Raccontini filosofici

Di Patrizio Marozzi e C.


 

Interludio

 

il novecento ci à mostrato molte follie psicologiche, basate sulla reazione, frustrazione o appagamento che ànno messo in relazione il sapere supremo e il suo appropriarsi delle cose, divine, sono state forse così spregiudicate da essere più tragiche che banali. Per i nazisti era importante rubare il sapere agli Dei - per il comunismo rubare la giustizia alla religione - per il fascismo dato che la pratica contingente era impellente dare forza spirituale all'azione per far sì che nel futuro divino Dio ci avrebbe pensato, giacché all'oggi ci pensava il depurativo che appunto come demiurgo liberava il vecchio per il nuovo. Del resto il funzionalismo à mostrato che in definitiva se sfascio tutto poi diventa utile rifarlo. Tutti questi mondi, ànno giocato fortemente sull'auto suggestione che doveva essere la principale fonte di potere per suggestionare - e del resto quelli del KuKU clan avevano bisogno di vedere nero per dire di essere diversi - un po' il mondo contemporaneo fatto di volontà e negazione, anche se effettivamente tutto diventa così bianco che non riesce a distinguere la nebbia da un palo della luce.

Saluti

Patrizio Marozzi

 

Interludio

 

Per sommi capi rispondo che se, di fatto, degli - non termini nascono - posso definire così non una negazione ma un significato e processo di astrazione - dove, di fatto, pullula un'identità - il mondo del - genere e numero à messo il pensiero, dove appunto dico: "Pullula" - di fatto la libertà individuale come l'essere non soltanto per fine ma per coscienza astratta, cerca un modo in cui sente e percepisce, fatica o à priorità, ma anche profondamente in sé un’altra parte di sé, sente anche che tutto non è risoluto e materialmente preordinato - anche se, più o meno assecondato, nel bene ma spesso anche nel male - ciò comunque è un altro proclama.

Quello che mi viene in mente in questo momento come punto di lettura è - di Albert Einstein in relatività - esposizione divulgativa è il capitolo - 23. Comportamento degli orologi e regoli-campione su di un corpo di riferimento in rotazione. In questo momento non ò queste pagine da poter mostrare. Appena rilette, cercherò di mostrarle.

Saluti

Patrizio Marozzi

 

Interludio

C’è un criterio strano in questo mondo e, forse sembra ridare un senso a quel che succede di là della facilità della vita, nelle persone che forse s’incontrano quotidianamente e che forse soffrono della fatica del necessario – è per questo che bisogna parlare di parole semplici e oneste quindi se io dico e parlo del termine elemosina non vi è nulla di male – è l’unico concetto veramente gratuito di cui tanto si parla. La gratuità è appunto quella che dà all’elemosina il significato di dono monetario senza nulla in cambio, questo è qualcosa di molto semplice e immediato, diretto, forse invisibile ma presente. Poi vorrei parlare del termine di carità, con ciò abbiamo di fronte e in noi, qualcosa che non è vincolato all’aspetto dei soldi, la carità spesso non è neanche facile da donare come moto dell’anima umana – essa vive presente nella nostra concreta possibilità materiale come in tali esseri verso noi stessi e in principio il prossimo, ma non è limitata dal nostro giudizio in quanto necessità. Con il termine amore potremo benissimo evidenziare tale propensione evangelica, e, che appunto non è limitato da ciò che ci rende appartenenti a qualcosa nella nostra esistenza materiale, verso il prossimo che ci vive – è il mondo di Dio cui, credenti o no dobbiamo cercare di tendere nel nostro vivere. 

 

 

 

 

 

Ma perché non riesce questo sillogismo

 

Ma perché non riesce questo sillogismo, non dicono perché non è un sillogismo e se lo dicono perché – certo si potrebbe dire che la cosa è alquanto difficile o più ovviamente meno complicata di una lettera scritta con una penna d’oca – ma per l’appunto non è questa la questione e neanche quella che ti ricorda  - ricordati che devi morire! Ricordati che devi morire! Ancora va bè mo me lo scrivo, ma ci si accorge che non si ricorda dove si è posato gli occhiali, qualche istante prima e, senza occhiale è proprio difficile ricordarsi dove erano stati posati gli occhiali. Fortuna dice che ci sono quelli che dicono sempre le stesse cose e quando ritrovi gli occhiali e le puoi scrivere c’è qualcuno che puntualmente te le ripete – Appunto, ma che ti vuooi scrive, la voglia o la vanagloria di un possibile proclama – viaggia per lavoro? No per turismo, così per vedere, non capisco, come dico che vengo da Napoli, subito emigrante.

