criterio di sapere spesso ha nel suo concetto un pregiudizio nello status della forma del sapere. Nella storia umana si è sovente verificata una discriminazione culturale, tra chi era alfabetizzato e chi non lo era. Per esempio nel diritto di voto. Cosa illogica per la comunicazione. Diciamo che lo scritto rende disponibile il sapere e l’espressione che in esso è contenuta in modo più diretto, semplice e introspettivamente personale. La dinamica orale altresì ha bisogno di un diverso tempo del suono, e con esso partecipazione. Se la cultura orale è una forma immediata di comunicazione, per la conoscenza e la sua fruizione ha bisogno (non imprescindibile) che le persone comunico direttamente in modo affine, nella possibilità espressiva di ampliare i contenuti della conoscenza universale nella persona, in brevità di rapporto o non brevità. Ciò dà spesso all’alfabetizzazione un criterio interpretativo comune con cui specificare il senso della reciprocità dei contenuti, anche orali. I criteri per gli strumenti di assimilazione e trasmissione dei contenuti. Se l’apertura sonora può avere in se un livello interpretativo, in variazione, la dinamica della scrittura dà all’introspezione dell’esperienza la semplicità tecnica della sua realizzazione e godimento. La rivoluzione della registrazione audio ha portato la disponibilità dell’apprendimento orale, anche in una forma personale la singola persona. Può esserci acculturazione con tale mezzo anche in un ambiente sociale completamente orale, con relativa memorizzazione. Questo modo è indubbiamente più complesso tecnologicamente, rispetto a quello scritto; ma senz'altro l’audio visivo è un mezzo di trasmissione della conoscenza anche in ambienti completamente analfabeti. Anche se la sua fruizione è più invadente l’introspezione della persona. Cambia la metodica della memorizzazione orale, e il rapporto di spontaneità della comunicazione tra le persone. Ecco dunque che a parità di alfabetizzazione tra la cultura scritta e quella orale, quella scritta rimane più disponibile e fruibile, come interpretabile e traducibile, con la sola percezione del singolo individuo. Nell’espressione dei segni il pensiero trova più possibilità nel poter creare. Nella parola “la” libertà del contenuto creativo; cercando di fare della logica per la mediazione la comunicazione, non un dispotismo ma una possibilità che s’integra all’espressività umana.

 

Saturday, August 29, 2009

Settanta volte sette

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Perdonare settanta volte sette, già che si vuol dire, è un invito di Dio per dire che se si vuol vivere bene è inutile arrabbiarsi e provare odio, possono essere così tante le volte per ciò, che si perdono il tempo e la serenità. Settanta volte sette vuol dire perdonare sempre anche chi non vuol essere perdonato, affinché l’animo sia predisposto alla bontà e alla libertà. Sembra proprio voler dire che l’esistenza presente può essere riempita da un’altra che è proprio altra rispetto a questa e, non perché quest’esistenza è nella materia gravitazionale e nelle sue forze naturali, per un’esistenza magari antigravitazionale, ma forse, proprio altro rispetto alla natura. E allora settanta volte sette vuol dire che c’è un perdono infinito che è completamente libero da questa condizione, ma che in questa limitazione è possibile vivere, allora questa possibilità infinità di libertà che limite può avere in Dio, quale immensa possibilità di perdono à in sé

 

Saturday, August 22, 2009

Parliamo della mia musica

Il breve discorso sulla musica che faccio è per lo più un modo per espletare concettualmente ciò che la musica e la mia musica evidenzia di sé per mezzo del suo ascolto.

Ora parto da un presupposto; la musica serve o è soltanto uno stimolo sui sensi e per essi un piacere o un argomento da cui trarre riflessione? Diciamo che la musica nasce come evento dei sensi per lo più tribale, legato a una registrazione di tipo orale per la tradizione e la comunicazione del suo rapporto tribale. La musica cosiddetta eseguita dal vivo mantiene quasi sempre tale concetto. Ora se in essa vi è una rappresentazione culturale collettiva dei sensi e spesso dell’effetto ciò che à perpetuato tale effetto nel tempo è avvenuto per l’uso del suo modo di registrazione. Alla tradizione di tipo orale acustica in un dato momento si affiancava a questa quella scritta e per essa l’esecuzione mnemonica per mezzo di uno strumento con cui poter ripetere infinite volte la registrazione del suono registrato scritto. Per tale dinamica d’ascolto si è passati a un suono che aveva come referente il suo specifico strumento musicale, pertanto la visibilità percettiva di tale strumento e il timbro sonoro che a esso si rendeva corrispondente per effetto delle esecuzioni delle registrazioni. In tale immagine sonora nella musica colta si strutturava un rapporto di relazione tra i vari strumenti che davano e danno all’immagine ascoltata le relazioni di una forma del tempo delle relazioni e per questo del suo timbro nell’ascolto delle esecuzione della musica e del suono realizzato che per registrazione viene riprodotto. Con l’avvento della registrazione elettrica e elettronica, la registrazione del suono à posto l’autore nella possibilità di non essere più lui l’elemento dell’ascolto registrato o l’esecutore per la sua registrazione, ma la registrazione stessa elettronica. Se Paganini non concedeva repliche, il jazz vive d’improvvisazione e il rock di cosiddetto ascolto.

Ora con la possibilità di registrare ogni suono, l’apparecchio stesso di registrazione con le sue possibili elaborazioni elettroniche diventa un vero e proprio strumento musicale, del suono – e in considerazione dell’invenzione della tastiera come strumento di sintesi i suoni in generale non ànno più l’immagine specifica e il “timbro” nell’esecuzione dello strumento musicale specificato da essi e, i suoni musicali si sono ulteriormente ampliati, all’interno stesso del processo di elaborazione che determina la struttura con la sua immagine percettiva all’interno di ogni possibile suono o sua registrazione. In ciò è da dire che la riproduzione della registrazione può essere artefice dell’unicità dell’esecuzione dell’autore. Ora la musica ampliando l’immagine del suono è essa stessa non solo evento dei sensi, ma anche di un pensiero che costruisce suoni e situazioni cui dare riferimento anche per situazioni d’immagine. Ciò non è da confondersi con la musica per immagini o cinematografica o, con i videoclip, che sostanzialmente rimangono nell’ambito del suono tradizionale convenzionale.

 

Thursday, August 20, 2009

Al di là della figurazione dell’immagine

Abbiamo davanti il cerchione di bicicletta di Duchamp – e della pasta cruda da cuocere su un piatto.

“Che cosa differenzia le due cose”?

Nulla perché quella pasta potrebbe essere cucinata e mangiata da Duchamp qualora potesse.

Ecco ora davanti a queste due cose abbiamo davanti anche questo scritto.

Se l’arte dell’oggetto non libera l’essere non si può di certo parlare di un suo significato artistico.

Se commerciale o in commerciale per questo, ipotizzabile concettuale come arte non per questo può dirsi arte, non può per questo per dirsi arte avere una dipendenza economica. Pertanto per ciò sarà la coscienza stessa della persona a trovare il modo per questo.

Ora se per questo l’oggetto à, un effetto o impatto sulla materia, non per questo può averlo sulla libertà dell’anima e in aiuto alla coscienza, come per esempio questo scritto, può dirsi esso oggetto? Un oggetto à in sé qualcosa o semplicemente è uno scrigno vuoto? – l’oggetto non può andare oltre l’utilità e in questo vi è la libera espressione personale con un senso apparente o ideale – con riflessione forse è conoscenza, non per questo accettazione naturale o relazione libera e cosciente tra le persone. La sincerità e la verità sono qualcosa per questo.

 

Tuesday, August 18, 2009

Porto D'Ascoli - le accuse moderne dell'ignorante localone e la verità degli argomenti

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20August%202009.mht!http://3.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/TThUugV2EDI/AAAAAAAAEEU/P-X8QQv3NoI/s400/img056.jpgcatasto urbano, comune San Benedetto del Tronto - da archivio di stato di Ascoli Piceno. 1818/20 del codice civile detto napoleonico del regno italico. foto edita in varie pubblicazioni editoriali (circolo dei Sambenedettesi)

 

Per sempre insieme

Sammenedette ecchete iesse, quesso eri quanne ce seme conosciute e ora e sempre seme per sempre insieme.

Però quannie è strana la scorceria tua per sentirti importante.

Io so Porto D’Ascoli e tu Sammenedette, insomma, io il Culo e tu la Scorreggia e per questo quando te voi sentì importate devi puzzà e non te vantà tanto senno l’aria non te dice più neanche dove stai. E già perché quanno oramai stai tutta de qua a Porto D’Ascoli, dovunque de voi sempre chiama Sammenedette, te voi fa senti solo tu, come pe dì che la scoreggia cià i meriti del Culo e il Culo i demeriti della scoreggia; ma allora che voi che non dici mai grazie esse la scoreggia dell’onnipotente, senza nessuno che la fatta; fatti un po’ civile e impara a scrivere Porto D’Ascoli che c’è chi sa lègge che te credi. E non ti scordare che tu sei la Scoreggia e io il Culo e non si è mai vista che la scoreggia ci fosse senza il Culo.

Sammenedette per sempre Porto D’Ascoli.

Localone il poeta

 

Sunday, August 09, 2009

Il tuono sulla croce di Gesù

Alcune volte mi capita di ascoltare parole sul pane e il vino di Gesù nell’ultima cena che mi appaiono più un concetto di assimilazione per un digestivo, o un concetto di assimilazione a qualche rito tribale. “Fate questo in memoria di me.” Le parole concrete e chiare di Gesù che ci invita a fare questo in suo ricordo, e per questo e in questa fede c’è il decadimento di ogni ipotesi di olocausto, di sentenza e morte o guerra, magari in suo nome. Fate questo in memoria di me, semplicemente con fede nella mia esistenza e presenza nel mondo, di Dio che ama – ed è con questa fede e in questa fede che gli “inferi” non prevarranno. È vero c’è il problema di chi è astemio come me, ma questo credo sia un problema secondario, dinnanzi all’accettazione del proprio mistero in Cristo.

 

Friday, August 07, 2009

Solo per oggi

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Friday, December 28, 2007

Proverbi bibblici

Come dico, citare spesso può essere pretestuoso, e di fatti anche queste citazioni che sto per fare potrebbero apparire come tali, ma perché ed in più qual è il pretesto? Riflettete, riflettete quando c’è e quando non c’è, e perché c’è, come questo c’è, se è un pretesto.
Due proverbi dalla bibbia:

Massime contro i beffeggiatori.
Chi corregge il beffeggiatore ne riceve disprezzo,
chi rimprovera l’empio, l’oltraggio.
Non rimproverare il beffardo, altrimenti ti odia!
Tu rimproveri il saggio egli ti ama.
Dà al saggio e diventerà ancor più saggio,
istruisci il giusto e farà altro acquisto.
L’inizio della sapienza è il timore del Signore,
la scienza del santo è intelligenza.
Sì! Per merito mio si moltiplicheranno i tuoi giorni,
aumenteranno gli anni della vita.
Se sei saggio, lo sei per bene tuo,
se sei stolto, tu solo la sconti”.

La stoltezza scimmiotta la sapienza.
Donna stoltezza è tutta irrequieta,
è sempliciotta e senza cervello.
Siede alla porta della tua casa,
sopra un trono, sulle alture del villaggio,
per chiamare chi passa per la via,
chi va diritto per la sua strada:
“Chi è ingenuo, corra qua!”.
E al povero di spirito ella dice:
“Le acque furtive sono dolci,
il pane segreto è delizioso!”.
E lui non sa che là ci sono le ombre,
che agli antri dello sceòl scendono i suoi invitati.

 

Thursday, December 27, 2007

D’Aforisma

Il boomerang gira velocemente, ma chi lo ha lanciato non c’è più. Chi lo afferrerà prima del tempo.

 

Wednesday, December 26, 2007

D’aforisma sui media

Mi trovo spesso in compagnia di persone con atteggiamenti e basta. Con l’atteggiamento nei comportamenti, dei discorsi cercano di affermare la propria superiorità. Al di là della comprensione dei loro contenuti.

 

“Certi giorni”

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20December%202007.mht!http://3.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/R3Ib3W6dYOI/AAAAAAAAAfc/yExF7P82seY/s400/mephisto.jpg

……. Ché il transfert sia una condizione dell’inconscio, ma per lo più sembra sia diventato un atto dinamico della comunicazione persuasiva, con le varie metodiche sociali; e sovente comunicazione interpersonale. Si può in definitiva parlare di società dell’amore in una dimensione percettiva siffatta? Può questa metodologia in sociale essere manifesta delle caratteristiche dell’amore sulle sue basi dinamiche della perdita del rapporto di coscienza. Prima della prima guerra mondiale questo eccesso d’informazioni per la comunicazione in transfert ha stimolato, conflitto e odio tra gli individui. Per la seconda guerra mondiale credo non serva neanche parlarne. In definitiva il transfert socializzato è dentro la piena realtà delle “politiche” del novecento. Ed ora il suo nuovo affermarsi su fattori di comunicazione mondiale non è niente di diverso dal passato. Ed in fondo questa sorta di zizzania è al suo epilogo?! Dentro ogni individuo.
La dimensione dell’io in transfert non si cura della “verità”.
(altresì)
L’amore in definitiva determina il senso stesso del ragionare, l’accettazione più che la semplice pulsione.
P.S.
Strategie dell’io
Nel film di Istvan Szabo Mefisto (foto), in atto di autocompiacimento l’attore: interpretato da “Glaus Maria Brandauer” nell’esaltazione stessa di dove lo aveva portato la scena del nazismo dice afferma, a “se stesso” e come suo strumento, in definitiva: “a che serve la libertà quando si ha il successo!”
Altresì
Del resto tra quel che percepiamo inconsciamente e quello che valutiamo consciamente, come parliamo
Altresì
Tra la parte del transfert e quella della consapevolezza c’è uno strano “interludio”.
Altresì
La struttura è presente la persona assente dai discorsi.
Altresì
Certo non so il nazismo (un regime) voleva il “raic millenario. Ma di fatto molto spesso le strutture sociali si trasformano molto superficialmente in strutture che sembrano volere il loro raic del presente e millenario?

 

dicè

Devo essere sincero mi disse oramai il manierismo e le metodiche hanno invaso quasi tutta la letteratura. Mi capita di sapere cosa c'è scritto in un libro e come nel breve spazio di qualche minuto, vado ai punti giusti e leggo quel che mi aspetto. Mi compiaccio, no! decisamente no. Spesso addirittura ho l'impressione di trovarmi di fronte autori pluri ricchi di soldi (ma dove) che sono dei puri dilettanti, ma che ne hanno perso l'autenticità. e gli emulatori, saranno fortunati altri lettori, diciamo. Il linguaggio, così detto, sembra far gioco per convergenze più o meno pubblicitarie. Trovo ancora qualche libro mi disse, ma non te lo dico, mi invidieresti (va là). Insomma solo veri autori, quelli che quando scrivono stupiscono se stessi e il loro "incredibile" mondo di verità. Certo sono oneste tutte queste letterature, ma allora si andasse a mangiare una pizza, buona! Comunque a questo porta questa strana penuria, mi disse. A capire tutto quel che concorre alla persuasione di un libro, certo ci sono momenti diversi di lettura, perché è tanto che si scrive, ma poi lo scrittore che stupisce se stesso quando scrive ha sempre il sopravvento sulle mie letture.comunqueBuona lettura, ma non lasciare che certa letteratura passi e tu non te ne sei accorto, solo perché cerchi qualcosa d'altro dal libro, che magari ti appare più facilmente.buona lettura con un sorriso. E non dirmi che ti ho rovinato il gusto.

 

Sunday, December 09, 2007

Buon Natale


Disse una persona ad un’altra.
- Spesso si dice: chi trova un amico trova un tesoro.
- Già rispose l’altra, ma nel dirmi questo mi sono venuti in mente i cavatori d’oro ritratti in una foto di Salgato.
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Che strana amicizia quella tra le persone e la materia. Come in quella foto, tranne per quell’unico ragazzo che smette di lavorare appoggiandosi ad un palo; mi sembra di vedere questa grande amicizia tra i ceti e le persone tramite la materia che più di ogni altra dà l’illusione della ricchezza e del potere e rende utile questa uguaglianza tra ricchi e poveri.
- Già disse l’altro, mi vuoi dire che l’immaterialità dell’amicizia è per lo più per predoni infingardi che cercano di spolpare il senso e il valore di essa per quasi depredarlo e vantarsi di aver trovato un tesoro, che ora gli è proprio.?
- Ma se c’è un valore nell’amicizia non è di certo nella convenienza sociale, nella determinazione di una status o ambiente, né nel fatto di trovare similitudini tramite questo; convenienza tra i popoli e le persone, una sincerità che in fondo cerca un’adattabilità, spesso solo sulla convenienza economica, più che del vero e par il caso ancora di parlare di sincerità, di potersi esprimere per conoscere ed amare?
- Ma chi è il depredato del tesoro dei suoi valori, con l’inganno, la conveniente stoltezza, la debolezza della calunnia e della furberia, dell’atteggiamento competitivo, del sentimento dell’appartenenza più che la libertà di dare. A maggior ragione quando si riceve chi non si apre e cerca l’egoismo dell’ignoranza; e come nella foto il significato dell’amicizia viene distolto dalla costruzione di falsi valori, che poco hanno a che fare con la grandezza della sincerità dell’amicizia. L’illusione e false immagini più o meno sociali con cui ci rapportiamo e mediamo nel dire amicizia.
- Mi viene in mente quel passo del vangelo di Giovanni: “La cena di Betania, l’amicizia di Gesù per Lazzaro, che placa nell’immediata sua presenza la stasi del peccato, la carità di Maria, l’infingardo possedere di Giuda Iscariota, come ce lo mostra Giovanni, e i pontefici del potere come transeunte tra e degli dei di Roma e i suoi ordinamenti sociali e i sommi sacerdoti.
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(dalla bibbia concordata:Ravenna 2 Marzo 1968)

- Di comunque mi par di capire che l’amicizia è più unica che rara, speriamo per lo meno in un po’ di convivialità sincera.
- Andiamo con la tua auto o la mia.

 

Wednesday, December 05, 2007

Il Lonzone post moderno (che bel faceto)

Gentilissimo e Meraviglioso Dante Alighieri.
Mi Sovvento a scriverle riguardo al tema ben noto della Lonza. Come lei sa l’essere chiamato lonzone, non è di certo sempre gaio. Ed è con cotanto termina che la gente si appella quando si saluta, anche occasionalmente. Saluto faceto? Di fatti forse, Dante, ora con il nome lonza viene chiamato nelle varie regioni italiane: lombata delle bestie macellate nell’Italia settentrionale, tale filetto o arista. In Toscana è la guancia e la coda del bue, come spezzatino e nell’Italia centrale salume legato a corda di lombata di maiale. Ciò pressappoco dal dizionario Gabrielli.
Ora Gentile Dante Alighieri la tua Lonza par essere un animale felino non ben determinato – e qui casca l’asino come dice Totò. Di fatti! Perché con il termine Lonza si vuol dare del fetendone, ed anche a me medesimo. Sembra dall’enciclopedia Wikipedia, dico Wikipedia, che la tal bestia da lei denominata Lonza, altro non sia che un marozi: felino dalle sembianze tra il leone e il leopardo. Che sembra sia, dico sia, esistito per una certa epoca e da taluni visto. Ora da tale simbologia da cotanto animale si è portato innanzi fino al leone tutta la stemmografia arladica, e in Inghilterra non le dico cesarei post. E qui casca il bis asino come dice Totò. Perché Marozi è anche il nome di una casata statesi dico statesi presso il Lazio. Ora se sia stato il signore della casata ad impossessarsi per primo del simbolo , o se esso abbia dato il nome all’animale. Con Totò: Ma! Bo! Chissà!
E già mio caro Dante Alighieri incominci a capire perché dalla Lonza si può arrivare al fetendone. Con quel po’ che ne rappresenti tu nella Divina Commedia, dico Divina e poi Commedia. Be’ diciamo che tra poeti ci si intende al di là del potere e dei fetendoni. E allora, forse per fuggire dalla Lonza in cavaliere il nome di trasformò in Marozzi, dimmi Dante mi par giusto il tuo parere è ancora importante parlar per esso di Lonza!
Ti Saluto. Ciao Lonzone, che l’umanità si redima con la Divina Commedia.

 

Sunday, December 28, 2008

Un ramo di spine di Patrizio Marozzi

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Friday, December 05, 2008

Una storia di Natale di Patrizio Marozzi

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20December%202008.mht!http://2.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/STlaHD8O_XI/AAAAAAAABU0/Q3EZWKeUNyw/s400/natale+5.JPGC’era una volta in un tempo presente uno sconosciuto narratore che smise di narrare. Un giorno si accorse che finalmente non aveva più oggetti da far parlare. E nessuno poteva tirarli fuori da nessuna magia. Finalmente non gli sarebbe più accaduto che mentre leggesse un romanzo appena iniziasse la descrizione di un luogo, la spiegazione d’immagini per mezzo di oggetti, che parlavano; lui sentisse le sue palpebre oculari appesantirsi e aver voglia così di addormentarsi. Ora dovunque guardava non aveva più bisogno di leggere intere pagine che descrivevano il fare di una bottiglia, o che cosa facesse un’automobile o una stanza di una casa. Finalmente pensò potrò veramente viaggiare – Perché quello che mi fa viaggiare – disse a stesso – sono i pensieri e gli animi della gente, o della persona che scopro; quando gli oggetti non sono lì a parlare per lui. E se fosse una meravigliosa umana donna, viaggerei per il mondo della coscienza e, i pensieri avrebbero la voce dei luoghi. Già pensò questo perché anche la descrizione dei luoghi senza pensiero, i luoghi che parlavano senza essere contemplati erano voci senza pensiero. Soltanto l’anima poteva svelarli senza descriverli, lasciando che fosse essa stessa a parlare e svelare. Tutto quel che non ha anima e non pensa è, bello forse se possiamo esserci e, viaggiare con questi pensieri – pensò lo sconosciuto narratore – poi si addormentò nella sua stanza. Cominciò a sognare e crebbe nel sogno pensando a Giuseppe e Maria che in una stalla di animali partorì Gesù, e sognò il narratore sconosciuto di essere Gesù che in braccio a Maria sopra un somarello tenuto al laccio da Giuseppe; viaggiava per trovare riparo e tranquilla dimora. Il narratore quando si svegliò non capì più in che luogo fosse e se quello che aveva intorno fossero cose sue; e così sveglio, in questo luogo senza nulla, pensò alla vita di Gesù e immaginò di essere sotto la croce di Cristo quando morì. Poi ancora si guardò intorno e non riuscendo a capire dove fosse, pensò di essere con gli apostoli che incontrarono Gesù risorto. E allora pensò a se, si avvicinò alla finestra, guardò fuori e capì perché non riusciva a comprendere dove fosse: era notte, una notte buia che era entrata nella sua casa senza avvertirlo e il cielo, che osservava dalla finestra era pieno di stelle. Mentre questo accadeva, sentì dei rumori sopra il tetto della casa e poi un tonfo provenire dal camino. Guardò verso esso, ma tanto era il buio che non riuscì a vedere nulla. Accese una candela che diede chiarore alla stanza, si avvicinò al camino e vi scorse un piccolo pacco un po’ impolverato dalla fuliggine. Curioso come non mai lo raccolse e quando lo aprì, vide che dentro c’era un libro. Lo accarezzo con cura quasi fosse qualcosa di diverso, forse pensò proprio un nuovo romanzo o libro, dove gli oggetti non parlano. E quando lo voltò, vi lesse il titolo – un attimo sussultò – nel sentire un rumore – tanto era appreso nella curiosità. Sentì un piccolo rumore dalla finestra e ora vide che dentro il chiarore della luna che si era aperto un varco nel cielo notturno; gli occhi di un animale osservavano dentro la casa e per un po’ lo scrutarono: una grossa renna con pelliccia delle grosse corna e lo sguardo incuriosito. Stette un po’ lì poi scomparve dalla cornice della finestra. Tornò a guardare il libro che aveva in mano, ma sulla foderina non c’era scritto nulla. Lo aprì alla prima pagina e vi lesse il titolo: Notte di Natale di un narratore sconosciuto. Il racconto dove gli oggetti non parlano. mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20December%202008.mht!http://2.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/STlaHVe98sI/AAAAAAAABU8/X3fsTqCgJGQ/s400/natale+6.JPG

BUON NATALE!

http://www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it/

 

 

Friday, February 29, 2008

Il caos è fuori – storia di un pensiero romantico in adolescente.

Era un giorno. E basta. Tutto quel che mi accadeva era in fondo qualcosa che per tutti doveva essere scontato. Facevo una vita mia nonostante gli obblighi sociali. Sì obblighi perché di questo si parla quando ancora non si è strumentalizzati e si crede o forse è più onesto dire la verità poi l’onestà acquista, termine giusto, altri connotati come la coscienza che così finisce per anestetizzarsi. Non potiamo la mia amica continuava a dire e non era ignoranza ma un lapsus strano della logica dominante. Siamo indietro o siamo avanti rispetto a chi si fa una vita propria, non un rapporto di contiguità con le conseguenze ma una vita che cerca nei valori la libertà come espressione personale e capace di darsi e non soltanto di vendersi. È un porco mondo è brutto ammazzare il mondo anche con una parola, ma non si riesce più a parlare a pensare è un mondo che rappresenta solo un fare monetario in cui le persone la vita stessa sembra diafana per la verità per il resto delle cose che non sanno che . che non sanno . le cose non sanno. E io non riesco a dire a parlare, perché faccio questo, perché dico questo quanto costa che potere ha. No! Basta non posso più pensare ai concetti degli oggetti. I miei pensieri sono liberi immateriali come i miei pensieri. Non voglio sapere perché fai questo vorrei dire a qualcuno prima che pronunci una causa e un effetto sullo stabilizzare la mia vita in conseguenza del mio esser comprato. Ho diciassette anni e non capisco esattamente il mio rappresentarmi dentro uno schema che non mi è proprio che cerco di fare mio soltanto per dire: non è giusto. Io sono me stesso non una minoranza non una maggioranza non un pensiero astratto dentro la moda. Vorrei sempre sapere questo vorrei sempre capire come fare questo. Questo. Ma io non altro che il significato di un ciò e allora perché una parola come il sistema mi dice che appartengo a ciò. Ciò cos’è questa rappresentazione del sistema che mi piomba addosso su ciò che faccio sui miei gesti movimenti, delle mie labbra della mia bocca mani. Vorrei rispettare l’aria ma non capisco perché la devo respirare non dove mi sento ma in modo che deve essere un’altrove. La civiltà non è il potere non è il sistema ma la mia responsabilità di parlare ed anche il pensare che la vita è più di queste conseguenze - è più di ogni conseguenza dentro un funzionalismo astratto ch’è reale come può esserlo il suo non essere per essere in trasformazione con me che sono così, in questo, questo modo sempre più costretto a viverci dentro. Era un giorno ed era colmo di senso di scoperta e di libertà quella che non à bisogno di essere votata, che non da voti ma conoscenza quella che non obbliga ad essere un numero o un’agire. non ci sono spazi chiusi non ci sono contrapposizioni e chi ha pensiero non conosce l’insulsaggine che si arroga lo stesso la volontà di fare. È giorno e basta, basta! Per ora o per sempre.

 

Wednesday, February 27, 2008

Ogni lasciata è persa!!??

Ricordo che diversi anni fa una certa Inglesina, ch’era venuta in Italia per passione dell’italiano, voglio dire la lingua italiana. Bene poi finì per condurre per un certo periodo un programma per bambini nella fascia pomeridiana della rai televisione, parlando un bellissimo italiano. Fatto sta che una sera d’estate, mentre tornavo a casa in macchina la incontro sul ciglio della strada, sul lungo mare, che non si comprendeva se voleva che mi fermarsi per farla attraversare, o facesse l’autostop. Quasi sicuramente la prima eventualità, dato che molto probabilmente era uscita dall’albergo che era una decina di metri più in là. Fatto accadde che io fui tutt’altro che un latin lover, la guardai e proseguii. Chissà forse perché assomigliava tanto ad una con cui ero stato qualche tempo prima. Viva l’Inglesina che parla così bene l’italiano.

 

Wednesday, February 20, 2008

Un incontro, un giorno

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Due tizi s’incontrano, uno dice all’altro: La sai quella del soliloquio della donna con se stessa pronunciato da un uomo. Bene, l’indiziato per tizio della tizia dice a se stesso, parlando con se stessa e rivolgendosi ad entrambi.

 

I rapporti umani sono materiali e con ciò poco amabili. Ma quantunque nell’amore sono materiali perché resi economici?! Se io ti chiedessi di fare all’amore tu avresti delle obbiezioni, e da cosa deriverebbero, per lo più da significati dubbi sul reale affetto delle mie parole. Ma tu ti chiedi s’è vera la mia dialettica da ciò che io dico, bada dico di essere in riferimento non del tuo gusto che so materiale ma dall’appagamento materiale del mio diciamo carattere economico – ecco che le mie parole si troverebbero così su qualcosa di materialmente scambiabile, quasi con un prezzo. Ma se io ti dicessi a tal proposito che il mio dare è del tutto immateriale, fatto di parole pensieri, sentimenti, atti di affetto privi del possederti come oggetto, per questo troveresti delle obbiezioni!? Il mondo dell’immaterialità se di gran lunga è divino e spirituale è intriso anche della materia, il mio pensiero, l’intelligenza o anche una carezza può essere dono, quasi come l’aria che respiri e questo per certo senso è quasi come l’immaterialità della materia per atto umano della coscienza dell’individuo verso l’altro. Ora tu non trovi obbiezioni ma taci, non per silenzio, ma perché non trovi utile l’essere stesso. Se un’artista può essere libero dalla materialità degli oggetti e perciò cerca di stare nella materia come spirituale che vede e cerca il senso del proprio respiro, diciamo, liberandolo dal senso interrogativo della materia, lo è non per utilità, ma per verità in ambito immateriale presente nel mondo e libera la coscienza nella relazione con il mondo, ma nell’atto concreto anche la persona. E quel ch’è più la persona con la persona. Io e te possiamo essere in noi ed essere solo io e te, ma in sostanza non vuoi neanche parlare.

 

Continua non si sa dove: ma prima di riuscire a parlare ci sono un sacco di argomenti preconfezionati.

 

Friday, February 08, 2008

Voci di strada

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Bene una sera un tale incontra o meglio sta seduto con due tizie, donne, bo fate un po’ voi. Sapete di quelle che non si sa bene cosa vogliono, ed una fa a costui: “Tu mi hai fatto la fattura.” Io nell’ascoltare ciò lì per lì, non capii subito il senso di quel che diceva la tizia. Be’ il tale sta lì un attimo e gli risponde: “Perché?” e lei niente, non risponde. Allora lui gli chiede ancora perché? e lei niente. Fatto sta che il tale capendo il tipo di fattura che intendeva lei, voglio dire di genere superstizione, ma non di quale superstizione, possiamo dire. Invece di dire che non sapeva a quale sciocchezza si riferisse, gli chiese indirettamente, per cosa e perché pensasse quella cosa. Ora mi sembrò che la questione fosse finita in quel modo, dato che la tizia non aveva voluto rispondergli. Ma questo fatto del caso dava azione all’assurda elaborazione di un’altra donna, seduta ad un tavolo vicino il loro: in questa donna si suscitò uno strano convincimento, che addirittura alterò incattivendolo il sentimento che nutriva per quel tale, in modo per giunta del tutto personale e nascosto a lui, non vi era né relazione e conoscenza tra loro. Diciamolo spesso questo mondo è un mondo di fanatici fissati che vivono interessandosi dei fatti degli altri, senza neanche sapere cosa, presunzione!? Allora come dicevo quest’altra tizia nel suo convincimento stabili che prima: il tale era un superstizioso e secondo dopo che si era “fatto” lei, dopo, le aveva anche fatto pagare l’iva. Ciò perché nella sua testa era gelosa del fatto che almeno l’altra parlava con lui. Ma immaginate che giro di chiacchiere e calunnie per il tale, così malcapitato in una situazione, di cui era del tutto estraneo.
I due dopo avere ascoltato dissero, quasi insieme. “E non è solo questo c’è anche di peggio, ci sono persone che fanno del male nella più assoluta indifferenza, e c’è un solo motivo perché ciò accade ed è che costoro sono soltanto dei moralisti.” E uno dei due dopo aver detto con l’altro ciò si infervorò e disse con impeto: “E allora il mondo dell’intrattenimento che assorbe e riempie di fini economici ogni contenuto e assorbe così la cultura e lo spettacolo, per lo più diventato un qualunquismo finto variegato da introiti economici, diciamolo, grazie all’ignoranza e incompetenza e superficialità, questa in primo, dei fruitori. Sentendo ciò quello che aveva narrato la storia della calunnia, rispose: “Ma non è conveniente dire queste cose, dare importanza alla competizione tra soldi e arte.” E già risposerò gli altri due: “Non vorrai mica dire che il problema è l’affatturazione. Miserabili tutti! Manigoldi economici autoreferenziali incapaci di essere, non c’è verità solo balle tanto grosse da sembrare vere!” Inveirono tutti.

 

Saturday, February 02, 2008

Bozza Riforma elettorale amministrativa – Italia.

Abolizione per i sevizi segreti della facoltà di delinquere. Tracciabilità operativa di tutti i reparti delle forze dell’ordine in particolare dei reparti in borghese. Dismissione della possibilità per l’esercito di essere nella trattativa per l’acquisto commerciale delle armi. Abolizione del segreto di stato. Il presidente della repubblica e il presidente del consiglio hanno mandato amministrativo per la realizzazione degli organi di vigilanza per l’amministrazione dei suddetti in ambito costituzionale con in essi i delegati dei rispettivi “corpi”.
Le riforme costituzionali prendono attuazione dopo due legislature parlamentari la loro istituzione. Tranne in casi d’emergenza, quale ripristino della democrazia dopo la dittatura o guerra. Fermo restando i principi della costituzione attuale, Le leggi di amministrazione della nazione vengono presi dall’esecutivo di governo, su voto a maggioranza, composto da tutte le forze l’arco costituzionale parlamentare nel numero di un’esponente per partito. L’obbiettivo della legge va rivisto qualora non sia raggiunto, anche per analisi parlamentare. Gli esecutivi del governo vengono rinnovati ogni anno con elezione del parlamento; il parlamento in questo progetto ha la stessa durata di quello attuale ed è eletto con sistema proporzionale (il partito può essere formato anche da un unico candidato, che abbia raggiunto le firme necessaria di altri cittadini per proporsi alle elezioni, costui non può avere cariche o interessi personali cospicui particolari). L’elezione del presidente della repubblica avviene con il sistema elettorale popolare. Il presidente del consiglio è esponente del primo partito per suffragio. Ha facoltà di scegliere i ministri in ogni forza parlamentare tranne la sua, tranne che per i presidenti delle “camere” che saranno del suo partito. Il numero dei parlamentari rimane ampio, ma al lordo lo stipendio si dimezza, all’incirca da quello attuale. Le commissioni parlamentari hanno determinazione di consiglio nella facoltà propositiva verso l’esecutivo di governo. Che può essere sfiduciato dal presidente della repubblica su richiesta per approvazione del parlamento.
Le organizzazioni sociali non possono avere agevolazioni che superino la libera espressione il cittadino – e nella libertà dell’espressione individuale la persona. Lo stato non può sottostare ad una regola economica aprioristica.

 

Saturday, February 28, 2009

Un uomo in ipotesi di adamo

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Mi ricordo quando Dio mi ama
fossi essere certo
o soltanto me stesso
e Dio mi amò del suo grande
amore lo stesso.
Seppi io perdonare, perdonai anche
ma ebbi anche paura.
Quando Dio mi amò, io tornai
ad amare
Ma manca quello che so che Dio
Ama

Spesso misuriamo l’amore di Dio. Eppure Gesù ci à mostrato l’amore di Dio e à contemplato tutto. Non solo il suo sacrificio, ma anche il suo amore.

Adamo l’amore che tutto ama perdona se stesso

 

Tuesday, February 24, 2009

Fino a che punto

Ci sono grandi cambiamenti nel mondo e, tali cambiamenti possono essere piacevoli e aiutarci ad essere più coscienti e liberi. Ma altresì il denaro come bene e male fa scivolare sempre nell’orgoglio e nel dominio dell’essere umano e, allora ciò che cambia trova pensieri un po’ logori e di controllo e tutto sommato l’evanescenza della coscienza. Se assistiamo ancora al dominio del messaggio che più denaro si à più è possibile essere futili e superficiali e spesso non è importante dare senso a quel che si fa, o più che altro esaltarsi in quel che si fa, senza considerare neanche ciò che può essere vero o libero dalla vacuità dell’edonismo quasi fosse l’unico scopo dell’esistenza. E se assistiamo per ciò a dissesti del senso spontaneo in onore dell’esibizione, un grande e compiaciuto non senso, che dimostra che lo scopo dell’esibizione è il successo dell’apparizione e del denaro. Quasi che un nuovo esaltante concetto di pensiero si stia formando in questo esaltante bisogno di dominio: quale quello che partendo da un concetto inesistente lo si può strutturare in assenza di idee, che per questo o per lo più sono prive di ragionamento se non per l’evanescenza del denaro attribuito, o associazione dimostrativa – insomma per esempio la recente catastrofe economica non è niente altro che la portata del senso esibito di tutto ciò – ma ben venga questa trasformazione che finisca e cambi tutto ciò, anche per chi non vede il presente, cerca di stare nel futuro controllandolo con il passato. E a cosa stiamo assistendo tra una ronda che porterà la carta igienica per entrarti in casa invece dell’olio di ricino. Al tentativo di discutere il tempo con i canoni del servilismo e della rappresentanza, che stimolano e soggiogano la voglia di dominio e la restaurazione dell’esibizione e dell’attributo del denaro. Lontano dalla conoscenza individuale e dalla libertà; tale apparato e costrutto stimolano un altro grande attributo della restaurazione quello della logica della fratellanza – la fratellanza – di là della sincerità e dell’amicizia. La ricerca dell’uso del denaro per il bene o per il male, la dipendenza verso la libertà o nella morale e del suo dominio, la vacuità della possibilità e la sua rappresentazione, o l’attributo della virtù del comportamento? Non c’è tanto da scherzare soprattutto in un humus sociale che à fatto del servilismo e della rappresentanza, la ricerca e l’esaltazione del dominio. E allora il buon senso dice che il mondo è cambiato e che l’orgoglio dell’attributo sta nella libertà individuale e l’amicizia e sincerità e che stare nel tempo è parteciparvi nella spontaneità e senza vanità o protervia di potere servile e rappresentativo, che tra un individuo e un altro cerca solo la prevaricazione di uno su l’altro, senza né carità né verità, ma soltanto nell’esaltazione nel giudizio e nella condanna. Il principio di accettazione non è soltanto della possibilità, ma della vita e della capacità di amare per essere.

