In questo libro ci sono molti eventi della scrittura, del commento e dell’analisi: letture e scritture, che si raccolgono e si leggono nel senso stesso dell’accadere, che va verso una sua rappresentazione più o meno drammatica, in cui il significato dell’analisi di chi scrive e legge cerca la verità che contiene la realtà, nei momenti stessi dell’accadere, mentre accade, nell’opinione come nello stato d’animo che ne cerca la soluzione, spesso al di là degli ostacoli che si determinano nelle analisi e nei fatti storici osservati.

 

 

 

Frammenti di un giorno, pag.536

 

 

Patrizio Marozzi

Frammenti di un giorno

 

 

 

La…….

 

La distruzione di un mondo comporta che il mondo stesso muoia e, credo muoia per sempre. Il perché il male rappresentato e agito per il mio nocumento trova azione, senza nessuna motivazione che non sia quella dell’odio – parlo di un odio, profondo, immondo, come solo quello che più invisibile appare, che si trasforma e assume il significato di un potere che ha la giustificazione nella morte stessa della consapevolezza – di umani in fondo dediti allo scopo della profanazione della verità con l’azione stessa di un satana, così lampante da trovare l’assolvimento di un bene marcio come lo può essere solo quello che il male scambia per bene, in questo contesto la più labile essenza del sentimento del potere assume dimensione legittima ma immonda nella trasformazione della verità in male, a cui il potere da libero sfogo trasformandolo in piacere del bene e giustizia in, questo la profanazione del bene si completa con l’azione della menzogna che sfregia la verità affermandosi su di essa, in un atto compulsivo e dannato, in cui il piano culturale delle profanazione cerca in ogni modo di svilire la bellezza della verità: un dannato che odia a tal punto che cerca di distruggere l’altro ignorando del tutto il significato del proprio fare sulla percezione del bene: il dannato che accusa chi non lo è di esserlo, per trasformare il bene in male, il male per bene. La dannazione appartiene sempre a una coalizione molteplice di persone e pensiero, anche diverse tra loro, ma simili, divisi ma alleati nella pazzia compulsiva per distruggere l’intransuente del bene per una verità che li esalti: Cristo in croce è la spaventosa affermazione di questo quotidiano che non si riconosce, di questa eternità senza eternità, che si ripete uguale: dei molti delle famiglie e assemblee umane

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Thursday, January 02, 2003 12:28 PM

Subject: tempi verbali

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura.letteratura.italiana

Sent: Thursday, January 02, 2003 12:29 PM

Subject: tempi verbali

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Thursday, January 02, 2003 12:30 PM

Subject: tempi verbali

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Thursday, January 02, 2003 12:32 PM

Subject: tempi verbali

Rai.it forum- “primo piano”

Oggetto: tempi verbali
Data: 02-01-2003 alle 12:34

 

“ piacessi

 

MP

Ma non mi piacciono quei film, che non mi fanno emozionare subito, se c’è da pensare o riflettere per qualche istante mi annoio, è come se le mie emozioni fossero staccate dal mio pensiero, non ho bisogno di capire per sentirmi emozionare, nel senso a me il pensare non mi emoziona affatto, a me sembrano sceme quelle persone che trovano piacere per esempio, stando ferme a guardare un tramonto, o il movimento del mare o un ramo che si flette con il vento, o stanno ad ascoltare il suono prodotto dal movimento dell’aria.

 

PM

A me piacciono queste cose, che so trovo bello anche che le mie emozioni cerchino un significato in quel che spontaneamente la natura ci comunica, e che i miei pensieri trovino in questo un motivo per emozionarsi lo trovo un modo per dare profondità al significato delle emozioni, un modo per comunicare con gli aspetti più veri e semplici ed emozionarmi della loro naturale complessità. Del resto il significato delle cose e delle nostre azioni è nella profondità del significato dell’esperienza della nostra comunicazione, anche nell’immediata profondità del significato delle proprie parole; che sono sì profonde proprio in virtù della realtà più naturale e complessa, che dà azione e movimento al nostro essere che agisce ed emozionalmente è partecipe del significato della verità, che anche lo riguarda, ma è anche più ampia delle possibilità della ragione: in fondo è l’amore l’equilibrio più grande dell’emozioni. Non credo, vedi, per questo, che il tempo che intercorre tra il pensiero e l’emozioni sia meno rapido di un’emozione che allontana il pensiero - anzi sovente è proprio il contrario.

 

MP

Dici che se io dico ch’è troppo complicato, per esempio quello che mi stai dicendo, è solo perché trovo complicato stare a guardare il mare, e per questo finisco per dirti che sei cervellotico perché non riesco a capire le emozioni che mi comunichi quando sei in silenzio, a cui non riesco ad associare nessuna esperienza personale che superi il significato delle mie parole che del resto sono lontane dalle mie emozioni e, finisco che quando parlo o agisco con te è solo per provare delle emozioni anche se esse non hanno nessun significato, se non quello di sentire un’emozione, che così non può che essere qualcosa che più o meno mi esalti in conseguenza del dominare ed esser dominati, un ruolo di potere che determina il mio agire al di là del significato di bene o male, ma solo nel significato di vero o falso in conseguenza di un ruolo di potere?!

 

 

 

PM

Trovo la tua risposta per certi versi sorprendente, nel senso che l’allontanamento del pensiero così espresso da te dà all’azione quel modo inconsulto che ha come scopo la ricerca della propria affermazione, che storicamente è stata sempre espressa nell’esaltazione di uno storicismo che partendo dalle emozioni cercasse attraverso il loro sentire la determinazione di vero sulla verità stessa dell’esperienza”. In questa interpretazione e momenti storici l’affermazione di dominio è quella che dice quale sia il significato di verità in conseguenza del potere che determina l’emozione di dominio: in questo principio di esaltazione la logica che tutto nega per dare significato di grandezza a tutto quel che lo riguarda, dà ai comportamenti più volgari la capacità emotiva di dominio e attraverso essi l’atteggiamento arrogante che dice quale sia il significato della verità. In questo paradosso dell’esaltazione dell’esasperazione delle emozioni umane dei più frustrati, o resi tali, si cerca tramite l’affermazione emotiva dei comportamenti più superficiali quale sia il significato della realtà in base al dominio che si ha sull’altro, o altri. Tale dominio avviene, per questo senso, vieppiù per mezzo della distruzione della comunicazione come fonte di conoscenza, che amplifica la partecipazione emotiva nell’agire tra gli individui. Per fare un esempio lampante, anche se lontano nel tempo accaduto, l’obbligo di portare la stella di Davide degli ebrei durante il nazismo, dava la possibilità dell’affermazione emotiva, a tutte quelle persone che nel controllo dell’applicazione di tale apparente insignificante atto trovavano l’autorità per dare al proprio sentire emotivo l’esaltazione dell’affermazione della verità. Questi gesti violenti che ancora ora nella sua espressione di significato avvengono – se pur sembravo insignificanti - finiscono sempre per le logiche delle dinamiche del dominio, del potere, per sfociare nel loro parossismo e generare morte. Ora di certo, la tua risposta non mi ha sorpreso perché non è andata a finire subito in questo ambito, ma per il fatto che quest’ambito è ora in maggior modo espresso in un non senso comunicativo che fa della risposta associativa nella comunicazione fonte di esaltazione emotiva per sentirsi dominanti e superiori all’altro. Sempre più sovente in questo tempo effimero ciò è espresso da gesti del tipo verbale che determinano un’azione corrispondente, e allora il semplice dire qua o là, o guarda, o l’alzare un braccio, in modo più o meno sgarbato, per indicare o attirare o meglio distogliere l’attenzione psichica dell’altro, servono solo per far fare qualcosa all’altro e in questo percepire una sorta di dominio e potere, intelligenza superiore a quella dell’altro e, ciò in maggior ragione quando questi “tempi verbali”, male interpretano o non hanno alcun senso “nella capacità reale di agire nel significato reale della comunicazione esperita”. Certo il fatto che tu abbia trovato un momento di risposta per la mia domanda non ti ha dato la necessità di applicare il tuo dominio, ma non è detto per questo che tu non trovi più conveniente sentirti emozionalmente dominate e darti a quei tempi verbali di cui ti ho parlato, tanto più che ciò non inficia il processo di potere sociale, ch’è governato da un processo mentale che fa dello stimolo alla competizione darwiniana l’esperienza acclarante la verità.

 

MP

Comunque in sostanza le possibilità d’incontro, non sono più come era qualche epoca fa dove un blocco culturale serviva per dare ai processi della comunicazione un punto d’incontro per una legittimità moralmente controllata, ma che poteva essere legittima!  

 

PM

Certo ora si può affermare che potenzialmente c’è più libertà, ma cosa avviene in effetti. Spazio ridotto culturalmente, per una comunicazione culturale tra le persone a favore di spazi d’incontro surrettizi, dove poter mediare il controllo culturale superando i limiti del blocco culturale che non esiste più – per solo una rappresentazione di comodo che giustifichi la surrettizia libertà della comunicazione: un invenzione della trasgressione, che finisce per essere blocco culturale della reale comunicazione con se stessi e gli altri per gli individui che hanno modi non surrettizi nella comunicazione di se stessi. E a quest’oggi, ancora alcuni, paradossalmente su questo blocco culturale cercano e trovano spazi ipotetici per una moralità legittimamente controllata, ma che sembra, libera.  “   

 

 

 

 

  

     Frammenti di un giorno

 

 

 

Spider per libro

 

----- Original Message -----

From: Patrizio Marozzi

To: domenica@ilsole24ore.com

Sent: Tuesday, December 17, 2002 3:06 PM

Subject: Spider cinema

 

Spider

 

Ho appena letto la recensione di Escobar, sul vostro inserto culturale della domenica: “Domenica”, di: “Spider” film di Gronenberg David. Anticipo che ho già visto questo film, prima di Domenica 15 Dicembre e che l’ò trovato, per intensità forma registica, fotografia, recitazione, equilibrato come pochi altri, veloce e stimolante come ogni opera creativa che ha in sé l’originalità del suo autore – credo che sia uno dei migliori film della storia del cinema, sicuramente degli ultimi anni. Fatta questa premessa passo al motivo per cui vi scrivo, o scrivo al recensore Roberto Escobar. Immagino che lui sia a conoscenza delle intenzioni del regista, comunque mi ha lasciato lo stesso perplesso la chiave di lettura che ha inteso dare al vissuto della storia del protagonista del film, e in questo l’esplicazione dell’intenzioni del regista. Io, guardando il film non ho potuto non riflettere un attimo su alcune opere di David Lynch e mi è parsa subito evidente la differenza tra la “documentazione in tempo reale del film Spider e il tempo rappresentativo dei meravigliosi Film di Lynch – cito Velluto blu dove la rappresentazione simbolico Freudiana trasla tutto il film, o Cuore Selvaggio dove il flusso del racconto si apre alle amplificazioni junghiane e, oltre nella riduzione cinematografica dello sceneggiato televisivo e in un altro film, forse l’ultimo, di cui in questo momento, mentre vi scrivo, non ricordo il titolo, dove le storie rappresentate hanno perso la connotazione di “soggetto” per mostrarci il mondo interiore in una psiche collettiva che non ha un più un “protagonista cinematografico” ma che rappresenta i “protagonisti del film, come espressione stessa dell’evolversi di una psiche immaginaria senza “corpo”. Spider è un film diretto nell’approccio rappresentativo dei simboli”, sia cinematograficamente, nei movimenti di macchina; sia nella velocità del film, nella crudezza della recitazione Spider-Fiennes. Ora quello che mi ha lasciato un po’ perplesso, espresso nella recensione di Escobar, è quel vedere nella rappresentazione del sintomo espresso da Spider un significato traslato associativo di stampo freudiano dove l’inconscio finisce elusivamente in funzione di un atto censorio esclusivo dei significati sessuali, che riducono il simbolo a sintomo patologico della percezione sessuale del significato della comunicazione, la comunicazione che censura se stessa per atto di un tabù culturale che cerca d’infrangere il totem dell’identità collettiva. In sostanza tutto può avere un altro significato, basta che rappresenti il totem espresso dai tabù. Non continuo oltre per questa strada, ho detto questo, perché se visto in questa ottica il film Spider, perde quella bellissima crudezza che vi è rappresentata – è ovvio che in tutto il film il conflitto personale e sociale espressovi è nel fattore della comunicazione”, dove la ricerca del significato è affidato a Spider e dove la verità viene assunta “dall’autorità”, che in definitiva “non riconosce lo stato di violenza percepito da Spider. Lo stato dissociativo” in cui si trova Spider perché non deve essere rappresentazione e conseguenza della violenza subita dalla morte della sua vera madre e del conflitto con la matrigna, conflitto che ha cercato di superare in un atto catartico che ha trasformato la realtà distruggendola, per il significato della realtà sottrattagli di cui non aveva più percezione del sentimento di amore che lo legava alla madre. Nel film il tratto simbolico non può essere rappresentato da quelle corde in quella stanza, se non come rappresentazione di difesa estrema di Spider che ritualizza la trappola con cui ha dato morte alla matrigna, con la corda, l’oggetto-mezzo che ha usato per ucciderla. Eppure che il processo catartico stava assumendo valori di analisi era già evidente già prima del momento in cui Spider sembra utilizzare “il pezzo di vetro” sul suo polso e, lì, il regista in un attimo di non visto, pone lo stesso spettatore di fronte alla percezione che ha di Spider. Spider che nei comportamenti della direttrice della pensione sente la personalità della “nuova moglie” del padre che lo ha privato della “madre” – gli stati di allucinazioni di cui soffre Spider, non tolgono al racconto cinematografico la crudezza del realismo, ma rendono la storia “solo cinematografica”  - al punto culminate della risoluzione del processo catartico che lo ha portato a uccidere la matrigna, la conflittualità non può che stare” alle sue estreme conseguenze e questa nuova percezione seppur dissociata in Spider ci fa benissimo intendere che nella nuova attualizzazione del rituale” Spider può trovare la soluzione alla sua comunicazione interna - ora” l‘atto della morte è del tutto simbolico, Spider aspetta di vedere quello che succede, aspetta di riconoscerlo – scompare la matrigna e torna a guardare la direttrice della pensione. Sul piano simbolico del film, la scena finale in cui il direttore del manicomio è in macchina con Spider, citata da Escobar è aperta tra la comunicazione interiore di Spider, nel non “sapere del direttore del manicomio e quello che ha compreso lo spettatore. In conclusione di questa lettera dico che non ho conoscenza del libro di Patrick McGrath, ma anche l’avessi, credo, che le mie conclusioni sul film sarebbero le stesse. 

Cordialmente,

Patrizio Marozzi

 

----- Original Message -----

From: "System Administrator" <postmaster@ilsole24ore.it>

To: <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Tuesday, December 17, 2002 3:05 PM

Subject: Undeliverable: Spider cinema

 

> Your message
>
>   To:      domenica@ilsole24ore.com
>   Subject: Spider  cinema
>   Sent:    Tue, 17 Dec 2002 15:06:12 +0100
>
> did not reach the following recipient(s):
>
> domenica@ilsole24ore.com on Tue, 17 Dec 2002 15:05:11 +0100
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----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Tuesday, December 17, 2002 3:19 PM

Subject: Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore

 

[…]

(non riuscendo in questo momento ad utilizzare e-mail del sole 24 specifica)

 

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.arti.cinema.recensioni

Sent: Tuesday, December 17, 2002 3:21 PM

Subject: Spider - Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore

 

----- Original Message -----

From: "Robot Moderatore" <robomod.it@computerville.it>

To: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Tuesday, December 17, 2002 3:21 PM

Subject: Re: Spider - Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore

 

> it.arti.cinema.recensioni e` un gruppo moderato.
>
> Il tuo articolo e` stato esaminato dal programma di moderazione automatica ed e` stato rifiutato:
>
> Gli argomenti trattati sono solo ed esclusivamente legati
> strettamente al cinema ed in particolar modo alle recensioni dei film.
> Ogni articolo deve contenere uno dei seguenti tag:
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> [RECE] per gli articoli contenenti recensioni o commenti su film
> presenti in sala.
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> proiezioni speciali.
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> [ADMIN] questo tag è riservato per le comunicazioni del moderatore.
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> ascrivibili alle suddette categorie anche se riguardanti il cinema.
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> Viene tollerato un moderato scambio OT all'interno degli articoli (che dovranno essere comunque principalmente IT) all'interno di thread iniziati totalmente IT.
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> Il newsgroup è moderato da Davide,,,, ogni comunicazione, suggerimento, critica o proposta di collaborazione è bene accetta.
> Inviare a moderatore_iacr(chiocciolina)libero.it
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>
> Per ulteriori informazioni puoi contattare il moderatore del gruppo
> all'indirizzo moderatore_iacr@libero.it.
>
> Cordialmente,
> il robomoderatore.
>
> ------- L'inizio dell'articolo da te inviato --------
> From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>
> Newsgroups: it.arti.cinema.recensioni
> Subject: Spider - Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore
> X-Newsreader: Microsoft Outlook Express 6.00.2600.0000
> Message-ID: <apGL9.24442$Ou4.763638@twister2.libero.it>
> Date: Tue, 17 Dec 2002 14:20:54 GMT
> Organization: [Infostrada]
> Approved: robomod.it@computerville.it (1.21)
> Sender: robomod.it@computerville.it
> X-Mail-Path: vejo.computerville.it!scotty.uli.it!smtp1.libero.it!twister2.libero.it!news@twister2.libero.it
> X-Moderatore: 1040134855.9825
> X-Original-NNTP-Posting-Host: 151.27.187.87
> X-Original-X-Complaints-To: abuse@libero.it
> X-Original-X-Trace: twister2.libero.it 1040134854 151.27.187.87 (Tue, 17 Dec 2002 15:20:54 MET)
>
> Spider
>
> Ho appena letto la recensione di Escobar, sul vostro inserto culturale della domenica: "Domenica", di: "Spider" film di Gronenberg David. Anticipo che ho già visto questo film, prima di Domenica 15 Dicembre e che l'ò trovato, per intensità forma registica, fotografia, recitazione, equilibrato come pochi altri, veloce e stimolante come ogni opera creativa che ha in sé l'originalità del suo autore - credo che sia uno dei migliori film della storia del cinema, sicuramente degli ultimi anni. Fatta questa premessa passo al motivo per cui vi scrivo, o scrivo al recensore Roberto Escobar.
>
>

 

----- Original Message -----

From: Patrizio Marozzi

To: moderatore_iacr@libero.it

Sent: Tuesday, December 17, 2002 3:34 PM

Subject: informazioni

 

Dopo il rifiuto del robot - mi spieghi lei se il robot è stupido, Grazie
Patrizio Marozzi

 

[…]

(non riuscendo in questo momento ad utilizzare e-mail del sole 24 specifica)

 

 

----- Original Message -----

From: "Davide De Santi" <moderatore_iacr@libero.it>

To: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Tuesday, December 17, 2002 4:15 PM

Subject: Re: informazioni

 

> From: Patrizio Marozzi
> >Dopo il rifiuto del robot - mi speghi lei se il robot è stupido, Grazie
> >Patrizio Marozzi
>
> Il robot è ovviamente stupido ma ha quasi sempre ragione.
> Il problema del suo post è questo:
>
> > Subject: Spider - Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore
>
> Il subject in questo NG deve contenere una tag fra parentesi quadre,
> in questo caso: [RECE]
> Deve essere ESATTAMENTE così, in maiuscolo, tra parentesi e
> senza spazi.
> Davide
>
>

----- Original Message -----

From: Patrizio Marozzi

To: domenica@ilsole24ore.com

Sent: Thursday, December 19, 2002 9:57 AM

Subject: Spider – cinema

 

 

----- Original Message -----

From: "System Administrator" <postmaster@ilsole24ore.it>

To: <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Thursday, December 19, 2002 9:56 AM

Subject: Undeliverable: Spider - cinema

 

> Your message
>
>   To:      domenica@ilsole24ore.com
>   Subject: Spider - cinema
>   Sent:    Thu, 19 Dec 2002 09:57:03 +0100
>
> did not reach the following recipient(s):
>
> domenica@ilsole24ore.com on Thu, 19 Dec 2002 09:55:59 +0100
>     The recipient name is not recognized
> The MTS-ID of the original message is: c=it;a= ;p=il sole 24 ore;l=MIANTE010212190855XKSC4R3N
>     MSEXCH:IMS:Il Sole 24 ORE:INTERNET:MIANTE01 0 (000C05A6) Unknown Recipient
>

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.arti.cinema.recensioni

Sent: Thursday, December 19, 2002 10:06 AM

Subject: [RECE] Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore

 

Ho appena letto la recensione

[…]

(non riuscendo in questo momento ad utilizzare e-mail del sole 24 specifica)

 

 ----- Original Message -----

From: "Robot Moderatore" <robomod.it@computerville.it>

To: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Thursday, December 19, 2002 10:06 AM

Subject: Re: [RECE] Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore

 

> Il tuo articolo per il newsgroup moderato it.arti.cinema.recensioni
> e` stato ricevuto.
> Gli e` stato assegnato il codice 1040288742.6456 ed e` stato mandato al moderatore del gruppo moderatore_iacr@libero.it per l'approvazione.
>
> Cordialmente,
> il robomoderatore.

 

----- Original Message -----

From: "Robot Moderatore" <robomod.it@computerville.it>

To: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Thursday, December 19, 2002 11:36 AM

Subject: Re: [RECE] Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore

 

it.arti.cinema.recensioni e` un gruppo moderato.

Il tuo articolo e` stato esaminato dal moderatore ed e` stato rifiutato:

Evidentemente abbiamo dei problemi di comunicazione.
La [RECE] deve contenere ASSOLUTAMENTE il titolo del
film nel soggetto (eventualmente aggiungendo altri commenti tipo
Lettera aperta ecc.). Questo perchè il NG è SOLO di recensioni.


Per ulteriori informazioni puoi contattare il moderatore del gruppo
all'indirizzo "Davide De Santi" <moderatore_iacr@libero.it>.

Cordialmente,
il moderatore.

------- L'inizio dell'articolo te inviato --------
From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>
Newsgroups: it.arti.cinema.recensioni
Subject: [RECE] Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore
X-Newsreader: Microsoft Outlook Express 6.00.2600.0000
Message-ID: <FZfM9.31365$Ou4.934230@twister2.libero.it>
Date: Thu, 19 Dec 2002 09:05:41 GMT
Organization: [Infostrada]
Approved: robomod.it@computerville.it (1.21)
Sender: robomod.it@computerville.it
X-Mail-Path: vejo.computerville.it!scotty.uli.it!smtp3.libero.it!twister2.libero.it!news@twister2.libero.it
X-Moderatore: 1040288742.6456
X-Original-NNTP-Posting-Host: 151.27.195.232
X-Original-X-Complaints-To: abuse@libero.it
X-Original-X-Trace: twister2.libero.it 1040288741 151.27.195.232 (Thu, 19 Dec 2002 10:05:41 MET)

Spider

Ho appena letto la recensione di Escobar, sul vostro inserto culturale della domenica: "Domenica", di: "Spider" film di Gronenberg David. Anticipo che ho già visto questo film, prima di Domenica 15 Dicembre e che l'ò trovato, per intensità forma registica, fotografia, recitazione, equilibrato come pochi altri, veloce e stimolante come ogni opera creativa che ha in sé l'originalità del suo autore - credo che sia uno dei migliori film della storia del cinema, sicuramente degli ultimi anni. Fatta questa premessa passo al motivo per cui vi scrivo, o scrivo al recensore Roberto Escobar.

 

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.arti.cinema.recensioni

Sent: Friday, December 20, 2002 10:43 AM

Subject: [RECE] Spider al robomod.it@computerville.it Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore

 

[…]

(...non essendo riuscito in nessun momento del mio tempo ad utilizzare l'e-mail informatica del sole 24 specifica per "questa comunicazione:
> domenica@ilsole24ore.com  per mezzo della mia patrizio.marozzi@libero.it [From "System Administrator" Undeliverable: Spider - cinema] )

 

 

----- Original Message -----

From: "Robot Moderatore" <robomod.it@computerville.it>

To: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Friday, December 20, 2002 10:46 AM

Subject: Re: [RECE] Spider al robomod.it@computerville.it Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore

 

> Il tuo articolo per il newsgroup moderato it.arti.cinema.recensioni
> e` stato ricevuto.
> Gli e` stato assegnato il codice 1040377326.16949 ed e` stato mandato al moderatore del gruppo moderatore_iacr@libero.it per l'approvazione.
>
> Cordialmente,
> il robomoderatore.

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.arti.cinema.recensioni

Sent: Friday, December 20, 2002 10:42 AM

Subject: [RECE] Spider al robomod.it@computerville.it Lettera Aperta A "Domenica" del sole 24 ore


----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Sunday, November 24, 2002 8:26

Subject: .Io che penso?"

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Sunday, November 24, 2002 8:28 PM

Subject: .Io che penso?"

 

“Prologo per un mio libro”

Oggi mi sono trovato una parola sul vocabolario, una che non conoscevo, una che mi piaceva, poi ho incominciato a pensare con quella parola, magari insieme a qualcuna in dialetto – non c’è pubblicità che tenga, o frase aggiunta, non a caso dai media – che mi faccia pensare con questa parola. Voglio pensare con la mia testa, e voglio qualcuno che pensa con la sua testa, con parole nuove che sa costruire e inventare con quelle sul vocabolario, pensieri liberi, senza faziosità o prevaricazione, con cui comunicare. Se c’è qualcosa da fare, voglio farla e dirla, non dirla per non farla, come se le parole non fossero più mie. Se la comunicazione ha un significato, vuole dire che debbo pensare, quel che non è vero perché accade, ma non per questo il sentirmi dire quel che non è vero, deve voler dire che io non debba capire quel ch’è vero – ho le mie parole, per trovarne delle altre, magari facendo”, prima. E se per “potere” le parole agiscono, tanto da esserne imprigionate, non vuol dire che io debba usare queste parole per sentirmi vivere le emozioni dentro, per non comunicare con me stesso, attraverso l’uso delle parole “predominanti” che non appartengono a nessuno e che generano solo frustrazione e rivalsa, tanto che prigionieri del loro consenso dobbiamo accettare le azioni che le giustificano come fossero vere, per sentire che le nostre emozioni si affermano, per darci sensazioni di “forza e vittoria”, quasi che la parola vita serva per morte e l’amore l’odio, la pace guerra. I pensieri si adeguano, così, ai significati delle parole derivate, con sinonimi che esprimono la perdita della verità ultima”, fino a contrapporsi con le azioni al “significato originale delle parole”, come mezzi che negano l’esistenza del significato delle azioni delle parole prime”. Questa tranvatura della libertà del comunicare serve per governare le emozioni in una sorta di atarassia vocabolare” a cui è più facile adeguarsi, per non avvertire il disagio della perdita del consenso” – in un mare di consenso dove l’osservare è la visione di un atto orgiastico del non significato delle parole, come se nel bacio tra due persone che si amano, vi si veda non quelle persone, individui, ma l’espressione di un atteggiamento confuso negli slogan dei vocaboli più qualunquistici e insignificanti di cui è fornita la comunicazione di massa e media, tutta la vacuità delle parole espropriate del loro significato dell’aspetto meno superficiale della comunicazione. Ma ciò in realtà non è solo quello che vi si vede, ma quello che fa sì che quel bacio, in funzione di ciò, renda consenziente e reale la sua rappresentazione sociale, il suo significato, e l’appagamento delle emozioni della comunicazione orgiastica, ch’è ben al di là di quella individuale e comune, dove lo stato di consapevolezza e responsabilità, ricerca il vero della comunicazione anche in ambito: di qual si voglia solitudine creativa e comunicativa. “Quella orgiastica pone un baratro alla comunicazione” distogliendo il linguaggio”, la sua possibilità nei confronti degli spazi interiori – che vivono nell’individuo – di trasmettere la “convivialità” delle azioni che danno ad esso la possibilità di comunicare l’elaborazioni della propria esperienza più significativa, la “coscienza”. “E così ogni parola, ed anche tutto quello che può trasmettersi, con comportamenti che vivono di parole interiori, galleggia nella superficialità, senza mai raggiungere la verità delle emozioni personali; che divengono così scordate, che la consapevolezza assume l’aspetto di un autismo collettivo dove tutti hanno bisogno di trasmettere informazioni gli uni agli altri, senza “né ascoltare né capirsi”, la comunicazione” non ne ha bisogno, giacché il suo significato è soltanto funzionale alla “sensazione di appagamento” che così si ottiene; se diviene necessaria, è importante lo scopo delle comunicazione e ciò comporta la percezione del rischio della perdita del consenso, a cui si “vuole” appartenere, al di là del significato e sentimento.”

È difficile pensare, agli ultimi accadimenti della Rai, insieme ai precedenti allontanamenti… non in questo contesto. Sia chiaro, comunque, che se per esempio Patrizio Marozzi scrivesse all’editore Donzelli, per chiedergli se può inviargli dei dattiloscritti da leggere, vi dico per certo che non riceverebbe neanche la risposta, a titolo di educazione – che lascia il tempo che trova, ma almeno è un assunzione formale, di responsabilità, del proprio atteggiamento comportamentale e culturale – Tanto è vasto il riciclaggio dell’ignoranza tribale”  della comunicazione del consenso – Il dispotismo del “sistema della comunicazione” attuale insieme alle sue nuove parole, mettono non poco in attenzione la riflessione individuale, che non può che chiedersi se la radicale trasformazione della costituzione porti ad un abbattimento dei valori comuni a favore di quelli orgiastici, e non può non rammentare che l’abbattimento del valore della comunicazione nelle prime fasi questo governo ha riportato indietro il paese, fino all’apice del G8, dove si è rivisto un caos retrogrado non da poco. I movimenti che si sono attivati successivamente a ciò, hanno contribuito non poco alla ricomposizione e attivazione di quelle forme di comunicazione di tutta la società civile italiana; che si appresta ad affrontare problematiche tutt’altro che di facile soluzione. Mi auguro per ciò che le parole tra gli individui (e nei movimenti) siano vive e che siano necessarie, nella comunicazione interpersonale – privilegiando io arduamente quest’ultima – per non disperdere le emozioni orgiasticamente.

 

Patrizio Marozzi

 

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Newsgroups: it.arti.cinema.recensioni

Sent: Tuesday, January 21, 2003 10:23 AM

Subject: [RECE] Pinocchio

www.tuttubenigni.it

21/01/2003 10.24.59

Critica Pinocchio

Io personalmente credo che il film di Benigni sia piaciuto, e se trovo i punti di vista personali sul film in un’ottica diversa dalla mia non posso che trovarli accettabili. Quello che mi fa sempre un po’ riflettere è il fatto di un immaginario comune che io definisco al rovescio, nel caso del film di pinocchio l’atteggiamento al rovescio comune è quello di pinocchio bambino Benigni cinquantenne – non vorrei sbagliare – in sostanza la critica che ho “osservato” al di là di un senso non ben specificato del perché il film non fosse valido, finisce sempre su questo appunto, anche quella americana, - che al di là che il film di Benigni vinca tutti gli oscar, o venga ignorato è bene ricordare ch’è un film profondamente pro pace nel significato meno “lapalissiano” del termine pace. Non mi sento di rimproverare Benigni che per l’oscar è più Geppetto”, tanto Pinocchio “vò via dalla scuola con l’anima grande di Lucignolo. Ma per tornare al Benigni Bambino Pinocchio, ciò che mi fa propendere a suo favore riguardo alla critica comune sta nel fatto che questi adulti non riescono a cogliere l’immaginario di questa rappresentazione, quasi fosse una cosa che non stupisce, e mi sembra così ripetuto questo atteggiamento da aver trasformato la critica di Pinocchio Bambino Benigni in un immaginario al rovescio. Voglio dire “a me” non è capitato di “ascoltare nessuno che si soffermasse sul fatto che Benigni ha recitato Pinocchio Bambino un voce sopra, come fosse un bambino dell’età di pinocchio, come se l’immaginario stesse ancora tutto lì, nel corpo di un adulto – e che nel riascoltare la voce del Benigni attore che tutti conosciamo, nel momento in cui la fatina se ne va, quasi non capire se quella voce di Pinocchio diventato adulto non sia Benigni, ma Benigni è meglio come Pinocchio, chissà forse questa riflessione rientra nell’indiscutibilità di ciò ch’è ovvio. Eppure ho il timore che se così fosse, finisce per essere “un non so che” dello stupore che manca, e quasi rappresenta che quel semplice ritardo delle cose che stupiscono riflettendo, purtroppo se non “immediatamente si percepiscono: non merita vi si rifletta. Vorrei ricordare che a mio parere il film poggia su una recitazione attoriale così ben caratterizzata che da cura” di un lavoro di regia che sa di come sentire l’attore e che sa del sentire di un attore, ultimamente in Italia questa modalità si è alquanto indebolita. E la cosa che dà peculiarità al film di Benigni sono i perfetti tempi teatrali della recitazione, che danno un sapore suo-filmico ai tempi cinematografici, più fedeltà all’immaginario di Collodi credo non potesse esserci. Un ultimo pensiero a questa trasposizione dell’immaginario fatta da Benigni voglio dedicarla agli effetti speciali del film, che li ho trovati tutt’altro che algidi, ma quasi vicini alle macchine meccaniche di un palcoscenico – credo che questo possa creare un dissapore ad un abitudinario spettatore cinematografico.

 

 

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Newsgroups: it.cultura

Sent: Thursday, November 28, 2002 10:45 AM

Subject: "La qualità della volgarità di ieri"

 

“La qualità della volgarità di ieri”

 

Ieri è stata una giornata particolarmente intensa – e mi è capitato di dovermela sorbire tutta, dato il livello degli autori. Cito per primo il presidente Bush, che a quel che so nella sua lunga carriera pre presidenziale è stato un integerrimo firmatario delle esecuzioni capitali, adesso finalmente ha dato la grazia ad un tacchino – essendo io vegetariano la cosa mi fa molto piacere – queste pantomime culturali rappresentano la sensibilità per la cura dell’ambiente del popolo e le motivazioni per la pena di morte – come ho detto io sono vegetariano, e non ditemi che questo basta per insultare chi mi insulta – poi mi è capitato di ascoltare il rappresentante governativo della protezione civile italiana – non ricordo come si chiama, che volete questa è una colpa – dire a proposito delle alluvioni che stanno affliggendo la Padania di Bossi: che per risolvere il problema delle alluvioni bisogna farsi delle polizze assicurative, mi auguro le paghi Bossi e Berlusconi e non con i soldi di tutti gli italiani privatizzati in fondi d’investimento in borsa. “Io sono un ex alluvionato del fiume Tronto, anche con il mare davanti agli occhi” e, chissà se riuscirò a rimanere ex, comunque voi state su e io quaggiù, siamo due Italie, quindi io non posso che dirvi: nuotate. Ma la qualità di ieri è stata ancora più alta, quando ho sentito, sempre in televisione, non ricordo neanche a che proposito, quando sono volgare, dire, all’incirca, da Berlusconi, l’uomo più ricco d’Italia, che le cose date, fatte senza farsi pagare, non “acquistano” importanza. E allora non ho potuto non osservare la retata della domenica”, di prostitute clandestine, rimpatriate – mi auguro liberate, forse momentaneamente dal giogo della schiavitù – queste che danno sesso a buon prezzo boicottando il prezzo legale dello scambio del dare e avere della società civile, che non dà importanza alla qualità del dono, ma solo al potere, del potere dello scambio, potremmo chiamarlo profitto dell’essere esseri umani. La violenza su cui poggia questa volgarità è una dittatura morale che assoggetta “chiunque” e che priva chi è libero della libertà degli altri. Dico per sicuro che la criminalità organizzata troverà facilmente il modo di “regolarizzare la prostituzione”, magari, per accontentare l’amor patrio, dando più lavoro alle italiane e se possibile depenalizzando se stessa, nel reato di evasione fiscale. Concludo il giorno di ieri parlano di avanti ieri, a porta a porta, ho ascoltato alcuni commenti e fatti sui “maghi, Sentendo che il mago si San Remo vendeva appartamenti in paradiso, mostrando anche le planimetrie, ma quello che mi ha colpito – per quel che ho ascoltato – è stata la distinzione tra i cretini che si sono rovinati economicamente in magherie varie e quelli che ricchi economicamente, non sono cretini perché non sono incorsi nel tracollo finanziario. Non capisco perché questi siano meno cretini, forse solo per il fatto che c’è chi ne asseconda il potere e magari li “elegge”, ma allora credo che ci sono più cretini di quanto s’immagini.

E non ditemi che questo è meno surreale per l’individuo della politica dei regimi comunisti sovietici. Come spesso odo pronuciar.

 

 

Rai.it forum “primo piano”

Messaggio di PatrizioMarozzi

 

Oggetto: Re: allagata!

Data: 02-12-2002 alle 10:49

 

nuvolasenzainverno (28-11-2002 00:43):

>Buonasera a tutti dalla laguna di Milano!

Da 3 giorni vivo con un fiume in piena sotto casa (il Seveso, ovvero la fogna), che normalmente abita i tombini, ma ormai è al posto delle strade (perfettamente navigabili).

Abbiamo un romantico odore di fogna, un dolce sottofondo di acqua che sgorga dai tombini come le cascate del niagara e topi lunghi come coccodrilli che se la spassano!

> la zona di monza e del lambro sono più gravi per cui i vigili del fuoco sono tutti là... da noi non viene nessuno... è venuto un operatore della rai, ha fatto delle riprese ed è fuggito... perchè non si è fermato a sentire che il Seveso esce ogni volta che piove, e sono anni (dal 50) che promettono interventi per aggiustare la situazione, ma nessuno fa niente??
> Dalla fogna a cielo aperto è tutto

 

Gentile allagata, cortese io@casa.it, simpatica nuvolasenzainverno - il romanticismo a Milano è una cosa speciale ed è veramente carico di rivoluzioni e tutti sensi ne partecipano in pieno, per questo è bene non perdersi in romanticherie; puoi tu avere questa fortuna, la natura del tuo luogo esprime il meglio di se e ti dà la forza delle passioni più forti. Immagina cosa sarebbe la tua vita senza quella fogna a cielo aperto, magari dovresti accontentarti solo dello smog e pensa a quei topi che non vogliono altro che rallegrarti la vista, per farti capire quale sia la tua fortuna. Cosa sarebbe di te se la natura che hai attorno scorresse via senza che tu te ne "accorga, chi potresti ringraziare dopo: nessuno, per questo mia cara, sappi che sei già mitologia - dalla sua caverna urla il ciclope - e quando “di chiederanno” chi è stato, non dire Ulisse, ma dì: "Tu no!" e, chissà forse ti chiederanno di votarli, e potrai sperare, pensa potrai sperare, ti sarà data in dono anche questa possibilità. E allora rimpiangerai il romanticismo, perché queste sono le romanticherie. Tutto il mio affetto e solidarietà

Patrizio Marozzi

 

 

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Saturday, November 30, 2002 10:59 AM

Subject: Il bambino rompi palle

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Saturday, November 30, 2002 10:57 AM

Subject: Il Bambino rompi palle

 

Rai.it forum “primo piano” [scelto dalla redazione . media del voto del pubblico da 1 a 4 - 2]

Messaggio di PatrizioMarozzi

 

Oggetto: Il bambino rompi palle

Data: 30-11-2002 alle 10:54

 

Il bambino rompi palle     

 

Ganzo vuoi vedere che si vedranno più cartoni animati. Caro bambino me lo auguro per me, ma anche questi non tutti potrai vederli. E c’hanno tutti paura a dirlo, oh vogliono difendere la tua infanzia che mica si po’ di che non si può fare. Sei proprio un rompi e, voi pure parla, ma state zitto che mi tocca vedé milioni di spot di pubblicità e tu de li guardi tutti, e poi non se sa che voi, mo bisogna fa la televisione de qualità per te, ma questa è solo per rompe le palle a me – te stanno a insegna la democrazia del menga e non te spiego che significa, fattelo spiega da loro, che non te lo dicono, non gliene sfrega un cavolo di quello che pensi, perché tu non devi da pensa, devi consumà come me. Voiono fa la televisione di qualità uguale pe tutti, nel senso che più gente la guarda e meglio è – me voiono fa crede che tutti dobbiamo essere intelligenti uguaglio, ma te rendi conto che ce stanno cose che ce vuole un po’ più d’impegno e tempo pe capisse, voio dire un po’ più di tempo dello spot pubblicitario, e se poi tu li capisse, o io, non è detto che ce debbono da piace, ma lavimmo capiti, e non è detto che ogni tanto non ce piace guardà quelli che non ce piace ma che possono da essere intelligenti e che solo quattro stronzi stanno a guardà – oh ho detto na parolaccia, fa finta che l’ho detta dopo le 22:30, dopo se po’ dì’, è lo so che d’indriga, a me quanto me piaceva vede i film in bianco e nero che un tempo trattavano argomenti solo per un pubblico adulto, che poi c’avevo tempo pe capilli pure io. Tu non poi, tu devi da vede la pubblicità e allora bisogna fa le cose di qualità pe fa vede a più gente possibile la pubblicità, vedi che frega bisogna fa la pubblicità pe tutta la famiglia, così se può di che c’è na qualità pe tutti, senza bisogno pe fatica a sceisesela, al di là del tempo di riflessione del brevissimo tempo dello spot pubblicitario. E non me di che non te violentano ogni volta che ti sconquassano l’emozioni pe interrompe un film co la pubblicità – non me dì che non te succede niente, perché a me succede qualcosa, stai male se non te succede niente, se te passa tutto così, se te emozione più lo spot e preferisci a da vedello, che chiedete perché non te piace er film, se ciai capito, perché a te nun te piace. Caro bambino come vedi so un casino co lo scrivo, ma me dico te sarai divertito, o avrai fatto l’arrogante? Pe difendete e nun capicce niente – mo te fanno competente, mo ciai i moduli e nun è importante che pensi, nu le mai stato, se non per sbaglio ogni tanto, mo devi da diventa competente, tu ciai un sacco de competenze e perciò capisci un sacco de cose, sempre pe fatte di quello che devi da fa, pe somma capo tutto quello che sai lo sai se de dicono che sei competente, sennò non lo sai perché non compete. Ma non te voio di oltre sennò finisce che dicono che te sto a travià. Comunque basta che dici che lo hai letto dopo le 22:30. Allora caro rompi famme un piacere, non guardare più la televisione commerciale che così dovrà da cagnà, se so solo io a nun guardala, me becco tutta la qualità da solo. Poi famme n’antra cortesia dì’ a Rutelli de stasse zitto, vò diversificà il mercato della televisione, facendo rai tre commerciale: privata, dije ch’è na strunzata – sempre dopo le 22:30 – rai tre deve da esse senza pubblicità, deve esse n’antra cosa da le altre, mantenendo il palinsesto dell’informazione e culturale e (sport) – e poi fate da fini tutti i programmi rai a l’una e il meglio della programmazione notturna attuale distribuita su rai tre di giorno – rete quattro se nun vo andà su satellite deva da fa lo stesso, della rai sul satellite, senza pubblicità, sennò vaffanculo. È ora de finilla che la pubblicità non si adegui e continui a voler cambiare la gente a suo uso e abuso. E poi caro bambino rompi famme l’ultima cortesia, dì al bambino Gasparri, ch’è contento come una pasqua convinto di aver fatto chissà che, se mi fa vede “Tutto su mia madre” di Pedro Almodovar, prometto che anche se lo trasmettono in prima serata, per la “qualità cinematografica” del film - lo registrerò così quando ci sarà la pubblicità la faccio scorrere più veloce che posso, spero più del messaggio subliminale. Grazie.

 

Dopo la prima sospenzione di programmazione è stato poi trasmesso il 11/01/2003

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Thursday, December 05, 2002 6:24 PM

Subject: Scritto "alimentare e forse debole" sulla "devoluzione" - del caos?

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura.letteratura.italiana

Sent: Thursday, December 05, 2002 6:23 PM

Subject: Scritto "alimentare e forse debole" sulla "devoluzione" - del caos?

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Thursday, December 05, 2002 6:22 PM

Subject: Scritto "alimentare e forse debole" sulla "devoluzione" - del caos?

 

La Stampa Forum: devolution  5/12/2002 18:21

Scritto "alimentare e forse debole" sulla "devoluzione" - del caos?

 

Rai.it forum “primo piano” devoluzione

Oggetto: Scritto “alimentare e forse debole” sulla “devoluzione” - del caos?
Data: 05-12-2002 alle 18:18

 

Scritto “alimentare e forse debole” sulla “devoluzione” - del caos?