Ma allora sto sillogismo perché non si può fare? Ma quale sillogismo se tengo lo stomaco vuoto, come faccio a pensare, con lo stomaco che fa tutti ‘sti rumori – se sente l’odore dillo, dillo! Se sente l’odore prima te mangi i fagioli poi se sente l’odore – ma che dici che ciazzecca l’odore qua stiamo a parlare del sillogismo impossibile … c’entra c’entra! NO! Non c’entra.

Ma insomma qual è questo sillogismo, mo me so scucciate me lo vuleta dì!

E quando è esagerato, pare che tutto lu giorno stime a pensare e dicere lo sillogismo.

Che diceva stotele – Aristotele – va bè! Se due cose dicono una cosa quella è la terza – ma allora è facile, va bè! Mo lo dicono – silenzio – Amore Amore Amore. Così perfetta!

E sì! Te pare facile Amore Amore Amore, vida se ti riesce – veda_  come veda, a chi? Veda non vida. No, no vida tu se ti riesce. A parte il fatto che l’uomo vuole e Dio dispone. Vuoi dire Dio vuole e l’uomo dispone. E sì è l’uomo che dice sempre che vuole qualcosa – Apposta perché gli manca, è, la donna che dispone e indispone, no l’uomo. Pensiamo a Adamo e Eva, non è Dio che à disposto il paradiso terreste? Eh! Si però a ditto pure di non magiare del frutto della pianta della conoscenza del bene e del male, che avrebbero conosciuto la morte, e chi è stata che s’è mangiata la mela, Eva … Ma che dici Adamo Eva il paraiso terreste – a parte il fatto che come si son mangiati la mela subito gli è preso il mal di pancia e si sono messi le mani sul ventre – Questo per coprirsi – Sì, per coprirsi e chi ci stava – Quando Dio gli à cacciati dal paradiso terreste – è stata eva , se ne sono andati da soli – Va bè! Va bé! Dio che a detto, suderete con gran dolore. Perché à detto questo, mi si significhi, mi si significhi – O per bacco! Insomma voglio specificare questa questione – Certamente, specifichiamole, anzi dobbiamo specificarla è, d’obbligo oramai! E va bè! Specifichiamola questa, Benedetta questione! E allora se la volete sapere l’essere umano si è condannato da se stesso a pulirsi il sedere per tutta la sua esistenza – Ma come è buono lei, ancora, dichi dichi. Dica lei, perché l’essere umano è l’unico essere al mondo che si sporca quando la fa? – Perché suda? – Bravo! Perché suda, tutti gli altri non sudano e quando la fanno non ànno bisogno di pulirsi. – Come è istruito lei, ma allora non c’è possibilità di salvezza? – Che vuol dire? – Saremmo sempre costretti a farla e per questo dovremmo sudare. – Bravo! vede che quando vuole non è un deficiente! – Sembra, ma però. – Che vuole dire, insomma, se ne vada, se ne vada, fuori!   

 


 

 

 

Liberta anima o argomento e soddisfazione

 

Due piccioni con una fava.

Un tizio, uomo, dopo aver fatto sesso o all'amore, dice alla donna che è con lei che potrebbe essere anche sua moglie. Basta, voglio stare con una”meretrice". La moglie risponde, indignata - Come, che vuoi dire. Continua lui, oddio non proprio meretrice, diciamo mignotta. La donna che è con lui che potrebbe essere anche la moglie, ancora più inquieta, dice - ma che vuoi dire, sei impazzito non ti piace fare all'amore con me. L'uomo quasi stizzito dall'atteggiamento della donna, afferma – Dico, dico che mi sono scocciato di fare sesso e voglio stare con una donna che questa cosa la fa con qualcun altro. La donna questa volta lo guarda quasi sorpresa, dice - Ah questo, intendevi! E chi ti dice che non lo abbia fatto? L'uomo la guarda e stupito dice: "Che cosa?" Lei, Come che cosa sono andata con un altro! Ah questo aggiunge l'uomo, bene ti perdono, ma io intendevo che con me non devi più fare sesso.