 

Thursday, February 19, 2009

Stratosferico il giorno

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….. dirle, dirle. S’immagini che prima d’ora le cose erano di gran lunga diverse. Che con il tempo si cambi appunto fino a trovare per questo nuovi modi di fare. Comunque se dovessi raccontarle un po’ come è iniziato tutto ciò, dovrei dirle semplicemente per caso. Le cose sarebbero potute andare in modo diverso, che so, se fossi stato in un altro mondo del tempo. Ma forse sto indugiando un po’ troppo sulla sua curiosità. Bene voglio dirle, posso dirle, che da quando ò iniziato, ragazzino, credo di essermi masturbato almeno dalle dodici o tredicimila volte, consideri numericamente che tra queste ci sono anche considerate le eiaculazioni nel rapporto sessuale con donne, per dirle il numero dei miei orgasmi. Questo intendevo poco fa se fossi stato in un altro mondo del tempo e tutte queste volte fossero state altrettante volte che avrei fecondato una donna, ora, sarei come un profeta biblico, creando intere nazioni e discendenze. S’immagini invece nessuno, per dirle con tranquillità. Ora come le dicevo prima; a un dato punto della mia vita ò cambiato decisamente modo di fare. E mi capita sovente di dimenticarmi di produrre eiaculazioni. Certo alcune volte, mi eccito volentieri, ma a ciò non segue nessun atto onanistico. Fossi meno svagato e avessi donne più prospicienti intorno, sensibili e piacevoli, potrei far accadere ciò in loro compagnia, così, senza tanti calcoli numerici; ma come le dicevo, sembra che il tutto non accada, per un verso o per un altro, non so. E allora ecco che si presenta questo piccolo problema, credo di dire. Lei mi dirà, ma in fondo cosa c’è. Forse sarà un po’ di stanchezza non so, o forse il contrario. Sta di fatto che credo per i motivi che ò narrato in quest’ultima parte del mio racconto, qualche volta di notte e nel sonno ò quel che si chiamano delle polluzioni notturne, mi eccito e eiaculo senza neanche toccarmi. Sarà l’eccesso di liquido prostatico che debba far spruzzare con quello seminale, o cosa d’altro che fantastica nella mia mente. Ma, non mi dilungo ancora nel racconto e le dico cos’è che mi appare un problema. Vede, difatti, tutto sommato il godere senza neanche toccarsi può essere in se una cosa piacevole e interessante, ma vorrei che accadesse che sono sveglio, non che alcune volte non sia accaduto; proprio nel momento della eiaculazione mi svegliavo e percepivo la tal cosa. Ma da un po’ mi succede che tutto ciò accade nel mio sonno e sogni e tutt’al più mi succede di sentirmi bagnato e soltanto per questo mi sveglio e so esattamente cosa è successo.

 

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Tuesday, February 03, 2009

L’immoralamente

Era, come sempre in uno dei miei strani forse giorni, eppure erano proprio giorni qualsiasi. È di fatto che mi succedeva che quando era insieme a qualcuno che desideravo, incominciavo e pensare e eccitarmi sessualmente. E mi succedeva che ciò accadesse anche alla persona che era con me. Non come sembra logico spiegarlo in questo modo, consideravo che questo mio eccitamento, desiderio, non fosse propriamente mio. Mi dicevo che mai poteva essere una cosa come quella non ero io che lo volevo, ma quel che io sentivo come possibile che accadesse fosse quel che l’altra persona voleva. E in questo desiderio incominciavo a credere mi volesse chiedere quel che io ormai immaginavo essere un suo desiderio. Quel che accadeva a me sul mio corpo che si eccitava non era mio ma il desiderio che stava provando l’altra persona. Ero ormai nella certezza che volesse questo da me. Il mio sentirmi nell’eccitazione era la palese certezza che volesse da me quel che io non volevo. Che in fondo il mondo stesso diceva che non potevo volere. E così aspettavo che potesse accadere che mi fosse richiesto, che si dimostrasse che quel che immaginavo fosse la realtà, e che a desiderare ciò che non volevo fosse l’altra persona. Ero nell’impossibilità di chiedere per questo e dichiarare quel che desideravo e sentivo, quel che volevo e anche mi piacesse.

Oggi le cose sono cambiate tutto questo non mi accade più, ma ho immaginato se l’altra persona fosse una donna come me, se io fossi un uomo e anche l’altra persona e questo accadesse, il significato non sarebbe in fondo immoralmente lo stesso. Non c’è forse una sensazione del pregiudizio che pone come condanna il capire, e il giudizio come sopraffazione per la propria identità che accusa e condanna e si pone con il proprio desiderio sopra la coscienza dell’altro, che viene privata per questo, perché in fondo calunniata della possibilità di agire e essere senza dover essere giudicato.

Già perché proprio da ciò, dal credere qualcosa di non vero su di un’altra persona, solo nella ricerca della condanna, per non riconoscere e pensare per capire al di là della negazione dell’altro perché non si accetta più se stessi e nemmeno la propria immaginazione naturale, che può capitare di trasformarla per un’assurda riempitura in violenza. E ora accadde che di quei tempi il mio fissarmi nella calunnia di una persona per credere anche alla calunnia di un’altra per essa, quasi che pian piano si contagiassero le perone disposte ad accettarla. Che la mia mente le nostre menti in una sorta di follia incominciarono una strana competizione degli intendi e dei processi alle intenzioni per giudicare l’identità calunniata facendo crescere nell’immaginazione di noi il convincimento che fosse reale tutto ciò, quasi che ogni azione gesto significato fosse associabile a costei che incominciavamo a sentire con le nostre pulsioni e desideri, che erano dentro di noi, ma negavamo e imputavano a colei persona identità pensiero e cultura. L’odio e l’aggressività aumentavano in sostanza con la nostra incapacità di capire e accettare, che si trasformava in una strana invidia e per accettazione di questa esaltazione e giudizio. Stavamo odiando quel che immaginavamo, e invidiavamo la bontà la verità e la vita che quella persona aveva, ma che avevamo negato per obbedire al desiderio di dominare la paura e obbedire alla volontà di questa e affermare un giudizio sul tempo, che in fondo screditasse la nostra immaginazione e possibilità di creatività, scagliandosi per questo contro chi si era calunniato. Come uscii da ciò è stato un atto di umiltà e la capacità di disobbedire a quell’obbedienza, che mi aveva sì esaltato ma portata la distruzione.

 

Monday, January 28, 2008

In pittura

Frederick Wiseman documentarista statunitense. Il suo documentario è una presa diretta sulla realtà che viene ripresa con i soli filtri della tecnica cinematografica che osserva nella maniera più semplice ed evoluta quel che accade: vede sente con del piano sequenza e “isolati raccordi”, senza altri commenti. Una scrittura a mano libera con la voce degli altri.
Queste mie foto, frammenti del documentario Hospital 1969 sono richiami alla pittura realistica "dell’immagine ferma" in alcuni tagli, miei personali - dell’immagini filmiche di Frederick Wiseman.


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Tuesday, January 22, 2008

Il paradiso e l’eternità

di Patrizio Marozzi

Certe volte si dice che la vita è dura, di certo può avere e spesso ha degli aspetti di difficoltà, ma la capacità di essere giusti anche un po’ felici, o molto quando è possibile deve essere più che una possibilità – Questo è il titolo.

Un giorno un certo tizio si trovò alle porte del paradiso. Proprio un gran portone con sopra scritto: “Paradiso”. Giuntovi così, diciamo a piedi rimase, lì, dinnanzi al portone un po’ esterrefatto. Era proprio sul portone del paradiso ma nessuno veniva ad aprirgli. Trascorso un po’ di tempo senza che nulla in quella situazione mutasse, per cotanto decise di bussare. E con quanta forza poté alzò il grosso anello appeso al portone e fece per dare due colpi su di esso. Rimase ancora un paio di minuti in attesa, quando finalmente il portone si aprì. Vide subito la presenza di San Pietro, che guardandolo gli chiese: “Che desidera?” O bella rispose quel tizio: e aggiunse; “vi pare che son giunto fin qui per restarmene qui fuori?! Son qui per entrare in Paradiso. San Pietro lo guardò: Ma! Può darsi ma a me non è giunta né voce, né fatto di questo, disse, e aggiunse, e dato che vedo che fin qui siete giunto, mi par proprio di capire, che proprio di ciò si tratta, ve ne starete qui sulla soglia del paradiso davanti al suo portone!

Ma dunque rispose il tizio: “Come è possibile?” E che ragione è questa?

Allora San Pietro nel vedere in qual sorte costui era finito, e preso a considerare questa Anima gli chiese: “Ma ditemi sulla terra dove siete stato e che avete fatto?” Be’ che devo dirvi rispose il tizio: ho goduto e sono stato bene. Bene rispose San Pietro, ma in definitiva che vi è capitato di fare? Il tizio guardò San Pietro e rispose: “Tutto” tutto ciò che si doveva, tutte le cose che vengono da farsi nell’epoca in cui si vive. Aggiunse. San Pietro lo guardò e con somma pazienza aggiunse: “Proprio tutte.”

Il tizio: “Tutte le cose che per comune senso delle opportunità della vita erano ritenute come giuste, e realistiche.

San Pietro: “Ma dimmi un po’ come definiresti il successo delle tue cose, con quale termine paragoneresti la modalità con cui hai trascorso il tempo?”

Il tizio: “Be’ tutto sommato ho accettato tutto quello veniva dalle migliori opportunità, come appunto la migliore opportunità, e mi sono sempre ben intrattenuto nelle cose e le persone. Sì mi sono ben intrattenuto.” Disse il tizio pieno di soddisfazione.

San Pietro lo guardò un po’ e poi con un’espressione un po’ compiaciuta e di considerazione gli disse: “È proprio questa la questione, magari sarai stato alla moda, ma ti sei intrattenuto e basta. E vedi per questo devo chiudere il portone ma come vedi su di esso vi è scritto Paradiso, puoi intrattenerti a leggere ciò per l’eternità, leggere questa parola e chiederti che significa, la targa su cui è scritta mi sembra alla moda e tanto basta per la tua comprensione, non devi neanche riflettere troppo.” Detto ciò San Pietro chiuse il portone.

Passò molto tempo e il tizio rimase intrattenuto in ciò. Poi un giorno pensò ricordando un fatto che gli era accaduto quando si era intrattenuto sulla terra.

Un giorno scoperto per caso un libro di un autore, ritenuto particolare, perché richiedeva più attenzione del solito intrattenersi con le cose e le persone, decise per questo motivo che non valesse la pena conoscere quel libro, che in più non parlava delle cose di cui tutti parlavano. Non sapeva nulla di quel libro né quanto sarebbe stato importante, ma il suo intrattenersi non gli dava tempo - ora - se non per le cose che apparivano più consone.

Ora riflettuto su ciò, dopo avere guardato, per l’ancora, la parola scritta sul portone: Paradiso; attese quasi un istante, ma non seppe neanche di non pensare, tanto naturale fu il gesto che: “Aprì il grande portone ed entrò in Paradiso.

 

Wednesday, January 09, 2008

“Cerco nel bosco il silenzio del giorno”

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Saturday, January 05, 2008

Salomone fa un sorriso di serenità

Me ne andavo passeggiando con un libro in mano leggendo La sapienza in se stessa:
Annunzierò che cosa è la sapienza e come nacque,
non vi nasconderò i misteri,
ma dal principio della creazione ne seguirò le orme,
metterò in luce la sua conoscenza
e non mi allontanerò dalla verità.
Non mi accompagnerò con la struggente invidia,
poiché essa non ha niente in comune con la Sapienza.
La moltitudine dei sapienti è la salvezza del mondo
E un re saggio è la prosperità del popolo.
Lasciatevi dunque istruire dalle mie parole e ne trarrete profitto.

Poi in verità mi imbattei in una donna peripatetica, di quelle giocose e piacenti che parlano e ti darebbero il cuore, che non sanno neanche loro perché così per caso sono lì per la strada a fare quel mestiere, una di quelle che vorrebbe esser sposata fare tanti figli e pensare alla casa, proprio come un bel personaggio dei film di Federico Fellini se non fosse che lei è vera. M’imbattei, perché mentre camminavo me la trovai dinnanzi mentre io ero immerso nelle parole di Salomone.

Poi sedetti qualche passo più in là e assistetti alla strabiliante discussione tra due cretini, in una mirabile quanto misteriosa intesa. La discussione verteva sul fatto di quale colore fosse il pensiero dell’uno rispetto all’altro, quale fosse in definitiva la materia di discussione e quale l’argomento perché il colore in se era solo lo strumento.

Disse il primo cretino al secondo: “Bianco!” rispose il secondo cretino al primo cretino: “Nero!” al ciò il primo cretino medito e rispose: “Nero!” al che il secondo cretino preso da un lampo di genio gli rispose: “Bianco!”

Questa discussione tra cretini non so quanto finì perché io dopo un po’ tornai a casa con il libro sotto il braccio, ma credo indubbiamente che da questo racconto di qualche anno fa, credo, che due cretini stiano ancora discutendo.

 

Friday, January 04, 2008

Certi concetti sono meglio di altri ...

La sapienza esorta istantaneamente.
E ora, figli, ascoltatemi!
Felici quelli che osservano le mie vie.
Ascoltate l’ammonimento e siate saggi,
non lo trascurate!
Felice l’uomo che mi ascolta,
vegliando alle mie porte ogni giorno,
custodendone i battenti!
Sì ! chi trova me trova la vita,
e incontrerà la benevolenza del Signore.
Ma chi mi offende, distrugge se stesso:
tutti coloro che mi odiano, amano la morte!”.

Proverbi Biblici: la sapienza e i suoi consigli.

 

Wednesday, January 02, 2008

Sintesi dei concetti storici etichettati.

Il romanticismo dava espressione ai sentimenti personali artistici, dicasi, della persona. La sua rivisitazione in sociale è sfociata appunto in sue rivisitazioni dove dalla bellezza spesso si è passati al dispotismo. Anche l’illuminismo e i suoi derivati sono una rivisitazione del romanticismo, ed appunto per la storia sociale del secolo della “reazione” (post medioevo generico). Il concetto base è tra il romanticismo e il rinascimento, rinascimento come espressione ed analisi espressiva la persona e il suo essere totale.

Dicasi anche che l’artista da tale espressività si trova nei risvolti sociali della fine dell’ottocento e inizio ventunesimo secolo, più che mai introiettato dalle dinamiche percettive i sentimenti politici del pubblico. Ma per esempio non si può certo imputare a Malevic ché nella liberazione della forma, dava al concetto quello che sarebbe stata l’esasperazione storica del comunismo sociale sovietico, come non si può imputare a Duchamp il fatto di aver evidenziato il fatto che l’oggetto perdeva i suoi connotati artistici, in quanto oggetto comune della funzione sia essa sociale quanto “alimentare biologica, dicevo non gli si può certo imputare l’esasperazione funzionalista della società dell’oggetto consumo – e umano – e gli artisti che in qualche modo si sono evidenziati nei regimi e nei sistemi, (del secolare secolo), più che nella verità non solo dell’analisi ma nella coerenza per e nella libertà, devono in fondo chiedersi se lo hanno fatto a scopo di puro piacere personale, o se nella propria vanità sono stati prestatori d’opera per emozionare sentimentalmente la società ed il suo individuo come espletamento concettuale della matrice corrotta della politica. Che perde il concetto di pensiero amministrativo dell’equità della differenza sociale nella libera scelta della persona ché trova così la legittima possibilità d’espressione ed esistenza, a favore o di una determinazione di dominio sociale a fini del funzionamento, o di una parte della società o nella determinazione di un valore supremo nel funzionamento dell’apparato sistemico, senza riconoscere il valore dell’individuo.

Tale deroga in sociale delle strumentazioni politiche dell’arte non determina in fondo la verità dell’arte come il suo dialogo con il mondo per mezzo dell’artista che sa che la sua esperienza di comunicazione ha anche un valore spirituale e libero come il senso stesso della persona che comunica interiormente con gli altri esseri e intimamente parla a Dio.

In fondo il romanticismo trova così un punto di unione con il rinascimento dando alla contemporaneità un pensiero di ampliamento, più che di dominio, dittatura palese o tralucente l’orgoglio e il sentimento. Ma significato e partecipazione dell’essere che guarda il senso della sua libertà interiore anche per mezzo del significato degli oggetti dell’arte.

 

Tuesday, January 01, 2008

Un occidente artistico Zen

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http://www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it/

 

 

Sembra l’attimo o l’apologo, ma tolto l’attimo o l’apologo. È quel reale che c’è.

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-          Sembra un sogno.

-          Che vuoi dire? Certi giorni i giorni sembrano più tranquilli, sono quei giorni in cui si resta soli.

-          Già.

-          Ci sono dei problemi adesso è di questo che dovremmo parlare!

-          Perché? ne ài bisogno. O li ài risolti?

-          Il tempo è occupato da questi problemi.

-          Dici! Io credo che dovremmo meglio considerare quello che possiamo fare in questo istante, io e te.

-          Riferito a cosa per quale contesto?

-          Cos’è che ci fa stare insieme. Dico perché siamo qui, in questo momento, insieme?

-          Possiamo parlare dicendo la verità ….

-          Questo è possibile, ma quante sono le cose che il mondo ci farebbe dichiarare per stare insieme. E non potrebbero queste stesse cose, essere quelle, che finirebbero per dividerci!

-          Con questo che vuoi dire che la priorità è essere insieme. Credo. Altrimenti perché mi ài detto che non dovremmo parlare dei problemi che il mondo, che io sento. Non parliamo dei problemi. Dovremmo allora, forse, baciarci!

-          Sì sarebbe meglio e più vicino al fatto che siamo qui, insieme.

-          Soltanto, e perché?

-          Perché la cosa più giusta e vera, ora che si è qui, che si è insieme, è riuscire a esserlo, pensando che il senso per questo, lo scopo, in questo istante, è quanto io, quanto te, riusciamo a desiderare di farci del bene. Quando siamo capaci di comprendere la possibilità che il voler bene è parte di noi.

-          Trovarlo sempre.

-          Già!

 

 

Monday, January 26, 2009

Circostanze

…. E allora che cos’altro vuoi aggiungere. Te la dico io una cosa. Voglio tornare a vivere serenamente, riuscirò a non avere più paura. Trovare persone gentili e simpatiche. Ci sono persone che lo sono e altre che non lo sono, ovunque e chiunque, da sempre. Ed io voglio esprimermi normalmente. Non è stata colpa mia, non è stata colpa del mio corpo. Sono me stessa e voglio essere me stessa. Chi riconosce i propri errori forse è più utile di chi non fa che giudicare e pontificare e, starmi addosso per pubblicità e arrovellarmi con il ricordarmi quello che è successo, mentre io so di essere quello che sono e, la violenza chi la riconosce sarà meglio per lui. Ora non è che debba capire tutto, se mi andrà cercherò di capire. Io voglio essere semplicemente quello che sono sempre stata, vivere per comprendere e esprimermi. Credo che se questo - mi faccio accadere - in me, sia giusto. Voglio amare e non essere presa nella paura e nell’ansia. Sono stata violentata sessualmente e, questo contesto questa frase che non può che essere una circostanza spiacevole ma, ciò non deve togliermi me stessa, io voglio essere e vivere, con me stessa e la libertà della natura.

 

Tuesday, January 20, 2009

il giorno dell’Ecatombe

Il giorno incombeva e il tempo di quella giornata stava trascorrendo silenzioso e un po’ mortale. Le persone che cercavano di compiersi nel mondo. Imbottite di esigenza e sproloqui sulla competizione. Il profilo di una persona come tutte le altre che brama una mostruosa esistenza dell’eternità. La ricchezza è per questo e sembra nell’apparire uno sproloquio collettivo. Ma il clan dei serpenti è vuoto perché è pieno, il mondo è l’unico richiamo l’invidia della libertà l’unica sorte dell’esibizione. Uccidere per essere sopravvivere per uccidere. La banalità precede tutto. Il discorso sembra una sequela appresa bramosamente. Quasi, come una domanda e risposta da applicare ovunque e tra chiunque, da tutti. Per stare in procinto al mondo e nel perpetuo giudizio del mondo sulla verità delle persone. Si eseguono così i momenti tragici della schiavitù, dell’infame del fausto e del successo che deve essere la verità. Chi c’è che aspetta, nessuno, la miseria serve alla solidarietà, la ricchezza alla vanità. E insieme banchettano sui pulpiti del guardare l’assurda riproduzione della menzogna. Eppure finché il mondo à, una gerarchia, il mondo si muove, l’importante è stabilire un prima e un dopo. Una verità di ciò che si vuole e, si ordina al banchetto dei valori il discorso della vita che deve vincere. La discordia nasce antica eppure non c’è convivenza, e la vita in comune dispera nel superare la discordia. C’è un attimo di difficoltà e illusione in più in questo. Per brevi attimi è l’unica possibilità, l’unica speranza cui cerca di aggrapparsi il mondo, come se poi non risultasse vacua per ogni sua guerra.

Siamo soli nella stanza io e lei. La guardo e l’unico discorso che sembra nascere è una fuga nella certezza delle cose ovvie.

Che importanza à l’unica esistenza è già scritta. Essere nel proprio tempo nel modo più conveniente possibile. Da sempre il discorso è lo stesso. Le cose ovvie sono conquiste che prima non erano. Ora che le ò, la questione è vivere con queste e lasciare stare tutte le altre. Se la verità sembra faticare a esistere perché sobbarcarsi di questa fatica. Salire il gradino poi un altro solo questo conta. La vita è fatta solo di momenti così, messi in fila uno dietro l’altro. In fondo ciò che non si conosce non si apprezza e non si sa se si disprezza. L’altro deve appartenere al mondo e con esso io lo guardo. L’esperienza è una traduzione e se vi è una spiegazione dell’essere sia se o altro in fondo, è, ciò che esiste e si afferma. La conoscenza è qualcosa di conosciuto una verità apparente che mostra il mondo. Il significato dell’esperienza è soltanto questo. Questo successo delle cose che determinano il mondo. Non si compie così anche l’interiorità, che in questo modo non à più bisogno di essere conosciuta, ma solo determinata e codificata dallo status del luogo e del tempo. La coscienza si determina per istruzione e così la verità si consolida nel mondo. Anche le persone che ignorano possono sentire l’importanza del mondo e il suo manifestarsi e così concorrere, affinché le importanze appaghino il progresso e il riferimento del bene. L’utilità è la pratica stessa il bene su cui dire ciò che è bene e ciò che non lo è. La materia diventa invisibile e determina la realtà dello status.

Il vuoto della libertà incombe su tutto il discorso. E non c’è un solo sì che liberi la conoscenza. Quello che si dice e si afferma non à più alcun valore. Perché non à più alcun riferimento. L’anima non partecipa alla conoscenza e l’intelligenza à solo il tempo della sua materia. E spesso tutto sembra apparire senza grande gravità. Soltanto sentimenti che si affrancano e si esaltano nel successo materiale. L’esibizione à sublimato il bisogno di conoscere. E la conoscenza è una disperata esibizione d’importanza. Un mondo sociale classificato. La morte percepisce se stessa come potere e affermazione, come eclatante illusione del genere della sopravvivenza. L’amore è una dipendenza. Un costrutto sociale. Un’apoteosi e un’antitesi insieme. Come questo mondo qui descritto, in cui patisco e vivo e, in cui all’abisso di questo, faccio ed esiste, la bellezza e la verità e la libertà. Che non delega al mondo, ma all’anima stessa della coscienza l’esistenza del mondo stesso. Un sì autentico all’amore, cui chiedere e rispondere.

 

Thursday, January 15, 2009

Tristezza e Sorriso - Samuel Beckett – Finale di Partita –

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Oggi ho riletto finale di partita di Beckett nel rileggerlo ho come rivisto lo spettacolo di Carlo Cecchi a cui assistetti alcuni anni fa nel rileggere le battute di Hamm mi sembrava proprio di ascoltare la voce recitante di Cecchi di rivedere la scena teatrale di quella sera cosa che sarà sfuggita a questo aspetto del tempo è il suono di uno spettatore seduto lateralmente dietro di me che addormentato si lasciava sfuggire un leggero russare vivo nella regione dei teatri storici e questo era una di questi non tra i più grandi anzi piccolo ma ricco nell’insieme per chi vi si trovasse è a Porto San Giorgio questo testo di Beckett è forse quello che può indubbiamente porre a me la domande cosa sia più il senso di molto del teatro classico e scespiriano c’è ancora un senso nel mitopoietico della divinità e del potere o più semplicemente la narrazione trova tempo e termine nella supplica esteriore del mondo che sviscera e non vede se non quel che appare. Tutto questo in Beckett non accade, accade il contrario, l’aspetto formalizzato non rivoluziona, la rivoluzione è nell’aspetto stesso di quel che accade e si esprime per mezzo delle espressioni che accadano voglio in definitiva specificare che la connotazione della classicità del teatro non può sussistere senza confrontarsi con il senso del teatro come in Finale di partita il teatro non può sussistere senza il tempo di Brecht senza la determinazione dialogica di Pirandello senza l’alterità di Eduardo de Filippo. Da questi connotati c’è molta trasmigrazione in alcune poetiche e in alcune opere essenziali, sia nel formalismo del movimento e del testo che qui non cito e non evolvo quest’analisi e per ciò per il momento non ò dimenticato di sviscerare altro o chi.

 

Wednesday, January 14, 2009

Il tempo è di qualunque. Poesie.

I Fantasmi

I primi fantasmi erano voci e suoni
Il mondo dei sentimenti alterati
Sembrava subliminale era come subliminale
I fantasmi ànno movimento
e intenzione.
E psicosi per coscienza.
Amano male si esaltano nel potere
sono incapaci d’intendere.
I fantasmi sono qualunquisti
Confondono l’intenzione con l’istinto e la volontà
I fantasmi sono ovunque e l’ipocrisia
Appare invisibile
I fantasmi giudicano per giustificare le intenzioni – eseguono per mania di potere.
I fantasmi sono anche tra l’ignoranza che ama il potere sopra l’onestà.
I fantasmi muoiono in ogni forma.
Soltanto nel replicare si
Immaginano.
L’ipocrisia evita di comunicare e appaiono i fantasmi – con essa si manifestano.
Incapaci d’intendere
I fantasmi sono intesi
Si manifestano per effetti.

Stare

Quando di giorno non potevo più dire
ò parlato semplicemente sarebbe
Del resto tutti i giorni erano
senza possibile.

Riposo

Se le orecchie fischiano
il silenzio assorda
in realtà le orecchie fischiano
sopra il rumore.

Solo se accade

Quando è bello
dire sei bella
se poi ti bacio

Sembrano le stesse cose ma non lo sono

Oggi non si può fare
il corpo fatica
la vita fatica

 

Per effetto alterno

Questo post può disturbare i sentimenti della percezione. Chiedo scusa a quelli cui ciò accadesse – se si trovassero a guardarlo. Esso non è una riflessione indispensabile, ma può essere utile.
Potete scrivermi una riflessione per chiedermi di rimuoverlo, se anche una persona lo volesse.



Si potrebbe dire che bei sederi che belle cosce, le donne son belle. È il dialogo che svela – può essere sostitutivo e correlato a un evento che fa parlare senza dire nulla, quasi fosse importante solo riprodurre un discorso e su quello stabilire l’opportunità e l’esclusione per maggiorità di ogni altro possibile e soprattutto singolare racconto di se stessi e, l’esperienza praticata. E così quel che appare come scandalo può essere semplicemente la verità. L’estetica se ne può privare della verità e tradurre lo scandalo in qualcosa di conclamato, tanto, che se si spegne così la riflessione, la violenza che appare può restare priva di pratica di coscienza, non far riflettere e trovare solo l’emotività di una persona che sbatte con quella di un’altra. La riflessione in certo qual modo disconosce e svela la partecipazione tra una persona e l’altra che riflette. L’estetica nell’arte, spesso cerca di obliterare il moralismo, rendendo l’aspetto scandaloso e, dove riflettere? À senso poi riflettere in questi termini? Il piacere, il rapporto con la sensazione, la discussione come crisi del significato, dell’immagine e nell’immagine. L’esibizionismo in questa fattispecie dell’intimità che non trova intimità, ma esibisce l’esibizione stessa. Questa sia la foto un po’ schoc di Serrano. Essa indubbiamente va vista in un’ottica di differenza, in un’esibizione che non sappiamo dove colloca la sensazione. E la riflessione puramente estetica. E la significazione non è, per la sua appariscente esibizione nei meandri di qualche psicologia. A me non piace questa foto, ma mi lascia lo stesso un po’ interdetto.
La poesia che abbino alla foto non è per nulla inerente, la foto, anche se essa appare dinamicamente vicina. La poesia trova in un privato possibile e ipotetico, la dichiarazione di un’intenzione, per se stessa un significato nel rapporto e un’identità di sentimento che appare e si mischia. Indubbiamente la riflessione inerente differenzia il sentimento, degli interlocutori possibili, della riflessione stessa. L’atto à in sé una sensazione, eppure non dice nulla, se non che qualcosa può accadere, che si vorrebbe stabilire, ma che sembra essere soltanto inerente. La realtà potrebbe essere altra, da cosa?


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Identificazione di una donna

Si appalesa per un attimo la voglia di ciucciare
di sentire il cazzo in bocca
la sua pelle e bellezza
Si riempie di sperma
nell’amarci e piacerci
Sei delicato come una fanciulla
per questo mi piace baciarti.

Vorrei immerdare il tuo cazzo
nel mio culo
e baciarti guardandomi
mentre il tuo viso si riempie
di piacere.

Vorrei che questo si ripetesse
Se fosse possibile vorrei fare
altrettanto.

Patrizio Marozzi

 

Tuesday, January 06, 2009

Dimmi che mondo è!!??

Ancora ora sembra che il tempo della coscienza, continui e si determini per negazione e affermazione, quasi che la lotta con gli dei non avesse superato il suo tempo. Del resto la questione omerica aveva attuato il tema con gli dei – qual è la partecipazione dell’uomo nel cammino e nel volere degli dei. E Omero è esistito o Ulisse era il cammino della coscienza. Tale questione omerica non è poi di Omero quale non potesse avere gli attributi degli dei e, appunto attributi ma in definitiva la questione del dubbio omerico è il dubbio stesso che intero à la coscienza utilizzando gli dei. E invece come non pensar al tema della storia quale interprete del tempo dell’Eneide di Virgilio, il tempo della coscienza, anche come cammino che cerca invano la sua rappresentazione. E per comprendere il tempo mutato di Dio, Dante stesso che diventa artefice della propria coscienza trasformando l’essere umano in un tempo umano che contempla Dio. Mi va di Citare qui postuma la traduzione in italiano dell’Eneide di Virgilio da parte di Annibal Caro, un paio di secoli circa, dopo la divina commedia di Dante. Perché il tema della percezione del mondo è rimasto presente in questo pensare e se siamo giunti fino a Giacomo Leopardi che stacca il tempo del mito e l’interroga con un nuovo dubbio: la coscienza dell’uomo è partecipe del bene, il mondo che nega e affligge è solitario e pieno di voci e caos per il tempo è prossimo al proprio sperare, è pur sempre un atto buono del pensiero che cerca d’infrangere, che la coscienza e la vita non siano solo attributo degli dei, ma atto dell’uomo che cerca di essere nella verità che dà al dubbio la capacità di esserci e trasformare la speranza in atto. E che ci siam trovati ancora che la negazione appare anche come una personificazione che tende al mito ma non ne è elusa. E troviamo le opere del Faust di Marlow (spero sia scritto così, non ricordo esattamente) dove in procinto della conoscenza l’atto della coscienza si abbandona al mito dell’eternità come trasformazione del tempo presente fino alla trasformazione della propria coscienza nella sua impossibile eloquenza, non c’è pronuncia se non desiderio, non c’è desiderio del passato se non prigioniero del potere del presente. In questo termine che per Faust diventa supplizio Faust, soggiace all’esistenza del male e non riesce per il tempo stesso della sua coscienza a trovare il modo del ritorno alla libertà di Dio, il tempo della decisione è terminato la sua azione è ininfluente. Gli autori letterari ci ànno dato, altri Faust è in quel di Goethe che l’impossibilità della coscienza di dominare tutto trova soluzione nell’atto stesso che dà al tempo di Dio la soluzione del suo attributo della conoscenza come incapacità ultima di Faust di trovare una soluzione assoluta per il bene, ed è tale percezione che porta Faust a essere salvato e ristabilirsi nell’equilibrio dell’amore di Dio che tutto armonizza. E allora se il dubbio non può più essere solo negazione, l’accettazione della verità è sovente l’abbandono stesso del proprio dubbio e, il delirio del mondo che vuole affermarsi un dubbio sulla propria possibilità di essere nella verità. L’esistenza si fa partecipazione profonda della condizione della coscienza ed ecco che la coscienza nel trovare se stessa è parte in causa del suo individuo e della condizione che profondamente la condizione del mondo fa scaturire. L’autore trova un significato ma tale coscienza è un atto stesso della verità, Dio sta, dove l’uomo ama, l’amore di Dio sta dovunque. Il dubbio della coscienza che non trova nella fede la soluzione e il principio della percezione di Dio s’interroga sull’apparizione stessa di se stessa e sulla verità dell’intimità. Il dominio è il mondo, la coscienza, la verità, la perdita del dubbio, la negazione della coscienza. Il cammino trova nella caduta nel male e nella violenza la negazione che afferma la verità. Il dominio del tempo non è la verità e la percezione della coscienza non può essere un’illusione, se l’amore lotta con la sua non esistenza, non gli resta che la possibilità dell’attributo della disperazione, ma la coscienza accetta questo e trova la sua catarsi, l’autore è se stesso, l’uomo umano non è più l’autore, l’essere umano percepisce Dio, percepisce l’amore e la sua condizione. Il suo corpo e la sua coscienza possono ancora far qualcosa e, il corpo à una sua fatica biologica eppure l’amore non appartiene tutto all’essere umano e l’amore stesso sembra volerlo accoglierlo. La percezione si apre alla coscienza, la coscienza perde il tempo e in esso non si abbandona, lo guarda e ne è viva, vi partecipa e lo accetta, teme, ma spera e trova il coraggio di amare e in esso cerca la libertà. Eppure la misura non è mai colma.

 

Saturday, January 03, 2009

Questo mondo

Cerco di ricordare se ricordo, come fosse oltremodo, piacevole indispensabile nel fare sesso che godessi. Aspettarti se per questo era delizioso. E poi, poi magari continuare. L’erogena era in tutto il corpo, eppure se non c’era il bello e prolungato piacere della penetrazione, sembrava proprio che mancasse qualcosa. Bisognava avere quel tipo di orgasmo a prescindere da tutti gli altri, avuti prima o dopo. Questo sesso pieno di energia del piacere, l’amore per te poteva essere riempito integralmente da questi momenti. Saper fare all’amore, farlo in modo eccezionale. Era questo un modo per essere io ai tuoi occhi un essere desiderabile e appetibile. Sembra incredibile in fondo un po’ assurdo questo, poter fare all’amore tutti i giorni per anni interi. Poi se penso al resto a quel che accade poi, sono proprio qui momenti d’amore quelli più veri che si è vissuto. Senza che ciò diventasse quasi un attributo di scambio e, al tempo stesso dovesse sottostare al tributo sociale, e in fondo all’incertezza stessa della vita materiale. Stiamo parlando al passato. È vero. Soltanto perché adesso quest’urgenza non è più un’urgenza, sinceramente adesso ti farei godere mille volte soltanto baciandoti e godrei dei tuoi baci, delle carezze e dei pensieri. Non mi sentirei di stare lì per aspettarti, il mio sesso è diventato così sensibile, forse saprei fare lo stesso, grandi cose, ma vorrei proprio che non fosse tributo. Il mondo non à più l’ansia e il corpo di ogni età - cerco di vederlo oltremodo bello. Mi sono trovato a desiderare le donne dal corpo maturo, non sempre la giovinezza mi appare con un grande brivido, ma saprei amarle lo stesso. Credo che non siano più vere come una volta, pensano di capire tutto, molto, ma ti obbligano alle spiegazioni. E allora placa l’ansia del sesso e una donna che non à più patemi, può essere anche molto desiderabile. Se solo tutte insieme non cercassero il possesso più che la fedeltà. La schietta parola che un tempo sembra che io riuscissi a scaturire nella sensazione e libertà delle proprie confidenze e fantasie. Ora ò desiderio che sappiano essere così, senza nessun velo di ansia o competizione e senza nessun dogma sessuale della soddisfazione. Credo che non ci siamo mai incontrati in questo modo, anche se dopo che la storia finiva, alcune volte, ò creduto che era stato solo un gran piacere quello che cercavi di procurarti, che ti eri procurata con me. E allora il sesso ti dominava e non eri più tu a controllare ma soltanto a ipotizzarne una riuscita. Oggi è un altro tempo. Lo sai?

 

Lettera di Giacomo

La lettera di giacomo è forse un tempo lontano, pensando ancor più alla carità di San Paolo. Eppure Giacomo cerca una mediazione con il tempo suo presente e con il tempo esegetico dei suoi interlocutori. Può servire questa lettera a placare gli ottusi dalla violenza di ogni parte nella vicina Palestina?

Lettera di Giacomo

1

1Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù disperse nel mondo, salute.

2Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, 3sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. 4E la pazienza completi l'opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.

5Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data. 6La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all'onda del mare mossa e agitata dal vento; 7e non pensi di ricevere qualcosa dal Signore8un uomo che ha l'animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni.

9Il fratello di umili condizioni si rallegri della sua elevazione 10e il ricco della sua umiliazione, perché passerà come fiore d'erba. 11Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco appassirà nelle sue imprese.

12Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano.

13Nessuno, quando è tentato, dica: "Sono tentato da Dio"; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. 14Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce; 15poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte.

16Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi; 17ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento. 18Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature.

19Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira. 20Perché l'ira dell'uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. 21Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime. 22Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. 23Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: 24appena s'è osservato, se ne va, e subito dimentica com'era. 25Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla.

26Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. 27Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.

2

1Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria. 2Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. 3Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: "Tu siediti qui comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti in piedi lì", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", 4non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?

5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano? 6Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali? 7Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi? 8Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; 9ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori. 10Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto; 11infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere.

Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge. 12Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché 13il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.

14Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? 15Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano16e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? 17Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa.18Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. 19Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! 20Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore? 21Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare? 22Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta 23e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. 24Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. 25Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via?26Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.

3

1Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo,2poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. 3Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. 4Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra. 5Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare! 6Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. 7Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, 8ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. 9Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. 10È dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei! 11Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? 12Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce.

13Chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza. 14Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. 15Non è questa la sapienza che viene dall'alto: è terrena, carnale, diabolica;16poiché dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. 17La sapienza che viene dall'alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. 18Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace.

4

1Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? 2Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; 3chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri. 4Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio?

Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. 5O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi? 6Ci dà anzi una grazia più grande; per questo dice:

Dio resiste ai superbi;
agli umili invece dà la sua grazia.

7Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. 8Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Purificate le vostre mani, o peccatori, e santificate i vostri cuori, o irresoluti. 9Gemete sulla vostra miseria, fate lutto e piangete; il vostro riso si muti in lutto e la vostra allegria in tristezza. 10Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.

11Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi sparla del fratello o giudica il fratello, parla contro la legge e giudica la legge. E se tu giudichi la legge non sei più uno che osserva la legge, ma uno che la giudica. 12Ora, uno solo è legislatore e giudice, Colui che può salvare e rovinare; ma chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?

13E ora a voi, che dite: "Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni", 14mentre non sapete cosa sarà domani!

Ma che è mai la vostra vita? Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare.15Dovreste dire invece: Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello. 16Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo. 17Chi dunque sa fare il bene e non lo compie, commette peccato.

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1E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! 2Le vostre ricchezze sono imputridite, 3le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! 4Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti. 5Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage. 6Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza.

7Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d'autunno e le piogge di primavera. 8Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.9Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte.10Prendete, o fratelli, a modello di sopportazione e di pazienza i profeti che parlano nel nome del Signore. 11Ecco, noi chiamiamo beati quelli che hanno sopportato con pazienza. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.

12Soprattutto, fratelli miei, non giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa; ma il vostro "sì" sia sì, e il vostro "no" no, per non incorrere nella condanna.

13Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi. 14Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. 15E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. 16Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza. 17Elia era un uomo della nostra stessa natura: pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. 18Poi pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto. 19Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, 20costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati.

brano tratto dal sito liberliber.it

 

Monday, July 30, 2007

Flamenco – a – Garcia Lorca

Io mi ergo come un “Gigante” sulla meschinità del mondo.
Si spaccano i luoghi nell’istante
mentre l’aria come la musica sovrasta tutto
Spasimano nel buio
dell’istante medesimo
Nel vano bisogno che la gratuità li soddisfi
e li certifichi nell’invidia
La gratuità dell’invidia
L’invidia li sovrasta al di là di tutto – loro – di tutta la franchezza / della
parola che dall’invidia nasce e li
schianta nell’odio
Quasi che una linea sottile li tagli in
mille pezzi e per sempre li divide
Dalla libertà
Gioco o invidia la pura mancanza di essere.
Senza nessuna creatività
E su un cartello funebre vi è scritto.
“Tutto qui”
Piange quel silenzio e non dice più nulla.

 

O' fado Di Maria João

Um amor proibido
Estou silenciosa, de frente para a ponteatrevendo-me, sem me atrever a atravessá-laTu olhas-me carinhoso, do outro lado,atrevendo-te, sem te atreveres a atravessá-la
o meu coração mantém-se embrulhado emseda brancaIncapaz de respirar ou ver
Estou parada neste homem, sem me mover,à espera
Uma poeira laranja invade devagaresta paisagem estrangeirae o meu coração estoira
Então, enquanto o dia entra pela noiteeu abro a gaveta da minha bravurae firme passo sobre o preconceito das gentesUm passodepois outroamorosamente atravessando a ponte
Maria João

 

 

IL VECCHIO CHE “AVANZA”. La conservazione come potere (vedere guerra iraq) per vecchi e nuovi privilegi. I somari in paradiso.

Brevi: annuncio 1999 – REQUisiti, Laurea o Cultura equivalente, esperienza…

Oggi 2007 (la libertà) in iTalia come da altri stati, (vedi guerra in Iraq) La meritocrazia, mi si fa notare, torna tra i banchi “del’università, novità per l’accesso: è stato approvato ieri un disegno un decreto legislativo dei ministri dell’istruzione Fioroni e dell’università e della ricerca Mussi. Sono previsti percorsi di orientamento all’istruzione universitaria, la valorizzazione del curriculum scolastico per l’accesso alle facoltà a numero chiuso e la collaborazione fra docenti universitari e professori scolastici. Aggiungo con l’apparato critico del cnr, e magari pure dei servizi segreti, e l’evoluzione di potere delle lobbY. Viva la nuova classe liberista che crea tanta unione d’interessi. Le persone per derivati. Collaborazionisti o compiacenti. (ma la persona?)

 

Thursday, July 26, 2007

Parole e Pensieri

Per esempio Su una panchina, pensatela dove volete.

Una persona, in questo caso una donna, parla con la persona seduta al suo fianco, sulla panchina, molto spesso guardandola in viso. In suo discorso le sue parole sembrano, in alcuni momenti, molto significative. L’altra persona in questo caso un uomo. Ora, voglio dire proprio mentre la donna parla, l’uomo che sembra la stia ascoltando si alza e se ne va, “Ora” la donna continua a parlare come se avesse ancora quell’uomo davanti: “Ora dopo qualche istante un altro uomo si siede lì accanto a lei, e lei Ora” continua a parlare, senza essersi mai interrotta, mentre “Ora” l’uomo l’ascolta. Poi l’uomo si alza e se ne va, dopo poco ne giunge un altro e la stessa scena si ripete. Tutto questo accade per innumerevoli volte, non sappiamo esattamente “per quando”.
Ora tornando all’inizio di questo racconto, vi leggiamo che Per esempio Su una panchina, pensatela dove volete.
Una persona, in questo caso un uomo, parla con la persona seduta al suo fianco, sulla panchina, molto spesso guardandola in viso. La precedente scena con la donna si ripete con il parlante ch’è un uomo. In tal modo il racconto così formato potete rileggere, così come è accaduto con la donna ora accade con l’uomo.
Ora su una panchina, pensatela dove volete è appena successo quel che avete letto “Ora su quella panchina non vi è seduto nessuno, ma vi sono messe le une sulle altre, invisibili, delle parole. Se guardate attentamente scoprirete quali vi vedete.
Ora” quel che si vede sono appunto le parole che si sono viste, senza che il loro termine-nome sia stato mai pronunciato, Quelle parole che esprimevano il significato del senso reale di quella donna e di quell’uomo, di quegli uomini e quelle donne.
Ora voi dove siete o dove volete apparire, sapete di essere e volete essere: ...:… io preferirei in [sincerità.]

 

Monday, July 23, 2007

Dante che dorme!

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L’uomo che dorme, eh che aspetta la principessa azzurra. L’uomo come il bello addormentato nel bosco, soggiogato dal maleficio del potere. E il principe azzurro, allora che faceva svegliava le donne? Favole di gentilezza che vince sull’inganno, forse per un’ideale o un desiderio, Ma! Il principe azzurro svegliava la bella addormentata nel bosco. Una donna.
È Dante che dorme, Dante Alighieri che riposa scordando gli opportunismi del potere, che nel momento hanno voluto trovare il sopravvento alla bellezza e libertà, cercando di dar credito alle parole, loro, camuffate per Dante Alighieri. Dante dorme, per dare il sogno a ciò che di reale già è, per armonizzare il giorno e la notte, e i confini anche nel sonno. Si ristora Dante della Bellezza del giorno e dei significati cerca anche il riposo oltre la bella verità. Dante non aspetta, Dante ricorda, ma il ricordo non è passato, ma il pensiero creativo della profonda realtà, del sorriso e della lealtà.
Senza egoismi della “conversazione.”
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Il dormiente per ora tra le foschie dell’estate, tra i monti dell’Appennino marchigiano.

 

Il mare leviga il vetro, ma l’amore resta libero

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Il più grande dramma di Nietzsche è che ha dovuto spiegare quello che avveniva, al di là della manifestazione critica, in una contemporaneità che fa del senso dell’apologia critica al di là del bene e del male, al di là addirittura per questo dell’odio e dell’amore. In un concettuale filosofico la negazione di Socrate – nell’ideologizzazione delle strutture massimaliste sociali, come affermazione della conseguenza della sua morte.

 

Una riflessione spicciola sulla “spicciolarità” del mondo contemporaneo.

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Martin Heidegger: Essere e Tempo

 

paragrafo: 2 la struttura formale del problema dell'essere

 

traduzione, Pietro Chiodi. Longanesi e C, editore.

 

 

Thursday, July 19, 2007

Ricciarella e la libertà di Gesù (o la compassione di Cristo)

 

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Goliardia: Lo studiare, 1000 pezzi!

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La lingua, parafrasando

Parafrasando: un concetto, un'immagine, una situazione.
La lingua è una voglia o la voglia è una lingua.?
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Segno gioco materia

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Saturday, July 14, 2007

Stratosferiche (?)

Tutti sembrano sapere la storia dell’orinale Le mut, ma quel cha accade il giorno dell’inaugurazione della mostra concorso, a cui era stato inviato, nessuno lo sa, be’ io lo so perché c’ero. In effetti come si dice l’urinale le mut era stato messo, proprio in un luogo appartato dell’ambiente espositivo, e proprio dietro un paravento. Al che io (credei) credetti proprio di trovarmi in un ambiente adatto per il mio bisogno, che fu copioso e abbondante d’acqua, poi mi accorsi che la mia pisciata era tutta sparsa sul pavimento. Fui salvato dall’entrata nel locale di un grosso cane: un mastino napoletano a cui fu attribuita l’enorme pisciata.
Alcuni anni dopo conobbi un’artista che mi donò un paio di pantofole e che firmò con il suo nome, come oggetto d’arte, e la cosa strana è che non erano nemmeno della mia misura, ma della sua: narcisismo di donna o d’artista, in questo caso lo stesso.
Poi ora il fatto più interessante, quello che sull’ipotesi della vendita della fontana di Trevi, in Roma, di Totò. Sembra che il punto di vista sia diventato un nuovo brevetto. E fatto sta, che su una riproduzione del computer, si possa avvalorare la tesi del brevetto. In tale ipotesi io ho riprodotto con pittura l’immagine del golfo di Napoli e dintorni, fatta al computer, in tela con dipinto ad olio e brevettato il quadro, all’ufficio brevetti – e pertanto il golfo di Napoli, Napoli e dintorni sono un mio brevetto, insomma come da quadro l’ho fatti io.

 

Wednesday, July 11, 2007

Per persone sensibili. Knut Hamsun, sult (fame) 1890

Questo è un libro, che dopo una mia breve ricerca in internet mi è sembrato “un po’ blindato dal copirait.
È stato pubblicato la prima volta nel 1890 – e si potrebbe dire che l’argomento è proprio, ma anche la Fame e ovviamente il vivere.
Pertanto volendo io rinunciare ad un suo riassunto o critica, vi invito a leggerlo oltre le poche pagine da me citate dell’edizione Adelphi con traduzione di Ervino Pocar.
Cordialmente
Patrizio Marozzi

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La letteratura di Fernando Pessoa

Pessoa scrive a penna i suoi manoscritti
[“nessuno li pubblica”]
E nemmeno li dattiloscrive. (Quanto costa ciò, è un fatto di gratuità o l’economia non c’etra affatto?)
per questo li ha conservati,
o messi in un baule come sembra.

Il Signor T.
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da Alberto Caeiro 1888-1935 di Fernando Pessoa il resto delle pagine In:
http://bnd.bn.pt/index.html
www.bn.pt/

 

Friday, July 06, 2007

Le pigne in testa e il concetto dell'immagine nella storia

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Gleba, poeticamente Zolla di terra. Meravigliosa offerta di Dio o gleba come oggetto nel concetto dell'immagine nella storia?

 

Ma dimmi un po'! che c'hai da fare oggi?

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In un momento (citazione fotografica - per quanto impossibile - alla poesia di Dino Campana)

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Tuesday, July 03, 2007

Solo per un po' di racconto

Disse! Già quel giorno che Woitila chiese scusa a Galileo Galilei e lo disse a tutto il mondo, come se in fondo così il mondo sapesse già esprimersi in altro modo. Di fatti oggi non ricordo se sia il sole o la terra a girare. Ma ora come allora, la quantità o la massa fanno opinione e non è detto che ciò corrisponda alla verità. E qui in fondo voliamo basso la conoscenza scientifica per lo più apprezza la natura, ma il suo concetto può anche disprezzarla. Galileo s’è beccato quel po’ di situazione su un concetto d’opinione, per conoscenza, un’idea diversa dall’opinione della massa. Del resto qualcuno con lo stesso convincimento di Galileo, pur non essendo Galileo si sarebbe trovato o si troverebbe a sapere qualcosa che la massa non sa. Insomma Woitila ha chiesto scusa al mondo o credo abbia inteso così, per essere stata la chiesa un’opinione di massa quantificabile; in riferimento alla qualità non quantificabile di Galileo, seppur soltanto in un’idea scientifica.
Ora siamo sinceri il disastro della storia come “quantità” che fa opinione ha dato sempre delle grandi esaltazioni, portando le esigenze materiali dell’uomo sul piano di una dialettica, spesso a discapito delle deduzioni vere di poche persone libere e “semplici”. Continuando a volare basso, al di là della libera Bontà, dove il cercare di vivere la qualità non dà semplicemente adito alle conseguenze vicendevoli limitanti e giustificatorie della ricchezza e della povertà.

 

Monday, July 28, 2008

Conquibus – a ciascuno il suo (As páginas de madeira) reflexão

La foresta imbacuccava il silenzio. Non un suono, non un elemento estraneo al suo formarsi. Pioggia disse in quel momento il bambino alla madre. E la pioggia tra le foglie degli alberi scorreva giù tra la terra.
Alcune persone stavano discutendo.
“Un aborigeno non sa cosa sia il denaro. Come può essere concepibile una vita che delimita gli spazi e dove il vivere è una mediazione economica.”
Accontentiamoci di prendere solo questa frase, concetto dalla loro discussione.
Potremmo dire noi, con ciò!
Una donna disse: Dio?
Rispose un uomo.
Far conoscere cristo come può farsi in un mondo, che dalla natura deve dare un senso all’amore, orientandosi nella conoscenza, senza che questo bene abbia un concetto economico. Eppure l’amore di cristo sta nella rivelazione di Dio che parla all’uomo, e ne rivela la sua compiutezza. Ciò che dio sa la natura ne rivela un senso di conoscenza innato.
Disse un suono.
Per quanto tempo abbiamo preso il senso e la vita dalla natura, e la natura tutta ci ha donato. Ha dimorato la spiritualità nei luoghi della terra, con le voci dei canti. E abbiamo dato alla spostarsi e al luogo, non un limite nella funzione, ma alla libertà della natura la ricchezza del suono della spiritualità, la libertà si è donata e ha vissuto la spiritualità. Ora sappiamo da un mondo di uomini e donne che non conosce questo, che Dio ci ha parlato e che lo spirito ha una compiutezza nell’amore; ma non c’è più spazio per la libertà, se non dentro l’essere umano, che deve liberare il gioco stesso delle trasformazioni umane, dalla schiavitù del controllo, dalle mediazioni dell’egoismo.
Un internauta sta scrivendo.
Ci suono luoghi sulla terra che sembrano dire alle persone che vi nascono; “Non c’è posto per te”. E ciò è causa dell’eccessiva importanza che si dà al denaro, e all’arricchimento come conseguenza della conoscenza. Ci sono soluzioni che non possono essere attuate per questo motivo.
Un conferenziere sta dicendo.
Ci sono persone che stanno aspettando che si taglino gli alberi della foresta, per avere della terra da coltivare e produrre economia per vivere, non solo dal legname tagliato.
Il titolo del racconto.
Ci sono troppi problemi causati dall’eccessiva importanza che si dà al denaro. Dobbiamo ridurre l’importanza del denaro. Il denaro è informazione, che il suo possesso sia libero per tutti. L’informazione deve essere libera, comunicabile e scambiabile senza l’obbligo della sperequazione della ricchezza.
Il denaro.
“Chi non conosceva il raffreddore, è stato costretto ad accettare la ricchezza e morire per un raffreddore.”


Google traduzioni: dall’italiano
Conquibus - a cada um o seu próprio

A floresta imbacuccava silêncio. Não é um som, e não um estranho à sua formação. Chuva disse altura em que o bebê para sua mãe.
E as chuvas entre as folhas das árvores fluiu estabelece entre a Terra.
Algumas pessoas estavam discutindo.
"Um aborígenes não sabem o que é o dinheiro. Como pode ser concebível uma vida que delimite espaços e onde está a viver uma mediação economia. "
Accontentiamoci a ter apenas esta frase, um conceito a partir de sua discussão.
Poderíamos dizer que, com esta!
Uma mulher disse: Deus?
Ele disse que um homem.
Para saber como Cristo pode ser um mundo em que a natureza tem de dar sentido ao amor, orientando conhecimentos, sem que esta propriedade tem um conceito económico. No entanto, o amor de Cristo é a revelação de Deus que fala ao homem, e que revela a sua conclusão. Que Deus sabe a natureza de modo a revelar um senso inato do conhecimento.
Ele disse que um som.
Quanto tempo ter tomado o sentido ea vida da natureza, ea natureza deu a todos nós. Ele morava na espiritualidade lugares da terra, com as vozes das canções. E, dado que temos de avançar e local, e não em função de um limite, mas a liberdade de natureza a riqueza do som da espiritualidade, a liberdade foi dada e tem vivido espiritualidade. Sabemos agora de um mundo de homens e mulheres que não sabem isso, que Deus falou para nós e que o espírito tem uma perfeição no amor, mas não há mais espaço para a liberdade, se não no interior do ser humano, deve livrar o jogo das transformações humanas, a partir da escravidão de controle, a partir de mediações de egoísmo.
Um líquido surfista está escrito.
Temos uma boa lugares na terra que parecem dizer que há pessoas nascidas; "Não há lugar para você." E este é, por causa da importância que dá ao dinheiro, e como resultado o enriquecimento dos conhecimentos. Não há soluções que não podem ser executados por este motivo.
Um professor está dizendo.
Há pessoas que estão à sua espera cortar as árvores da floresta, que têm de cultivar a terra para viver e produzir economia, não só de madeira.
O título da história.
Existem demasiados problemas causados pela excessiva importância que dá ao dinheiro. Temos de reduzir a importância do dinheiro. O dinheiro é informação, de que seu poder é livre para todos. As informações devem ser livres, e as scambiabile sem a obrigação de desigualdade da riqueza.
O dinheiro.
"Quem não sabe o frio, foi forçado a aceitar a riqueza e morrer por um frio".

 

Thursday, July 24, 2008

Te lo dico in giapponese

Ci sono molte belle fotografie, e forse molti fotografi. Del resto ci sono libri che sembrano scritti, e li avrebbero scritti, che so un grande autore. Di certo il grande autore quando li ha scritti, forse non era poi così importante, voglio dire i libri, ma com’è possibile, fosse inesistente l’importanza. E allora dobbiamo chiederci in giapponese. Se la questione sia solo nel metodo, o nella sostanza che ha creato l’anima dell’autore. Per qualcuno di questi libri varrebbe conoscere, l’autore, infatti, basta leggerli; ma stupirsi perché è piacevole sfogliare qualcosa che un altro autore ha scritto con lo stesso metodo, è anche volere dire: che desidera enunciare? La sua tradizione è stata così rispettosa della tradizione delle cose, che in definitiva non seguono un senso proprio della logica, ma il principio stesso di come formulare una domanda far ad essa seguire un spiegazione e postulare una risposta, che dà il tempo e il ritmo dell’attenzione. Poi il metodo se si confà necessita dell’argomento. È così che anche un ritmo che sembra perfetto deve stare dove l’argomento è in chi lo formula. E qual è il sentire dell’argomento, il semplice ritmo o il suo significato. Ci si informa o si pensa lasciando che il significato raccolga la speranza, o il gesto stesso del dramma. Siamo sempre al punto iniziale – le parole ci aprono il senso della tradizione e ci danno un ritmo sul significato, modificando lo stesso ritmo proclamato nella nostra attenzione, ed è così che il significato rompe gli schemi e trova il pensiero, ovunque esso sia, guarda dentro e fuori di sé.
Patrizio Marozzi

Google traduzione: dall’italiano

私たちが言うよう日本語

には多くの美しい写真、そしておそらく多くのカメラマンです。また文章には、書籍のように見える、と書かれたが、私を知っている偉大な作家です。確かに、偉大な作家のときに彼の著作は、おそらく非常に重要なものはない、そういう意味じゃなくて書籍はどのようにすることが可能しかし、その重要性は存在しない。私たちは日本語を求めるようです。の場合、問題は、このメソッドでのみ、または本質的には、著者の魂を作成します。これらの書籍のいくつかは知ってるように、著者、実際には、わずか読むこと、しかし、驚いたことが快適なブラウズするために何か別の著者が書いたと同じ方法でもその状態が強調したいのはしたいですか?その伝統は伝統を尊重することは最終的に厳密な意味ではありません以下のロジックは、しかし、非常に原理の応用を目的にする方法を以下に説明することを前提に答え、これにより、時間とペース注目を集めています。ニーズに入力し、このメソッドの引数の場合に適しています。しても、それは完璧なペースでは、引数がしなければならないについては、数式です。とは、どのような感情は、アジ研は、単純なリズムやその意味します。私たちお知らせする考えを残しまたは希望の意味を集めるか、または、同じジェスチャーは、ドラマです。私たちはいつもの出発点-言葉の意味でのオープンを問い合わせ先にリズムを与えるの伝統とその意味、同じペースを変更して、私達の注意を宣言し、休憩して、意味のスキームと考え、どこにでも、見て内側と外側の自己です。

パトリックMarozzi

 

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Wednesday, July 23, 2008

La divisione senza universale

Oh! Guarda, guarda, che sarà?
È una parola.
E che fa. Perché sta lì?
E chi lo sa, forse ha litigato con qualcuno.
E chi può essere? Che si lasciano così le cose, come non servissero più. E poi come si fa a rimetterle insieme?
È, un problema certe volte si dividono le persone stesse: Un pezzo di un corpo da una parte, e un altro da un’altra parte.
E com’è che una parola lascia le cose così?
Non sono le parole.
E cos’è?
La gente va!
Ah! Ah! E così non è brutta la gente?
La bellezza è libera dice il vero e vede le cose vere. È disponibile, accogliente e propositiva. E che ci si può fare la gente spesso sta da una parte e la bellezza da un’altra parte. Che forse le persone belle, così, vogliono questo?
E chi è che lo vuole?
E chi lo sa, le persone belle credono nell’universalità della bontà umana.
Ah! Ah! In tutto il mondo si può essere belli, tutti possono farsi belli! E perché non è così?
Dico, ma proprio a me lo devi chiedere? Che forse so tutto io, mettiamoci in ascolto.
Di cosa, non si sente niente.
Fa silenzio, ascolta piano piano.
Oh, senti senti. Chi sono questi che urlano?
E, caro mio, certe volte il mondo è strano. Vuole la bellezza, ma litigano, e spesso… zitto, zitto se ascolti meglio si sente che gli danno fastidio le persone che gli appaiono belle.
Ah! Ah! E che sono scemi?
E non dire queste cose. Magari fossero solo scemi. E non dire queste cose. È che la bellezza, se la vogliono comprare.
Per questo si arrabbiano! Se la comprassero, beati loro che possono. Ah! Ah!
E caro mio, fosse così facile, tutti avrebbero un grande animo. E non ci sarebbe più egoismo. Vedi la bellezza è prima di tutto dentro; e costoro la vedono anche fuori, nelle cose più vere e belle.
E che cosa è questa divisione?
Questa strana divisione dell’uomo che vuole la bellezza senza la libertà, forse è l’invidia.
Ah! Ah! E cos’è l’invidia che fa stare arrabbiati?
Caro mio certo non fa stare allegri. È vero forse non basta, quello che fa stare paggio è la cattiveria.
E che fanno l’invidia e la cattiveria, stanno insieme?
A parole forse sì, ma nei fatti spesso l’una non vuole sapere niente dell’altra. Tanto l’una vuole essere superiore all’altra.
È per questo che stanno arrabbiati, e gli dà fastidio la bellezza?
Pare di sì! E lasciano le parole da sole.
Ah! Ah! Io sono bello! Viva la bellezza! Viva l’amore universale!
Canta! Canta e sorridi. (che mammeta ha fatto gli gnocchi!)

 

Sunday, July 20, 2008

Caurot

In definitiva è uno scambio di favori senza libertà.
Alcuni anni orsono di mia libera iniziativa, proposi un mio testo lirico per una mostra in una galleria d’arte, che da poco aveva iniziato la sua attività, con la gestione di una persona che a sua tempo interpretavo conoscere amichevolmente. (Avendolo sostenuto, lui e il suo gruppo, con la mia conoscenza e partecipazione all’attività artistica.)
Bene vi parlo di quest’argomento per espletare un po’ quella che è la mia percezione di un mondo artistico, che in definitiva ha come fine lo scambio di favori per fini commerciali. Ed è chiuso per il resto.
A tal che l’amico mi propose di collaborare ad altre iniziative artistiche la galleria, come curatore critico. Quello che svolsi in quel periodo, lo feci come mi sembrò ovvio senza entrare nel merito del rapporto economico, tra il critico e l’artista, e a titolo di favore con il gallerista. Diciamo che guadagnare qualcosa fa sempre comodo, ma in quella circostanza, il rapporto libero tra l’atto del critico e l’artista mi sembrò prioritario. Ma è bene sappiate, che non esiste critico se non a pagamento o per scambio di favori. Una volta entrati in questo giro, una pagina di pubblicità su una rivista porta una recensione, se il rapporto si struttura si determina una reciprocità di relazioni. Critici con allevamento di artisti possono essere utili per altri scopi. E collegare i vari agganci, porta relazioni con assessorati e enti. Ben mi son tenuto fuori da tutto questo, e in definitiva il competere della critica in quel costrutto, che già si determinava sul prezzo della pagina scritta, proponendo io persino un libro. E allora diciamo per non raccontarla troppo lunga, che i rapporti di competizione su cui gli altri gioco forza dovettero imbattersi, erano nel rapporto della qualità che si realizzava nella critica, ma tanto fu che anche sui rapporti di gratuità tenni come suol dirsi balzo. Fin quando un prociuttaro non propose come pacchetto i soldi della sponsorizzazione di una concessionaria d’auto. Non entriamo in altri particolari. Ma sostanzialmente la critica è tutta a pagamento.
Ora vorrei enunciare un po’ l’atteggiamento degli artisti. Per lo più pieno di vanità. Tutti in attesa che io m’interessassi a loro, magari scrivessi volontariamente una critica per loro, ma scusate se non vi presentavate, e forse propormela per una relazione di conoscenza. Come voi stessi dovevate immaginare, io non scrivendo per una rivista, non appoggiandomi direttamente a nessuna galleria d’arte, come per vostra stessa formazione, mi sapete dire perché? Potevate farmi fare la vostra conoscenza. Qualcuna lo fece, prese i miei consigli, ma non si giunse allo scritto.
Per la cronaca, nella vendita dell’opere non ho percepito nulla economicamente, ma all’epoca neanche il gallerista lo faceva.
Poi andando avanti nel mio mondo dell’arte mi sono imbattuto in quel qui pro quo, con la rivista tema celeste, e la signora Vendrame. Che potete leggere nel libro: “I racconti tra realtà e leggende di Mister X”. Il gallerista in un atto di gallismo davanti a una ragazza, ha avuto paura che volessi farlo chiudere, solo con le mie opinioni, da tempo non c’era più collaborazione d’arte. E non si è saputo scusare neanche bonariamente, e amichevolmente.
Poi aperto il mio sito, tutti gli “insetti” sono spariti, con tutti gli inviti, anche da me snobbati? Ho ricevuto un po’ d’informative per posta elettronica. E una di una critica che mi sembrò scrivesse con autenticità e glielo dissi. Un’artista che mi comunicò la sua esistenza, una sua mostra, e la sua ricerca fatta esponendo gli sportelli delle lavatrici, per comunicare l’effetto del dentro e fuori. Lì per lì non gli risposi e non ho saputo più niente. Spero abbia imparato a fare il bucato. Un paio d’invito ad associarmi a circuiti internazionali, ovviamente a pagamento. E la telefonata della casa d’aste Gabrius, più che rispettabile.
Ora mi godo la libertà.

 

Saturday, July 19, 2008

Titolo a piacere, aboliamo l’inflazione.

Diciamolo che il mondo, l’unica politica che ha perpetuato negli ultimi decenni è stata quella della stagflazione sociale.

Ricordo quando l’Italia, per libera scelta individuale s’intraprendeva un’attività in proprio. Che non garantiva per forza ferie, o giorni di malattia pagati. Si creava un sistema virtuoso che garantiva all’impiego dipendente, in fine tutto, ferie e malattia retribuita e altre percentuali economiche, fino alla liquidazione di fine lavoro. E non va dimenticato che la sanità del reparto commercio aveva le casse in attivo. Ciò era possibile in prima analisi perché lo scambio delle merci, il commercio era diffuso ed eterogeneo nella proprietà. Tale dimensione ha dato all’Italia la possibilità di superare la crisi, che già nei decenni scorsi era in atto nell’Europa settentrionale. E mi viene in mente che quel sistema paradossale dei BOT, inventati dal buon’anima del ministro Goria, non era altro che il risparmio degli italiani maturato in tale sistema.

Ora nei processi di stagflazione sociale va anche vista la dinamica del processo di arricchimento. Se da un lato si è attaccato tutto il settore della libera iniziativa, che garantiva un rapporto reale tra lo scambio e la realtà economica. Ciò per determinare un arricchimento dei salari dipendenti, senza andare a determinarli dove avvenivano profitti di regime. Ciò ha via, via determinato, non solo sovvenzioni a chi si determinava in quei regimi, determinandosi anche in variazioni cospicue dell’occupazione, ma toglieva progressivamente possibilità di gestione, delle risorse essenziali allo stato. Che deve equipararsi alle possibilità del libero commercio. Il proseguimento di questa fase ha determinato, che il potere bancario determinasse il processo di arricchimento e con esso il controllo delle concentrazioni di capitale.

La stagflazione produceva una modificazione strutturale che andava a coniugarsi con l’economia mondiale e la lotta per il controllo.

Ora se era evidente già prima di ciò, che l’individuo nella sua scelta di vita cercasse il significato nella bontà del senso di quel che faceva. Da questo momento in poi tale possibilità doveva scontrarsi, con il bisogno del sistema di controllare il progresso, per determinare una competizione che rendeva il comportamento umano funzionale ai processi di profitto economico che si volevano attuare. Maggiore è la contrazione maggiore è il condizionamento. La stagflazione sociale trasferisce i profitti in borsa, virtualizzando” il mercato reale, per aumentare le concentrazioni, e il ruolo dei comportamenti sociali. Le banche centrali e il debito pubblico servono per determinare il credito del fare sociale per l’arricchimento, (Stati Uniti e rapporto con fondo monetario internazionale e Banca Mondiale).

La stagflazione è così alta che il sistema bancario nazionale, con i suoi processi economici, non ha più solidità monetaria, (Argentina).

Il potere cerca la sudditanza e l’alleanza del potere militare. E il potere militare la sua possibilità di potere e sussistenza economica.

Ora mi viene in mente di parlarvi di Luigino. Voi mi direte ma Luigino chi è? Luigino l’ho conosciuto per caso, stavamo seduti a guardare il mare e ci siamo messi a parlare. Luigino lavora per una cooperativa di pulizie, e mi ha detto che con il suo stipendio la sua famiglia non può prendersi il desiderio di fare di allontanarsi con l’automobile per un viaggio, tanto “gli è cara la benzina. E secondo lui giacché l’economia è bloccata e i soldi non arrivano, non sa a cosa ancora deve rinunciare, prevedendo che il suo stipendio non potrà aumentare. Per giunta la moglie non trova lavoro, perché ormai il mercato del lavoro gli dico io, è praticamente impostato concettualmente sulla formazione, come dinamica remunerativa. Che se uno superati i quarant’anni, fosse anche intelligenti come Einstein, lo stesso non troverebbe lavoro. Però Luigino oggi è sulla panca a guardare il mare, perché ha una settimana di ferie, ed è fortunato, perché se fosse negli Stati Uniti d’America, da una decina d’anni non avrebbe diritto alle ferie e nessuno gliele pagherebbe.

E allora siamo al grande attrito del controllo della stagflazione. Assistiamo all’impossibilità dei governi nell’utilizzo delle nuove possibilità tecnologiche, per ridare almeno un po’ di autonomia all’individuo. Ci sono al contrario un’assurda lotta per l’arricchimento e il controllo, o su basi di concentrazioni di potere, o su sistemi diffusi ed espansivi di cooperativismo per il controllo finanziario, e che determinano entrambi controllo dinamico sul comportamento della persona, e la libera espressione del singolo individuo, e spesso la sua sopravvivenza. Verso il controllo mondiale delle ultime risorse: l’acqua e il cibo.

(viva le cooperative di tossico dipendenti o di carcerati).

E allora l’economia dovrebbe agire ancora su un concetto risolutivo per il futuro, di là delle scelte dei governi sulla libertà di utilizzo delle risorse tecnologiche rinnovabili e diffuse. Sulla determinazione del concetto d’inflazione, nell’informazione dei soldi. Per ridare libera attinenza dislocativa”, tra la realtà il denaro e l’informazione sul bisogno. L’abolizione dell’inflazione.
Meno controllo e più libertà all’individuo, e che l’usi per migliorare la propria coscienza.
Ma se si preferisce un nuovo feudalismo, potete scegliere quale.

 

Tuesday, July 08, 2008

Tra sacro e profano. Favola sulla libertà, e in aggiunta la fatica per esserlo dei nostri due amici che passeggiano.

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Mondo, mondo, mondo, quanto è bello il mondo.
Mondo, mondo, mondo, quanto è bello il mondo.
Canta, canta, che ti fa bene. E sì il mondo è bello!

I nostri due amici andavano camminando insieme.

Come si fa a essere liberi?
Eh! La libertà stanca, che accadrebbe se tutti fossero liberi e volessero fare quello che vogliono?
Che accadrebbe! Non si risolverebbero tutti i problemi, la gente non sarebbe più felice?
E chi lo sa? La libertà salva il mondo, e cos’è che ci fa liberi, ci vuole a essere santi, forse.
Come faccio a essere santo?
Eh! La libertà la santità, quante cose, e poi dimmi, che cosa hai tu da dare?
Tutto, prendi, prendi. Posso cantare ed essere felice, respirare e ridere. Mondo, mondo, quanto è bello il mondo!
Ma dimmi non ti è mai capitato di dare a qualcuno, qualcosa di speciale e prezioso?
Non so non mi ha chiesto mai niente nessuno. Un sorriso!
E tu hai chiesto mai niente?
Ah! Ah! Ah! No!
E allora, caro, non so forse sei libero.
E santo! Come si fa a essere santi? Ah! Ah!
E che posso dirti fa quello che diceva Madre Teresa di Calcutta.
E che diceva?

L’uomo è irragionevole, egocentrico: non importa amalo!
Se fai del bene ti attribuiranno secondi fini egoistici: non importa, fa’ il bene!
Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici: non importa realizzali!
Il bene che fai sarà domani dimenticato: non importa, fa’ il bene!
L’onesta e la sincerità ti rendono in qualche modo vulnerabile: non importa sii sempre e comunque franco e onesto!
Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo: non importa costruisci!
Se aiuti la gente, se ne risentirà: non importa, aiutala!
Dai al mondo il meglio di te e ti prederanno a calci: non importa continua!

Vedi figlio mio non è tanto facile la libertà, c’è sempre qualcuno cui non fa piacere.
Ah! Ah! Faccio queste cose e poi divento santo. Ma dimmi perché le persone sono così prima per farti diventare santo, e dopo dicono quanto eri santo! Non è meglio che amano prima? E perché guardano come diventi santo e non fanno niente, poi dopo, solo dopo ti dicono bravo?
Caro mio, quanto è strano il mondo che ama sempre quello che apprezza, ma non sa apprezzare chi ama.
Ah! Ah! E la libertà non basta, si può essere soltanto, liberi?
Dillo al mondo se lo sa, ma non meravigliarti della santità. Comunque prova vedessi ti riuscisse a essere libero.

E i nostri due amici continuarono la passeggiata.

 

Thursday, July 03, 2008

Il tempo e l’incontro

Che facciamo, dove andiamo oggi?
Non lo so, andiamo per di qua, seguiamo questa pianura fino alla montagna.
Oh guarda, chi sono quelli?
Lettori, libri. Libri che leggono i lettori.
Qui sotto la montagna, e come sono fatti i libri?
Ma, guarda, con le parole.
E che fanno, parlano?
Le parole si guardano, i ciechi le toccano.
E quelli che libri leggono?
E chi lo sa?
Ci fermiamo voglio leggere anch’io?
E come fai, non vedi quanti lettori, tutti i libri saranno impegnati.
E come si fa?
Andiamo, saliamo ancora nella montagna.

Dopo un po’ che camminano.

Fermiamoci qua, mi fanno male i piedi, e anche le gambe.
A me no! Che sarà?
È amico mio è il tempo. Che vuoi ce lo portiamo dietro sempre appresso, e ogni tanto anche lui si stanca.

Raggiunto il luogo.

Oh guarda quanti libri di chi sono?
E chi lo sa, guarda se c’è scritto il nome sopra?
Sì, c’è scritto! E si possono leggere?
Leggi, leggi. Che fin quassù son pochi quelli che vi giungono.

Passò del tempo e il nostro amico lesse anche quei libri.

Quanti pensieri ci sono nei libri. Le parole servono a questo per guardare i pensieri, anche quando le persone sono da un’altra parte? Come si fa a scrivere?
Vieni, riprendiamo il cammino, e andiamo in cima alla montagna.

I nostri amici faticarono ancora, ma raggiunsero la vetta della montagna.

Oh guarda che bel panorama, sembra di stare sopra al cielo?
E gli aeroplani che ci stanno?
Non lo so gli uccelli non volano meglio? Guarda quello lì tutto solo che fa?
Non vedi bene, quello è uno scrittore, è venuto qua a fare quello che vuoi anche tu.
Sembra un matto? Che faccio scrivo pure io?
E scrivi, scrivi, ma non pensare che sia così facile.
E che ci vuole stiamo in cima alla montagna?

Il nostro amico incominciò a scrivere, mentre l’altro nostro amico, rimase ad aspettare.

 

Tuesday, July 01, 2008

U.S. Americana

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Il libro “Best seller erotico in romanzo rosa” (in lettura nel sito)

Premessa

In questo libro, la logica del discorso, attraverso la sperimentazione sintattica – potrebbe richiedere da parte del lettore lo stesso impegno interpretativo che c’è voluto nello scriverlo.
In definitiva posso dire che questo libro avrebbe i mezzi per arricchirsi di un cospicuo apparato critico. Ma credo si debba leggerlo con gli strumenti di analisi che si dispongono come lettore. È bene dire per questo che il lettore cresce, con la capacità libera di un’umiltà personale, che può svelare spiegazioni e profondità dei testi anche con il vivere le proprie esperienze personali, o con il passare del tempo. Leggere sempre il libro.
Ciò che vi è narrato è un viaggio letterariamente introiettato, negli Stati Uniti d’America degli ultimi anni. La lingua italiana mi ha dato la possibilità di sperimentarne l’efficacia anche in un ordine di sviluppo ed espressività che ne arricchisce il significato, una lingua che usa la trasformazione per ampliare il senso dell’espressione.

http://www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it/

 

Monday, July 13, 2009

La libertà

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20July%202009.mht!http://4.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/Sls6fbhFe8I/AAAAAAAAD9w/ytRdRzZxwbo/s400/IMG_1560.JPGPer questo mondo che tramanda, che fa una cosa per un’altra, un simbolo per un’analogia, dimenticando di dire le cose nella verità e nella possibilità. E d’un miracolo che Dio ci fa, è un aiuto a quel che siamo e abbiamo bisogno, e poi ci è dato nel tempo per capire di essere liberi di essere, appunto essere per amore nella libertà e con la parola semplice della verità. Un miracolo di Dio non cambia niente in questo mondo, chi ne riceve aiuto e consolazione à da vivere e essere sincero, se vuole. Gli stessi miracoli di Gesù cambiano il mondo per chi vuole che sia diverso, per chi crede. L’intervento di Dio sulla materia, non cambia nulla nel mondo, non vi è né un’analogia né un simbolo, è un aiuto che Dio concede. L’intero creato è in sé miracolo che si riempie di un miracolo che è il bene. Questo miracolo è un aiuto che non ci obbliga, ma che ci aiuta a compiere il bene, a vivere per essere belli come Dio, più che un’onnipotenza sul mondo e un’analogia e un simbolo da rappresentare. Dio ci dà per la nostra e la sua naturale e soprattutto spirituale bellezza. Nudi e senza nient’altro che questo; ogni orpello materiale è secondario a ciò e à la sua bellezza propria se non è simbolo o analogia, se non si sovrappone alla libertà e alla bellezza di Dio e dell’essere umano.

Gesù disse: Io sono la via, la verità e la luce. La libertà del perdono e la presenza dell’amore.

 

Monday, July 06, 2009

Quando si pensava di trovare sulla luna, lettori di gialli? E si scoprirono sassi la stessa cosa? Ma! Chissà! Questi lunari.

 

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mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20July%202009.mht!http://3.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/SlLu7ErmsZI/AAAAAAAADrs/6oKdP-ORcW0/s400/100+gold+retro.JPG

Nelle fotografie esposte, è, la medaglia o moneta di fantasia coniata all’epoca dello sbarco sulla luna – luglio 1969 - dalla rivista, Tempo.