 

da questi giorni uso un mouse che usa la luce al posto della pallina, per spostare la freccia sullo schermo del computer – ma la cosa che m’entusiasma veramente, è che con una rotellina, vicina al mio dito indice, è possibile far scorrere la pagina, anche d’internet sullo schermo, in su e giù, ma c’è un’altra cosa ch’è decisamente rivoluzionaria, la possibilità premendo la rotellina di far scorrere la pagina alla velocità che si vuole per leggerla, vi è la possibilità di leggere un libro, senza neanche girare la pagina. “Questo ovviamente è un miglioramento che fa sì che tutto quello che “faceva, ci si servisse per le funzioni descritte rimane inalterato e continua a funzionare” anche per altri usi il computer. In definitiva con ciò è già possibile e a basso costo, sia per la produzione che per la fruizione avere la possibilità di servirsi per la distribuzione dei testi dell’uso di un cd rom, ciò dà la possibilità al fruitore di una riduzione del costo del “supporto” e un aumento del guadagno dell’editore nell’ambito del lavoro creativo dell’autore. Far scorrere la pagina sul monitor, vuol dire anche poter intervenire sulla forma dei caratteri e nulla vieta che possano essere stampati su carta e letti, o comprati già nell’edizione su carta, che dà sempre il suo piacere anche se bisogna voltare la pagina. Per quanto riguarda ad esempio le letture collettive si possono immaginare oltre quelle con voce”, anche quelle composte da più persone, comodamente sedute, o all’inpiedi che vedono scorrere le pagine e le leggono su uno schermo comune. Per quel che riguarda gli studenti, servirsi di una riproduzione su cd rom dei libri di testo, potrebbe anche voler dire organizzarsi delle dispense su carta, necessarie all’uso giornaliero, senza far trasportare allo studente, ogni volta l’intero peso di tutti i libri, e far sembrare utili le mamme che li accompagnano in auto – tale processo organizzativo può già essere un’azione didattica (scuola brutto! Basta!). Il tutto su cd rom perché è l’unico supporto elettronico che garantisce “l’inalterabilità”, dell’originale dell’autore che non va, così mai disperso. Per le organizzazioni no profit potrebbe essere utile usufruire del sistema di distribuzione della copia, dove in ragione delle possibilità esponenziali del sistema della libera copiatura, l’organizzazione della distribuzione, non ha limitazioni, nel tempo e nello spazio. In arricchimento a ciò si può organizzare il tutto con la certificazione spontanea di chi usufruisce della copia, per un rendiconto sulla “diffusione dell’opera”, e nella volontaria e libera offerta monetaria da parte di “chi voglia e come voglia” all’associazione e l’autore. In tal modo su base statistica” si coprono agevolmente le spese e i “compendi economici. Questa è l’acqua calda che non è preclusiva dell’i-book elettronico né di chi voglia spendere per comprarlo, o editarci.

 

Che cos’è la vita sessuale in un significato d’appartenenza. - Le sensazione dell’atto sessuale, cosa esprimono nella ricerca dell’appartenenza. Cos’è che distingue le sensazioni che si provano, tra l’appartenere e il potere e cos’è che appartiene alle sensazioni che ci fanno distinguere la persona amata e cos’è che ci fa appartenere all’amore e non al potere. “Lasciando la capacità di vivere l’amore al protagonista umano fin dove ne è capace, qui traccerò alcuni pensieri su alcuni aspetti della sensualità sessuale, che sono pur sempre componenti della composita personalità della persona, e non preclusivi dei suoi molti altri aspetti. Il mondo della sessualità è ancora determinato tra chi dà e chi riceve, investendo i significati dei comportamenti in una perturbazione dialettica con la logica espressiva dell’attivo e passivo, ciò non identificandolo in ambito solo omosessuale, ma anche in quello eterosessuale – ora, qui non “pensando” alla conseguenza estrema: di affermare l’atto del potere e quello di subire il potere, che estremizza i comportamenti sessuali al di là di qualsivoglia appartenenza e armonia, - non per questo, però, censurando ancora una volta la “famosa scena di “Ultimo tango a Parigi” – è bene dire che l’essere propositivo nello svolgersi della sessualità, per quel significato così poco astratto di attivo e passivo non trasforma paradossalmente il passivo in attivo, quasi che tutto risiedesse nella percezione fisiologica. In effetti” se ciò è non si comprende perché essa si debba determinare in qualcosa di passivo o attivo. In effetti” la disponibilità fisiologica ad accogliere dà a quelle parti del corpo una cedevolezza del tutto spontanea che fa di questo il sentire dell’appartenenza – ovviamente questa cedevolezza può essere relativa anche per un volere della donna, per una sua percezione di fisicità – ma la sostanza non cambia, e nel modo di chi dà c’è in parte la stessa consapevolezza relativa, ma che dà all’appartenenza l’esserci-in. Ora tutto questo non è detto che ci dica chiaramente quale sia “il modo estetico” che c’indirizza verso un sesso o l’altro. Modo estetico che negli “atti sessuali-sensuali si può esprime con il raggiungimento dell’intimità personale che vive al di là delle sensazioni che possiamo unilateralmente percepire, per “l’appartenenza in un’intimità condivisa, che superi il concetto di attivo e passivo - non orgiasticamente è un’altra cosa – Tutto questo discorso non è fatto per spiegare il perché delle scelte sessuali. È un discorso un po’ arido e privo di espressioni d’esperienza narrata o altro, ciò per rendere diciamo lecita la lettura a chiunque, anche non parlando della concretezza dell’amore; o fatto per invogliare da parte mia femmine a scoprire quel che non vi è detto. Questo è un discorso sulla devoluzione per chiarirsi un po’ le idee sul concetto popolare del cel’hodurismo virile.

 

In questi giorni sta succedendo un pandemonio, dove? “Solo in Italia?” Per questa nuova parola devoluzione, che non si capisce cosa vuole fare dell’Italia. Sembra una scomposizioni per atti non più componibili = “il cammino del gambero?!”

 

P.S

Ora non mi va di fare altri discorsi o chiarire quello che ho scritto qui, ciò ch’è scritto è “costume” o costume dello scrivere? Bo!?…

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Friday, December 06, 2002 10:57 AM

Subject: all'anonmo economista in erba

 

La logica dell'aumento della conflittualità - in ogni senso - per un aumento della produttività è fatta per istaurare un sistema a regime controllato da chi ha potere economico. Questa forma di elaborazione sociale è servita ai
Repubblicani Usa per cambiare in tal modo il sistema da non poter più tornare indietro, per Clinton è stato impossibile ristabilire i diritti sanitari per tutti. In tal modo conflittuale la posizione di forza acquisisce ancor più potere ipotizzando un immediatezza della soluzione dei
conflitti sulla base delle soluzioni disponibili per un aumento dei profitti - in questa situazione avviene che con un impoverimento generale aumentano i profitti esponenziali: i miliardari - una delle basi perché tale
sistema funzioni è eliminare le componenti sociali che non sono funzionali al sistema dei consumi esponenziali, con un aumento del costo della vita e una sempre maggiore differenza tra ricchi e poveri, tutto questo fino a rimangiarsi le "logiche economiche" con guerre che servono sia per sostenere l'economia, che per controllare le risorse energetiche - vedi Usa – Per quanto riguarda la Fiat il suo inserimento" è quello di un'azienda che va al traino dell'economia del petrolio, un'azienda media che ha una sua fetta di mercato consolidata e su cui può gestire una programmazione. In questi giorni sembra purtroppo soggetta ad uno stato di debolezza, sia nella
programmazione che di rappresentatività. Io ho l'impressione che le possibilità di espansione della fiat siano compromesse dall'accordo con la GM, che mi dà l'impressione abbia una prelazione sulle decisione
dell'azienda - che l'alfa romeo non è andata alla ford, per andare alla GM!? - comunque è evidente che è stato un errore non trovare un accordo organizzativo nell'ambito delle politiche delle case automobilistiche europee, sia per un rapporto organizzativo con il governo, sia per la strategia della ricerca per l'innovazioni. Anche i processi di flessibilità del lavoro non possono essere armonizzati con incentivi estemporanei. Oltre quello che ho detto la congiuntura attuale in cui si trova la fiat è quella in linea con la produzione che determina la fetta di mercato sempre più in una struttura di nicchia, che rende la programmazione aziendale in funzione di dove vi sono i  capitali e maggiori profitti. A questo si aggiunge un
politica governativa in linea con questi principi. La gestione delle risorse idem, vedi L'ENI ch'è riuscita in quello che gli USA avevano impedito a Mattei e strategicamente si muove con il petrolio - e spero che ciò non sia obbligo per noi di esporci in ogni guerra per il controllo delle risorse. "In fondo" c'è il problema della ricerca, e mi scuseranno gli eminenti scienziati, ma io credo più a Beppe Grillo che a loro, come non rimanere
interdetti dal vedere funzionare auto ad idrogeno brevettate in Svizzera, poi sentire Rubbia dire che l'idrogeno è ormai solo una questione politica, per poi non dire più questo in funzione dei finanziamenti sulla ricerca,
magari delle batterie ad idrogeno, mentre la BMW ha già immesso sul mercato tali auto, per dare una spinta al livello politico. Sembra quasi che Rubbia non capisca che su un mercato ad idrogeno la ricerca per l'innovazioni su
questa campo non può che esserne agevolata. In realtà è la vecchia logica di lasciare in magazzino nascoste tutte quelle innovazioni che tolgono la possibilità a quelle esistenti, di mangiarsi gli ultimi soldi spendibili. poi sarebbe bello perdere il posto di lavoro e poterne fare un'altro ch'è quello che si è scelto, diciamo, che non so perché questo non è mai economicamente conveniente.

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From: "ECONOMISTA IN ERBA" <TheMan@virgilio.it>

Newsgroups: it.economia
Sent: Friday, December 06, 2002 1:11 AM
Subject: La fiat non va aiutata, parla un premio Nobel

Così suggerisce il premio nobel (anno 2000) James J. Heckman, docente di economia all'Università di Chiacago in un intervista rilasciata al Corriere della Sera in occasione della manifestazione "Nobel in Venice" tenutasi a Venezia. L'economista ha infatti dichiarato che una qualsiasi forzatura della naturale "espulsione" della Fiat dal mercato rappresenterà nel lungo periodo un costo sociale troppo alto. Al bando la cassa integrazione prevista per 8100 operai in esubero che non avrebbero alcun incentivo a trovare un nuovo lavoro; al bando la cieca difesa del "diritto di lavorare" sostenuta dai sindacati che evidentemente non tengono conto del "disegno" più grande nel quale la Fiat si trova.

>
A fronte delle dichiarazioni di Heckman avanzo alcune domande alle quali spero avrete il piacere di rispondere.
- Sono fondalmente daccordo con Heckman ma se 8100 operai venissero licenziati in tronco avrebbero sicuramente più incentivi a cercare lavoro rispetto a quelli che avrebbero se fossero mandati in CIG. Tuttavia gli
operai avrebbero effettivamente delle alternative? Il governo è cosciente dei danni a lungo termine che la cassa integrazione comporta? E se no pensate che l'aiuto del governo sia motivato dal non avere 8100 disoccupati
"scomodi"?
- Uno dei piani per il rilancio dell'azienda consiste nella
ricerca&sviluppo
tecnologico che a breve dovrà fornire sul mercato dei beni un prodotto valido e concorrenziale (una nuova punto se non erro). Ma secondo voi quanto sarà sostituibile una punto potenzialmente migliore con un'auto dello stesso
tipo di una qualsiasi casa straniera? Il compratore potrebbe avere dei riserbi sull'acquisto dei prodotti Fiat anche dopo i miglioramenti delle auto? Se la risposta fosse si tutto il lavoro del governo sarebbe stato inutile.
>
Tra le altre cose Heckman afferma che 8100 disoccupati in più in Italia non sarebbero poi così dannosi, ma Berlusconi non sarebbe a quel punto riuscito a mantenere le sue promesse elettorali.

>
Ho anche pensato che uno dei modi per rilanciare la Fiat potrebbe essere quello di rendere più costose le auto straniere e allo stesso tempo incentivare lo sviluppo di quelle Fiat. I compratori non riuscirebbero a sostenere i costi di un auto straniere ed avrebbero un prodotto Fiat più valido di prima e più conveniente. Quello che le imposte sulle importazioni comportano lo sappiamo: non sarebbe una scelta diplomaticamente accettabile e potrebbero esserci ritorsioni nei confronti dei prodotti esportati dal nostro paese. In ogni caso... potrebbe funzionare?
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> Grazie
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> GIOVANE ECONOMISTA IN ERBA
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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

To: "ECONOMISTA IN ERBA" <TheMan@virgilio.it>

Sent: Friday, December 06, 2002 10:53 AM

Subject: Re: La fiat non va aiutata, parla un premio Nobel


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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Saturday, January 18, 2003 5:19 PM

Subject: Una provocazione del 1986

 

Una provocazione del 1986

 

Nel 1986, mi imbattei in un libro, rappresentativo della contemporaneità: “La storia infinita” di Michael Ende, affermai subito essere tra le opere filosofiche che meglio rappresentava la situazione del momento”; tutto ciò solo perché io lo ritenni tale – non che il film tratto da questo libro non ebbe un ampio successo, ma la cognizione del perché si sceglie di comprare un libro è imprescindibile dalla capacità di vedere in codesto le possibilità d’espressione, che così sono svincolate da chi ha bisogno di una guida per poter scegliere, sia essa soggetta alla formazione scolastica, sia in definitiva ad una indicazione di carattere sociale che fa sì che ci sia un’identificazione collettiva, nell’interpretazione e del processo di elaborazione”, che trova un percorso, apparentemente differenziato, in quelle che sono le pedisseque rassicurazione di un gruppo rappresentabile e codificabile nella “forma mentis”, che più appaga le nostre insicurezze o ipotesi di certezza, con cui legittimare un atto che in qual si voglia misura, dia un certo potere alla comunicazione individuale all’interno del gruppo in cui ci si identifica. Per affermare ciò basterebbe – quasi telepaticamente – che ne so, nella maniera più banale che, ora, citassi Vico, o che il nulla rappresentato nel libro di Ende lo accostassi a Nietzsche, e molto probabilmente il nichilismo con cui si identifica, generalmente, Zarathustra servirebbe come chiave di “lettura” per leggere “La storia infinita”; se non, in definitiva, con un più reale senso critico scoprire che Zarathustra è più vicino al “protagonista” del libro di Ende che al nulla, ma ciò potrebbe voler dire svincolarsi dal senso comune dell’interpretazioni codificate nel gruppo e, individualmente cercare un piano della realtà che ci mostra l’apparente differenziazione del divenire transitorio della storia del bene del male all’interno della referenzialità dei gruppi storici dominanti, in sostanza l’umano può scegliere di essere dalla parte del bene o del male, solo ben sapendo che la sua partecipazione a questa condizione di differenziazione è transitoria e legata alla sua esistenza storica. È ovvio in ciò che nella sola percezione storica di se stessi il bene è rappresentato dal maggior profitto che in “questo tempo” è ottenibile dal conseguimento del proprio appagamento di potere comunicativo, per mezzo del consolidamento della forma mentis che più riesce a controllare la percezione della comunicazione: il gruppo. E non è detto che in tale stato sussista qualche forma di spiritualità sussidiaria che faccia dell’equilibrio con lo spazio naturale del luogo storico, condizione comunicativa con la fine del tempo della propria collocazione, come necessità affinché lo spazio mantenga la forma naturale per il naturale tempo storico della collocazione. Tale alterazione è provocata dal fatto che il potere fa del “tempo” il significato che individualisticamente la forma mentis vuole occupare, per maggior appagare il concetto di dominio sulla collocazione, che per mezzo dei mezzi di comunicazione, può essere materialmente immateriale seppur perfettamente collocata e collocabile. Ciò che differenzia, ciò, dalla spiritualità è che dello stato autentico spirituale la collocazione non è più individualistica, ma individuale e non può non tener conto “dell’individuo” in ogni sua collocazione come evento comunicativo che dà alla forma mentis la percezione transitoria della possibilità materiale, come possibilità di scelta tra il bene e il male su cui convogliare la propria vita che può così determinare, senza l’illusione del potere sul bene e sul male, ma dando alla propria forma mentis la percezione di un bene che la “supera e la trascende” nel tempo stesso della sua collocazione umana. Ora tornando a parlare dei libri, un esempio lampante di come avviene che si “riesca telepaticamente” a sapere come costruire un best seller sta proprio nel fatto di saper bene come vengono interpretate dalla forma mentis dei vari gruppi i codici che vengono collocati dalle chiavi di lettura che sono strutturati codificati in informazione dal significato di appagamento nello “spazio” di un gruppo. Per semplificare basta andare in televisione per entrare in questo circuito della forma mentis e, magari su “quell’argomento televisivo” pubblicare un libro, magari prima del programma televisivo fare qualche sondaggio, e su questo processo non solo convogliano gli artefici di ciò, ma tutti quelli che assecondandone la logica ne vogliono far parte, questo serve per espandere il gruppo e la collocazione del tempo. Comunque non è detto che tutti i best seller della storia siano stati conseguenza di questo condizionamento, ma in essi sono rarissimi gli individui.” Ora alla base di tutto questo c’è solo il modo di come gratificare tutti gli ignoranti, manipolarne gli istinti, certo per ignoranti non si dice “colui che vuol sapere o non conosce; ma di questa massa d’ignoranti fanno parte e si vuol ne facciano parte tutti e non c’è di meglio per ciò che i sistemi per lo sviluppo della forma mentis; nei mezzi della comunicazione che danno immediato appagamento, non c’è nessuna distinzione di classe o merito o titolo di studio, attraverso, per esempio un programma tv siffatto, tutti possono accedere allo stesso modo alla costruzione della propria forma mentis e sentirsi istintivamente appagati intellettualmente, senza in realtà una reale partecipazione, ma solo un piacevole appagamento intellettuale nel trovare del tutto consono al capire e convenientemente interpretare, o stimolati a controbattere quello che si adatta così bene al proprio modo di pensare. Perché ciò? (Oltre che come contenuto e contenitore di pubblicità) Quello che succede in tale modo è che la comunicazione anche nei diversi sistemi tecnologici ha un significato sempre più ristretto, perché sempre più superficiale, in tal modo non solo si può far intendere, come fanno i neoliberisti che ciò che propongono e la sola cosa possibile e la migliore da fare in quel momento, ma si determina in tal modo un’omologazione della comunicazione che rende il significato della comunicazione sempre più interpretabile superficialmente e non distinguibile, in tal modo il controllo sul consenso senza consenso, una forma mentis perfettamente adattata, delega e si distingue in base a spostamenti umorali e identificativi del processo individualistico sociale. Se negli Stati Uniti tale situazione è parossistica, in Italia sembra che nessuno ne “sappia niente”, o forse si è già perfettamente adattati, o come spesso avviene si ragiona in termini passati, e si ragionerà in termini attuali per affrontare situazioni in altro presente che hanno bisogno di altri ragionamenti. Del resto il neoliberismo è una situazione già fin troppo satura a livello globale e da Berlusconi ho avuto l’impressione che fin dall’inizio volesse far parte di questo club ristretto, magari saltando a piè pari l’Europa e portandosela dietro insieme a Bler, per far contento il presidente del club. Non so se volesse anticipare i tempi dell’Europa, mi auguro per l’Europa di no. Insieme a lui c’è AN che in questo costrutto è tutto un dire, giacché non poteva trovare collocazione peggiore per affrancarsi dal suo passato, il gran casino che si è visto all’inizio della legislatura ha lasciato trasparire un’incapacità a capire i sistemi di comunicazione del neoliberismo, con quei tentativi maldestri di far parlare i parlamentari di forza italia, con la sua voce-idee, e il contrario, o quei tentativi maldestri di rimettere in piedi quelle logiche di spiritualismo o decisionismo passatista che è stato inglobato rapidamente dalle logiche del potere neoliberiste, l’istinto a sentirsi forte è duro da controllare e le logiche neo liberiste rallentano tale processo di maturazione, se poi c’è un tale processo. Alla signora Alessandra Mussolini vorrei dire che quando si trova a sviolinare Berlusconi, fin anche politicamente, ai miei occhi non ci guadagna proprio come donna, Berlusconi “per me” sta ad un uomo di successo, come paperon de paperoni sta a un papero, se poi crede che il potere e i suoi derivati diano la verità, credo che lei abbia motivi sufficienti per riflettere sul fatto che spesso la tolgono, anche a chi dice di esserne il diretto interessato, meglio lasciare la virilità in un luogo intimo, “senza bisogno di impermeabili, di lusso e potere”. Poi c’è Bossi che praticamente è l’espressione concettuale dell’interesse del più forte. Casini non mi ha sorpreso, ma vediamo cosa sarà capace di determinare in un costrutto che cito: Robert W. McChesney – “Il neoliberismo è il paradigma economico-politico che definisce il nostro tempo: indica l’insieme delle politiche e dei processi che consentono a un gruppo relativamente ristretto di interessi privati di controllare il più possibile la vita sociale allo scopo di massimizzare i profitti.” Dall’altra parte il problema della sinistra che in un processo di comunicazione basato sulla superficialità esprime in pieno il suo basso livello intellettuale, concordo che accattivarsi un livello di comunicazione con una forma mentis che si è adeguata all’effetto” è difficile e in questo la maggioranza è superiore, non è da tutti dire cose idiote e farle sembrare intelligenti, ma credo che sia due volte più stupido, voler dire cose intelligenti come se fossero stupidaggini. Che dire, negli ultimi vent’anni c’è stata l’esaltazione dell’imbecillità, non l’esaltazione del più debole, ma quella di dare merito al più cretino, magari popolare, facendo terreno bruciato all’individuo e al suo personale talento, siete stati così ben uniti con il sistema televisivo di Berlusconi che sembra che su di voi abbia avuto i migliori effetti, lo dimostra il fatto che questa frase, può andare a vantaggio di quello che così, sembra il più forte; quello a cui faccio maggiormente riferimento è al mondo della cultura, dove avete premiato il qualunquismo televisivo che vi ha visto individui partecipanti (non parlo di rai tre), con un’ignoranza che per il solo fatto di esprimersi toglieva argomento a chiunque non lo fosse ma fosse individuo. Meglio di questo strato culturale nessuno si è adattato alla superficialità”, chissà se poi riciclarsi con il cambiamento, in un modo o nell’altro, a vostro merito va solo detto che ora è peggio. E in che modo vi opponete a tutto ciò, ancora, al deserto dei contenuti culturali in cui siamo, dicendo, e ripetendo all’infinito “che la scuola lo deve insegnare” e, sono quelle stesse rape che hanno rotto le palle per tanto tempo a dirlo, come dire che se uno non è in grado di scegliere un libro da solo, se gli viene consigliato e indicato è più intelligente di uno che non ha bisogno di ciò, in tal modo con questo slogan pensate di dare alla forma mentis la libertà. E in questo sono più bravi di voi al governo dove si dice. Qualsiasi libro comprate se aumenta il profitto economico è un bel libro, tanto così si vendono solo questi e così con la politica del consenso senza consenso si dice pure quali si devono leggere. E per opporvi a tutto ciò non vi rimane che lamentarvi che la gente va al cinema a vedere solo i film che guadagnano di più, e sembra intendiate che quelli che non incassano o meglio non entrano nella hit è solo perché sono brutti e pensate che dramma s’è vero. Ho l’impressione che l’unico che abbia capito la comunicazione in questo sistema sia Bertinotti, se vuoi portare a comunicare con te chi non vuole devi alzare il livello dei contenuti non degli slogan, non perdendo mai di vista l’alterità. (in una clausola neoliberista, ciò può servire a creare un nuovo gruppo e portare la comunicazione nei suoi spazi. Ciò è un analisi non una speranza) Ora Berlusconi vuole il referendum di rifondazione e verdi perché immagina che così può avere partita vinta su qualsiasi clausola l’articolo 18, immaginando una vittoria senza compromessi da utilizzare a livello mediatico, a parte il fatto che corre più rischi di quanto immagina anche con i sondaggi che va facendo, anche trasformando, così, un eventuale accordo pre referendum in una sua personale vittoria, ma badi che non è in ballo la questione se licenziare o no, ma quella che vuole nascondere di come poter economicamente mantenere gli occupati, senza dare ad intendere che si vuole aumentare i profitti di chi non vuole nuovi occupati: la concorrenza del neoliberismo e l’impoverimento “controllato” del più debole (non sto parlando della fiat, forse della G.M o di altri neoliberisti italiani, bo!). Sinceramente io credo che sto sopravalutando Berlusconi, ch’è solo uno che gli è andata bene con il gioco delle tre carte e che adesso si strafoga di potere e lo asseconda come può. Non so come sono finito a parlare di tutto questo  nulla, ma scrivendo è venuto da se e questa è la cosa che m’interessa essere libero di fare, tornando ad Ende e il suo libro “La storia infinita”, nel 1986, quando lo lessi esprimeva realmente i problemi del nulla della comunicazione che stava avanzando, di un sistema come quello contemporaneo che ha perso la creatività della soluzione dei problemi, della diversificazione dell’individuo, rendendo palesi i problemi del neoliberismo o dei poteri integralisti, del valore del comunicare che perde la soluzione, per l’unica possibile, sempre a epilogo degenerativo.

 

Gli Usa bloccano l'accordo sui medicinali a basso prezzo
Danneggerebbe eccessivamente le aziende farmaceutiche americane

22 dicembre 2002

 

Gli Stati Uniti hanno bloccato un accordo internazionale in via di definizione presso l'Organizzazione mondiale del commercio che avrebbe permesso alla nazioni povere di produrre a basso prezzo medicinali contro l'Aids e altre malattie epidemiche come la malaria e la tubercolosi. Lo scrive nel sito on line la Bbc.

 

Questo significa che milioni di persone, soprattutto in Africa, non avranno accesso a farmaci che potrebbero salvare loro la vita.

 

Le trattative verranno riprese a febbraio, ma secondo l'organizzazione umanitaria Medicins Sans Frontiéres, ci sono poche possibilità che abbiano successo. L'accordo avrebbe dovuto permettere alle nazioni povere di produrre «copie» delle molecole attive dei medicinali, senza pagare diritti alle aziende Usa proprietarie.

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Monday, December 23, 2002 10:42 AM

Subject: Gli Usa bloccano l'accordo sui medicinali a basso prezzo

 

Rai forum.it “primo piano”

Oggetto: Gli Usa bloccano l'accordo sui medicinali a basso prezzo
Data: 23-12-2002 alle 10:43

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Monday, December 23, 2002 10:51 AM

Subject: Gli Usa bloccano l'accordo sui medicinali a basso prezzo

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Monday, December 23, 2002 10:52 AM

Subject: Gli Usa bloccano l'accordo sui medicinali a basso prezzo

 

23/12/2002 10:46 La Stampa Forum

Global/ No-global

Gli Usa bloccano l'accordo sui medicinali a basso

 

Epidemie mondiali e diritto alle cure mediche

 

Uno dei problemi di sempre è il diritto all’identità, è un diritto che investe tutta la sfera dell’essere umano e la libertà reciproca tra gli individui. Se tale diritto viene infranto dalla mancanza della condivisione per mezzo di regole economiche, è ovvio che tali regole tolgono libertà all’identità umana che ha possibilità di esprimersi ben al di là della sola logica economica. Il potere diventa impotenza dinanzi alla realtà e la realtà esprime in questa situazione il peggio di sé, il potere distrugge la realtà e tutto quello che con essa è in più stretto legame; ciò che lo alimenta è soltanto la distruzione della realtà. Spesso assistiamo a più forme di potere, che anche si contrappongono, e che tendono a stabilire la supremazia dell’uno sull’altro, in definitiva le proprie negazioni della realtà. Sovente questi poteri tendono solo a sovrastare la negazione dell’altro e, ancor più spesso si oppongono agli sviluppi che nella conoscenza” generano la ricerca sapienzale dell’identità” e che esprimono la libertà affrancandosi dal potere per essere più vicini alla realtà. Il potere diventa sempre più nefasto quando esprime il terrore che lo governa di perdere se stesso, la sua espressione parossistica della paura lo porta in uno stato di alterazione della realtà in cui non vede niente altro che uno sviluppo di morte e distruzione per la sua affermazione, dove la realtà non può che soggiacere alle sua regola primaria di morte che il potere esalta negando alla realtà la libertà dell’identità della vita, che non ha in sé nessun potere se non quello di esistere. Il potere in ultimo stato non può che distruggere quello che esiste e che così attinente alla realtà non ha potere, ma esiste ed è più vicino alla verità. Gli Stati Uniti stanno impazzendo e con il suo potere si mette sempre più fuori dal tempo della realtà che viene distrutta insieme al mondo, governato dalla follia del potere. Che l’identità degli stati più poveri sia così infranta da regole che determinano un diritto d’autore, più alto della realizzazione dell’opera in ambito di un economia diversa da quella dell’autore e, per questo è impedita la divulgazione dell’opera, è qualcosa che nessun vero autore vuole, che ambisce alla libera espressione di se stesso nella libertà dell’identità della realtà, che cerca di non far soggiacere al potere.

 

Rai.net forum “primo piano”

Oggetto: La dittatura, il mare moto e il conflitto d’interessi della famiglia Guzzanti
Data: 31-12-2002 alle 10:05

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Tuesday, December 31, 2002 10:07 AM

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Tuesday, December 31, 2002 10:08 AM

 

La dittatura, il mare moto e il conflitto d’interessi della famiglia Guzzanti

 

Ieri al telegiornale del tg2, quello delle ore 13 è stata data la notizia che il dio vulcano per mezzo dello Stromboli aveva provocato un’onda marina di un metro, (ma gli esperti dicono che il fenomeno non si ripeterà) ho immaginato perché non dicono che magari io faccio il bagno anche con onde più grandi. Poi la sera, mentre l’altro dio pronunciava il discorso, cioè colui che sa come servire il potere a fini personali, tanto che ha dato ha tutti la possibilità democratica di essere servito come tramite per il potere e rendere anche i più biechi” meritevoli – ascolto che qualcuno di rai tre ha avuto una sospensiva lavorativa, perché è andato in onda un frammento dello spettacolo di Sabrina Guzzanti, dove dicono, “lei” abbia detto qualcosa di inesatto su Tremonti – pluri miliardario: ministro economista, fiscalista italiano, dimostrazione palese che tutti possano fare i soldi. E chi non li fa non ci si può fare niente. Mi ricordo di essermi divertito vedendo quello spettacolo, non mi ricordo proprio quello che Sabrina Guzzanti a detto su Tremonti, sarà che sono così tante le cacchiate che dice Tremonti, che proprio non ricordo quelle che ha citato Sabrina Guzzanti, ma bisogna rispettare chi c’ha i soldi sennò che servi si è e come si pensa di farli. Questa notizia è proseguita, affermando che il provvedimento non è una censura, ma non erano stati acquisiti i diritti dello spettacolo: questa è una cosa scandalosa, in pieno liberismo, qualcuno non si fa pagare i diritti e rischia di sovvertire l’ordine democratico e, il copyright di Tremonti chi lo paga: Bush che dice. è più importante chi si pappa tutto con il copyright, anche se dice una cazzata pazzesca e c’è qualcuno che ci crede, o il diritto d’autore? Vergognati Scafroglia, per questo non ti si trovava, così non puoi essere accusato del conflitto d’interessi e posizione predominante in ambito del servizio radiotelevisivo pubblico e hai lasciato al tuo, forse, sosia, il fratello di Sabrina di rappresentarti, ora sappiamo perché lo hai fatto: per non pagare i diritti alla sorella, e ti sei portato pure il prete: scafroglia tu sei un pubblicitario della concorrenza. Durante questo tg3 sento che un certo Giuffrè – forse – è rimasto su un’isola attorno alla Stromboli, gli altri sono tutti scappati e, dice che il mare è andato avanti e indietro per settanta ottanta metri per un bel pezzo, forse 20 minuti. Intanto l’illuminato continua il suo discorso. Vedo il telegiornale di euronews e dicono che c’è stata un onda di venti metri. Poi passo al tg1 della sera e dopo l’apparizione dell’illuminato, dicono che l’onda è stata di dieci metri, e, sempre quello della protezione civile, mentre oramai il discorso dell’illuminato è al termine dice che non sa se franerà un altro pezzo di vulcano in mare. Del caso scafroglia, mi pare nessuna notizia.

 

P.S.

Quanto scritto sopra è di mio interesse personale, se altri vi trovano qualcosa che li riguarda è di loro interesse personale.

Dico scusa ai buddisti, per il termine illuminato usato in questo discorso – e aggiungo non vorrei che qualcuno paradossalmente pensasse che quanto sopra sia a favore dei telegiornali di mediaset, di cui non posso parlare non avendone io notizia da molto tempo.

 

 

----- Original Message -----

From: patrizio.marozzi@libero.it

To: mike

Sent: Saturday, December 07, 2002 5:38 PM

Subject: R:

 

Gentile michele pardini, la riflessione ed anche problematica sull'identità e sulle strutture di essa nello spazio tempo - e dello spazio tempo come rivoluzione dell'oggetto non più rappresentato, ma rappresentazione dell'esserci umano come espressione spirituale o transeunte concettuale trova nella ricerca del linguaggio" il dialogo, l'elaborazione della forma mentis che sperimenta e trova e cerca, il significato dell'esperienza individuale, come individuazione profonda della propria partecipazione umana all'espansione delle possibilità inspiegabili della ragione. Se la velocità è espressione e percezione relativa al tempo dell'individuo, lo spazio altresì è riferimento relativo, ma finito della forma del tempo - che in quanto individuale agisce sulla presenza della comunicazione vera della capacità di analisi dell'esperienza della persona che comunica. "La sua collocazione nello spazio non trova una definizione istantanea, ma solo comunicativa della sua capacità deduttiva". La relatività dello spazio dà alla forma una sua relativa percezione, perché soggetta al peso della storia come interpretazione comunicativa di un modificarsi che in realtà è da venire, ma che la storia ferma cercando di superarlo, in una strutturazione probabilistica, che tende alla riproducibilità dello spazio, al di là del suo significato relativo individuale. La visione di un tempo finito che spiega il tempo relativo, non può essere soggetto del caso ipotetico - eppure non può essere altrimenti nella sua infinità, possibilità di collocazione. La finitezza non è rappresentabile se non nella rappresentazione di una mutabilità - non finità - di un'analisi umana finita, che così trova la collocazione e percezione reale del suo umano nella verità comprensibile e incomprensibile, che nella sua percezione unisona danno il pieno significato e rappresentatività immediata sia all'istante spazio tempo personale che all'esplicazione infinita del detto finito di infinità. Il rappresentabile è soltanto la verità, la rappresentazione del rappresentabile non è detto che sia una metafora, la menzogna credo non lo sia mai. Gentile Michele Pardini io mi occupo da molto tempo della ricerca dell'identità nel significato artistico e, la cosa non è scindibile dalla mia esperienza di persona e, il significato oggettivo del lavoro artistico che faccio abbraccia il processo di opera, anche nella sua molteplicità espressiva sia di ambito che di linguaggio. Non so da cosa tu parta per il significato definitivo di collaborazione - per me questa tua proposta e questa mia risposta "potrebbe" già essere espressione di una collaborazione di fatto, che nella ricerca della comunicazione si è determinata del tutto spontaneamente e posso già dirti che può, vedersi scritta in un libro di "Patrizio Marozzi".

Nel caso tu ritenessi, di darmi maggiori informazioni sul significato delle tue intenzioni, ti Mando i miei più sinceri Saluti

 

Patrizio Marozzi

----- Original Message -----

From: mike

To: patrizio.marozzi@libero.it

Sent: Saturday, December 07, 2002 1:17 PM

 

ciao mi chiamo michele pardini ... sono un giovane scultore di pietrasanta ho letto il tuo manifesto intitolato "arte sgarbata" bello e profondo devo dire ... quindi pensavo ad una collaborazione ... vedi io sono un degli ultimi scultori italiani che affrontano le problematiche del futurismo e del minimlismo ma in chiave dei giorni nostri ... amo scrivere manifesti realisti .... e visto che sei molto capce nello scrivere cosa ne pensi di una propostadel tipo ... collaboriamo insieme ... scriviamo concetti x espressioni plastiche .... ilmio dillemma primncipale è lo studio sull'unione del "corpo velocità spazio tempo" cosa ne pensi di questo ... spero che rispondi nel più breve tempo possibile

 

 

11 Dicembre 2002

 

 

Patrizio Marozzi

Via IV novembre,  19

63037 Porto D’Ascoli  A.P

tel e fax 0735 753745

 

Adelphi Edizioni

Dir. Roberto Calasso

Via San Giovanni sul Muro,   14

20121 Milano

 

 

Egregio Signor Calasso, le invio nuovamente il mio lavoro “un romanzo qualsiasi”, che purtroppo ho saputo – dopo nove mesi – non esservi mai giunto - Aggiungo per vostra cortesia anche il libro: “Nessuno” e due opere letterarie a fumetti. Come le dissi nella lettera che non ha potuto leggere, inviatale con un romanzo qualsiasi - le porgo in lettura il mio ennesimo capolavoro. Anche in queste opere troverà riferimenti e collegamenti che la portano sin al mio primo libro: “letteratura sperimentale”, ma come sempre” se il mio progetto dell’opera è ampio e globale le sue sfaccettature sono pur sempre autonome e identificabili nella lettura della singolarità di ogni libro, che diventa “immenso” nel progetto globale. Le indico con un numero sulle opere che le invio la sequenza temporale in cui sono state realizzate – e le dico che successive a queste sono già ultimati altri due libri: “Lo Stato del libro” e “Il caso Build as” – dove la definizione canonica di letteratura divergente viene ampiamente superata sia dalla costruzione “tecno-formale che per l’espressione del progetto concettuale di identità che è d’unione di tra le mie opere, anche, sovente, nei rimandi scritturali. Concludo prima di salutarla, con una breve riflessione; telefonando alla casa editrice e parlando con la persona addetta all’informazione dei manoscritti, ho saputo che avete ancora in memoria nel computer i miei libri: “I racconti tra realtà e leggenda di mister X” – “diario di un sopravvissuto anonimo” e “anonimo al di là del dubbio” ciò per rammentarle che “nell’imminente esplosione” della “moda del mobbing” in queste opere ho inserito tale concetto e i suoi riferimenti, in un ambito creativo tutt’altro che di “moda o costume”, e troverà riferimento “profondo, a ciò, anche nelle opere che qui le presento. Concludo dopo la conclusione comunicandole che la mia opera si sta per arricchire di un altro lavoro: “Frammenti di un giorno” e ho già avviato” altri due libri: “Best Seller erotico in romanzo rosa” e il “Candido Poetastro” – in fondo non ho mai smesso di ricercare e lavorare, sin dal tempo di realizzazione del Faust 10 –11 anni circa e la definitiva realizzazione degli altri tre capitoli che con il Faust, compongono il libro dal titolo – “letteratura sperimentale”, in cui ribadisco c’è già tutto…ed anche quello che devo ancora realizzare.

Un cordialissimo saluto, e dato il periodo anche auguri di Buon Natale a lei e a ai suoi collaboratori.

Patrizio Marozzi 

 

 

In realtà il primissimo libro che Patrizio Marozzi ha scritto è stato: “Occidente Specchio in frantumi – un libro di poesia dove nell’introduzione vi si legge – “Poche parole; questa non vuole essere un’introduzione vera e propria, ma la spiegazione di alcune parole che incontrerete nella lettura . A voi che leggerete vi succederà di riscontrare, delle parole che possono apparire scritte in modo ortograficamente errato, questo perché sono state scritte come vengono enunciate in dialetto.

Ciò vuole essere un modo d’introduzione del dialetto nella sua forma meno eclatante: là dove inizia la sua formazione.

 

Ho ricevuto le scuse dell’addetta ai manoscritti – nuova – che per sua insicurezza mi aveva negato che fosse arrivato il mio nuovo pacco – che ho spedito utilizzando un altro corriere – tramite il quale ho saputo il nome di chi lo aveva ricevuto: la segretaria personale di Roberto Calasso, che lo aveva lasciato sulla scrivania del direttore editoriale al momento assente. L’insicurezza dell’addetta che a mia insaputa aveva ritenuto di non informarsi, capendo io ciò dicendomi immotivatamente che all’Adelphi non mi conosceva nessuno, dava una realtà alquanto maldestra e inconsueta per me della realtà di conoscenza letteraria, che non poggia” sulla lettura delle opera, comunque ritengo che tale episodio, che con me non ha avuto mai un precedente, sia dovuto al carattere e all’insicurezza dell’addetta. E dire che sono più di dieci anni che ho rapporti con l’Adelphi.


 

 

Forum: Ragazzi di vita

Pasolini

Autore: Patrizio Marozzi
Data:   23-10-02 22:58

 

L'ho letto, diciamo un po' di tempo fa e ho delle sensazioni e dei flash che mi tornano in mente. Ricordo, non so più chi, che disse che non è un gran romanzo... e del resto in che modo dare voce a chi non sa che c'è una lingua - letteraria - che non si cura molto della loro voce, della voce di quei ragazzi di vita. In proposito mi viene in mente di pensare se Pasolini avrebbe, oggi, trovato un' espressività ancor più asciutta per certi altri ragazzi di vita - quelli che non hanno quella sorta di stupita immacolatezza che quasi dava un senso di redenzione a quei ragazzi di vita. Come avrebbe raccontato le vite delle prime prostitute albanesi, che sono state ignorate per quasi tutto il tempo; che voce avrebbe dato a quelle ragazze che fuggivano dalla guerra dei Balcani e "aiutate" a prostituirsi sulla stessa strada: poco distante una dall'altra. in corpo a corpo che salvava la vita, ma che sconvolgeva la loro mente e anima, così lontane e così vicine dai corpo a corpo delle loro guerre lontane. Mi stona dirlo pensando a Pasolini e all'arte e a me stesso, vedere che si parla della prostituzione come fenomeno per rilanciare i prezzi del mercato immobiliare, più che ridare dignità di scelta a chi vorrebbe averla, forse Pasolini avrebbe fatto una distinzione, tra queste prostitute e la "puttanità" di certo sistema; credo che avrebbe cercato l'arditezza dell'arte per narrarne una distinzione tutt'altro che affabile. Chissà! comunque rileggerò questo libro.

 

 

[Prostituzione, il Consiglio dei ministri rinvia il decreto

24 ottobre 2002

ROMA. Il Consiglio dei ministri non ha approvato nella riunione di oggi il disegno di legge sulla prostituzione. La discussione è stata rimandata a una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri. Rocco Buttiglione ha spiegato che oggi il Governo ha cominciato l'esame del provvedimento.

«Non c'è nessuna rottura, il progetto che è stato presentato ha sostanzialmente il consenso di tutti». Carlo Giovanardi smentisce così eventuali dissapori all'interno della maggioranza riguardo il disegno di legge sulla prostituzione. «Va, però, - ha aggiunto il ministro per i Rapporti con il Parlamento uscendo dal Consiglio dei ministri - approfondito perchè la materia è delicata e licenziarla così non va bene, ha degli aspetti da limare».

Diventa reato prostituirsi in strada

21 dicembre 2002

 

ROMA. Niente più prostitute sui marciapiedi delle città italiane. Pena una multa salata sia per le «lucciole» sia per i clienti. È quanto ha deciso il Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio, nel corso del quale è stato approvato un disegno di legge a firma del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, del ministro per le Riforme, Umberto Bossi e del Ministro per le Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo […]

Viene dunque introdotto nell'ordinamento il divieto di esercitare la prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico (sanzionato in via pecuniaria e, in caso di reiterazione, con arresto fino a tre mesi e ammenda fino a mille euro) e si prevedono misure sanzionatorie anche nei confronti dei clienti. Contestualmente al divieto di esercitare il mestiere più antico del mondo sul marciapiede, cessa di essere reato di favoreggiamento la locazione a prezzi di mercato di appartamenti nei quali si eserciti la prostituzione.]

 

La Stampa Forum.it  22/12/2002 17:45

Prostituzione solo un problema d’informazione
Patrizio Marozzi

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Sunday, December 22, 2002 5:55 PM

Subject: Prostituzione solo un problema d'informazione neoliberista? O di pubblicità. Ma!?

 

Prostituzione solo un problema d’informazione neoliberista? O di pubblicità. Ma!?