Filosoficamente parlando possiamo dire che ci siamo appropinquati nella soluzione definitiva, tra la matematica e l'alchimia. Possiamo ancora chiederci se l’oro che luccica è tutto l’oro che luccica, in definitiva poi l’oro è la vera soluzione o risoluzione. Siamo liberi di parlare o dobbiamo soltanto far finta che sia vero. In definitiva siamo liberi o soltanto moralmente biologici, unico vero fattore della morale. Esprimiamo la nostra anima essendo veri o soltanto intesi per derivati storici o blasfemi – non sarebbe ora di essere liberi di dire pane al pane vivo a la vino, senza che con questo si dica di aver fatto quello che non si è fatto, in sostanza l’anima può essere libera di amare o deve soltanto sottostare ad un’associazione verbale.

Un tizio dice a un altro tizio, la mia comunità mi à reso omaggio come giusto e, così tutti continuano a portarmi una pietra come riconoscenza di ciò. E tu che ci fai con tutte queste pietre? La risposta è – Io le vendo, a chi ne à bisogno.

 


 

Mitografia Doble face

 

Sono Eugenio, e sono fautore di un’infinità di figli, non so dirvi quanti esattamente. Il clamoroso di cui sono a conoscenza è quello della nascita di una bimba, con, su, una natica una voglia che è l’esatta fotografia del mio volto. È evidente che la madre della piccola in preda a un forte desiderio sessuale procuratole da me non abbia potuto che fare all’amore con il marito – che diciamolo visto la figlia con quella strana voglia sul corpo à pensato se stesso non più come se stesso, ma appunto come Eugenio.

Ma come è possibile che persino il mio uccello sia stato così migratore da trasformarsi in quello di Eugenio , e, tu cara non te ne sei accorta?

Proprio no Caro, ero così travolta dal desiderio che non ò proprio pensato, non ò più neanche capito da dove provenisse tutto quel desiderio. Che dovevo fare del resto non potevo certo andare con Eugenio, appunto uno che fa le cose facendole divenire geniali dico Eu- genio.

Che devo dire allora cara non mi sono proprio accorto che non fossi più io ma Eugenio, ora non capisco se sono divenuto geniale dato che sono stato Eu-genio, o Eugenio è stato me. In ogni caso mia cara credo tu debba controllare un po’ le tue voglie, non vorrei che con codesto desiderio di fedeltà, la prossima volta, invece di avere una figlia che sembra una macchina fotografia, possa nascere una lavatrice.    

 

Interludio

 

A prescindere dalla teoria di questo astrofisico che mi à fatto osservare – gentile Signora Anna – vorrei dire e credo sia anche chiaro focalizzare non solo un sentimento, ma ben più un atto concreto che vite come quelle di Giordano Bruno e anche Galileo Galilei, ànno indicato a chi si è visto partecipe anche del dramma umano che ànno vissuto – ben più tragico quello che è accaduto a Giordano Bruno, con il rogo e la morte – che a Galileo che in mancanza di non poter modificare un convincimento storico, di là del quale la conoscenza reale sarebbe inevitabilmente continuata ad essere tale à preferito fingere di essere intelligente – la ragione forse soffre più del dovuto di ciò, ma ancor più chi la nega. Detto ciò vorrebbe dire che dinanzi all’episodio di Giordano Bruno e Galileo Galilei abbiamo innanzi due persone profondamente credenti in Dio e che in fedeltà a questo loro sentire ànno espresso il valore stesso della libertà donatagli dall’essere anche credenti in Gesù Cristo. Certo questa posizione di fede personale può non essere condivisa – è quando è accaduto all’epoca a queste due persone – del resto il costrutto della fede collettiva che si storicizza è spesso tenuto vivo di là della caducità storica proprio da persone siffatte. Del resto non dovremmo dimenticare che la fede cristiana è divenuta la fede dell’impero pagano di Roma – C’è stato un momento in cui i cittadini romani abbracciavano questa fede pur divenendo per ciò perseguitati e spesso martirizzati – per citare il martirio di santo Stefano, fino allo stesso san Benedetto del Tronto cito che nell’antica Truentum non so se fosse un giovane soldato romano o un ben più “impotente” centurione – È per tali circostanze e per lo stesso pensiero di Costantino imperatore che la religione cristiana è divenuta la religione dell’impero. È in Cristo che il significato dei primi martiri, come anche nella fede di Galileo e Giordano, si identifica il loro credo. Ora non so se la prepotenza o l’arroganza sono l’unico modo in cui si compone la verità nei confronti della reale conoscenza, è, comunque augurabile che ciò non avvenga, sia per fideismo ateo sia religioso. Ora non so se per esempio l’atto del papa Giovanni Paolo Secondo di chiedere perdono e scusa di questi accadimenti, abbia un significato concreto per i fatti in sé - ma la sua citazione che la ragione si dà ai fessi penso di sì – e se in definitiva gli errori non si possano ripetere per questo, come ò detto è augurabile che non si ripetano. Per quando riguarda l’astrofisico giapponese a prescindere dal significato di ciò che à detto, che credo possa essere interessante, ma non di meno della spiegazione della creazione di una noce – dico non capisco perché lo dica o lo faccia, considerare il suo atto scientifico della portata di quello dei nostri succitati per conseguenze personali e quindi anche per impegno personale, non credo che possa essere messo al rogo, come sembra speri o a rischio di scomunica.