Bisogna dargli una lavata

Alla moneta?

No, alla Luna.

Impossibile! Ride.

 

 

Saturday, July 04, 2009

Il persecutore

Saulo Saulo, perché mi perseguiti? Quando San Paolo perse la vista folgorato dalla luce e, dalla voce di Gesù, questa fu la domanda che fu posta a Paolo. La risposta non la sappiamo, non c’è stata. Possiamo immaginare perché Gesù era considerato attentatore della legge d’Israele, o, più specificatamente altre cose del genere, ma in realtà Saulo non risponde - ritrova la vista dopo tre giorni e la conversione. Saulo perché mi perseguiti? Non c’è risposta, tale ottemperanza tale atto non à un motivo, non c’è un significato con cui sperare che Saulo possa rispondere, in ragione di un’azione. Saulo Saulo, perché mi perseguiti? Gesù pone una domanda ma non ottiene risposta, quasi che la persecuzione che era propria di Paolo appartenesse all’illusione manifesta della ragione. Eppure la violenza rappresenta un atto, ma qual è il motivo? Saulo perché mi perseguiti? Non c’è risposta a questa domanda di Gesù. La conversione di Paolo non è nell’ambito della risposta a questa domanda, l’uomo che perseguita Gesù non à nessun motivo. Paolo trova la conversione senza nessuna risposta a questa domanda che gli è posta da Gesù. Cristo stesso non pone nessuna risposta a questa domanda.

 

Tuesday, June 26, 2007

Libera responsabilità

Aveva scritto quattro manoscritti del suo libro, e mentre camminava con essi tenuti sotto il braccio, incontrò una persona, che gli disse vorrei leggere il tuo libro, credo che potrei apprendere nel mio silenzio, da esso qualcosa d’interessante, ma non ho ancora imparato a leggere e non porto denaro con me. Lo scrittore lo guardò e prese il suo manoscritto, una copia delle quattro che aveva scritto e la diede a costui. Poi salutatolo continuò il suo cammino, incontrò molte cose e si soffermò ad osservare quello che la natura gli mostrava, quando ecco che sul suo cammino incontrò una persona che lo chiamò e gli disse: Vorrei da te una copia del tuo libro, ma sappi che ho i denari per esso, ma tali denari da chi mi sono stati dati, mi è stato chiesto che quando io ti avessi chiesto il tuo libro, di dirti che i denari per il tuo libro mi sono stati donati affinché tu possa donarmi il tuo libro lasciandomi i denari che mi sono stati dati. Lo scrittore prese un manoscritto del suo libro e lo donò a costui. Riprese il suo cammino e pensò chiedendosi come mai costoro sapessero del suo libro, e con quale strano ardore glielo avessero chiesto, quando dopo un po’ che camminava, incontrò una viandante, una donna che sorridendo lo guardò e gli disse: dammi un manoscritto che ho voglia di leggere, ma sono anch’io povera di denaro e non ho da darti neanche io del denaro per esso, ci sono tante persone povere oggi giorno, e potrei forse se tu volessi scriverne altre copie e donarle a chi le volesse, tu se perdi il tuo libro, potrai sempre scriverne un altro. Lo scrittore diede la sua terza copia manoscritta alla viandante e gli chiese come si chiamasse. Tornò a camminare, poi ad un certo punto stanco si sedette e appoggiò il manoscritto lì al suo fianco, e per un po’ restò assorto su quel che gli era accaduto quel giorno. Poi si alzò in piedi per guardasi intorno e quando pensò al suo manoscritto guardò dove lo aveva lasciato, ma non c’era più.

Wednesday, June 20, 2007

Scene da un matrimonio

In un’altra epoca, "dove gli stadi di calcio erano divisi solo per settore di pagamento, mentre io da sempre ero tifoso dell’Ascoli mia Sorella scrisse questo racconto d’appendice, in scene e quadri, per un giornale distribuito gratis subito dopo la partita della Samb, Sambenedettese. E può essere una cronaca letteraria sul mondo del tifo calcistico: Dicembre 1978, Giugno 1979.
N.B.
La classifica che compare nel giornale sulla pagina della prima scena è del campionato primavera. Per ingrandire il testo cliccare sulla foto.
http://www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it/


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Addio! Agonismo Addio!

Addio! Agonismo Addio!
Diciamo per quanto vi possa interessare, che da sempre, non sono stato favorevole a praticare lo “sport”: lo sport inteso con agonismo: lo sport. E solo in rari casi l’ho fatto, in gioventù. Diciamo che ho sempre ritenuto l’agonismo nella pratica fisica come limitante la naturale espressione di libertà della mia persona – in tale pratica – che vedo più su valori di libera “conoscenza”, anche nella pratica del ciclismo. Certe volte si esaltano i valori dello sport, ma siamo sinceri i valori dello sport, fanno parte di quelli che possono appartenere ad un gioco, e pertanto una certa ricreazione fisica, e passione con divertimento. Ed è per questo, che per molti anni, fino a qualche anno fa ho seguito lo sport agonistico praticato da altri, appunto per il piacere della passione con divertimento. Dando a me da sempre il piacere di un’attività fisica liberà e per questo senza agonismo e senza essere pagato. Non è proprio per nulla dimostrato che l’essere pagati, per un po’ di divertimento sia meglio che divertirsi liberamente.
E come ho detto questo fino a qualche anno fa, ben io intendendo quello che già stava accadendo e che di lì a poco sarebbe degenerato, negli accadimenti contemporanei. Ma non mi dilungo su questo, e dico semplicemente che ho smesso del tutto di assistere e partecipare all’agonismo sportivo, punto.

P.S.
Rimando per divertimento anche alla lettura del racconto: “ Scene da un matrimonio”.

 

 

Monday, June 18, 2007

Silenzio, lettera aperta o parole e pensieri.

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“Mia” Cara (…) è inutile che ti dica che il mondo della povertà incombe su tutto, “e pure tra costui” c’è sempre qualcuno disposto a condividere il pensiero dell’amore di Dio, spesso costoro sono dei più “diversi mondi”. Sono poveri trovati nella carità, sono mondi lontani dalle sicurezze, sono prossimi che si vedono, sono rari e rispettano la persona. E sanno dare quel che sono accogliendo quel che gli altri sono. Tutto il resto è una carità impersonale. Si è diversi, cosa che con i poveri di cui ti parlavo non appare, non si sente. Ricchezza d’animo, libertà di essere più che l’impossibilità, persone e umanità. La misericordia ci rende prossimi e vicini La carità di essere.
La povertà è più difficile da capire quando disconosce la Bontà d’animo, e l’egoismo dell’anima rende stolto qualsiasi essere.

 

 

Friday, June 15, 2007

è bello! è vero!

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Wednesday, June 13, 2007

L’Autore, i miei libri sono letti.

Tanto Silenzio e libertà
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Lettera Scritta

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Ti scrivo una lettera perché voglio vederti per parlarti
Ti scrivo una lettera perché ho ancora voglia di vederti
Ti scrivo una lettera perché ho voglia di comunicare adesso con te
Ti scrivo una lettera perché so di essere sincera/o
Ti scrivo una lettera per raccontarti delle cose, forse stupirti, e farti sorridere, rispondimi sinceramente e libera la comunicazione, come faccio io per quando ci potremmo vedere
Ti scrivo una lettera perché il dialogo non è competizione e mi piace parlare con te più di sempre, sempre, a presto
Ti scrivo una lettera perché il suono della mia voce, impaurisce i miei segreti?
Ti scrivo una lettera per parlarti ancora dei pensieri, dei miei pensieri
Ti scrivo una lettera, a presto!

 

Monday, June 11, 2007

La Fotografia

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In attesa del dialogo
In attesa della parola
(in attesa del pensiero?)

 

 

"senza contrasto"

Pace Libertà

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Wednesday, June 06, 2007

"Foto di gruppo con Signora"

Lontanamente ispirato al libro di Henrich Boll,
che devo rileggere", non lo ricordo.

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Monday, June 04, 2007

Valori

Il dono è una delle virtù più grandi che ci provengono da Dio, al di là di ogni senso di economia materiale – con essa, per lo più, nella generosità si riesce ad aiutare. Il dono è la grande libertà dell’essere. Esso, così è il senso stesso dei valori, cosa appare, spesso, in conseguenza diversamente da ciò: Esaltazione, Egoismo e vanità.


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Egon Schiele, Figure, 1927


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Egon Schiele, Città morta


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omologazione, Patrizio Marozzi, 1986


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I Gruppi e la persona fuori dal quadro. Patrizio Marozzi, 1996

 

 

Thursday, June 26, 2008

Ponzio Pilato. Anno 1 D.C.

Pilato, era tra il fresco del suo giardino.
Vano era stato il suo pallido tentativo di salvare Gesù, quest’uomo pensava, tanto temuto soltanto perché libero dalle leggi di questa terra, al punto da incarnare il sogno stesso della gente che ha voluto tale sorte per lui.
Eppure, erano state chiare le parole che quell’uomo aveva pronunciato, quando io Pilato nel tentativo di salvarlo, mi rivolsi a lui dicendogli. “Non sai che ho il potere di liberarti e il potere di crocifiggerti?” Egli mi rispose. Non avresti nessuno potere su di me se non ti fosse stato dato dall’alto. Che sarebbe rimasto di ogni stato sociale, ogni forma gerarchica, se quest’uomo avesse ragione? Cosa sarebbe rimasto del prestigio e dell’immagine del successo? Chi gli uomini avrebbero ammirato, temuto e in cosa si sia trasformata l’invidia. Lo stesso concetto di stato e nazione stessa. Questo fatto di quest’uomo, questa libertà, data e chiesta da lui, non avrebbe portato la realtà a sconfiggere la rappresentazione del male? E questo male non avrebbe forse anch’egli cercato di primeggiare. Che sarebbe stato dell’invidia tra gli uomini?
Pilato, parla da solo nel giardino.
Ci saranno giorni, forse, in cui il ruolo dell’uomo, anche il mio che ho qui rappresentato, ammirerà la libertà di chi vorrebbe essere, ma ne cercherà solo il prestigio sociale, materiale. Elogerà quel che pensa di aver raggiunto per emulazione, ma vorrà essere superiore e avrà bisogno del mondo sociale. Un uomo comunque non è un modello compiuto, e molto probabilmente la sua libertà avrà un valore, ma se è in quest’uomo. E ciò non darà all’emulazione maggiore invidia. E non sarà tutto relativo questo prestigio nel mondo che vuol primeggiare? E questi Dei forse non avranno più alcun senso. Come mi disse quest’uomo, il mio regno non è di questo mondo. Quali esseri cercheranno nel male la sopraffazione di quest’uomo, quale momento storico cercherà di annientare il suo significato? E le nazioni, non, avranno che famiglie, dove l’emulazione non avrà che il desiderio di un demone umano di superarsi, e dove la libertà troverà l’uomo nell’affrancamento dal sociale e dove la nazione cercherà nell’invidia la sopraffazione dei valori della libertà dell’uomo.
Pilato, restò ancora un po’ in questi pensieri, in quel mondo che sembrava non capire, come un uomo del futuro, ma nel pensare ciò pensò al nome di Adamo, come fosse lui stesso in quel mondo.

 

Monday, June 23, 2008

Il cammello nella minestra

per quello che posso dirti non possiamo sapere esattamente perché le cose siano andate come stiamo per dire tutto è accaduto come non fosse mai accaduto prima ma in effetti tutto è già accaduto e non per spaglio o per altra ipotesi. dimmi disse il soldato assente non c’è tempo per il resto delle cose da fare non possiamo continuare in questo modo, esattamente perché non sappiamo dove siamo. e se fosse stato per questo non potremmo mai dire se ci fu un’altro evento, come a dire perché quello che tutti continuano a ripetere non ha alcun riscontro, meglio sarebbe profferire che nulla accade di nuovo sotto il nuovo sole incandescente. quel giorno la donna che possiamo chiamare ipoteticamente, per nome disse in questo stato di parole scritte che sappiamo tali perché le stiamo leggendo: non sopporto che mi si dica esattamente quello che penso. e ecco che possiamo dire che sappiamo già qualcosa ma cosa può rivelarci del mondo questo carattere che questa donna e non altre ci mostra. non lo sappiamo e credo che non lo sapremo mai, non c’è proprio niente insomma non ce lo dice e ruotiamo ancora intorno a un vuoto ipotetico, che non ci assolve. Dove siamo dove siamo, disse un gatto con lo stivale. io vorrei ma non lo faccio disse quella donna di prima, come a dire sono soltanto in un universo parallelo e non sopporto altre storie oltre la mia. certo rispose il maramacchi, ma che cosa si può fare per cambiare tutto quello che in fondo non sappiamo che deve essere cambiato; niente e poi niente! e allora che la luna sbatta contro il cielo, c’è niente altro, no! perché dovrebbe non so mi pareva fosse così che cacca proprio oggi che dovevo andare. La luna aveva una frittata in testa ed io ‘stavo a osservarla, cosa sarebbe accaduto forse l’avrebbe smossa dalla testa scuotendo la testa stessa. era chiusa infognata nella cella che sarebbe accaduto pochi potevano prevederlo ma che importava. il pappagallo spegnava l’ombrello come fosse qualcosa che il cielo sapeva a dirmi che le cose non potevano essere in questo modo e soltanto in un modo diverso, mi sembrano tutti matti ma chi sono gli altri e chi lo sa. certo che il ciabattino sognò spesso la scarpa arrosto come fosse qualcosa da vedere o da dire, la scarpa arrosto che non ha mai compreso esattamente cosa facesse in un posto così caldo, è un ombrello senza testa che le cose non sanno mai dove stanno, forse dietro un paravento o di fianco a qualcosa che non sapeva che nome avesse, ma il paravento era bucato e tutto lasciava pensare che l’aria non lo facesse passare, fuori non c’era niente di nuovo, un cesso ambulante come speranza di una diarrea abbondante, per il resto poteva essere solo il rutto di un passante che non sa cosa sia il dilemma della nostra ipotetica coscienza senza fondo ammissibile. che stanno a fare seduti per terra perché non si siedono da un’altra parte, del resto quando l’anatroccolo batte il becco non si può più pensare alle cose come a qualcosa che non ha neanche un significato, e l’arrosto poteva bruciarsi ma fece in tempo a spegnere il forno a capire che era meglio farlo prima non serviva tanto tempo tutto era già stato cucinato. era comunque diverso per il resto era un prato azzurro i fiori crescevano sopra gli alberi, come quando l’acqua accese un gran silenzio che le fiaccole sembravano spegnersi di luce, quando si grattava era come dire che era pomeriggio ma non c’era tempo al resto, che cacchio di tempo, tutto quel giorno non sapeva altro che di nuovo tempo indietro e che dire dell’orologio. e su per giù diceva sempre che il merlo aveva beccato il dattero, la cacca non sapeva cosa dire, non spettava al giorno dire che bella pappa che c’è oggi non capisco di cosa stesse parlando quando diceva che perché il brodo era scaldato tutto il minestrone si era ritirato e l’erba era cresciuta sotto la pentola. La casa aveva un polpettone attaccato ad una delle pareti esterne, mentre alle altre una pizza una bistecca e sul tetto era spalmata una salciccia, i bigodini spettinati rompevano l’equilibrio delle cose e non c’era verso di dare al mondo il dilemma della caccola del tempo del resto non c’era nulla da ritirare sotto l’albero appeso, il pendolo del crimine batteva la fiacca e tutto era circondato da un alone di stupida ipocrisia, erano in attesa di vedere se quel facevano fosse quel che poi potesse convenire a quel che avevano in mente. il brodo rispecchiava sotto la minestra che non sapeva che farsene della pastina mentre degli idioti erano conviti di essere eterni. Non ho detto nulla di nuovo sulla volontà aggiunse un pazzo scatenato è solo che la bistecca mi è calata su una chiappa che non sapeva della sua bocca, il cammello camminava nella minestra e la fiaccola volava giù dalla finestra, dimmi cosa c’è nel mondo non è forse un sentiero sconosciuto o è soltanto un altro equilibrio dell’albicocca sotto la canna cerbotta invano quello che batte l’acqua con la massa e non sa quello che gli altri non hanno ancora ben compreso su le cose che il mondo germoglia come fossero piselli addomesticati, che cosa mangi per cena disse che non sapeva forse il coriandolo sbatteva con l’aria e la cosa poteva dirsi idilliaca se non fosse per il fatto che il resto del posto non aveva coriandoli ma soltanto fesserie di soppiatto, basta disse ingordo il maggiordomo che indomito non sapeva più a chi obbedire, neanche per soldi che si appiccicavano sotto le scarpe e batocchi da zavorra non si sapeva che cosa sbatteva sotto l’oleandro dell’albicocco scemo, scemo non hai detto altro che i pistacchi sono scemi come i castagni beone incontentabile che rende vano ogni te.

 

Sunday, June 15, 2008

Adamo

Il buio incombeva d’un tratto sugli occhi di Adamo, che con la mano cercò quella di Eva. Che è successo Adamo? Siamo dove il tempo e l’atto ci hanno portati. Eva guardava assorta il chiarore della luce che tornava, incominciando a intravvedere l’aspetto di Adamo. Adamo sembrò, prima di guardarla come assorto sul mondo che vedeva. Non sembrava diverso ma la coscienza che Adamo ed Eva ora sentivano, dava loro quell’attributo che gli faceva capire il mutamento avvenuto. Venivano da un luogo senza potere, compiuto. Ora invece si era generata l’antitesi tra la vita e la morte, o più semplicemente, l’impossibilità della coscienza di generare senza morire, di essere nella terra un mondo cosciente che non può sussistervi. Tante volte si plasmerà la forma, ma la sostanza germinerà e tornerà nella volontà del potere.
Adamo cosa farai?
Non lo so, sarò semplice, ma non basterà? E allora non dovrò ricadere nel peccato; o l’amore potrà far sì che ciò non accada. Sarà stabilito tutto un tempo che attraverserò, tanto basterà a me per capire quello che non ho mai saputo, che non ho creduto? So forse di Eva più di quanto lei sappia di me? E il dolore che proviamo, è ora più di quanto noi sappiamo. La gioia e l’amore forse ancor di più. Vorrei pace, prima che tutto si confonda, vorrei pace per trovare la chiarezza. Credo che tutto debba essere nuovo e allo stesso tempo è nella vanità delle suggestioni. Dialogherò e aspetterò l’amore amando, ma, tutto è immerso nelle generazioni. E il tempo si svolgerà.

 

Monday, June 09, 2008

Il giocatore

L’uomo era appoggiato sulla balaustra e guardava l’acqua del fiume scorrere. Stava ancora rimuginando il gioco di quella sera. Le partite erano scorse via tutte silenziose e senza ostacoli e come sempre aveva pensato alla presenza che si sentiva vicina quando giocava, qualcuna con cui identificare la fortuna. Quando, aveva incominciato a pensare a immaginare questa presenza cui chiedere, ipotizzare un modo per essere nel gioco? Poi tutto era sparito. Guardò ancora il fiume scorrere, ora con maggior forza di qualche istante fa. Senza pensare mise la mano in tasca e ne tirò fuori un foglio da taccuino, lo lesse come non si stupisse di quel che c’era scritto, di quel che aveva scritto a questa presenza che avvertiva quando giocava. Aveva gettato giù quelle frasi, tra un gioco e l’altro, nell’aria stessa di un momento da giocatore. Lo leggiamo mentre l’uomo le sta rileggendo.
Vorrei amarti se tu esistessi, se tu fossi così reale da rappresentare un momento di verità, assoluta concretezza, un tattile profumo. Alcune volte mi conquista così forte la voglia di starti vicino. Che ho voglia di baciarti, di toglierti le scarpe e baciarti i piedi. Che voglia di fare all’amore con la tua intimità presente; ma il tuo fuoco non riesce a sciogliere, stranamente, il ghiaccio che gli hai costruito intorno, ma forse è solo che non riesci ad amare, ad amarmi. Sei così convenzionale alcune volte come soltanto quel freddo che mi fai sentire, sempre, con tutti i muri con cui mi oltraggi difendendoti dal mio bisogno di amarti, o forse oramai di amare. Nel rileggere queste parole nel silenzio, l’uomo guardò lo scorrere dell’acqua, che era ancor più aumentato e fu preso come da un impeto e bisogno di parlare. Incominciò a parlare ad alta voce, e fu tanto preso da ciò che quando una persona gli passò vicina e gli chiese che stesse facendo, non vi badò, non se ne accorse neppure.
Caro mondo non mi ricordo quando è stato che ti ho visto per la prima volta, forse non me ne sono accorto, o forse tu sei stato così presente da non darmi la possibilità di osservarti da una distanza che mi permettesse di vederti, di capire che eri lì; forse non mi aspettavi e io non sapevo che potevi aspettarmi, sta il fatto che ci siamo incontrati senza saperlo. Sto qui e non so bene cosa possa esserci che mi fa dire che ora ti vedo, ma sei poi tu quello che vedo, forse sì, sei proprio tu e allora sono sicuro che mi stai ascoltando. Che follia l’averti abbandonato, io non l’ho fatto, non ci ho provato perché è stata troppo forte la fatica impiegata per restare qui con te, e allora credo che sia giusto che ti racconti quello che ti sta accadendo, che mi accade a me che sono qui con te. Forse non è poi importante iniziare dal principio se poi sapessi quando è stato il principio, incomincio da adesso, da questo momento.
Mi trovo in questa trappola del mondo, dove satana ha perso lasciando i suoi dannati abbandonati, liberi di tormentare i rimasti soli, i pochi consapevoli della fine che stai facendo mondo. I giochi sono stati molti, finora, ma sempre lo stesso, la menzogna l’inganno, la voglia di strappare l’anima a chi aveva scoperto l’inganno; la partita è al disopra del soggetto che inganna, lui nella sua patetica vanagloria, nella sua mente dannata pensa di essere l’artefice di qualcosa, sappiamo che non è così. Lo strumento di satana non ha nessuna visione di se stesso, tormentando nella follia, tormenta senza nessun ritorno la realtà che lo soggioga senza nessun bisogno, è questo che lo fa imbestialire che risveglia satana dagli inferi, che l’invidia demoniaca cerca la dannazione degli altri come puro nutrimento di satana. Hanno spaccato il mondo in un unico pezzo, in un unico frammento indeformabile, in una trappola senza mutamento, hanno cambiato le carte in tavola lasciando le stesse carte del primo mazzo, della prima partita giocata; e il mazziere di satana distribuisce le carte per una partita che non si può giocare, una partita dove si vince sempre, dove ci si gioca l’anima del mondo, di chi vuole abitarlo. Il mazziere vince il giocatore vince, il mazzo vince, in questa follia della vittoria il mondo non riconosce più il gioco, non si accorge più della partita. Le regole sono conosciute e dimenticate solo dal mazziere che inebria il giocatore delle vittorie del suo gioco. Satana si gioca l’intero piatto, tutta la posta in gioco un’umanità che ormai sa solo vincere, che non conosce il gioco, un’umanità che si è identificata con le carte da gioco: ogni carta un’anima, ogni piatto un’anima, ogni gioco un’anima giocata, il mazziere di satana ha passato la mano a satana e il mondo si è accorto che ha sempre giocato la solita partita senza regole dove si vince sempre, ma ha detto che non era vero, ha avuto paura di perdere una mano della partita, ha voluto vincere ancora, satana ha preso il piatto, tutto il piatto e ha continuato a giocare con l’umanità. Ogni carta un’anima, ogni piatto un’anima!
Caro mondo non vuoi più giocare, ti capisco, non ci sono più giocatori onesti, la partita non ha più giocatori, ma solo carte da gioco, il denaro di satana ha comprato tutte le partite e l’ipotesi continua a perpetuare una vittoria senza realtà. Caro mondo io e te abbiamo bisogno proprio di questo della realtà, di toccare i nostri corpi e far vivere la nostra anima.
Si guardò intorno per vedere se qualcuno avesse ascoltato le sue parole, se ci fosse qualcuno perché aveva dimenticato dove fosse. L’acqua del fiume ora, vedeva, che aveva preso a scorrere più lentamente. Fece un luogo respiro e nel trovarsi ancora quel foglio da taccuino nella mano lo gettò in acqua. Il giorno dopo, non poté, più giocare.

 

Wednesday, June 04, 2008

Tra riciclaggi morali tra nuovo Lombroso e pseudo dadaismo vuoto. Che fingono di contrapporsi

Un giovane un giorno andava vagabondando. Guardava gli uccelli e il cielo, il colore dei prati. Mentre camminava, si fermò sotto una pianta con rigogliosi frutti, ne colse uno e lo portò alla bocca. Ora mentre stava gustando quel frutto, sentì una voce dirgli: “Che fai?” Il giovane nell’udire quel suono senza vedere nessuno, restò per un po’ in silenzio, poi disse rivolto un po’ qua e un po’ là: “Chi è, chi c’è?” Allora vide uscire tra gli alberi un grosso orso, che mostrandosi disse al giovane: “Che fai?” Il giovane lo guardò e rispose. “Non vedi tu stesso, mangio un frutto da quest’albero, credo siano nespole, sono buone prendi, prendi anche tu.” L’orso si avvicino all’albero delle nespole e prese un frutto, che ingoio dopo averlo appena masticato. Al ché il giovane gli disse: “Non così, guarda me, solo la polpa.” Allora l’orso prese un altro frutto e ne mangiò solo la polpa, poi disse rivolto al giovane. “Dove stai andando?” “Ma non so – disse il giovane – un po’ qui un po’ là, passeggio.” L’orso disse: “Ma non hai paura?” “No, perché dovrei aver paura.” Disse il giovane. “Ma delle armi!” disse l’orso al giovane. Il giovane guardò l’orso, con aria un po’ perplessa e rispose. “Ma qui non ci sono uomini.” L’orso a sua volta guardò il giovane e disse: “Perché se ci fossero che potrebbero fare?” “Tu stesso lo hai detto, portare delle armi.” “Mio caro amico non vorrai dire che l’uomo e le armi vanno insieme? Come potrebbe un’arma seguire un uomo?” il giovane guardò l’orso, poi disse: “Ma non sai che l’arma è dell’uomo?” Dunque disse l’orso quel che fa un’arma è colpa dell’uomo e la conseguenza da il senso alla colpa?” il giovane guardò ancora una volta l’orso, poi disse: “Non so se c’è un senso per la colpa, ma la sua conseguenza ha una proprietà, e questa può essere un attributo per la conseguenza stessa, tanto da giustificarla.” “Vuoi dire – proferì l’orso – che tutto può essere fatto in ragione di qualcosa d’altro?” “Può darsi, rispose il giovane, in definitiva una legge ne giustifica un’altra, in ragione di se stessa e in ragione di se stessa si assolve dall’altra.” Allora l’orso guardò il giovane e gli disse: “E se incontrassimo ciò che ne sarebbe della nostra amicizia, conoscenza, di questa natura!” “Non so, rispose il giovane, per nostro credo cercheremo di essere liberi e continueremo a conoscerci.”

 

Thursday, June 25, 2009

Prima dell’attributo

Il mondo è un conflitto, non solo un conflitto d’interessi che si giustificano gli un gli altri. Su questo c’è un’affermazione del consenso strutturato e che si appoggia al consenso strutturato e, non nell’amore nella scelta o per scelta. Esso è stabilito dà: plagio, appagamento, servilismo, ignoranza e superbia. Queste ultime due componenti sono quelle che stabiliscono i criteri per la superiorità e il suo atteggiamento. Ecco che su questo panorama la ricerca del consenso influisce per mezzo e con questi contenuti, anche: reality show, talk show, partite di pallone e sport, film d’intrattenimento pubblicità, molta chiacchiera demagogica e pettegolezzo, si aggiunge a questo tutta quella cultura politica del consenso, anche artistico, sovvenzionato o gestito per mezzo dell’economica del consenso, e tutto ciò si fa autoreferenziale di se stesso. Ora per questo è anche bene riflettere dove e in che modo le persone libere, di qualità, possano trovare qualità e esprimerla per sapienza e conoscenza e non per logica del consenso, plateale, senza dipendere e quindi per questo ovunque e dovunque nella sincerità? E al di là di questo dobbiamo chiederci se per mezzo per esempio di un reality show le persone esprimano liberamente e risolvano i loro problemi, se essi possono esistere appunto soltanto nell’ambito della politica del consenso. Qualcuno dice di sì e molti nella politica del consenso lo sperano e, per questo si deduce che la persona tramite ciò può trovare libertà e amore per mezzo di questa monocultura.

Prima dell’attributo

Il potere per questo sta diventato tragico, anche se spesso ridicolo, senza bellezza né spiritualità – come potrebbe – e in balia di superstizione e ostentazione, lontano dalle persone che pensano e esprimono autonomia e indipendenza. E la forza è un attributo che può appartenere a chiunque, figurarsi certo consenso sociale che vive sulla maggiorità dei desideri, più che libertà. E allora l’amore guarda e vede, dove nessuno vede, oltre il conflitto e la sua legittimazione, storia tragica e sempre senza bellezza, che chi finisce per percorrere né è assorbito, come partecipasse a un quiz a premi. E un po’ mi viene da dire per questo, ma che me ne frega a me?! Io amo!

 

Wednesday, June 24, 2009

Ti riempirei di baci se soltanto fossi viva

Ci sono delle persone che non si riesce a incontrare, sono quelle persone di cui si scopre l’esistenza per caso. E, in quel momento forse anche per, anche, una sorte tragica, quasi rimpiangiamo che ciò non sia avvenuto. Spesso, esse sono quelle che sono perché ci appaiono belle, spesso perché interessanti e altre volte perché ànno avuto coraggio. Ma sovente questo è ciò che ci appare di loro, nella tragica notizia che ce li à fatti scoprire. Per questo pensiamo con passione con la voglia di dire qualcosa, con il rammarico di non aver potuto conoscere quella persona. E spesso fa comodo anche parlarne, se ne parla quasi ci fosse ancora il suo essere il suo io, con cui avere una comunicazione, ciò fa quasi comodo, questa è l’ironia. Eppure io so che molte volte si potrebbe comunicare veramente, ma si elude questo, molto spesso perché costoro, prima della loro morte non erano dei personaggi, ma appunto sostanza e vita e per questo libertà, e non stupido effetto di un effetto associativo, magari nella sotterranea guerra dei numeri, o nella comunicazione rivale della rappresentazione e, per questo in fondo della verità apparente. Alcuni giorni fa, per esempio, ò visto morire una giovane donna e, mi sono detto se l’avessi conosciuta, l’avrei riempita di baci tanto era bella. Che dire forse à vissuto nel posto sbagliato, perché non dà alla bellezza la possibilità della verità, e questa può essere una grave tragedia, come quella del cervello che non sopporta di non poter esprimersi di reprimere la propria anima. È morta per una causa, sì, possiamo anche immaginare questo – è assurdo ciò senza aria all’espressione. E molto probabilmente non viveva nel posto sbagliato per poterla, io, incontrare, ma forse stava anche passeggiando nel posto sbagliato, quello che per tragedia à dato l’impressione che la si potesse conoscere. In realtà tutto è rimasto nell’assenza e l’immagine continua a illudere di esser capaci di conoscere la verità – eppure, e per questo è bene pensare quante volte si è cercata più la proiezione, sulla fama, che l’interlocutore, la sua conoscenza, quante volte si è rifiutato il vero per l’apparenza e il potere, che come in questo caso uccide, più che la libertà e la sua condivisione. Forse ci vuole anche il coraggio di aspettare che le tragedie passino, che la stupidità declini e le persone non rappresentino la verità, ma siano autentiche e magari belle senza bisogno di persuadere o dominare; come quella giovane donna potrebbe essere da riempire di baci se fosse ancora viva e neanche io lo sapessi. Forse allora non ci sarebbe un luogo sbagliato ma soltanto delle circostanze naturali. Non esiste la superiorità ma soltanto la bellezza e, di viverla è il coraggio che dobbiamo a noi stessi e alle persone che sappiamo conoscere – anche se dovessero rifiutare la conoscenza per questo motivo.

 

 

Friday, June 19, 2009

Amatevi come io vi ò amato

Come ci à amato? Qualcuno può dire - ci à amati fino a dare la vita per noi – si certo e in questo c’è l’amore come non odio, come perdono, come comprensione che accetta. Ci à amati solo per questo o l’amore che ci à mostrato non si è fermato all’astensione dall’odio, ma semplicemente amando non contemplando in ciò l’odio. Ci à amati facendo molte cose inspiegabili, anche miracoli, e in cosa à cambiato tutto, ci à amati risorgendo e, questo è il suo vero perdono. Ci à amati allora donandoci la vita, questa sua vita risorta, questo modo che perdona perché cambia il senso e toglie l’impossibile al limite dell’amore, alla possibilità d’amare. Ci à amati non sacrificandoci, ma liberandoci dal sacrificio. Ci à amato non per le conseguenze della vita, ma per la libertà di accettare il suo amore. Ci à amato perché non morissimo della mancanza d’amore. Ecco in che modo possiamo rinnovare il suo amore. Ci à amato e non ci à obbligato a amarlo e, questa può essere la ragione del sacrificio, chi sacrifica l’amore può non amare, eppure essere amato da lui sacrificato per questo. Ci à amati non per sacrificarci, ci amati senza che l’odio esistesse nel suo amore, ci à amati vivendo, amando la vita. Ci à amati lasciandoci l’amore della vita. Ci à amati risorgendo all’amore per la verità della vita che non sacrifica, mai.

Wednesday, June 10, 2009

La bellezza di Dio

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Di giorno sostava sempre presso quel locale dinanzi alla piazza. Restava così seduto sembrando che stesse osservando i passanti. In effetti, è un osservatore attento, ma non sempre il suo sguardo che sembra posarsi su qualcuno sta osservando quella persona, per esempio che in questo momento attraversa la piazza. Ora è seduto in uno stato meditativo e contemplativo al contempo, certo chi lo sta osservando, forse crede che stia pensando alle persone che attraversano la piazza. In realtà il suo sguardo è assente e quasi non vede quel che succede dinanzi, giacché è pienamente in una sua riflessione. Voi mi direte ma di chi stiamo parlando? Di quel tizio lì seduto con lo sguardo rivolto alla piazza, nessuno può sapere meglio di me chi è, e cosa sta pensando. Mettiamo il caso che si chiami Augusto, sì vi dico che si chiama proprio Augusto! E ora vi dico à cosa pensa. Augusto in una delle sue giornate forse più complesse ma anche perfette per il suo modo di riflettere, à scorso con la memoria un po’ le sue esperienze di vita, le persone che à conosciuto, incontrate à cui à dato anche se stesso secondo il suo modo d’intendere e, ora assordo nei suoi pensieri con lo sguardo che sembra guardare la piazza, sente e pensa realmente un concetto che con queste parole si dice, stando seduto lì dove è ora.

Credo vivamente, forse con più che autentica certezza, che l’unico prossimo d’amare è Dio stesso, di me stesso, non possa che amare che il rapporto diretto che sento con Dio, appunto per mezzo della mia espressione e fede. Insieme io e lui, il mio rivolgermi nell’amore a lui, à generato che molte delle cose che ò fatto, sia una scelta che diviene proprio in essere per il convincimento dell’amore diretto che ò con Dio e me stesso per questo. Potrei dire che ò fatto delle scelte che ànno soltanto un divenire nel rapporto dell’esistenza di Dio, perché adesso son solo per questo misura del rapporto diretto con Dio e, che nessun plauso ne può derivare più della libertà che sento, dal convincimento di molta parte dell’essere umano. Spesso ò dato l’incredibile, anche al prossimo come essere umano, quindi persona, a uomo, donna, è perché ò fatto questo? È stato per convincimento dell’amore verso il mio rapporto diretto con Dio – lasciatemi dire un po’ e potrebbe apparirvi un po’ cinico ciò che sto per dirvi, ma in effetti, posso anche dichiarare che se dovessi cercare Dio solo nel prossimo umano, probabilmente non lo troverei neanche con il lanternino, questo è forse un concetto un po’ schietto, ma così va visto e inteso. Se non ci fosse il rapporto diretto con Dio ch’è il prossimo, quello che si può ricevere dall’utilitarismo del prossimo umano, spesso, non è neanche adatto per un po’ di buon umore, non per tutto il tempo, ma la sostanza è questa. La mia scelta è la prossimità con Dio, ed io è con lui che dovrò risolvere le mie scelte, nessuno può darti amore incondizionato, nessuno può accettare l’amore incondizionato, soltanto Dio con la sua prossimità, può colmare e forse riparare, il mio amare me stesso per la prossimità con Dio. E allora la risposta alle cose che accadono nella vita è soltanto il suo tempo, il Tempo ch’è di Dio che mi potrà dare risposta. I patemi della sofferenza di un corpo che forse si abbatte, possono distogliere dalla prossimità, per dire che l’intimità non è soltanto quello che per questo son riuscito a essere, ma un discorso forse difficile, comunque sempre per te nella libertà.

Ecco Augusto à fatto questa riflessione, che io in questo momento riesco a capire, ascoltare, posso per questo riflettere con lui e, comunicando quello che Augusto à appena terminato di pensare a voi, per ciò con la mia stessa possibilità di riflettervi. Ecco in questo momento Augusto è tornato con lo sguardo un po’ più attento e osserva anche i passanti, ma lasciamo che questo curiosare e soffermarsi su alcuni di essi, sia per suo gusto sia attenzione resti tranquillamente nei suoi pensieri. Io per mio conto vi saluto. 

 

 

Thursday, June 04, 2009

Lo scrittore assente testo in fase di aggiustamento, ma non avverrà.

Certe volte nello scrivere non c’è bisogno della trama, basta la spiegazione, se poi questa certi lettori preferiscono eludere, ciò è un altro discorso.

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1

ieri c’è stata una macchina un auto, che per ben due volte ha accelerato e puntato in direzione dell’auto che proveniva in senso contrario, ciò in una strada che non vedeva in quel momento altre auto percorrerla. Questo episodio è raccontato e tra gli altri episodi, tutti facente parte di strani casi di coincidenza. Vi è da rilevare che al tentativo dell’auto aggressiva – che per metà della sua dimensione invadeva anche l’altra corsia – il conducente dalla parte opposta non si spostava dalla regolare traiettoria che percorreva, e che dava spazio di manovra, e che molto vicino all’auto aggressiva avveniva un leggero sbandamento, dalla reazione controllata.

 

2

nello stesso giorno, in una sequenza temporale molto ristretta accadeva allo stesso guidatore di rivelare visivamente la presenza e con riferimento allo stimolo associativo di cinque sosia di persone da lui conosciute.

 

3

nella giornata precedente stranamente contrariamente alle altre volte in cui oltre agli innaturali comportamenti di guida che danno rilievo al far notare il quadro associativo in cui viene presunto, che ci siano dei riferimento non casuali tra un segno e un altro riportato dai comportamenti di guida degli automobilisti, fin anche nel rapporto tra il colore delle auto o riferimenti alfa numerici delle targhe, per mezzo di un segno associativo (o “gesto”), per un quadro subliminale o dimostrativo della tecnica, sui processi di volontà. Non accadeva nient’altro di quello che solitamente capita, più sottilmente per aggressività, ma il conducente dell’auto che ha incrociato l’auto aggressiva ha rilevato che in avvicinamento in discesa al fermo di un semaforo, un incrocio di auto che per colori e gesti di richiamo dall’interno di alcune di queste, né incrociavano una ferma del loro medesimo colore per ciò la percezione sensoriale del movimento illusorio “infinitesimale” del ristringersi non spontaneo dello spazio sulla macchina ferma che sembrò muoversi pur essendo ferma e che stava per raggiungere nei pressi del semaforo.