 

Da un po’ di tempo in Italia è diventato importante non vedere e non sapere per risolvere i problemi. O meglio credere che quel chi si vuole sapere sia la verità, ed anche la prostituzione fa parte di questo progetto. In cosa consiste in fondo la soluzione del problema, solo nella modificazione del processo della comunicazione: basterebbe dire se io non vedo le prostitute so che non esistono; se ciò mi è comprensibile, magari per chi sotto casa deve ascoltare il rumore delle macchine, lo sbattere degli sportelli e, per questo non può dormire la notte, è qualcosa del tutto irrilevante per chi può dormire la notte. Giacché la prostituzione è ravvisabile in altri aspetti che non sono solo quelli dello schiamazzo. E allora con questa legge la cosa che maggiormente viene alterata è la comunicazione tra gli individui e la libertà d’espressione. La stessa prostituta sarà oggetto di un processo di intermediazione per poter comunicare con il cliente, che la farà soggiacere a regole controllabili da “chiunque”. È proibito l’adescamento?! che significa che quell’approccio diretto con la prostituta, che ferma sul bordo della strada ti dice chiaramente le sue intenzioni a cui tu corrispondi le tue, deve avvenire in altro modo – è vero che anche in questo rapporto c’è uno scambio della comunicazione che investe i ruoli di potere, ma di certo non sono ridotti con l’affermazione di un potere che amplifica i processi d’intermediazione falsificando ancor di più il reale significato delle intenzione dei ruoli di potere – non dibatto sul fatto che il prostituirsi è un fattore che va ben al di là della sola prostituzione sessuale, ma sul fatto che la prostituzione di altro genere trovando forza nell’indebolimento della comunicazione diretta che avviene sulla strada, trova maggiore legittimità nella comunicazione surrettizia o mediata, accettata convenzionalmente per lo scambio non solo sessuale, ma del potere che tramite l’alterazione delle nostre possibilità comunicative della comunicazione diretta, indebolisce il significato dell’analisi” di chi dalla comunicazione per mezzo del potere vuole evolversi. Certo questa legge è vincente per chi non vuole nessuna consapevolezza dei propri mezzi comunicativi, ma solo dormire la notte e avere un po’ di potere di giorno. O per chi troverà più comodo “non farlo in macchina”, “spendendo pressappoco la stessa cifra”. Già ma come riuscirà ad entrare in casa della prostituta; perché non ho capito se la tentazione dell’adescamento, risieda più nel vedere la prostituta che ti sorride per strada o nell’annuncio che si troverà sulle varie rubriche, quale dei due ha maggiore turbativa d’asta, perché il problema sarà la decodifica del prezzo, in base alla scelta valutabile. E allora non ho ben capito se tutto rientrerà nel linguaggio cifrato accettabile socialmente, e convenzionalmente perpetrato da chiunque. E allora basterà scrivere un annuncio: ho voglia di fare all’amore telefonatemi – e dare a questa frase la connotazione di adescamento – qualora - poi vi sia dietro qualcuno che vuole dei soldi in cambio, per fare all’amore. E allora l’ipocrisia sarà ancora più grande, perché non si potranno più usare neanche le parole che per un individuo hanno un suo significato e, così ci si potrà difendere dal pensare, mettere i muri i ruoli che ci dicono quale sia la verità che vogliamo ci sia comunicata, come gli struzzi, con la testa sotto la sabbia, il problema così non sarà nostro ma di chi vuole “comunicare”, magari finiremo per dirgli anche, “che non capiamo quello che vuole, di spiegarsi meglio dato che io “non vedo non sento e non parlo”, pur di non togliere la testa dalla sabbia gli chiediamo di infilarla nella sabbia anche a lui, questa è solo un’informazione senza efficacia e ha il potere di non prendere in considerazione la conoscenza, esaltando gli “stupidi” e il nonsenso della comunicazione, il potere dell’informazione neoliberista.

Speriamo che qualcuna si salvi dalla “prostituzione”. 

 


    (Introduzione)

 

 

lettera al direttore del corriere della sera, Paolo Mieli

 

 

Patrizio Marozzi

lunedì 28 ottobre 2002 11.49

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Pasolini

 

Spappolato in viso

 

Quanto assomigliava l’immagine del corpo ucciso di Pasolini a quello di Mussolini in piazzale Loreto. Come se il degrado di quel giorno, apice di una tragedia assoluta di una nazione ripetesse il suo rituale di morte, la sua sconfitta. Ed è tutta qui l’abiura di Pasolini per il potere, di un sesso perverso e terrorizzato che ha trasformato l’intimità di ognuno in qualcosa, un ordine a cui la coscienza dovesse chinare il capo. La sua trasversalità, la sua indipendenza intellettuale ne faceva la persona scomoda a cui tutti cercavano di tirare a se una sua interpretazione. Non è un caso che ancora oggi leggendo quel che ha scritto, non si comprenda il respiro del suo pensiero, ancora incompatibile ai giochi di parte e alle partecipazioni di comodo; una società avvilita e degradata come quella attuale dove può trovare l’intelligenza per capire ciò che dall’intelligenza proviene. Del resto già Pasolini nella sua abiura della trilogia della vita, era già chiaro sulle debolezze della coscienza, non un caso che scrisse  - riadatto il mio impegno ad una maggiore leggibilità (Salò?) – La matrice più profonda del suo antifascismo e della cultura di cui vedeva incarnata la società italiana, sia essa di destra di sinistra e di tutto il potere che gli si generava contro, nel suo conformismo idiota, era quella dei gradi dell’esser servi in una forma del potere che trasforma gli individui in sadici e masochistici, in servi e servitore, carnefici e vittime, e poi le vittime in carnefici, nel degrado più grande di una persa umanità che dà al gioco delle masse delle maggioranze senza individui, l’alibi per uccidere, per la morte delle guerre, per creare i redenti della civiltà, esseri irrisi dalla disobbedienza, che ancora oggi si chiama obbedienza – “Tu devi aggiornarti semanticamente sul linguaggio che usi”. – la vera obbedienza sta nella coerenza alla costruzione della consapevolezza della coscienza, sta nella capacità di creare, al di là del potere della morte una coscienza che dia civiltà umana e che non degradi nell’inciviltà della logica della distruzione, questa è la disobbedienza vera di Pasolini, forse la capacità di accettare il confronto con il non detto, senza che ciò distrugga totalmente ciò che del detto costruisce, la capacità di togliere la falsità della zizzania, la capacità di vedere. La nemesi greca le colpe dei padri ricadono sui figli, figli a cui Pasolini tacciava di aver perso nelle loro azioni la causa e l’effetto, quasi intuendo o non intuendo essere i primi a vivere la nemesi di una trasformazione del mondo, già orgiasticamente organizzato in funzione di un potere, lo stesso potere da lui intuito nella società contemporanea, qualunquistica e ottusa. Le generazioni che si sono ammazzate per le strade, quelli che lui avrebbe detto hanno obbedito, senza sapere come disobbedire ad un conformismo uguale a quello a cui dicevano di opporsi – “Ebbene, per tutti questi giovani vale la figura o “modello” del “disobbediente”. Non c’è nessuno di essi che si consideri “obbediente”. In realtà, semanticamente, le parole hanno rovesciato il loro senso scambiandoselo; in quanto consenziente all’ideologia “distruttrice” del nuovo modo di produzione, che si crede “disobbediente” (e come tale si esibisce) è in realtà “obbediente”; mentre chi dissente dalla suddetta ideologia distruttrice – e, in quanto crede nei valori che il nuovo capitalismo vuole distruggere, è “obbediente” – è dunque in realtà “disobbediente”. - Le generazioni a seguire che ho attraversato io, compresa quest’ultima, di cui ho accennato hanno per me continuato, nella loro generalizzazione di massa, il percorso dell’imbecillità qualunquistica in un sistema culturale, anche scolastico che ha obbedito parossisticamente all’ideologia” distruttrice. Quelli come me che quando Pasolini scriveva le cose accennate poco fa, erano alla fine della loro infanzia, hanno percorso il campo minato, attraversato le macerie e sono stati bombardati dalla cultura del profitto e, credo siano pochi quelli sopravvissuti, quelli che ancora non rappresentano un potere, ma la coscienza obbediente, che non vorrà mai un potere, ma la propria coscienza - e devono ancora confrontarsi con le stesse orde di imbecilli anche ventenni, ancora oggi. Per quel che riguarda Pasolini e la posizione della sua coscienza: - “Chi è a favore dell’aborto? Nessuno, evidentemente. Bisognerebbe essere pazzi per essere a favore dell’aborto. Il problema non è di essere a favore o contro l’aborto, ma a favore o contro la sua legalizzazione. Ebbene io mi sono pronunciato contro l’aborto, e a favore della sua legalizzazione. […] Perché io sento con particolare angoscia la colpevolezza dell’aborto? L’ho detto anche questo chiaramente. Perché l’aborto è un problema dell’enorme maggioranza, che considera la sua causa, cioè il coito, in modo così ontologico, da renderlo meccanico, banale, irrilevante per eccesso di naturalezza. In ciò c’è qualcosa che oscuramente mi offende. Mi mette davanti a una realtà terrorizzante (io sono nato in un mondo repressivo, clerico-fascista). Io vedo in questo Pasolini, il disobbediente, colui che obbedisce alla sua coscienza e che cerca nella disobbedienza alla legge l’affrancamento dal potere che obbliga la coscienza all’aborto; la società civile deve confrontarsi con le sue scelte, moralmente ed eticamente affinché la legge non si frapponga tra il significato della vita e l’essere umano, che la coscienza non segua ed assecondi il potere obbedendo alla sua repressione - la coscienza che dà alla legge l’espressione della perdita della sua responsabilità. Accettare l’aborto per legge significa dare obbedienza a chi “disobbedisce”, non dare alternative a se stessi, tanto da rendersi partecipi della tolleranza che umilia i tollerati – per ciò Pasolini si schiera con gli sconfitti, non nella tolleranza, ma in una solidarietà che invita a farsi disobbedienti della legge, che trasformi in questo modo la società civile in una maggiore coscienza del bisogno di responsabilità e solidarietà, che faccia della libertà di coscienza la libera obbedienza, contro la disobbedienza che degrada l’uomo.

“Tutto ciò ha dato al mio discorso sull’aborto una certa “tinta”: “tinta” che proviene da una mia esperienza particolare e diversa della vita, e della vita sessuale.

Come cani rabbiosi, tutti si sono gettati su di me non a causa di quello che dicevo (che naturalmente era del tutto ragionevole) ma a causa di quella “tinta”. Cani rabbiosi, stupidi ciechi. Tanto più rabbiosi, stupidi ciechi, quanto più (era evidente) io chiedevo la loro solidarietà e la loro comprensione . perché non parlo di fascisti. Parlo di “illuminati”, di “progressisti”. Parlo di persone “tolleranti”. Dunque, ecco provato quanto ti dicevo: fin che il “diverso” vive la sua “diversità” in silenzio, chiuso nel ghetto mentale che gli viene assegnato, tutto va bene: e tutti si sentono gratificati della tolleranza che gli concedono. Ma se appena egli dice una parola sulla propria esperienza di “diverso”, oppure, semplicemente, osa pronunciare delle parole “tinte” dal sentimento della sua esperienza di “diverso”, si scatena il linciaggio, come nei più tenebrosi tempi clerico-fascisti. Lo scherno più volgare, il lazzo più goliardico, l’incomprensione più feroce lo gettano nella degradazione e nella vergogna.”

Pasolini 20 Marzo 1975

 

 

Black out

Della satira e della satira

 

Vengo a sapere tramite lo scritto qui sotto, che c’è stato un dibattito che ha coinvolto degli intellettuali italiani, già solo questo può sembrare una notizia di satira. Poi vi è la risposta di Paolo Mieli e non so se può essere considerata satira. Forse le lettere al direttore sono una satira, ma di che tipo? Ed è satirico che questa lettera e la risposta del direttore del Corriere della Sera necessiti di autorizzazione, perché voi la possiate leggere qui in cui ne viene fatto un uso satirico – pertanto autorizzato – è satirico questo. E non è tragico satirico che ciò appaia il 2 Novembre anniversario della morte di Pasolini e che per l’uso satirico che ne viene fatto forse non leggerete mai, qui, quello ch’è scritto nella lettera al direttore, che non so se farà comodo ad alcun editore, che se vorrà chiederà l’autorizzazione al direttore che ha i diritti dell’autore della lettera al direttore per il suo editore, che vuole la proprietà intellettuale dell’autore satirico, che qui, la legge: io.

 

 

Questa è la versione on line della rubrica di Paolo Mieli.
Attraverso il pulsante scrivi potrete indirizzargli le vostre lettere.

Intellettuali, narcisismo e pubblici dibattiti

Ho seguito sul Corriere il dibattito tra intellettuali non soltanto italiani che si sono schierati in difesa o contro i terroristi ceceni nei giorni successivi alla tragedia consumatasi una settimana fa nel teatro moscovita Dubrovka. Non entro nel merito di tale discussione, anche se, a lume di logica, sono d’accordo con lei quando sostiene che un gesto di terrorismo andrebbe considerato tale indipendentemente dalla vicinanza che abbiamo nei confronti della causa in nome della quale esso è stato compiuto.

Quel che mi ha fortemente colpito è stato il tono assertivo, perentorio con il quale si sono pronunciati i contendenti dell’una e dell’altra parte. Ritengo che in occasioni come queste sarebbe più saggio tenere atteggiamenti più dubbiosi e parchi.

Mario Natilli, Napoli ,


Caro signor Natilli, qualche tempo fa Pietro Citati ha fatto, su Repubblica , un impietoso elenco degli scrittori italiani intervenuti in pubblici dibattiti: Carducci, Pascoli e D’Annunzio «scrissero sciocchezze politiche»; Marinetti, Pirandello, Papini, Soffici, Ungaretti «scrissero sciocchezze»; lo stesso fecero Malaparte, Piovene, Quasimodo, Moravia «da vecchio», Pratolini, Bilenchi, Fortini, Pasolini, Calvino «da giovane», Sciascia «spesso». «Fino alle ultimissime, torve cinciallegre, che non ho la forza di nominare» scrisse.
E adesso? Negli Stati Uniti ha avuto un grande successo un libro, «Public Intellectuals», scritto da un giudice di Corte d’appello titolare di cattedra all’università di Chicago, Richard Posner, che - come lei - ha messo in stato d’accusa la figura degli scrittori che intervengono nella politica. Molte delle tragedie di questo secolo, secondo il giudice Posner, sono nate dalla scelta di far politica attiva da parte di personaggi che si erano messi in mostra, appunto, come «intellettuali pubblici». Oggi le cose vanno peggio: «La predominanza dei media - sostiene Posner - tende a corrompere la figura dell’intellettuale pubblico seducendone il narcisismo con possibilità di fama inesistenti in passato e inducendolo a esprimersi su temi sui quali non è detto che sia preparato». Per quanto riguarda la cultura, prosegue Posner, gli effetti più devastanti sono visibili proprio nei dibattiti e nelle cosiddette trasmissioni di cultura, «dove l’ospite riduce il suo sapere a una serie di battute a effetto e l’esemplificazione prende il posto dell’approfondimento». Non esiste programma televisivo che non sia costretto a tenere viva con qualunque mezzo l’attenzione dello spettatore; ne consegue che tutti gli autori per i quali è necessaria una riflessione scompaiono sul nascere. «Un intellettuale pubblico influente ai suoi tempi come John Dewey - ha dichiarato Posner ad Antonio Monda ( Repubblica ) - oggi non avrebbe possibilità di esprimersi a causa della complessità del suo periodare e dell’ampiezza dei suoi ragionamenti».
Ma c’è dell’altro. Secondo Regis Debray (che ne ha fatto diretta esperienza mettendo nei guai, nel 1967, Ernesto Che Guevara) l’intellettuale impegnato è «un irresponsabile che impartisce lezioni, avendo come metodo di svuotare il mondo della sua complessità per non vederci altro che materia per indignazione, scandalo e pose vantaggiose». Nota, in aggiunta, Alain Finkielkraut che questo tipo di persone occupa «tutti i posti, quello vantaggioso del "maestro" e quello prestigioso del "maledetto"; vivono come una sfida eroica all’ordine delle cose la loro adesione piena di sollecitudine alla norma del giorno... e per darsi arie da emarginati insultano urlando i loro avversari: in breve, coniugano senza vergogna l’euforia del potere con

l’ebbrezza della sovversione».

Lo studioso americano Paul Hollander sostiene che tutti loro «hanno in comune un’irresistibile attrazione per un metodo teorico oscuro e l’utilizzo di un gergo arcano... preferiscono esoterici giri di parole e opache astrazioni alla concretezza e alla specificità». Perché? Perché sono affetti, risponde Hollander, «dall’elitarismo provinciale di numerosi accademici che scrivono principalmente per la propria cerchia e il cui inaccessibile linguaggio rappresenta il loro status di avanguardia intellettuale». In particolare, poi, «il malcontento che anima numerosi critici della società americana e occidentale e che è divenuto la fonte principale del loro senso di identità e di autostima, è oscuro e senza forma; le sue origini possono non essere chiare anche per coloro che ne sono consumati». Come vede, caro signor Natilli, quel che lei denuncia viene da lontano. Molto lontano.

 

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Monday, November 04, 2002 12:05 PM

Subject: del saper leggere e dello scrivere

 

Gentili voi tutti del forum, mi scuso se vi invito a leggere quanto segue. E' un testo censurato sulla repubblica Forum: "Il social Forum Di Firenze" inviato verso le 11:35 circa di oggi. Non è la prima volta che mi "merito la censura" del forum di Repubblica.it, e non so quale sia questa volta il motivo, in effetti neanche le altre volte vi era..., e questa volta sinceramente neanche lo chiedo al direttore della repubblica web.

Cordialisaluti

Patrizio Marozzi.

 

Quanto costa la "topa"? o con un gruppo o senza la topa. O di qua o di là

 

Persone immature. L’altra sera.. ho visto un montacarichi su un muro e questo per il critico” era la rappresentazione del mondo. E ci gira un mare di soldi attorno a ‘sti ignoranza, fanno finta di non sapere per poter dire cosa è vero e cosa è falso. Del resto l’ambizione dello sfruttato è quella di diventare lo sfruttatore, quindi le regole dello sfruttatore rappresentano l’ostacolo a ciò. E come si fa a cambiare le regole? “bo!” basta avere il potere e dire qual è la verità. E allora, tutti vogliono mangiare e se le regole dello sfruttatore lo fanno mangiare, basta solo comandare e allora prima o poi toccherà pure a me comandare e magnare ed essere maturo. “Ma che volete per trenta righe”. Poi ci stanno i poveri e a che cazzo servono, a chi servono; la storia ci ha messo anni e anni per arrivare a questo punto – sempre ne ha dovuto tenere conto, creare le differenze per far capire perché si era poveri e ricchi, re e principi, politica e potere, rivoluzione industriale… e mo finalmente: per eliminare la povertà basta eliminare i poveri, i poveri non servono più, trenta quaranta milioni di persone ogni anno.. e quanti ce ne stanno da tutte le parti pronti a fa la stessa fine co ogni governo. E allora chi ci insegna le cose? Certo la povertà non è detto che sia un valore, tutti li poveri che s’ammazzano per diventare ricchi, non la stanno mica a sentì la povertà e perché la devono sta’ a sentì i ricchi. Ognuno c’ha la sua dignità, e allora se ognuno c’ha la sua dignità il povero ci dice, basta guardarlo vive, senza accanivvese contro: per eliminare la povertà basta eliminare i poveri, tu c’hai la colpa e devi da pagà. Così t’empari n’antra vota!? Pè quei quattro cojoni che c’hanno bisogno del critico pè capì che stanno a Firenze. sfruttatori  

 

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Wednesday, November 06, 2002 5:30 PM

Subject: Libertà di epressione

 

Gentili del forum it.discussioni.giustizia -"non riesco a pubblicare i miei post nel Forum di Repubblica.it" pure questo censurato, poco fa, pare di sì. solo per questo vi invito a leggerlo, grazie.

Il qualunquismo di chi cià la topa [(non ho comprato il corriere della sera)]


Che siano tutti uguali e che si vestano quasi con lo stampino, può esser vero, che alcuni sembrano di un altro mondo pure. Ma io vorrei sapere dove sta la differenza in quelli che non fanno altro che istigare alla violenza con la parvenza di una preoccupazione interessata e motivata, di quelli che dicono che si faranno i conti se succederà qualcosa. Ma chi è la Fallaci, non è mica Pasolini, e tutti gli altri che. che fanno il calcolo delle provabilità per azzeccarci, je dovesse dispiacé se poi non succede niente, Je dovesse dispiacé se quelli non s'encazzano pé fa botte con la Polizia e, che fa dopo la Fallaci, me recita Valle Giulia, non ce provasse. Firenze "istituzionalmente" ha garantito la democrazia, perché cià una città alle spalle che deve rappresentare il patrimonio artistico umanamente e universalmente riconosciuto da tutti, ciò significa che un'opera di Michelangelo non la si preserva solo nel marmo "e le bombe della mafia non l'hanno scalfita". Tutti questi uccellacci che non son quelli di Van Gogh sperano che piova paura e i cittadini pecoroni quando c'hanno paura vanno con chi cià la pistola. Le adunate di massa sono sempre una gran rottura de cojoni, ma se so variegate è meglio e più lo sono e meglio è. Quindi è dovere di tutti specialmente chi ha più voce in capitolo fare in modo che tutte le componenti civili della società italiana collaborino tra loro affinché su tutto abbia priorità il dialogo e la libera rappresentazione dei diritti di ognuno, senza che gli eventuli abusi degli uni o le paure degli altri, abbiano il sopravvento, sull'assunzione di responsabilità di chi è impegnato "direttamente" per fare avvenire ciò.

Forum La Stampa Web 8/11/2002 ore 13:05

Social Forum

 

Coca Cola senza caffeina

 

Ho sentito or ora il telegiornale del tg3 e sembra che il fantasma della Fallaci sia sul social forum, non capisco perché scortato dai carabinieri, con questi timori, non ci andasse, che cavolo non si può passeggiare per Firenze. Vediamo se tutto ciò è leggenda o legenda del giorno, sarà, credo, comunque che sia una simpatica signora la Fallaci. Poi ho anche sentito che qualcuno è andato a protestare con la ditta “Carteppiller perché le sue macchine sono servite a distruggere gli ulivi palestinesi, comunque per “mia conoscenza” servono quasi sempre per costruire, indipendente da chi vuole abusarne e allora mi è andato l’occhio su una scritta che diceva no alla coca cola – ora credo che non si debba andare per forza in televisione per esprimere il proprio pensiero e faccio i miei auguri a chi a protestato con la carteppillier (si scriverà poi così). Ma pensando alla coca cola per quel che ne so, in definitiva produce, come casa madre, solo il condensato, per il resto ogni nazione ne produce tramite esso il prodotto da immettere sul mercato. La politica della coca cola è per quel che mi risulta improntata sul fatto che il suo prodotto sia bevuto da maggior gente possibile e, pertanto ogni mercato nazionale deve tenere i prezzi accessibili al luogo di produzione. Certo la tecnologia per produrre la coca cola permette di fare ciò. Se sul piano culturale si possono evidenziare sia l’aspetto democratico di ciò, dall’altro anche quello di una omologazione della cultura che toglie alle altre bevande fette di mercato (con il controllo dell’acqua chissà se non finirà per costare meno di una bottiglia d’acqua corrente – credo di no - ) pensate al vino o altre bevande che in definitiva hanno un aspetto culturale diverso. Poi c’è il fatto che il “concentrato” assomiglia al modo di somministrare le sementi transgeniche. Ma dato il tempo storico della coca cola non mi sembra il caso di associarla a ciò e allora le contraddizione della coca cola, sono forse le contraddizione del mondo contemporaneo; di una produzione che permetta la vita al sistema culturale, morale, che abbia una tecnologia accessibile a chiunque e che chiunque possa esprimere una tecnologia alternativa, innanzi tutto sul piano culturale. Io è un pezzo che sono vegetariano, e non sono mai stato un consumatore di caffè, che volete; e da quanto sono vegetariano, con il tempo, sarà che il mio sistema neurovegetativo si è modificato, ma la caffeina della coca cola rischia di non farmi dormire, bevo il vivo a brevi sorsi per gustarne la bellezza, ma non sono uno che ne beve molto, comunque amo tantissimo bere l’acqua quella buona, non mi sembra una colpa. E ogni tanto anche la coca cola senza caffeina. Mi farà riflettere?

 

Patrizio Marozzi
patrizio.marozzi@libero.it

 


Editoriali senza editore

“intellettualità senza potere - !?”

 

Rai.it forum primo piano

Messaggio di Patrizio Marozzi

 

Oggetto: Lettera aperta
Data: 10-11-2002 alle 10:39

 

Lettera aperta

Siamo giunti all’epilogo, tra un po’ si saprà se si aprirà l’ennesimo conflitto militare, se la guerra continuerà a dabbedagginare le coscienze, con la paura che incute e che l’alimenta, sembra proprio che il potere e il denaro siano le stesse trappole mortali di sempre, questa frase per essere fantasiosi e accontentare quelli che con pragmatismo parlano dell’ineluttabilità della guerra, come espressione dell’essere maturi e adulti. Eppure credo che ognuno tolto dalla paura abbia qualcosa da dire che dica no alla guerra, è su questo piano che va vista la situazione di guerra che si è aperta or ora nell’aria dell’Irak. Riconquistare gli spazi che il terrore ha generato, alla realtà dalla pace e per essa la politica non può esistere senza una diplomazia alta che renda sensato il potere. Il mondo sta cambiando e cambierà di più sempre di più, l’occidente boccheggia e le scelte economiche morali che si fanno non sono efficaci, l’oriente ha perso la rispettabilità e con essa ogni logica, eppure il sereno dovrà tornare allora forse sul piano dell’energia il petrolio non sarà più la fonte primaria e sarà sostituito dalle fonti rinnovabili tipo l’idrogeno, ciò modificherà l’aspetto culturale del mondo e in esso gli individui dovranno inventarsi nuove paure, perché molte di quelle attuali non avranno più significato e allora perché non iniziare fin da ora a cambiare il nostro atteggiamento culturale, cercando si superare le paure per cercare di non generane delle peggiori!? Questa opportunità è capitata all’Irak e Saddam Hussein può esserne l’artefice. Mai come in questo momento una scelta diplomatica alta può essere la mossa vincente dinnanzi al terrore che genera la guerra. La vera politica vincente per L’Irak in questo momento non può che essere, che quella del consolidamento della propria struttura economica, poco è oramai importante quella aggressiva delle armi, pensare che la sua economia abbia bisogno dell’industria degli armamenti per controllare la sua stabilità è veramente assurdo. Saddam Hussein deve sempre più tornare ad aprirsi al popolo iracheno e alle componenti etniche che lo compongono, deve fare della diplomazia sociale la soluzione dei conflitti interni ed è con questa stessa diplomazia che deve vincere la partita a scacchi con quella internazionale, le armi non servono più a nulla, proprio a nulla e la storia gli ha consegnato l’ultima mossa della partita a scacchi, quella che può fargli dichiarare lo scacco matto, compia questa mossa, non ne abbia paura, perda pure tutte le armi se serve, ma rilanci una diplomazia alta che faccia cessare l’embargo, dia respiro alla gente della sua nazione, alle diplomazie alte dell’occidente che in questo momento sono soffocate dal terrore del mondo; riporti la rispettabilità all’immagine dell’Islam. Vede io non conosco personalmente la sua nazione e in vita mia ho conosciuto solo un iracheno, qualche anno fa, eppure io cristiano e lui mussulmano, per il breve incontro che abbiamo avuto abbiamo trovato lo spazio della condivisione, su un piano culturale che attraverso l’arte parlava di dio, non c’è stata la necessità della conversione reciproca, perché lo spazio della condivisione con ogni essere umano era Dio che agiva sulla nostra individualità. Mi parlò dei dervisci e di Rumi e io pensai a San Francesco d’Assisi. Lui era di carattere scrupoloso e suscettibile, chissà forse questa è la caratteristica del suo popolo? Dia questo esempio alla sua gente a chi spara e uccide in nome dell’Islam e che ha perso la fede in Dio. Io provengo dalla cultura occidentale che cerca nella democrazia la soluzione a molti dei suoi problemi, la sua cultura politica, per certi versi, forse è diversa da questa, almeno questa è l’immagine che se ne trae dall’occidente. Vinca la partita a scacchi, faccia la mossa della pace.

La saluto cordialmente e spero che dalla mia lettera sia chiaro, che il mio ripudio alla guerra è sempre e in ogni caso.

Patrizio Marozzi 

p.s.

scrivete a chi ha potere e dite no alla guerra.

 

Lettera aperta 10/11/2002 10:42 Forum la Stampa.it

 

Mercoledì 13 Novembre 2002 [Subito dopo è stato lo stesso ambasciatore di Saddam a dire ufficialmente che "l'Iraq accetta senza condizioni il ritorno degli ispettori", per poi aggiungere che il suo paese "non ha, non ha avuto, ne intende avere" armi proibite. Per questo, aggiunge il diplomatico di Bagdad, "L'Iraq non ha paura degli ispettori", anzi, "è desiderosa che le ispezioni ricomincino, in accordo con il diritto internazionale e al più presto possibile"] [La Casa Bianca: "Vedremo"]

 

Saddam chiede scusa al Kuwait per la guerra del 92

Amstia generale in Iraq e annullamento delle sentenze emesse dal regime nei confronti dei dissidenti all’estero.

 

Insieme alla crisi Venezuelana, anche quella cecena è legata al petrolio

Il Paese piange le vittime del blitz russo. Ancora mistero sul gas utilizzato
In ospedale restano 400 persone, 46 gravissime. I morti sono 117
La Russia non ha dubbi
"Al Qaeda dietro ai ceceni"
Il presidente russo: "Non cederemo ai ricatti dei terroristi"
Lutto nazionale, preghiere e bandiere a mezz'asta in tutte le città

28 ottobre 2002)

La dichiarazione all'esame dell'Agenzia per l'energia atomica
Un'altra copia del documento in volo verso New York
Iraq, il rapporto è a Vienna
"Gli Usa mostrino cosa non va"
Bagdad: "Eravamo a un passo dall'atomica, ma ci fermammo"
Il New York Times: "Da gennaio l'esercito Usa pronto all'attacco

8 dicembre 2002

NUOVI CONTRASTI TRA WASHINGTO E BERLINO DOPO IL NO TEDESCO A FORNIRE EQUIPAGGI PER GLI AEREI RADAR

Baghdad ammette: eravamo vicini all’atomica
«Nel progetto erano coinvolte anche aziende americane ed europee»

9 dicembre 2002

11 dicembre 2002) Gli Usa pronti a usare
il nucleare contro l'Iraq

 

In un discorso alla radio il presidente Usa all'attacco
"Fronteggeremo la violenza catastrofica dell'Iraq"
Bush e gli Usa verso la guerra
"Nel 2003 affronteremo Saddam"
Migliaia di militari americani in partenza a gennaio
Altre due portaerei saranno spostate nel Golfo

 

NEW YORK - Il 2003 sarà l'anno della guerra all'Iraq. E' questo il senso del duro discorso pronunciato oggi alla radio dal presidente americano George W. Bush, sempre più determinato a chiudere la partita con Saddam Hussein.

IRAQ: BUSH, NEL 2003 AFFRONTEREMO IL PERICOLO SADDAM

NEW YORK - L'anno che sta per cominciare richiedera' agli Stati Uniti di fronteggiare il pericolo di ''una violenza catastrofica'' rappresentato dall'Iraq di Saddam Hussein. Lo ha detto il presidente americano George W.Bush nel suo consueto discorso radiofonico del sabato, incentrato sulle sfide del 2003.
''La guerra al terrorismo - ha detto Bush - ci richiede di confrontarci con il pericolo di una violenza catastrofica, rappresentato dall'Iraq e dalle sue armi di distruzione di massa.

28/12/2002 19:25

 

Iraq: all'Onu lista 500 scienziati

ANSA) - BAGHDAD, 28 DIC - L'Iraq ha consegnato oggi all'Onu una lista di 500 scienziati iracheni che hanno partecipato a programmi per lo sviluppo di armi proibite. La lista,che era stata richiesta da Hans Blix capo degli ispettori delle Nazioni Unite il 12 di dicembre, contiene nomi di scienziati connessi con programmi di sviluppo di armi chimiche, nucleari e batteriologiche.
28/12/2002 19:29

 

Nelle rilevazioni di dicembre l'indice scende a 80,3
Sorpresi gli analisti, che prevedevano un rialzo
Crolla la fiducia
dei consumatori Usa
31 dicembre 2002

 

Il segretario dell'Onu: "Gli ispettori devono finire la missione"
Blitz di un aereo senza pilota "Predator" sulla contraerea irachena
Annan: "Saddam sta cooperando
Per il momento nessun attacco"
E Bagdad invita Hans Blix "per collaborare"
Il capo degli esperti si dice disponibile
31 dicembre 2002

 

Bush ai media: sulla guerra decido io
Messaggio di fine anno: vinceremo la guerra al terrorismo

1 gennaio 2003

Il presidente Bush è stanco dei media che prevedono, con tanto di date, il prossimo attacco contro Saddam. «Lei dice che stiamo marciando verso la guerra. Non so perché abbia suggerito questo scenario - ha risposto, brusco, ad un reporter che aveva fatto una domanda implicando la decisione di andare in guerra già presa - sono io la persona che decide. E non lei».

It.cultura – it.letteratura.italiana - it.giustizia – it.media.tv – furum La Stampa web

dizionario

Guerra preventiva: termine coniato dagli Stati Uniti D’America, essa è basata e realizzata al fine di evitare l’ipotetica possibilità di uno stato di aggredirne un altro, o per mezzo di armi proprie o nel sostegno a gruppi terroristici. La condizione politica che determina il realizzarsi della guerra preventiva è soggetta alla capacità intrinsecamente interpretativa dello stato che la attua e non contempla un significante diplomatico che collochi il significato di non uccidere all’interno di un progresso costruttivo, che dia al significato diplomatico il significante di “valore” e che tenda a ristabilire la libertà e reciprocità a partire dal bisogno del singolo individuo, che “sottostà” per questo alle regole della necessità di uccidere della guerra. L’azione diplomatica che spesso trova soluzioni a partire dalla reciproca collaborazione costruttiva e creativa tra gli stati, è sostanzialmente inficiata dalla non necessità dell’azione diplomatica di considerare l’individuo preliminare della condizione generale e per questo consapevole del diritto di vivere. Così le motivazioni terroristiche di gruppi transnazionali si determinano associate alla condizione di volere di uno stato e in ragion di questo la ragion di stato esige la guerra preventiva. Tale termine così conformato nel suo significato è espressione diretta dell’azione degli Stati Uniti D’America dopo l’attentato dell’11 Settembre “alle torri gemelle” di New York – e si contrappone al significato estremistico di “Martirio” nella concezione dei gruppi terroristici islamici.

L’etimologia storica geopolitica del termine: “guerra preventiva”, può essere collocata già in epoca “Vittoriana”. La derivazione culturale di tale termine può essere vista nello sviluppo delle scienze del comportamento che in occidente e in modo particolare negli Stati Uniti – con l’uso sempre più capillare del linguaggio dei mass media e della “tecnologia pubblicitaria” per la conformazione della forma mentis – esse hanno così pervaso la società dando al modo di pensare nel significato della “comunicazione” valore primario all’ipotesi e alla sua interpretazione, rispetto al significante e al suo significato diretto. Gli individui interagiscono tra loro come fossero in presenza di un test o un sondaggio e, ciò che diventa primario nella comunicazione non è “dire” per capire, ma “dire e fare” per ipotizzare una risposta a cui si vuol dare un significato.

La guerra preventiva non è dimostrato migliori le cose, non è un modo che si pone la questione sociale di come non raggiungere le estreme conseguenze che determinano la guerra. E può essere anche usata per scopi politici diversi da quelli presupposti con tale termine.

 

Patrizio Marozzi

 

----- Original Message -----

From: "Ignazio GSS©" <ignaziogss@areamedica.com>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Saturday, February 08, 2003 3:53 PM

Subject: Re: guerra preventiva

 

> "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it> wrote:
>
> >Guerra preventiva:
>
> E con la TV cosa c'entra?
>
> --
> Ignazio GSS© * More than 90 HiRes images in my home page 
> http://www.geocities.com/ipuddu/
> 200 Images of digestive endoscopy
> http://www.areamedica.com

----- Original Message -----

From: "pierbattacchio" <pierbattacchio@infinito.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Saturday, February 08, 2003 7:54 PM

Subject: Re: guerra preventiva

Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it> wrote in message news:<_m81a.95412$YG2.2700050@twister1.libero.it>...
> Guerra preventiva: termine coniato dagli Stati Uniti D'America,

 

Sicuramente la guerra è sempre la guerra, che si chiami "preventiva",
"umanitaria" o in qualsiasi altro modo, in quanto guerra determinerà
sempre lutti e distruzioni. Io però che sono sinceramente amante della
pace e quindi non sono un "pacifista" nell'accezione ideologica che
tale termine oggi assume, ritengo che i governi e le diplomazie del
mondo debbano individuare alcune situazioni pericolose che attentano alla democrazia ed al vivere civile (vedi terrorismo, fondamentalismi, negazione di diritti umani) e prendere le opportune contromisure: in alcuni casi tali contromisure possono essere (ahimè) anche la guerra (magari potremmo chiamarla "difesa preventiva" ma non è la terminologia che modifica l'infausto evento bellicoso). Tuttavia alcune volte tale guerra si rende necessaria: pensate ad esempio se un organismo internazionale avesse potuto realizzare una "difesa-guerra preventiva" contro Hitler, o se fosse intervenuta quando il bolscevismo stava causando la tragedia e la disfatta dei diritti umani nell'Unione Sovietica. Credo che in questi  - ma anche in altri casi  -  una "guerra-difesa preventiva" avrebbe causato meno vittime e meno distruzioni di quanto non abbia fatto il non aver agito!

 

It.discussioni psicologia

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

To: "Moderatore I.D.Psi" <idpsi_mod@libero.it>

Sent: Sunday, February 09, 2003 10:35 AM

Subject: Re: guerra preventiva

 

La ringrazio della risposta, non ho letto, il manifesto, ma mi aspettavo il suo rifiuto. la mia conoscenza della psicologia e la sua applicazione per la mia autoanalisi, risale a molti anni fa, sin da subito" è stata da me filtrata dalla psicanalisi di matrice freudiana, che ovviamente è primitiva rispetto alla psicanalisi Junghiana di cui ho fatto libera e personale conoscenza nella mia esperienza esistenziale. l'applicazione dell'osservazione psicologica da me "avventa" è sempre stata improntata all'osservazione naturale nell'analisi del mio sentire emotivo contestualizzato nell'intento, oggettivandolo nel processo naturale di relazione che tramite esso poteva avvenire, l'osservazione è sempre matrice peculiare e la relazione peculiare non può che essere naturale. pensando al mondo animale sono sicuro che la realtà del suo agire e la nostra possibilità di relazione, non può che essere autentica in una condizione naturale, e che in cattività più che le dinamiche di conoscenza si determinano logiche di adattabilità nell'ambito delle necessità di chi detiene il potere. Ora l' intervento della "psicologia umana" è improntato sulla relazione di convenienza utile nell'adattabilità e vieppiù si pone come obbiettivo d'intervenire" per poter avere capacità d'analisi e logica
di adattabilità nella referenzialità più contingente nella gestione del potere" - per questa connaturata congestione" le possibilità di "amplificazione" sono in essa pregiudizialmente surrettizie e marginali al suo intendo e intento. Non aggiungo altro perché la mia è solo una

risposta di ringraziamento,
cordialmente
Patrizio Marozzi
----- Original Message -----
From: "Robot Moderatore" <robomod.it@computerville.it>
To: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>
Sent: Saturday, February 08, 2003 5:21 PM
Subject: Re: guerra preventiva


> it.discussioni.psicologia e` un gruppo moderato.
>
> Il tuo articolo e` stato esaminato dal moderatore ed e` stato rifiutato:
>
> Il tuo articolo, infatti, non rispecchia il manifesto del gruppo,
> che puoi trovare assieme a tutti gli altri a
>
> http://www.news.nic.it/news-it/manif/
>
>
> Per ulteriori informazioni puoi contattare il moderatore del gruppo
> all'indirizzo "Moderatore I.D.Psi" <idpsi_mod@libero.it>.
>
> Cordialmente,
> il moderatore.

 

----- Original Message -----

From: "Moderatore I.D.Psi" <idpsi_mod@libero.it>

To: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Sunday, February 09, 2003 11:57 AM

Subject: Re: guerra preventiva

----- Original Message -----
From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>
To: "Moderatore I.D.Psi" <idpsi_mod@libero.it>
Sent: Sunday, February 09, 2003 10:35 AM
Subject: Re: guerra preventiva


> La ringrazio della risposta, non ho letto, il manifesto, ma mi aspettavo
il
> suo rifiuto. (...)

Spiacente del rifiuto *dovuto* dal manifesto.
Il contenuto del messaggio -del tutto condiviso (almeno da *questo*
co-moderatore scrivente)- è "Off Topic" rispetto agli interessi specifici
del ng ...

Peraltro ... i contenuti e gli accenni *psicologici* di questo messaggio mi sembrano interessanti e stimolanti.
Perchè non riproporli al ng?

Cordialmente ... :-)
Vincenzo DP, co-moderatore di IDPsi

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura.religioni

Sent: Monday, February 17, 2003 12:00 PM

Subject: Assente all'appello

Assente all’appello

 

La stupidità ha pervaso ogni comportamento del vivere quotidiano, e mai, come in nessuna altra epoca prima l’ignoranza è sinonimo di conoscenza concordata per il potere, una torre di babele senza verità. Nella sfera privata basta non sapere, per dare significato a qualcosa senza senso, come un disturbo del comportamento e, dire e sentire attraverso esso il potere su quel che non si sa. E che del tutto la verità non è in nessun luogo concordato è a dir poco certo. “Se il mondo non avesse che questo, se si chiudesse in questa assenza totale di Dio dove la verità non può che appartenergli, anche se costantemente evidente, ma dove può essere del tutto paradossalmente ignorata.” Due persone che si accordano per la verità è già la sua fine, il delirio di contenere un potere onnipotente, quanto la verità stessa e, in ragion di questa l’etica appare un fatto già perdente, una lotta transitoria che vuol dimostrare Dio nei suoi bisogni, come se Dio avesse bisogno del male per esistere; Dio è completamente assente in questa prospettiva umana. Se Dio chiuderà la storia, se Dio ha rinunciato sulla croce alla necessità del male, che cosa contempla l’assenza di Dio se non il bisogno stesso di vincere il male, affinché Dio esista e appaia nel luogo umano come verità che ha bisogno di contrapporsi al male con il bene, ma questa necessità umana di un Dio che ha bisogno del male per esserci, non è forse la necessità dell’uomo di volere un Dio da vedere. Eppure in tutta la rappresentazione della verità, non vi è un solo istante in cui il male sia contemplato da Dio, non vi è un solo instante in cui la verità sia concordata nella realtà. In fondo l’istanza suprema del male: non volere l’esistenza di Dio, causa derivante della sua esistenza di male, in quanto artefice stesso del bene e, già in questo non si vuole credere che Dio sia in sé il bene e il male che tutto genera e definisce, e in questo, solo in questo la verità. Se Dio è un’immagine siffatta non può che essere conseguenza di un inconoscibile che fa della necessità della sua esistenza il bisogno di comprendere il male quanto il bene per dirci in quanto conoscenti dov’è la conoscenza di Dio nella realtà che percepisce la verità. Eppure la verità è palesemente al di là di ciò, in quanto ciò non può che essere la sua rappresentazione, di un’umanità che non può che esserne parte e, in quanto parte non può che esserne partecipe e così responsabile del bene e del male. Eppure Cristo sulla croce non ha concordato nulla con il male, non ha contrapposto nulla ad esso, come se il male compisse se stesso e in esso tornasse, “come se la verità non avesse bisogno”, come se essa esistesse al di là dell’inconoscibile, come se il suo tempo fosse eterno e assoluto, “come se la verità non avesse bisogno per esistere che di se stessa.” Se la natura umana è corrotta e corruttibile, la verità non lo è e la travalica, Dio non ha bisogno del male e dà alla realtà tutta se stessa, come non ne facesse parte, come verità. Se Dio ha amato in quanto uomo lo ha fatto anche in quanto Dio, e per questo l’amore non può pensarsi in nessun termine, né può essere definito legge.

 

----- Original Message -----

From: "SILVEA" <SILVEA@xxxxx.yyy>

Newsgroups: it.cultura.religioni

Sent: Monday, February 17, 2003 3:32 PM

Subject: Re: Assente all'appello

 

> Molto interessante ... ma che volevi dire?!?!?

>
>         Saluti

----- Original Message -----

From: "Giovanni" <giovanni@virgilio.it>

Newsgroups: it.cultura.religioni

Sent: Monday, February 17, 2003 4:11 PM

Subject: Re: Assente all'appello

Don Patrizio,...ma si può sapere che cazzo hai scritto?
>
> Giovanni

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Tuesday, February 18, 2003 12:14 PM

Subject: Ieri oggi e domani?

La Stampa forum web

 

Ieri oggi e domani?