W W W lalibertà

Saluti Cordiali

Patrizio Marozzi


 

 

 

Per più che cosa è una legge fisica

 

Una legge fisica è qualcosa che corrisponde all’impossibile, ma è tutta dentro il possibile – per questo vi è una profonda falsificazione – che può essere reale, ma non per questo concreta – di fatti la ragione si propone sincera, ma la coscienza non può che essere vera – al contempo possibile e impossibile. L’amore è la più grande esperienza della vita umana, per questo esso si nutre della vita come paradossale legge della natura e che come tale riconosce se stessa e le sue convenzioni -  ecco appunto è per questo che l’amore è tutto nel possibile e nel suo impossibile, perché se una convenzione à una sua materia, l’impossibile à una sua sostanza e, l’amore è un ‘occhio aperto su tutto ciò che è svolto nella vita, fino al suo stesso nell’esserci per poi non esserci più. La legge fisica à chiuso il discorso che materialmente à formulato, come la materia come di se stesso si è formulata. L’amore è esistito ed è scomparso come la materia, eppure la materia si è trasformata, l’amore in quanto impossibile no e pertanto è tutto ancora nel possibile – è sfuggito alla legge fisica? Di certo può ancora compiere qualcosa d’inconoscibile e meraviglioso, ecco l’atto più semplice che può capitare, è di esserci.

Cordialmente

Patrizio Marozzi 

 

 

Tre momenti filosofici

 

Ciò che è immanente non è manente, eppure sembra tutto immantinente – e allora se dicono di esser lo stesso, può accadere che chi condanni uno, venga poi condannato per il suo condanni di quell’uno, ciò nello stesso tempo e spesso in un altro tempo o epoca. Sovente il conoscente interpreta come avesse conoscenza, ma quantunque l’avesse, dunque non l’avrebbe. Ciò che è certo è l’incerto, eppure il certo è ovunque – certamente – Di queste certezze si riempie l’atteggiamento ovunque, ma la coerenza e il fine ànno una virtù? Ma in più la virtù, perdona o condanna, accetta o sa? Sembra che tutto cambi, ma poche volte, si[riesce, a essere] veri con qualcuno. Questi sono i momenti, gli altri sono le sentenze, le condanne più di una. Come si cambia restando Uno, forse sorridendo. Quest’appare come un gioco di parole o forse lo è, quindi chiedo di essere immaginato come uno irripetibile e beato più di uno che lo sanno.

Con Cordialità

Patrizio Marozzi

 

Di fatti il senso ideologico che à attraversato il senso umano fino ad oggi, posso ricostruirlo sinteticamente, dicendo con il dialogo tra Gesù e pilato – nel momento in cui pilato dice à Gesù che lui à il potere di salvagli la vita, cui viene risposto se tale potere non ti fosse dato da chi è sopra di te, che potere avresti. Insomma e difatti, e, chiedo scusa per l’insomma. Nella contestualità del concetto dell’ideologia, tra il facente vece e funzione, il conflitto che si è determinato è, tra una fare che del facente vece e funzione, fa una determinazione astratta e superiore nel concetto materiale, e un altro per certi versi paritetico o contrario che fa del concetto superiore astratto il mondo spirituale. Stranamente le ideologie siffatte finiscono per determinarsi in un costrutto autoreferenziale – che determina il principio portante di verità, finalizzata a un concetto assoluto di realizzazione, che la storia ci à mostrato come spesso distruttivo, come in un umano troppo umano, e, che non guarda oltre la sua affermazione, se non come principio assoluto e conoscente, e spesso, o in derivazione costatante sfocia nella violenza e nella prevaricazione, come estremo raziocinio per la sua realizzazione. Il problema della spiegazione che non dà una spiegazione ma appunto fa una spiegazione - se ci dà in un pensiero il sincero Socrate, ci fa in un pensiero oltre il dà, la visione lucida, ma forse impossibile per la psiche dello stesso Nietzsche, di non essere più l’analisi né la spiegazione, ma l’evento stesso di una astrazione presente nell’evento collettivo dell’ideologia contemporanea, in quanto evento narrato e vissuto al contempo. E allora se il facente vece e funzione umano appunto sottostanno a qualcosa di derivato reso assoluto, possono essere portatrici di verità, e in rapporto alla virtù della sincerità e della bontà, possono dare la libertà al mondo del facente vece e derivati dell’umanità – e in definitiva se non si è liberi da questo assenso può la persona umana essere sì creatrice e ogni individuo in sé – ogni persona essere libera dall’assenso di derivato di facente vece e funzione, per essere libero sia materialmente che spiritualmente nel presente come virtù e sincerità e dove è possibile porre il limite di tale compiutezza non essendo più ideologici. In definitiva l’ideologia è una compiutezza assoluta senza soluzione o è soltanto un’illusione umana con cui dare al tempo uno spazio finito ma non libero. L’essere umano può amare o deve soltanto assolvere la dominante temporale e l’amore cade anch’esso nei limiti delle costrizioni ideologiche l’esperienza ci dà qualcosa che possiamo amare o soltanto conoscere.