 

4

se le tecniche e i compartecipanti sono numerosi la dimensione intenzionale investe più componenti e categorie ed intenzioni professionali, più o meno occulte o rappresentative facente riferimento ad un quadro sociale e sull’assoluto decadimento dei riferimenti morali concettuali generali.

 

5

i possibili motivi possono essere regressi, nelle conoscenza intellettuale.

 

6

letteratura

si narra un episodio in cui la componente dei sosia e dei gesti da stimolo associativo, aveva investito il protagonista di questo episodio – non quello di cui si parla precedentemente – e in un costrutto reale da reality show sociale, aveva pensato alla possibilità che avesse una sorta di allucinazione concettuale reale tanto erano i significati che gli si presentavano nei pensieri. Poi un giorno chiamò per nome uno di questi sosia – che a un certo punto pensò anche essere “quello vero” in un altro posto – lo chiamò con il nome di quello che lui conosceva, ma il sosia preso dalla sua euforia dominate, gli disse che non era quello che lui chiamava, al che il tizio gli rispose, ma non ti vergogni di andare in giro con la faccia di un altro. Il sosia gli rispose, ma a me pagano. Ma il delirio a cui questo protagonista fu soggetto non finì qui. Giacché gli originali che erano stati imitati dai sosia, in una sorta di delirio psicologico e in preda a tutte le tecniche di dominio della scienza della comunicazione, incominciarono a far finta di guardare questo tizio, quasi per vedere se erano riconosciti, o lo guardavano ma guardando da un'altra parte per vedere se li salutava, magari finivano per fare un gestaggio cafone più che chiamarlo educatamente. Fin tanto che in loro incominciava un processo di competizione e autismo con le immagini che andavano a immaginare come valutativi per i comportamenti del tizio, e quella che loro incominciavano a rappresentarsi, tanto che immaginavano, quasi fosse un sosia. Con questa psicosi i coinvolti volevano dominare la realtà, senza neanche viverla, ma continuando a interpretarla e interpretare i comportamenti del tizio in un quadro associativo inesistente come ogni valutazione psicologica. Tanto che tra il dire e il fare e il capire del fare si era creato uno scollamento pari a quel che non accadeva e che pensavano accadesse solo perché continuavano a comportarsi in un modo tutt’altro che reale. Per capire senza pensare né parlare, né comunicare con il tizio, se non per mezzo delle associazioni dei segni immaginativi, così a forza di competere e frustrarsi tra i sosia e gli altri non vi era, più differenza soltanto atteggiamento e omologazioni, nei termini descritti.  

 

 

 

Ora voi penserete qual è codesta situazione in cui ci troviamo. Ecco è proprio ciò il punto in prossimità di questi episodi appena narrati, ve n’è un altro a me personalmente accaduto, che à visto, me, come protagonista e ricevente di una pernacchia, più esattamente molte. Tutto è iniziato la mattina, appena vado per salire in macchina, apro la portiera – pruueeeee! Sento una pernacchia di questo tipo, quando mi volto per vedere cos’era e chi fosse, osservo solo un tizio che in bicicletta si sta allontanando. Bene allora salgo in macchina e parto per la mia destinazione: andavo a prendermi una boccata d’aria in una montagna distante cinquanta chilometri dal punto in cui sono partito e ò ascoltato la prima pernacchia. Bene dopo qualche centinaio di metri mi fermo a un semaforo con il rosso, che indica lo stop. Al momento in cui viene il verde, un tizio da dentro una macchina tutt’altro che di modeste dimensioni mi fa una pernacchia e prosegue girando a destra, mentre io avevo impostato la freccia a sinistra strada che prendo. Ora per un tratto del mio tragitto mi trovo su una superstrada e, che succede qui, ogni tanto mi si avvicina una macchina e il conducente dentro fa una pernacchia. Certo voi mi chiedereste se poteste, ma che tipo di pernacchie erano, erano tutte uguali. In effetti, potrei rispondervi, che vi era tra di esse una differenza nel modo e nell’espressione delle pernacchie e, c’erano anche differenze nella tipologia di automobile, alcune molto vistose altre meno, altre che sembravano appartenere a una categoria. In effetti, da questo per esperienza si potrebbe dedurre, dico solo dedurre e supporre la differenza. E chi sono gli spernacchianti e, dico sinceramente c’è stato un momento in cui ò creduto certo che costoro pensavano che proprio questo io riuscissi a dedurre. Tanto che secondo loro quando volevano dirmi qualcosa con una pernacchia, loro immaginavano io sapessi chi fossero e cosa volessero dire con quelle pernacchie, vi potete immaginare come questo aumentò lo spernacchiamento, ma torniamo a questa mia passeggiata. Mi fermo per prendere qualcosa da bere in un bar e, che succede che entrano dei tizi e giù mentre parlavano pernacchie, bene certo, io dopo tutti gli spernacchiatori che avevo incontrato lì per lì potei pure pensare che spernacchiassero per me, ma chi lo diceva e come si dimostrava? Nel locale altra gente, vedeva e sentiva quello che vedevo io e anche se io mi ero astenuto, incominciava ad accadere che per effetto di reazione e immaginazione di emulazione, altri che mai avevano immaginato di spernacchiare in quel modo iniziarono a farlo e, via che ciò si diffondeva era tutto una pernacchia contro pernacchia, una pernacchia per la pernacchia, in fondo per immaginare e senza capire. Io incominciavo a chiedermi se il mondo fosse in balia di qualche follia demenziale o se fossero tutti diventati svedesi, appunto perché tale fenomeno assomigliava a quella che poteva essere definita sindrome di Stoccolma. E, che assurdità competere per questo: io ti faccio una pernacchia tu mi fai due pernacchie, io ti faccio tre pernacchie, insomma dove si voleva giungere in fine con queste pernacchie non si capiva più e, forse un giorno ci sarebbe stata una guerra per una pernacchia, forse mondiale. E torniamo a questa mia passeggiata in montagna. Uscito dal bar, giungo in montagna e lascio la macchina per farmi una camminata a piedi e, niente ogni tanto incontro un gruppo di persona e in mezzo a loro c’è qualcuno che mi fa una pernacchia, tanto che gli altri del gruppo che non capiscono perché, incominciano a interrogarsi sul perché lo faccia e quasi capendo che la fa a me a dirgli che non c’è motivo, perché … e, quella persona giù un’altra pernacchia. E tutti a discutere e dimenticano che io non ò nulla a che fare né con loro né con la persona che fa la pernacchia, ma sembra che costoro non fanno altro che di parlare di me e del perché mi si fa una pernacchia, che sono costretti a sentire pure loro e incominciano a immaginare che io abbia da fare qualcosa con le pernacchie. Che ò pensato ogni tanto di fare una pernacchia, forse, scema pure io, tanto perché potesse nascere una certa gelosia per me solo perché io non facevo le pernacchie, perché molti di loro proprio non riuscivano a starne senza, e che ci posso fare io? Ogni tanto mi arrabbiavo pure. Intanto quelli che avevano iniziato non sapevano più chi fossero e tale metodologia si era così diffusa, che i pro e i contro, i civili e non, gli occulti e non, i ceti e non, non facevano che far pernacchie, diciamolo chiaramente si identificavano gli uni negli altri, cosa aggiungere a questo, ché si era creato un grande meccanismo di identificazione per portare tutti a identificarsi con i propri avversari. Tale processo à lasciato fuori le persone libere, forse intelligenti, sostanzialmente civili, che in questo “gioco” per l’affermazione si sono visti tutti contro e, in questo modo corrotto. E allora a una certa ora fatta la mia passeggiata in montagna, prendo la macchina per tornare a casa, bene al ritorno sono successe pressappoco le stesse cose. Io non so se per questa cosa ci sia pure una certa scienza psicologica sociale e forse condizionante che cerca di stabilire una normalità sulla realtà e verità in ragione del fatto che chi è disturbato dalla pernacchia, pertanto à dei disturbi di relazione e identificazione, sul senso e perché e della propria identità sulla pernacchia. Così anche per stabilire una superiorità morale, tra chi produce una pernacchia e chi la riceve, una giustificazione e per giunta qualora io abbia parlato nello specifico delle pernacchie e dei loro generi e riferimenti pubblicità d’argomento dei succitati che pensavano nella loro confusione ideologica di essere identificati per questo nella pernacchia non dimostrata. E che dirvi prima o poi chiunque può sentirsi molestato da una pernacchia e se è stanco magari s’innervosisce anche e continuare a spernacchiare è un po’ da criminali, ecco in questo si è riusciti à trasformare una pernacchia in qualcosa di pericoloso. E allora in quel momento che quella pernacchia vi esce dal luogo più naturale, il sedere, se trovate somiglianza nel suono con qualcuna che avete sentito, chiedetevi se sia giusto controllare quella pernacchia e con ciò, chiunque per libertà possa parlarne, anche senza spernacchiare. 

 

 

 

Monday, June 01, 2009

La Sfinge e il Tango

Vedo il mondo come un gran puttanaio

senza puttana

Il mondo che osserva se stesso e non sa cos’è

Vedo il mondo come un gran puttanaio

senza puttana

Il mondo che osserva se stesso e non sa cos’è

La grande Meritra non conosce fatica

e si riposa sempre

Mentre il gatto che osserva il mondo

non nasconde quel che non sa

I pidocchi si grattano prima di coricarsi

ànno smesso di succhiare

Chi si offende oltre l’angolo della

finestra

Stasera se ce la facciamo

se possiamo

se ci smettono di fischiare le orecchie

balliamo

 

 

Saturday, March 10, 2007

Il Trimestrale

 


numero continuativo

aggiornato ogni tre mesi


TITOLO
In allestimento

 

 

 

 

 

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20March%202007.mht!http://2.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/Sp_R1EnctmI/AAAAAAAAD_I/wxqXmeoyYGU/s400/IMG_1599.JPGquesto quadro è un quadro d'arredamento.

 

 

 

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20March%202007.mht!http://1.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/Sp_QoS86vxI/AAAAAAAAD-w/i1eh_xBxcdk/s400/IMG_1603.JPG

 

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20March%202007.mht!http://1.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/Sp_Qoj_dA-I/AAAAAAAAD-4/6kQzYf6k7-U/s400/IMG_1600.JPG

 

questo urlo non è un quadro d'arredamento.

 

 

 

 

 

 

 

In questo video non c’è nessun contenuto, esso è una narrazione per sequenza d’immagini colori. Le sequenze sono sia naturali per tempi sia da sembrare continue pur non essendolo. Può per questo essere definito un film porno? Non credo.

video

 

 

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20March%202007.mht!http://3.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/SfFey0VsCPI/AAAAAAAADjA/zE6uys1i2jQ/s400/il-groviglio.jpg

 

 

 

 


Video lumiere, il video a inquadratura fissa dei fratelli lumiere.

video

 

 

 

 

Non ricordo l’anno in cui ho dipinto questo quadro. Ricordo era originato dal pensiero cristiano, indubbiamente è ispirata a Gesù Cristo, ma la rappresentazione è costruita con altri connotati culturali della figura, inventandoli, in fondo il quadro diventa una sorta di ricordo, immagine ancestrale del significato di Cristo, iconograficamente. Questo mi può apparire un po’ blasfemo? ma la natura è anch’essa opera di Dio, come i colloqui dei pensieri dell’uomo, che ha sempre parlato e parlano di Dio. Ovviamente per il cristiano Gesù Cristo in quanto tale è non è né un ricordo né una mediazione, ma la rivelazione stessa di Dio nel corpo stesso dell’essere umano, come unione e rappresentazione dell’amore vero di Dio. Insieme al mio quadro due dipinti, sono rappresentazioni iconografiche dell’India e dipinti su foglia, eseguiti da autore anonimo. Essi sono firmati da me solo perché fotografati, comprate da artigiani.
Patrizio Marozzi


mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20March%202007.mht!http://2.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/SOMijMWQjZI/AAAAAAAAAxA/AMwkGivFs5c/s400/ance.jpg



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terra e altri contorni, senza enfasi
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questa foto
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Acqua Blu in trasparenza
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foto a cianfrusaglia!? di molto ingrandibili.
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cliccare per leggere meglio sulla foto
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foto ad un'opera dell'artista Karin Andersen (con una mia nuova elaborazione) foto da una mia stampa su tela.

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nella foto sotto c'è una riproduzione, fotografica su tela, da me riportata e composta come la vedete. L'espressione pittorica ha una sua autrice, è una pittrice di Monza, Francesca Guffanti.
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di fatti tolto dalla croce o prima, Dio ha lasciato Gesù di amare nel modo più libero, anche nel timore umano del patimento dell'odio, tra gli ulivi.
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da libro "Occidente specchi in frantumi.



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L’oggetto per arte.
L’oggetto d’arte – e il suo concetto nell’immagine: foto con "opera d'arte" con foto d’arte. L’uso e il non uso il concetto interiore e libero e l’esteriore, quantificabile.



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il disegno degli oggetti, ma la fotografia!?
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poetica della macchina da cucire Singer
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video

http://www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it/

 

Monday, March 24, 2008

Il bicchiere

Ci sono persone che sono incapaci del vuoto. Per i più il vuoto è l’incapacità a essere nella verità e lo stato della coscienza è un’esibizione delle proprie conseguenze sociali, secolari, una verità sempiterna ma mai cosciente. Ora è bene valutare che il pensiero e l’anima non sono attributi e men sono per determinazioni sociali, “costoro” in questo modo di essere si esprimono e sono nel desiderio e in determinazione della pratica la ricerca dell’apparire dei propri privilegi. In questo costrutto logico si vuol determinare in essere il senso del pensiero e dell’anima: la valutazione è la prigione costruita dalla superbia la perdita della coscienza e dell’anima nel tempo frammentato dei secoli. In questo pro stare la riflessione sulla verità in rapporto al tutto può anche stare in una riflessione del tipo. “Come avrà fatto a vivere come un fantasma in mezzo ai ciechi”. Eppure badate non vi è niente di più in essere nella visibilità di questa invisibilità. Ma La dimensione in essere nella persona in questa disposizione sa in certo qual modo di potere e la persona che cerca la verità per essere in profondità nell’essere spirituale, deve essere consapevole nella coscienza che sa che esiste l’ammirazione e l’invidia. Questa sorta di rivalsa è un potere quanto l’altro da cui la coscienza resa consapevole deve essere libera essere vuota anche dalle conseguenze di ciò. La procacci-azione dell’invidia è una sorta di ottundimento morale e per mezzo della morale di valutare e in basa a ciò condizionare la libertà spirituale della persona cosciente. In definitiva in più ampia sintesi il senso del tempo e del secolo anche se appare con un’utilità solidale non modifica l’essere della coscienza delle persone nel privilegio temporale e le sue conseguenze sulla morale generale: La coscienza della persona non è cosciente della libertà spirituale: essere e individuo: L’essere di Dio nell’essere umano è un’esperienza di questo vuoto e abbandono che nel cristiano trova un rapporto con la misericordia di Dio in virtù stessa di una virtù che non è più tale, in quanto perdono assoluto del peccato redenzione totale dalla colpa, impossibilità stessa della colpa di giudicare la libertà spirituale.
L’essere nel vuoto: vuoti dalla vanità del potere come amore per la verità svuotata dal giudizio, dalla superbia, orgoglio e disperazione. Eppure in questo percorso della coscienza senza virtù: senza lusinga o oltraggio che attecchiscono sull’essere La sorte solitaria spesso dà prova all’essere del tradimento stesso dei valori della virtù.
Spesso l’incapacità della coscienza determina che l’odio aspetti l’invidia per ferire la bontà, appena essa sembra un po’ stanca; magari” nel corpo, per avere un sopravvento su l’essere nel secolo: come una strana impermanenza permanete: un ossimoro concettuale senza il vuoto buddista.

 

Friday, March 21, 2008

Poesia increativa per smuntata

-È privo di vita, è morto... il bisognoso..
- in favore!
- di tale genere spostamento in massa mi pare averla avvertita, successivi tempi...
- È l’andatura sostenuta. L'abbiamo avvertita in anfiteatro in direzione di pochi periodi favorevoli a causa di interruzione.


- Il fisico astuto infagottato di abito da lutto. Si va avanti...
- uno qualunque paga antemurali alla carogna, A convenzione che non
pongano fine di commuovere...
-siete convinti piagai falso?... insufficiente siete al corrente. Un imperiale
senza eccezione uno stratagemma.
- periodi a me la stessa persona...
- Fra noialtri, che facciate arrivare le fatiche
con pesanti modi di vivere;
-Tra noi, che il privo di atteggiamento. siamo provvisti,
spartiremo... E gli altri differenti...
A rodimento inaridito!
L'unico criterio è di tale genere di moltiplicarsi il lutto.
-La campionessa va oltre.
- facendo credere
ahimè!...
globali
come quello che sorte avversa!
avrei l'intenzione di dare dietro al sotterramento! Tutti fanno arrivare gli atteggiamenti.
ventiquattrore di indigenza!
Oh ore notturne di male!

esseri inesauribili selvaggi sbigottimento,
stirpi,
come quello che compieta parte scelta
calmo.
sfinito di coriza
È.


divisemi!... cambiate casa e l’attraversamento
slacciate la persona quel varco. sarà presente in conclusione sì?
chiusa... campionessa!
Chi impaurisce l’addurre che mi appartiene l’intenzione? siete presenti voi a me pertinente iniziale curatore, indossate
L’à paura organo tattile su ciò che mi appartiene, infrangibile sconosciuto.
comprensione, bel sesso rattrista avere presente che al di qua di.
niente altro comprendo.
di aver spanto

Raccordo
(un mio nuovo personaggio dal nome Raccordo – forse anche un libro.)

 

 

Monday, March 17, 2008

Viva San Patrizio

Diciamolo oggi è San Patrizio e mi sembra proprio il giorno giusto per ridare una definizione al mondo. Mettiamo che per una bella soluzione della fantasia il genere umano risolva la sua invereconda condizione dell’essere del e nel potere e non si pensi più a questa condizione. Riflettete bene su ciò perché si avrebbero dei cambiamenti veramente creativi. Bene detto questo osserviamo un po’ il mondo, senza impermalire nessuno diciamo che la maggior parte della gente lavora per soldi altrimenti ne farebbe a meno, e allora come si dice ergo che la maggior parte dei lavoratori del mondo, ricchi o poveri sono degli scansafatiche in essere e, ciò riduce il tutto ad una sorta di differenziazione degli oggetti posseduti in rapporto al denaro e al fare e su questo identificarsi per questo come persone differenti; con questa virtualità del prezzo degli oggetti in rapporto ad un tempo sempre più aleatorio del fare umano per l’accumulo di denaro si vuole stabilire un motivo per far lavorare gli sfaticati di tutto il mondo (ah! Ah! Ah!) chi è che ride non c’è niente da ridere, o forse sì, anche per il fatto sostanziale in definitiva, che le abitudini al consumo derivate da ciò finiscono per privilegiare gli ignoranti, in un commercio basato sulle idiozie e rende meno consumatori le persone intelligenti, che spesso non trovano neanche cosa acquistare. E anche qui la questione degli oggetti d’uso trova la dimensione che l’ignoranza non investa solo i consumatori con meno moneta ma anche quelli cosiddetti ricchi. Ora grazie ad un certo progresso che ci ha fatto percepire quello che popoli come gli aborigeni avevano già capito, ma che non si sono spiegati con chi non li ha capiti, e ciò è tutto un dire, l’uomo contemporaneo scopre quelle risorse della natura che possono trovare rinnovamento nel processo naturale stesso. Ciò agevola una certa possibilità di avere degli utensili ed utilità e più tempo per le persone. Ma stranamente è in essere un altro problema milioni di scansafatiche costretti a lavorare solo per denaro, poche persone che lavorano per il piacere in sé, e molti altri che non lavorano perché anche se lavorassero non guadagnerebbero e non avrebbero tempo per fare le cose indispensabile della giornata, come procurarsi l’acqua da bere e cucinare per mangiare. E allora credo che l’umanità sia pronta per un cambiamento verso la creatività. Ultimamente per esempio abbiamo assistito al salvamento finanziario per mezzo delle banche (centrali) di altre banche allo stampo di un oggetto di scambio come il denaro, ora non stiamo a verificare dove sia diffuso più o meno questo fenomeno, ma per quanto detto sopra credo che sia giunto il giorno, ché stabilito un prezzo fisso per qualsiasi prodotto che ognuno si realizzi nella creatività operando come vuole, così restituendo creatività agli scansafatiche e a tutti gli esseri della terra nel piacere di essere per fare e di essere in sé. E così quantunque qualcuno volesse qualcosa per praticità d’uso nello scambio userebbe dei soldi che prontamente sarebbero stampati non in quanto accumulati ma in quanto stampati per disponibilità d’uso. In questo modo si potrebbero avere dei prestiti a costo zero perché se qualcuno si trova con più carta moneta la presterebbe a costo zero a chi in quel momento non ne ha per scambiarsi le cose, così si eviterebbe la procedura della stampa che va ben precisata sarebbe fatta con carta riciclata, per motivi di buon senso e non economici.
San Patrizio

 

Wednesday, March 05, 2008

Grazie a tutti

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Gentile signori e signori grazie a tutti di tutto il mondo. Oggi non è una ricorrenza ma ho deciso di ringraziare tutti quelli di ogni parte del mondo che visitano il mio sito. Le piccole foto che vedete sono i rilevamenti di domini e nazioni delle statistiche del mio sito, nell’icona delle bandierine, dal 2005 ad oggi. Quelle che mancano sono sicuro che ci sono anche se non si sono disegnate, e in futuro altre si disegneranno, un grazie a tutti. Da me e da Nicole Kidman che non sa nulla che l’ho usata per quest’uopo (necessità) – ma son sicuro che se lo sapesse ne sarebbe felice, un grazie anche a lei, qualora leggesse qui e vedesse qui questa sua foto. E a tutte quelle che se le avessi cercate, incontrate molto probabilmente o diciamo chissà, avrebbero detto di no, o chissà che storie, comunque anche a loro grazie ovunque siate, un saluto a tutte le donne che incontro durante il giorno.
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Il sunto della conferenza di catastrofica.

Racconto in forma di riassunto

Voi mi direte ma che ci sei andato a fare?
Non è questo il punto.
In sostanza il conferenziere stava lustrando la metodologia per sapere quale fosse il reale significato – in definitiva io dico di una chiacchiera. E qui è bene anche ricordare che in definitiva il calunniatore non solo è vittima della sua calunnia, ma il suo, il suo essere siffatto è causa stessa della sua pazzia.
Ma tornando alla conferenza l’assunto principale su cui verteva la discussione della conferenza era che in definitiva il soggetto che doveva essere interpretato, lo si doveva in qualche modo indagare ed ispezionare sulla causa presunta che aveva generato il suo pensiero e in tal atto l’effetto associativo a cui dava significato in ambito di relazione, come a dire che cosa pensasse in termini elaborativi delle cause che lui vedeva ed immaginava come relativi il motivo del suo parlare. La base scientifica del conferenziere di tale assunto consisteva nell’elaborare un comportamento che per tale assunto sviluppasse e portasse l’interrogato, ad esaminare la sua espressione. La verifica di questo verteva in questo del tutto all’insaputa dell’interrogante. Si imitano i suoi gesti poi le stesse forma di dialogo, come dei pappagalli, avete in mente disse il conferenziere. A questo punto è possibile stabilire una relazione tra gruppi di persone per comportamenti associati una modalità nei confronti del soggetto coinvolto. Ora si può immaginare una fase successiva. Quella in cui delle persone imitano altre persone in comportamenti per indurre l’interrogante all’associazione del pensiero.
A questo punto un tizio si alza nella sala e chiede al conferenziere: Ma scusi in questo modo più che indurre in associazioni il “coinvolto”, a sua insaputa, non c’è in fondo una compulsione associativa nei partecipanti l’associazione, fino ad un’espressione delirante collettiva. In definitiva non sono tutti coinvolti in una schizoide interpretazione della realtà associativa interpretativa, mentre il soggetto coinvolto al massimo s’interroga su se stesso e vede nel disagio che percepisce un suo malessere. Mentre al contrario i partecipanti l’associazione vanno verso una forma di delirio che li rende inconsapevoli della loro, possiamo dire follia associativa? Ed non è possibile che una persona consapevole di ciò, di questo tipo di comportamenti associati pensi di vivere in un mondo di deliranti pazzoidi, invece di credere in associazioni a delinquere incapaci d’intendere e di volere?

Ogni riferimento alla realtà è casuale

 

 

Certi drammi di Dio

La mia non è una critica alla carità, ma la ricerca della carità al di là di tutto. Questi momenti nella vita vanno insieme all’essere veri, nella verità in un modo propriamente immediato, personale, e senza la necessità che quel che avviene rimanga in quel ch’è avvenuto. La carità di una persona qualsiasi è fatta di un semplice essere e quando riceve carità si dà in autenticità. Non voglio dire ch’è invisibile ma così reale da essere immateriale. È un gesto d’amore che libera chi lo dà e può liberare chi lo riceve. Per esempio ci sono alcuni esempi, episodi, nella vita di Gesù che ci parlano di una carità molto vicina alle nostre possibilità umane. Penso alla donna che lungo il Calvario asciugò il viso con un panno a Gesù, o al ladrone sulla croce che riconosce a cristo la sua onesta e sincerità. Questi momenti nella sofferenza, ci indicano anche una carità che non ha connotati di pregiudizio e che può verificarsi anche in momenti più leggeri della fatica della verità dell’uomo, dando ad essi l’onestà e la sincerità e la bellezza della gioia, una gioia serena condivisa e personale. La gioia della carità di cristo trova la sincerità di cuore, la coscienza della donna che asciugò il volto a cristo, la coscienza del ladrone, che al di là di tutto parla a Dio con carità e amore.

 

Non ricordo il titolo. (di un personaggio assente)

Mi chiedo spesso che stia per accadere.
Guardo, guardo! Ma non so dove mi trovo.
L’adolescente sbarca il lunario,
Finalmente non vuole essere solo.
Che cosa si vorrebbe che accadesse.
Nulla!

Guardava in tutte le direzioni e per fortuna non ha bersaglio.
Trovano un sedile ma non sanno perché sedersi.
È solo una persona.
Qual è il suo pensiero e come si chiama.
Che importa saperlo eppure è fondamentale.
Guardo fuori è perché mi vedo nello sguardo.
credo di ricordare.

 

Thursday, March 26, 2009

Un promemoria

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Monday, March 23, 2009

Paragrafi figurativa di una situazione

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Non so se sia il caso di aggiungere al possibile dialogo le sembianze di un disegno, anche perché esso può apparire uno schema, poiché cerca di descrivere il significato astratto di una rappresentazione concettuale simbolica. Le due parti, infatti, sembrano concilianti e differenti e, le similitudini si differenziano, anche se si assomigliano e, interagiscono nel tempo e nella storia, proprio il significato degli avvenimenti pone al disegno, fotografia, un limite emblematico quello di dare alle due forme un significato introspettivo e al contempo estroverso, il tempo appunto delle due forme sembra creare una incomunicabilità per mezzo dello stare degli attributi del tempo nel mondo espresso da questi concetti. La frattura che appare nelle forme è nel qual dei due debba contenersi l’altro. Eppure il mandala contempla gli attributi di entrambi, le similitudini appaiono inverosimili, ma attraversano l’oriente tutto in senso più ampio. E allora forse il mondo introspettivo trova quello estroverso nella differenza dell’armonia del tutto, ma è il tempo che appare strano nella forma, se c’è un tempo impermalente del mandala, c’è un tempo permanete nel modificarsi dell’altra forma e, non vi è forse un’impermanenza eccessiva che fa percepire impermalente il mandala proprio per l’eccessiva permanenza dell’impermanenza fuori dalla forma del mandala? che dà alla sua forma anche l’atto e l’attributo dell’accettazione dell’impermanenza. Ora la forma del mandala non identifica un’impermanza parziale quale soltanto quella storica, ma la stessa impermanenza dell’atto spirituale coniugato con quello materiale, tale forma di trasformazione e successiva stasi simbolica della reincarnazione danno all’attributo materico le vicissitudini spirituali del percorso verso l’illuminazione. Io credo che tale apparire sia cosciente in una vita e la via di mezzo sia esperita dall’essere nelle possibilità della vita, nelle circostanze e dagli attributi spirituali che sa dargli. La differenziazione tra anima e corpo, implicano una completezza che torna tale in un tempo spirituale, non corrotto, tale stato è conseguenza e capacità stessa di Dio, che non differenzia in base alle differenze materiali e non determina disarmonia per questo e attributi armonici claustrofobici come le classi o le caste. L’impermanenza è un concetto da rendere permeabile e quindi confluente nelle stesse deduzioni logiche non soltanto della rassicurazione sociale, ma nel significato stesso che dà al confluire del tempo differente della materia lo spazio unisono della differenza dello spirito. La differenza non è qualcosa che il mondo vede esternamente, ma ciò che il mondo dà per vedersi diverso. Questo stare che spesso non tiene conto dell’atto voluto della coscienza verso il bene come contemplazione stessa che alla libertà dai bisogni materiali dà lo schiudersi alle soluzioni pratiche, che non possono essere costrutto differenziale della libertà, pertanto unicità del tempo storico come non possesso ma libertà di possedere il naturale cosciente che viene dalla natura, l’atto stesso di scegliersi nel significato cosciente la differenza con cui comunicare la verità e la necessità materiale. Ciò detto il senso che sta nell’equilibrio del tempo e della necessità come relazione non è soltanto funzione della soluzione del bisogno, ma è appunto motivo che in deroga alla gestione storica non attribuisce alle scelte collettive se non la capacità di sovvertire la conseguenza, attribuendole libertà nella comunicazione della coscienza personale, che deve dare alla caducità la spontaneità della coscienza. Il significato della differenza è la completezza spirituale che dà in principio della vita la responsabilità di amare, di capire, di non offendere e non deviare con l’orgoglio e la violenza. L’equilibrio del tempo pone la spiritualità, sovente, anche nell’impossibilità della materia di trovare nella materia l’equilibrio della verità. Al di là della sopraffazione e dell’inutile sperequazione della coscienza. In questo il dono può essere virtù che adempie con equilibrare le sorti, e appunto il dono come il mandala è forma simbolica di un atto che accetta la spiritualità come libertà e, ricerca di essa superando la soluzione della soppressione della vita e per questa del cammino e opportunità della coscienza di adempiere a tutte le sue possibilità. Credo che sia anche una profonda illusione quella di credere che la permanenza collettiva della storia che per questo, si rende, purtroppo sovente astratta nei confronti dell’essere umano, possa per questo dirsi giusta per ogni suo giudizio, quasi che l’arbitrio non faccia parte della coscienza e poiché tale soggetto ai limiti e alle possibilità che la società gli dà. E pensare questo concetto come aprioristicamente il vero, spesso può togliere comunicazione alla forma stessa della rappresentazione, perché in tal modo non si danno tutte le possibilità alla conoscenza e alla scelta individuale del comunicare e soprattutto essere. Un principio può esserci ed è quello che aiutare la vita è amare ed essere felici della libertà che si condivide con il prossimo, anche nell’apparenza della differenza. Questa è una riflessione che à cercato di capire, più che esprimere una visione del mondo, che completasse e accettasse il mio punto di essere e vedere Dio e il mondo; spero che comunque serva almeno, ad approfondire una meditazione che compia l’atto concreto di superare la violenza e in questo chi non vuole essere violento non esserne parte.

Cordialmente

Patrizio Marozzi 

 

Friday, March 20, 2009

Quel che c’è di strano è soltanto un apparente caso

Quello che vi sto per raccontare lo posso definire il tempo di una consapevolezza accaduta in ritardo. Questa storia potrebbe nascere da un presupposto che potrebbe sembrare anzi credo che lo sia il contrario della realizzazione di una scelta e dei suoi problemi per la realizzazione della verità. Spesso si nota che il mondo del poter e della stessa espressione degli attributi sociali cerchino per consolidare se stessi, il modo e il tentativo per fermare la libertà di una grandezza umana, la sua espressione per mezzo del talento e soprattutto la verità che sul mondo può diffondersi per le possibilità e espressioni. Tutto perché giochino il ruolo che fa sì che un sistema il mondo intero una logica di potere, una convenienza consolidata e consociativa d’interessi, degli attributi di classe, ceto, politici e gruppi si autodeterminino e cerchino di controllare e contrastare chiunque reputino contrario al loro interesse. O di costoro inficiare la loro reputazione per far sì che la verità che può venire alla luce per mezzo del loro essere e esperienza e, conoscenza di cose e fatti, le stesse loro analisi non rivelino quel che di illiberale, possa esistere e, che forse, non conoscono, ma che per tale espressioni potrebbe svelarsi. Tutto questo insomma è un’altra storia che io posso immaginare, ma non è quella che io posso raccontarvi, forse questo è parte della consapevolezza che con il tempo forse ò elaborato e su cui ò riflettuto. Quello di cui io vi parlo ora ò cercato di definirlo nel mio modo di concettualizzare, come il tempo di un’eterna attualità, sì, solo così posso definire tutto ciò che mi appare come svolto in questo racconto dalla mia vita con la parafrasi del successo. Il successo sussiste ed esiste come una concreta illusione della realtà svelata dalla realtà stessa e che si manifesta per circostanze concatenanti e percepibili della storia consociata e sociale che attribuisce a se stessa la conoscenza del vero e del reale come graduatoria del verosimile e che appare in tutto e per tutto efficiente e comunicante nell’attualità del superamento stesso della sua fine, un presente asfittico ed esaltato un condizionale affermativo dell’io. Quant’è che ò capito che tutto questo era parte fondante della mia vita, in fondo le cose mi sono accadute quasi per caso, spesso li ò creduti dei casi fortuiti, in realtà sin dai primi passi della vita personale e ben presto socializzata sembrava che la mia vita trovasse perfetta realizzazione in tutto ciò socialmente era ritenuto dalla sua verità e graduatoria essere il paradigma. La possibilità dell’agiatezza economica mi à arriso in tutti i miei risultati scolastici, nelle conseguenze stesse che s’incanalavano una dietro l’altra quasi che mi fosse stata prospettata una conquista dell’eternità attuale. Come dicevo ogni adeguamento con successo, di quel che il mondo mi prospettava e misurava, come misura stessa della sua esistenza e demagogia socializzata io la realizzavo. Ricordo anche un momento in cui mi sembrò che tutto ciò si fermasse, ma è stato solo un breve rallentamento, il processo della logica del successo à subito prospettato e mi dava una nuova soluzione. C’era sempre qualcuno un gruppo di qualcuno, pronti a scegliermi e mettermi in qualcosa che poteva determinarsi come conseguenza per il mondo sociale del successo. Sembrava che la valenza e il grado del bene e del male e qual dei due fosse più utile per questa eterna attualità, che la storia del mondo mi prospettava, fosse determinato più che altro da un automatismo che ormai svolgeva il mondo stesso e le persone che si muovevano in questa funzione, e io ero parte di questa funzione e questo automatismo. C’erano punti e rimandi che controllavano e determinavano per la migliore convenienza tramite la funzione stessa delle persone, come meglio sfruttare tutto quello che mi succedeva, sia del mio tempo sia della gestione dei miei soldi. La macchina stessa del mondo era una consigliera, questa macchina che sceglieva sempre in funzione di un successo e un potere maggiore. Ora forse qualcuno potrebbe chiedere, qual era il mio ruolo in tutto ciò, chi fossi e cosa facevo. Già tutto lascia presupporre che adesso di questo debba parlarvi. Credete veramente sia importante, che la distinzione di una cosa da un’altra determina un cambiamento morale, magari un nuovo pensiero, o l’allusione a nuove circostanze? Chiedete esattamente a voi stessi, volete soltanto un argomento per svolgere la trama, o effettivamente la trama  stessa che non c’è svela qualcosa che conoscete, che forse vi attrae, anche se vi sto dicendo che era qualcosa che non mi faceva affatto consapevole. Siete consapevoli di ciò. Siete soltanto incuriositi e dato la labile freddezza dei fatti volete distrarvi e accettare qualsiasi soluzione? Non c’è niente che possa specificarvi, se non quel che immaginate e forse desiderate, ma c’è qualcosa d’altro perché se quel che volete è proprio questo il successo i soldi il potere, la soddisfazione di esibire tutto ciò, la necessità che siate guardati per tutti, bene sappiate, che dovete considerare il fatto concreto e tutt’altro che attuale, o legato a questa eterna attualità, che non possiate conoscere il fatto che io sia giunto a consapevolezza che non ò scelto nulla in vera coscienza che assecondare tutto ciò che l’attualità considerava migliore e, che apparisse appunto per questo al di là del bene e del male e, che con indifferenza e non curanza cercavo per migliore convenienza. Da ciò si potrebbe dedurre che un semplice correttivo come la morale, cambi e armonizzi questo vostro desiderio, è possibile, ma chiedetevi in definitiva se non sia trasformabile anch’essa per tale fine e, che per questo non sia proprio questo il perché del successo. Ciò è un quesito rilevante, ma ben presto vi apparirà del tutto forviante e, inutile. E allora non scendiamo all’inferno fino alla disperazione, non è di questo che sono ora consapevole, il mio successo, à sempre arriso con soddisfazione, senza grandi cadute nell’eccesso del suo essere. Quello di cui io non sono mai stato consapevole sono le conseguenze che tutto questo à comportato per il mio sentirmi libero. Io non conosco che cosa è la libertà, non so completamente che vuol dire fare del bene perché mi sono sempre impegnato a prevaricarne il senso. Io non so che cosa significa essere libero, non so se tutte le volte che mi è stato riposto di sì fosse vero, né tutte le volte che io ò risposto di sì. E allora che cosa sentite nella vostra affermazione è poi una vera comunicazione o è tutto finto per l’idillio dell’attualità? À cosa serve se io vi dico che non sono, che questo dialogo è una parte dell’invenzione della realtà e, che la realtà non è nella dimostrazione del successo, ma di un privato che non si può conoscere per mezzo del successo, che il mondo della libertà comunica proprio questo privato al di là della storia, nella libertà e della sua realizzazione per mezzo della vita personale, che à cercato più la verità che l’eternità dell’attualità.

 

Saturday, March 07, 2009

Il paradiso terrestre. Un Adamo un’Eva. La mentalità sociale.

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Era uno strano giorno e tutto sembrava essere lì presente; lo spazio e l’infinito compiacersi del tempo, l’aria pulita e la luce tersa. Infondo al mondo, però c’era qualcosa di strano, di là, in questo accadeva tutto quello che normalmente è inteso per mondo, le giornate che tocca vivere nel caos o nell’abbandono. Tutto questo come ò detto accadeva in un di là. Ora mentre ero assorto a riflettere contemplando quel che nel mondo accadeva, la bellezza delle giornate, la purezza dell’aria, il silenzio e i suoni della natura; viene lì, presso di me una donna che mai avevo vista prima di allora, e, non mi dice molto soltanto pronuncia per alcune volte l’espressione: “Che bello! che bello!” E dopo avermi rivolto per un po’ lo sguardo, quasi vola via come un uccellino e con un soave cinguettare si posa sui rami di un albero. Io preso da quel suono e la sua vista, la seguo e rimango a guardarla mentre cinguetta su quell’albero. Poi lei vistomi si allontana un po’ più in là su un cespuglio e tra i suoi rami sento ancora il suo cinguettio; e continua così si allontana sempre di più ed io dietro. Poi smisi di seguitare a seguire quel cinguettio, ormai mi sembrò di aver capito quella situazione e, non c’era verso che si chetasse quel cinguettio. Allora mi siedo e torno a contemplare la mia meravigliosa natura. Dopo un po’ non sentii più il cinguettare di quel che mi era sembrato un soave uccellino. E dopo circa un’ora strascorsa in silenzio con i puri suoni della natura, odo provenire da lontano: papum, papum; sembravano proprio duo colpi di fucile. E allora mi venne in mente quello strano uccellino che era venuto a chiamarmi, nella speranza che nell’andargli dietro mi stancassi e così, forse, mi sarei deciso a seguirlo di là nell’altro mondo; ma nell’udire quegli spari sembrava proprio che tale cosa fosse successa a lei. A quel punto e dopo quella scoperta non mi restò che una cosa da fare, perché quello strano modo di comportarsi non invadesse il mio mondo, andai all’albero più vicino e vi attaccai il cartello: “Divieto di caccia” e aggiunsi; chi di caccia ferisce di caccia perisce. A buona intenditrice poche parole. Bollato e sottoscritto dal padre eterno.