In questo gran casino, ieri ho ascoltato in tv, un brano di quel che ha detto nell'ultimo messaggio Ben Laden e la traduzione ha riportato: " . Noi non siamo invidiosi del modo di vita degli americani, come loro dicono, ma ce l'abbiamo con loro per come hanno sempre trattato i popoli arabi. Che alla base delle logiche di potere sulle risorse energetiche e di affermazione degli imperi economici ci sia un livello dialogico di questo tipo, la dice lunga sul fatto che il problema va ben al di là dell'esistenza o no di un Ben Laden. Comunque in fondo la dimensione dialogica in cui si determina la guerra non è che sia poi mai stata molto più elevata e concreta. E quella che viene proposta in occidente per la guerra contro l'Iraq non è che sia formalmente diversa, le parole di Bush e dei suoi adepti che vogliono la guerra in sostanza sembrano solo dire ti faccio la guerra perché tu sei invidioso. Che l'invidia sia alla base della stupidità e della menzogna, non vi è dubbio, ma tra chi è invidioso e chi ha come obbiettivo solo quello di essere invidiato e fa del tutto perché l'altro" lo sia non so proprio chi sia il migliore o peggiore, di certo tutte e due finiranno con lo scaricare le proprie responsabilità su chi non vuole far parte di questo loro sistema. Ed è questo che li fa incazzare ancora di più perché le convenienze su cui poggia tutto questo sono il potere il denaro e il consenso che da ciò secondo la loro ottica ne deve derivare. La cosa finisce qui. E allora spruzzate di peperoncino in una discoteca hanno avuto l'effetto di una bomba chimica, tesi di laurea sono diventate prove, e l'altro giorno Powell per un attimo, all'onu sembrava volesse dire, ma sì è tutta una cazzata, per poi parlare della guerra come fosse un gioco tra ragazzini che giocano con le pistole giocattolo. In sostanza questi sono i contenuti dialogici per il nuovo ordine mondiale, che sostanzialmente appiattisce tutto e rende l'identità qualcosa che non va comunicata, ma affermata come strumento di potere. Vi immaginate con la logica della guerra preventiva, cosa sarebbe avvenuto, quando ci fu, quel periodo di tensione tra la Libia e L'Italia e Gheddafi vedeva il mondo come lo vede Bossi ora e ci tirò quel missile che raggiunse le rive dell'Italia meridionale, cosa sarebbe accaduto se l'Italia non fosse rimasta fedele alla sua costituzione e non avesse mediato tra i bombardieri americani e inglesi che si inserivano in quel momento di crisi internazionale con la Libia, e la ragionevolezza del proprio progetto di vita. Per chi se lo fosse dimenticato, la capacità di evitare una guerra è di gran lunga superiore, al creare le cause perché una guerra avvenga senza poterla fermare prima delle sue estreme conseguenze, inevitabili. La guerra è solo morte e non è mai necessaria alla pace, serve solo per impedire che ce ne sia un'altra per un po', prima del prossimo turno di potere e ricominciare daccapo. Lottare per i diritti umani vuole dire dare ad ogni singolo individuo la libertà d'espressione e comunicazione della propria identità e lottare per i diritti umani vuol dire che il potere in ogni sua costituzione debba tenere conto di questa integrità dell'individuo, agevolandola e sostenendola, anche in formazioni comunitarie differenziate dal potere e che non per questo ad esso ambiscono. La gestione del governo in forma di stato si legittima in conseguenza di ciò e chiunque agisce in conseguenza della terminazione di acquisizione di questo potere deve farlo per l'affermazione della comunicazione dell'identità dell'individuo. Ora in una parte dell'occidente si è identificata tale forma di potere nella democrazia, che sinceramente viene sovente tradita, dalle capacità intrinseche degli uomini che la applicano. Ora ho parlato di questo per dire che nell'aria in cui si vuole portare la guerra in buona parte vi sono tutt'altre forme di gestione del potere; non per questo nell'interesse generale dell'umanità non si deve comunicare ad ogni governate il diritto di ogni individuo di espressione e comunicazione della propria identità in ambito di ogni potere governativo, e  che suddetti governi trovino le capacità proprie di trasformarsi in democrazie. Ora per tornare "a questa questione" e sul dire e fare che osservo ho ascoltato alcuni politici che per posizioni religiose dovrebbero essere tutt'altro che guerraioli e che da buon politici danno a Saddam la responsabilità politica morale di una eventuale guerra. Ora se Saddam in definitiva anche si prendesse questa responsabilità, è evidente che le bombe e la forza militare stanno tutte da una parte - non voglio qui immaginare quale sarà lo scenario, durante e dopo la guerra, in tutta quell'aria, quali saranno le componenti in gioco, queste convenienze sono calcoli di potere. E allora mi chiedo di chi sarà la solita responsabilità astratta dei morti e delle distruzioni? E allora per rimanere sul concreto, dico che l'esperienza matura delle convinzioni e l'esperienza comunica delle realtà, e allora non comprendo perché la più vecchia percezione astratta del significato della guerra trovi sovversiva l'esperienza di Gino Strada che della guerra cura tutti quelli che a causa della guerra, vengono feriti o uccisi, e in questo vede il ripudio della guerra e per questo dissente da chi vuol farla.

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Thursday, February 20, 2003 12:11 PM

Subject: Cultura permettendo

 

Cultura permettendo

 

…nell’ambito delle divergenze internazionali l’onu non può rendere una posizione di carattere militare, l’uso dei caschi blu, non comprende l’uso della forza a favore dell’uno o dell’altro contendente. Non può esserci altra delegittimazione per l’onu che quella di determinare l’uso della forza militare per la risoluzione dei problemi tra le nazioni. Per questo la posizione espressa dal rappresentante francese nell’ultima seduta sull’Iraq non può che essere l’unica che determini legittimità alle nazioni unite: l’affermare che in sede onu non si approverà mai una risoluzione militare è l’unica cosa sensata, è l’unica cosa sensata perché l’onu continui ad esistere e svolga un ruolo alternativo alla guerra. La cosa più ovvia che si deduce da ciò è che maggiore è la cooperazione tra le nazioni maggiore sarà l’efficacia della funzione dell’onu sull’effetto della cooperazione tra le nazioni. Ora ci sono molti casi in cui dei governi nazionali non rispettano le risoluzione dell’onu, mettendosi di fatto al di fuori della cooperazione internazionale per la soluzione dei conflitti. Se ciò determinasse che l’onu per questo motivo prendesse la risoluzione dell’uso della guerra per l’applicazione delle sue decisione, significherebbe che si avrebbe un organismo internazionale senza nessuna indipendenza che non avrebbe nessuna possibilità dialogica né nella prevenzione della guerra, né come possibilità di cessazione della guerra, qualora questa eventualità si determinasse. La guerra israeliana palestinese ne è un esempio, se nella cooperazione tra nazioni cessa la prospettiva di una cooperazione comune che determini come altro ciò che tende ad inficiare tale cooperazione, questo altro assurge a determinazione per la contrapposizione tra un intero popolo e l’altro. Se tutto ciò è stato così ben rappresentato e concretamente prospettato nel momento della presidenza israeliana di Rabin, il suo assassinio espressione della sua stessa nazione ha determinato, non una reale prosecuzione del suo progetto, ma decisamente una contrapposizione a ciò. – qui faccio una piccola digressione che non ha molto a che fare con la dimensione politica di Israele, ma che si rivolge con goliardica ironia all’ebreo in quanto popolo. Per quanto il popolo ebraico abbia avuto esponenti che alla creatività umana hanno dato molto, in quanto popolo si può definire biblicamente il più stupido, da quando ci è mostrato dalla bibbia nessun popolo ha mai avuto un contatto così diretto con Dio, Dio non ha fatto che darsi ad esso, rappresentarsi, mostrarsi, per poi dover ammonire e finire per essere disconosciuto, nello stesso significato e modo in cui lo si riconosce; il tentativo di Dio perché nel popolo ebraico ci fosse la fede in Dio è stato con esso prodigo di fatti e testimonianze, ma sempre esso ha finito per dimenticare e dubitare, il racconto dell’esodo dall’Egitto, narrato nel vecchio testamento, la storia di Mosè è pieno di tale significato. –

Tornando all’onu la riflessione che credo sia indispensabile fare, in questo momento è quanto la sua funzione democratica in ambito non di guerra voglia essere rappresentata in una situazione mondiale che vede posizioni troppo chiuse e intransigenti, e dove la logica economica dei gruppi ristretti d’interessi del neoliberismo sta determinando nell’ambito delle democrazie tradizionali, e in molte delle neo formatesi, la reale questione se siano possibili o no i margini di libertà dell’individuo, perché la democrazia possa esprimersi creativamente; lo sviluppo dell’individuo in logiche darwiniane riduce considerevolmente le possibilità di differenziazione culturale e di cooperazione in un ambito creativo umano, condizionato più da elaborazioni di relazione prettamente istintuali. Sul piano sociale la cooperazione trova sempre più ristretti i margini della funzione dello stato – faccio a tal proposito l’esempio puerile della recente nevicata di New York, dove il comune non aveva i soldi per pagare le imprese private per rimuovere la neve. Per sgombrare il campo da ogni ipotesi che questo sia un discorso antiamericano dico che farei tutti i giorni all’amore con una donna americana e, credo proprio che il voler fare all’amore sia un fatto che ha poco a che fare con l’essere anti o voler isolare gli stati uniti d’america, credo che, tolta qualche eccezione, chi non lo voglia sia anti – a tal proposito dalle mie parti servirebbe l’onu per risolvere tale questione.

E a questo punto non posso non parlare del governo italiano, che quando dice di voler rimanere in ambito onu non si capisce cosa voglia dire, dato che Berlusconi nell’arco di una giornata è capace di dire venti cose simili e contraddittorie al contempo, dico che almeno riuscisse ha capire ed interpretare la costituzione italiana a tal proposito, che cosa significa tutto ciò…?

Per concludere questo discorso dico che l’onu sarà gravato in questo momento dalla questione nord coreana – rimasuglio della guerra fredda che un po’ di tempo fa sembrava avviata a soluzione verso una cooperazione nell’ambito delle due coree, anche per la soluzione della grave crisi economica in cui si trova il nord corea, acuire tale questione non è interesse per la “cooperazione e la soluzione”, ben poco da parte del nord corea, ma ancor meno in ambito della cooperazione internazionale, sarebbe bene non creare un'altra situazione di autismo internazionale, sul piano culturale credo ce ne siano fin troppe.

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Saturday, February 22, 2003 11:27 AM

Subject: machiavelli da i numeri?

machiavelli da i numeri?

 

...ora la pecora Dolly primo clone da animale adulto è stata soppressa - per malattia - e la cosa più rilevante, mostrataci, durante la sua vita spazio temporale della sua identità naturale è stata il suo riallineamento biologico temporale con il tempo genetico della cellula che la generata. Ora non so cosa combineranno quelli della setta dei realiani che hanno annunciato al mondo la possibilità della vita eterna per mezzo della clonazione, che loro possono dispensare previo pagamento anticipato. Comunque ognuno si trova il suo clone e, il nostro presidente del consiglio sembra non perda occasione per clonare Machiavelli ad ogni pian di guerra e allora dato che dobbiamo intendere la situazione come machiavellica, vò a pensare che si tanto sia la speranza che di disperar sovviene sperar, affinché il disperar non trovi speranza nell’impossibilita di sperar, che sia esso speri o disperi, il potere speri di sperar senza speranza, lo sperar imperituro de lo potere sperato e così non più disperato. E allora fò du conti, che non sò certezza di sicuro so numeri che aggrada lo scritto come 11 che della speranza v’è certezza, basta non broiasse le parole tra sperar e disperar con l’imperituro de lo potere sperato. Perché sennò quel cavallieraccio che v’ò a citar nell’anima dun crociato frignone che s’è clonato ne: il Bossi, stesse a fa’ il gioco machiavellico. Titolo V che v’ò lo esso devoluzionà co la devoluzione; c’è lo 116 che già dice e il 117 dice abbastanza, ma se deve dì de più che v’ò dì che il Bossi v’ò al senato na smadraccona de padania scritta sotto ar culo. E allora non sarà che v’ò a da pià il 132 e il 133 e trasformarli in 140? Saltando il 138 e il 139. all’anima della clonazione è la fine de Dolly. E aggiungo allora che l’illusione de le guerre, ce fa capì quello che vo’ dì veramente: “lo sperar imperituro de lo potere sperato e così non più disperato.

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Sunday, February 23, 2003 11:16 AM

Subject: In attesa di.

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura.letteratura.italiana

Sent: Sunday, February 23, 2003 11:19 AM

Subject: In attesa di.

In attesa di…

 

…la conoscenza psicologizzata di un società psicologizzata rende l’unicità dell’individuo non psicologicamente relazionabile, tale saturazione psicologica rende l’effetto del significato, come il significato dell’effetto che si collettivizza, rendendosi autoreferenziale all’effetto psicologico che dà significato alla conoscenza psicologizzata della società. In questo processo di dinamica autoreferenziale il significante non è più partecipe dell’esperienza individuale e tramite essa della comunicazione dell’esperienza per la conoscenza, ma si struttura in un’interferenza relazionale che vuole stabilire l’effetto su cui convogliare il significato della “relazione” al di là di un significante dinamico, ma in una visione collettiva che dà al comportamento individuale un significato psicologizzato come referente rassicurante della propria conoscenza socializzata in ambito della propria esperienza individuale. “Ed è proprio a causa di questo difetto nel pensiero psicologico che la conoscenza è stata psicologizzata, cioè satura di psicologia proiettata.”

In un processo di relazione siffatto, la comunicazione perde degli attributi di conoscenza che danno profondità e, che tramite questa profondità ricercano il significante in quanto valore dante significato e profondità all’esperienza del comunicante. Non vi è più un reale significato del termine “perché?” e dopo di esso “come?”, ma tali termini sono soggiogati da concetti di “è così!” che trovano immediato referente nel significato psicologizzato. Tale processo di relazione tende univocabilmente a stabilire una supremazia tra i comunicanti, in base alla quale percepire una pulsione gratificante in un abito di autoreferenzialità di potere, se siano vere o false le conclusioni a cui giungono, non è determinante, la qual cosa importante è la pulsione che da ciò deriva, la competizione prima, tra i due comunicanti e la “manipolazione” che ciò stimola determina il superamento dell’altro”, garantito dalla referenzialità della società psicologizzata. In tale costrutto non solo le relazione mancano di una individualità comunicante, ma per  questo tramite esse investono la reciprocità tra gli individui di una comunicazione, tra loro, sempre più relativa e dipendente non più dal significato, ma dalle pulsione che sin dalla relazione semiologica influenzano i reciproci comportamenti e l’effetto del significato del pensiero. Di fatto si verifica che nulla può accadere al di fuori di questo ambito, “stabilente e stabilito”. La percezione siffatta toglie il significato di gravità, di pari passo a quello della percezione della responsabilità, individualmente abbassato il livello di percezione delle conseguenze, e così si “ridicolizza” il fine e la sua attuazione con una modalità virtuale e surrettizia che stabilisce la gerarchia di potere e convenienza: la realtà non è più relativa, ma relativizzante prevaricatrice e pregiudizialmente discriminante di ogni alterità. Ora se esiste un mondo globale dove l’effetto è qualcosa di unico e altamente dinamico nell’ambito delle cause dell’individuo che cerca la propria autonoma reciprocità e produce esperienza. Il mondo psicologizzato fa di ogni effetto la ricerca compulsiva che deve riprodurre il significato e le sue motivazioni per generare effetti di pensiero che si omologhino, collettivamente, e in definitiva senza investire la domanda di una risposta ma dando alla domanda una valenza astratta perché priva di un’origine, senza un implicito, esplicito e reale: “cosa vuoi sapere” e così l’eventuale “come?” diventa: “come!”.     

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.psicologia

Sent: Sunday, February 23, 2003 11:20 AM

Subject: In attesa di

Da questo gruppo di discussione ho avuto delle risposte a quanto sopra, alcune incorociate tra loro:

----- Original Message -----

From: "Mercurius" <donalibero@tin.it>

Newsgroups: it.discussioni.psicologia

Sent: Sunday, February 23, 2003 12:12 PM

Subject: Re: In attesa di

Prima impara a scrivere, poi ne riparliamo.

Mercurius

----- Original Message -----

From: "Amelia " <amloret@tin.it>

Newsgroups: it.discussioni.psicologia

Sent: Sunday, February 23, 2003 12:15 PM

Subject: Re: In attesa di


"Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:Uf16a.146599$YG2.4324502@twister1.libero.it...
> In attesa di.

commenti?
applausi?
fischi?
fiaschi?
confutazioni?
affermazioni?

 
> ..la conoscenza psicologizzata di un società psicologizzata rende l'unicità
> dell'individuo non psicologicamente relazionabile, (cut)

sinceramente, in merito al seguito: non ho capito niente.

ho letto, come mi hanno insegnato a scuola, un paio di volte, tanto per capire se il mio non capire niente potesse essere legato alla domenica mattina ma, l'unica frase che mi e' risultata un tantino piu' chiara, e' rimasta quella tra virgolette (citazione?):
 
> "Ed è proprio a causa di questo
> difetto nel pensiero psicologico che la conoscenza è stata psicologizzata,
> cioè satura di psicologia proiettata."

ehm...... non si potrebbe avere una traduzione "per il popolo" dei concetti
espressi?

Amelia

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Inviato via http://usenet.libero.it

----- Original Message -----

From: "elledi" <guardalafirma@tin.it>

Newsgroups: it.discussioni.psicologia

Sent: Sunday, February 23, 2003 12:35 PM

Subject: Re: In attesa di

Amelia, in <212Z171Z222Z19Y1045998923X24264@usenet.libero.it>,
wrote:


> commenti?
> applausi?
> fischi?
> fiaschi?
> confutazioni?
> affermazioni?

la mia amica modenese direbbe che
"al s'fè de le Lacan-pugnétte"
io consiglierei una più tranquilla discesa dal pero =)
--
Ciao
elledi

----- Original Message -----

From: "Elrond" <master_elrond@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.psicologia

Sent: Sunday, February 23, 2003 4:01 PM

Subject: Re: In attesa di

On Sun, 23 Feb 2003 11:15:24 GMT, amloret@tin.it (Amelia) wrote:

>sinceramente, in merito al seguito: non ho capito niente.

Ma sono il solo ad aver dato per scontato che Patrizio stesse scherzando? Peraltro, una prosa poco meno caricaturale e' talvolta usata con intenti tristemente seri, in certa psicologia
--
ciao,
Elrond

----- Original Message -----

From: "soleluna" <soleluna_zm@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.psicologia

Sent: Sunday, February 23, 2003 4:57 PM

Subject: Re: In attesa di

Il 23 Feb 2003, 16:01, Elrond <master_elrond@libero.it> ha scritto:
> On Sun, 23 Feb 2003 11:15:24 GMT, amloret@tin.it (Amelia ) wrote:
>
> >sinceramente, in merito al seguito: non ho capito niente.
>
> Ma sono il solo ad aver dato per scontato che Patrizio stesse
> scherzando? Peraltro, una prosa poco meno caricaturale e' talvolta usata
> con intenti tristemente seri, in certa psicologia
> --
> ciao,
> Elrond Ciao, sono Soleluna.... ma che tristezza! Questa domenica leggo solo stupidaggini? Forse avrei fatto meglio ad andare avanti a stirare o a leggere un libro che ho preso in bibblioteca ieri, o a fare quattro passi anche se l'aria è un po' freddina! E pensare che su questo gruppo di discussioni mi capita di leggere certe cose che mi fanno pensare e mi aiutano a capire meglio me stessa, vedere dentro di me... Ma non mollo e tornerò, un caro saluto a tutti SOLELUNA

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Inviato via http://usenet.libero.it

----- Original Message -----

From: "Vincenzo Del Piano" <vincenzo@hyle.it>

Newsgroups: it.discussioni.psicologia

Sent: Sunday, February 23, 2003 6:39 PM

Subject: Re: In attesa di


"Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:Uf16a.146599$YG2.4324502@twister1.libero.it...
> In attesa di.
>
> ..la conoscenza psicologizzata di un società psicologizzata rende
l'unicità
> dell'individuo non psicologicamente relazionabile, tale saturazione
> psicologica rende l'effetto del significato, come il significato dell'
> effetto che si collettivizza, rendendosi autoreferenziale all'effetto
> psicologico che dà significato alla conoscenza psicologizzata della
società.
> [cut]

Già; è proprio così che va.
Peraltro, di che preoccuparsi? Se la categoria "soggettività" si ipostatizza alla sua stessa descrizione formalizzata, e rispetta i parametri condivisi della semiotica del linguaggio ... che difficoltà c'è a recuperarne l'irriproducibile unicità nella reificazione dell'oggetto "soggetto" descritto?
Vedrei con maggior preoccupazione il potenziale arresto della circolazione ermeneutica, dalla quale potrebbe essere messo in forse il necessario processo deduttivo, che -poggiandosi sull'esperienza delle singolarità- permette l'uscita dalla idealizzazione della reificazione, e la (ri)collocazione dell'oggetto "soggetto" nel campo fenomenico. Tale arresto del circolo ermeneutico -togliendo il sostegno della progressione all'esperienza modificatrice del concetto di "soggetto"- condanerebbe certamente il "logos" psicologico all'autoreferenzialità, con la perdita della possibilità della "processione" dei concetti necessari all'indagine sull'Uomo ... ma è fatto (e timore) antico ...

A riguardo della *consolidata* problematica richiamata, mi viene da (estemporaneamente) osservare che, anche se applicata a un più generale campo di speculazione (e ancorchè descritta/espressa con altre parole) ...
non fu forse questa la principale motivazione della rivisitazione aristotelica dei concetti platonici? Non fu forse la problematica aristotelica centrata sul timore della ineffabilità (nel mondo fenomenico) dello "stabilente" rispetto allo "stabilito"? non si pose lo stagirita la questione centrale della opinabile (ma necessaria) possibilità di risalire/recuperare/disvelare la concettualizzazione che parte dallo "stabilito", verso lo "stabilente"?

Tutto sta a "capirsi".
(è di questo che dici che si è "in attesa"? :-))

--
Vincenzo (mal di capo ... :-))
----- Original Message -----

From: "Morgana la Fata" <dosflores@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.psicologia

Sent: Monday, February 24, 2003 12:17 AM

Subject: Re: In attesa di

Patrizio Marozzi <patrizio.marozzi@libero.it> wrote:

> In attesa di.
...
>dando alla domanda
> una valenza astratta perché priva di un'origine, senza un implicito,
> esplicito e reale: "cosa vuoi sapere" e così l'eventuale "come?" diventa:
> "come!".


cosa vuoi sapere?  :-)
e cosa vuoi condividere? :-))

mi viene in mente che
qualcuno mi ha detto che la semplicita' e' una complessita' risolta.
--
Ciao! Morgana la Fata

 

Lette queste risposte, rispondo a due di esse: quella di Amelia e, del moderatore Vincenzo DP. Inviate le mie risposte, quella di per Amelia viene normalmente inoltrata dal robot al moderatore. Quella per il moderatore viene rifutata dal robot, la correggo come il robot mi “dice” e la inoltro per il moderatore.

Il moderatore a questo punto mi rifiuta tutte e due le lettere dicendo:

it.discussioni.psicologia e` un gruppo moderato.

Il tuo articolo e` stato esaminato dal moderatore ed e` stato rifiutato:

 

L'articolo che hai inviato non rispetta i requisiti "stilistici"
minimi per essere letto con facilita` da tutti gli utenti.

Ecco alcuni suggerimenti:

segue un bla bla sulla forma del messaggio sconclusionato e contraddittorio e pretestuoso, c’è un “di fatto” suo e del robot, di cui a me non interessa acclarare il significato - mando le risposte, così come sono state rifiutate dal moderatore, in un altro gruppo di discussione:

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Monday, February 24, 2003 11:11 AM

Subject: la cultura della risposta

non ho mai avuto dubbi che nelle possibilità del mobbing l'ordine sociale generato dalla psicologia ha una grave responsabilità. tanto più quando la stupidità si coniuga con il pretesto. La risposta di cui parlo è quella che io ho dato a due persone nel gruppo di discussione moderato it.discussioni psicologia. E che tra il robot e il moderatore e le interpretazione tra quel che dice il robot e il moderatore, non sono riuscito ad inviare a suddetto "gruppo", ciò finisce per apparirmi quasi il classico atteggiamento psicologico che rompe le scatole per sindacalizzare gli altri e virtualmente interpretare: tanto caro all'esasperazione del funzionalismo americano.
certo questa mia visione è un po' forzata - mi voglio sentire perseguitato dalle "macchine e dagli psicologi e dagli stupidi", che, in definitiva, sono la stessa cosa. Ma il mobbing sociale è una cosa più seria di quella che qui posso farvi "apparire". Le risposte che ho dato - una sicuramente ad un moderatore - sono conseguenti del mio scritto: "in attesa di" ch'è anche in questo gruppo di discussione. Ora permetterò a voi di leggerle, giacché non esulano dal problema culturale espresso "in attesa di":
cordilamente

Patrizio Marozzi

 

Mi congratulo con lei, per la comprensione della mia citazione, le garantisco ch'è cosa rara. Allora dato che quando mi capita qualcuno che dice di avere "esperienza di Jung", il più delle volte confonde il tutto con il fatto - che magari in quel momento si stava masturbando pensando a qualcuno e, quel qualcuno in quel momento gli telefona, e in base a questa esperienza dice di aver compreso Jung- Quindi dato che la sua conoscenza va oltre questa, mi spieghi anche cosa intendeva Jung quanto scrisse: "Quando si riesce a sentire il Sé come un irrazionale, come un ente indefinibile, al quale l'Io non è né contrapposto né sottoposto ma pertinente, e intorno al quale esso ruota come la Terra attorno al sole, allora lo scopo dell'individuazione è raggiunto. Quanto si riesce a "sentire", dico, perché così definisco il carattere percettivo della relazione fra l'Io e il Sè. In questa relazione non c'è nulla di conoscibile, perché noi non possiamo dir nulla circa i contenuti del Sè. L'Io è l'unico contenuto del Sè che conosciamo. L'Io individuato si sente oggetto di un soggetto ignoto e superiore. A me pare che la costatazione psicologica giunga qui al suo termine estremo, perché l'idea di un Sé è già essa stessa un postulato trascendentale, che si può giustificare psicologicamente, ma non dimostrare scientificamente. Il superamento della scienza è un'esigenza imprescindibile dell'evoluzione psicologica qui descritta, perché senza questo postulato io non saprei formulare adeguatamente i processi psichici rilevati empiricamente. Al Sè, dunque, bisogna dare almeno il valore di un'ipotesi, come quella della struttura dell'atomo. E quand'anche dovessimo restare anche qui chiusi in un'immagine, sarebbe un'immagine potentemente viva, a interpretare la quale le mie forze non bastano. Io non dubito che sia un'immgine; ma è un'immagine in cui siamo ancora contenuti.
Sono profondamente conscio che in questo libro ho posto esigenze tutt'altro che consuete all'intelligenza del mio lettore. Ho fatto il possibile per spianare la via della comprensione, ma non ho potuto eliminare la maggiore difficoltà, cioè il fatto che le esperienze su cui si fonda la mia esposizione sono ai più ignote e perciò estranee. Per conseguenza non posso attendere che i miei lettori accettino tutte le mie conclusioni. Carl Gustav Jung. se avessi copiato male può andare a documentarsi sul libro, accetterò la sua eventuale risposta, comunque "essa sia.
cordialmente

Patrizio Marozzi
"Amelia " <amloret@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:212Z171Z222Z19Y1045998923X24264@usenet.libero.it...
>
> "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it> ha scritto nel messaggio
> news:Uf16a.146599$YG2.4324502@twister1.libero.it...
> > In attesa di.
>
> commenti?
> applausi?
> fischi?
> fiaschi?
> confutazioni?
> affermazioni?
>
>
> > ..la conoscenza psicologizzata di un società psicologizzata rende
> l'unicità
> > dell'individuo non psicologicamente relazionabile, (cut)
>
> sinceramente, in merito al seguito: non ho capito niente.
>
> ho letto, come mi hanno insegnato a scuola, un paio di volte, tanto per capire se il mio non capire niente potesse essere legato alla domenica mattina ma, l'unica frase che mi e' risultata un tantino piu' chiara, e' rimasta quella tra virgolette (citazione?):
>
> > "Ed è proprio a causa di questo
> > difetto nel pensiero psicologico che la conoscenza è stata
psicologizzata,
> > cioè satura di psicologia proiettata."
>
> ehm...... non si potrebbe avere una traduzione "per il popolo" dei
concetti
> espressi?
>
> Amelia
>
> --------------------------------
> Inviato via http://usenet.libero.it

 

 

in riferimento alla tua sotto, rispondo che il voler cercare di appartenere, o meglio voler essere in una categoria - è qualcosa che non posso negarti: è opera di studente e suo proseguo professionale. comunque avresti dovuto "categorizzare meglio "lo scarto" gestaltico o come si dice gestaldico (ho usato questa modalità espressiva per rendermi anch'io psicologicamente aggressivo omologaticamente," come mi sembra di rilevare sia avvenuto da alcune altre risposte alla mia", solo preferisco farlo a modo mio") – quindi se ti va approfondisci il "concetto" "estensivo" di semiologia nel contesto del mio scritto. Per quanto riguarda la tua domanda al perché di quell'oggetto" nella mia, ti rispondo che questo mio intervento in questo gruppo di discussione è solo una "brevissima parte" di un altro  mio progetto. Sappi che a questa mia non aggiungerò altro.

cordialmente
Patrizio Marozzi
"Vincenzo Del Piano" <vincenzo@hyle.it> ha scritto nel messaggio
news:b3b0n4$1kj4tg$1@ID-129044.news.dfncis.de...
>
> "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it> ha scritto nel messaggio
> news:Uf16a.146599$YG2.4324502@twister1.libero.it...
> > In attesa di.
> >

[(il messaggio inviato al gruppo di discussione it.cultura è comprensivo dello scritto di Vincenzo Del Piano, ed è lo stesso, inviato in risposta ad Amelia. Quello censurato dal Moderatore – che non sappiamo se essere lo stesso Del Piano o un suo cooperatore, è quello che avete letto adesso.)]



A questo punto invio la mia risposta ad Amelia, inoltrandogli il messaggio inviato al gruppo di discussione it.cultura

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

To: "Amelia " <amloret@tin.it>

Sent: Monday, February 24, 2003 11:17 AM

Subject: Re: In attesa di

 

> inviato al gruppo di discussione it.cultura

 […]

 

Quello stesso giorno ricevo un messaggio di posta, meglio, due messaggi uno alle 14:40 e l’altro alle 22:51, identici e con lo stesso mittente:

----- Original Message -----

From: "Marianna " <marianna@aim.it>

To: <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Monday, February 24, 2003 12:00 AM

Subject: Ciao Stella

 

un bacio

-

Non so cosa voi immaginate, non che io non abbia creduto a ciò, tutt’altro, ma ho dato per certo che era un falso messaggio. Come è possibile credere all’autenticità del messaggio, ma sapere ch’è falso? Forse vi chiedete. Perché un messaggio siffatto si coniuga perfettamente con quelli che lo hanno preceduto, ma ancor di più perché è la parafrasi perfetta di quello che avviene costantemente nella realtà della quotidianità. Ora che nello specifico costei o costui continui a perpetuare un determinato comportamento, vuol dire che il suo modo di comunicare è disturbato da un ossessivo meccanismo per la falsificazione della realtà e che nella sua immaginazione, questa falsificazione acquista un connotato di verità che proietta su di se e trasmette agli altri, ma che non ha nessuna corrispondenza con la realtà oggettiva e la costruzione della verità, di cui non vuole avere conoscenza concreta, per non perdere l’illusione del controllo, e con esso il potere su ciò che vuol dirsi bene o male. Lo scopo prioritario di questa guerra è soltanto questo. Il perché poi abbia bisogno di qualcuno come me per espletare la sua personalità, è dovuto solo al fatto che vede in me non solo un identità con un costrutto di verità, ma in ragione di questo una riduzione del suo potere di controllo sulla verità. Nel mondo chi ha interesse a falsificare la verità è parte di una lista infintà e, questa percezione di onnipotenza tanto più incoscia tanto più espletata nelle azioni più comuni della quotidianità, si apre in un confronto impari in chi con questa realtà più profonda dell’essere umano si trova ad avere un confronto diretto che non fa più percepire gli avvenimenti in modo incoscio: “si scardinano le porte dell’incoscio”, e allora tutto è inaudito e la possibilità di sopravvivenza, in tutto il sentire inaudito del mondo e dell’essere nel mondo è sottoposto ad un compito tra i più ardui, dove superarlo vuol dire perdere ogni potere, tutto il potere, per aprirsi alla conoscenza, essere nudo alla vista di tutto l’universo e guardarvici senza poter dire fin dove e, in questo saper, riuscire a chiudere gli occhi, e saper starci sentendo un buio oltre il buio che si può guardare.

È molto banale in definitiva l’origine di questi messaggi di posta, e in definitiva sono pieni di terrore che si difende con l’arroganza – ho risposto come segue ad esso:

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

To: "Marianna " <marianna@aim.it>

Sent: Wednesday, February 26, 2003 10:04 AM

Subject: Re: Ciao Stella

Gentile Marianna, ad un bacio mi piace rispondere con un bacio. seppur virtuale. Ma vorrei sapere il perché del tuo bacio, o meglio dei tuoi due baci - trovati nella mia casella postale - che per non so quale caso del gioco informatico mi sono giunti in orari diversi, ma nella "risposta che io invio" hanno lo stesso orario: 12:00 -  Comunque vorrei, sapere se vuoi o cerchi qualcosa e cosa da me, e nel qual caso, scopriresti se sia poi, proprio io il destinatario del tuo bacio, lasciando a me capire più chiaramente quale sia il significato del mio bacio, che per questo mi appare ancor più virtuale, ma che lo stesso ti mando, senza nulla immaginare oltre quello che di reale mi comunicherai.
Patrizio
La risposta è stata:

----- Original Message -----

From: "Mail Delivery Service" <postmaster@iol.it>

To: <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Wednesday, February 26, 2003 10:02 AM

Subject: Delivery Status Notification

marianna@aim.it; Failed; 5.1.1 (bad destination mailbox address)

 

Poi è accaduto questo:

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

To: <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Wednesday, February 26, 2003 10:09 AM

Subject: Re: Delivery Status Notification

ero certo della frigidità, di questa donna. E lo sapevamo tutti e due:
Patrizio Marozzi e Patrizio Marozzi
cordiale saluti
Patrizio Marozzi

Questo come ho detto, precedentemente, è la parafrasi perfetta di quello che avviene nella quotidianità. Ora prescindento dal fatto oggettivo che riuscire a fare all’amore con una donna che attua questo meccanismo comunicativo è, in definitiva una cosa irreale, quanto irrealizzabile. Questo meccanismo, qui presentato, per il controllo sulla determinazione da parte di chiunque nei confronti di chiunque del pensiero suscitato, per poi provocare dei comportamenti. Rappresenta già qui tutta la sua “paura” – ora è evidente che io nella “mia autorefenzialità” di scrittore, abbia generato un mio conseguente referente, in particolare nella mia ultima risposta, lo stesso comunque rimangono “oscuartistici” i motivi della posta che ho ricevuto. Andando al di là del piano letterario, quanto qui da esso rappresentato, trova nel referente quotidiano il trasferimento della comunicazione così improntata dalla posta da me ricevuta, sul significato della comunicazione, verbale dei gesti che trovando un meccanismo comunicativo, in sostanza nella non risposta, nella non attuazione reale di essa, a favore di un’immagine surrettizia psichica del proponente non proponente, e che cerca di imporre la non proposità della domanda ricevuta come comunicazione, alla proposta di un proponente. Ciò per imporre il proprio processo immaginativo sulla percezione del proprio sentire emotivo, che evita il contatto con la molteplicità delle possibilità di approfondimento della “persona” e soggetto oggetto umano, inserito nell’universo. Devo dire che tale messaggio, per sua conformazione assomiglia ad altri che ho ricevuto, che posso anche definire come medesimi. Può darsi che essi siano di più autori, ed è probabile che se anche di più autori ciò che li genera è lo stesso motivo e, molto probabilmente, in definitiva l’autore è lo stesso. Sta di fatto che nella costruzione di tali messaggi c’è sempre un costruzione surrettizia sul piano informatico, che si associa sul piano della conoscenza con fatti di vita svolta nel mondo non della logica degli algoritmi, ma nel mondo quotidiano dei sensi. Nella palingenesi folle dei messaggi, finisce vieppiù per applicarsi un piano associativo che con l’intento di indurre, crea un meccanismo virtuale talmente coinvolgente da sostenersi soltanto per compensazione surrettizia del significato delle associazioni create, di cui in definitiva, per un atto di psicologia dominate non può che compensarsi con un surplus d’immaginazione, da nulla contenuta se non dall’appagamento per mezzo del controllo impositivo degli eventi, che diventano privi di una reale conseguenza, se non nella realtà autoreferenziale di questo costrutto psicologico dominate. Per non chiarirvi completamente i fatti specifici di cui parlo, che con una gentil battuta, dico non voglio dirvi perché farebbero cadere i governi. Ma comunque vi dico che fatti specifici inerenti ciò, ho incontrato nella mia quotidianità. Vi invito a ricordarvi di quel film di David Mammet dal titolo la formula. Questo film per quanto abbia una trama che sembra classica sul potere e il denaro, è fatto per mostrare allo spettatore a quali processi di manipolazione psicologica si può giungere , appunto per avere il controllo della manipolazione della percezione – e se in questo film è traslato il significato quotidiano della manipolazione per mezzo della comunicazione di massa sulla genericità dello spettatore, allo spettatore altresì è mostrato proprio qual è l’effetto individuale di tale manipolazione, in quel che avviene al protagonista, di cui il pubblico non è in definitiva mai consapevole, come non lo è della propria manipolazione, e la cosa più esplicativa di questo, è quando il protagonista è all’aereoporto, sta per partire convinto di andare a trovare quel che cercava, e del tutto casualmente, apparentemente, all’imbarco una donna con un bambino che le sta non molto lontano, ripete prima in un modo neutro poi in modo più persuasivo e coinvolgente una cosa al bambino che ha in braccio, una cosa che si associa a quel che il protagonista del film deve sapere – mammet in questo non ci mostra la casualità meravigliosa di un film di Hitchcock – il protagonista del film così viene indotto a pensare ed ad agire (chissà come fosse alla ricerca di una donna?), finirà nella trappola di chi ha congegnato, provocato quelle sue azioni. Il film ha un lieto fine, poi, e le forze del bene rappresentate dal FBI vincono. A tal proposito mi chiedo quali sono i poteri il controllo che stanno spingendo gli Stati Uniti nelle guerre preventive, la logica con cui le si vogliono mi sembra tutt’altro che quella del lieto fine del film di Mammet.    

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Friday, February 28, 2003 11:39 AM

Subject: Io non mi sento italiano

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Friday, February 28, 2003 11:39 AM

Subject: Io non mi sento italiano

E La Stampa forum: Guerra o Pace 11:42

Io non mi sento italiano, è il titolo dell’ultimo album di Giorgio Gaber, ma per fortuna sono un italiano.

 

La guerra serve alla pace, l’hanno detto nella grande guerra e sono morti in tanti, quella volta gli italiani sono stati dalla parte dei vincitori, poi da questa” guerra e dal mondo imperiale di quell’epoca si è generata la seconda guerra mondiale, che chi non se lo ricordasse ha causato milioni e milioni di morti e distruzioni che non si immaginano vedendole in televisione, dove sono state usate tutte le armi possibili e disponibili, pensare di evincere da questo evento che la guerra serve per la pace, significa non aver capito nulla di quello che è accaduto, né di cosa sia la pace. Faccio un breve inciso per ricordare che di ogni impero non sono che rimasti, che i ruderi e la follia della guerra, e la distruzione di civiltà e della civiltà umana. Le conseguenze della seconda guerra mondiale, ancora, sono presenti, anche se si sono confuse con quelle della guerra fredda, ch’è stata tutt’altro che incruenta e che per buona parte è implicita nella seconda guerra mondiale - di fatto il conflitto in Afghanistan, questa lunga guerra che ha imbarbarito con il suo perpetuarsi l’identità e le possibilità di pace del vivere quotidiano, generando estremismi concettuali, generando comportamenti deliranti è per certi versi ad essa conseguente. Di fatto anche nell’Afghanistan è accaduto quello ch’è avvenuto in molti posti del mondo, per determinare il controllo e l’equilibrio dinamico tra i due blocchi, per determinare la politica dei governi, nelle diverse identità di stato, verso uno o l’altro di essi. Per quarant’anni il mondo è vissuto sotto questo incubo, che ha diviso e generato guerre e terrorismo. La logica della pace di questo sistema è consistita nel fatto di sostenere la logica della contrapposizione e quindi del contrapponente, con ogni mezzo, anche quello delle armi, che non è sempre stato il peggiore. Verso la fine di questo sistema si è generato un processo prevaricante fondato sul fanatismo della propria identità, che ha avuto come suo momento parossistico quello del fanatismo religioso ad uso politico militare per prevaricare il controllo preesistente, in una contrapposizione che dava alla dimensione politica l’estensione di nazione conformatane con una logica geografica a struttura imperiale, questa derivazione dell’islam - che sinceramente mi dà fatica pensare, giacché identifico la religione con l’essere umano e, non mi va di pensare e associare la preghiera a un atto che genera morte - si è inserita in quelle che erano le logiche di contrapposizione preesistenti. Ciò è avvenuto anche per Ben laden semplicemente sostenuto dagli stati uniti d’america, come elemento per quell’equilibrio instabile della guerra fredda che si era determinato in Afghanistan; in sostanza questa è la logica per una pace controllata con le armi, ma controllata da chi? E in questa logica come stupirsi, anche se, se ne rimanente sconvolti, dell’attentato del 11 settembre. E l’amministrazione Bush, come sta rispondendo a ciò, pensando e facendo la guerra preventiva, come dire in mancanza di un chiaro sistema di potere militare a cui contrapporsi, stabilire un controllo per mezzo militare dovunque possa esserci un’ipotesi di contrapposizione e in questo stabilire nell’ambito della propria convenienza la pace controllata, imponendo la sua ipotesi. Ora se nel rapporto pensato e agito e conseguenza dell’agito è la guerra, l’unica riflessione possibile è quella che si sta entrando in una spirale di follia e se questo viene scambiato per pace e non per un meschino progetto di convenienze di potere, vuol dire che i margini perché ci si renda conto che si sta camminando sulle sabbie mobili, sono veramente minimi. Perché la guerra genera un’altra guerra, per dare l’illusione che qualcosa ci spinga un po’ fuori dalle sabbie mobili. Per questo tipo di pace è veramente assurdo non avere il coraggio, sempre, di cercare di uscire dalle sabbie mobili, di non concretizzare ogni volta, ciò che toglie possibilità alla guerra, prima che sia, sempre troppo tardi. Ora sinceramente non so che cosa c’entrino in nostri alpini in tutto questo, con questo modo retorico di pensare la pace per i militari. Io, credo che la cosa più utile per ognuno sia quello di evitare la guerra, credo che questo sia l’unico sostegno concretamente politico, per un militare che mi piace definire Italiano. Non capisco che cosa centri la nostra cultura politica, con l’atteggiamento da comprimari prostituiti, che abbiamo assunto in questa questione, senza nessun reale progetto per la risoluzione dell’embargo all’Iraq che determini le possibilità di vita di ogni cittadino Iracheno. E per questo mi suona ancor di più male di come mi è sempre suonato, quel detto dell’inno italiano: Siam pronti alla morte, che dentro di me ho già sostituito, con Siam pronti alla Vita, l’Italia chiamò: La maturità di una nazione, credo sia più importante del suo immaginato orgoglio.   

 

 

Gentili di Materiali Sonori, il Febbraio scorso vi ho inviato in ascolto tre mie opere musicali – ciò dopo avervi scritto, per chiedervi, se fosse possibile una vostra eventuale “edizione”, mi rispondeste che la qual cosa in questione era improbabile, dato l’esiguo numero di opere da voi prese in considerazione, foste più garbati di come ve la racconto io, ora; comunque mi deste la disponibilità ad ascoltarle. Ora io non so, se il tempo trascorso, dalla mia spedizione è stato sufficiente per l’ascolto, nel qual caso non fosse così vi chiedo scusa e rimango in attesa; sennò vorrei sapere se chi le ha ascoltate ha qualche commento o pensiero in proposito ad esse – un’opinione altrui non inficia la mia sicurezza e consapevolezza, Tutt’altro…ovviamente. Oh! che ne avete fatto, le tenete in archivio le buttate, le tiene qualche bella donna e le ascolta immaginando chissà cosa, bo!