Con cordialità

Patrizio Marozzi

 

Io non so, debbo risponderle o parlare – comunque cercando di non affermarle indosso, più di quel che si può, per mio intuito personale – le dico che la questione non mi sembra molto interlocutoria, voglio intendere con ciò – sono esistiti gli etruschi c’è stato l’impero romano, e gli ebrei ànno mai conosciuto Abramo. In concreto il significato della presenza di cristo nella storia dell’uomo è abbastanza recente e à influito fortemente con tutto il significato degli eventi del tempo, diciamo da noi conosciuto. Il significato di Gesù, nei vangeli à nel tempo recente aperto un significato e un motivo di esistenza dell’essere umano …. Mi scusi per i puntini ma sono sicuro li comprenderà. Del resto io e lei esistiamo, o siamo soltanto un attributo culturale, con cui possiamo discutere e magari forse pregiudizialmente confrontarci. In epoca contemporanea è frequente il fenomeno di confrontarci appunto su tali attributi - quasi che in questo modo si possa considerale la valenza o il valore di una persona, ma in tale modo non ci si accorge che la nostra relazione o critica non valuta l’intelligenza con cui ci poniamo con la persona verso un’altra persona. Ciò implica una relazione che non può ridursi a un attributo culturale, ci poniamo più o meno conoscenti, del valore stesso o della critica dell’intelligenza, intrinseca in quella persona, in noi stessi in quanto persona intelligente di là della sola fenomenologia di un evento culturale o della sua conoscenza. Il pensiero di Cristo sembra, ma posso dire à, influenzato molto del tempo che l’essere umano à vissuto. Il messaggio che proviene dai vangeli, che è narrato dai discepoli di Gesù, ci mostra un modo in cui vivere e amare, attraverso la vita stessa di chi à vissuto tale amore, significato. L’indiscusso tempo interiore e vita personale ci dicono che tale conoscenza o espressione di essa nella nostra vita à soltanto in noi il vero significato di riconoscerla, accettandola, credendola e creando la nostra vita, vivendola – certo il tempo si rompe la cultura appare per quel che è frammentaria e temporale, ma personalmente anche la vita può essere piena di cadute e di momenti in cui rialzarsi, à questa risorsa che sembra non parlarci soltanto per un significato, ma per il senso stesso dell’avvenimento di Gesù. In questo siamo in una virtù del pensiero, filosoficamente parlando – credo di sì – ma al significato di Gesù nei vangeli basta quest’attributo culturale o bensì questo è soltanto una parte del tutto – io credo in quest’ultima considerazione – e se ogni vita à la sua immensa scintilla di verità, credo si debba possa trovare un modo personale nell’anima di ogni persona per sapere che può essere questo tutto, che vi è, che saprà di esserci. Le mitologie degli attributi del tempo si ricongiungano, questo forse trova altro tempo quello personale, quello del tempo stesso, ma questo credo sia un altro percorso che come credo ovvio faccia parte del tutto.