 

Wednesday, March 04, 2009

Un mezzo poetico. Musica e Rumore e Strumentale

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Guardando all’evanescenza del mondo bisogna riflettere e comprendere, con mente parlare sui certi aspetti essenziali con cui si ricerca la propria musica. Fare concetti sempre presenti, ma che è bene pensare, appunto, per essere liberi dalle categorizzazioni dell’evanescenza e contemporanea. La categorizzazione è comunemente evanescente. Questo non vuole essere un trattato o una riflessione sulla musica in generale o di qualche autore in particolare. È una mia riflessione per rinfrescare alcuni concetti nel mio pensiero. Sto elaborando due nuove opere musicali, ma nel mio sentire ò avvertito la necessità di attribuire alcuni concetti al mio pensiero, per meglio stare alla loro realizzazione. Non sulla riflessione concettuale e progettuale di esse, che si mostra nell’ascolto; ma una riflessione per termini e concetti, quasi come appunti, sul perché stare in esecuzione musicale.

Musica e Rumore e Strumentale

Astrazione percezione costruzione. Ricerca del suono (come astrazione) alla ricerca del suono torni sempre all’astrazione. L’esecuzione appartiene alla ricerca del suono, la ricerca del suono pertanto torna per ascolto nell’astrazione. Dalla costruzione determini l’astrazione della percezione. E alla ricerca del suono torni sempre all’astrazione e, l’esecuzione musicale è parte della strumentazione. Non si può richiudere la musica soltanto nella modalità.

Termini della parola nella musica: astrazione delle parole e musica o sceneggiatura della parola. La distrazione per concetti della parola, crea immagini distratte, inadempienza della visibilità raccontata; altera il dire astratto della musica. L’astrazione dei concetti della parola determina l’astrazione della musica. Suoni vocali ricerca.

 

Monday, March 02, 2009

Il giorno del tempo: l’umano

Alzarsi la mattina, o lasciare che un attimo il buio, aspetti, aprire la finestra e non far caso a che tempo c’è. Se c’è il sole o piove, forse perché il tempo è bello e può aspettare. Aspettare il sentimento del giorno. Lavarsi svegliarsi, fare colazione. Del buon latte, un paio di fette biscottate con marmellata, o miele. E iniziare il giorno oggi con una passeggiata. Oggi è una bella giornata e non mi resta che camminare verso il mare, ogni tanto distrarmi con il colore del cielo e distrarmi, contemplare le innumerevoli volte che la natura si mostra ed è sempre un richiamo allo stupore, alla meraviglia. Spesso si può stare in silenzio a guardare la natura, rilassarmi e con lo sguardo libero. Altre volte si può osservare il fare dell’uomo che cerca di adattarsi a essa ed è bella l’armonia del pensiero. Alcune volte si può discorrere occasionalmente con qualcuno, che poi forse non si vedrà più, spesso le persone ànno proprio bisogno di parlare, di essere ascoltate, di condividere certe riflessioni, alcuni possono essere anche petulanti. Spesso dall’atto del pensiero, quello di colloquiare, qualcuno non sa stare ad ascoltare e, sovente di questi tempi nasconde spesso un bisogno di rispondere a qualcosa che frulla per la testa, a qualcosa che magari si è visto e udito da qualche manifestazione collettiva. C’è un po’ di confusione spesso per ciò, molte persone pensano che il proprio io non sia tranquillo, e non gli è chiaro, quel po’ o tanto conflitto che sente dentro. Si può incontrare l’amore in una passeggiata, molto raramente, quasi mai. Molte volte non si riesce a conoscersi se non lo si è deciso prima. Eppure le passeggiate possono avere molte valenze e modalità, ci sono percorsi strani e percorsi dell’anima. Ci sono percorsi da scoprire e meravigliose esperienze, spesso anche così uniche da viverle da soli. Il mondo. Il mondo spesso è un richiamo stolto del tempo saputo dalla vita, e dobbiamo renderlo vero e sincero e, guardare dentro le cose che sono. Cosa mi appare in questi significati, spesso una verità soltanto giustificata, una fede esaltata, un’obbedienza disperata. Spesso quando passaggio, penso anche a Dio e, ritrovo in me stesso il rapporto che il mondo spesso vuole distogliere. C’è un rapporto unico e profondo che mi fa partecipe di Dio, il profondo senso di amicizia con Gesù. Questa è la grande salvaguardia il grande baluardo contro l’offesa e la sentenza. È un atto cosciente e pensato, eppure è tutto nella forza della presenza di Gesù che si realizza. Ti mostri fino in fondo senza intermediari e parli con sincerità con un amico, con cui interroghi il mondo che senti dentro e che dentro di te aspetta non solo accettazione, ma anche comprensione. È un rapporto limpido che dona alle parole dell’esperienza la sincerità. Scompare, l’orgoglio e la funzione, svanisce il sociale io è, un dialogo tra la vita e Gesù, tra l’incontro e l’accettazione e la comprensione dell’amore, nella sincerità stessa della vita. Quant’altri il mondo t’incontra in questo modo. Molti non ce la fanno e se non avessero quest’amicizia, Dio potrebbe solo essere materiale e terreno. Spesso si sentono giudicati per questo e, quasi tentati a non credere più a non sentire più quest’amicizia che cerca come può in Gesù. E per questo mi sento spesso tra un paganesimo che ascolta in una chiesa che spesso torna al punto degli apostoli scandalizzati, ma non giudicanti, perché Gesù va e cena con pubblicani e prostitute. Non parliamo del gioco del potere ma di amore. Non ricordiamo insano tempo dei Borgia, che ridendo e scherzano potremmo riassumere, in quel pensiero che fa del discorso di Gesù, quando amerete il più piccolo tra voi, amerete me, ma se mi vedrete e non farete ciò, giacché non lo avete fatto al più piccolo tra voi finirete nel tormento eterno. Come dire Borgescamente in un modo o nell’altro ci si guadagna l’eternità. In realtà chi crede nell’eternità senza spirito, in questa materia senza sostanza cerca un’eternità ch’è effimera e poco loquace dell’amicizia di Gesù? E ora che passeggio pensando a un’altra passeggiata, rimembrando le riflessioni, quando distolga da questa limpidezza e gioia di quest’amicizia; Il tempo giudiziale la persecuzione, il dominio della supremazia dell’opinione sul tempo, una preghiera ch’è mortificazione della sincerità di Gesù, un orgoglio della speranza che fa della mortificazione l’esaltazione della colpa e la giustificazione del bisogno sociale della condanna come flagello inutile di Cristo. La libertà di Dio è infinita l’amore di Gesù è limpido e commovente, la sua accettazione una risposta di amore e non di flagello. La fedeltà della gioia e della libertà, fa della misericordia l’unica coscienza dalla schiavitù; il peccato non perdona se stesso, non contempla perdono, ma la sincerità, non teme la giustificazione, ma cerca la limpidezza e l’umiltà del proprio essere e dà a Dio i propri peccati: Dio Gesù non si sente come la condanna, ma come una sincera lealtà, di là della schiavitù mortale della colpa. L’amicizia con Gesù non è un attributo, ma la reale fatica e gioia quotidiana dell’amore e della sincerità terrena, l’abbandono stesso di questa paura, fatica suprema o semplice realtà. E allora prima di finire questa passeggiata dico che la parola e l’ascolto sono siffatti e non mi stupisco affatto quando incontro un prete ché la ricerca spirituale sia nel suo essere in obbedienza, spero in giusta fede e osservanza e, del mondo clericale, che il tempo non sovrasti la realtà della sincerità e verità dell’anima, come spesso ovunque sovviene, in ogni umana coscienza. Ma la mia responsabilità è certa della vita della fatica e della bontà, che l’amicizia di Gesù accetta e contempla, come anche soltanto del possibile e, l’amore per il prossimo non è eludibile, ma mi spetta anche, e per me, un amore verso Dio.

 

Thursday, May 31, 2007

Accadde nel 1957

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leggere con pensiero sereno e intelligenza

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Accadde nel 1957
Scusate ma la carta del libro è ormai vecchia e ingiallita, il retro di copertina anche, e questo mio desidero di non riassumere quello tradotto da Fernanda Pivano, dell’articolo di Ferlinghetti, qui riprodotto, nella sua lunga introduzione al libro di Allen Ginsberg: Jukebox All’Idrogeno, fatta nel 1967, del libro che ho io, edito dalla Arnoldo Mondadori Editori, del 1971, costo 3500 lire, è appunto anche un omaggio alla bella carta ingiallita. Sicuro di non avere urtato nessuno, è un piacevole invito a leggere libri anche in una vecchia edizione. In ogni epoca. La foto di Ginsberg è di Joern Gerdt. Grazie.

 

Wednesday, May 30, 2007

Il Pubblicitario – serio – ah ah aha ah!

La pubblicità se fa ridere è una cosa seria – e se è troppo stupida per far ridere non è seria (non è pubblicità!?)

 

Friday, May 25, 2007

Parafrasi Allegrotta

Parafrasi Allegrotta
Parafrasi la commissione di una fotografia vale più dell’originale, tanto da lasciare l’originale e rubare la fotografia, in assenza dell’originale, e una riproduzione fotografica può essere scambiata per l’originale, tanto da essere commissionata, come unica fotografia dell’originale, con l’originale che non c’è, e se l’originale non c’è, proprio non esiste, la possibilità di riprodurre la fotografia, in copie non è forse la fotografia che c’è. “È si forse come far conoscere un’immagine per non riconoscerne un’altra o non ricordarla.”
La riproduzione fotografica di questo bel francobollo cinese, è l’unica copia ch’è possibile riprodurre, eppure non so il significato degli ideogrammi scritti sopra. Se qualche cinese me ne dice il significato in italiano, magari prima che qualche assurdo mi rubi la fotografia, che mi toccherebbe riprodurre, perché costui non è stato capace di chiedermene una copia gratis, e finisce che su commissione svaligia tutto il sito, assurdo paradosso della contemporaneità del mercanteggio dell’arte e di tutto quello che di questi tempi si trova negli appartamenti. Che arredamenti. [questo è il primo e ultimo in cui parlo d'arredamento]
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(risposta)
… Sinceramente la fotografia è la migliore possibile (a parte la compressione, ma non c’entra). Di fatti in fondo se pensiamo alla fotografia in sé, faccio la domanda che alcune volte mi faccio, in particolare per quelle di rappresentazione pubblicitaria … , forse con poco autore!? Anche se macchinalmente ben fatte, dico: chissà dove sarà in questo momento, per esempio questa “modella? o soggetto – perché di fatto la percezione che ho non è di presenza, ma di mancanza, mi viene chiaro che ciò che vedo, persona, fotograficamente, non esiste è pura apparenza, mancanza di vero desiderio e visione reale – al contrario nel soggetto artistico ciò è riempito dall’atto dell’immagine fotografica come libertà e pensiero in fondo di una poetica percepita interiormente. Nel francobollo fotografato “l’impossibilità che ho trovato rispetto all’originale, sta nella costatazione che il francobollo guardato attraverso una lente d’ingrandimento mostra i caratteri neri, come in una terza dimensione: sollevati sopra il francobollo. Di fatti in fondo il modo più piacevole di guardare i francobolli, è proprio in questo modo. “Penso all’ipotesi di una mostra per un francobollo siffatto, come di una visione alla volta” – Non so se poi in questo c’è la grande maestria della calligrafia cinese impressavi – comunque, per le prove che feci all’epoca della sua fotografia, con la stampa della foto il francobollo guardato con lente non dava il risultato dell’originale. Un risultato simile l’ho potuto osservare nella foto olografica, negli ologrammi fotografici.

 

Friday, May 18, 2007

L'Artista

Sorpresa! disse il silenzio a se stesso.mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20May%202007.mht!x-usc:http://2.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/Rk26iCHi5nI/AAAAAAAAAFE/WYoMDSl7Fiw/s400/IMG_0269.jpg

 

Monday, May 14, 2007

Fumetti

Ricordo esattamente che prima che sapessi leggere la scrittura alfabetica, leggevo i giornaletti, così si chiamavano, a fumetti guardando solo le figure, era bello guardare le figure e interpretare la storia, si può dire che andavo alla velocità dell’immagine dei disegni. E ora mi viene in mente i termini, suoni onomatopeici dei fumetti; che se non sbaglio in un gioco musicale hanno ispirato, qualcosa eseguito da Cathy Berberian – o “Steine” Vasulka che in un’opera video di cui ora, non ricordo il titolo, si esprimeva sul tempo e l’immagine attraverso l’azione del suonare il suo violino. In sostanza per dire come la realtà dei fumetti abbia la sua realtà, ma in una cultura basata sull’apparizione delle immagini la virtualità dei “fumetti” è sia proprio la realtà con le persone, e forse questa virtualità va alla velocità delle immagini senza le parole scritte nel fumetto. E non parlo del mondo degli oggetti di uso ben determinati, dove in definitiva i virtuali del fumetto immaginano astrazioni che cercano di esprimere con comportamenti che la società della comunicazione “si immagina” inquadri in fumetti significativi. Ma appunto sono – essi – certi comportamenti come espressione d’immagini che si leggono oramai senza fumetto, e in questa realtà virtuale sembra sfuggire chi siano gli autori dei disegni virtuali. Per esempio immaginare gli ammiccamenti e gesti di attenzione della seduzione – uomo o donna – come forma in fondo della vanità di un qualche potere nell’essere guardati – e quelle giovani adolescenti che come piccole dee mostrano i fondo schiena e i segni intimi dell’inguine (in Italia, e negli anni passati anche con il freddo invernale) – quando spesso non sanno parlare per comunicare, ma basta essere “guardati” senza una vera relazione con il dialogo dei sentimenti, della sensualità e dell’intimità con il pensiero – ma non solo le giulive adolescenti o adolescenti, come gli adulti quando è così non sono forse virtualità dei fumetti senza avere il fumetto – e il mondo genitoriale, così spesso così psicologizzato [ da introiettare i propri ruoli, sulla spontaneità propria dei sani bambini, come riferimento e alter ego, quasi continuo = sesso dell’immagine” come associazione e riferimento della loro immagine, proiettata o interiorizzata dal bambino – come tecnica di riferimento e veridicità, per la “psicologia” e della tecnica di riferimento per il comportamento, su cui inquadrare la giustezza dei propri comportamenti. Che scienza e che scienziati.]
Dove sono i fumetti del disegno di queste virtualità, forse un po’ scarse di libertà e amore? si leggono alla velocità della loro virtualità e non rispettano la realtà dei fumetti d’autore, e l’ironia è che il peggio è già passato. Ma!

 

 

Monday, May 07, 2007

Sporcaccione filosofico e il concettuale

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Guardate quando è bella è lei Eloisa, è come tutte le altre ma diversa da tutte le altre, amabile ed adorabile.
Guardate quanto è bello è lui Abelardo è come tutti gli altri, ma diverso da tutti gli altri amabile ed adorabile.
Sono Universali. Sì e No. Secondo Abelardo né sì né no ed anche secondo Eloisa. Chi lo dice, il mio locutorio illocutorio inventato e non vorrei essere stato perlocutorio, magari per qualche giovane piaget-ianamente.
E in effetti se Abelardo si trovava da solo ad amare Eloisa, per quale assurda pretesa si doveva pensare solo sociale il loro pensare. E con quale concetto si è trovato con l’evirazione per avere amato Eloisa?! E a questo proposito fa proprio bene Wittgenstein a dire di essere stato un superstizioso nei concetti del suo Tractatus – anche se lo stare zitto quando è vero è più che sensato. E qui è d’accordo con Abelardo parlare per dare significato a quel che si dice, ed essere sinceri per fare quello che si dice ed avere una coscienza - e già questo basta, ma dice ch’è nella pratica del linguaggio che si verifica e c’è il contenuto e il suo significato – vorrei sapere se gli è venuto in mente l’italiano o la vox (voce).
So ormai per esperienza, che se Wittgenstein scopriva la mistica di Abelardo l’essere contemporaneo ancora non comprende l’umile Socrate con il suo sapere di non sapere, né Einstein che dice che la pace serve anche ché le persone comunichino e che non siano solo delle immagini interlocutorie senza illocutorio: troppo nominali e dei realisti esagerati.
Bisogna fare accadere le parole anche in Silenzio “Come la passera di Eloisa e il merlo di Abelardo.” Il linguaggio è universale senza bisogno di essere universale – e le parole sono un po’ più leggere senza bisogno di mentire. (O torniamo a scrivere in un modo e parlare in un altro per ascoltare senza ascoltare suoni disgiunti, viva l’onomatopeica, viva la libertà.) però vedete come è un po’ o un bel po’ sporcacciona l’etica – quasi che le parole vere non ne hanno bisogno – Ma che filosofia è questa!?
Viva la
Virtù.

Wednesday, May 02, 2007

Dimmi che mi vuoi bene?

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Un breve pensiero sul ricordo delle amiche donne. Voglio dire c’era un tempo o anche in quei momenti di una volta in cui non avevo nessuna monogamia universale – e capitava di ascoltare le donne, che avevano voglia di essere sincere. Voglio dire in fondo di quelle amicizie fuori dal sesso, e quindi non parlo di tutte le altre storie. Questa voglia di raccontarmi quello che sinceramente pensavano anche se facevano altro, fino a pretendere questa attenzione, mia, come esclusiva verso loro, fino ad essere gelose, proprio gelose, magari nella loro immaginazione della mia attenzione verso le loro amiche, magari per una semplice frase di cortesia. Forse qualcuna si riconoscerà in queste parole, ma siete state più di una, che io so. Certe volte mi avete raccontato delle vostre tattiche per conquistare gli uomini, dei vostri amori tra donne, poi nella vostra ostilità-attrazione un po’ folle nell’essere io un uomo. I vostri incontri con gli psicoanalisti, le vostre relazioni personali. Anch’io qualche volta ho parlato di me – ma per lo più volevate essere ascoltate ed era particolare la vostra sincerità, ed ancora c’era dell’intimità in voi. Con alcune ci si è persi di vista, naturalmente, nel silenzio. Con diverse altre poi, in effetti è capitato: il vostro sentirvi l’attenzione, in fondo non vi dava molta generosità, diventava un modo vostro, per ipotizzare un controllo, fino certe volte in modo assurdo pensare io dover essere, come l’uomo con cui mentivate (non parlo di mariti) per potere entrare nel potere della finzione anche con me, che strani giochi e ricatti. Certe volte mi sono stancato e non vi sono stato nemmeno a sentire, alcune volte non mi andava di parlare ed era troppo starvi ad ascoltare – ma è stato piacevole starvi a sentire. Poi, diciamo che io, senza tanta pazienza forse ho incominciato ad essere immediatamente sincero, e non sempre vi mostravate libere e sincere, spesso un po’ cafone con superbia”, poi l’intima sincerità vi è diventata un po’ vano esibizionismo, avete incominciato a comunicare con i “gesti, più che con i pensieri e la sincerità – fino ad essere ostili alla sincerità, vi siete messe in consociazioni psicologizzate collettive e spesso ora nel vostro esibizionismo autistico mi sembrate delle mine vaganti travestite socialmente – comunque, ma!
E non parlo oltre in questo modo, e penso invece ad uno scherzo ironico, con una cosiddetta un po’ esasperata dalla situazione. Io sono stato vegetariano per più di venti anni- e la cosa più curiosa saputa in questo periodo è stata che si poteva fare all’amore con una bistecca. Ed è stata proprio una donna a dirmelo. Non ricordo con chi aveva litigato – forse con un altro che era andato con un’altra – fatto sta che mi trovai per puro caso a conoscerla in questa sua circostanza, e la sua vendetta urlata era che aveva un vibratore e poteva usarlo come voleva, mentre noi uomini eravamo costretti, lo facevamo con le bistecche invece che con loro. Ora vi lascio immaginare il paradosso, anche con la mia risposta, che era: Guarda che sono vegetariano, e la cosa non si capiva, e sinceramente non mi venne in mente di dirgli, che voleva da me che gli agitassi il vibratore, non mi venne in mente di dirlo, e poi che poteva farlo con altre cose per forma, che in effetti non c’era proprio gelosia. E che stranezza quella che io lo facevo per forza con una bistecca, che immagino finivo pure per tradire, proprio non capiva che ero vegetariano. Che poi anche non lo fossi stato c’erano lo stesso baci abbracci e carezze. Che stranezze.
Saluti e Baci

 

Chi ama è libero

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Chi ama è libero

L’arte del sistema è d’intrattenimento, non è difficile in fondo riconoscere tale arte, come del manifestarsi dell’arte della rappresentazione della tecnica. L’artista non cerca più di comunicare valori di libertà umana, ma mostra gli effetti del condizionamento della tecnica, nemmeno svelandoli ma mostrandone i risultati estetici, come espressione di propaganda, fino ad essere accettati dalla convenienza del consenso, che non riconosce il valore dell’arte, ma della tecnica riprodotta finta liricità – Tale espressione negli ultimi tempi oltre che mostrare assurdità estetiche come fenomeni del paradosso estetico sull’uomo – vedi la bella Orlan e i suoi bitorzoli – forma da parte degli artisti di sistema o regime, l’ostracismo verso la libertà e crea una vana nomenclatura della vanità, come fenomeno contrario dei valori spirituali della persona libera. Un non confronto per il riconoscimento profittevole del sistema, pubblicità soldi e vanità, competizione e invidia, ed indifferenza della verità – questi sono tempi e luoghi, in fondo mai esistiti, sono solo come un sondaggio d’opinione di propaganda, che va a verificare, solo, quale sia il fattore dominante, di un tal processo condizionante – un’astrazione partecipativa del niente, senza rapporti umani liberi o autentici, ma ridicolmente interessati. Parlare oltre, significa parlare dell’indifferenza dei soldi, ma non interessa l’indifferenza – è sempre stato così, si ingozza.
P.S.
In Italia c’è un mondo della conservazione dell’arte, bello, ma che si può migliorare. La libertà non ha bisogno di essere conservata va vissuta e fatta vivere da ogni persona, con profondità.

 

Monday, May 26, 2008

L'essere

Inghilterra ma che succede, dà una mano alla responsabilità alla libera scelta che non è soggetta a un atto giurisdizionale, e per fortuna in questo non c’è un’azione umana comparata o assimilabile e per tutti sul dire io faccio questa scelta di abortire. E allora non è detto che il fatto stesso che per legge si possa abortire sia questo fattore l’inderogabile della scelta di abortire. Il sesso fecondativo non è aprioristicamente un atto che dà adito alla possibilità dell’aborto, e per di più l’aborto è un atto che è del tutto unilaterale la scelta dell’individuo che decide di abortire, e in questo la legge crea un atto di solidarietà verso quella persona che ha motivo di abortire, anche da parte di quelle persone che non aderiscono a questa scelta. E allora se c’è, un motivo per questa conseguenza deve esserci una possibilità altra da parte di chi nella società vuole dare un altro aiuto, per la soluzione di questo motivo. Quel che più conta comunque in definitiva è la questione non di come lo stato organizza la spesa sociale per questo evento, giacché anche se in linea di sentimento ci si può sentire responsabili di un uso del denaro pubblico per fini diversi dal sentire personale l’individuo, non di meno non ci si può ritenere responsabili a priori dell’uso stesso dell’oggetto denaro da parte di altri, seppur con il ruolo di amministratori sociali. E allora questa breve riflessione è più che altro un invito, anche alla nazione inglese a considerare più la realtà di un mondo fatto da individui e non solo da astrazioni numeriche. Inghilterra il tuo aborto legislativo è poco dissimile da un parto, dopo ventiquattro settimane può anche capitare che un medico stanco della giornata, tenendo un bimbo in mano che piagnucola, chieda alla propria assistente, scusi questo è un aborto o un parto, è violento il cinismo di questa frase, ma l’aborto stesso non è un atto di dolcezza, e credo che non possono essere costrutti moralistici a determinare la sessualità nella consapevolezza personale.

 

Sunday, May 25, 2008

La matta

Trallallero trallalla. Bello di mamma aspettami qui, che poi ti accompagno al pullman. Trallallero trallalla. Ciao Sam, guarda che bel martello te lo do in testa, emmem, aspetta che mondo a cavalcioni sul letto, “è questa la posizione?” E bum E Bum, che bel colore, che begli schizzi che bello il nuovo colore della camera. Oh Sam che bel cervelletto: Oh mi sono sporcata tutto il pigiama, va bene adesso me lo levo e lo poso sul letto.
Andiamo al pullman. Trallallero trallalà. Appena torno a casa chiamo qualcuno. Trallallero trallalla.
Questa storia è completamente inventata, ogni riferimento e similitudine è corpo della fantasia della storia scritta.

 

Thursday, May 22, 2008

Il caso giudiziario di Anna Maria Franzoni

Dopo la cassazione e l’incarceramento della Signora Franzoni, non posso non fare che alcune brevi considerazioni, la prima cosa è che il procedimento giudiziario si è determinato in una nuova fase: sia sul piano investigativo, come su quello interpretativo e sia su quello formale della sentenza. E sembra che la qual cosa sia avvenuta del tutto accidentalmente, ha determinato questo, quel che si dice un delitto perfetto: senza movente senza ragione, senza circostanze psicologiche, eppure eseguito con grande violenza ed efferatezza, da qualcuno che per questo ha attraversato con i suoi passi il pavimento di quella casa di Cogne. E ciò che ha confermato questo grande vuoto è stato, a mio intendere, un patteggiamento in primo grado, un atto formale, che ha determinato la nuova possibilità di un siffatto procedimento penale. Ti condanno alla pena di morte, patteggia e di salvi la vita anche se innocente, sembra succeda qualche volta negli Stati Uniti D’America. Non so, in effetti, se un possibile giudizio formale, troppo negativo, in dibattimento, abbia indotto a incorrere in tale procedura la difesa nel primo grado del giudizio della Franzoni. Sta, di fatto, mi appare che il procedimento procedurale, giudiziario relativo all’intero dibattimento si è confermato in cassazione. E a tal proposito di tale accadere vorrei ricordare un breve passo di una lettera di Zacchioroli ad Albergati, il dì 21 maggio 1779, come discussione al delitto e delle pene di Cesare Beccharia, è scritto:

clicca per ingradire l'immagine
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Pace e bene. Comunque, la detenzione carceraria della Franzoni, mi appare un po’ mostruosa.

 

Tutte le foto buffate non ce ne sono altre.

Queste sono le foto che per un po’ avete visto nella pagina buffàta, nelle mie intenzioni vi era il proposito di dare in visione quelle foto che per mia scelta non erano state incluse in altri lavori fotografici, appunto, per tale motivo da ritenersi delle foto “buffate”. Ora dopo aver un po’ riflettuto, ho visto che non vi erano molte altre foto per tale scopo e che il proposito di proseguire nella loro pubblicazione, sarebbe rimasto così appeso in modo aleatorio e poco concreto tale possibilità. Non ho e non ci sono altre foto da buffare oltre a queste, e queste ora sono inserite in un post del blog Gaghemusca, in cui è spiegato e riassunto il tutto.


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Thursday, May 15, 2008

Le memorie dell’investigatore del foglio strappato. Sottotitolo il compito in classe veduto in milioni di copie.

Non sappiamo esattamente cosa fosse successo al compilatore del compito in classe. Non per chissà quale causa, ma semplicemente per il fatto che non è mai entrato in una scuola, eppure su quelle poche parole rimaste su di un foglio per lo più strappato è evidente che per un frangete, forse inverosimile, qualcosa è filtrata oltre l’omologazione, oltre lo stesso memorizzare le informazioni e per certi versi un variegato nozionismo. Sembra che la traccia più presente rimasta sul foglio, su quei pezzi lacerati sia proprio un concetto altro come quello di sapere per intelligenza, voglio dire la deduzione come fattore primario del sapere senza l’obbligo di imparare a memoria o per induzione, qualcosa che in fondo per intelligenza neanche si deduce? Potrebbe pensare qualcuno di quelli presenti quest’aula. Ero lì che mi accarezzavo la guancia e sembravo riflettere mentre guardavo quegli studenti ancora del tutto inconsapevoli di ciò ch’era accaduto, e mentre osservavo la professoressa che aveva denunciato il fatto come improponibile e inverosimile, mi accorsi che nei miei pensieri c’era un lucido pensiero ed era perché un fatto che sembrava appartenere alla sfera dell’intelligenza si fosse verificato in un luogo come questo, all’insaputa di tutti e nell’impossibilità di tutti di comprenderlo. Ciò avrebbe potuto mettere in seria difficoltà l’intero apparato culturale della società e dello stato; e per un caso di questa importanza ero stato chiamato io, un investigatore privato con l’hobby dell’antropologia scientifica. Se per ciò, qui accaduto, fosse stata un’infinitesima particella quantistica a materializzarsi, magari da un tempo recondito prendendo corpo su quel banco dove si è materializzato il foglio strappato. E chi è stato a strapparlo e perché, e se fosse stato anche questo un atto immateriale? La cosa certa è che su quei frammenti di foglio si è verificato un atto d’intelligenza e ciò è ovvio toglie ogni dubbio all’ipotesi che si tratti di qualcuno, ormai istituzionalizzato. E già e perché non io. A che punto della storia sono comparso io e se fossi già stato qui, se semplicemente fossi stato chiamato a dichiarare l’atto stesso dell’intelligenza, non dovrei forse anch’io essere capace non solo d’immaginare ma di realizzare, comprendere, quello che è avvenuto qui. Non so se ciò è mai stato un mio desiderio, come finii di pensare questo concetto, tutti gli studenti mi guardarono la professoressa addirittura negli occhi, quasi mi avesse scoperto lì in quello stesso istante, poi tornarono a guardarsi gli uni e gli altri, sentendosi compiaciuti auto compiaciuta, era così evidente che l’autore di quel foglio strappato non ci fosse tra noi, che non fosse stato menzionato. Oltre ciò le mie indagini non poterono andare, oltre questa soluzione non mi fu dato di parlare da nessuno autore; eppure sappiamo, abbiamo questa labile traccia, lasciataci che ci dice che c’è.

 

Wednesday, May 07, 2008

Gli dei e la fotografia

Gli dei non ci sono più, e i significati della rappresentazione devono trovare lo stesso il senso e la realtà di essere nella bellezza.

Un artista non può che essere come realtà, fantasia, verità, bellezza. Ecco che la ricerca della letteratura appare come essere stesso di chi crea. Che l’arte dà all’uomo il significato di essere stesso che scopre il mondo e lo vede creato a sua immagine, come atto riflesso della coscienza che lo anima. E Dio trova il mondo e l’uomo che lo interroga mentre esso non appare più lontano, ma entra con Gesù nella sfera del significato spirituale. Dio dona la conoscenza della verità, la realtà della bellezza, dà all’essere umano la possibilità di un dialogo che dice dove sta il termine. In un amore sconsiderato, dallo stesso progetto sociale, che ristabilisce la singolarità dell’essere umano come scopritore di Dio. In quanto immagine compiuta del silenzio personale dell’uomo, siamo ad immagine di Dio e in questo compitamente incompiuti, manifestamente creatori. L’armonia dell’amore è lo scandalo che rompe il senso del tempo, lo abbandona a capire che c’è un tempo che spiegherà, ma che appare presente nell’essenza di un significato che si rappresenta possibile come bellezza che guarda il tutto e trasforma nell’amore, che non giudica la condizione, ma dà alla condizione l’atto semplice di rappresentarsi in un luogo l’animo dell’individuo che cerca la vicinanza di Dio, per quanto sia possibile alla nostra rappresentazione, anche nel nostro essere presenti, sembra esserci qualcosa che manca alla stessa manifestazione della nostra immagine, che Dio ci dona ma è ancora bisognosa di Lui, ma che già ci spiega perché gli esseri umani si amino, dell’amore sconsiderato che li avvicina a Dio e alla bellezza umana che vince la violenza già nel presente.

 

Tuesday, May 06, 2008

Un giorno di petitori

L’altro giorno leggevo su un giornale (inesistente) che un antropologo della Cornovaglia passeggiando in quel di puglia dalle finestre aperte di una casa abbia sentito: “Ti manca molto?” “No! Sono onlain.” Poi ha sentito il tipico suono dell’acqua nel cesso. La ricchezza del pugliese è immancabile. Ma l’antropologo diceva che quel suono che aveva preso per inglese ormai è usato per ogni circostanza, così con onomatopeica. L’antropologo della Cornovaglia non poté fare a meno di pensare che se pur un guerraiolo se non fosse stato per Giulio Cesare nelle lande sperdute dell’Europa settentrionale ancora sarebbe cos’è la scrittura. In effetti, soggiunge nell’articolo non si può pensare al suono onomatopeico anglosassone se non s’immagina una differenza scritta: se si pronuncia bu bu, bisogna scrivere ba ba, il perché non si sa, ma è bene che lo sappiano i non udenti quando vedono un film con i sottotitoli. Per citazione l’antropologo ha menzionato il film, bellissimo, “La guerra del fuoco” (La guerre du feu) del regista Jean Jacques Annaud. Ambientato 80.000 anni fa. Dove si ascoltano già dei suoni umani. Il film narra della scoperta del possesso e di come fare il fuoco, nella breve sequenza qui presente è il momento nel film in cui dopo aver vagato per tutto il “mondo” e aver potuto accendere un piccolo fuoco con cui alimentarne altri, nella gran foca della gioia sembra svanire il tutto, nelle lande paludose che saranno bonificate; lascio alla visione completa del film il gusto sul suo narrare. L’antropologo diceva in fondo all’articolo che che ne dica la regina Elisabetta quando c’è la battuta non c’è donna che tenga.

Aggiungo io che per non cadere nell’aggressività è bene essere calmi e non magari rimanere sopraffatti da un suono associato, che finisce con il renderci insicuri e con il bisogno di controllare, in mancanza di armonia, con la forza. Per quel che riguarda il film, possiamo sicuramente considerarlo con un suono internazionale, ascoltabile e interpretabile da tutti, ma ricordarsi che quando i suoni vi sembrano propri e conosciuti, tradurli nella scrittura nella lingua appropriata ciò per dare ai non udenti la giusta interpretazione.

 

Friday, May 02, 2008

Rimasugli

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Saturday, May 23, 2009

Un’intervista in causa persi di Patrizio Marozzi

Domanda: A cosa pensa che serva la politica, di là del contingente temporale che la rappresenta?

Credo sinceramente che la politica debba aver luogo in un costrutto di massimo disinteresse. Essa da per lo più modo al politico di occuparsi delle questioni amministrative di una collettività – che lo delega a tal fine affinché impieghi il suo tempo a trovare le soluzioni adatte per risolvere i bisogni primari delle persone ché possono trovare soluzione in modo collaborativo e non coercitivo per la libertà dell’individuo. Le trasformazioni della politica non possono che essere in rapporto con la libertà e tramite essa della soluzione di questi problemi.

In che modo lei si vedrebbe in un ruolo politico?

Sinceramente in nessuno per mia attitudine creativa, mi piace capire, sviscerare le soluzioni essere libero in rapporto con la verità. Se io esprimo una soluzione sia in bellezza che verità, non rientra poi nel mio volere trovare il modo con cui imporre in certo qual modo ciò agli altri, per me che ognuno trovi la proprio coscienza, consapevolezza, volontà di soluzione liberamente. Non m’interessa formare un gruppo politico per affermare la verità espressa, su di un’altra delega politica. Già questo rompe il disinteresse e può già atteggiarsi a dispotico, quando le contrapposizioni della delega finiscono per particolareggiare gli interessi e in ciò spesso dando adito, anche organizzativo sociale ad altri interessi di potere.

In sostanza che ruolo vede per l’essenza della politica?

La sostanza della politica non mi riguarda, se non per responsabilità di analisi, dei suoi costrutti di libertà e reciprocità e quindi anche conoscenza. Ciò che riguarda l’insieme delle cose e in cui io devo e credo avere sostanza come individuo è quello della libertà e della coscienza, l’attività di cui non voglio occuparmi è dei soprusi verso la libertà della politica, ma è bene dire che sovente tali atteggiamenti sembrano siano provocati anche per una partecipazione surrettizia alla politica, spesso con il semplice pretesto di associare le opinioni e in un certo modo cercare di controllarle, in sostanza sulle basi e in una prospettiva persecutoria e di regime coercitivo per l’asservimento e la repressione.

In sostanza in quale organizzazione crede?

Credo nella coscienza della persona che ricerca e pratica il bene nel disinteresse e nell’amore, anche nelle difficoltà di una reciprocità sì alta.

Pensa che la politica riuscirà a risolvere i problemi dell’umanità?

Questa domanda mi appare un paradosso in termini di contraddizioni e di realtà e forse ciò è proprio il paradosso della politica. Pertanto se vi riesce, ponete questa domanda alla politica stessa.

 

Thursday, May 21, 2009

Giro giro tondo casta il mondo casta la terra tutti giù per terra

E sì era proprio giunto in cima alla montagna e finalmente con il fremito del piacere con l’ansia della scoperta avrebbe saputo cosa era e in cosa lo avevano trasformato le generazioni. Tutto era iniziato qualche tempo prima, in realtà molto tempo prima con suo nonno che raccontava a sua padre quanto sarebbe stato bello poter volare, e la cosa è continuata appunto con il padre che è diventato un grande pilota d’aeroplani. Ora c’era lui e come si deduceva dalle nuove teorie della scienza, poteva considerare se stesso come un’evoluzione genetica dell’apprendimento, tale teoria dice che se si è figli di un nuotatore per esempio vorrà dire che il figlio che avrà ereditato il patrimonio genetico del padre nuotatore diventerà un primatista del mondo al primo tuffo in una piscina senza neppure prima di aver fatto un bagno in una vasca per lavarsi. Tale teoria à un termine appropriato ma al momento lì in cima sulla montagna non lo ricordava. Del resto più di una volta si era detto nel mondo capitalistico, che non avevano forse inventato che chi aveva avuto la ricchezza economica nei padri si trovasse a essere subito ricco appena nato figlio, pur non sapendo neanche bene cosa fossero il bene e il male. E, per di più ciò non faceva altro che trasformare persone ricche in persone invidiose che per mezzo della ricchezza cercavano di giustificare la propria invidia e trovare motivo per il proprio dispotismo prevaricante. Ora lui invece che non apparteneva al mondo capitalistico aveva ben appreso che con la pratica delle virtù della salute e del principio della funzione come eredità genetica, con tale pratica si sarebbero sviluppati uomini e nazioni che avrebbero ereditato così per conseguenza praticata dal corpo le ricchezze sviluppate dai padri e le generazioni precedenti. Era quindi pronto lì in cima alla montagna che con uno strapiombo guardava la valle sottostante, l’importante era avere coscienza e convinzione. Gli era stato detto che la religione era l’oppio dei popoli, poi aveva saputo che l’oppio era una droga che stordiva. Su tale questione aveva molto dibattuto e discusso con gli altri; era giunto alla convinzione che sì la coscienza doveva avere il primato sulla fantasia ideologica della fede, ma del resto aveva ben capito che le religioni quando dimenticano Dio tolgono la libertà alla persona e del resto le religioni anche quando dimenticano la libertà che Dio à concesso all’essere umano, perché religioni pretendono sempre di essere la voce di Dio, si pratica così anche l’invidia? Ora su tale questione aveva un dubbio che si era ben guardato dal dire in giro, perché ritenuto argomento di discussione non appropriato dal potere politico; e per l’appunto da ciò in sostanza derivava. Si disse se la religione toglie libertà all’uomo poiché sfrutta la verità che è di Dio, quando il potere politico toglie libertà all’uomo, lo fa perché usa l’Uomo o perché si ritiene una religione, ma allora quando la fede toglie coscienza all’uomo, è un partito politico o viceversa? Era giunto alla conclusione di non porsi più questo quesito ma di credere nella verità della scienza e, in virtù di quella che propugnava l’eredità genetica dell’apprendimento e, per questo potersi ritenere a ragione il vero discendente di padre che aveva volato e per questo poteva ritenersi altrettanto capace e, così di primo acchito. Avrebbe dato al mondo con questa sua acquisizione la perfetta unità, sarebbe stato l’aquila del mondo capitalista e di quello comunista, il plus-ultra della liberazione e dell’evoluzione della coscienza. Insomma era proprio ora giunto in cima a quella montagna, convinto che per disposizione di discendenza avrebbe potuto volare. Prese la rincorsa si librò nell’aria e appena finito lo slancio del salto, cadde giù a piombo nel burrone sottostante.