Purtroppo non posso inviarvi le e-mail che scambiammo all’epoca”, le ho perse, con il vostro numero di telefono – ho perso la “partitura, al di là della mia forma mentis letteraria che avrebbe conservato lo scritto per farne a sua volta un uso creativo, la distrazione, astrazione del suono. Comunque per promemoria vi invio i titoli delle opere. Rimango in attesa di una vostra risposta, grazie.

 

Buona Giornata a tutti

Patrizio Marozzi

 

…Sono un Poeta…

opera di musica elettronica N.2

 

…da una frazione di tempo musicale di 25 secondi alla dilatazione temporale delle proprietà elettriche della luce contenutevi, per la costituzione dell’opera che dilata le sue proprietà molecolari non solo nel processo della fisica, ma anche attraverso il concetto di timbro e colore che non è più prevalentemente acustico uditivo, ma si avvale in maniera palese dell’aspetto molecolare di movimento, attraverso l’uso delle frequenze che determinano la pressione dell’aria per le vibrazioni percepite dal timpano umano. In questo evento dove la massa elettrico musicale del tempo musicale iniziale si è trasformata in energia, la dilatazione derivatavi ha determinato lo spazio che da tale energia si è formato – il tempo elettrico ha rappresentato la sua estensione, aumento e velocità – da questo evento nel processo musicale si è ricercata la struttura compositiva, oltre la quale poeticamente si può ascoltare anche il suono della musica.

 

27 opera per percussioni

1998

 

1.STRAVISCHIANA1   1999

 

omaggio a Stravinsky

 

martedì 12 novembre 2002 19.19

caro Marozzi,
grazie per i cd.
E per la considerazione.

Il lavoro, per quanto sia valido il mio giudizio, è molto interessante.
Di ampio spessore.

Ma non siamo interessati a questo tipo di musica.
E comunque, in generale, lavoriamo solo su nostri progetti (e molto:pochi).

mi augurio che possa trovare la valida alternativa che merita.

cordiali saluti

Giampiero Bigazzi
MATERIALI SONORI

 

SENZA CONCLUSIONE: L’ULTIMA LETTERA

Richiesta

Lisy, ho cercato di capire quello ch'è scritto qui sotto, non so se ho capito completamente; comunque ho visto le immagini nel click che tu mi hai proposto. Non ho capito bene se si tu quella che si vede, immagino di sì. Sei una ragazza carina e gradevole alla vista, non ho capito dov'è che vivi se in Inghilterra o altrove. Comunque Cara Lisy, io non sono user. I siti porno mi interessano solo quanto ho bisogno di fotografie per qualche lavoro che può essere trasformato in arte, ed è molto che non ne ho bisogno. Pur essendoci bellissime ragazze non accetterò mai di pagarle per vederle fare sesso con altre persone - è proprio l'idea di pagare che non mi va - in proposito un po' di tempo fa ad una tua collega che mi ha inviato il solito messaggio a cui è stato impossibile rispondere gli risposi:

Credo sinceramente che chiunque tu sia Laura abbia sbagliato il mittente, posso capire che tu abbia tanta voglia di me, ma io non sono in vendita e il mio valore è inestimabile - e mi par di capire che c'è solo da guardare e la qual cosa non mi è indispensabile - se tu hai un prezzo e non sai come propormelo non farlo, giacché solo se tu fossi capace d'amare, potresti fare all'amore con me, come ti ho detto il mio valore è inestimabile. Pertanto chiunque continua ad inviarmi questi messaggi ANONIMI lo invito a non continuare.

Ultimamente continuo a ricevere tali messaggi; sinceramente se tu potessi fare qualcosa affinché io non li riceva più, te ne sarei molto grato: anche perché li trovo tutt'altro che sensati. Se avrò bisogno di cercare dei siti porno, li cercherò io è inutile e poco educato continuare a cercarmi in questo modo.

 

Per quanto riguarda te Lisy ti ripeto che non sono user e nel qual caso è inutile che continui a scrivermi per mezzo di chi lavori. Se tu volessi per qualche motivo parlare come me, scrivimi e parlami di te, ti risponderò (se tu potessi farlo in italiano ti ringrazierei due volte) comunque fai come ti pare.

scusami per la lunga lettera in italiano,

Saluti

Patrizio

 

November 20, 2002 5:04 PM

Gentili di Trieste, lungi da me dal farvi perdere tempo, o ipotizzare che il portale non sia aggiornato.Ma mi trovo nel dubbio; nell'avere ascoltato in televisione che c'è, allestita o in allestimento, un'esposizione notevole delle opere di Van Gogh, insieme ad altre che identificano un progetto, di cui purtroppo non ricordo il nome. Comunque mi è parso di avere ascoltato Trieste come città ospitante tale mostra; nel qual caso ciò, fosse, potreste darmi informazioni - grazie, altrimenti scusatemi per il disturbo e vi invio i miei più cordiali saluti,

 

Patrizio Marozzi

 

 

November 21, 2002 9:35 AM

Gentile Patrizio,

la mostra su van gogh si trova a treviso e non a trieste (purtroppo)

 

cordialità

 

Elisabetta Cattaneo
Responsabile www.trieste.com

 

sabato 23 novembre 2002 13.02

Gentilissima Elisabetta, la ringrazio molto di essersi così gentilmente interessata, al mio piccolo problema, e di avermi aiutato a risolverlo. Mi dispiace per il suo rammarico, ma Trieste, immagino abbia molti altri motivi per essere visitata, io ne sono stato sempre attratto, e ho sempre immaginato che prima o poi sarei venuto a passeggiare in questa città, se non altro per Svevo e Joyce, e chissà che non percepisca attraverso il suo presente qualcosa d'importante per me. La mostra di Van Gogh, per la sua "peculiarità", sarebbe stata un buon motivo per affrontare, come primo approccio, questa esperienza; perciò credo di capire il rammarico, per lei, di non poterla avere nella sua città, poteva essere possibilità per coniugare l'esperienza del suo vivere a Trieste con la peculiarità delle opere di Van Gogh. Comunque in cuor mio speravo anche che tale mostra fosse un po' dimenticata, perché non m'immagino con il tempo contato" ad "osservare" le opere, questo è qualcosa che non vince la mia pigrizia" e mi fa affrontare il viaggio", pertanto non si rammarichi - a meno che non abbia altri impedimenti - si trova lo stesso in una posizione decisamente più favorevole della mia per sperare, approfittare di una giornata favorevole in cui poter visitare la mostra come più le piace. Spero di non essermi dilungato troppo nel ringraziala della sua cortesia,

 

Patrizio Marozzi

 

BOMBE D´AEREO CON BACILLI DI CARBONCHIO E DOSI DI GAS NERVINO
Baghdad: ritrovate le armi tossiche smarrite
Distrutti altri 6 missili, «ma ci fermeremo se gli Usa non bloccano la guerra»

3/3/2003

Baghdad ha annunciato che sono state scoperte grandi quantità di bacillo del carbonchio (antrace) e tracce di gas nervino, su cui l'Onu da anni chiedeva chiarimenti. Il ritrovamento è avvenuto in due siti diversi: in uno c'erano bombe d'aereo piene di antrace, in un altro sono state trovate tracce della distruzione di 1,5 tonnellate di gas nervino.

 

Mercoledì 5 marzo 2003

Il silenzio senza cultura

 

La conoscenza non è preclusa a nessuno, perché essa non ha bisogno del potere per esserci. Quando parlo di conoscenza dico di ciò che appunto a nessuno è precluso, né dalla condizione culturale, né dallo stato attuale della propria esistenza. In qualsiasi punto del vivere l’essere umano è collocato, esso in base alla peculiarità della libertà che gli è propria, in quanto essere aderente al vivere, può accedere alla conoscenza del bene e del male. Non vi è in questo preclusione di nessun sorta materiale, sociale che possa impedire la consapevolezza al volente di determinarsi, nel percepire l’aderenza alla vita, come colui che conosce, percepisce l’assolutezza del bene e del male in essere in essa. Il valore di tale consapevolezza è espressione stessa della sapienza in quanto aderenza alla vita che cerca nella vita individuale l’espressione della vita stessa come peculiare condizione del bene che per mezzo del volere conoscere sceglie la vita come espressione della sua conoscenza, aderendovi con tutta la propria esperienza esistenziale, al di là di ogni determinazione di potere. In questo l’unica accessibile condizione del male sul bene è espresso dal potere della morte sulla vita: ora tanto più la condizione dell’aderire alla conoscenza è priva di questo potere, tanto più la morte troverà esplicazione nella conoscenza dell’esperienza del bene della vita individuale, come espressione dell’esperienza che aderisce alla verità della conoscenza, al di là di quello che la propria vita può esprimere sulla conoscenza del bene e del male, questo aderire alla conoscenza, che conduce alla manifestazione più profonda dell’essere umano: quale esserci della sua spiritualità, è ciò che dà alla conoscenza l’alterità del suo esserci, come possibilità di discernimento che contempla e al contempo è contemplata dall’individuo, da cui trae la possibilità di un sapere per conoscere dove la condizione del suo aderire alla vita è soggetta al potere della morte, che obnubila, la profonda esperienza dell’esserci, con la paura come potere, nella prevaricazione del potere della morte, che da essa è determinato. Se tutto quello qui espresso è già un piano culturale, è pur sempre un piano culturale che dall’individuo si apre all’alterità e torna all’individuo, come sua peculiare ed unica espressione dell’esperienza del suo aderire alla conoscenza dal punto in cui nella vita è. Dopo questo, quando il piano culturale collettivo determina l’espressione collettiva di conoscenza, l’individuo trova le sue distinzioni di conoscenza tra un processo contrapponente o aderente alla conoscenza. Ed il piano culturale collettivo che vuol “determina un significato” della conoscenza: tra il bene e il male, tra la vita e la morte: costruisce su ciò infiniti piani culturali su cui determinarsi come verità collettiva ché dà ad ogni individuo il potere di esserci. Se in definitiva da questo stadio culturale è ammissibile il concetto sociale di libero arbitrio, per il conseguimento di esso è indispensabile che il proprio livello culturale acquisisca potere per esprimere l’esperienza del proprio esserci, che così acquista un valore materiale che dà autoreferenzialità alla cultura che lo determina. In conseguenza di ciò si sviluppa un piano culturale per il libero arbitrio che cerca la differenziazione per una prevaricazione che dia possibilità di aumentare il proprio potere sulla legittimità del libero arbitrio, la conflittualità culturale su questo piano è basilare affinché individualmente si possa acquisire potere e aumentare il proprio libero arbitrio. Individualisticamente ogni pretesto collettivo può essere utile a tale scopo, fino ad acquisire una volontà di libero arbitrio che sia del tutto individuale e al contempo del tutto collettiva, su un singolo piano culturale, marginale al conseguimento e mantenimento del potere materiale acquisito in tale scopo. In tale costrutto culturale l’aderire alla conoscenza diventa un fatto secondario, diventa primario il piano culturale che dà potere, che è sì conseguenza di una conoscenza, ma solo in quanto autoreferenziale di quel potere; qui” la cultura che si forma pone una ulteriore distinzione, quella tra il sapere e il conoscere. Se da un lato è indispensabile conoscere per sapere, dall’altro è cogente sapere per conoscere. L’esperienza stessa che deriva dal conoscere e che cerca di conoscere il processo del suo conoscere, è così delegata al sapere che non conosce il sapere come espressione dell’esperienza del conoscere individuale, ma come ricerca autoreferenziata che si contrappone al sapere dell’aderenza alla vita che antepone la conoscenza al potere. Il potere culturale autoreferenziato, non ha bisogno della conoscenza, ma dell’applicazione sistemica del libero arbitrio, la verità del conoscere può benissimo essere manipolata e resa surrettizia a tal fine, giacché la forma mentis culturale sì fatta, vede nell’acquisizione del potere il suo referente di verità ultima: l’esperienza individuale, così collettivizzata, ha virtuale l’esperienza del sapere, in una gerarchia che dà all’identità simbolica in essa generata un costrutto di spiritualità, che in realtà dà al contenuto spirituale dell’essere umano un “nessun contenuto”, giacché non più esperito sul piano della conoscenza; perché qui” la distinzione culturale ha perso il suo connaturato significato per e di: “manifestazione più profonda dell’essere umano: quale esserci della sua spiritualità”, essere, conoscenza alterità del suo esserci, come possibilità di discernimento che contempla e al contempo è contemplata dall’individuo, da cui trae possibilità di un sapere per conoscere dove la condizione del suo aderire alla vita è soggetta al potere della morte, che obnubila, la profonda esperienza dell’esserci, con la paura, nella prevaricazione del potere della morte, come potere che da essa è determinato. Perché questo sapere, in questo tempo siffatto trova significato solo nel potere sulla conoscenza. Non so se si può definire un fatto a-culturale, o forse peggio non culturale, sarebbe difficile, così, uscire dal piano culturale della contraddizione in termini. Sembra proprio che l’esserci stesso della cultura inneschi un processo a catena che obnubili la conoscenza. E allora solo l’aderire alla conoscenza, non preclusa a nessuno, può far capire ad ogni essere umano a che punto è, amplificando il piano culturale, contemplando il naturale significato e con esso contemplarsi, così, prima del silenzio del potere, conoscere l’inconoscibile silenzio. Ogni essere può essere dove Dio sarà o essere altrove se in esso vuol conoscere senza potere: nella voce del silenzio.

 

Venerdì 7 marzo 2003

L’arte non può che essere ricerca e espressione della conoscenza – e non può che essere nella libertà dell’individuale dell’artista – che nella sua individualità artistica ed esistenziale non cerca l’autoreferenzialità del potere, ma una spirituale osservazione delle manifestazioni della vita, ben al di là della sua ricerca artistica. L’arte non è l’artista e l’artista non è l’arte, l’arte è la manifestazione della sua ricerca.

 

Bush: "Per attaccare
non ci servono permessi"

Oggi la relazione di Blix all'Onu

 

Il capo degli ispettori dell'Onu presenta
il rapporto al Consiglio dei sicurezza
Blix chiede più tempo
"L'Iraq collabora"
Gran Bretagna e Usa
danno l'ultimatum a Saddam

WASHINGTON. Disarmo entro dieci giorni, il 17 marzo. E´ l´ultimatum di Bush e Blair a Saddam, presentato al Consiglio di sicurezza dell´Onu dopo la pubblicazione del rapporto di Blix. Un rapporto, quello del capo degli ispettori, che chiede altro tempo, almeno qualche mese.

24 giugno 2002
LA VISIONE DI GEORGE BUSH
«Per il bene di tutta l'umanità le cose devono cambiare in Medio Oriente»

 

 

it.cultura – it.discussioni.giustizia – forum de La Stampa web: sabato 8 marzo 2003 – non accettato e non pubblicato dalla redazione de La Stampa

Ciao Americana, ho provato a riflettere, “ma non credo alla guerra.”

 

come sembra sempre più evidente la logica militare con cui gli stati uniti la gran Bretagna, la spagna, e tutti quelli che per convenienza economica protendono per la guerra come soluzione per stabilire la supremazia di un ordine mondiale, da affermare sul volere degli altri è quello che manifestamente ci propone la barbarie come unica possibilità di convivenza civile” tra le nazioni – e si contrappone senza attenuanti della ragione a chi cerca nella cooperazione più ampia possibile, al di fuori della guerra, il progetto per uno sviluppo globale del mondo che tenga conto in primo luogo delle possibilità creatrici del processo di pace. È evidente che su queste basi si pone chiaramente la questione nei paesi occidentali della fine della democrazia – non vi è nessuna corrispondenza tra il volere della ragione della maggioranza dei popoli e governi del mondo, con le possibilità di imposizione militare, voluto dal potere di alcune nazioni del mondo. È evidente che per questo le logiche globali della ragione umana protendono per una “decentrata possibilità di cooperazione”, che dia alla salvaguardia della ricerca della pace la possibilità per trovare la soluzione alla sempre maggiore complessità che tale processo di globalizzazione determina in ambito planetario, su questioni di primaria importanza per la sopravvivenza alimentare delle persone, per la loro integrità morale e libertà civile, sopravvivenza alle malattie per mezzo delle possibilità di cura medica, e per la salvaguardia stessa degli equilibri naturali del pianeta. La cooperazione culturale tra le nazioni per la soluzioni di tali problemi, non può prescindere dalle possibilità economiche che ognuna di esse ha per tutto ciò, ed è inammissibile per l’economia” non tenere conto della differenza di tali realtà, nell’ambito della complessità dei problemi aperti dalla globalizzazione, la ricerca “tecnologica” non può eludere tutto questo, stagnandosi sulle proprie convenienze di potere. Solo così è possibile dare una parvenza di realtà morale al denaro e a chi con esso detiene il potere. Se sono questi i principi su cui poter incrementare il senso democratico occidentale, nel mondo, non di meno tale senso democratico occidentale è propositivo di quei valori di reciprocità che sono autenticamente legittimi, anche quanto prevaricatori di turno cercano di trasformarli in processi tutt’altro che cooperativi e democratici. È ovvio che hanno bisogno di un consenso popolare sempre più ampio come parvenza d’intenzione democratica; la tecnologia della comunicazione è usata a tale scopo e nelle nazioni tecnologicamente avanzate sotto tale aspetto, incide profondamente sulla percezione della realtà della gente (e sui disturbi del suo comportamento) – nonostante ciò la logica che sta spingendo alla guerra trova in tutto il mondo uno sdegno critico, che ci mostra chiaramente quale sia la logica servile, che conduce all’imposizione della forza militare per la legittimazione del processo di potere, che determina che la ragione umana si mostri insufficiente dinnanzi al potere della morte come soluzione e irragionevolezza – su tali basi non esiste né legittimità né ragione per chi ricorre alla distruzione, alla morte come imposizione di un volere oligarchico che tende a ricattare la coscienza umana con il bisogno materiale della sopravvivenza – questa logica della globalizzazione come fenomeno e scontro tra culture vincolato all’espansione come cooperazione “schiavistica” economica, all’interno stesso degli stati democratici, mostra chiaramente che la semplificazione della soluzione dei problemi, da parte dei poteri dominati, determinerà una vieppiù esponenziale crescita della violenza come loro soluzione, e l’imposizione della logica della forza delle armi – non per questo comunque, mi sembra ovvio, le persone spiritualmente umane possono abnegare la propria ragione all’istinto del tutto umano della guerra e della barbarie, che per quanto di grave danno per l’umanità finirà sempre per morire della propria morte – ed anche questo la spirituale ragione umana non può accettarlo. Gli Stati Uniti vogliono decidere, ottusamente sulla salute del mondo, sulla sua sopravvivenza ambientale, su quella culturale, economica, morale, e vuole farlo come detentori di quella supremazia militare su cui costruire la propria economia ed imporla al mondo – tutto ciò è una lotta di potere che rende le crisi di ogni sistema, compreso quello economico americano privo di una soluzione cooperativa, ma soltanto associativa militare, oligarchicamente organizzata a livello planetario – con questa pragmatica concretezza l’unico modo per evitare una guerra terroristica, non c’è, questo può esserlo”, solo in una logica oppressiva sia nella forma che nella sostanza. E credo che tutto ciò nulla abbia ad insegnarci. Credo che sia indispensabile che le “logiche di potere”, prendano in considerazione i bisogni della gente, più che la contrapposizione e la prevaricazione di altri poteri, a partire dai bisogni primari che la gente ha, in maggior ragione in stati contingenti di sofferenza, risolvendo tali questioni della realtà, il potere cesserà di rendere virtuale la vita umana, e la logica aberrante della morte, con la guerra. La scelta concreta della cooperazione della globalizazzione, non può che superare tale logica virtuale del potere e non può che porsi come obbiettivo la salvaguardia della pace per questo obbiettivo, (senza la quale non c’è né possibilità di libertà, né di democrazia – la guerra è sempre una cessazione di ogni diritto umano), la ragione umana non può che stare sempre con questa scelta e con questi valori, in maggior ragione quando essi sono “voluti”. È su questi principi che si sta formando un altro processo di globalizzazione, ed è con questo principio che le nazioni che vogliono progredire devono stare, altrimenti vi è il rischio concreto della dispersione di ogni nucleo”.  

 

Il rais non si cura dell'ultimatum e replica a Usa e Gb
"Sono dei mentitori, le Nazioni Unite lo dicano chiaramente"
Saddam Hussein all'Onu
"Revocate l'embargo"
Prosegue intanto la distruzione dei missili "al Samoud II"

Saddam Hussein chiama in causa le Nazioni Unite e chiede al Consiglio di sicurezza di revocare l'embargo che grava sul suo paese dai tempi della invasione del Kuwait. Perché l'Iraq - spiega il rais - sta ottemperando a tutti gli obblighi imposti dalla comunità internazionale. (8 marzo 2003)

 

DAVANTI ALLA CASA BIANCA

In manette venticinque pacifiste

Migliaia di persone, soprattutto donne, hanno manifestato per la pace in occasione della festa dell´8 marzo in molte località degli Usa, fra cui Washington dove (in un parco non distante dalla Casa Bianca) sono state arrestate 25 appartenenti al movimento femminista «CodePink». Le donne sono state ammanettate con l´accusa di aver attraversato le linee di sicurezza poste a tutela del complesso presidenziale e di aver manifestato senza autorizzazione in un´area chiusa al pubblico. Sono finite in manette anche due note scrittrici, Alice Walker e Maxine Hong Kingston.

 

New York, 22:10
Iraq, Carter contro Bush: guerra viola principi America

 

Papa: scegliere tra pace e guerra, tra bene e male

CITTÀ DEL VATICANO. La scelta tra pace e guerra, nell'attuale situazione internazionale, è anche una scelta tra Bene e Male che chiama i cristiani, proprio in questo periodo quaresimale, a respingere le tentazioni di Satana, come fece Gesù nel deserto: è il duro ammonimento pronunciato oggi da Papa Wojtyla, durante l'Angelus in piazza San Pietro.

9 marzo 2003

 

Chirac e Schroeder invitano Putin a presentarsi
al Consiglio di sicurezza per l'ultimo voto contro Bush
"Tutti all'Onu
per mettere il veto"
Parigi lavora anche sugli indecisi come Camerun e Angola

(10 marzo 2003)

martedì 11 marzo 2003

Ieri sera ho visto tf1, e ascoltato il discorso di Chirac, che rivolto alla nazione francese ha spiegato i motivi del no alla guerra. Ho ascoltato un discorso di alto profilo morale politico e di significato, un’alternativa concreta alla povertà culturale del mondo della prevaricazione economica militare a cui la linea del presidente Bush crede. Che Chirac sia un uomo di destra è saputo e che per questo abbia una certa visione dell’economia anche, la dimensione pragmatica del concetto di libertà e dignità cooperativa espressa nella sua posizione non può che essere motivo di qualità, per chiunque a tale qualità vuole ambire, e rappresenta l’unica strada per il proseguo dei rapporti planetari. Che il potere e il denaro mai come prima rappresentino un modo di concepire il potere e la politica, come un sistema di vita intriso di volgarità presupponenza, competenza qualunquistica, confusa per libertà e talento artistico – insomma una cialtroneria come mai. Che in effetti la vita quotidiana debba svolgersi in un clima siffatto è estremamente faticoso, per chi come me, crede nella bellezza – e quanto ieri sera ho visto a rai 1, le cretinerie degli uomini politici che in questo momento rappresentano il governo, ascoltato il servilismo dei giornalisti, anche della stampa, preoccuparsi di quel chi dicevano, tacciandosi da indipendenti, senza un reale costrutto d’identità che li facesse tali, privi di argomenti autonomi, ma espressioni legate alla convenienza del potere che vogliono e credono di rappresentare. Quel profilo di pensiero che tutti insieme meccanicamente, ed anche alquanto subdolamente esprimevano per dire al pensiero della gente che dato che la guerra la fa il più forte militarmente conviene stare dalla sua parte, giacché è sempre stato il nostro alleato e qualunque cosa faccia per noi va sempre bene, perché ci conviene. Come inventarsi un modo pubblicitario per fa sì che l’eventuale parere del governo rispecchi il pensiero istruito dai sistemi della comunicazione – è volgarissimo questo sistema e come sono cialtroni costoro che si servono di ciò per il proprio tornaconto personale, per la proprio personale economica di potere, per rendere servili chiunque. Questa è la situazione generale di un’Italia povera, del suo piano culturale inesistente, e quant’è  ridicolo l’orgoglio patriottico di cui ci si vuole investire. E allora non ci resta che essere italiani e guardare il mondo con altri occhi e spirito, senza pensare alla zavorra che crede di essere. E oggi pomeriggio all’Ono c’è il mondo da salvare, contro la meschinità del potere.

 

 

Return-Path: <noreply@digiland.it>

Received: from smtp2.libero.it (193.70.192.52) by ims3a.libero.it (6.5.028)

        id 3E6DAD240012A2E0 for patrizio.marozzi@libero.it; Fri, 14 Mar 2003 10:11:54 +0100

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        id 3E48BA3400BF7002 for patrizio.marozzi@libero.it; Fri, 14 Mar 2003 10:11:54 +0100

Subject: Comunicazione spazio web di Digiland

To: patrizio.marozzi@libero.it

X-Sender: postmaster@digiland1.iol.it/195.210.93.237

From: "digiland.libero.it" <noreply@digiland.it>

Message-ID: 0.089313183891683751047576931196@digiland1.iol.it/195.210.93.237

Date: Thu Mar 13 18:35:31 CET 2003

 

Ciao patriziomarozzi,

Digiland offre una serie di servizi gratuiti a coloro che frequentano attivamente la community, uno di questi è l'offerta di spazio web per costruire siti personali.

Al fine di continuare a fornire un servizio di qualità, mantenendo  "vivi" e attuali i contenuti della nostra community,  stiamo effettuando un monitoraggio di tutti i siti personali, evidenziando quelli che da lungo tempo non vengono aggiornati.

Sono siti che non sono più seguiti dall'autore, nè da possibili visitatori.

In particolare, quelli che non vengono aggiornati da oltre 18 mesi, hanno un elevato grado di "obsolescenza", abbiamo quindi deciso di rimuoverli.

 

Ci risulta che il tuo sito  http://digilander.libero.it/patriziomarozzi non venga aggiornato da oltre 18 mesi.

 

Per evitarne la rimozione, lo puoi rinnovare, ma ti invitiamo a farlo entro il 31/03/2003 (cambiando il contenuto di una o più pagine, caricando una nuova pagina ecc.).

Scaduto tale periodo, Digiland provvederà alla rimozione di tutto il contenuto del tuo sito ed alla disattivazione del servizio di Spazio WEB.

Tutti gli altri servizi della community rimarranno comunque attivi.

In futuro, se vorrai costruire un nuovo sito web, potrai farlo riattivando il servizio dall' apposita pagina di Digiland.

 

Ti ringraziamo per l'attenzione e nell'augurarti buona navigazione, ti salutiamo cordialmente

 

Digiland Staff

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

To: "digiland.libero.it" <noreply@digiland.it>

Sent: Friday, March 14, 2003 11:49 AM

Subject: Re: Comunicazione spazio web di Digiland

sentite fate ciò che volete in base al vostro quoziente d'intelligenza e al
tipo di manipolazione di cui volete "far tipo i vostri clienti" - pertanto
ciò che non ha effetto non ha effetto per difetto, o più propriamente per livello di difetto di cui la comunicazione ha bisogno per attivare il
livello dell'interlocutore. La capacità dell'attivazione è parte bipolare
del significato del soggetto, che diventa oggetto qualora il suo significato è tutt'altro che omologabile e, la sua estensibilità è peculiarità del più alto livello l'interlocutore, ma qualora tale livello non è comprensivo della consapevolezza del soggetto, il fraintendimento interpretativo è omologazione autistica della comunicazione, come funzione impropria dell'oggettività della sua realtà e identità che cerca soltanto di autoassolversi in una solidarietà faziosa che non estende il significato del soggetto per la sua comprensione, ma cerca nell'inflazione del proprio io
l'affermazione collettivizzata del consenso di gruppo come funzione
paradossalmente estensiva di implosione omologante del non significato del soggetto, che si palesa e si manifesta nell'imposizione dell'ignoranza come interpretazione ottusa e inesistente di qual si voglia significante: e in questo soltanto, in questo, vi è il non senso della comunicazione che si vuole attuare come procedimento di indebolimento della "peculiarità" – che nell'omologazione del gruppuscolo trova la patologia compensativa dell'IO - una sorta di assurdo mobbing e contro mobbing - e non posso che rispondervi
citando Jung: "Se l'Io si arroga di dominare l'inconscio, l'inconscio
reagisce con un insidioso attacco, cioè con la dominante della personalità mana, dal cui enorme prestigio l'Io è ammaliato. Per difendersene, non c'è che confessare pienamente la propria debolezza di fronte alle potenze dell'inconscio. Non opponendo alcuna forza all'inconscio, non lo provochiamo. "

Io non ritengo di modificare il mio sito, se il vostro dover, da voi
comunicatomi inficia le possibilità di relazione omologate - io ritengo che qualora vi siano "peculiarità" il soggetto espresso da esse non potrebbe trovare maggiore efficacia nella comunicazione con il sottoscritto nel significante espresso nel mio sito: come già domanda interlocutrice e, per me interlocutoria della peculiarità comunicante. Per traslare ciò cito ancora Jung: "La stragrande maggioranza degli uomini è totalmente incapace a trasferirsi individualmente nell'anima di un altro. E' questa un'arte rarissima, che non è mai molto sviluppata. Anche l'uomo che presumiamo di conoscere meglio, e che ci conferma di essere da noi perfettamente compreso, è per noi, tutto sommato, un estraneo. E' diverso. Il massimo e il meglio che noi possiamo fare è di indovinare, almeno, quest'altro, rispettandolo e
guardandoci dalla soverchiatrice stupidità di volerlo interpretare."
Concludo quindi dicendovi - per concretezza pragmatica - che se io
esprimessi in termini, di frase ad una donna: "Ti amo", o quant'anche le dicessi ti desidero, lei non sarebbe in grado di darmi neanche la più
semplicissima "risposta", né si attiverebbe nessuna azione "tattile
possibile", qualora lei nel modo più naturale possibile, non percepisse
nella sua "peculiarità" quando ho già detto. Spero che questo paradigma possa esservi di aiuto nel processo "estensivo", per l'autenticità e realtà di ogni azione della comunicazione; pertanto se ritenete di rimuovere il mio sito, potete farlo, ma senza il mio consenso.
Cordialmente

Patrizio Marozzi

----- Original Message -----

From: "digiland.libero.it" <noreply@digiland.it>

To: <patrizio.marozzi@libero.it>
Sent: Thursday, March 13, 2003 7:35 PM come risposta e come inoltro
Subject: Comunicazione spazio web di Digiland

>
>
> > Ciao patriziomarozzi,

Risposta:

----- Original Message -----

From: "Mail Delivery Service" <postmaster@iol.it>

To: <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Friday, March 14, 2003 11:46 AM

Subject: Delivery Status Notification

- These recipients of your message have been processed by the mail server:
noreply@digiland.it; Failed; 5.1.1 (bad destination mailbox address)

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

To: <Newsletter@iol.it>

Sent: Friday, March 14, 2003 12:10 PM

Subject: Fw: Comunicazione spazio web di Digiland

Gentili di iol.it vi invio quanto sotto per vostra conoscenza e per
eventuale mia delucidazione, dato che l'invio della mia risposta, di quanto sotto non ha avuto riscontro informatico, e non trovo nel sito di libero una possibilità e-mail per inviare al server per conoscenza quanto mi sta accadendo, per ogni altra informazione che ritenete debba darvi sono qui.

Grazie
Cordialmente
Patrizio Marozzi

Risposta:

- These recipients of your message have been processed by the mail server:
Newsletter@iol.it; Failed; 5.2.2 (mailbox full)

scrivo ancora a Wind libero, nell’unico spazio disponibile, quello da 320 caratteri.

digiland

devo inviarvi una e-mail oltre i 320 caratteri, per rispondere del problema" - di digilan comunicatomi, se vi interessa datemi un indirizzo e-mail adatto

risposta:

La tua richiesta è stata inviata.

La risposta ti arriverà via e-mail.

Grazie.

Questo server abilita ad internet circa otto milioni di computer dichiarati, più avanti nel libro trovere scritto ciò ch’è scritto nel mio sito web.

Ieri c’è stato il vertice nelle azzorre portoghesi, tra Bush, Aznar e Blair – sembra niente di nuovo se non la ricerca di una decisione che determini l’accettazione da parte dell’Ono di una nuova risoluzione, o decisione che determini la guerra. Questo è su per giù il profilo dei discorsi fatti nella conferenza stampa, ma se sembrano chiare le intenzioni sono tutt’altro che chiaramente espresse, credo comunque che ci siano ancora i margini per una soluzione di pace – nonostante che già si sia entrati in un clima subdolo di propaganda, dove nelle dichiarazioni pacifiste dei soldati americani, date ieri sera su un canale della televisione italiana, c’è stato anche il fatto di una pacifista americana uccisa dai cingolati israeliani mentre si era posta a difesa di una abitazione palestinese; che l’america abbia delle anime belle si sa, ma non è detto che il significato del suo governo sia sempre lo stesso. Lo si spera. Come stavo dicendo parlando delle azzorre, ieri sera pochi minuti prima che finisse la conferenza stampa, ho inviato un post al gruppo di discussione it.cultura e it.discussioni.giustizia e al forum de La Stampa.web in quest’ultimo non so se sia stato pubblicato né se lo sarà. (mentre l’anticiclone delle azzorre è sinonimo d’estate in europa e italia, ieri qui si era tornati alle temperature di un rigido inverno, ma come suol dirsi: il mese di Marzo è pazzo)

Il regime della follia americano – 16 Marzo 2003, cinque minuti prima delle ore 20:00

Il regime della follia americano, insiste per una guerra che non ha nessuna causa, e anche se l’avesse vede nella guerra l’unica soluzione. Nazione da sempre forcaiola, in questo governo Bush ha coniugato l’evoluzionismo più becero e avanzato della sua mente psicologizzata nel sistema stesso di una mente malata che vede nel potere attraverso tale sistema, l’inganno per sovvertire la logica della ragione e della realtà, così, mentre i popoli del mondo intero chiedono la pace e ogni formazione politica di buon senso si determina in questo – il governo Bush, con i suoi galoppini spagnolo e inglese e l’ambiguità del governatorato italiano, che rischia di essere spazzato via dal fronte di guerra in Afghanistan, dove sono impegnati al solo scopo di uccidere il nemico, soldati italiani, a solo titolo governativo – mezzo secolo di pace, con una costituzione pregevolmente tenuta in conto dalle nazioni unite, nella possibilità di solidarizzare nelle missioni militari di pace con le popolazione coinvolte, fanno bene alcuni parlamentari dell’opposizione ad occupare il parlamento. Di fatto si è in guerra a fianco degli americani, pronti a ricevere gli elogi dei vincitori, come servi senza nazione né costituzione, insieme ai forcaioli che non vedono redenzione, né si pentono mai. E allora qual è l’effetto che vuole generare, questa guerra del comportamentismo di potere, senza una causa, forse controllare il medio oriente, destabilizzarlo e stabilizzarlo a piacimento, determinare le politiche europee, e poi magari partire per una nuova guerra, magari nelle filippine, fatta nei suoi svariati modi e con il bene placito dell’imperatore del Giappone – forcaioli incalliti, rozzi e volgari, che non sapete capire il mondo, pronti ad una guerra, che secondo il vostro diritto è già criminale, che non tiene in nessun conto la debolezza dell’avversario, - non volete dialogare ma soltanto sparare solo preoccupati di non poterlo fare, vi parate il culo con possibili risoluzioni o intenti che impediscano la pace - impartite lezioni a destra e manca, sulla democrazia, quanto siete l’unica ad essere ancora forcaiola, vedendo in questo l’unico sistema del diritto. Tranne quegli stati dell’unione dove sembra non esserci la pena di morte. Siete il plus ultrà di quel sapere del 2x2 e su questo si edifica il mondo, fino alle conoscenze più strabilianti, ma non conoscete neanche il dubbio, per interrogarvi su quel che vi è prima di quel 2x2. del resto come potrei dire che non ho incontrato ancora persone intelligenti, pur sapendo cos’è l’intelligenza se non ci fosse questo vostro postulato a dimostrazione – potrei lo stesso comunque – Voi mi sembrate quei matti che dicono di credere nell’alterità, ma non sanno far altro che proporre la soluzione dei propri problemi, come problemi dell’altro e, per questo così essi necessitano della vostra soluzione, che a voi tanto è servita – non capisco perché non si applichi tale pragmatismo a chi muore per “fame o sete” – mi sembrate come quei comportamentismi incalliti, che per darsi un tono dicono anche di essere Junghiani, e fanno proprio come fate voi concependo il fatto che la loro esperienza, la loro individuazione, sia proiettabile pari pari sull’altro, senza conoscere e avere esperienza del fatto che la loro individuazione non può che essere unica, e deve servire per dialogare con il processo d’individuazione di un altro, rendendo con questa capacità d’esperienza che si ha, unico il processo di relazione, e l’alterità realmente conoscenza nella reciprocità nei relativi piani della propria amplificazione e analisi della comunicazione. Tutto ciò viene rozzamente restituito dagli incalliti in una relazione che cerca solo di preordinare un livello di comunicazione che dà all’alterità niente altro che una specularità che cerca solo di acclarare l’effetto su cui determinare la propria volontà d’azione, per determinare l’effetto della cosiddetta esperienza predominante, questa alterità siffatta è molto simile al linguaggio delle scimmie antropomorfe e finisce vieppiù per determinarsi in un processo, di azione e contrazione a carattere imitativo, dove l’imitazione prende il senso del significato, al di là sia della causa, che della comunicazione, ma cerca solo un grado di forza per affermarsi come la soluzione, così: “quello che vedo è ciò che io voglio vedere, quello che comunico è ciò che vedo di quel che io voglio fare, senza ben considerare quel che si dice o si ascolta.

Questa mancanza d’identità, si cerca nel mondo e si verifica in ognuno e la guerra e la guerra di tutto il mondo, questa è la visione del potere più piccolo o più grande e della guerra: “La schiavitù dei servi è quella di affermarsi sulla libertà, per essere gratificati nella “coscienza” da chi li rende servi – il servilismo e la prevaricazione degli schiavi è irreversibile – nella giustificazione del male che li rende e rende schiavi, e che per tale giustificazione trova per loro il significato di bene, come bontà e bene che deve affermarsi sulla libertà attraverso il servilismo ch’è schiavitù della menzogna, che vuole dire quale siano l’intenzioni della verità – per rendere così indispensabili l’intenzioni della menzogna, come spiegazione e motivazione del bene. Il desiderio del potere che la schiavitù sia affermazione sulla libertà, che non cerca né schiavi né servi, ma di servire. 

 Bush senza l’Onu concende 48 ore …

La Francia boccia l'ultimatum
"E' contro la volontà dell'Onu"

Guerra all’Iraq. Il testo integrale del discorso di Bush, vittima di se stesso, alla Nazione americana

Gli Stati Uniti d'America hanno l'autorità sovrana di usare la forza per assicurare la loro sicurezza nazionale. Buona notte e che Dio continui a proteggere l'America".

 

Continua la conta dei morti

 

 

 In piena guerra il sistema della propaganda, assume sempre più rilevanza e la logica della prevaricazione dell’appropriazione della verità a carattere informativo è così rilevante da non poter più essere camuffato. Nella rappresentazione di questa guerra la logica dialettica del governo italiano è e finisce gioco forza con quella del presidente del consiglio Berlusconi, direttamente contigua a quella di Bush – ciò è già evidente nei telegiornali, nelle discrepanze tra la realtà dei fatti e la manipolazione di essi per mezzo della propaganda. In questo contesto è prevedibile un’azione verso il tg3, o per influenzarne la linea editoriale, esasperandola, o obnubilarla con l’effetto della falsificazione e indebolimento del contenuto della realtà da parte degli altri media controllati dal sistema della propaganda. (e sperabile, ma da verificare, che la possibile capacità deontologica del nuovo direttore della rai: Annunziata eletta del tutto fortuitamente prima della guerra, possa arginare tutto ciò) È da chiedersi dentro questo contesto, quale sia il carattere di responsabilità del presidente del consiglio, il suo livello psichico, dato che in perfetta linea con la costituzione della forma mentis della psicologia applicata al neo liberalismo, continua a produrre un cortocircuito personale del processo frustrativo applicato all’informazione di massa, strategicamente potenziato ora in ambito di guerra. È facilmente rilevabile nel suo comportamento l’atteggiamento fazioso della strategia della convenienza, caratterizzato da un’incertezza apparentemente dubitativa sulla scelta della convenienza per l’accrescimento del potere, e l’acquisizione della percezione di esso una volta che l’effetto del potere si è determinato, per mezzo di una sensazione autoreferenziata e, così avviare la circuitazione della comunicazione attraverso un cortocircuito personale, che si accresce man mano che l’effetto transfert collettivo attecchisce con l’intero processo della comunicazione – a quel punto ogni suo input è finalizzato a determinare l’esponezialità dei processi frustrativi dove alla richiesta della gente si contrappone la forza e il potere della sua scelta di convenienza, che ad esempio nello specifico di questa situazione si contrappone alla stragrande maggioranza dei pacifisti, con una affermazione del tipo: con il pacifismo non si è riuscito ad evitare la guerra, e credo che con esso non vi sarà niente di buono. Il corto circuito nella sua percezione psichica sta tutta nel fatto che lui è il rappresentate governativo dei pacifisti, a cui non è stato in grado di evitare la guerra, ma che per questo ha la percezione del suo potere applicandolo su chi non vuole la guerra, tutto ciò diventa ancora più forte in un costrutto di guerra non giuridico. È pensabile che il prossimo futuro ci riserverà sempre più gente che si renderà serva perché giocoforza preferirà credere alla menzogna, perché questo sistema di pazzia è così perfettamente razionale, grazie alla sua logica funzionale. E a questo punto mi chiedo, che se anche gli strateghi della psicologia che hanno collaborato alla costruzione di questo sistema, siano oramai completamente folli.

 

Ieri si è rivista, un po’ cambiata la pubblicità delle calze, mi chiedo se questi pubblicitari siano quelli che stanno con lo stregone psicologo del presidente del consiglio. E l’ambiente di fatto è intriso di un humus di pazzia associativa ed imitativa.

 

Baghdad è piena di luce e illumina la notte, mentre le bombe cadono sulla città, contaminando di radiazione la terra e distruggendo i musei, i nuovi barbari l’hanno chiamata operazione terrore.

 

In Italia dove sembra che la P2 spieghi agli italiani di essere un’opera filantropica a carattere organizzativo per il bene della nazione e del mondo, su richiesta degli Stati Uniti il governo italiano ha chiuso l’ambasciata irachena – mai prima il sistema d’informazione mondiale, caratterizzato da multi-tecnologia è stato soggetto ad un tentativo di determinazione globale.

 

E' lo stato dove la pena capitale è applicata con maggiore frequenza
Texsas, eseguita la trecentesima condanna a morte

In Texsas è stata eseguita la trecentesima sentenza di condanna a morte, da quando, un ventennio fa, il boia è tornato all'opera dopo una moratoria. Il Texas è lo stato dell'Unione dove la pena di morte viene applicata con maggiore frequenza.

 

Istruttoria su Wind-Enel?

Bruxelles, 14 marzo 2003

La Commissione europea ha aperto una istruttoria su presunti aiuti di Stato concessi in favore di Wind attraverso Enel.

Wind. Enel acquista il 26,6% da France Telecom per 1,3 mld

 

Roma, 21 marzo 2003
L'Enel ha acquistato il 26,6% di Wind da France Telecom per 1,3 miliardi di euro. Lo comunica il gruppo elettrico che passa così al controllo totale della società di tlc. Il prezzo "implica uno sconto di oltre il 30% rispetto al valore di carico di Wind in Enel". Aggiungere una + un algoritmo e un = “!”

 

Michael Moore

"Vergogna, vergogna, vergogna, sono contrario a questa guerra e a un uomo (leggi Bush) che ci manda in una guerra fittizia per una realtà fittizia". Così , e non poteva essere altrimenti, commenta il premio da lui ricevuto per 'Bowling a Columbine (miglior documentario) tra gli applausi della platea.

 

L’Iraq per mezzo della lega araba chiede all’Ono di fermare la guerra

 

Mentre l’Iraq è ancora unito e resiste come può all’invasione delle forze angloamericane – l’amministrazione statunitense è preoccupata di demistificare la realtà e, di questa guerra in base ai soddaggi che ha dell’approvazione o no dell’opinione pubblica, e del suo stato d’animo, su una basa dialogica ch’è priva della sostanza della realtà dei fatti, ma piena di una superficialità informativa-interpretativa.