Con Cordialità

Patrizio Marozzi

 

Interludio

 

Ma dico io ma insomma eppur Pirandello ci à messo di fronte alla coscienza che viene interrogata e che risponde svelando un mondo – se beckett va dentro al corpo e tira fuori il pensiero quando il corpo è dentro e fuori la scena – pinter si è forse accorto che la parola affonda e lo spazio si circoscrive tanto più sembra andare da un’altra parte e il conflitto come l’indifferenza sembra debbano spiegarsi quando devono spiegare – certo pinter aveva sperato in una lingua che vedesse, più che vedesse – pensava che l’inglese fosse italiano, anche se sapeva che l’italiano non era inglese – forse immaginava qualcosa come il giapponese che cercava di capire gli ideogrammi cinesi – amava l’italia e l’italiano e cercava di capire di capire come tirar fuori qualcosa in più da questa lingua inglese che pensava l’italiano non avesse pur avendolo – gli umori collidono forse no e pinter guarda che succede.

grappa

Patrizio Marozzi

 

Esiste l’amore platonico qualcosa che non finisce come il pensiero che à condannato Socrate – e del resto un esserci senza materiale amore tra un pensiero e l’altro, basta per dire che sia sufficiente per evitare ciò che è accaduto a Socrate. Socrate in divenire in un compiuto della virtù, à scalato lo stesso olimpo degli dei verso Dio come sommo conoscitore, del significato che lui dava all’atto stesso che in ragione della virtù ponesse un dubbio, in un concreto atto critico verso il significato sociale come ipotesi astratta del senso stesso della ragione – in virtù di questo il riconoscimento del pensiero altrui, dava al senso stesso della sua virtù il riconoscimento di un giudizio, quello che lo à condannato a morte, come inevitabile espletamento di un significato che non poteva risiedere nel giudizio medesimo, ma appunto in virtù, nel significato critico della ragione. Questa estrema concretezza e visione d’insieme ce lo lascia in un paradosso giurisdizionale che in virtù della mancanza stessa della critica della ragione, costringe la sua virtù al significato stesso della mancanza della critica della ragione, e nell’unica possibilità rimasta, di compiere lui stesso la sua sentenza a morte, in una condizione estrema, non di giudizio, ma di critica à un’idea che non appartiene a nessuna conoscenza che per sua stessa conoscenza, deve accettare. Ciò che rimane è l’atto di Socrate e il significato che ci à  lasciato. Gli esseri umani possono avere un pensiero sulla virtù di Socrate, ma anche sulla debolezza di un’idea astratta, quale, quella che lo à condannato a morte in virtù di un ipotesi materiale, che à cercato di chiudere il cerchio stesso della materia.

Molto tempo fa ricordo una donna che prostituitasi aveva due clienti che facevano molti chilometri per incontrarsi con lei e, gli portavano sempre un paio di platoni, cassette di pesce fresco – ciò forse à qualche rilevanza con l’amore platonico, forse perché quel pesce poteva rappresentare l’infinita moltiplicazione del concetto di pesce in ambito sessuale – o per la simpatia stessa della donna e della situazione – ma in fondo se non era per quel pesce quale idea poteva unire? – quindi per questo l’amore platonico, distingue il metodo della conoscenza, che distingue il bisogno dalla virtù delle idee – ma può l’amore infrangere i rapporti della costrizione di Socrate e fare in tempo nella possibile virtù della libertà, ridando collocazione al possibile bisogno come alla libertà delle idee.    

 

Dio à fatto L’uomo per il sabato o il sabato per l’uomo

 