 

Sunday, May 17, 2009

Il problema è anche che non si sta facendo vera innovazione tecnologica e tutto si gioca ancora sull’acquisizione della proprietà per la crescita del

debito e con questo il frazionamento sociale del consumismo esasperato e depauperamento.

Il lobbysmo deve finire non solo come si sta facendo poco negli Stati Uniti d’America ma ovunque e, basta con questo all’esponenziale dei consumi sul debito che spacca sempre più i livelli sociali o sulla speculazione com’è avvenuto fin ora per l’espansione dei consumi e, così l’acquisizione dei contenuti economici, ma distribuendoli. L’antitrust deve avere una vera riforma e non com’è stato riformato per far accadere quanto sopra, deve essere lapalissiano, verso la distribuzione della ricchezza. Il surplus già ridotto dall’antitrust che è dismesso entra in acquisizione dei dipendenti qualora non ridistribuito in altra proprietà sul mercato.

Il senso L’antitrust è di garantire una distribuzione sempre maggiore per la definizione della proprietà in individuale economica per la distribuzione dell’acquisizione economica, Inoltre, tassazione delle transazioni di borsa, e limitazione al non più del cinque per cento delle acquisizioni in borsa, in regola transnazionale.

Non può che esserci che questo oggi in attesa di un nuovo concetto di vita e del denaro senza inflazione.

Saturday, May 02, 2009

systems of romance

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Wednesday, November 28, 2007

"A proposito di ieri, tra un sorriso e una domanda: un dialogo."

Il profondo del dialogo è pur sempre nella carità, anche quello della sensualità può esserlo.
La carità nell’incontro è una confessione più che diretta nell’essere con l’altro, è un incontro con Dio, intimo, con sé stesso, ma anche intimità con l’altro.
Un amore con questo dialogo può dirsi che ha le parole della carità. La carità ascolta e parla nelle parole con l’altro. La carità non si sente elogiata per le parole che riceve, ma ricambia con il profondo dialogo. Le parole hanno una coerenza e un incontro, non rimangono assorte in se stesse, parlano senza interesse, ma con il confronto con la verità, intime con la persona. La persona di carità non fugge l’intima sincerità della persona che domanda.
Questa è una carità schietta e sincera, “nuda” e diretta. Leggera perché per ogni momento della persona.

 

Friday, November 23, 2007

Autografo senza scrittura – per sommi capi, Augh!

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Dipinto su Jackson Pollock e i nativi americani, in “quel periodo” (pochi lo sanno) i nativi indiani si rapportavano con la pittura europea partendo da presupposti personali, ma Pollock grande genio dell’astrattismo li guardava, e gli indiani gli dicevano guarda le tecniche espressive dei pittori moderni europei, c’è un significato molto vicino al senso del nostro astrattismo, ma Pollock pensava all’istinto primordiale al gesto stesso della pittura, voleva fuggire dai cavernicoli della pubblicità e tornare nelle caverne dei primitivi, sentire questa grande libertà: il gesto astratto. Però come molti americani gli piaceva correre in macchina e morì con un incidente stradale, si era distratto invece di astrarsi, diciamo, Pollock ci ha dato il rovesciamento del primitivismo quello del presente e contemporaneo, lo ha fatto da solo e questo è un grande esempio, è stato un pittore libero e solitario. (per i nomi degli indiani devo consultare la documentazione video che ho, con pazienza, molta). La luce al centro del quadro è il riflesso causato dalla macchina fotografica. Dim. Quadro originale 70%100 – acrilico e olio su carta, fine anni 1980.

 

Socrate - La tragedia senza teatro.

(Questo è un dipinto su carta con colore acrilico: riproduzione di originali disegni dei cavernicoli fine anni 1980, voglio dire l’ho fatto. La foto ha altri colori rispetto all’originale. Dim. 70%100)

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Perché è stato ammissibile che la polis condannasse Socrate, ed è ancora ammissibile che la politica in sua vece possa condannare Socrate in ragione del suo essere. Se Socrate in ragione della virtù dell'altruismo ha dato a Dio il concetto di significato del suo chiedere in mancanza di risposta della politica della polis che si informava e decretava in ragione di un'astrazione egoistica che gli ha chiesto la vita - in questa stessa ragione Socrate a rimesso il suo stesso atto di ragione, nel suo stesso concetto di virtù altruistica verso un concetto quello politico che non è più soggetto alla polis della politica, ma della virtù stessa della persona di Socrate. In questo caso il concetto di chi lo ha giudicato era nella politica dell'egoismo, ma se la politica è servizio, ma serve l'egoismo e non la virtù in quanto/do di Socrate perché di Dio, la polis ha rapporto con Socrate e la politica con la verità della virtù del soggetto, sacrificando Socrate. La politica in quanto servizio non può servire l'egoismo e la polis politica non può ambire all'egoismo sacrificando Socrate. La politica così non ha un ente nella virtù ma nel Sacrificio di Socrate, che Socrate ha voluto scegliere, per il soggetto (disumanità!?). L'egoismo della polis politica: l'aggettivo qualificativo senza soggetto. O il significato della politica è come servizio che assolve alle difficoltà della comunicazione del soggetto ed evita la guerra in virtù del suo rispetto. Essere contrari all’egoismo è essere contrari al consorzio della polis quando la politica serve il suo egoismo, e chiede morti e sacrificio, può dirsi così che la ragione è ancora nella virtù o la politica e la polis condannano Socrate per assolvere se stesse e il proprio fallimento dell’ascolto della virtù.

 

Sunday, November 18, 2007

I progetti della Befana!

Una volta si diceva, non toccare l’acqua e la corrente insieme che da la scossa. Be’ in attesa di poter mettere l’acqua da una parte e la spina dall’altra con la batteria all’idrogeno e avere tanta energia in poco spazio. Mi viene da dire guardando anche le meravigliose nuvole che saper produrre l’acqua è già una cosa molto utile. Di fatti negli ultimi tempi abbiamo assistito – se ricordate veramente su tutta la terra – a grandissime piogge, ciò molto probabilmente perché la terra ha bisogno di ossigeno e cerca di ricavarlo dall’acqua (per qualcuno dico che l’acqua per l’appunto è composta di idrogeno e ossigeno, le parti scombinandosi si liberano nell’aria, ricombinandosi insieme riformano l’acqua). E allora in che modo l’uomo può produrre l’acqua: per condensazione. Avete mai visto i vetri appannati delle finestre, o della vostra auto (diciamo anche in certe circostanze particolari, eh ehe!) ciò avviene per la “pressione” termica dei componenti atmosferici di quel micro clima. Se per ipotesi usate un metallo “freddo” per uno scambio termico, la parte esposta al caldo in una notte, con una differenza termica di circa dieci gradi, vi produrrà giusto sulla superficie “minima” per condensa, mezzo bicchiere d’acqua, forse un po’ meno (esagerato). E per esempio con “appositi spazi” di condensazione una serra nel deserto arido e privo di produzione agricola, potrebbe generare ambienti bagnati per un’irrigazione da micro goccia, già collaudata, per produrre alimenti vegetali in “serra” o… . I condizionatori termici per gli ambienti “bagnati” come sarebbero alimentati? In attesa di meglio, per ora non resta che l’energia solare, o dove è possibile con mulini elettrici, non solo in ipotesi di pale eoliche, ma appunto dai leggeri generatori eolici sfruttare l’intramontabile scorrere dei fiumi. Se già ora il movimento eolico di due pale ad alta efficienza è sufficiente per l’energia annua di un buon paese italiano, figurarsi il loro moto per energia idrica, fiumana. Queste piccole centrali già molto potenti nel loro essere, potrebbero servire a quei paesi per esempio dell’africa, in futuro, a portare la corrente elettrica in casa per far funzionare i piccoli generatori dell’elettrolisi dell’apparato elettrico del generatore all’idrogeno, qualora essi stessi non fossero già sufficienti (sembra) per poi riprodurre acqua a fine ciclo.
Insomma un investimento anche per il futuro (solare) e il presente. Mi rendo conto che per un cittadino europeo, volendo è già ora possibile produrre elettricità al di là della rete generale, ch’è utile per molti esercizi collettivi. Ma in un paese africano è ancora indispensabile, credo, una maggiore cooperazione. O forse già in Africa ….

 

Friday, November 16, 2007

Il racconto di un sorriso e una carezza.

Mia Cara il silenzio è solo un attributo, il tuo sorriso mi ricorda il mio, eppure sembra che le cose vicine quelle che nei ricordi si condividono, sono in un’ipotesi. La verità è ancora più grossa in questi casi il desiderio di una carezza è più sincero della sincerità che si può immaginare – e pure l’ascolto sembra dirsi senza enfasi. Ci sono cose che sono allontanate dall’essere molto vicine, eppure ciò è una cosa vera, la forma spesso non lo è, e le cose che si vivono modellano la consapevolezza anche nel suo smarrimento. Bada non parlo dello smarrimento dell’accettazione dell’impossibile capire ch’è già tanto, ma dello smarrimento che distrugge la forma esteriore, quella del consenso e della facile accettazione, quella che ci fa sentire solo appagati dove ci si riconosce per dirci qualcosa di piacevole per essere nel tutti insieme qualcosa, appunto qualcosa che ha un’immagine e spesso questo è consolatorio, ma in questo, tu sai c’è il rischio di ferire la verità nelle persone che non stanno in rapporto all’apparire, ma che interiormente sentono che c’è un rapporto con la verità, con Dio, che esiste, sì che esiste. Per dare enfasi a questo concetto si potrebbe dire che sconfigge e vince, ma è appunto questo che non basta alla verità. I percorsi possono essere, forse solo sembrare diversi, nel rapporto del fare con l’intelligenza, che non si limita ma che sa con la persona, ch’è impotente anche dinanzi al proprio mistero, che sa di un aiuto misterioso. E questo concetto è troppo poco. Ma la coscienza e un po’ se non tutto il sentimento sono vicini, molto, e qui l’intelligenza per capire la verità può tornare in aiuto, ma deve essere un abbandono, un silenzio e finalmente poter dare una dolce carezza.
Mia Cara.

 

Tuesday, November 13, 2007

Scansonata

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Lo vedete quel tipo lì nella foto, be’ quel tipo era uno che con classicità si faceva nel periodo primavera estate i suoi 4000 + - km circa in bicicletta, - la metà in salita - due km al giorno a nuoto (come fisso piacere) che fanno circa 320 km la settimana. E che sulla sua nuotata una pupazzella non era capace di reggere il ritmo, con un “moscone” per più di cento metri e dopo essergli stata al fianco per cotanto stramazzare con i remi. Era uno che leggeva più di tutti gli italiani messi insieme: colto e galante e ironico. E le donne lo amavano, “quanto lui incredibilmente, le faceva sentire amate: intimamente e totalmente.
“La gran cosa curiosa di tutto ciò era che quelli che facevano sport agonistico, sbrogavano, i palestrati idem idem, gli intellettualoidi si tappavano, le donne stupide come gli uomini come sempre invidiavano, (ma all’epoca erano un’apparente minoranza e non una razza sessuale). Gli psicologi sbottavano dalle narici e le istituzioni con i sevizi segreti dal naso e dal culo: p2 e già facevano i quadri civili istituzionali per il futuro, e lui era decisamente fuori portata, per la sempre loro rodura di culo.
Be’! ma la cosa fantastica di quel periodo di questo tizio era il modo in cui faceva all’amore, quando piaceva alle donne.
E con cosa le corteggiava, con gran cura nell’ascolto e nel meraviglioso parlare, con la lingua meravigliosa dell’amore, quella che gli stranieri non considerano straniera: l’italiano. Perché le donne non amano le chiacchiere e l’italiano è il piacere della comprensione, del sentirsi capite e svelate a se stesse e a lui, non cazzatamente ideologizzate. Perché ora è proprio questo il punto: l’ideologizzazione della competizione, l’ideologizzazione dell’economia, della famiglia della protervia di superiorità – e in effetti il vuoto della persona sia essa istruita o ignorante, attecchisce sulle persone di protervia, perché questi individui per essere personalità hanno bisogno dell’ideologizzazione. E le persone e le donne non sanno più di non essere all’altezza dell’amore, ma vivono nella protervia ideologizzata. Ricchezza: d’invidia e protervia. E allora queste donne straniere che imparavano l’italiano per parlare con lui…. E le italiane che neanche lo parlano più: associano spesso termini stranieri per cospirare con le immagini: tanto che se provi a dirgli una parola esprimere un concetto, subito associano l’immagine che gli viene in mente per stabilire il significato di quel che dici, senza neanche ascoltare le parole: o passare da un argomento all’atro per dare alle parole un significato d’immagine, più un’impressione, senza il loro senso. E questi uomini e donne che si capiscono benissimo così e mettono su stato e famiglia? e una gran società di guerra culturale, perché devono ideologizzare la lingua, non al sentimento che unisce tutti gli uomini e donne del mondo (il senso della costruzione della lingua italiana) ma al dominio di una nazione che non si esprime e non parla e non riconosce nella bellezza della lingua una possibilità d’amore verso il prossimo. Linguazzate liberi e se lo fate in italiano è il meglio per tutto le “donne” del mondo. E pensate che costui pensava di essere amato non per tutto quanto dava di se stesso, ma per i suoi contenuti umani.

P.S.
E che occhi verdi con un po’ di ocra, e quanta ironia. Altro che impedire l’espressione agli altri tanto in auge ora.

 

Monday, November 05, 2007

“Certe intenzioni di comunicazione nelle persone che ti parlano”

Un giorno di quei svariati giorni, mi trovai ad incontrare una persona, che osservai e che viveva in un posto.
La mia osservazione era basata per lo più sulle mosse che effettuava sulla scacchiera. Una scacchiera particolare, composta solo di pezzi neri. La scacchiera era posta davanti ad uno specchio essa vi era riflessa con i suoi pezzi neri come fosse un altro lato di se stessa, e come è ovvio l’aggiunta della scacchiera nello specchio era come un’altra parte di se stessa. In realtà quel che vedevo erano due scacchiere, una di fronte all’altra con un unico giocatore.
Le mosse dei pezzi sulle scacchiere avvenivano contemporaneamente e nel medesimo modo, se non solo per la variante del movimento da sinistra a destra, da destra a sinistra. Questo evento che apparentemente sembra impossibile, non lo è nell’ipotesi illusoria di un altro giocatore “invisibile”. Di fatti per tale ipotesi si può verificare che le partite sono due e non un multiplo di una come si potrebbe in un primo momento pensare, e pertanto ci sono, per ipotesi, altri tre giocatori, che compiono tutti insieme la stessa mossa sulla scacchiera. Ed è per questo che di fatto vi è un’unica mossa ed un unico giocatore, non vi sono coincidenze ma solo un pensiero.
L’atto che osservavo del giocatore contemplava un’ipotesi di strategia nella partita!? ma di fatto essa è pura emozione e deduzione che la situazione stessa del movimento del pezzo toglie come possibile ipotesi, nello medesimo istante in cui il pezzo si posa sulla scacchiera. Osservando il giocatore ho capito che in definitiva il movimento dei pezzi può essere di qualsiasi soluzione per la persona che muove sulla scacchiera. Solo un atto un pensiero che cerca di rilassarsi della persona. La visione estetica dell’insieme non ambisce poi a molto, se non la bellezza dei pezzi che si muovono sulla scacchiera, ciò però è opinabile perché c’è anche la persona nel suo essere. La persona che muove i pezzi ogni tanto lascia, smette, questo strano gioco, “partita”anche per un giorno intero. Poi un giorno disse: “Non c’è soluzione.” E senza aggiungere altra spiegazione smise.

 

Sunday, November 04, 2007

Il quadro

C’è un bisogno velato di essere riconosciuti
Ed è già sera. (poeticamente)
In effetti se il soggetto fotografato distoglie più di ogni altro il suo tempo e il significato, dato che in qualche modo oblia e l’oblia. Di fatti, per questo, la sua rappresentazione deve essere come quella di un dipinto, il suo senso astratto come visione e dimensione del significato.
Niente è più passivo e subalterno del volere essere guardati al di là dell’intimità. Il fulcro è il bisogno di prevaricazione e di volontà come soggetto che può determinarsi come soggetto per mezzo del suo mostrarsi. Chi guarda si identifica per associazioni e dà alla passività una connotazione di identità, che cerca l’assoggettamento. Spesso il soggetto fotografato non è tutto ciò eppure la sua immagine può esserlo nella fotografia: ciò ch’è vero è che il significato svelato non vuole essere “guardato”, ma capito relazionato intimamente. È per questo che l’autentica fotografia d’arte è molto più vicina alla realtà di un dipinto o nella sua grandezza al concetto di un testo.

 

Friday, November 02, 2007

l’intelligenza e la stupidità dell’illusione

La spada nella roccia di San Galgano emblema della rinuncia, di una dei tanti momenti di oblio del senso dell’uomo, e dove l’epoca in ragione di un sapere cosciente per il fare stesso della virtù: come individuo paladino per gli altri, ad emblema della virtù come contemplazione di Dio e del sentimento vero delle intenzioni, e abbandono per sempre della sol pur ipotesi di violenza. San Galgano piantò la sua spada nella roccia e ivi vi costruì una cella per l’eremitaggio, sanò molti mali in chi accorreva a lui, morì a 33 anni mentre era in preghiera, davanti all’elsa trasformata in croce.

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Il silenzio dopo il sole

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Monday, November 09, 2009

ultimo post

Buona lettura

 

Wednesday, October 31, 2007

"Russa russa"

Il mondo dell’incomprensione sul piano sociale alcune volte è palesemente assurdo.
Mi riferisco alla “grandezza” di alcune opere letterarie. Quando la realtà sociale è palesemente assurda e normalmente vissuta dai più (o purtroppo). Bene certi libri esprimono con la bellezza quel senso profondo dell’essere che si confronta con l’altro.
Ora premesso questo qualche tempo fa ho scritto in alfabeto latino ad un forum in alfabeto cirillico, un forum russo. Mi hanno risposto che i testi venivano pubblicati in alfabeto cirillico. La qual cosa mi stimolo nell’intenzione di scrivere delle poesie con tale alfabeto, allora ho preso la rilettura di poeti con testo a fronte con il segno cirillico. Mi sono anche ricordato di avere degli appunti di una studentessa, studente universitario, e fotocopie sulla grammatica russa. In mezz’ora mi sono letto tutte le lezioni e sono rimasto colpito dai termini – perfettivo imperfettivo e dativo, per esempio. Come non pensare al film - La romanza degli innamorati - di Concialoschi (in italiano). E tra i bei poeti mi è andata la memoria alla poesia Farfalla di Josef Brodskij. E come non pensare anche a quel perfettivo che cerca di liberarsi dalla socializzazione, al volgere di quella farfalla. In effetti per l’assurdo e l’incomprensibile, dopo un anno che ero nato, nel millenovecentosessantaquattro Brodskij veniva ritenuto in unione sovietica un fannullone e come tale condannato per parassitismo sociale. Ecco chi sono quelli che trovano certa letteratura difficile. Ho detto.
Del resto la pangenesi dell’atto assurdo nella bellezza è per far sì che “l’assurdo normalizzato” trovi la consapevolezza nell’individuo. È un rapporto tra la poetica individuale dell’artista e la liberazione individuale della persona. È anche interessate leggere il senso che dà Brodskij di ciò nel discorso fatto per il suo premio nobel.

Ed allora perché non accada che l’individuo nella sua singola - bellezza perda la libertà, la sua coscienza e non si accorga e non comprenda quel che accade: Trovi la libertà per essere.

 

Il graffio fotografico

C’è stato il bellissimo film: Edvard Munch di “Peter Watking”, (dogma cinema ante litteram?); come del resto Serrano [non può fare a meno] di Joel-Peter Witking; come ad evidenziare che la poetica dell’avanguardie, non sempre è soltanto dell’autenticità dell’artista. Del resto se le carcasse dei cavalli squartate – simbiotici umani – di “Witking”, cercavano di dare una sensibilità ad una società impazzita. La statunitense. Serrano cerca la contemporaneità, come “pantetesi” del quotidiano. E c’è un ambito fotografico, una ricerca “dell’ombrosità fotografica” (snaturate trasparenze) del soggetto umano, ad espletare la crisi del “soggetto, ma ciò può abbinato ad un estetismo manieristico, sfociare in un cliscé” “contemporaneo”. [Come per dire] (un’avanguardia che cerca l’altro dall’assenza di poetica della body art). Ma il coraggio ancor di più è nella poetica e lirica personale, che cerca la verità, che si dà per ricerca più autentica. L’artista.
“Tornando” alla grande crisi del comportamentismo psicologico”, analizzato dall’arte fotografica quasi oramai come deviazione scientifica non si può non ricordare, il fotografo William Klein, per esempio il suo film: “la coppia Modello” – La couple témoin – soggetti umani chiusi e modellati per il prototipo di una cattività sociale. Fino alla caducità del cinema di propaganda con il film: “The Truman Show”, che ha evidenziato la destrutturazione della tecnica del comportamento, già sviscerato nel film di Klein. Mostrando il reale accadere di tale tecnicismo, dove in ragione di sostenere la menzogna, “nel film”, gli umani si comportano di conseguenza attraverso il tecnicismo delle varie metodologie in atto nella società, per il controllo e la gestione dei comportamenti.
La fotografia ha bisogno del suo autore, mentre l’immagine ha bisogno solo della conseguenza.

Patrizio Marozzi

 

Wednesday, October 10, 2007

Cadono le foglie

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Filosofia angolosa dello sguardo sul pelo

Tutto cominciò per caso.
È così che una donna, ben fatta e formata si trovava in terrazza con solo indosso, un abito leggero. E tanto che fantasticava che si sentiva eccitata, e tanto si senti e sola che era in terrazzo che posò la sua mano sopra il suo sesso che accarezzò con il tessuto del vestito, che ben presto si accinse a tirarsi su”. Su questo fatto accadde, ..e un pelo del suo pube volò via e e incominciò a galleggiare nell’aria, a seguire il vento. E dopo un po’ successe che il pelo finì in faccia ad un uomo, proprio tra le labbra. L’uomo si toccò con la mano e prese quel pelo, fece per gettare via la cosa che le aveva dato la sensazione alle labbra, ma vide che aveva tra le dita un pelo – ché pensò subito fosse quello di una donna – E pensò alla vicinanza delle sue labbra al sesso di una donna.
(Se l’uomo fosse stato sposato, e il pelo fosse finito sugli indumenti (che portava) dell’uomo, e tornato a casa fosse stato notato dalla moglie (voglio dire il pelo non l’uomo), questa sarebbe stata un’altra storia). Per l’appunto.)
L’uomo faceva parte di un’associazione che aveva per fine la scoperta intima, degli oggetti, delle persone famose. E quando raccontò il fatto a quelli dell’associazione, si aprì subito una vertenza (sulla questione) per stabilire il fatto. Uno degli adepti disse di riconoscere il pelo, come quello di un’attrice che aveva fatto da poco un film e un calendario dove si vedeva chiaramente il suo sesso, ma certo la liberazione del pelo dal suo sesso, non è detto, disse e concordarono fosse dovuto a queste circostanze. Una dell’associazione nel guardare il pelo disse che era rosso. L’uomo che lo aveva avuto in bocca, disse che anche rosso sarebbe stato bello, ma era castano (ma il pelo era di colore castano). Un altro disse che era nero e un altro biondo e si aprirono per un po’ i vari argomenti della discussione, ma il pelo rimaneva del suo colore, anche se gli altri continuavano nel loro convincimento. (Si affacciò un giovane lettore sull’uscio della sede dell’associazione e disse: “Tingetelo”. Poi ci fu un tizio che tutto da solo. Trovandosi quel giorno lì per caso, ma non facendo parte di nessuna associazione, disse che molto probabilmente il pelo era volato via dal sesso, forse esposto al vento, di una persona, ma (questo) non convinse quelli dell’associazione, che per numero associativo continuarono nel loro convincimento. Il tizio solo se ne andò, perché non aveva a che fare con quella storia dell’associazione.
Tutto questo avveniva su una zattera non più grossa di un capello che navigava su un grande fiume dove questi eventi scorrevano con la corrente.
Dopo la discussione quelli dell’associazione, fecero la solita discussione, quella per intenderci che riguardava il proprio ombelico e quello che ci girava intorno. Così tutti si arrogavano a giudizio sulla verità tutta nel fare del proprio ombelico l’unica cosa importante nei confronti della verità stessa.

Patrizio Marozzi

 

Monday, October 08, 2007

Circostanze, di comunicazione pubblico private.

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È passato molto tempo da quando in un giorno di passeggiate in internet, osservando quello che si osservava, appunto in internet, decisi di scrivere a Claudia Koll, voi penserete che ti sfruguliava nella testa, non è importate, dire ora, quello che mi sembrò di capire, comunque scrissi una lettera, e gli parlai di ciliegia e pizza, tra l’altro. Ed ebbi in risposta quanto segue, non banalizzate sul fatto che potrebbe sembrare una semplice richiesta di soldi, credo che nelle intenzioni di Claudia Koll ci fosse e credo ci sia questa voglia di fare, e di coinvolgere gli altri come gli sembra più opportuno. Io risposi una lettera al Suo invito di aiuto, che qui potete leggere, poi io sinceramente non potei più interessarmi della questione, comunque chi volesse e fosse interessato credo possa tutt’ora, favorire l’interessamento di Claudia Koll, per la causa benefica che vuole intraprendere, con chiunque l’aiuti, mi sembra di capire.
la e-meil dono. ... non è più attiva, grazie.
----- Original Message -----
From: "patrizio.marozzi" <>
To: dono.opere
Sent: Friday, March 10, 2006 12:07 PM
Subject: Re: informazioni sull'associazione "per le Opere del Padre"


Cara Claudia, lascia che ti dica la prima cosa che mi viene in mente, nel vedere il tuo gentile messaggio, cioè: E' normale come avrebbe potuto non rispondermi, in effetti un corrispettivo di intelligenza deve pur esserci. Dico io, quando Matteo si è messo a pensare avrà pure capito quello che gli diceva Gesù, e allora dove collocare lo stato di intelligenza, tra me e te? be' diciamo che io posso benissimo stare a livello di Dio, non fosse altro per i rapporti di amicizia che intercorrono tra me e lui, (anche per le mie invereconde licenze poetiche) e allora indubbiamente posso benissimo riscontrare il fatto, che tu sei un buona lettrice di Matteo. ed è la prima cosa che "in fondo" mi appare di te. "Giacché non te ne fossi accorta, "la gente" ti conosce, anche se non ti conosce." Dunque per imbarazzarti un po' - pensa che mi viene in mente come ti penso - voglio dire della tua figura. e discutendone con Dio sembra che tutto sommato la qual cosa non gli sia poi dispiaciuta. Diciamo che forse in passato, in qualche intervista qualche stronzata l'hai detta, del tipo di quelle che fanno parte del personaggio. Ricordo in particolare, sulla difficoltà di un "certa scena."Comunque, non entro in nessun merito di giudizio, "vero" "intimo". E allora non sono poi molto sorpreso, che tu mi abbia inviato una lettera. L'argomento di cui mi parli nella lettera, mi sembra molto impegnativo, e sono felice se in qualche modo ti riesce, ma è bene ricordare che ci sono"momenti" che sono già quel che devono essere, e sono già pieni ed esistenti, a cui è bene dare significato profondo nella spontaneità di un modo anche invisibile, per quando reale nel possibile. Immediatamente possibile, senza per questo che trovi un giudizio nel possibile. Terrò presente questa tua e-mail. per quel che riguarda le riflessioni. Mi permetto di dirti, dato la mia sfacciataggine precedente, che nella recitazione teatrale la tua voce esce più naturale nell'espressività.

Saluti e Baci Patrizio

P.S

non ho inviato la risposta automatica, richiestami, perché prendo in considerazione ciò solo su un accordo, diretto, precedete. con ciò ti comunico il suo regolare funzionamento.

----- Original Message -----From: dono.opere

To: <>Sent: Wednesday, March 08, 2006 6:30 PMSubject: informazioni sull'associazione "per le Opere del Padre"

Caro Patrizio, nell’allegato troverai alcune informazioni sull’associazione “Per le Opere del Padre”.

Claudia Koll

Dal Vangelo secondo Matteo 25, 31-46 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamodato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o incarcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

Vedi allegato

 

Sunday, October 07, 2007

Disse

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Mi sono “sempre” chiesto se l’arte composta da Giotto, in speciale modo per Assisi, fosse capita così bene, compresa ed apprezzata dagli analfabeti dell’epoca che così si avvicinavano a San Francesco, come era nelle intenzioni dei dipinti; (credo di sì) quando dagli istruiti di ora, che spesso non sanno riconoscere, se prima non viene spiegato loro. Pace e Bene, con allegria.

 

ERICA TERRAROLI

Erica Tellaroli è in
Perù “solo” da 13 anni …. Qui
si occupa dei più soli e più bisognosi:
vecchi malati, terminali,
con problemi psichiatrici e mamme
disabili mentali in situazioni
degradate e difficili. Eppure sentendola
raccontare la sua storia,
“il suo cammino”, ci si rende conto
di avere davanti una persona
preziosa, uno scricciolo di donna,
tutta sorriso, o con una forza
incredibile e un’integrità rara:
davvero un’anima bella.
Nel 1991 inizia a partecipare all’Operazione
Mato Grosso.
Lascia, dopo tre anni, l’Università
di biologia per un anno di missione
in Perù, a San Luis. Qui
si occupa di animare l’oratorio,
ma Padre Ugo, fondatore dell’O.
M.G. le dà l’incarico di censire le
comunità più lontane.
«Passato l’anno avevo stampate
in me tutte le situazioni che avevo
visto: i bambini denutriti, i malati
terminali soli che gridavano per
i dolori, quelli cronici, gli psichici
imbavagliati e incatenati, i paralitici
che non potevano cucinare.
Quelle situazioni non si possono
descrivere; bisogna entrare nelle loro case, sentire l’odore di
muffa, di sporco. In questi tuguri
bui ti trovi a pensare: “Ma io che
cosa ho fatto per aver avuto una
famiglia?». Finito l’anno offre la
sua disponibilità a restare e ad
occuparsi proprio di questi ultimi,
poveri tra i poveri.
Quanti anni avevi - e domandiamo
- quando hai fatto questa
scelta così radicale?
«Avevo 25 anni. La casa è stata
costruita a Pomallucay in un
anno a tempo di record e da subito
sono stati molto importanti la
guida e i consigli di padre Ugo.
Io avevo masticato un po’ di biologia
all’Università, ma ero totalmente
impreparata alla cura di
malati terminali e psichici. Il consiglio
più importante fu quello di
iniziare a fare un mese di prova
alle ragazze più brave delle varie
parrocchie, così da poter scegliere
quelle più portate a darmi
una mano nella nuova casa.
E così iniziai a fare semplici corsi
intensivi di infermeria di base, di
igiene, di pronto soccorso. Quelle
più dotate rimanevano con me
e con le mie amiche peruviane
che mi avevano seguito nel censimento
e che avevano deciso di
imbarcarsi in questa nuova avventura».
Com’è organizzata la casa?
«La casa è cresciuta negli anni.
Lavoriamo in stretto rapporto con
l’ospedale di Chacas; il numero
degli ospiti oscilla tra i 25 e i 18
anziani e poi ci sono quelli seguiti
a domicilio, una trentina di
famiglie».
Quando è nata l’idea di accogliere
anche le mamme?
«Tante cose si sono aperte solo
a causa della necessità. Mai mi
sono messa a tavolino decidendo
“Domani inizio questa cosa”.
Così è stato anche per l’accoglienza
di mamme che hanno
problemi mentali, spesso abbandonate
dai mariti e vittime
di violenze, per cui o rifiutano il
bambino o non sono in grado di
nutrirlo e vengono da noi qualche
mese per imparare a fare
le mamme, a prendersi cura del
proprio figlio».
Ma come fai ad essere così entusiasta?
«In realtà la poesia dei poveri ti
passa alla svelta: i poveri esigono,
non pensano mai che tu sei
stanca, chiedono, molto spesso
ti chiamano ricca. Certo poi c’è
chi ti ama, ti chiama mamma, ma
se fosse per “i risultati” io sarei
venuta via dopo due anni. Se fai
una scelta così devi accettare
che ti prendano la vita, che te la
stritolino, che te la sbriciolino e
buttino via le briciole. Eppure la
quiete che ne deriva è grandissima.
L’Operazione Mato Grosso
è per me uno strumento che mi
aiuta a vivere, un cammino che
riempie la mia esistenza. Ho lasciato
la mia casa, non mi
sono sposata, ho lasciato
la famiglia ma il cammino
mi ha regalato altri fratelli,
altre mamme e papà,
perché è proprio nel cammino
che io ritrovo case e
affetti».
Chi non ha il tuo spirito
di fronte a queste situazioni
scappa …
«Non è tanto perché ho
lo spirito io, quanto perché
c’è qualcosa che ti modella
il cuore: nella mia casa muore
la gente, ma è una casa di gioia
e la gioia la danno le ragazze.
Ora sono arrivata a un punto in
cui quello che io sapevo l’ho già
insegnato alle ragazze, ma devo
sempre tornare indietro, stare
vicino a quelle che hanno più
bisogno del mio aiuto. Bisogna
soprattutto che io lavori con loro
per non correre il rischio di sentire
che quel che è stato fatto l’ho
costruito con le mie sole forze.
Se qualcosa è stato costruito è
nato per Provvidenza, è stato un
dono di questo cammino, è stato
fatto solo grazie al cammino. Io
da sola non saprei fare niente.
Da parte mia non voglio dirigere
una struttura, voglio solo fare la
mamma».
(Intervista a cura di Lucilla Perrini)
Da
http://www.cuoreamico.org/

 

Tuesday, October 02, 2007

Chi si accontenta gode. Una giornata con un viaggio all’idrogeno.

I treni viaggiavano vuoti anche i pullman proprio come ora, ma questa è un’altra epoca proprio di fantascienza.
Quel giorno proprio per questo, decisi di andare a Milano, ma dato che non avevo spicci 30 centesimi di euro per il pullman (e questa cosa proprio non c’entra niente nel discorso, neanche il fatto che Milano si trovi in Italia) E allora dopo avere spento in casa l’ultimo generatore ad idrogeno, di cui vado veramente fiero, quello a lamelle, celle, veramente poco costose. Dal meraviglioso stabilizzatore di corrente, che toglie ogni distorsione all’onda naturale della corrente elettrica e mi fa sentire la musica dello stereo in maniera meravigliosa; ed ogni elettrodomestico ne gode. Insomma non prendo la macchina, non perché i costi sono superiori al treno di ben cinque euro. Ma perché giustamente il limite di velocità è di 115 km orari ed oggi ho un po’ di fretta. Allora vado a piedi alla stazione, pago il biglietto al bigliettaio: 9,50 euro, salgo sul treno a monorotaia in sospensione magnetica, ed in un ora e 30 minuti sono a Milano.
(problema dato che nell’andare alla stazione il viaggiatore si è fermato, per allacciarsi le scarpe, e data la distanza che intercorre tra la partenza e l’arrivo, in assenza di vibrazioni e di rumori eccessivi, senza l’eventualità di un deragliamento, quanto è lunga la monorotaia che percorre il treno, anche a medie di 400 km orari?)
E dato che tutto questo già esiste non è fantascientifico che l’unica persona incontrata era il bigliettaio, in questo mondo di oggetti dove sono finite le persone!?.

 

Da un taccuino auto costruito, in fogli colorati sul giallo, a4, piegati e griffati, con per copertina un cartoncino nero.

Appunti per un incipit

Il treno è giunto puntuale, non molto affollato.
Ho spedito la lettera scritta nella notte. Sono seduto sui gradini delle scale della stazione. Osservo una ragazza che sta scrivendo - una scrittura regolare, sequenziale. Ha un bel nasino e dei bellissimi occhi. Scrive con chiara lealtà, forse troppa. Vedo una donna che ho già visto, passarmi davanti. La ragazza continua a scrivere, piccolo e regolare, con il margina esterno interrotto, non completato. Introversa!?

 

Lettera ad una parola.