 

Iraq. Villepin :"Nessuno può erigersi a guardiano del mondo, gli USA hanno bisogno dell'ONU"

"Dopo quella irachena la comunità internazionale dovrà fare i conti con tutte queste crisi. Dovremo arrenderci alla realtà, affrontare la crisi regionale mediorientale, dovremo affrontare il terrorismo". Guarda al dopo, il ministro degli Esteri francese e ai microfoni di France 2 non perde l'occasione di criticare aspramente l'amministrazione Bush: se non si riavvicina all'Onu, dice, "come sarà risolta la crisi in Medio Oriente? Può uno Stato solo risolvere la crisi in Medio Oriente?".

"Di fronte alla varie crisi mondiali in atto - ha proseguito il ministro degli Esteri di Parigi - abbiamo bisogno di trovarci l'uno con l'altro. Come possiamo risolvere la crisi in Medio Oriente? Come può un unico Stato da solo risolverla per proprio conto?".

Gli Usa, ha detto ancora Villepin,  "non hanno altra possibilità" che quella di passare attraverso le Nazioni Unite. "Gli Stati Uniti hanno bisogno dell'Onu", ha insistito, "specialmente adesso, nel momento in cui essi si ritrovano a dover fronteggiare l'emergenza umanitaria" in Iraq.

 

Mentre nel mondo seguitavo le manifestazioni popolari che chiedono di fermare la guerra: la Russia ne fa richiesta esplicita alle Nazioni Unite – in Spagna il dissenso alla guerra e alla politica economica del governo Aznar che motiva la guerra, per tale convenienza è esplicito – Blair continua la guerra senza la maggioranza parlamentare del suo partito e, con un governo già in parte dimissionario, e i conservatori all’opposizione, che hanno sostenuto la guerra – in Italia si dà avvio alla strategia economica di espansione direttamente determinata alla politica di guerra petrolifera dell’amministrazione Bush, con il conseguimento all’interno della nazione di un regime economico mediatico e istituzionale per il condizionamento delle politiche della nazione e il controllo delle varie teste di ponte economico politico, per condizionare la politica europea in una dinamica di stato neo liberista che abbia come stretto riferente l’oligarchia economica dei capitali monetari – anche dopo un richiamo della consulta, la costituzione italiana viene violata nell’articolo 11 e la posizione del presidente della repubblica Ciampi diviene sempre più “improbabile”- Bush in un quadro di crisi economica mondiale, con il Giappone e gli stessi Stati Uniti in recessione, chiede un aumento consistente delle spese militari, nella prospettiva, [forse] di continuare la guerra “altrove”, oltre che per imporre la vittoria sull’Iraq, ha stimato una richiesta di: “La guerra costerà 74,7 miliardi di dollari al mese.” La guerra in Iraq continua e a fronte di migliaia di bombe e missili agloamericani, non so se c’è stata un risposta di una decina di missili Iracheni, a fronte di questo chi voglia può fare la conta dei morti – sul piano della distruzione globale la guerra, si inasprisce sempre più e, in un quadro sociale neo liberista, passato, presente e futuro, con diverse carestie nel mondo, con la siccità dell’Etiopia, le organizzazione umanitarie devono fronteggiare la crisi umanitaria dell’Iraq, che a fronte di 12 anni d’embargo, circa un milione di morti per mancanza di medicine, ora è vicina al collasso umano”, l’appello di: Sete, fame
e malattie, l’incubo del disastro umanitario

Kofi Annan avverte: "A Bassora si rischia la catastrofe".
Per le Nazioni Unite bisogna riprendere il programma Oil for food. Ma come è possibile, in guerra, chi deve dare il petrolio Iracheno in cambio di cibo a chi? Quelli che vogliono questa guerra e che vogliono che tutto sia senza importanza e che la gente “dimentichi o non veda?” E che non percepisca la gravità, né la realtà. E nemmeno la bellezza.

 

Come si vive in una società di servi, è presto detto senza libertà d’espressione, senza possibilità di un confronto sulla libertà e senza un significato culturale, nell’ambito della qualità d’espressione creativa – il tutto è ridotto ad un sistema che della menzogna fa la logica prevaricante dei più che non ravvisano tutto ciò in quel che gli accade e che per ciò servono alla storia delle dittature, un piano culturale che toglie verità alla stessa pietà umana. La coscienza di una logica prevaricante è stata sempre dai più, servi, immedesimata, quando le loro piccole e grasse convenienze vengono meno nella caduta stessa del sistema della menzogna e dell’ignoranza che l’alimenta, quanto la mediocrità del loro talento deve fare i conti con la verità, che loro hanno usato come sopruso verso chi conosceva e conosce la libertà in ragione dello stesso esprimerla. Di chi hanno senza moralità prevaricato con l’ignoranza di un consenso che gratificava la loro ignoranza di potere, sia esso piccolo o grande d’importanza, sempre meschino e volgare e, arrogante in ragione del loro essere servi del sopruso, nell’ignoranza malatamente gratificante della convenienza del sopruso stesso, usato nel prevaricare la dignità morale, coscienza responsabile della libera espressione del vivere della consapevolezza della realtà, delle sue conseguenze al di là della gratificazione della convenienza sulla menzogna, ch’è sempre una falsa convenienza, che fa dell’ignoranza il censore della libertà, la coscienza autocratica che cerca la morte civile di chi si esprime liberamente e dissente dalla menzogna, in ragione della sua responsabilità umana verso se stesso, l’umanità e la vita. In ragione di questo la democrazia basata sull’ignoranza e la prevaricazione sociale delle logiche economiche, alimentate da pochi, ma che per esse governano e influenzano il sentire della consapevolezza di molti, con un consenso emotivo governato da strumenti d’informazione surrettizi quanto plagiatori della verità dei fatti, in funzione di una loro rapida dimenticanza e assuefazione emotiva alla verità più conveniente e, confacente alla propria debolezza morale che psichicamente trova ogni giustificazione e moderazione al “ricatto economico conveniente” a cui si è sottoposti, per assecondare chi della morte è il più procacciatore, il più forte e la sua menzogna. Se vi è un rischio alla libertà civile in una percezione siffatta, sono altresì subdoli gli strumenti di controllo e i fattori condizionanti nei confronti della libertà civile. (a tal proposito, più avanti in questo libro, troverete una lettera anonima, bene non tanto per la contemporaneità ch’è incapace oramai di percepire la gravità di quanto vi è scritto, ma a momenti di altro talento, non quello contemporaneo, sia culturale che artistico, dico che quanto vi è riportato, non solo è reale, ma l’estensione di ciò che vi è scritto, in quell’ottica folle di quel funzionale identifica bene, quale sia il livello di consapevolezza morale intellettivo di questa epoca e, della sua assoluta irresponsabilità) Questi sono i presupposti con cui un sistema democratico come quello americano, governato da un’amministrazione che ha riferimento diretto con l’industria petrolifere e delle armi, sta distruggendo, per imporre la sua idea di democrazia, l’Iraq, insieme ad i suoi vassalli e, nella speranza dei servi della gleba. Convinta che questi suoi presupposti di guerra, siano garanzia migliore per chi nel culto della personalità di una dittatura senza potere militare, cerca di aprirsi ad un mondo che cambia, che le chiede trasparenza in cambio di libertà, perché possa trasformarsi in dignità per la vità civile nella cultura di “quelle terre, nell’ambito della pace e della vita, senza nessuna pena di morte, con un diritto che fa della pietà la sua identità democratica. Del resto io dicendomi Italiano mi sento alquanto imbarazzato, nel costatare il presidente della repubblica, che sembra abbia per consigliere il presidente del consiglio, e cita l’Ono per rendere ondivaga la sua responsabilità nella garanzia della costituzione, oramai più che interpretabile, romanzo rosa della cultura alta italiana, dove le leggi sono fatta tutte in un’ottica monetaria più che economica e politica e, dove la rozzezza dei ciarlatani dell’informazione si presta bene al potere che la controlla, dove l’estromissione e il controllo di chi dissente nel pensare diventa cosa ovvia e normale e, l’indignazione è tutta in un applauso pilotato in un talk show. L’intelligenza è diventata un peccato tanti sono gli idioti alle cabine di comando che sempre più servi trovano gratificazione nell’espressione della loro ignoranza ch’è più importante della libertà, tanto da esserne i valutatori in ragione del merito che acquisiscono prevaricandola e giudicandola. È tutto così pieno di chiacchiere vuote, che neanche una guerra cambia e libera i comportamenti – se una volta un bel pensiero, uno sguardo bello, era già un apice che apriva una donna ad essere considerata come tale, il centro dell’universo che si apre e cerca la libertà, che cerca al di là dei superficiali gesti, che ti vuole come il dare, senza un dove e conoscere; ora in questa masnada di cafone ottuse ed educante convenzionali, quanto nevrotiche, di ceti e ceti economiche, quanto vacche e frigide, l’amare è preclusa anche ad una sega che non sa cosa immaginarsi, tra cornuti e figli di puttana che si vantano e ti mettono in mezzo. Baghdad ancora ha le luci accese, mentre bombardano, e giocano al calcio allo stadio, come se la vita fosse normale, e la guerra non c’entrasse con la sua atrocità, un’atrocità sempre più spietata. Ieri sera anche in Italia si è giocato al calcio e mentre L’Italia batteva la Finlandia, nella Sicilia dove oramai, i mafiosi di prestigio tornano per le ferie, tutti a cantare l’inno a microfoni pieni, e stavolta neanche un contro canto, come nell’under 21 con qualche striscione della pace, il risorgimento, di cui ci ha tanto parlato la nostra comica, prende piede, questa bandiera che dovrebbe essere onorata, dicono ancora con la morte, ci rende orgogliosi, poi il mare di servi si becca cinque messaggi pubblicitari subliminali durante il primo tempo – e non può fare niente – ciò perché proprio il loro stato emotivo, quella partecipazione alla partita dà maggiore efficacia a quei messaggi, e sono talmente coglioni che pensano ch’è solo pubblicità, senza sapere che cosa essa sia. Tutto questo nel momento della guerra, dove l’emotività è più reattiva. Questo è il risultato della censura a protezione dei bambini, che il nostro rappresentate di facciata dell’informazione Gasparri ci ha detto servire, appunto, per evitare che gli adolescenti capiscano cosa è una tetta e un culo, quando c’è l’amore, perché i genitori dovrebbero spiegarglielo, il significato di ciò sembra contorto, ma e solo perverso; in modo che con il bombardamento mediatico e gli spot ovunque, i genitori non sappiano quel che dicono ai loro figli, ma sanno cosa dire. Poco prima di questo governo Berlusconi c’era il garante che appunto per salvaguardare l’individuo da tutto ciò propose un disegno legge che vietasse ogni interruzione pubblicitaria ovunque durante le partite di calcio e l’interruzione di un film solo tra il primo e il secondo tempo. Ma adesso appunto abbiamo la censura che ci controlla e quindi siamo più liberi e per questo gli spot sono ovunque e non c’è bisogno di scegliere, quale garanzia migliore – e non è vero che in tutto il mondo è così – quindi viva la libertà di essere servi, io non ho visto naturalmente il secondo tempo della partita della nazionale, ero troppo urtato per questa idiozia, ma come dicevo all’inizio come si vive tra chi non è libero… di conseguenza credo che far leggere questo scritto in questo momento, avrebbe un effetto tutt’altro che benefico su chi ha il cervello occluso – del resto neanche dalle opposizioni di governo c’è questa attenzione, avranno guardato la partita come tutti gli altri, solo le conseguenze pratiche ci dicono quello che sta accadendo, ma basta cambiare l’abbinamento delle parole e far finta di niente, fin quanto lo si immagina. Ma del resto non posso essere certo che qualcuno non stia leggendo quello che sto ora scrivendo, semplicemente da un satellite, potrebbero clonare le frequenze del mio monitor, ma sono troppo pigro per tornare alla macchina da scrivere, tanto nel qual caso, loro sanno che ho ragione e non potranno continuare a cambiare l’abbinamento delle parole nella loro testa per sempre.     

 

La Nbc chiude i rapporti con il celebre giornalista
che ha parlato del "fallimento" della strategia Usa
Peter Arnett licenziato
per un'intervista alla tv irachena
"Ho solo detto quel che tutti sanno sulla guerra"

 

Ieri ho osservato un cretino, che insieme ad alcuni altri idioti, ha passato tutta la giornata a cambiare auto per farsi vedere “ogni volta dentro un auto diversa, che erano dello stesso modello di quelle di persone che ha loro volta hanno fatto le stesse cose che questa persona ha fatto in questa unica giornata e che ho incontrato dovunque io andassi, come se costui dovesse in qualche modo influire su quello che io facessi, attraverso questo suo mostrarmisi e, quello che io facevo in definitiva lui faceva, o diceva quando poteva farsi ascoltare da me, che in conseguenza di quello che facevo lui ripeteva quello che lui e chi con lui pensava che io pensassi mentre facevo quel che facevo. Ora se già questo verificarsi è oltremodo sconclusionato, immaginate cosa mi è accaduto quanto insieme a costui vi era una donna, che magari è anche la sua donna, e che insieme vivono il loro stato d’animo proiettando su di me, le loro fantasie desideri e illusioni, pensando che quello che io penso sia quello che loro in questo perverso modo vorrebbero che io pensassi, e ancor di più provassi. Tanto che l’immaginare l’inimmaginato, finiscono sempre per comportarsi come dei pazzi e immaginare cose al di là della realtà, con una così precisa perversione da sembrare anche razionali, se non per il fatto, che il loro comportarsi da pazzi viepiù finisce per essere solo una molestia continua e la loro immaginazione solo una calunnia che comunicano a chiunque per vera; e non c’è pazza o puttana che incontro in questo paese che sia capace di scoprire la realtà, se non come questo pazzo e questa pazza e con loro impazzire, fin quanto non hanno più nessuna percezione del bene e del male, e soprattutto scambiano un atto grave per uno irrilevante, costui a questo punto, dopo aver fatto il pazzo per far sì che mi accorgessi e pensasi a quello che con questi “gesti pensava io pensassi, non solo di cambiar macchina, tante volte, e passare sotto la mia casa, o suonare il clacson ogni volta, o una volta sì e una volta no, a secondo di quel che immagina, o peggio a secondo di quello che mi vede fare e che lui immagina io faccia perché vedo lui – o magari insieme a chi a coinvolto nelle sue immaginarie calunnie, mi trovo con gente ma così cafona o raffianta da essere veramente fastidiosa solo perché in qualche modo vogliono avere un certo tipo d’influenza su di me. Insomma in questo casino che si è creato e che mi rompe i coglione e la vita, capita che nella sua elaborazione folle, insieme a tutti questi “valutatori pazzi” finisca per investirmi, o tamponarmi lui o per suo folle tramite qualcun altro , solo per crearmi una rottura di scatole e appagare il suo perverso pensare, senza avere nessuna percezione delle conseguenze di ciò, ma solo una labile giustificazione autoassolvente, o peggio delinquente impunita, senza nessuna consapevolezza. Insomma quello di ieri, non era un collaudatore di auto che incontravo coincidenza dovunque andassi, ma proprio uno di questo mobbisti schizzati di questa epoca. Sembra una premessa tutto ciò, in realtà pensavo proprio a quello che in questa guerra sembra la cosa più ovvia la pazzia immaginativa e auto giustificatoria di chi giorno dopo giorno, cerca un alibi alla distruzione, aggressione di una nazione in ragione di un bene immaginario e autogiustificatorio; a tutta quella informazione che demistifica la morte trovandole un valore morale, quasi rappresentasse i buoni contro i cattivi che devono morire, e quanto sono civili devono morire perché, dicono che stanno con i cattivi, e allora poco importa, si imbrogliano un poco le carte o i termini o si dicono le bugie, tanto alla fine saranno i buoni a vincere e le morti saranno state necessarie per il bene. Ma i buoni sono quelli che hanno voluto la guerra, sono quelli che buttano bombe radioattive e contaminano il suolo, sono quelli che hanno ucciso militari in inferiorità e civili sempre più sistematicamente, sono quelli che vogliono il petrolio, sono quelli che combattono per i loro interessi privati, sono quelli che stanno mutilando i bambini, sono quelli che hanno più soldi, sono quelli che hanno immaginato quello che pensasse la gente sotto le bombe e che per far sì che costoro pensino quello che loro immaginano, giù ancora più bombe, sono quelli che per ritorsione contro chi non ha accettato la guerra vogliono boicottare, la cultura, magari della Francia, perché pacifista e cattiva, sono quelli che ti dicono noi siamo i più forti e vinceremo, che importa tutto il resto, vieni con noi – ma anche questa è l’immaginare l’inimmaginabile – sono quelli delle nazioni serve con i loro governati che rispondono di sì a questo, solo perché hanno intrallazzi di ordine mafioso, più che di governo, e assecondano le bugie per dar credito al più forte, solo in ragione della sua debolezza che cerca di sopraffare con la morte giusta quant’anche la ricerca della verità, tanto ne ha paura, che non può immaginare di non essere così il più forte, quello che ha ragione, così guardano alla convenienza del potere presente, senza immaginare che anche gli altri hanno un futuro e, che hanno il diritto di viverlo insieme al presente e non dove il potere di chi non ha futuro impone solo la loro convenienza, la loro perversa fine, che dicono sia verità perché distrugge nel loro presente, il presente di chi ha un futuro, e in ragione di questo la chiamano verità e bene, mentre non è altro che menzogna e sopraffazione. 

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Friday, April 04, 2003 2:22 PM

Subject: Iraq e le dittature

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Friday, April 04, 2003 2:24 PM

Subject: Iraq e le dittature

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Friday, April 04, 2003 2:26 PM

Subject: Iraq e le dittature

 

Iraq e le dittature

 

Ieri si è vista la popolazione civile a mani nude con il proprio corpo respingere gli agloamericani, per allontanarli dalle mosche, ma l’altro ieri Blair fomentava gli animi dicendo nel suo parlamento che gli Iracheni avrebbero minato le moschee – quindi credo che ci sia da preoccuparsi, perché ogni accusa finora inventata dalla coalizione agloamericana è stata descrizione precisa del suo comportamento, che continua a provocare morte e distruzione ovunque, sarà questa una loro proiezione di quel che vogliono fare a Baghdad, di certo ieri abbiamo visto oltre agli ospedali pieni di feriti, anche gli elicotteri in azione andare su una residenza di Saddam e i marines penetrarvi dopo averla già oltremodo bombardata, insomma ieri Powel è venuto in Europa per mostrarci che oramai le carte sono scoperte e vedere quanti passano dalla parte del vincitore, non si capisce perché voglia tirare in ballo la nato, quando per costituzione se la nato dovesse agire dovrebbe farlo contro gli Stati Uniti, che ha violato ogni diritto internazionale, che sta propugnando una guerra illegale e che sta determinando la sua politica estera nell’imposizione del suo potere militare, come certificazione di una democratizzazione, socialmente darwinista, che è la rappresentazione palese della dittatura del ventunesimo secolo. E già oggi i parlamenti Statunitensi con il voto dei repubblicani hanno deciso l’occupazione politico militare dell’Iraq e stanziato 80 mdl, più di quanto chiesto dal presidente Bush, per continuare la guerra e con decreto escluso la Francia la Germania, la Russia e la Siria, dallo spartissi le commesse per la ricostruzione e lo sfruttamento dell’Iraq, nazioni accusate di essere contro la guerra e per il ripristino reale post bellico al popolo iracheno. Di certo così gli Stati Uniti forse potranno anche smettere di indebitarsi con l’Arabia saudita, per controllarne la politica, usufruendo del petrolio iracheno e tenendo di scorta il proprio – va anche detto che se grazie al sistema di corruzione hanno procrastinato l’informazione degli ultimi falsi in bilancio delle più grandi aziende degli Stati Uniti, danneggiando ancor di più il cittadino americano, il controllo della spesa pubblica americana, non so quanto sia ancora controllabile, tra il fattore reale dei bilanci dei suoi istituti” e le possibilità di crescita reale della vita democraticamente sociale – finirà che dietro le politiche di guerra c’è anche il tentativo di mascherare e risolvere problemi interni tutt’altro che irrilevanti, per una economia di guerra a 360° - c’è da dire che non so poi se ci sarà ancora petrolio per gli emiri collezionisti di auto, se poi Saddam non avesse ancora finito di pagare i danni di guerra del 92, sicuramente inferiori di quelli che gli Stati Uniti dovrebbero pagare all’Iraq. Sta di fatto che il ripudio alla guerra ch’è totale nelle coscienze sane, è nullo in una logica del diritto che fa nell’imposizione della forza e delle armi, anche lo strumento mistico di una verità che combatte contro il male, come espressione del bene che vince, ciò non può che finire per giustificare l’azione violenta di chiunque che in tale azione vede il soddisfacimento, l’appagamento di ogni suo intento. E’ questa folle idea che sta attraversando i parlamenti democratici e mostra quale sia la loro reale costituzionalità. Se in definitiva gli Stati Uniti perseguono una vittoria e per attuarla concordano perfettamente con la logica della pena di morte come affermazione di tale vittoria, è legittimità del suo diritto nell’illegalità della guerra, tale visione portata dentro i parlamenti europei mette in evidenza quale sia il livello di democrazia che vi si riesce ad applicare. Tornando a quelle dichiarazione di Blair nel parlamento inglese non solo con esse si ridicolizza una nazione, ma vi si afferma che vi è una legittimità perché un diritto che applica la pena di morte abbia voce in capitolo sulle decisioni di fatto della costituzione di un altro stato – come è moralmente schifosa la posizione del governo Aznar che applica tale costituzione, con chiaro riferimento al profitto economico che potrà trarne, dall’applicazione di una costituzione che illegalmente sta facendo la guerra ed applica la sua sentenza di morte. E non può che essere oltre modo chiara la posizione delle opposizione che già da tempo hanno chiesto la cessazione della guerra. E a tal proposito non posso non osservare le posizioni del governo italiano, che nel suo tentativo di costituire una logica di regime che determini il suo potere che ci dice ciò ch’è democratico e no in base agli interessi a cui fa riferimento, che appoggia Bush per i subappalti dell’Eni e ora anche per la subappaltatrice Enel, che Berluscono galoppini Bush per sfrontare con Blair le politiche democratiche dell’Europa, a favore della democratizzazione che Gli Stati Uniti vogliono imporre ovunque, e che Berlusconi vuole imporre all’Italia – a tale proposito, se ci saranno le prossime elezioni italiane, immagino tutto il potere della manipolazione, che si sta collaudando in questo periodo, e ancor più elaborato e oppressivo, lasciando che tutto ciò avvenga senza che gli italiani se ne accorgano – usare la pace, ma alzare la qualità dell’intelletto. Per quel che riguarda la posizione del governo che si è preoccupata che la guerra continui, ma che non ci siano profughi in Italia, sembra che grazie agli iracheni ci abbia azzeccato, ma ciò non toglie che l’appoggio ad una guerra illegale, di uno stato che applica la pena di morte comporti per lo stato italiano “tutto” che un’unica posizione, che quella di chiedere la fine immediata della guerra e la fuori uscita degli invasori, per il ripristino del diritto internazionale: i calcoli dei morti sono riflessioni che fanno gli assassini, che Dio li perdoni – quelli che hanno meno soldi, sono quelli che più spesso sono condannati a morte negli stati uniti, ma quello che mi fa riflettere è anche il pensiero espresso da un componente la corte suprema degli Stati Uniti a proposito delle elezioni che hanno portato Bush alla casa bianca (riporto la traduzione così come è apparsa in televisione): “Sebbene probabilmente non conosceremo mai con certezza l’identità del vincitore delle presidenziali quest’anno, l’identità dello sconfitto è perfettamente chiara.

È stata sconfitta la fiducia della nazione nel giudice come custode imparziale dell’applicazione della legge.”

p.s.

Non dimenticando ch’è già possibile dall’acqua ricavare combustibile.

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Monday, April 07, 2003 12:41 PM

Newsgroups: it.economia

Sent: Monday, April 07, 2003 12:45 PM

E forum: La guerra, La Stampa web 12:46

Bandiere

"Vale la pena ricordare... che la causa di Israele non è solo la questione ebraica, non più di quanto la causa dell'indipendenza irlandese non fosse solo la causa di chi ha origini irlandesi, perché ovunque esiste la libertà, là noi siamo coinvolti. E ovunque è messa in pericolo, là siamo noi in pericolo".
John F. Kennedy, 25 agosto 1960

 I punti di vista sul mondo si susseguono e ognuno cerca di trasformare le cose per quel che ritiene essere la cosa migliore per il mondo, se è sempre pericolosa la questione di usare la forza per stabilire la verità, la ricerca del suo superamento non può non essere che più vicina alla conoscenza e alla reciprocità. Ieri è stato ferito in Israele un pacifista americano, poco tempo fa un carro armato israeliano aveva schiacciato un'altra pacifista americana che le si era messa dinnanzi, per impedire che venissero distrutte le case dei palestinesi. “Quando è strano certe volte il mondo delle coincidenze, tutti sappiamo qual è stata la sorte che il potere americano ha riservato ai Kennedy – ma mi sembra comunque evidente che se qualcuno ne ha raccolto i principi e resi più veri, sono sicuramente questi pacifisti americani. Dall’altra parte nel governo israeliano, troviamo un certo Sharon, che è andato al potere dopo l’assassinio Rabin ch’è morto pressappoco come i Kennedy ché aveva incominciato a pensare alla cooperazione nella ricerca della conoscenza e nel superamento della forza, queste idee di libertà sono intollerabili per chi crede nella verità come affermazione narcisistica del proprio potere e per questo usa la forza per dire quale sia la verità, l’unica cosa che si genera in conseguenza di ciò è sempre la stessa, la morte per esercizio del sopruso e della violenza. Del resto qual è la situazione in Israele in questo momento se non di guerra, cioè l’annientamento dell’altro. E se l’esasperazione Palestinese ha dato forza alla violenza fino al suicidio per l’omicidio di giovani, che avrebbero dovuto trascorrere i loro giorni diversamente, figli di un’adolescenza privata, Sharon e chi con lui distrugge le case uccide i palestinesi, ne fa retate affinché non si suicidino sulla sua terra. Credo che insieme a quei pacifisti americani, c’è la stessa gente Palestinese Israeliana che sa cos’è la conoscenza e ch’è costretta a subire il sopruso della violenza della menzogna e che non vuole morire, che non vuole che chi è già morto dentro continui ad uccidere, a negare la vita. Spesso mi chiedo se tutta quella gente, specialmente in Italia, che continua a dire che i pacifisti sono antiamericani pretendano questo sacrificio, per poi poter dire che i pacifisti americani sono anti israeliani, forse è vero, fanno troppo gruppo, e certe volte sembrano plateali ma se questi sono i risultati vuol dire che ci sono anche degli individui, e che come individui le persona vanno e devono farsi rispettare.

C’è un'altra coincidenza, anche se è evidente che fa parte di un gioco di propaganda, nel vedere Bush che va a Belfast a discutere con Blair, quasi volesse farci intendere essere un Kennedy repubblicano, e mentre c’è guerra in tutto l’Iraq e i suoi soldati mettono le bandiere sui palazzi del Rais di Baghdad, in parte già bombardati, per pensare questa è terra mia e ora ne faccio quel che voglio, mi chiedo quanti dei quei soldati, magari parlano spagnolo, e sono lì perché grazie all’arruolamento possono avere la cittadinanza degli Stati Uniti, certo un giorno tra qualche anno lo spagnolo finirà per essere forse la prima lingua degli Stati Uniti, ma del resto è pur sempre guerra e i giovani americani muoiono per il petrolio e il futuro dell’america libera. Questa idea di essere pistoleri che combattono gli indiani non gli passa? - “Michael Moore: 'Bowling a Columbine  non ho ancora visto questo documentario – E mentre i palazzi del Rais hanno la bandiera americana, Rais che si pronuncia quasi allo stesso modo di Rais, la consigliera di Bush di colore che ha trovato la libertà dalla schiavitù nei cambiamenti di una nazione che aveva reso schiavi i suoi antenati liberi; torna in Africa secondo lei a liberare il resto della famiglia, perché il mondo deve essere tutto libero come lei, ma non so, se forse ha dimenticato che lei tanto tempo fa non era una schiva schiava e che forse qualche suo antenato affrontava le ingiustizie della sua terra, prima che fosse fatto schiavo e portato in america. Oggi dopo che ieri ancora una volta gli americani si sono sbagliati e hanno bombardato un cronista della bbc con al seguito i capi dei Kurdi e una delegazione agloamericana, hanno preso a mitragliate la delegazione dell’ambasciata Russa, che lasciava Baghdad, ultima delegazione d’ambasciata governativa ancora lì, dove solo il nunzio apostolico del vaticano è ancora. Già come i civili morti oltre ai militari Iracheni. La Rais è a Mosca per riallacciare” ciò che le camere degli Stati Uniti per decreto l’altro giorno hanno detto non possibile, non si sa a quale intento o convenienza miri, magari nel ricatto di elargire i contratti che l’Iraq aveva contratto con la Russia e acquisire così una politica di compartecipazione alla gestione americana dell’Iraq. Insomma ora gli americani sono disposti a proprio vantaggio a togliere l’embargo all’Iraq. Non so se la Rais sia folle e se il Bush è solo un articolo che cambia il significato dell’identità, che così fatto acquista tutta un’altra realtà e potere militare e verità – e quale conoscenza cultura o verità. Tornerà Bush dalla luna insieme alla bandiera?!

E ancora ieri mi è andato l’attenzione su questa citazione riportata su la Stampa Web:

 

IN PARLAMENTO ARRIVA IL DISEGNO DI LEGGE
Case chiuse: «Mai più lucciole sui marciapiedi»

Addio alle lucciole intorno ai falò: divieto di prostituirsi in luoghi pubblici, sanzioni più severe per i clienti, possibilità di esercitare in appartamento la professione più antica del mondo. A mezzo secolo dalla legge Merlin e dalla messa al bando delle case chiuse, il governo, superate le perplessità dell´Udc, si ricompatta sulla linea Lega-An del «mai più prostitute nelle strade» e presenta alla Camera un disegno di legge sostenuto dall´intera maggioranza. Lunedì l´esame in commissione Giustizia, prologo di un iter che si annuncia rapido. Il provvedimento fronteggia il fenomeno (25mila «lucciole» entrate in Italia dal `99) e introduce nell´ordinamento il reato di «associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione». Il testo, composto di cinque articoli, porta le firme del vicepremier Fini e dei ministri Bossi, Prestigiacomo, Castelli, Pisanu e Tremonti. No alle strade, sì alle abitazioni private. Per le lucciole «on the road» multe da 3mila euro e, in caso di recidiva, due settimane di carcere. Per i clienti 4mila euro di sanzione. Non potrà più essere accusata di favoreggiamento la prostituta che assiste una sua collega senza ricavarne profitto, né chi gli affitta l´appartamento. Via libera, insomma, al revival in Italia delle case di piacere, fatta salva, però, la prerogativa dei vicini di casa di inserire nel regolamento condominiale appositi divieti.

 

Come tutta la nuova moralizzazione di questo paese, non vi è nulla di nuovo solo un po’ più di ipocrisia. E stranamente come molte delle leggi degli ultimi tempi la moralizzazione della prostituzione passa attraverso l’uso monetario che ne viene fatto. Dove in ragione del maggior investimento vi è più possibilità di assolvere gli obblighi di legge, in relazione alla strutturazione programmatica della realizzazione economica tra le parti, dallo sfruttamento al monopolio economico.

 

Per quel che mi riguarda ieri ho ricevuto un messaggio da quelli di libero, ignorata la mia richiesta, e ricevuti dei messaggio non interpretabili, su dei consigli che avrebbero avuto dalla polizia per controllare meglio i propri siti, diceva: From: "digiland.libero.it" <noreply@digiland.it> Ciao patriziomarozzi, come anticipato in una mail inviata oltre 15 giorni fa, ci risulta che il tuo sito http://digilander.libero.it/patriziomarozzi non venga aggiornato da oltre 18 mesi. Non essendo stato da te rinnovato entro il 31/03/2003 Digiland ha provveduto alla rimozione di tutto il contenuto del tuo sito ed alla disattivazione del servizio di Spazio WEB.

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Wednesday, April 09, 2003 1:00 PM

Newsgroups: it.economia

Sent: Wednesday, April 09, 2003 1:01 PM

Subject: Cacatoi d'oro

Forum la guerra de La Spampa.it

 

cacatoi d’oro

 

L’altro ieri gli agloamericani ci hanno detto di essere entrati nei palazzi presidenziali, e l’unica ossessione che hanno avuto è entrare nei bagni per vedere se la rubinetteria era d’oro e mostrarcela. La confusione sul senso dell’informazione in una retorica di guerra è paradossale se non ridicola. Del resto molti di quei soldati appartengono a tutt’altro ceto economico rispetto a quello dei loro governanti, e non so se comunque lo stesso non abbiano avvertito il ridicolo nell’andare in cerca di cacatoi dorati, solo per dire ad un popolo che la differenza nella democrazia sta tutta nel fatto che né loro né la popolazione di Baghdad in massima parte ha un cacatoio dorato, e che per questo sono venuti a liberarli affinché possano dire che loro hanno lo stesso cacatoio del palazzo dello stato, distrutto e senza acqua e non vi è dubbio che un cacatoio senza acqua non rende migliore nessun tipo di cacatoio, se poi ci si mette che non c’è neanche da mangiare e che: - Gli appelli di Croce Rossa, Onu e Oms: nelle strutture, in cui
mancano anche gli anestetici, giungono fino a 100 feriti l'ora

Sovraffollati e senza farmaci a Bagdad è allarme ospedali

In città bambini in pericolo per l'assenza di acqua potabile
"Pessime condizioni igieniche, si rischiano epidemie di colera" - notizia di stampa-

   Diventa assurda la visione di un mondo che vuole mostrarci il significato della vita che si riduce alla distruzione. Non so, questa follia è quella che ci ha mostrato che veniva sparato un soldato iracheno mentre si arrendeva e, questa stessa isteria è quella che ha preso di mira l’informazione: - 8 aprile 2003

Tank spara sull'hotel Palestine
due giornalisti morti e 3 feriti

BAGDAD - Un proiettile partito da un carro armato Usa ha colpito l'hotel Palestine di Bagdad, l'albergo dove si trovano la maggior parte dei giornalisti stranieri. Nell'esplosione fra il quindicesimo e il diciassettesimo piano dell'albergo sono morti un cameramen della Reuters, il trentacinquenne Taras Protsyuk e Josè Couso, 37 anni, cameraman spagnolo di Telecinco. Altri tre cronisti - sempre della Reuters - sono rimasti feriti. Questo mentre, poco prima, durante un raid nella zona del ministero dell'Informazione, che si trova nella zona del Palestine, era stata colpita la sede di Al Jazeera dove è rimasto ucciso un reporter della tv araba e ferito un suo collega. – notizia di stampa -

Eppure non tutta l’informazione è uguale, per esempio ieri ho visto l’aggressività dei bambini che tiravano i sassi contro i carri armati e, che poi finivano anche per essere aggressivi gli uni con gli altri, come aumenta l’esasperazione della popolazione di Bassora per cibo e acqua, eppure questi Bambini qualche testata ha preferito non mostrarli, non perché forse ricordano quei ragazzi che in Palestina prima di impazzire e trasformarsi in uomini bomba tiravano i sassi, proprio come questi; ma per mostraci, ancora, che in fondo la guerra può essere giusta e che l’anima dei bambini è contenta di quel che gli sta accadendo. Chissà forse ci sarà anche qualche ben pensate che dirà che in fondo è giusto non mostrare ciò, per i bambini che guardano la televisione e questa mi sembra la stessa logica che ha voluto mostrarci i cacatoi. Del resto questo stesso giorno dove Bush e Blair hanno detto da Belfast che si terranno tutto il malloppo, e che l’Ono dovrà intervenire per le gravi cause umanitarie, non posso non preoccuparmi oltre questo del fatto che questi due per fatti loro da un bel pezzo si sentono per telefono con Il Berlusconi che ci dice quanto sono bravi, da ben prima che noi cittadini sapessimo della guerra; ch’è contento del fatto di non dover tenere, in conto, secondo lui, per il periodo di presidenza italiana nella unione europea della posizione dell’Ono e della Russia perché non ne fanno parte e, perché lui per interessi suoi personali – di cui non siamo “forse” a conoscenza – è convinto di aver vinto la guerra con gli agloamericani. E quanto suona nefasto e come sembra ambiguo quell’annunciar già che gli Italiani andranno in Iraq per la sanità e come polizia, come già avviene, secondo il suo governo in Afghanistan, dove la costituzione italiana continua ad essere violentata. Lo so che per la mala dialettica dei neo riformisti liberisti incominciare a parlare di una cosa per poi smentirla, ma in realtà farla, significa dare il là alla loro perversione propositiva, ma ormai credo che si sentano così forti, che tra un po’ diranno e faranno le cose più insulse senza nessuna paura, e allora non ho paura che Berlusconi voglia farci manipolatori della nato, ma anche senza questa manipolazione trasformarci in occupanti profittatori dell’Iraq, insieme agli agloamericani per mettere sullo stesso piano la sua servitù e l’esser servi degli italiani. E allora anche se nessuno ha ripreso la sua solita esternazione “culturale”, solo per creare chiacchiere e confusione: “che il centrosinistra ama i dittatori”, mi soffermo su ciò senza neanche chiedermi quale sia lo stato di analisi del presente del centrosinistra, ma mi sembra, ciò, lo stesso paradosso che ha generato la guerra di Bush e soci, che ha sviluppato sul piano concettuale quale sia e come sia difficile valutare l’illusione del progetto del governo mondiale neo liberista, che pone la dialettica sul dover pensare come: “prevenire la prevenzione è meglio che curare”, l’effetto è l’effetto stesso della cura che ha causato il male. E in questo essere di caos universale l’effetto della guerra è il male stesso, la sua espressione e la sua causa e la pace non è il suo bene o male, ma la realtà che annulla la distruttività della guerra, e il potere autodistruttivo del potere. Non vi è altra possibilità in chi propone la guerra che la distruzione, che ripete e ripete se stessa.

  Aggiungo che la notizia che: - Manifestazioni politiche
la Rai dice stop alle dirette

La decisione del cda nasce da un atto di indirizzo della commissione parlamentare di vigilanza dell'11 marzo. Un documento che affermava che "le trasmissioni integrali e documentarie sono riservate, oltre ai casi espressamente previsti dalla legge (sedute parlamentari su richieste di Parlamento stesso; messaggio ex art. 2 della legge n. 103 del '75), alle occasioni ufficiali (feste nazionali, celebrazioni di Stato e simili). Tutti gli altri eventi, di natura politica o sindacale, devono avere trattamento giornalistico che deve rispettare l'obbligo di dar conto della pluralità di punti di vista, nel contraddittorio fra tesi diverse".

Delibera del cda in occasione del corteo della pace di sabato. "La trasmissione integrale riservata agli appuntamenti istituzionali" – notizia di stampa

Se la cosa che i politici non potranno più partecipare ai varietà, non ho capito se in veste di politici, o in quanto politici in nessuna veste, mi auguro che non creino confusione. Il fatto di non trasmettere le dirette delle manifestazioni politiche, solo quelle istituzionali, possa servire ad evitare la spettacolarizzazione della politica, in questo ambito, dove tutto è strumentalizzabile sia l’informazione che le immagini, che i partecipanti. “Mi rimane nella mente un interrogativo più che aperto su quel che significhi nei fatti.”

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Thursday, April 10, 2003 10:54 AM

Subject: L'assassinio ha vinto, viva la guerra!

Forum la guerra de La Spampa.it

 

L’assassinio ha vinto, viva la guerra!

 

Sono finiti i bombardamenti su Baghdad, i morti e le distruzioni non sono dimenticati, e anche se l’Iraq è nel saccheggio e nel sopruso, ciò serve come la guerra, per la guerra. I Vincitori dell’illegalità, per la morte cantano vittoria senza ritegno, mentre i cadaveri sono ancora fumanti, lo spettacolo deve continuare e guai ad non essere in prima file a scambiarsi i complimenti, ora c’è il bottino di guerra. L’esercito per fortuna non ha opposto a Baghdad se non la resistenza delle armi a braccio” e c’è chi gioca al sarcasmo, perché il dittatore, aveva dimenticato che nel 92 la sua guardia repubblicana è stata decimata e che tapino ha continuato a distruggere le sue armi, per rimuovere l’embargo, ancora qualche settimana fa. Disonore al dittatore, che ha lasciato a chi voleva la guerra di farla, che ha lasciato il bottino di guerra all’invasore senza opporre resistenza. Le giustificazioni della guerra sono sempre paradossali e chi non vuole farla finisce per avere più colpe di chi genera morte e distruzione. Come del resto le ragioni che l’hanno voluta sono sempre lì, non sconfessate dai motivi al di là della realtà della ragione, la guerra preventiva ha azzeccato qualche vittoria, gettando il sopruso sulla democrazia e il rispetto, sulla dignità della reciprocità della libertà umana, che cerca di superare la legge della pistola. In questa confusione “dive” le parole diventano assurde, molti hanno dimenticato che la democrazia non può stare con la guerra e che la guerra è sempre la cessazione della democrazia e delle sue regole, e solo una falsa idea di democrazia dice di poter imporre la democrazia con la guerra per la guerra. Questa è una vecchia storia che appunto la democrazia vuol superare e, quando avviene o può avvenire, allora il principio della democrazia si diffonde nella reciprocità, fare in modo che questo non avvenga è già un crimine, un assassinio che assolve se stesso con la vittoria e il suo bottino e, grida, viva la guerra, abbiamo vinto, ora siamo noi che comandiamo.” Cheney sembra abbia gioito per la grande vittoria militare ottenuta. Blair e Aznar si sfregano le mani compiaciuti. E come si può non commentare alcune dichiarazione dei politici italiani, sentire Boselli vantarsi del fatto ch’è stato meglio non chiedere la cessazione della guerra, altrimenti non avremmo visto quel che è già uno spot pubblicitario, abbattere la statua del dittatore a Baghdad, Adornato di f.I. dire che per questo la guerra è stata legittima, e da contro canto La Russa AN dire ch’è contento che a Baghdad non c’è stato un massacro come speravano i pacifisti, che volevano una guerra lunga, per fare propaganda; costoro che fanno discorsi di convenienza sul numero dei morti, e che caldeggiano la morte e la condanna, o chissà forse probabilmente viceversa. Questi ultimi due in particolare, se non ricordo male, sono quelli che scambiandosi la parte nel parlamento italiano citarono Gesù Cristo per dire che egli ha detto: ama il prossimo tuo come te stesso, non ha detto più di te stesso. E come dare torto a costoro e a tutti quelli che hanno imbrogliato per fare la guerra, giacché chi crede di mentire solo per il fatto che lui lo sa ma gli altri non “possono”, non dico che non ha amore per se stesso, giacché e lontanissimo da ciò, ma neanche rispetto e allora cosa pretendere se non una adattamento dell’amore cristiano all’uopo. Che almeno rispettino se stessi, perché nessuno li obbliga a non rispettare gli altri, se non la loro volontà. 

“Si fermi la guerra!” Basta con l’assassinio.

 

Saccheggiatori in ambasciate Francese e Tedesca ancora in attività.