È difficile prescindere ogni concetto filosofico che si avvicina alla politica eludendo quel che à significato il percorso esistenziale di Socrate. Il tema stesso del pensiero politico con il termine democrazie è l’essenza stessa della critica di socrate alla polis – difatti se per sommi capi nel trascorrere del tempo il significato tra un pensiero polito democratico e uno che non lo è, fa riferimento alla possibile libertà di Socrate nei confronti del giudizio. E difatti se c’è un - prima o un dopo nel significato dell’esserci è evidente che tale pensiero à trovato anche un termine nel senso cristiano che dà al riscatto dalla colpa insita nel mondo etico umano un principio universale e divenire. Il tempo ce à mostrato che un’uscita laica dai canoni del codice mosaico dell’applicazione della legge non poteva sottostare a una definizione ultima dell’essenza stessa della significazione della conoscenza umana. Se nel mondo si è aperta una discussione per un pensiero che proporzionasse la realtà alla possibilità e con ciò alla debolezza di un giudizio assolto è per cercare di trovare per mezzo stesso dell’umanità una soluzione principale. Da socrate l’umanità a fatto molti passi, ma il confronto del tempo della sua organizzazione si raffronta sempre con il suo significato – il pensiero di cesare beccaria sembra trovare un punto su cui confrontarsi socialmente con tale problema – cerca di aprire un pensiero sui percorsi della giustizia stando in una posizione altra anche dal codice mosaico cercando un percorso che dà all’uomo la possibilità di capirsi e di trovare soluzione altre da quelle cruente e violente. La pena come assoluzione ed emancipazione dell’individuo che torna a essere libero, anche dalla colpa umana del peccato. Questo è stato un andirivieni tra socrate e il tentativo di mosè e le possibilità infinite dell’essere umano. Qui in questa discussione non si parla di comandamenti ma di regole civili dell’applicazione della legge del giudizio stesso e della condanna dell’’uomo verso un altro essere umano, dell’uscita dalla colpa e del suo riscatto. Ora il tempo contemporaneo ce à posto anche un’altra determinazione quella della conoscenza scientifica, ma in virtù di questo stesso principio, Socrate ci rimanda a poppper in quanto concetto che sta alla falsificazione della scienze in quanto possibile che non è più determinabile se non in un tempo naturale, pertanto falsificabile perché non falsificabile e pertanto falsificabile in quanto scienza – non dalla natura, ma sovente dalla falsificazione stessa dell’esseri umano nei confronti della natura. Siamo in grado di resuscitare socrate – credo proprio di no – ma siamo in grado di non uccidere – ma al contempo dobbiamo uscire dalla falsificazione che si genera nell’uccidere. Se Dio ci dona qualcosa di radicalmente risolutivo tale questione nel cambiamento stesso della nostra condizione materiale – nella nostra condizione materiale la conoscenza sta lì dove finisce la condanna, ciò evidenzia non solo la nostra possibilità di essere umani, ma anche la nostra impossibilità o accettazione. Forse due più due ànno smesso di fare quattro proprio nell’anno 1984, ma se non si trova una soluzione a tale questione che cosa rimarrà dei problemi delle elementari e per ciò come possiamo pensare che la politica possa risolvere tutti i problemi, quando non riesce a risolvere neanche un’addizione come due più due uguale quattro.    

Cordiale

Patrizio Marozzi


La maschera

 

La virgola invidiosa del trattino, si liberò e diviene spontanea. Ne danno il triste annuncio il popolo defunto. Canti e feste nel popolo allegro.

L’artista aimè non sa più come divertirsi, abbandonato dalla virgola, lascia le università e fugge in campagna – ma aimè non riesce a occupare il posto del somaro, prova con il bue ma il bue non usa la virgola. Solo il creatore diviene parte del verbo, e scrive e si diverte. Amen

 


 

Parte seconda

 

 


 

La filosofia un rammattita di gideone

Dico a capo del mondo c’è il mondo della cova – come non vedere che gli esseri che supremi si dicono umani immancabilmente fanno le galline – è un mondo che cova dove tutti si trovano il proprio posto per covare – e che cosa si cova per lo più sentimenti e immaginazione – tu dici ci uscisse un uovo, no! È cche se non ti metti a covare con chi ti metti a parlare – dici faccio il gallo e che significa – stanno tutti a covare e, che ti vien da dire o ma chi se ne importa.

Socrate di ànno detto che sei ignorante e ti ànno detto che devi morire perché con le tue domande devii il percorso dei giovani nella conoscenza – come dire sono andanti a chiedere chi fosse il più saggio di Atene all’oracolo – che à risposto e Socrate perché sa di non sapere – ascoltato ciò ànno detto e chi se ne frega – no sai che la legge  non ammette ignoranza – ammappete e sempre la solita storia, pure a Dio l’anno detto e a Gesù cristo – ma allora quand’è che ci si spreca un po’ a sapere a dare agli ignoranti che come Socrate e Gesù cristo vogliono amare più che sapere o dovremo ancora stari lì a vedere come si cova senza fare l’uovo – sono litighi a sapiente per giudicare condannare … oh io me ricordo na belle che stavo lì a baciagliela e baciagliala non ve dico proprio come fate un po’ voi gli ignoranti – voi chi – che ne so – quando a un certo punto sento che scende giù una cosa che me sembrava la mia saliva, ma scendeva giù come una lava sempre più copiosa, trasparente e quasi insapore, che dilagava tra le mie labbra e la parte bella di lei – che ò detto ammappete e chi sela aspettava una cosa così speciale – me so fermato un attimo per guardala e ci siamo detti che non gli mancava molto e giù mezzo allo fiume che era diventato ei nettare che stavo a assaporà come ape – quanno ecco che se sente un grido n’espressione de voce de lei che spamma e striggne che fa un ohh così bello de piacere che in alto mare in una barca di marinai ancora stanno a crede che ànno sentito na sirena d’ulisse cantai in mezzo al mare per chiamarli – e ce sarebbero iti se l’avessero fista, ma a soltanto sentì quel suono se sono quasi ammattiti de piacere senza sapé come poteva da esse.