Tutto il contesto di quel che mi sembra si debba dire e che ti dico, è nel fatto che la grande crisi, come le più grandi crisi dell’ultimo secolo sul piano sociale, è nel ripetersi tra la percezione dell’immagine e il tempo dell’oralità, come sempre è avvenuto il mondo siffatto, con ciò per il determinamento di quel che si debba pensare e dire, un controllo stesso sulla parola scritta?. In definitiva ciò è stato di molto evidente negli ultimi regimi sociali, sul piano del mondo ideale, dialettico e di razza, e spirituale. Fino al rogo dei libri, pur determinandosi l’esistenza di libri come il Mein Kampf, giustamente la letteratura in sé non fa male, ma la sua elaborazione con altre espressioni amplifica, la crisi delle altre espressioni. Da tali situazioni per citazione sono nati libri come 1984 di George Orwell, o pure l’opera di fantasia di Tolkien. Di fatti in epoca recente su tali basi di conflitto c’è stato un’evidente cambiamento, la registrazione dell’immagine e la rapidità del tempo orale come registrazione non dell’esperienza e trasmissibilità, ma come istinto immediato per l’interpretazione dello stimolo, l’esperienza sostituita dal tempo dell’informazione. Quasi che in questo contesto di questa oralità, il pronunciare una citazione determini il sapere stesso rispetto a chi sa, e in questo riduzionismo una supremazia interpretativa e di controllo, non è un caso che si assiste non ad ipotesi di analisi ma a giudizi per lo più superficiali e spesso calunniosi dell’esperienza altrui, e spesso con atteggiamenti di vanità, senza nessuna capacità di ascolto, non solo dell’altro ma anche proprio, e per determinarsi in una scala di consenso tra la percezione dell’immagine e il tempo orale. Per citare, se quarto potere immetteva i concetti dell’informazione nel tempo orale, come esperienza determinate della percezione orale. Di gran lunga quinto potere è il film che ha evidenziato la crisi di senso tra le immagini e il tempo orale, nell’epoca della registrazione. Tutto ciò è evidente assomiglia a qualcosa di molto primitivo, sul piano dell’intelligenza della comunicazione, che grazie al processo creativo e della lingua di Dante, in ambito di letteratura è da tempo su un altro piano, ben oltre Scecspir. Anche se il piano teatrale ha di fatti una realtà espressiva cospicua nel linguaggio letterario, nel concetto stesso ch’è in atto nella crisi tra l’immagine e il tempo orale. In definitiva siamo sul piano filosofico sviscerato dal libro di Ende, la storia infinita. Ma di fatti va detto che sul piano tragico il mondo siffatto per lo più è formato da adepti professionali o in società civili, che determinano sano un propagarsi dei comportamenti per lo più psicotico maniacale, con le stesse tecniche conclamate del tempo della percezione dell’immagine e conflitto orale.
Ora del resto determinare la trasmissibilità del tempo orale nell’ambito scolastico, dove non è in essere il processo di conoscenza, o di approfondimento sapienziale, proprio del tempo dell’individuo, ma una decodifica mnemonica dell’esperienza tramandata, per i criteri più o meno riproducibili della professione economica, è spesso altro rispetto all’evoluzione letteraria propria della creatività. Ed entra per esempio, per crisi massificandosi, in quel processo sterile che può trasformare, il tempo dell’immagine, nel conflitto orale, come auto enunciatore del sistema siffatto senza capacità critica, spesso, dell’individuo, sapienziale che sa interagire alla pari, meglio insieme agli altri individuo del mondo. In effetti questa non è una realtà e, ci vuole sana libertà, esclusiva della scuola, ma della cultura sociale della predominate formale. Quello che succede al cinema e alla televisione, dato che spesso, anche, in un’ipotesi di analisi per mezzo dei linguaggi, più propri all’espressione del pensiero, rimangono in definitiva espressione del tempo dell’immagine e dell’oralità tecnicizzata. E Senza consapevolezza o analisi, si classificano e si appagano. “si cerca autore”?

http://www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it/

Patrizio Marozzi

 

Friday, October 31, 2008

Per riflettere con i versi di una poesia

Versi dal poema di Dylan Thomas
Ballata dell’esca dalle lunghe gambe

Trascorsero in un turbine alberi e ciminiere.
Addio all’uomo sul ponte barcollante
Alla lenza che ronza nel suo mulinello
All’esca che dal sacco slungò fuori le gambe,

Perché noi lo vedemmo lanciare nei flutti
Una ragazza viva con ami alle labbra;
Tutti i pesci raggiarono nel sangue,
Dissero le navi impicciolendo.

Addio a camini e ciminiere,
Vecchie comari che filano nel fumo,
Egli era cieco agli occhi di candela
Alle finestre preganti dei flutti

Ma udiva l’esca sgroppare sulla scia
E baruffare in un branco di amanti.
Butta via la tua canna, ché ora il mare
È tutto collinoso di balene,

E lei smania fra angeli e cavalli
E il pesce-arcobaleno si piega alle sua gioie,
Ondeggiò la sommersa cattedrale
Lo scampanio delle cullate boe.


Per la poesia di Dylan Thomas, dove l’andare per versi e significati di immagini tra una trasformazione in positivo o un significato altro, in una superficie che si trasforma non solo in percezioni che danno al significato, verso un simbolo che viene superato dall’immagine concettuale del senso del simbolo come avviane in questo poema. Per espletare un po’ il senso di tale narrare aggiungo qui ora i versi, quelli prossimi che seguono quelli scritti:

Dove come un gabbiano l’ancora veleggia
Miglia sopra il lunatico battello,
Un turbine d’uccelli precipitò mugghiando,
La gola di una nuvola soffiò pioggia con vento;

Vorrei si riflettesse anche, paradossalmente, con la poesia, questa nel caso, non solo sull’eventualità di un’immagine, ma anche sul vuoto e superficiale manifestarsi di questi giorni della “comunicazione” che cerca l’effetto della propaganda e, più biecamente un’immagine associata a degli avvenimenti recenti, quali possono essere per esempio le elezioni degli Stati Uniti, come paradosso linguistico e d’identità. Certe volte, è bene riflettere sul fatto che la verità delle persone coscienti non è una manipolazione della percezione per la coscienza e i media in questo non hanno nessuna utilità, perché la possibilità della trasmissione dell’esperienza e della condivisione personale di ciò, rimane ed è presente individualmente nella persona cosciente e sensibile alle bontà e libertà della verità. La libertà è molto importante.

 

Thursday, October 30, 2008

In verbo latino

In Italia spesso per un po’ di pigrizia non si scrivono gli accenti. Spesso la locuzione della frase sbriga l’interpretazione di ciò che si legge; ma prendiamo per esempio il cognome Cocciò (tra l’altro quello di mia madre). Ora spesso tale cognome italiano si trasforma nella trascrizione verbo letterale in Coccio, proprio per la pigrizia scritta sopra. Riflettendo un po’ si nota che cambia la lettura. Appare ovvio che in Italiano, come si parla, pronuncia si scrive e, si legge com’è scritto. Se fosse accaduto in Francia Coccio, si sarebbe pronunciato Cocciò, proprio perché i Francesi aggiungono l’accento finale al cognome. Se ne deduce com’è ovvio che i francesi parlino in un modo e scrivono in un altro e, parafrasando tale concetto con la lingua inglese, gli inglesi al contrario scrivono in un modo, ma pronunciano in un altro.

 

Sunday, October 26, 2008

Questo è tempo soltanto di castagne

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Saturday, October 18, 2008

Certo la libertà

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I nostri due eroi, chiamiamoli così, bonariamente, si trovano ancora a camminare per il mondo e mentre percorrono i suoi luoghi, parlano degli argomenti che pensano.

Dimmi, com’è com’è che le persone parlano tutte di libertà e non s’incontrano mai.

E, che dici, certo che s’incontrano! Non stanno forse tutto il giorno a muoversi e spostarsi proprio perché s’incontrano continuamente!

E già! È questa la libertà, ci s’incontra sempre allora. Ah Ah!

Che c’entra, ci s’incontra perché c’è sempre qualche cosa da fare. E certo che le persone che parlano di libertà, s’incontrano e discutono.

E sono libere per questo?

Anche, ma credo che non comprenda il tuo pensiero. Diciamo allora che ci sono due persone; una fa quello che vuole e fa molti soldi, come fama del mondo gli chiede. L’altra non fa molti soldi, ma riesce lo stesso a fare ciò che vuole. Ora vedi caro mio, tutte due queste persone un giorno moriranno, e quello che hanno fatto sarà stato un bene per loro e forse anche per altri solo se saranno stati liberi.

E già liberi! Sì, ma perché non si sono incontrati?

Insomma caro mio e per fare che, poi! Avranno avuto da fare! Sarà stato un caso!

E Dio! Come si fa a credere in Dio. Se non si è liberi?

E già! Ho capito cosa vuoi dire. Se la libertà ci fa vedere Dio, se non si crede in Dio né nella libertà. Chi resta libero è solo e non trova nessuno?

Ah! Ah! È così è così!

E già caro, che strano mistero, quanta gente dice di essere libera, sembra che s’incontrino, ma non sono liberi. A pensarci mi viene un mal di capo. Non possiamo parlare d’altro?

E già! Sì! Sì! E dimmi a che serve la legge?

La legge a che vuoi che serva, da Mosè, per un po’ di civiltà.

Che sono tutti civili quelli che vanno in galera?

Certo!

Allora decide tutto la legge?

Caro mio quello che conta è la libertà e la responsabilità, di legge meno ce n’è migliore è. Il mondo.

 

Wednesday, October 08, 2008

Franzoni Oggi

La risultante caotica in un dibattimento processuale può in certi casi essere il filo conduttore su cui costruire i fatti. Questo è quello che è accaduto per il processo della Franzoni. Le cose, che non sappiamo, sia della routine e non di quella giornata dell’omicidio del figlio sono molte e ogni ipotesi indiziaria ne ha in sé. Almeno tali rimangono per me. Come per me ne rimangono sui fatti conosciuti che hanno determinato, portato al tentativo della dimostrabilità dell’ipotesi indiziaria. In questo quadro la sentenza della cassazione, mi ha definitivamente confermato questi miei dubbi. Perché nella pratica di formalizzare i procedimenti processuali è giunta in sostanza a formulare indirettamente che non conosciamo il motivo e la ragione del perché la Franzoni abbia ucciso il figlio, secondo il dibattimento di primo e secondo grado. Sostanzialmente la cassazione confermando le sentenze, motiva l’accaduto dicendo che la Franzoni, infastidita dai capricci del figlio decide ragionevolmente e nel pieno intendo delle sue facoltà psicofisiche di uccidere il figlio colpendolo rapidamente e con un oggetto contundente, non identificato, alla testa con ben diciassette colpi. La cassazione come motivazione di ciò adduce anche il fatto che la Franzoni avesse espresso il pensiero che il figlio fosse un capoccione e potesse morire. Una cosa comunque mi è sembrata evidente in questa storia, che in tutto il percorso di questo fatto, la pericolosità sociale della Franzoni non sia mai stata dimostrata dal suo vissuto nella vita reale, se non per l’ammissione della clausola del patteggiamento, e che di tale situazione si sarebbe dovuto tener conto in fase di sentenza. Come si sarebbe dovuta formulare a suo tempo, e formalmente attivare a suo tempo una denuncia contro ignoti (di tale fatto non sono a conoscenza). Per conclusione abbiamo per il momento un quadro formale che fa della Franzoni un criminale ad alta pericolosità sociale e per questo senza nessuna attenuante carceraria, nemmeno per motivi famigliari se non forse gravi. Questo è quanto. Chi ha dato ha dato Chi ha avuto ha avuto, punto.

 

Thursday, October 02, 2008

Labile certezza sull’infranto giorno del passato, Glenda

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20October%202008.mht!http://2.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/SOUVUSU1WAI/AAAAAAAAAxY/U0h6ER3e_VA/s400/glenda1.jpgmhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20October%202008.mht!http://1.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/SOUVUU2YuOI/AAAAAAAAAxg/8TMJ99I5jVU/s400/glenda2.jpg

Per questa visualizzazione di quest’atto teatrale brevissimo, scritto, ho utilizzato una foto generica, trovata in internet, dell’attrice Nicole Kidma da me elaborata in due versioni, quelle che serviranno per la visualizzazione del testo. Spero che la Signora Kidma non me ne voglia se l’ho fatta recitare gratis.

Labile certezza sull’infranto giorno del passato, Glenda

Ora immaginate che l’attrice entra in scena: Glenda entra e si siede davanti al suo intervistatore. Siamo nella casa di un’amica di lei, sono soli perché la casa in questo periodo è disabitata dalla sua amica, l’amica che le ha offerto la disponibilità di questo posto riservato, dove le parole possono rimanere indisturbate. Era stata Glenda a volere ciò, lo aveva chiesto espressamente all’uomo che la intervistava. Iniziano a parlare
- Ciao! Glenda.
- Ciao!
- Come stai?
- Bene.
- È una bella giornata oggi?
- Sì! Direi di sì.
- Il tuo uomo?
- Un. Non c’è più!
- I tuoi figli?
- Neanche.
- Chi c’è?
- Ci sono io ….
- Cosa stai pensando Glenda?
- Ci sono io con il mio grande sesso.
- È stato sempre grande?
- Sì, ma dopo i figli lo è diventato ancor di più.
- Glenda che mi dici se ti dichiaro che voglio baciartelo, baciarti, darti amore e piacere?
- Sì.
- Sì, cosa?
- Va bene quello che mi hai chiesto, sì!
- Va bene! Scusami per averti chiesto conferma. L’intervista la riprendiamo dopo?
- Va bene!
- Saremo amici?
- Sì!

Il dialogo e la storia sono immaginati.

 

Friday, October 09, 2009

C’era un titolo da qualche parte della correzione.

Il tempo spesso giunge a ricordare, portare indietro gli avvenimenti del mondo – e quel che appare nascosto in un ricordo torna da pensieri lontani e da momenti di riflessione. Un brano recitato uno scritto e un vecchio autore, o meglio una vecchia ricerca, e, in speculazione di un tempo in quanto atto stesso del passare del mondo.

Sono seduto e ascolto il testo letto che mi riporta a delle vecchie pagine che ricordo non più chiaramente e, penso a un’altra voce, quella della mia lettura, quasi mi vedo e rileggo così le parole che sto ascoltando.

Presi una strada sulla quale non sapevo nulla. Le gomme della mia auto scorrevano sopra fondi stradali sempre più diversi fino alla loro dissolvenza, che mi portò davanti a un mondo d’acqua leggermente dialogante.

Restai lì in leggere atmosfera a guardare ciò che avevo intorno di così espressivo e fuori da ogni nebulosità – era tutto così Apollineo che mal volentieri decisi di tornare indietro. Feci inversione con l’auto per percorrere la strada. Voltai lo sguardo verso il vetro – Era una mosca e sembrava aggrappata al vetro della mia auto o io aggrappata a essa. Sembrò incomprensibile ciò, come poteva quel piccolo insetto resistere all’attrito dell’aria, o era proprio quell’aria a far resistere quell’insetto nella presa – se scomparisse l’attrito dal mondo pensai. Per sapere la verità mi fermai, fermando la macchina, ma nulla accadde, nulla diversificò protraendosi la preesistenza. Mossi il vetro per far volare quella mosca ma ancora nulla si espletò.

Allora cercai di trovarmi un linguaggio, un me, che mi permettesse di elargirmi nell’estroversione e introversione esterna; e in quel medesimo atto sentii la tangibile presenza di messaggi che giungevano nella mia mente, senza provocare nulla nella mia fisicità.

Quei messaggi mi giungevano dalla mosca la quale ormai mi aveva preso con tutto il suo fascino.

Sentivo leggere profusioni di elettricità verso il mio cervello e tali profusioni m’iniettavano microscopiche particelle di futuri concetti. Sembrava che quell’insetto della mia mente mi chiedesse di aspettare ancora un po’ prima di andarmene.

Allora lei incominciò con i suoi strani messaggi a comunicare tramite il mio corpo, tramite la mia voce, per mezzo del mio cervello.

Lei disse - io dissi: mi trovo qui per ricordare ciò che fate, sono qui per dirvi di smettere di scemare nelle fughe dinanzi al mio sguardo, perché io non sono la mosca delle tue vostre rimozioni fisiologiche – io sono colei che riporta a te, te stesso, io sono la mosca delle psiche. Io come posso posarmi su bacilli, microbi, virus mortali e rimanere immune – posso anche posarmi sulla parte nascosta della tua mente, sulle tue rimozioni mentali, che io riporto a te come le ài lasciate, sepolte sotto la coltre del tuo inconscio - non devi allontanarmi, comprendi e capisci perché non devi allontanarmi quando io mi poso presso i tuoi luoghi (se la musica fosse solo lieve chissà) perché tale gesto non farebbe che allontanarti da ciò che sei, da ciò che ài fatto e, smettila di recitare questa un po’, spoglia pantomima!

E non dicendo altro volò via.

 

Wednesday, September 26, 2007

Certe parole che chiedono, certe parole che danno

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Friday, September 21, 2007

Pensieri fatti di parole - non appiccicatemi addosso la marmellata, ma invitatemi a mangiarla.

In ipotesi di una virgola, un’ipotesi di racconto.
I protagonisti sono un invenzione generica
mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20September%202007.mht!http://3.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/RvOYxfwcPwI/AAAAAAAAAac/7zaGRHHcB5g/s400/img213.jpg

Come in un film me ne stavo per i fatti miei, che tutto un tratto, mi trovo a dire e a parlare d’amore, è così tanto bello che continuo a parlare e dire cose sempre più belle, tanto che viene spontaneo anche un certo pensiero di sensualità, e in tutto questo pensare c’è anche una gran sincerità, c’è tanto atto e pensare che d’un tratto si balza a tanti altri pensieri, e si parla e ci si accarezza, insomma chi ci pensa più al film, e allora mi metto un po’ a giocare a scacchi, mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20September%202007.mht!http://4.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/RvOYxvwcPxI/AAAAAAAAAak/-ga13UrktkU/s400/img214.jpgma non ci si decide a fare la mossa successiva, ch’è già uno strano stallo, insomma gira che ti rigira proviamo a fantasticare, e tutto un tratto vengono fuori un mare di programmi, e bisogni per realizzare tali programmi, e non si sta più tanto a parlare, ma a conoscere che si pensa di certe cose che si è pensate, ma che non le si è pensate né fatte, come in un film, perché sono cose che stanno lì a dire quello che devi fare, quasi che tutto quel che appare sia poi quel che si è pensato, e allora viene di ricordarsi, anche ma in cosa si crede, e mi piace dare quel che penso o solo, o solo provare per vedere se mi viene, se si può avere, ma comunque va bene così, l’importante che la pellicola scorra, così con tutte le possibilità che fanno vedere il film, praticamente ora non si incontra più nessuno neanche per parlare, a domanda rispondi, spesso proprio come un prestampato dove devi fare le crocette, sul sì o no di un test pisco attitudinale, ma allora come chacchio parliamo ora, bisogna riuscire non più ad essere, ma a partecipare, i due credono nell’amore a tal punto che si vogliono sposare, o può darsi fare una comunione di beni, che la qual cosa non si capisce perché non possa essere fatta, anche se due persone appena si conoscono, ma non come una società, anche se la qual cosa per essere legiferante deve essere sottoscritta e firmata ed approvata, e può essere altro in altro modo, insomma questo è il modo della fattispecie degli oggetti comuni, be’ in fondo una cosa finisce per valere l’altra, ma che cosa c’entrano i diritti allora, c’è dice che i diritti sono la dimostrazione in ambito d’amore della dimostrazione della scelta in ambito giuridico, di un fattuale corrispondente, ma antitetico tali diritti, che tende a stabilire nuovi diritti in ambito della variabilità giuridica dell’atto d’amore, un gran chiacchierare filmico, peggio di un festival, ora non so se le due persone che parlano d’amore siamo ancora noi due, sta di fatto e in possibilità, che io opto per un matrimonio canonico,mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20September%202007.mht!http://1.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/RvOYx_wcPyI/AAAAAAAAAas/DKM4dTVUhY8/s400/img215.jpg tutto il resto del rapporto ab torto stabilire come altro, ma sta di fatto che allora l’impegno e il dialogo è di già in una posizione realizzata, dato che l’unione spirituale, l’atto del nostro essere per parlare, fatto sta che la qual cosa sembra poco pratica e in disuso, dato che spesso gioco forza è d’uso stabilire la forza in egual portata e possibilità, tra il pensare o pesare e l’avere, quasi che la libertà sia qualcosa che mette paura, quasi si scegliesse senza voler parlare, e ciò rende instabile il ruolo e la parte recitata in un film, la trama può diventare ancora più incerta e problematica, e giù tutti a scriversi le sceneggiature e dire che bisogna legiferare per essere riconosciuti, perché dato il poco dialogo e dipendenza degli apparati della sceneggiatura legiferante, sembra che non ci si conosca più, e chi ti riconosce a questo punto se neanche noi ci riconosciamo, insomma non resta che leggere la trama e guardare senza toccare, e soprattutto senza neanche dire quale sia la parte che si conosce del proprio film. Comunque il cinema è un atto della visione.

 

Thursday, September 13, 2007

Vademecum sociale

Eventualità, possibilità, necessità, possibilità. Dare possibilità, o coercizione per necessità.

Con coercizione per esempio le parole sono: come scortesia, falsa educazione, arroganza, educazione egoistica (maleducazione), controllo del fare e controllo aprioristico.
Con possibilità: libertà, sincerità, pace, comunicazione spontanea, condivisione conoscenza.

Va detto in definitiva che l’amore supera il concetto linguistico. Dando alla sua variabilità, un contenuto di capacita non determinato, aprioristicamente-socialmente.

Tali terminologie per lo più sono quelle che determinano il movimento stesso delle persone nelle varie circostanze, persino nel decadimento nell’atteggiamento. Che spesso traveste queste stesse parole, con una modalità di fastidio o disturbo, nell’ambivalenze tra superficialità e fanatismo.

Vengono spacciate molte cose necessarie, nella coercizione della necessità, negando e spesso falsificando la terminologia delle possibilità, come delle possibilità esistenti, o come vissuto che cerca la possibilità, questo agire determina squilibrio oltre che “terminologia astratta” per sostenerlo, una consociazione dei termini e del movimento, per adempiere alla necessità come fattore predominate della struttura sociale consociativa, dove l’individuo stesso deve sottostare a tale astrazione e controllo: mancanza di conoscenza nella reciprocità, un attrito dei sentimenti oltre che dei movimenti. L’utilità non acquisisce valore, ma volontà.

Altresì la scelta comporta libertà e reciprocità oltre che silenzio nella possibilità personale, che così conosce, ascolta comprendendosi.

E di questi tempi viene da chiedersi, sin dalla mattina, per esempio, la postina è una coercizione funzionale o una possibilità? dipende molto dal comportamento, che per esempio induce, nell’eventualità che ti consegni la posta, per esempio guardandola mentre arriva, nella possibilità che ti abbia consegnato la posta, posta nella cassetta della posta, da osservare e controllare. E per esempio nell’ipotesi della necessità della posta, o dall’assenza della posta stessa da ricevere, come eventualità della postina di esserci, ma di indurre alla domanda come evento che determina una relazione, preordinata dalla necessità, o dalla possibilità. O semplicemente dal caso, e nel qual caso senza bisogno di ricevere o no la posta. E qui per esempio la funzione finisce e non può prevaricare. Il breve esempio della postina, poc’anzi detto, è un breve tratto ipotetico. Ma la concretezza della persona e delle persone che ambiscono non solo alla funzione della possibilità, ma alla possibilità della proprio scelta nella consapevolezza della libera responsabilità, vi può anche far riflettere, sull’aberrazioni umane che vengono “spacciate” per necessità e sull’ottusa incomprensione che spesso vuole opporsi alla naturale possibilità; alla possibilità di conoscere il valore della libertà e della pace, come possibilità che determina equilibrio, che apre i confini e fa sì si possa dire ama se stesso.

 

Thursday, September 06, 2007

Grafica economica – per ora – qui – valutare differenze dollaro euro, anche su basi di scelte sociali. Che bello disegnare!?

mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20September%202007.mht!http://4.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/RuANo9e-T7I/AAAAAAAAAYE/iiYCibtWaME/s400/img186.jpg
risoluzione fotografica
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Tuesday, September 04, 2007

Passeggiando

Oggi passeggiando non molto lontano da dove abito, ma con una scarpinata in salita per la collina abbastanza ripida: ho rivisto una parete geologica di diversi metri, ho sempre pensato di fotografarla, ma in tanto tempo ancora non l’ho fatto, e neanche oggi avevo la macchina fotografica, prima o poi lo farò, ma non fatemi dire quando, è una bella salita. Comunque ho preso due piccoli frammenti uno di poco più di un centimetro, l’altro di qualche centimetro, la parete come ho detto è di diversi metri. I frammenti li ho fotografati e v’invito a guardarli.
Cordialmente
Patrizio Marozzi
mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20September%202007.mht!http://3.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/Rt1slde-TWI/AAAAAAAAATc/mCL-v_ScBwY/s400/geo1.jpg
mhtml:file://F:\gaghemusca\gaghemusca%20September%202007.mht!http://4.bp.blogspot.com/_4uqjy2PpU9A/Rt1slte-TXI/AAAAAAAAATk/-snMtQNa9mU/s400/geo.jpg




Panoramica e la storia con Pat che tule e Pa che te cule, guardie dell’impero di Roma.



Di Patrizio Marozzi




Pat che tule Pa che te tule, finalmente canticchiava il soldato di posto, di guardia guardando il mare dalla collina. Prima di quel giorno tempesta e vulcani e i mari che scoprivano e ricoprivano la terra. E si viveva ancora dandosi del tu – come testimonia l’insediamento Truentum. Dato che c’era sempre gente che rompeva un po’ e ci stavano i finnici, gli ariani e gli dellà del mare, e poi i saraceni, e ci son stati i longobardi e i papi e i francesi, tutti italiani. Be’ Pat che tule disse a Pa che te cule, un giorno, visto uno che veniva dal mare, gli dico: tu entrum, e quello gli rispose: Io passe pé lu fiume, e dopo il fiume prese il nome di Tronto; quando già il paese era diventato Porto D’Ascoli, ma il porto non c’era più né le flotte da ben più di mille anni, ben più; in un borgo di pescatori, un po’ più su nell’Italia, un certo condottiero che non voleva obbedire ai dittici, andò sul fiume e vi incontrò, Martin che sicuro a Benedetto disse: non te buttà sul fiume che ci stanno i mulinelli, e da questo detto da Martino, verso sud dillà del Tronto e in parte tu entrum e Truentum, si chiamò Martinsicuro. E Benedetto che si tuffò nel fiume e vi annego, diete la storia per il nome al San Benedetto del Tronto, (sentendosi da borgo ora nord Italia).
Ora tutto questo che dopo avvenne, perché un po’ più su sulle montagne, prima che ci fossero le commari, c’era la Sibilla Cumana che profetizzava sull’Italia e disse questo a Pat che tule, e Pat che te cule. Poi un giorno anche, scoppio la guerra tra guelfi e ghibellini, e qui ci stettero i guelfi, proprio qui vicino; dicevano di essere i neri, ma qualcuno disse che ci erano già stati i mori. Ora successe che il monte dell’Ascensione, antichissimo vulcano, fosse stato disegnato con il profilo dell’uomo che dorme, e i guelfi dissero che era Dante Alighieri che dormiva, e i ghibellini gli risposero che dante era nu dormite. Passava il tempo e i secoli e un giorno un certo Renzo, incominciò ad andare sul monte, che sta vicino all’altro monte, Cretaccio, dove Pat che tule e Pat che te cule, fecero la guardia. Tutti i giorno Renzo andava sul monte si sedeva e pensava, e questo durò per molto tempo, finché non si seppe più nulla di Renzo né a cosa pensasse. Questa è la storia vera, ma successe anche che un certo Manzoni Alessandro stette di qui a guardare Dante Alighieri che dormiva e visti monte Cretaccio e monte “di” Renzo vicini, pensò alle tette di Beatrice, e disse di sapere a cosa pensasse Renzo: a Lucia! Scrisse i promessi sposi e disse di aver fondato la nazione italiana, o glielo dissero!?. Ora quando dal terrazzo di casa guardo tutto questo po po di Storia, con la torre dei guelfi li vicino, lì sotto la caserma, e monte Renzo, e via. Non stupisce che dopo che il mare si è alzato e abbassato, che le conchiglie sono finite nelle gallerie dell’autostrada. Io trovai trovassi anche il gas. In questa epoca moderna di magnetismi, succedono molte cose. Compiuter portatile che si accendono senza alimentazione, giochi che non funzionano qui e duecento metri più in là sì. Ma quel giorno in quel particolare momento, dentro un edificio in quel di San Benedetto del Tronto, io e un tizio discutevamo di arte ed io di Jung, quando all’improvviso, vedo, il mio interlocutore, lasciare la discussione animata e fuggire. Una scossa di terremoto del quinto grado mercalli. Con epicentro zona sentina, dove l’insediamento antico tu entrum, Truentum, ed ora riserva faunistica protetta e meraviglioso posto dove vado al mare. Quando tornò nella stanza, il mio interlocutore, un’altra persona che assisteva alla conferenza, eravamo in tre in tutto, si scusa”, con lui perché non immaginava che il suo peto fosse stato così avvertito. Così da zona mai epicentro, il paese diventò esercizio di sperimentazione, di scosse artificiali, di chi decise di far ricerche nel sottosuolo alla ricerca del petrolio, e trovarono il gas. Sotto monte Renzo.
Quanto Pat che tule finì di raccontare questa storia a Pat che te cule, mentre facevano la guardia sulla torre del monte Cretaccio: Pat che te cule, disse: Bella!

 

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supplica a San Benedetto Martire




Siamo onesti come si dice, scherza con i fanti e lascia stare i santi. Se poi è esatta questa dicitura, ma io allora prendo un fante romano anche se graduato e senza scherzare gli rivolgo una supplica. Ovviamente devo premettere che per onore di patronato protettore, mi dovrei rivolgere direttamente alla Santissima Annunziata, perché è la patrona di Porto d’Ascoli ma giacché San Benedetto martire ai tempi del martirio era probabilmente sì cittadino romano, ma ugualmente cittadino di Porto D’Ascoli nel suo antico nome. Allora ben siamo grati di Porto D’Ascoli di avere un altro patrono, che sì festeggia ancora sì tanto a San Benedetto come si festeggiava l’Annunziata a Porto D’Ascoli. Ora per rendere onore al tempo e al luogo che si formava come località i cittadini assegnavano al posto il nome di San Benedetto, ben secoli dopo il martirio del cittadino di Porto D’Ascoli che ne acquisiva così il nome e il padronato. E allora la semplice supplica che gli rivolgo è quella di far rinsavire i San Benedettesi di ricordarsi le gesta di un Porto D’Ascolano che tanto ha fatto per tutte le persone che vivevano nel territorio nel periodo della sua esistenza fino al suo martirio. Al santissimo annunziato, cedo l’incombenza di cristianizzare quelli di Porto D’Ascoli, aggiunti e derivati e che spesso sono al capo del governo della città.

 


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Ultime da Porto D’Ascoli
Come potete ben vedere qualche giorno fa ho rivolto una supplica a San Benedetto. E sinceramente, m’immaginavo tutto tranne ciò. Dico San Benedetto martirizzato per disobbedienza, per difesa della popolazione, dalle autorità, che mi combina: Per la prima volta nella storia, ricordo, il sindaco ha emesso un editto di obbligo di chiusura a tutte le attività commerciali per tale ricorrenza, del 13 ottobre 2008, e immagino sanzionabile la disobbedienza. Ora non comprendo se ciò sia opera dalla Madonna patrona di Porto D’Ascoli, data la località del sindaco che per effetto della supplica vuole così intendersi cristianizzato, o proprio da San Benedetto. Allora invito i soprastanti a considerare attentamente il significato della supplica.
Cordialmente
Patrizio Marozzi


Il grande sfottò - prospettiva sfottò

 

Porta D'Ascoli - San Benedetto del Tronto 4-1




visione collinare del territorio di San Benedetto del Tronto






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visione collinare del territorio di Porto D'Ascoli






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Non ve ne frega niente? Be’ a me nemmeno ma va detta.

Anche quest’anno l’assessorato al turismo di San Benedetto del Tronto e comune hanno sviluppato la loro piantina della città. Ed oltre agli eventuali eventi cronici per inesattezza ne ha aggiunto degli altri.
Nel menzionare tutte le contrade storiche della città, meno male, non ha menzionato affatto il paese o città per “comparazione” con San Benedetto del Tronto di Porto D’Ascoli. Ma di quest’ultimo addirittura ne rimane tutta una parte non identificata: quella del centro appunto, dove in più il centro storico di Porto D’Ascoli non ha più la torre Guelfa – addirittura cancellando l’apparato boschivo (disegnino) dalla cartina; viene menzionato il torrione campanaro del centro storico di San Benedetto, meno male?!
In effetti viene menzionata una via della torre Guelfa, via che veramente andrebbe sottaciuta dato ch’è un tappo urbanistico stradale. Comunque sulla piantina nel luogo vicino a dove dovrebbe essere la Torre Guelfa ci sono disegnati dei campi da tennis, non so se ciò è da prendere come nuovo progetto. Comunque per chi giunge da fuori non è impossibile identificare Porto D’Ascoli anche con i famigerati ostacoli comunali.
Patrizio Marozzi
Dicembre 2007

 

Sunday, September 02, 2007

L'ascolto [poi] il dialogo

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Wednesday, September 17, 2008

Parafrasi costituita

Assistiamo a due grandi “eventi”nella letteratura, diciamo non paragonabili tra loro né con altre opere dello stesso livello di qualità.
Se i tempi dell’ostilità all’opera di Dante Alighieri sono davanti alla grande profondità della liberazione della lingua ed espressione in toto della libertà umana. Dando non solo all’analisi, ma alla poesia il significato umano della rappresentazione interiore, che coniugavano i significati, i valori universali nello spazio, nella rappresentazione poetica dinamica sociale, come evento di una conseguenza improponibile, ma che dà al tempo l’espressione, non della conseguenza prigioniera del mondo, ma che aspetta il valore che ambisce alla coscienza e alla sua liberazione.
In “Delitto e Castigo”, particolarmente, ma nell’insieme dell’opera letteraria di Dostoevskij assistiamo al romanzo che ci parla contemporaneamente nel suo narrarsi, parallelamente con esso, di un altro valore presente, ma non espressamente manifesto. Il mondo che si compie nel libro è compiuto, eppure, il suo significato è rappresentato dalla crisi di quel mondo, dalla pronuncia stessa della sua realizzazione – ma il romanzo che leggiamo ne implica già un altro, ciò è detto al termine del libro. Il rappresentato non è la verità, ma il dramma, nel suo significato e reminescenza sociale, come compimento che spiega se stessa, dove la coscienza deve indagare e trovare la verità in cui l’universale del mondo umano, trova l’universale nel suo valore più vero, non come categoria ma come parola compiuta. Amore – che dà all’universale tutto il suo valore da vivere. In fondo questo profondo senso umano dell’umanità di Dostoevskij, è stato quel che ha rappresentato motivo di ostilità da parte del regime comunista sovietico, verso l’opera artistica di Dostoevskij.
Se non ricordo male, proprio un paio di anni fa ci fu una commemorazione sentita e profonda per il “ritorno” di una statua di Dostoevskij in Russia, quasi per ridare significato alla lacerazione insensata, tra il popolo russo e la sua opera letteraria.
Ora senza dividere il mondo questi grandi eventi della letteratura, parlano ancora all’essere umano, alle sue crisi sociali, quelle che attraversano il mondo contemporaneo.
Segue un prologo da me scritto e le ultime pagine di “Delitto e Castigo”.

Zavorra

Traghetta Caronte la
Sabbia del mare?

Più in Là
Si flettono le linee

Soltanto abbagli
Lungo la costa.

Quattro idioti più là
Sono studenti?

Ripetono quello che vedono
Si piegano a ciò.

 

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Saturday, September 13, 2008

Solo ieri. Le circostanze dell’oggi. Cronaca di un racconto

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Appena mi affaccio fuori di casa, incontro l’ennesima donna “fantasiosa”. Ieri magari non ti ha salutato, quando l’hai salutata, l’altro ieri, invece sì. Oggi si è tinta i capelli con un ciuffo rosso e la frangia della pettinatura è davanti ad un occhio, si sente così, già, abbastanza importante e farebbe a meno di salutare, ma un po’ indisposta dal mio saluto cortese è costretta a rispondere. Mentre faccio per rientrare in casa vedo passare una ragazza che cerca, di farsi guardare, ormai da diversi anni, spesso la guardo, non parla non colloquia, non saluta, proprio come molte donne più adulte di lei, ma vuole farsi notare; badate non per amicizia o altro, ma solo per darsi importanza, credo. Questo ormai è un gioco collettivo. Una volta in casa accendo il compiuter per leggere la posta. Trovo due proposte di matrimonio, una scritta in italiano e l’altra in inglese. Non sono donne italiane.

Ciao!

Salve. Mi e piaciuto il tuo “profilo” e voglio sapere di più su di te! un po’ di me:
Io amo la vita, l'amore per i bambini, voglio conoscere l'amore, di un uomo onesto, al fine di creare una famiglia. Vorrei conoscere il suo vero amore, essere il mio migliore amico, la sua anima gemella e la sua metà, un uomo che condivide i miei interessi. Voglio dedicare la vita per rendere questo un uomo felice, pronto a dare tutto ciò che può dare una donna, moglie, migliore amica. Bisogno di un forte, armonico matrimonio basato su amore, fiducia, rispetto, la comprensione e la vicinanza spirituale ...
Io attendere per la Sua lettera ....

Il mio indirizzo e-mail:

Nel mentre leggevo la posta in internet, mi è giunta una lettera cartacea, di un’associazione che chiede soldi per aiuto umanitario. Le popolazioni urlano. I governi guerreggiano i soldati sfasciano tutto. E se ne fregano di quel che succede alla gente, ed io in definitiva dovrei sostenere il loro sforzo per riparare i danni fatti. Il potere amministra e non ragiona.
Nel pomeriggio sistemo alcune mie cose ed evito l’irrealtà del darsi importanza di altre donne e uomini che avrei incontrato se questo pomeriggio fossi uscito.
P.S.
Il dormiglione
Un bel giorno sono avvicinato da due persone, che iniziano a conversare con me. L’uno mi racconta le “glorie” di se stesso e della sua famiglia, non posso che ascoltare e partecipare per stare nella conversazione, alquanto amena. Noto però che appena io parlo di argomenti che esulano dall’interesse abbastanza ristretto del suo io, personale, le sue palpebre si appesantiscono e quasi si addormenta. Dico non proprio per l’argomento trattato, ma proprio per la flebbosità del suo io.

 

Monday, September 01, 2008

Lo stacco

…. verbosità del concetto.
Appunto che cosa vuoi dire?
Che cosa vuoi che ti dica, il sociale è un’invenzione della coercizione e, la coercizione in realtà non dà nessuna libertà, non è un fattore di dipendenza, ma già di schiavismo.
Perché trovi verboso questo concetto, non è forse chiara questa condizione, se il mondo cerca di prendersi un concetto con il privilegio della coercizione, non è forse lecito ogni significato.
Appunto questo mi vuole dire, lo stare in atto del sistema sociale, come atto stesso della coercizione che cambia per essere sempre lo stesso concetto. E non ti pare verboso questo. E allora il grande stacco solo Cristo l’ha fatto, nel vangelo di Giovanni – l’odio del mondo – hanno odiato me prima di voi; è questo uno stacco netto tra la socialità e l’amore della verità di Dio.
Amatevi come io vi ho amato, c’è anche.
Già affinché l’amore sia espressione stessa della verità, ma l’odio del mondo ci dice anche, che l’amore per Dio può essere l’unica condizione del sentirsi amati, se Dio ti ama, non puoi scegliere l’amore come privilegio degli altri. Se l’odio del mondo può in qualche modo, essere superato, che il tuo amore per un prossimo che per tale odio si mostra assente, sia anche fattore di fede ché Dio ti ama. È uno stacco assoluto tra la socialità e la coscienza dell’amore. L’amore di cristo sembra non essere così in nessuna sfera del mondo della coercizione.
E allora s’infrange il senso stesso del cambiamento, non è più la ricerca del pratico della coscienza, ma è la coscienza stessa che cerca di liberare la verità, per renderla più vicina a se stessa.

 

Saturday, September 19, 2009

Il corpo

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Il corpo di questo riflettere è quello di Dio, più espressamente quello di Gesù Cristo. Il nostro corpo è pieno di compartecipazione alla vita biologica e in esso è possibilità di piacere, generazione e libertà. Il nostro corpo è espressione stessa, che la definizione del mondo spesso soggioga. Il corpo è pensiero è atto e coscienza e pur tutto il contrario di ciò, per mezzo di sé o fino alla sua estinzione, con contemplazione e amore dell’accettazione. Il corpo di Gesù è il nostro corpo à cui è stato dato che per quanto afflitto dalla sua naturale natura che lo estingue o la cattiveria che è atto stesso della coscienza, di partecipare e risorgere spiritualmente nell’anima che ne aiuta l’espressione e l’accompagna. Il corpo che sembra così diverso, che è diverso dall’anima à contemplato la partecipazione di Dio che ne à espresso la vita partecipativa dell’anima. Il corpo va amato per quel che può essere, anche nel sacrificio della vita, che non lo contempla e nega, la sua natura biologica, il suo aspetto che si offre a Dio, la vita dell’espressione e l’esperienza della vita. Poi c’è l’amore che ci avvicina a Dio.

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