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Friday, April 11, 2003 10:49 AM

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Friday, April 11, 2003 10:52 AM

Subject: Violenza

Forum la guerra de La Spampa.it

 

Violenza

 

quello che sta avvenendo in Iraq in questo momento con il placido consenso delle forze occupanti è il peggio di un peggio che si conosce, che i saccheggi e la criminalizzazione, abbia raggiunto ospedali, istituzioni internazionali come la croce rossa, l’unicef, lascia intendere quale sia la situazione della popolazione civile e in essa dei più deboli che non si prestano a questa situazione di caos, a tanta gente che non è detto si sia trasformata in ladri e banditi, solo perché ai militari occupanti, per il momento fa gioco questa situazione, e lasciano libero sfogo alla emulazione criminale, a chi tra qualche tempo per non vergognarsi di quello che sta facendo, negherà e si giustificherà con il fatto che molti lo facevano – di quelli che finiranno nelle bande al soldo del vincitore per il controllo del territorio, poi forse finiranno in galera e solo i più ricchi e corrotti serviranno all’organizzazione della democrazia organizzata dalla cia. Il popolo iracheno ha sopportato con dignità 12 anni d’embargo, non lasciate che la follia della guerra, che distrugge ogni struttura culturale e sociale si perda nel conflitto e nella guerra stessa, in uno scontro che vi mette gli uni contro gli altri, che mette ogni uomo contro se stesso, non dimenticatevi dell’umanità, che nella vita quotidiana si chiede di avere ad ogni essere umano, indipendentemente dalla legge sociale che lo governa. In questa situazione dove il problema umanitario sta assumendo dimensioni decisamente preoccupanti: Ramsfeld cerca di smentire L’Ono, dicendo che la situazione è idilliaca, che la popolazione sta bene, naturalmente rivolto all’opinione pubblica degli Stati Uniti e a chi vive del rimbalzo dei suoi media. E tal proposito, ieri al tg1 ho visto qualcosa che mi ha fatto a dir poco vergognare e turbare: Lilli Gruber nel tg dell’una ci ha mostrato, l’aggressione di una famiglia nella sua abitazione da parte dei militari, e mentre erano inginocchiati e terrorizzati in uno stato di forte tremore delle donne e agitazione del ragazzo, terrorizzate ed esterrefatte guardavano delle persone non militari che le ingiuriavano, chissà minacciavano di morte, ma non solo questo è quello che mi ha turbato, ma il fatto che Lilli Gruber ci abbia poi mostrato le foto di famiglia di Tarek Aziz, addirittura dicendo di essere stati” nella sua casa e sostanzialmente frugato nei suoi cassetti” per mostraci le foto di una festa di compleanno. Ora dato che io penso che il coraggio della Gruber, può al massimo portala a cercare un caffè nel bar del suo albergo, evitando le cannonate, e per questo certo non la biasimo, vorrei sapere non se gliele hanno date gli americani quelle foto, ma che cosa è successo a quella famiglia, che cosa realmente sta succedendo a Baghdad, a quale gioco si è prestata con quel servizio. Voglio vedere come sta quella bellissima ragazza che ho visto tremare. Se lei Gruber è una pazza, quanto il nostro presidente del consiglio – che dato che tutto il mondo ha capito che questa guerra era già stata decisa da tempo, e a meno che il Berlusconi non ci voglia dare ad intendere, ch’è un pirla e che non ne era informato, tanto che ancora una volta, ha promesso a titolo personale al presidente Bush e Blair di impegnare l’Italia con i carabinieri in Iraq, in appoggio all’esercito agloamericano, e questo sappiamo che porta sfiga, giacché come si sono impegnati gli alpini nei combattimenti di guerra con gli americani in Afghanistan, e sono da distinguere da quelli che sono con l’Ono” come forza di pace, in Afghanistan, poco dopo è iniziata la guerra in Iraq, ora se il nostro presidente del consiglio è un pirla tira sfiga, non ci resta che fare gli scongiuri, anche per il fatto che il nostro gentilissimo presidente della repubblica, finora si è impegnato molto a proposito di Garibaldi, dell’inno nazionale e per fare commentatori e cavalieri della repubblica, opera lodevole senza dubbio – quindi Gruber continui a stare dove più “conviene”, ma lo faccia sulla sua coscienza, senza coinvolgere e violentare quella degli altri.

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Friday, April 11, 2003 7:01 PM

Subject: Zichichi

Per chi volesse in questo momento lo shampoo neutro Zichichi scienza sta elogiando, e dando autorità alla guerra in Iraq e legittimità scientifica. Sono perfettamente d'accordo gli scienziate non Hanno responsabilità, sono
alla mercé di chi li paga, e dicono e fanno quello che gli è più conveniente, nel momento in cui è conveniente. Sono Puri come gli escrementi, ma bisogna sapere come si sono formati e perché e qual è la loro ambizione - spesso pronti a cambiare opinione e a rinnegare se stessi e dirci fischi per fiaschi. siete ancora in tempo per fare qualche domanda allo shampoo neutro Zichichi su rainew24

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Saturday, April 12, 2003 11:37 AM

Newsgroups: it.economia

Sent: Saturday, April 12, 2003 11:40 AM

Subject: Oggi in Iraq

Forum la guerra de La Spampa.it

 

Oggi in Iraq

 

Oggi in Iraq c’è la caccia all’uomo, gli americani sparano su ogni cosa che li insospettiste, i saccheggi hanno coinvolto gli ospedali le case private, si ruba ovunque, ci sono sparatorie tra i negozianti e i saccheggiatori, i bambini che emulano sono le prime vittime. Nulla è protetto o difeso, saccheggiati farmaci e medicinali, i feriti non possono essere curati, la crisi umanitaria è sempre più grave. I fedajin non trovano rifugio neanche negli ospedali, braccati dagli americani e per questo linciati da altri iracheni, e dai volta gabbana che sulla loro pelle si riciclano, le vendette e le uccisioni si susseguono, agevolate dagli occupanti, e chi cerca di mantenere una civiltà lo fa a grave rischio della vita. “Fantasmi” degli anni ottanta, del regime, hanno perso il loro riscatto, e non rimane che la disperazione e l’odio. Non ci sono più amnistie, taglie in soldi, a morte. Dei vincitori. In tutto questo la cultura dei talk show, della pubblicità, della televisione trash, quella “dell’aggettivo evasione”, che si trasforma per inglobare qualcosa ch’è profondo e vero, e affianca termini come letteratura, teatro, umanità, sta producendo i suoi effetti, volgarità e maleducazione di potenza”- dopo aver bombardato i musei, ora si è saccheggiato quello archeologico di Baghdad, con gli occupanti seduti davanti al televisore a guardare un programma dove una mentecatta pagata dice al marito che si fa il suo cane quanto lui è fuori casa, e lui le presenta l’amante che davanti al pubblico l’insulta e le dice di quanto ce lo abbia duro suo marito quanto la prende (bip), tra lo schiamazzo del pubblico in sala e gli spot pubblicitari di chi è seduto davanti al televisore. Così se ne sono andati i reperti più antichi, e la memoria mesopotamia, “dove fiorirono in assoluto le civiltà più antiche che ci siano note.” C’è solo la speranza pazzesca che questi saccheggi poi facciano rispuntare qualche reperto in qualche altra nazione, finito in casa di qualche feticista pieno di soldi.

Fermate al guerra.

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Saturday, April 12, 2003 11:38 AM

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Saturday, April 12, 2003 11:39 AM

Subject: Devoluzione e Costituzione

 

Devoluzione e Costituzione

 

Da quello che ho “sentito” ieri sembra che la devoluzione varata dal governo attuale, che non ha completato quella del centrosinistra, si preannuncia anticostituzionale, palesemente inficiante l’unità della nazione, sarà votata tra breve dalle camere, per compensare ciò si è detto che prima della fine dell’anno sarà modificato l’articolo quinto; data la già ovvia discrepanza tra la legge della devoluzione così fatta e la costituzione, che mi sembra già offra la possibilità di ampliarsi estendendo l’art. 116 sullo statuto speciale ad alcune regioni, a tutte le altre. E già questo come è ovvio può avvenire attraverso leggi costituzionali, che nell’ambito del titolo V - sentite le competenze istituzionali, indire referendum popolari a tal proposito. Ora in questa situazione contingente del governo attuale, non è chiaro anzi equivoco, in che modo gli elettori dovranno pronunciarsi, all’interno di un ordinamento della costituzione, per il suo nuovo ordinamento, che non può eludere il titoloVI garanzie costituzionali sezione II - Revisione della costituzione. Leggi costituzionali. E l’art. 138, non indica un referendum interpretativo dell’art. 139: la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale, né tanto meno dei suoi Principi Fondamentali, che ne determinano il suo essere democrazia. 

 

“Estratti di stampa, composti”

Gaza, 11 apr 2003 - 16:30

MO, pacifista britannico ferito da israeliani

Un pacifista britannico è stato ferito oggi a Rafah, sul confine tra Gaza e l'Egitto, da colpi sparati dall'esercito israeliano. Lo hanno riferito fonti giornalistiche palestinesi.

Le fonti hanno aggiunto che il pacifista, Tom Horindal, 21 anni, dell'International solidarity movement (Ism), è stato ferito gravemente alla testa durante una protesta contro la demolizione di una casa palestinese nel quartiere di Yebna, alla periferia di Rafah. Le sue condizioni sono state descritte "gravi" dai medici dell'ospedale di Rafah. Al momento della sparatoria Tom Horindal fungeva, secondo i compagni, da 'scudo umano' per proteggere bambini palestinesi.

 

Lo scorso 16 marzo, sempre a Rafah, una giovane americana dell'Ism, Rachel Corey, era stata travolta e uccisa da una ruspa militare israeliana. Qualche giorno fa a Jenin un altro pacifista è stato ferito gravemente al volto da un proiettile sparato da un blindato israeliano. (red)

 

Mosca, 18:07
Iraq, Schroeder: no nuova Yalta, sì a riforma Onu

Il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder si è pronunciato oggi, d'accordo con il presidente russo Vladimir Putin, contro una nuova Yalta, e a favore invece di una riforma profonda dell'Onu e di un rilancio del suo ruolo.

"Una nuova Yalta non serve - ha detto il cancelliere a San Pietroburgo - occorre rispettare seriamente la Carta dell'Onu, riformando nel contempo alcune strutture" di questa organizzazione. Schroeder ha precisato di non riferirsi solo alle proposte di riforma avanzate da Kofi Annan. "Ce ne sono anche altre", ha detto. (red)

 

Il generale al Saadi si è arreso e ha chiesto la presenza di una tv

BAGDAD - Amir al Saadi, uno dei più stretti collaboratori di Saddam Hussein, si è arreso spontaneamente alle forze americane a Bagdad, secondo quanto ha annunciato la tv tedesca Zdf che ha detto di aver filmato la resa. Consigliere scientifico di Saddam è un volto molto noto in occidente: lui e un altro generale Hussam Mohammed Amin, capo dell'ufficio monitoraggio iracheno, hanno infatti mantenuto i rapporti con il team degli ispettori delle Nazioni Unite nel corso della loro permanenza in Iraq. Il consigliere del presidente, figura su una lista stilata dal comando americano dei 55 dirigenti iracheni più ricercati, che gli Usa mirano a catturare "vivi o morti". Nelle carte da gioco con i volti dei leader iracheni diffuse dal ministero della Difesa statunitense, Saadi è raffigurato come il sette di quadri, e ha la qualifica di consigliere scientifico del rais.

 

E' stato lo stesso Saadi a volere, per "questioni di sicurezza", che l'arresto fosse testimoniato da una troupe televisiva. Ai giornalisti ha detto di avere deciso di arrendersi perché non si sente "in alcun modo colpevole". Il generale, che ha sempre seguito il lavoro degli ispettori delle Nazioni Unite in Iraq, avrebbe detto di non avere informazioni sulla sorte di Saddam Hussein e avrebbe ribadito, come più volte fatto in passato, che nel Paese non ci sono armi di distruzione di massa.

 

Al Saadi, che è sposato con una donna tedesca, ha aggiunto di non essere stato né membro del partito Baath né agente dei servizi segreti iracheni. Prima della guerra, era il principale oppositore alle ispezioni dell'Unmovic, che aveva più volte accusato di essere a caccia dei segreti militari del regime piuttosto che di armi di sterminio. Al Saadi, che è uno scienziato esperto di chimica, era stato interlocutore iracheno dei due capi ispettori dell'Onu, Hans Blix e Mohammed el Baradei. Tutto quanto da lui riferito ai due ispettori, ha detto, risponde al vero e vale ancora adesso, "nonostante la mutata situazione". Saddam Hussein, ha sottolineato, gli aveva conferito il grado di generale. Anche dopo l'ingresso degli americani, ha affermato il consigliere di Saddam, lui era rimasto nella sua casa di Bagdad.

 

Sono generali delle forze di polizia quelli che si sono consegnati alle forze Usa. Alcuni in divisa altri in abiti civili, hanno preso contatto con le forze statunitensi rispondendo all'invito lanciato dalle forze della coalizione di tornare a lavoro per riportare l'ordine nella capitale afflitta da un'ondata di saccheggi.

Il gruppo di ufficiali della polizia irachena ha assicurato di essere in grado di ristabilire l'ordine pubblico a Bagdad entro 72 ore, a condizione che gli americani mettano a disposizione i ferri del mestiere: auto, armi e altoparlanti. "Siamo pronti a collaborare con le forze alleate per la sicurezza della città e per porre fine ai saccheggi e alle violenze di questi giorni", ha detto il colonnello Ahmad Abdelrazzak Saeed ai microfoni di Al Jazeera. "E' un nostro dovere, sia come uomini sia come tutori dell'ordine pubblico" ha aggiunto, "la polizia deve riprendere il proprio lavoro".

 

Torino, il premier interviene al convegno di Confindustria e attacca l'articolo 41 della nostra legge fondamentale

Berlusconi: "La Costituzione è di ispirazione sovietica"

La Costituzione "sovietica". Ecco le precise parole di Berlusconi: "Mi sono più volte anche pubblicamente lamentato, del fatto che la nostra legge fondamentale dà alle imprese poco spazio". E ancora: "La formulazione dell'articolo 41 e seguenti risente delle implicazioni sovietiche che fanno riferimento alla cultura e alla costituzione sovietica da parte dei padri che hanno scritto la Costituzione". Lui non cita il contenuto dell'articolo 41; ma per i lettori che vogliono farsi un'idea, riportiamo il testo integrale: "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con la utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali".

La Ue sul falso in bilancio

MILANO - "Le nuova legge italiana sul falso in bilancio è in contrasto con le norme comunitarie e i giudici non posso applicarla". La Commissione europea boccia la legge varata dal governo Berlusconi in materia di reati societari e per la prima volta nella sua storia invita i magistrati a "disapplicare" una legge dello Stato.

La posizione dell'esecutivo di Bruxelles è contenuta nella memoria del servizio giuridico, depositata nei primi giorni di aprile alla cancelleria della Corte di Giustizia Ue del Lussemburgo. Nel Granducato è in corso la causa aperta dopo l'ordinanza con cui la procura di Milano, il 26 ottobre scorso, ha trasmesso gli atti del processo Sme nella parte stralciata che vede il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi imputato di falso in bilancio. "Dopo tante speculazioni commenta l'ex capo della procura di Milano, Gerardo D'Ambrosio arriva dall'Europa una lettura positiva alle nostre preoccupazione per una legge che, in controtendenza con gli orientamenti di paesi "liberal", quali gli Stati Uniti, riduceva un reato grave per la stabilità dell'economia nazionale a semplice contravvenzione".Davanti alla Corte di Giustizia Ue saranno depositate le memorie dell'Italia, dell'avvocato generale della Corte e degli avvocati delle parti in causa. I giudici del Lussemburgo hanno riunito, oltre all'ordinanza emessa dai giudici Sme, anche quelle emesse dalla Corte di Appello di Lecce e dal Tribunale di Milano nel processo a carico di Marcello Dell'Utri. Una volta raccolte tutte le memorie, i giudici del Lussemburgo decideranno, presumibilmente in autunno, se la legge italiana che ha modificato l'articolo 2621 del codice penale è in contrasto con le norme e le direttive comunitarie.

Citando tre direttive (1968, 1978 e 1983), la Commissione conclude, contestando i termini di prescrizione previsti dalle nuove norme italiane, ("tali da impedire la conclusione del procedimento penale in tempo utile") e la cosiddetta "procedura a querela", che subordina l'intervento del giudice ad una querela della persona offesa ("Non tutela la comunità") e le "soglie di rilevanza o di non punibilità". (11 aprile 2003) "Eravamo nel settembre del 1993, Silvio Berlusconi mi convocò nella sua villa di Arcore e mi disse: 'Marcello, dobbiamo fare un partito pronto a scendere in campo alle prossime elezioni.' Lui aveva provato in tutti i modi a convincere Segni e Martinazzoli per costruire la nuova casa dei moderati.'

Vi metto a disposizione le mie televisioni', aveva detto. Tutto inutile, e
allora decise che il partito dovevamo farlo noi. Poi c'era l'aggressione
delle procure e la situazione della Fininvest con 5.000 miliardi di debiti.
Franco Tatò, che all'epoca era l'amministratore delegato del gruppo, non
vedeva vie d'uscita: 'Cavaliere dobbiamo portare i libri in tribunale'. A
spingere per il partito eravamo soltanto in due, io e Berlusconi; gli altri
dirigenti del gruppo, da Fedele Confalonieri a Gianni Letta, erano tutti
contrari. I fatti poi, per fortuna, ci hanno dato ragione e oggi posso dire
che senza la decisione di scendere in campo con un suo partito, Berlusconi
non avrebbe salvato la pelle e sarebbe finito come Angelo Rizzoli che, con l
'inchiesta della P2, andò in carcere e perse l'azienda". (Dalla
testimonianza di Marcello Dell'Utri ad Antonio Galdo nel libro "Saranno
potenti ? Storia, declino e nuovi protagonisti della classe dirigente
italiana", Sperling & Kupfer Editori). ----- Original Message -----

From: "abarossa" <aba_rossa@libero.it>

Newsgroups: it.media.tv April 11, 2003 6:21 PM

La difesa dei "pianisti". Per il premier, i parlamentari che durante il voto schiacciano anche i pulsanti dei banchi dei compagni assenti non fanno nulla di male: "Ho visto che c'è stato scandalo per i cosiddetti pianisti. Non c'è nulla di scandaloso. Per quanto riguarda l'aula, il singolo gruppo vota per il numero dei componenti del suo gruppo: Se qualcuno è in disaccordo, deve essere presente, per dare il suo voto contrario".

Lacci e lacciuoli alle riforme. Berlusconi risponde con battuta alle lamentele degli imprenditori sul ritardo delle riforme promesse: su questo tema, dice, "non abbiamo fatto un solo passo indietro. La prossima volta le difficoltà si possono superare se darete a Silvio Berlusconi e a Forza Italia il 51% dei consensi. Allora il percorso sarà più agevole". Comunque per realizzarle non basterà una legislatura, ammette. Per poi definire "una fatica di Sisifo" i passaggi necessari a trasformare una proposta in legge: "Ho solo il potere di essere paziente, la situazione attuale non mi dà potere alcuno, posso solo proporre decreti al Parlamento".

La guerra in Iraq. Il premier annuncia: "In settimana chiederemo al Parlamento il via libera per le forze di sicurezza" italiane da inviare nel paese del Golfo persico. Poi ribadisce la legittimità dell'intervento angloamericano.

(12 aprile 2003)


Principi fondamentali della costituzione Italiana

 

1.      l’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

 

2.      La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo. Sia come singolo sia nelle forme sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica. Economica e sociale.

 

3.      Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.

 

4.      La repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

5.      La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

6.      La Repubblica tutele con apposite norme le minoranze linguistiche.

7.      Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modifiche dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

8.      Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.

I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

9.      La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il passaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione.

10.  L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.

11.  L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazione di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

12.  La bandiera della Repubblica è il tricolore; verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensione.

 

 

Ore 12:00 circa patrizio.marozzi@tiscali.it lunedì 14 aprile 2003 it.cultura – it.discussioni.giustizia – it.economia – it.media.tv – forum: la guerra in iraq: La Stampa.it e Kataweb.it

. Brucia la biblioteca nazionale dell’Irak

 

Mentre a Tikrit, bombardano, ancora, sperando” che non cadano bombe nucleari, che convenzionalmente vengono definite tattiche, o dette bombe così potenti ma convenzionali. Dato, che sono stati trovati carri armati abbandonati, o fucili, o bombe da mortaio non utilizzati come in molte altre parti dell’Irak – e trovate anche alcune giubbe imbottite d’esplosivo, per attentati Kamikaze - che non saranno usate - che “paradossalmente” sembrano sconvolgere e condannare ancor di più degli attentati fatti, in modo cosiddetto convenzionale - eppure questo aberrante suicidio, viene giudicato in un modo assurdo, tanto che Sharon in risposta vorrebbe annientare prima che si suicidino, chiunque abbia in mente tale atto, o distruggere le case dei loro parenti, come deterrente, come dire è inutile che vi uccidete, tanto morirete e, più vi ucciderete e più morirete. L’azione e la volontà sono un unicum che sembra accorciare lo spazio e il tempo e ridurre la storia alla pazzia della distruzione umana, alla soppressione dell’amore per la vita, come progetto di libertà creativa, come espressione che libera l’azione dalla paura del peccato, e propone i pensieri alla libertà della conoscenza e non dell’acquisizione del potere, distinguendo nettamente Dio dalla guerra, la libertà dalla morte, il piacere dal dolore, il dolore dalla distruzione. Vorrei pensare che quelle giubbe non usate diventino una possibilità di conoscenza e non di paura e odio. Io sono un cristiano e in quanto cristiano non ho una collocazione “geografica”, ma se dovremmo” definire la collocazione dell’Italia potremmo dirla tra oriente e occidente e non posso dire che la cultura occidentale non faccia parte del mio esprimermi, ma la mia “accidentalità non può non sapere che si è formata dialogando e scegliendo nella molteplicità delle influenze umane ricevute. Eppure in Italia è successo qualcosa, che immagino non sia avvenuto in nessuna altra parte del mondo: San Francesco D’Assisi, Dante e la “volgarità”. Immaginate la lingua del popolo, quella degli incolti e degli ignoranti diventa la lingua più bella, ma così bella che tutti iniziano a parlarla, atto di democrazia più grande nella storia della cultura credo non sia mai avvenuto, e la trasformazione è così grande, che nasce una lingua così vicina al suo suono, ch’è una bellezza vederla, e come cambi il suono così puoi cambiare quello che vedi, quasi puoi creare il mondo. Si Dante fosse quello che era, lo dobbiamo al suo talento, e lo dobbiamo alla voglia di creare e di rappresentare il mondo che avea e vedea, vedea il lontano il dì presso. Tutti possono amare Dante, nell’edizione più economica, e tutti possono se vogliono, porsi questione su di esso, e su la lingua che parlano, o cianciano liberamente, insomma onniuno po’ conoscere per la strada che vò conosce. Ora non per questo siam tutti pien d’amore per la vita, e gli italiani non so da meno di ogni altri. Brucia la biblioteca nazionale dell’Irak, e come se bruciasse La divina commedia e Dante e nessuno se ne accorge. Una volta in un video scrissi che gli artisti di “arte contemporanea”, sono tutti leccaculo. Sono tutti leccaculo l’unica prospettiva di vita che hanno proposto è quella di quel giapponese feticista pieno di soldi, che sembra abbia bruciato un Van Gogh insieme alla sua morte, per la sua immortalità. Quasi che Van Gogh non avesse dipinto quel che non ha prezzo economico, ma avesse calcolato in modo esponenziale il peso dei colori che ha usato, come se Leonardo Da Vinci o Michelangelo, avessero pensato alle quotazione percentuali delle variazioni di borsa, in rapporto all’uso del pennello. Il mondo dell’arte e della cultura è asservito a questi “tizie e caio”, per cui tutti nel vuoto totale del significato, ambiscono, arricchirsi e primeggiare. E non parlo solo delle mezzecalzette del vassallaggio, ma anche di tutti quelli che in questi anni hanno avuto l’ambizione di creare un sistema virtuale di libertà creativa che aveva come unico fine lo sfruttamento, e per mezzo di esso l’arricchimento del libero mercato dell’arte, e per mezzo di esso il riciclaggio qualunquistico di idee e pensieri d’autore, l’evasione dai contenuti, dalla libertà e la creazione dei contenuti per “convenienza”. Tutta questa superfetazione morale e culturale, che fa di un pensiero artistico un oggetto d’abbinamento arredale, incasellato nel colore e nella forma, non con la merda che finisce nel cesso, ma il colore della merda si abbina perfettamente con l’immagine arredale del divano che si trova lì per questo, e per chi?

Il berlusca e Fini. ci dicono che i carabinieri andranno in Iraq, perché lo vogliono gli americani, e aggiunge che non possiamo lasciarlo in questa situazione. E tale concetto mi ricorda tanto un Voi morale e autoreferenziale di altri tempi. A buon intenditore poche parole. Mentre gli americani continuano a minacciare, e nessuno sa su quali basi infondate di legittimità sia morale che legale; si ingarbuglia un po’ il discorso sintattico significante, ma Eco non me ne vorrà né la sua unica possibilità di propedeutica studentesca, di un mondo accademico così rilevante da essere così irrilevante. E del resto ieri abbiamo assistito al riassunto della propaganda degli americani fin qui svolta con il solo aggiornamento della data di “Ieri” con quella di “oggi” e tanto basta per loro perché l’infondatezza” si trasformi in verità.                        

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Tuesday, April 15, 2003 11:41 AM

Subject: Sembra illogico dover rispondere

Newsgroups: it.economia

Sent: Tuesday, April 15, 2003 11:44 AM

Subject: Sembra illogico dover rispondere

> ----- Original Message -----
> From: [.]
> To: patrizio.marozzi@tiscali.it
> Sent: Sunday, April 13, 2003 9:29 PM

 

----- Original Message -----

From: george vandor  gvandor@yahoo.com

To: patrizio.marozzi@tiscali.it

Sent: Sunday, April 13, 2003 9:29 PM

 

"Oggi in Iraq"

 

Le solite fesserie dell'italiano di sinistra che si sfoga farneticando come un' ossesso  e tira in ballo i "poveri fedayeen", che dovremmo passare per le armi visto che si vestono da civili, sparano da scuole, moschee ed abitazioni..

 

Ma urlate pure, amici e sostenitori dell'eroico Saddam, vi abbiamo dato una lezioncina che non dimenticherete presto, e giacche` ci siamo, perche` non vi arruolate nella Hezbollah in Siria, tanto se il Bashir el-Hafez non cambia discorso, e presto, fara` la stessa fine del simpaticissimo Saddam. Parola di Zio Sam.

Saluti.

 

George Vandor, Kirkland, WA (U.S.A.)

 


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Sembra illogico dover rispondere, dicendo che I sette prigionieri americani, fatti dagli iracheni sono sani e salvi e in ottimo stato. Che i prigionieri iracheni non sono stati ancora rilasciati - che i prigionieri afgani sono detenuti, al di là di ogni logica del trattamento umano – e la pratica della tortura c’è – che l’America si è opposta ad un organo internazionale del diritto per i diritti umani. Che Saddam Hussein, sia chiaro una volta per tutte non ha a che fare proprio per nulla, con le dittature nazifasciste. E stando al presente, neanche con la sua dittatura. Mi è capitato di vedere un filmato di repertorio, dove un Saddam in abito Kennedyano guardava perplesso le dimostrazioni dell’efficienza delle armi che gli americani volevano vendergli, che gli hanno venduto per una democrazia degli eserciti, come quella degli Stati Uniti. Se Saddam Hussein è finito in preda al potere e, con questo ha cercato di governare, di trovarsi a fare guerre, di certo la colpa non è degli Stati Uniti D’America. Ed anche per questo non è comprensibile perché vogliano prendersi il merito di una guerra d’aggressione, che assomiglia molto a quella di una democrazia alla sbando. Perché è anche bene ricordare che nessuna guerra ha portato la democrazia, la guerra e la fine della democrazia, sono sempre accompagnate da superficialità della morale, che cerca nell’oscurantismo, la sua affermazione e che nella logica dell’affermazione di potenza impone la forza come verità. E rende la guerra l’espressione di questa verità, se dopo l’aberrazione si cerca di costruire un sistema più giusto e nella democrazia si vede tale sistema, ciò non è conseguenza della guerra, ma espressione, creativa e qualitativa umana, che sa interrompere il processo di guerra, che non può che generare altra guerra. L’immane disastro umano della seconda guerra mondiale, l’orrore provocato, ha dato alla coscienza umana la ricerca ideale di dire mai più la guerra e, ha posto molte componenti di essa in un atto concreto che si opponesse alla barbarie della guerra e, costruisse una cooperazione che aprisse tale prospettiva pragmatica a chiunque vedesse in essa la realizzazione della libertà nella reciprocità e, in conseguenza di questo aprirsi al modificarsi costruttivo che tale atto comporta. Questa è una strada lunga, che non si realizza con il tempo delle cannonate, ch’è fatta di maturità e perseveranza, che non necessità dell’arroganza. Questi che hanno voluto questa guerra hanno interrotto un atto concreto a tal fine, un atto che apriva prospettive, alla dignità ed al diritto di tutti, e alla libera scelta della cooperazione, atto basilare della reciprocità. Il mondo è meno stupido di quanto si vuol dimostrare, ed è pronto anche a questo. Gli Stai Uniti sono al tracollo, e l’economia mondiale, l’intero pianeta, che non è solo New York, può trovare soluzioni solo in questo modo cooperativo. Il neo liberismo che si sta attuando è rappresentato ed eseguito perfettamente, da quel che in Italia viene definita ecomafia, che non è il suo livello più alto, l’internazionalizzazione, di tali flussi finanziari associati ad una coscienza umana siffatta trova nel bisogno dell’avere potere la sua espressione essenziale, radicandosi a tal punto, che ogni più elementare gesto della vita quotidiana si riempie di tale tragedia. Giocare impietosamente con la morte, il renderla necessaria sotto il vessillo del potere è sintomo del peggior male. Sinceramente il buon senso e gli organismi internazionali, sono l’unica strada. Non oso immaginare come ci troveremmo, in ancor più tragica sorte, se non ci fosse stata contro la guerra, la posizione del Papa e, la nettezza della Francia. Ma ancora siamo in aperta tragedia e sinceramente suonano nefasti” le posizioni di Blair e del suo omologo - che scusate, per l’offesa al principio naturale,  mi viene di pronunciare il suo nome per assonanza con stronzo – che usano una logica e una terminologia imperiale, con un Voi, verso la Siria, che di fatto asseconda le minacce degli Stati Uniti, che chiusi in una dittatura che fa del Noi ossessivo, la perdita dello spirito critico, che gli dia una possibilità per capire che la storia del mondo non può determinarsi, per il suo bene, se non in una apertura economica che vada a ridefinire le risorse energetiche, le tecnologie e i mercati internazionali, verso orizzonti tutt’altro che egocentrici e di sperequazione sociale, come vuol credere. Ha vinto la guerra? Ha vinto la guerra come uno stato che fa del bottino di guerra la sua sopravvivenza, e solo un Noi ossessivo non riesce a capire quel che realmente significhi questo. Chissà cosa pensano di essere quelli dell’amministrazione Bush, se riescono ad immaginarsi in punto di morte, per capire che tutto questo per loro sarà vano”. E dove pensa che lo conduca il Voi imperiale, Blair e socio, quando dice che l’Ono deve sottostare al dato di fatto. È facile prevedere, anche se non so in che tempi, che ciò determinerà la fine della monarchia in Inghilterra – io sono per l’uguaglianza dell’essere nobili”, quindi non so pronunciarmi sul fatto se ciò sia positivo o no, per gli Inglesi – Del resto io Italiano mi devo confrontare con un sempre più espresso Voi imperativo, che vorrebbe che questo neo liberalismo si espandesse il più possibile. se tutti costoro non si immaginano morenti, come possono percepire la vita degli altri e la vita in sé stessa, fossero già morti.

Patrizio Marozzi

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Tuesday, April 15, 2003 12:00 PM

Subject: Re: . Brucia la biblioteca nazionale dell'Irak

sul mio televisore, c'è un pulsante : ON OFF - si accende la televisione con quello? mi sai spiegare come funziona?
"giardser" <m.giardina.nospam@tin.it> ha scritto nel messaggio
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Tikrit è stata occupata senza il peggio del peggio che si ipotizzava. Carri armati americani sono giunti sul luogo, dopo il bombardamento. La città sembra lasciata dalla popolazione. Baghdad non è più illuminata di notte, ed è senza acqua, come tutto L’Irak le case e gli edifici pubblici distrutti, completante saccheggiato anche il museo nazionale, persi per sempre opere e reperti della cultura sumerica e babilonesi. Non mi è per ora completamente decifrabile la notizia data che nella biblioteca nazionale siano bruciati circa 11 milioni di manoscritti. E se la popolazione si attiva per cercare di fermare i saccheggi, essi continuano, tanto che se fossimo in Italia mi verrebbe pensare che oltre i “ladroni” c’è anche la mafia dietro ciò. La popolazione organizza manifestazioni di protesta contro l’occupazione americana, che sembra osservi, ma che dà già segni d’intimidazione. L’Italia ha deciso di inviare ora 3000 militari. Ieri si è sentito che nella ricostruzione c’è posto anche per l’Eni. Negli anni 60/70 Enrico Mattei voleva realizzare cose che il monopolio del petrolio americano non gradiva, e con essi sembrò, anche settori interni italiani. Non vi riuscì e morì in un incidente aereo che ancora ora lascia molti dubbi. Ora all’Eni è stato permesso ciò che fu impedito a Mattei, si è verificato così per L’Italia che L’Eni trovasse speculabile la sua attività energetica, nell’ambito elusivo del petrolio, abbandonando, le possibilità energetiche delle risorse rinnovabili. La ridefinizione del mercato energetico italiano, ha tolto il monopolio statale all’Eni, diventando di fatto un’azienda a capitale privato che copre una determinata porzione del mercato italiano. Il privilegio dell’Eni con gli americani la portata gioco forza anche a fornire risorse, a quelle aziende concorrenti che dovevano estrarre per proprio conto “il petrolio”. Se c’è stato un accenno di richiamo per tale fatto da parte degli organi competenti, non ne sappiamo i reali effetti. Pochi giorni fa l’Enel, nello stesso quadro di privatizzazioni in cui si è formata l’attuale Eni, ha deciso di entrare nella fornitura utenza del gas e dei combustibili di riconversione. In apri tempo l’Enel acquisisce anche quote di aziende nella telecomunicazione e rende minoritario, anche l’uso delle centrali idroelettriche. E con il processo della privatizzazione neo liberista, va verso l’acquisizione di quelle aziende europee che portano la politica governativa delle loro nazioni, nella dinamica neo liberista. In Italia con il decreto sblocca centrali, si è dato il via libera alla possibilità indiscriminata di esse, non solo per il fatto che si sia reso inefficace il volere dei cittadini, già precedentemente espresso, come contrario di questi siti per super centrali a gas metano, ma anche nel fatto che la richiesta è a facoltà di tutti, e che per le regole del libero mercato, tutti devono avere la possibilità di entrare sul mercato dell’energia, e sarà il mercato stesso che stabilirà, quali saranno le centrali che serviranno e quelle che non “serviranno” – c’è da dire che in questa logica sono state eluse” molte leggi sui vincoli ambientali, per la salvaguardia dell’ambiente, ciò anche in prospettiva della campagna di appalti per le grandi opere da realizzare sul territorio nazionale. In una delle recenti relazioni dei servizi segreti Italiani, è stato chiaro che tutto ciò rientrasse, in quello che la mafia vede come una possibilità di sfruttamento economico. Ieri è bruciato a Venezia il mulino stucki. Tutto ciò si inserisce in un quadro legislativo che vede leggi come quella sul falso in bilancio, o quella del rientro dei capitali dall’estero, ed anche paradossalmente quella che toglie la tassa di successione indiscriminatamente a chiunque, anche ai super redditi. In fondo ma non per ultimo, il processo costituzionale, quello che questo governo sta attuando sulla costituzione italiana, non solo è già destrutturate per essa, dalla violazione del conflitto d’interessi del presidente del consiglio Berlusconi, dal controllo dell’informazione, che sta manomettendo anche i dati che riguardano il rilevamento del funzionamento della nazione; vuole agire sul funzionamento della magistratura e delle forze dell’ordine, in processo di frammentazione contrapponente. “Sotto un controllo di forza sulla società”, il tentativo a tal fine che si è generato a Genova nel G8, è stato più che eloquente per ciò. Vi è da dire che ci sono forze nel paese che hanno preso consapevolezza di ciò, sia economiche e istituzionali, se esse avranno la forza capace di salvaguardarsi, allo stato attuale è solo auspicabile. Ma come dicevo il livello della costituzione su cui cerca di legittimarsi la logica neo liberista, è “controvertendo” il significato dell’art. 3 -  Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. I borsisti dovrebbero intascare soldi.

Ieri sera andando al cinema ho portato un mucchio di euro in moneta, e chissà se ci fosse stata lì vicino a me una persona russa, cinese o americana, che avrebbe pensato, o africana o orientale, mentre pagavo alla cassa. “Perché ieri sera in una Italia immemore del suo stato: un Italia ch’è passata da uno stato di spiritualismo, ch’è si è coniugata con il sigfridismo ed ha finito per trovarsi nel funzionalismo dell’intero occidente e oramai l’intero pianeta: ha visto il film di Rose Troche, su produzione Usa – GB – La sicurezza degli oggetti – perfettamente incentrato, sulla nevrosi e paradossale normalizzazione della patologia funzionalista.” Pochi giorni fa Umberto Eco su un quotidiano ha detto che l’america non ha ascoltato i suoi intellettuali e per questo si è trovata a fare la guerra in Irak. Io mi chiedo se almeno Bush abbia visto questo film, se abbia letto il libro da cui è tratto  - che al momento non ho ancora letto – più che parlare con degli intellettuali degli Stati Uniti, o molto probabilmente anche l’avesse visto non ha percepito quale sia la sua condizione in rapporto alla realtà che la società in cui vive a prodotto su di lui. Molto probabilmente lo stesso staff psicologicamente funzionalista del pentagono, avrà visto in questo un punto di forza che acclara il controllo a cui si è giunti, sull’individuo Statunitense. Come del resto è ben rappresentato dal finale del film, dove la gravità di ciò che accade, ed è accaduto ai protagonisti del film, viene tragicamente assorbita, da un mondo di gesti perfettamente funzionale allo scopo e al significato che gli oggetti determinano sulla percezione morale della vita. Un Dio fattosi, impersonale oggetto, che ripete la sua coazione a ripetere su ogni luogo, pensiero o azione dell’uomo mondo. Dietro ad una piscina c’è un’altra piscina, dietro ad un giardino, c’è un altro giardino, e non è più chiaro quale sia quello che viene prima o dopo l’altro, perché in ogni giardino c’è la stessa gente che prima o dopo, grazie agli stessi oggetti e in funzione di essi compie gli stessi gesti, senza che questi abbiamo un legame affettivo emotivo, percettivo, “di ciò che sia reciprocamente bene o male, al di là degli oggetti.” E la canzone che una dei protagonisti canta nel finale, un idillio verso la vita la madre o chi, sembra una cacofonia mostruosa. Non è il primo film del genere degli Stati Uniti, ci sono un paio di Film di guerra, di cui ora non ricordo il titolo. C’è quel film di Sidney Pollack, “Non si uccidono così anche i cavalli”, si può ricordare: America Oggi di Altman, o molto più in linea con quello di  Rose Troche, anche se su un altro linguaggio, c’è Helzapopin – il cabaret dell’inferno, del 1942 di Potter. Pressappoco in questo periodo il film inglese: “Autisti per l’Inferno” di cui ora non ricordo nessun altro dato. In Italia dopo la guerra c’è stata la “commedia”: Neone OK di Soldati. Ci sono altri film che ora non trovo utile citare. Anche se ricordo “Il trionfo della volontà” di Leni Riefenstaahl, ch’è cinematografia sigfridiana. Cito anche il film di Elia Souleiman – 2002- sulla condizione palestinese, prodotto da Francia, Germania e Marocco, Miglior regia al festival di Cannes 2002, “distribuito dalla Warner Bros”. Insomma la cosa curiosa era che nel cinema mentre guardavo il film, o prima o dopo, la situazione per certi versi era identica, solo non cinematografica. E non parlo dei mobbing funzionalisti, di qualche puttana o delinquente, che sono meno rari di quel che si creda, ma proprio della quotidianità. Del resto devo essere sincero, la consapevolezza dell’individuo, da almeno dieci anni è completamente assoggettata al funzionalismo, e per sua stessa conformazione, nel funzionalismo, essere consapevoli e non consapevoli, assoggettati in tale logica, inibisce i processi reali di comunicazione, in chi è assoggettato, verso chi non lo, inibendo anche la comunicazione tra chi non è assoggettato verso chi lo è. Rendendo quest’ultima altamente compromessa dall’introiezione del significato oggettuale, che la persona assoggettata ha come riferimento per il suo appagamento: virtualmente inconscio, quanto virtualmente sovrastrutturato nella coscienza. In realtà se il processo dell’acquisizione di denaro rende gioco forza assoggettati esponenzialmente in tale sistema, ciò ch’è ancora più determinante è “il qualsivoglia” perdita d’identità, anche in perdita di denaro che però trovi conformazione nella struttura “logica” del sistema medesimo, anche al di là di una chiarezza morale, in un “alterato moralismo”, già di per se come ovvio alterazione della morale della libera reciprocità. Dove la possibilità di merito è paritetica, quanto irrilevante come nell’acquisizione esponenziale del denaro, giacché è pur sempre compensativa della sicurezza “atteggiata” di tale sistema. Parafrasando mi viene quasi da dire che quasi tutte le donne che guardo sono puttane. Non parlo del mondo della prostituzione che per fatti miei ho conosciuto, come ho conosciuto e conosco quello delle puttane; e questo che non è altro che un eccesso di franchezza verso le donne, sembra escludere il mondo maschile forse solo per un riflesso funzionale, o meglio naturale che appare funzionale per il naturale dell’attuale condizione femminile, che non pone l’uomo al centro del riflesso stesso del mio interesse, in questo frangente specifico del discorso. Ma che non da meno completa irrimediabilmente con l’uomo lo stato di fatto contingente. Se in effetti non vi è una naturale espressione del sentimento e della comunicazione, che coniuga la sessualità della donna verso una espressione che pone il comunicare dall’interno verso l’esterno, vi è anche una modalità che abbassa così tanto il livello della femminilità della donna da porre la femminilità, la femminilità maschile, la mia femminilità, censurata nella comunicazione di me interno esterno, che da esterno va verso l’interno della donna e vi vive anche le possibilità della comunicazione fantastica nel processo dell’intimità dialogica”. Parafrasando ancora ed escogitando, è più sensato moralmente per me una donna che mi chiede il desiderio sessuale da dare, che una che immagina un processo moralistico di relazione, da cui è gioco forza inibita dalla mia possibilità di rendere la relazione esponenziale dell’esponezialità, unico modo per poter compensare - e parlo purtroppo solo di compensazione e non conoscenza e compartecipazione – che di fatto così determina la virtualizzazione del desiderio del maschile della donna, che rende la sua azione un desiderio di ricevere un esterno che sia il suo femminile che non conosce e di cui ha paura. E tutto questo è funzionale, o funzionalistico. E cosa ancora più incredibile è come un uomo che in sostanza è un preservativo pieno d’aria infilato in una vulva vuota d’aria, generi e procrei perfettamente: allo scopo. Ora se non si hanno queste credenziali è pressoché impossibile che ad una domanda chiara e specifica, corrisponda qualcosa di analogo, e lo stesso per una reciprocità sensata del muoversi della vita, giacché tutto deve essere come deve apparire. Pertanto se per caso in un locale pubblico vi capita di dire e prendere un bicchiere e una bottiglia, dire che nello spostare il bicchiere, in corrispondenza della bottiglia si fa in modo che la bottiglia venga spostata e che su tale concetto un Goebbles ha elaborato un mondo comportamentale. Vi capiterà che uno incomincia a spostare, il bicchiere e la bottiglia, dirà magari ma che cazzo dice è matto, solo che continuerà a farlo, continuamente, solo per farlo e non si accorge che lo fa continuamente e non sa più a quello che sta pensando mentre lo fa, poi si accorge che con questo oltre lui c’è anche qualche altro che nota quello che fa, e allora inizia a farlo a tale scopo, e in base a questo si incomincia a stabilire ciò che sia buono o cattivo, e chi debba stabilirlo - nel frattempo magari crede che ciò sia solo lui a saperlo, in effetti quello che lui associa a questo lo sa lui e soprattutto la sensazione che gli dà, ma poi altri vivono e fanno la stessa cosa e quasi pensano alla stessa cosa, e allora incominciano a parlare per sapere quello che l’altro pensa, poi per indurlo a pensare quello che vuole che l’altro pensa”, e allora il bicchiere sbatte contro la bottiglia si volta sempre più gente, e più gente sa cosa è bene e cosa è male, ciò ch’è giusto e sbagliato una collettività onnipotente, che ha paura dei propri sentimenti e che così li droga, e che così sente la propria volontà e vuole così affermarla, perché ora è solo questo ch’è importante e “qualcuno o astratto” arriva a governare una nazione così e poi magari il mondo, ma quello che diceva che cazzo dice sta ancora a spostare il bicchiere e la bottiglia, perché vuole in questo modo sentire di essere più bravo, compete e compete, e quando vede quello che ha detto quella cosa la prima volta, non fa altro che spostare il bicchiere e la bottiglia, continuamente dinnanzi a lui, poi la sbatte perché lui non lo guarda, poi dice ad altri di fare la stessa cosa, e ancora e ancora, è diventato un perfetto schiavo, e quello che ha detto quella frase non può che ad un certo punto, che tiragli il bicchiere e la bottiglia, e magari dirgli ma che cazzo vuoi? Ed anche se il tiro degli oggetti è reale, ma parafrasato, l’altro pur di non perdere, gli altri pur di non “perdere” sposta prima la bottiglia e poi il bicchiere, e continua così, molesta e molestia, e allora quello che disse quel che aveva detto fa la stessa cosa un paio di volte per far capire che ha capito, ma lo stesso la cosa “non significa niente”, ma in un mondo siffatto che significa, significa, forse un bicchiere e una bottiglia, ma a che servono un bicchiere e una bottiglia, non è più importante, ormai c’è altro per il mondo. E allora all’uomo non resta da fare, che alzare il bicchiere e sentirsi Dio, anche se esso e vuoto e muore di sete, perché non sa più chiedere un bicchiere d’acqua, né offrirlo. 