Che de dico sarà conoscenza sarà ignoranza – ma me sembrava tutta na cosa insieme – che posso dì beato e beata chi ce capita.

Gideone


 

Sudor de palle – parte seconda

E si mesudano le palle e, dovunque vado tutte me chiedono, famo questo equest’altro pure – e io dico e perché che a te non te sudano e palle – a no ciài la paravento come dicheno quelli ch’ inciucio.

E si me sudano le palle, palle di giorno, palle al sole, palle da corridore con il capillare vero, balle al freddo sempre calde – ma me sudano sempre le palle de notte, de notte le mie palle sudano sempre – a te no che ciai sempre a di se da solo t’ammazzi in compagnia fai la guera e perché non te guardi dentro e te senti un cielo – e dici ma do sta ‘sta bella giornata che stanotte con le palle calde che me sudano me la voglio proprio godere e si nudo con le palle all’aria a guardare il cielo di “stella che se riscalda con me!

E me sudano e palle è proprio da sapé questa! 


 

Epilogo

 

 


 

Epilogante

La più grande difficoltà della filosofia è nella sua pratica, giacché essa non cerca consenso, appunto perché il consenso è transitorio – spesso forse non cerca neanche l’assoluto – perché filosoficamente spesso l’assoluto si investe di fanatismo per di più legato a un conveniente troppo partitocratico. Ora al cammino di tutto il pensiero filosofico nell’umanità si Er giunti al concetto, dico concetto della spiegazione del fenomeno come informazione stessa del fenomeno in quanto spiegazione della tecnica. Spesso abbiamo visto in quest’arco di tempo illustri filosofi contemporanei aver quel che si dice un blocco filosofico, conseguente il fatto che la spiegazione della tecnica, come dominante porta il pensiero quasi a spegnersi, in ragione della possibilità tecnica. Eppure il costrutto filosofico se così si può enunciare à pur sempre la sua valenza nel logos che trova nel suo transeunte, la virtù di là del consenso, la responsabile lealtà della persona più che il fenomeno dominate soggiogante. Ecco che per somme intuizioni siamo al principio stesso dell’atto Socratico e della sua esperienza come vissuto esplicativo del fenomeno tra la libertà e il transeunte. L’esperienza del filosofo non è un atto astratto ma il principio della consapevolezza che non si rende conseguenza, o fruitore del consenso, ma ricerca dell’esperienza della libertà e della virtù che riesce a cogliere nel mondo, fino a trovare in questo la più assoluta indipendenza e la più assoluta partecipazione. La debolezza e la spiegazione che ci chiedono di partecipare al consenso in conseguenza della convenienza e dell’opportunità – danno alle parole debolezza e spiegazione la valenza di convenienza e opportunità – ciò basterebbe perché il filosofo appunto non incorra nel blocco filosofico della spiegazione, ma qui compare una denominazione “ultimistica”, un aut aut tra la scelta della libertà e quella del domino partitocratico. Socrate à realizzato una sorta di unificazione delle conseguenze la scelta del dominio sul transeunte, rendendo partecipe della sua esperienza filosofica e personale il costrutto deterministico del dominio politico sulla libertà della pace per mezzo della virtù, in ragione della possibilità stessa del suo pensiero e dell’essere filosofo - Io conosco e amo in quanto amo la virtù di essere sincero e con me stesso nel mio interrogarmi, trovo le soluzioni in quanto parte della virtù che rende possibile il mio conoscere negli altri e con gli altri. Trovo l’impossibile e lo trovo reale con l’amore. Questo è ciò che Socrate à determinato come possibile sconfinamento del dominio del consenso come non conoscenza della virtù.

Certo chi ascolta il pensiero di Socrate, dico, debba almeno riconoscere la caducità dell’evento sulla vita stessa la libertà personale di Socrate che cercava di essere impedita, dalle e dai dominati dell’attributo consensuale. Se si uccide dove finisce l’atto della parola e dove inizia quello della stoltezza.  

 

 

fine



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