 

[autore: Patrizio Marozzi. Data 28-06-01 ore 09:30 – forum la Repubblica.it

 

Siattol

 

Le cose inutili certe volte sembrano quelle più importanti, il g8 è tra queste. Credere che in queste cene ad alto livello si decida qualcosa che già non sia stato deciso è veramente da illusi. Tutto ciò serve per creare nell’opinione pubblica una sorta di politica del consenso anche quanto si crede di dissentire. I processi economici sono avviati già da tempo ed hanno determinato la stessa classe politica che forma il g8. penso che sia inutile dire che tali processi economici sono basati sull’aumento del costo della vita, non solo nell’evidente disparità tra paesi poveri e non, questo è evidente, ma anche all’interno della struttura dei paesi ricchi” si sta realizzando un processo tale che determinerà una virtualizzazione dei processi economici dove “gruppi sociali sempre più estesi non determineranno più la ricchezza economica che continuerà a crescere all’interno dell’aumento del costo della vita, in gruppi sempre più ristretti che lo determineranno.

Questa ingordigia ci porterà alla catastrofe, e non penso che i palliativi correttivi che vengono di volta in volta generati servano poi a molto. È inutile dire che la responsabilità sta anche in quelle nazioni che si sono lasciate manipolare, forse schiacciate da un modello economico troppo rapido nella soluzione dei problemi, da sembrare l’unico possibile. Ma i problemi sono così urgenti che sembra inutile ripassare la storia recente per capirli….

Comunque checche ne dicano quelli del popolo di Siattol loro sono gli stessi che mentre guardano un telequiz si soffermano sulle tette della conduttrice, ascoltano il parlato che incede con rapida eloquenza e che sembra stia per dirci sempre qualcosa d’importante, poi l’inquadratura va sulla concorrente e noi restiamo lì ad aspettare che torni l’immagine della conduttrice delle sue tette e ci riempia delle sue parole, via via così in un vortice sempre più intenso, rimaniamo lì ad aspettare mentre c’è lo spot pubblicitario e pensiamo alle sue tette, alle parole che sta per dirci. Il popolo di Siattol è anch’esso un popolo di consumatori che fa numero e che il g8 già considera tale da tempo – e l’unica possibilità che ha è quella di orientare i consumi e non esserne orientata. Ma forse tutto ciò non è altro che un modo diverso per dividersi la torta e averne un pezzo. Anche quegli scemi chi finiranno per fare a botte con altri come loro, solo in divisa, fanno parte dello stesso gioco e servono allo scopo. Auguro buona fortuna a quei cittadini di Genova che stanno vivendo non pochi disagi…. Tanto tutto passa.

 

Furum G8 La Stampa.it data 24-7-2001

Evitare al zizzania

 

G8

Come era ovvio nulla è accaduto, quelle forme strutturali che devono abbassare il costo della vita, l’utilizzo di quelle tecnologie con la relativa formazione che determinano questo, sono rimaste all’interno della logica del profitto. È più importante continuare a schiacciare i paesi poveri sotto ipotetici elargizioni che ritornano nella nostra economia sotto forma di aumenti, magari di certi stipendi borsistici relativi, di certe categorie, per tenere il prezzo di utilizzo, dove chi ha denaro può determinare il profitto di un altro. Che abbassare i suddetti costi affinché anche chi ha meno denaro possa usufruire di tecnologie che nei paesi poveri sono vitali, ma ciò comporterebbe che anche all’interno dell’occidente i relativi poveri si troverebbero con benefici tali che potrebbero usufruire di un sistema maggiormente libero nel determinare le proprie scelte di vita e fuori da un accumulo esponenziale dei profitti.

Credo che a Genova fosse difficile parlare di questo, con chi parlarne con quei piccoli uomini seduti attorno ad un tavolo? Guardate Bush, siamo nella speranza che un pupazzetto da bigliardino in mano alle lobbi americane prenda consapevolezza di essere un uomo e agisca come tale. Questi di qua stanno aspettando che l’economia americana che se ne frega di tutto e di tutti, che si augura di esportare anche i suoi tornado meteorologici nel mondo, cresca di qualche punto affinché si muova un po’ di denaro, credo più a livello borsistico che altro, sostanzialmente. In questo clima di assenza reale di buon senso noi italiani ci siamo ritrovati a gestire un caos oramai di ordine planetario, in assenza dei reali strumenti della comunicazione, del livello di ascolto e del senso del perché.

In anni recentissimi in un mondo che enfatizzava le contrapposizioni, dei giovani hanno confuso il colore di una squadra di calcio in qualcosa di ideologico… poi hanno iniziato a spararsi e poi hanno deciso di attaccare lo stato e poi dentro lo stato non si sapeva chi e in che modo attaccasse lo stato, era la logica della zizzania che da vegetariano in definitiva come pianta rispetto. Negli scontri di piazza di Genova, in quel caos sembrava di rivedere tutto questo, questa specie di tutti contro tutti ed anche quei ragazzi che per salutarti ti tirano un pomodoro in faccia solo perché non sanno come fare per poter stringerti la mano finiscono per sentire il nemico ovunque e in mezzo alla violenza non capiscono che il problema è solo di comunicazione. Che la comunicazione della violenza non ha niente a che fare con la comunicazione in ogni suo forma costruttiva. EVITARE LA ZIZZANIA ogni forza costruttiva, veramente costruttiva del paese in questo momento eviti la zizzania al suo interno e fuori di essa: dalle forze dell’ordine ai manifestanti.

Non globalizzatevi,  l’utilizzo della logica dei movimenti di massa è una storia vecchia, la vera diversificazione sta nella libertà delle scelte che individualmente siamo in grado di fare verso noi stessi e gli altri, anche questa è una storia vecchia, ma la più difficile e vera

Patrizio.marozzi@libero.it

 

 

 

[----- Original Message -----

From: "Igor" <asderedere@hotmail.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Friday, April 04, 2003 1:07 PM

Subject: Il capitalismo sta morendo come il comunismo? [cerco pareri]

 

 

Avete presente gli ultimi giorni dell'avventura sovietica?

Era successo, 70 anni prima, che qualcuno avesse rifondato l'economia su alcune teorie. Queste teorie avevano anche la pretesa di essere scientifiche, e dunque
si creo' in URSS tutta una classe accademica che le approfondi' riempiendole di astrusi tecnicismi, fino a farne una dottrina complessa e autogiustificante. Il risultato era che non appena qualcuno osava mettere in dubbio tale teoria, spuntava qualche parruccone accademico a dirgli che lui pensava cosi' perche' ignorante.

"Se non vedi che abbiamo ragione noi, o non sai o non capisci".

Come scrive lo stesso Gorbachev "noi discutevamo settimane e settimane su come far arrivare un minimo di dentifrici nei negozi dello stato, e se solo osavamo dire che le cose stavano peggiorando, ci trovavamo i teorici del comunismo a spiegarci che non era vero, e che quei dati erano frutto di una qualche fenomenologia normale.
Tiravano fuori la NEP e la crescita del dopoguerra e spiegavano che ci aspettava un futuro radioso.

Ogni volta che chiedevamo spiegazioni ricevevamo plichi incomprensibili di tecnicismi accademici, ma la realta' rimaneva quella: non sapevamo come   rifornire i negozi di dentifricio. E non erano certo questi studiosi a spiegarci come."

 

Questa situazione, indubbiamente estrema, e' abbastanza classica. Da un lato  lo status quo si crea un mondo accademico che lo sostiene dal lato ideologico.Anche se le teorie sono errate.

Dall'altro chi deve fare i conti con la realta' si rende sempre piu' conto di come quelle teorie siano scorrette, e non portino proprio a niente. Ma non puo' dirlo per non essere tacciato di "errore".

 

Solo che l'ortodossia accademica e' finanziata proprio dalla classe di ricchi soloni che sostiene, ed e' pagata per teorizzare una giustificazione per il sistema di cose in vigore. Cosi', chiunque osi dire "ma e' sbagliato, qui tutto va a rotoli", viene sistematicamente zittito dalle cariche piu' autorevoli del mondo accademico: "ignorante, ignorante, sei solo un'ignorante".

 

E potete anche fare a meno di provarci: questi signori lavorano a tempo pieno alla creazione di un'incomprensibile sistema di tecnicismi incomprensibili, tale che una discussione con loro finisce sempre allo
stesso modo. In qualche modo, esiste un "inviluppo stocastico" che non avete considerato, per non parlare della "pilocatabasi", o dell' "avunculogratulazione meccanica". E non insistete, perche' potrebbero anche
diventare maneschi e perseguirvi... siete dei provocatori, ecco cosa siete.

 

Forse ci sembrano cose del passato, o di regimi lontani e desueti. E in generale, ci sembra tipico di quei regimi che sostengono una teoria errata: creano una classe accademica che li giustifichi.

E quanto piu' la teoria e' errata, quanto piu' tale classe sara' resa autorevole. Piu' il Re e' nudo, piu' i giornali scriveranno bene del suo vestito.

 

Ma questo, pensiamo, non puo' accadere a noi.

 

Invece sta accadendo anche a noi.

 

Ad un certo punto della storia del capitalismo, si e' creata una classe di economisti fine a se' stessa. Si e' creata una finanza speculativa, che produce valore senza produrre alcunche' di utile.

 

L'economia funziona cosi': qualcuno produce beni, e poi li vende. Migliori sono i beni, e minore e' il prezzo, e piu' ne vende. Sul mondo della produzione si sviluppano certe quantita' di servizi, anche finanziari, che sono un'effetto secondario del mondo della produzione.
Come si dice oggi, i servizi sono "un'effetto collaterale" della produzione.

 

Il problema di questi economisti moderni e' che non sanno come produrre. Non sanno come si produce. Pretendere che quei signori distinguano un divano da
un metro cubo di cemento e' semplicemente ridicolo. E' prodotto, e basta, lo si mette in una scatola colorata e si vende, punto. Perche' mai divremmo occuparci di cose assurde come sapere che cosa ci sia dentro la scatolina?
Questa e' la loro forma mentis. Sanno solo gestire cio' che e' fatto da altri, perche' sono fatti per esistere nel mondo dei servizi, in quell' "effetto collaterale" che esiste senza che siano loro stessi a generarlo. E questo e' normale, perche' loro non sono il mondo della produzione. Ma ....

 

....ma ultimamente sono arricchiti. E nel delirio di onnipotenza di una persona dalle mani badiliformi per ragioni genetiche ed asceso al gotha della finanza (ho usato un'espressione gentile per indicare il figlio di
contadini arricchiti che si laurea) , si sono illusi di poter fare a meno di tutti. E' il primo passo della tamarraggine da ricchezza improvvisa: "io non ho bisogno di nessuno". Figuriamoci se io per vivere ho bisogno del tuo sporco lavoro, tze'! Ma io sono DOTTORE, sa? Come si permette?

Ultimamente, queste persone sono cosi' arricchite di presunzione da arrivare a teorizzare un sistema di servizi a prescindere dalla produzione. In effetti, la produzione e' sporca, e' costosa, e specialmente bisogna capirci qualcosa. Mentre l'economista non sa distinguere una lavatrice da un'automobile, ma sia chiaro che sa dirvi molto bene cosa fare dei soldi che esse costano.

 

Detto come va detto, per produrre veramente beni occorrono due sacrosanti coglioni tra le gambe. Per fare il banchiere potete anche lasciarli a casa.... ma questo a loro non si dice. Volete che una classe di imbecilli che non sanno come si produce un chiodo percepisca la propria inferiorita', forse? Guardateli bene con mentalita' medica: il loro scheletro e' ancora ampio, le loro mani ancora quadrate: non sufficiente numero di generazioni ha ancora sancito la scomparsa di un patrimonio genetico di contadini. Dita deformate da generazioni di badile armeggiano sui computer delle finanziarie e ancora ci vorranno generazioni perche' alle loro donne calino quei robusti fianchi da massaia contadina...

 

ma loro capiscono di niu economi. Ma essi sono dottori. Non piu' ragionieri, sia chiaro. Sono dottori oggi, capito? Lei non sa chi sono io, yes! Wow.

 

Cosi', questa classe ipertrofica si e' illusa negli ultimi anni di poter vivere senza produzione.

Hanno appoggiato piu' o meno apertamente la delocalizzazione dell'industria produttiva nel terzo mondo, dicendo "ecco, noi vivremo di finanza e servizi". Dimenticando che finanza e servizi sono solo un'effetto
collaterale della produzione. Ma le loro teorie dicono il contrario: del resto nel periodo di Neanderthal era pieno di consulenti finanziari, no?

Arrivava un tizio con la valigia di pietra e la cravatta di pelle d'orso davanti alla caverna e chiedeva "signora ungabongo, ecco una soluzione geniale per investire le sue conchiglie".

 

La catastrofe e' sotto i nostri occhi. Le cose vanno male. L'economia cresce dello ZERO virgola qualcosa, ovvero zero.
Con i mezzi di rilevamento attuali, a campione, "zero virgola qualcosa" e' sotto il margine di errore.

In altre parole, non cresce affatto: non esistono i mezzi statistici per misurare il pil con una precisione del decimo. Forse in una tribu' di poche anime esistono, ma in sistemi piu' complessi non esistono gli strumenti
MATEMATICI per compiere rilevamenti simili.

Se vi dicono che qualcosa e' "zero virgola tot", potete anche dire "zero": il resto e' semplicemente "errore di misura al lavoro".

 

Le nostre economie sono ferme. In crisi. I ceti piu' deboli fanno sempre piu' fatica a vivere, ricorrendo ad espedienti che sempre di piu' sfuggono ai meccanismi di rilevamento. Il valore aggiunto viene regolarmente
contraffatto, (pretendere di misurare la crescita del PIL dopo aver introdotto il "valore aggiunto" si commenta da se', btw) In italia il "sommerso" arriva a decine di punti percentuali sul PIL, e loro pretendono di misurare la crescita del PIL con una precisione del decimo di punto.
RI-DI-CO-LO.

Nell'ultimo anno, le famiglie hanno bruciato il 50% del risparmio bancario.

Il che significa che c'e' un'altro anno di ciccia. E poi si arriva all'osso.

E dopo?

 

Detto come va detto, siamo piu' o meno nella situazione tardo sovietica: lentamente, ma costantemmente, l'economia crolla. Piu' che crollare, sembra piu' "corrodersi" perche' il calo e' lento, molto lento.

Ma esiste.

 

E questo perche' gli ultimi 20 anni di teorie economiche sono un'ammasso di cataclismiche stronzate.

Si tratta di teorie basate su dati falsi, come l' "inflazione stimata", o come la "produzione industriale", si tratta di convenzioni di origine legislativa, di migliaia di altri fattori che formano un'instricabile sistema caotico.

 

Come in unione sovietica, questo non si puo' dire. Se proviamo a dire che mancano dentifrici, autorevoli studiosi ci spiegheranno come la produzione di dentifrici sia cresciuta nell'ultimo anno del 0.4%. Proviamo a dire che le femiglie medie sono senza liquidi, e autorevoli studiosi ci spiegheranno come il risparmio sia addirittura aumentato del 0.27%. Cifre che nel mondo della statistica non sono cifre.

 

Esattamente come nell'epoca sovietica: il governo si riuniva per saccheggiare le riserve militari di dentifricio per riempire i negozi, e sui giornali si pubblicava un bellissimo articolo di come l'abbondanza di dentifricio di quest'anno fosse dovuta ad una nuova produttivita', frutto meraviglioso del sistema sovietico.

 

Il fatto e' questo: il Marxismo era una cavolata, ma almeno tendeva al criticismo. Questa buffonata che ci spacciano per economia moderna, ha perso ogni freno e non ha neppure quello. Continuano a dirci ( e non e' solo
questo governo, anche quello precedente di sinistra lo ha fatto) che le cose vadano bene, benissimo, sempre meglio, quando l'evidenza di tutti noi e' che vadano sempre peggio.

Ormai il 50% delle pubblicita' ci spiega come investire i nostri soldi, e solo il rimanente e' relativo a beni da comprare. Finanziarie e banche e assicurazioni creano un nuovo "prodotto finanziario" al mese, mentre l'industria e' a corto di soldi e non fa quasi piu' ricerca. E questo e'
perche l'economia sta venendo condotta sulla base di teorie SBAGLIATE.

 

E' successo piu' o meno questo. Tutto e' iniziato quando l'economia era semplicemente fondata sulla produzione. Improvvisamente si sono resi conto che molti dei paesi emergenti avrebbero potuto produrre le stesse cose a
costi inferiori, per via dei minori costi di produzione. Certo, si sarebbe potuto alzare il reddito procapite dei lavoratori dei paesi emergenti, in modo da parificare le spese di produzione,  ma questo avrebbe sollevato anche il loro stile di vita, e l'ecosistema del pianeta non puo' supportare altri 2 miliardi di persone che vivono come noi.Figuriamoci altri 5.

 

Per cui , si sono costruiti una teoria risolutiva: i paesi emergenti rimarranno emergenti in eterno (ma dove? avete chiesto loro un parere?) e si occuperanno di produrre. Noi invece faremo finanza, gestiremo i loro soldi. Faccio presente che nessuno obbliga l'industriale indiano o cinese ad  investire alla borsa di milano. Tra qualche anno potranno crearsi le loro, di borse. In ogni caso, si sono costruiti questa bella teoria tranquillizzante: nessun problema  se loro producono a basso costo, tanto
noi faremo solo servizi. Non si sono nemmeno chiesti se per caso non avrebbe potuto nascere un settore servizi all'estero. Scherziamo, quelle scimmie li'? E questa teoria e' sostenuta ISTERICAMENTE.

 

Istericamente perche' e' l'ultima speranza di una nave che affonda. Capiamoci, i paesi emergenti produrranno beni a prezzi inferiori ai nostri e quando avranno bisogno di servizi si svilupperanno i LORO, a costi altrettanto inferiori! Ma cercate di capirli: il mondo della produzione e' in crisi: concorrenza spietata dai paesi emergenti.  Alzare il reddito procapite di quei paesi ai nostri livelli per pareggiare i costi di produzione e' impossibile perche' l'ecosistema non regge miliardi di persone con uno stile di vita elevato. Per di piu' di cambiare lo stile di vita non
se ne parla nemmeno. Dunque, questi signori si attaccano alla pietosa panzana della "services based economy", o se preferite della "new economy".

E lo fanno per paura: e' evidente come un ciclo sia finito, ed e' evidente come adesso la direzione da prendere sia la compatibilta' ambientale, e l'equa distribuzione della ricchezza. Non c'e' scelta.

 

Ma questo fa loro paura. Quando si parla di equa distribuzione se la fanno sotto. Quando si parla di compatibilta' abientale se la fanno sotto.Temono
questa svolta, che pure sara' necessaria a breve. E nell'isteria , per rispondere ai detrattori, si sono inventati un'economia fittizia, l'economia basata sui servizi, la new economy. Una balla. Una puttanata peggiore del marxismo. Qualcosa cui si attaccano istericamente per nascondere il fatto che le cose non possono procedere cosi' a lungo.

 

Per nascondere il fatto che la loro fine sia vicina.

 

Dobbiamo produrre tutti,  consumare tutti, e fare entrambe le cose in maniera sostenibile ed equa. Non c'e' scelta. E loro non lo accettano. Per un semplice motivo: non sanno produrre, e in una economia basata sulla
produzione, loro sono inutili in numero alto come quello odierno.  Ci zono aziende che hanno piu' responsabili marketing che responsabili produzione. Non ne servono cosi' tanti. Per cui dovete capirli, tenteranno di sostenere questa panzana dell'economia basata sui servizi fino alla morte. Ne va del loro lavoro.

 

Come il Marxismo, la "services based economy" e' una cazzata e non puo' funzionare. Senza produzione non c'e' economia, punto. Ma questo non si puo' dire: come nel periodo sovietico, una classe di autorevoli parrucconi vi
dira' che siete ignoranti. Ovviamente, la stessa classe di parrucconi non ha  alcun RIMEDIO , ma sia chiaro, loro sono dei teorici e non si sporcano certo le mani. Sanno tutto, ma non sanno fare niente. Fateci caso: loro di economia sanno tutto, sanno spiegare tutto, tranne come far andar meglio le cose. Quello no. Se fossero medici, sarebbero patologi: grandi conoscenze del corpo, peccato che arrivano sempre a posteriori. Meravigliose autopsie ,
ma nessuna cura.

 

Essi sanno dirvi, DOPO, cosa sia successo. Vi sanno dire anche "durante" cosa stia succedendo. Ma la loro "scienza" non sa fare previsioni. La loro scienza sa riconoscere i problemi ma non risolverli. Loro vi sapranno dire tutto sulla nostra economia, tranne come risollevarla. E' classico delle classi accademiche prodotte da teorie SBAGLIATE. Quando una classe accademica e' frutto di una toeria scientifica predittiva, vi sa dire PRIMA cosa succedera', e quando succede qualcosa di male vi sa dire come uscirne.

Loro no. La loro teorie sono sbagliate, e cosi' non solo non vi sanno avvisare dei disastri, ma non sanno neanche cosa farci. E' una pseudoscienza, la loro. Come i cerusici del 1600, essi vi sanno spiegare come le stelle abbiano mandato la peste, ma non sanno dirvi ne' come curarla, ne' vi hanno saputo avvisare in anticipo del suo arrivo.

Intanto, l'ecomomia affonda lentamente. I dati col segno meno ammontano sempre a diversi punti percentuali, mentre quelli col segno piu' sono sempre "zero virgola qualcosa", ovvero zero. Ma le cose vanno bene e "tecnicamente" non si puo' parlare di recessione....

 

Ma prima o poi, il dentifricio verra' a mancare, per usare la metafora sovietica.

 

Cosa diranno, allora, questi economisti? Oh, e' storia gia' vista:
..."si fece appresso alla muraglia delle case, che è subito dopo voltato il cantone, e che a luogo a luogo, tiraua con le mani dietro al muro. All'hora, soggiunge, mi viene in pensiero se a caso fosse un poco uno di quelli che, a' giorni passati, andauano ongendo le muraglie ;et viddi, che teneua toccato la detta muraglia con le mani"

Ecco, queste saranno le prossime ragioni usate come giustificazione dagli economisti moderni per giustificare i loro fallimenti: qualcuno va ungendo le borse internazionali, ovvero "e' colpa della Enron".

 

Dalli all'untore...

tratto da
http://wolfstep.splinder.it/

lunedì, marzo 31, 2003

Storia della Nuova colonna infame.....Scritto da Levoivoddin]

 

Nella giornata di ieri il presidente Bush, è andato alla boeing, per annunciare che la spesa militare è nel piano per le “sue rielezione alla casa bianca, e che ci saranno ancora profitti per l’azienda e per il paese, con sullo sfondo l’immagine di aeri da guerra e l’euforia degli ascoltatori, per la vittoria della guerra. È evidente che oltre che follia, mi sembra un “istigazione folle alla guerra”. Ancor di più, per rilanciare l’economia degli Stati Uniti, dove l’assistenza sanitaria non è per tutti quelli che ne hanno bisogno, sembra si decida di tagliare ancora di più le tasse a vantaggio sperequativo di chi ha il possesso del denaro.

Mentre in Irak in 27 giorni, si sono generati danni economici per venti anni. Se volessi citare la totalità dei morti e dei feriti di questa guerra, facendolo come non può essere altrimenti, - la casa bianca e il pentagono - si rileverebbe una differenza sostanziale tra la l’unità di misura delle migliaia e quella delle centinaia. Va per tutta la guerra le parole del bambino Alì, rimasto senza braccia, ustionato, che in un bombardamento ha perso tutta la famiglia, la madre incinta e gli zii, operato ieri nel Kuwait, quando dice senza una lagrima, “che il suo dolore non potrebbe sopportarlo neanche una montagna, come farà a sopportare tutto questo dolore.” Mentre ieri La Russa di AN con una enorme bandiera italiana, lunga alcune centinaia di metri, a riempire la strada, è andato all’altare della patria, e ha inneggiare, il fatto, che ora è finito il tempo dei pacifisti, ora c’è quello vero dei pacificatori. E di controcanto il presidente del Consiglio Berlusconi, nella riunione europea, dopo aver citato i padri fondatori dell’Europa, impropriamente al sua riguardo, dichiarava ai giornalisti, in questa retorica dei due giorni, tanto credono gli sia bastato, per trasformare una speculazione politica economica, in qualcosa che abbia solo a che fare con l’aiuto umanitario all’Irak, fregiandosi in tal senso, che il solo merito di questo è della maggioranza di governo, più che dei cittadini italiani, che dissentono dalla guerra. E per finire, all’allegra compagnia, si sono aggiunti il vice presidente della repubblica Fini, segretario di AN, che insieme al leghista Castelli Ministro di grazia e giustizia, infischiandosene delle condizioni dei detenuti, nelle sovraffollate carceri italiane, dopo che Casini ha portato il papa in parlamento italiano per la prima volta. Ieri il Fini ha riproposto, una vecchia logica del suo partito, per eliminare la tossico dipendenza, eliminiamo i drogati, ed ha riproposto la vecchia condizione italiana, che sostanzialmente dice di metterli tutti in galera. Questa parvenza di forza e giustizia apparente, serve per compensare e dare l’illusione che lo stato controlla e non si sa quanto protegga e che il cittadino è sicuro, perché il nemico è eliminato. Ma questa compensazione moralistica non ci dice dove sta la causa che lo crea. Né la rimuove, se mi fa male un braccio, per una escoriazione, non mettiamoci un cerotto, meglio prevenire e tagliare il braccio, tanto poi paradossalmente ci sarà qualcuno che con questo ci guadagnerà.

 

VISITA AL PARLAMENTO ITALIANO IN SEDUTA PUBBLICA COMUNE
(PALAZZO MONTECITORIO)

DISCORSO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

Giovedì, 14 novembre 2002

 

Signor Presidente della Repubblica Italiana,
Onorevoli Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato,
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,
Onorevoli Deputati e Senatori!

1. Mi sento profondamente onorato per la solenne accoglienza che mi viene oggi tributata in questa sede prestigiosa, nella quale l'intero popolo italiano è da voi degnamente rappresentato. A tutti ed a ciascuno rivolgo il mio saluto deferente e cordiale, ben consapevole del forte significato della presenza del Successore di Pietro nel Parlamento Italiano. 

Ringrazio il Signor Presidente della Camera dei Deputati ed il Signor Presidente del Senato della Repubblica per le nobili parole con cui hanno interpretato i comuni sentimenti, dando voce anche ai milioni di cittadini del cui affetto ho quotidiane attestazioni nelle molte occasioni in cui mi è dato di incontrarli. E' un affetto che mi ha accompagnato sempre, fin dai primi mesi della mia elezione alla sede di Pietro. Per esso voglio esprimere a tutti gli italiani, anche in questa circostanza, la mia viva gratitudine.

Già negli anni degli studi a Roma e poi nelle periodiche visite che facevo in Italia come Vescovo, specialmente durante il Concilio Ecumenico Vaticano II, è venuta crescendo nel mio animo l'ammirazione per un Paese in cui l'annuncio evangelico, qui giunto fin dai tempi apostolici, ha suscitato una civiltà ricca di valori universali ed una fioritura di mirabili opere d'arte, nelle quali i misteri della fede hanno trovato espressione in immagini di bellezza incomparabile. Quante volte ho toccato, per così dire, con mano le tracce gloriose che la religione cristiana ha impresso nel costume e nella cultura del popolo italiano, concretandosi anche in tante figure di Santi e di Sante il cui carisma ha esercitato un influsso straordinario sulle popolazioni d'Europa e del mondo. Basti pensare a San Francesco d'Assisi ed a Santa Caterina da Siena, Patroni d'Italia. 

2. Davvero profondo è il legame esistente fra la Santa Sede e l'Italia! Ben sappiamo che esso è passato attraverso fasi e vicende tra loro assai diverse, non sfuggendo alle vicissitudini e alle contraddizioni della storia. Ma dobbiamo al tempo stesso riconoscere che, proprio nel susseguirsi a volte tumultuoso degli eventi, esso ha suscitato impulsi altamente positivi sia per la Chiesa di Roma, e quindi per la Chiesa Cattolica, sia per la diletta Nazione italiana.

A quest'opera di avvicinamento e di collaborazione, nel rispetto della reciproca indipendenza e autonomia, hanno molto contribuito i grandi Papi che l'Italia ha dato alla Chiesa ed al mondo nel secolo scorso: basti pensare a Pio XI, il Papa della Conciliazione, ed a Pio XII, il Papa della salvezza di Roma, e, più vicini a noi, ai Papi Giovanni XXIII e Paolo VI, dei quali io stesso, come Giovanni Paolo I, ho voluto assumere il nome.

3. Tentando di gettare uno sguardo sintetico sulla storia dei secoli trascorsi, potremmo dire che l'identità sociale e culturale dell'Italia e la missione di civiltà che essa ha adempiuto ed adempie in Europa e nel mondo ben difficilmente si potrebbero comprendere al di fuori di quella linfa vitale che è costituita dal cristianesimo.

Mi sia pertanto consentito di invitare rispettosamente voi, eletti Rappresentanti di questa Nazione, e con voi tutto il popolo italiano, a nutrire una convinta e meditata fiducia nel patrimonio di virtù e di valori trasmesso dagli avi. E' sulla base di una simile fiducia che si possono affrontare con lucidità i problemi, pur complessi e difficili, del momento presente, e spingere anzi audacemente lo sguardo verso il futuro, interrogandosi sul contributo che l'Italia può dare agli sviluppi della civiltà umana.

Alla luce della straordinaria esperienza giuridica maturata nel corso dei secoli a partire dalla Roma pagana, come non sentire l'impegno, ad esempio, di continuare ad offrire al mondo il fondamentale messaggio secondo cui, al centro di ogni giusto ordine civile, deve esservi il rispetto per l'uomo, per la sua dignità e per i suoi inalienabili diritti? A ragione già l'antico adagio sentenziava: Hominum causa omne ius constitutum est. E' implicita, in tale affermazione, la convinzione che esista una "verità sull'uomo", che si impone al di là delle barriere di lingue e culture diverse.

In questa prospettiva, parlando davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite nel 50°anniversario di fondazione, ho ricordato che vi sono diritti umani universali, radicati nella natura della persona, nei quali si rispecchiano le esigenze oggettive di una legge morale universale. Ed aggiungevo: "Ben lungi dall'essere affermazioni astratte, questi diritti ci dicono anzi qualcosa di importante riguardo alla vita concreta di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Ci ricordano che non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, ma che, al contrario, vi è una logica morale che illumina l'esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XVIII/2, 1995, p. 732).

4. Seguendo con attenzione amica il cammino di questa grande Nazione, sono indotto inoltre a ritenere che, per meglio esprimere le sue doti caratteristiche, essa abbia bisogno di incrementare la sua solidarietà e coesione interna. Per le ricchezze della sua lunga storia, come per la molteplicità e vivacità delle presenze e iniziative sociali, culturali ed economiche che variamente configurano le sue genti e il suo territorio, la realtà dell'Italia è certamente assai complessa e sarebbe impoverita e mortificata da forzate uniformità.

La via che consente di mantenere e valorizzare le differenze, senza che queste diventino motivi di contrapposizione ed ostacoli al comune progresso, è quella di una sincera e leale solidarietà. Essa ha profonde radici nell'animo e nei costumi del popolo italiano e attualmente si esprime, tra l'altro, in numerose e benemerite forme di volontariato. Ma di essa si avverte il bisogno anche nei rapporti tra le molteplici componenti sociali della popolazione e le diverse aree geografiche in cui essa è distribuita.

Voi stessi, come responsabili politici e rappresentanti delle Istituzioni, potete dare su questo terreno un esempio particolarmente importante ed efficace, tanto più significativo quanto più la dialettica dei rapporti politici spinge invece ad evidenziare i contrasti. La vostra attività, infatti, si qualifica in tutta la sua nobiltà nella misura in cui si rivela mossa da un autentico spirito di servizio ai cittadini.

5. Decisiva è, in questa prospettiva, la presenza nell'animo di ciascuno di una viva sensibilità per il bene comune. L'insegnamento del Concilio Vaticano II in materia è molto chiaro: "La comunità politica esiste (...) in funzione di quel bene comune nel quale essa trova significato e piena giustificazione e dal quale ricava il suo ordinamento giuridico, originario e proprio" (Gaudium et spes, 74).

Le sfide che stanno davanti ad uno Stato democratico esigono da tutti gli uomini e le donne di buona volontà, indipendentemente dall'opzione politica di ciascuno, una cooperazione solidale e generosa all'edificazione del bene comune della Nazione. Tale cooperazione, peraltro, non può prescindere dal riferimento ai fondamentali valori etici iscritti nella natura stessa dell'essere umano. Al riguardo, nella Lettera enciclica Veritatis splendor mettevo in guardia dal "rischio dell'alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità" (n. 101). Infatti, se non esiste nessuna verità ultima che guidi e orienti l'azione politica, annotavo in un'altra Lettera enciclica, la Centesimus annus, "le idee e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia" (n. 46).

6. Non posso sottacere, in una così solenne circostanza, un'altra grave minaccia che pesa sul futuro di questo Paese, condizionando già oggi la sua vita e le sue possibilità di sviluppo. Mi riferisco alla crisi delle nascite, al declino demografico e all'invecchiamento della popolazione. La cruda evidenza delle cifre costringe a prendere atto dei problemi umani, sociali ed economici che questa crisi inevitabilmente porrà all'Italia nei prossimi decenni, ma soprattutto stimola - anzi, oso dire, obbliga - i cittadini ad un impegno responsabile e convergente, per favorire una netta inversione di tendenza.

L'azione pastorale a favore della famiglia e dell'accoglienza della vita, e più in generale di un'esistenza aperta alla logica del dono di sé, sono il contributo che la Chiesa offre alla costruzione di una mentalità e di una cultura all'interno delle quali questa inversione di tendenza diventi possibile. Ma sono grandi anche gli spazi per un'iniziativa politica che, mantenendo fermo il riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, secondo il dettato della stessa Costituzione della Repubblica Italiana (cfr art. 29), renda socialmente ed economicamente meno onerose la generazione e l'educazione dei figli. 

7. In un tempo di cambiamenti spesso radicali, nel quale sembrano diventare irrilevanti le esperienze del passato, aumenta la necessità di una solida formazione della persona. Anche questo, illustri Rappresentanti del popolo italiano, è un campo nel quale è richiesta la più ampia collaborazione, affinché le responsabilità primarie dei genitori trovino adeguati sostegni. La formazione intellettuale e l'educazione morale dei giovani rimangono le due vie fondamentali attraverso le quali, negli anni decisivi della crescita, ciascuno può mettere alla prova se stesso, allargare gli orizzonti della mente e prepararsi ad affrontare la realtà della vita.

L'uomo vive di un'esistenza autenticamente umana grazie alla cultura. E' mediante la cultura che l'uomo diventa più uomo, accede più intensamente all'"essere" che gli è proprio. E' chiaro, peraltro, all'occhio del saggio che l'uomo conta come uomo per ciò che è più che per ciò che ha. Il valore umano della persona è in diretta ed essenziale relazione con l'essere, non con l'avere. Proprio per questo una Nazione sollecita del proprio futuro favorisce lo sviluppo della scuola in un sano clima di libertà, e non lesina gli sforzi per migliorarne la qualità, in stretta connessione con le famiglie e con tutte le componenti sociali, così come del resto avviene nella maggior parte dei Paesi europei.

Non meno importante, per la formazione della persona, è poi il clima morale che predomina nei rapporti sociali e che attualmente trova una massiccia e condizionante espressione nei mezzi di comunicazione: è questa una sfida che chiama in causa ogni persona e famiglia, ma che interpella a titolo peculiare chi ha maggiori responsabilità politiche e istituzionali. La Chiesa, per parte sua, non si stancherà di svolgere, anche in questo campo, quella missione educativa che appartiene alla sua stessa natura.

8. Il carattere realmente umanistico di un corpo sociale si manifesta particolarmente nell'attenzione che esso riesce ad esprimere verso le sue membra più deboli. Guardando al cammino percorso dall'Italia in questi quasi sessant'anni dalle rovine della seconda guerra mondiale, non si possono non ammirare gli ingenti progressi compiuti verso una società nella quale siano assicurate a tutti accettabili condizioni di vita. Ma è altrettanto inevitabile riconoscere la tuttora grave crisi dell'occupazione soprattutto giovanile e le molte povertà, miserie ed emarginazioni, antiche e nuove, che affliggono numerose persone e famiglie italiane o immigrate in questo Paese. E' grande, quindi, il bisogno di una solidarietà spontanea e capillare, alla quale la Chiesa è con ogni impegno protesa a dare di cuore il proprio contributo.

Tale solidarietà, tuttavia, non può non contare soprattutto sulla costante sollecitudine delle pubbliche Istituzioni. In questa prospettiva, e senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società.

9. Un'Italia fiduciosa di sé e internamente coesa costituisce una grande ricchezza per le altre Nazioni d'Europa e del mondo. Desidero condividere con voi questa convinzione nel momento in cui si stanno definendo i profili istituzionali dell'Unione Europea e sembra ormai alle porte il suo allargamento a molti Paesi dell'Europa centro-orientale, quasi a suggellare il superamento di una innaturale divisione. Coltivo la fiducia che, anche per merito dell'Italia, alle nuove fondamenta della "casa comune" europea non manchi il "cemento" di quella straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l'Europa nei secoli.

E' quindi necessario stare in guardia da una visione del Continente che ne consideri soltanto gli aspetti economici e politici o che indulga in modo acritico a modelli di vita ispirati ad un consumismo indifferente ai valori dello spirito. Se si vuole dare durevole stabilità alla nuova unità europea, è necessario impegnarsi perché essa poggi su quei fondamenti etici che ne furono un tempo alla base, facendo al tempo stesso spazio alla ricchezza e alla diversità delle culture e delle tradizioni che caratterizzano le singole nazioni. Vorrei anche in questo nobile Consesso rinnovare l'appello che in questi anni ho rivolto ai vari Popoli del Continente: "Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".

10. Il nuovo secolo da poco iniziato porta con sé un crescente bisogno di concordia, di solidarietà e di pace tra le Nazioni: è questa infatti l'esigenza ineludibile di un mondo sempre più interdipendente e tenuto insieme da una rete globale di scambi e di comunicazioni, in cui tuttavia spaventose disuguaglianze continuano a sussistere. Purtroppo le speranze di pace sono brutalmente contraddette dall'inasprirsi di cronici conflitti, a cominciare da quello che insanguina la Terra Santa. A ciò s'aggiunge il terrorismo internazionale con la nuova e terribile dimensione che ha assunto, chiamando in causa in maniera totalmente distorta anche le grandi religioni. Proprio in una tale situazione le religioni sono invece stimolate a far emergere tutto il loro potenziale di pace, orientando e quasi "convertendo" verso la reciproca comprensione le culture e le civiltà che da esse traggono ispirazione.

Per questa grande impresa, dai cui esiti dipenderanno nei prossimi decenni le sorti del genere umano, il cristianesimo ha un'attitudine e una responsabilità del tutto peculiari: annunciando il Dio dell'amore, esso si propone come la religione del reciproco rispetto, del perdono e della riconciliazione. L'Italia e le altre Nazioni che hanno la loro matrice storica nella fede cristiana sono quasi intrinsecamente preparate ad aprire all'umanità nuovi cammini di pace, non ignorando la pericolosità delle minacce attuali, ma nemmeno lasciandosi imprigionare da una logica di scontro che sarebbe senza soluzioni.

 Illustri Rappresentanti del Popolo italiano, dal mio cuore sgorga spontanea una preghiera: da questa antichissima e gloriosa Città - da questa "Roma onde Cristo è Romano", secondo la ben nota definizione di Dante (Purg. 32, 102) -chiedo al Redentore dell'uomo di far sì che l'amata Nazione italiana possa continuare, nel presente e nel futuro, a vivere secondo la sua luminosa tradizione, sapendo ricavare da essa nuovi e abbondanti frutti di civiltà, per il progresso materiale e spirituale del mondo intero.

Dio benedica l'Italia!

 

In questo frangente degli accadimenti della guerra, l’unica cosa che si sta rilevando a livello politico, è il fatto che il governatorato che vuole istituire Gli Stati Uniti in Irak, cerca la legittimazione degli irakeni, che sono divisi tra chi vogliono che gli americani se ne vadano il più presto possibile echi già in questo momento vuole lo stesso determinarsi in una gestione del paese sotto il controllo degli Stati Uniti. Mi auguro che ciò non finisca per generare motivi di esasperazione conflittuale, ne si determini in una “prevaricazione” per mezzo del potere. Di fatto gli Stati Uniti continuano a fare pressioni sulla Siria, che già ieri ha proposto al consiglio di sicurezza dell’Ono una mozione di bando totale delle armi di distruzione di massa in tutto in medio oriente. Gli effetti di questa guerra già si sono avvertiti nelle zone più povere del mondo dove anche le fragili condizioni strutturali di paesi dell’africa detta nera, si sono compromesse ulteriormente , levando sulla condizione di vita della gente che si risolve in maggior precarietà in “mancanza delle risorse energetiche. Come del resto c’è già una preoccupazione per l’embargo sull’Irak, ancora gestito dagli Stati Uniti, che in aggiunta controllano, la distribuzione del petrolio verso quelle nazioni medio orientali contigue all’Irak, che per mezzo del petrolio in cambio di cibo (concessione data all’embargo sull’Irak) hanno usufruito del petrolio dell’Irak, a buon prezzo e che ora rischiano e già sembra, come la Siria, di essere completamente private della risorsa petrolifera irakena. La situazione di stabilità è soggetta ad un impegno oltremodo intenso. Dove è presente anche la questione di Kirkuk dove vi è una delle maggiori possibilità di estrazioni di petrolio e contigua vi si presenta l’espressione dell’etnia Kurdo irakena ch’è unita a quella turca Kurda. Anche qui il problema potrebbe generarsi surrettiziamente la gestione e il controllo delle risorse petrolifere. Per quel che riguarda al situazione effettiva della guerra dove si è da poco superato il mese dal suo inizio, nella giornata di ieri si è assistito ad una recrudescenza della manipolazione dell’informazione; da prima si è data la notizia dell’arresto del Fratellastro, o fratello di Saddam, lo stesso che era stato arrestato e mai rilasciato una decina di giorni fa e che precedentemente era stato detto essere morto sotto i bombardamenti. In mattinata su Al Jaseera sono state mostrate in esclusiva le immagine del luogo da cui Saddam durante la guerra si è mostrato, in Baghdad, e per la sua conformazione mi è sembrato avere la fisionomia di un bunker. Lasciando decisamente fuori tempo l’informazione. Ora sembra tragico ma il costume in luogo o non della propaganda vi è anche in periodo di guerra - come altro commentare il fatto per esempio che le immagine delle persone del governo di Saddam siano state riportate in fotografie stampate su un mazzo di carte, per i militari, e che in definitiva il nome della nazione Irak su di esse è stato sostituito con Tikriti” – come del resto ieri in Italia la giornalista che ha dato al notizia, commentandone le immagini di questo sito di guerra di Saddam, commentando il bagno si è soffermata su della bacinelle all’interno della vasca da bagno ed abbia commentato dicendo: “non ci sono i rubinetti d’oro, ma Saddam usava l’acqua in abbondanza, ch’è un bene prezioso in Irak. Ora mi rendo conto che queste affermazioni per chi leggerà questo libro in un epoca lontana da quella presente forse, se non sarà peggiore la situazione, potranno apparire inverosimili, ma vi dico che sono proprio vere, e non vi mostro gli articoli di giornali o le immagine di ciò, del resto lasciate libera anche al vostra mente di immaginare. E per rimanere su questo tema, sempre ieri, il ministro Sirchia ha firmato un accordo, per la ricerca con gli americani, non ho ascoltato attentamente, mi auguro che non l’abbia fatto con qualche laboratorio privato, che finalizza che probabilmente non ha scrupoli nella finalizzazione della ricerca, sulla competizione dello sfruttamento industriale e può non badare ai mezzi per ottenerlo – non è vero, il governo americano può legiferare in merito – ora è vero che ci sono problemi contingenti che la ricerca scientifica deve o cerca di risolvere, il più rapidamente possibile, e che su questi è bene avere progetti interessanti e concreti, ma è anche vero che lo spazio dell’interessante può sviluppare, un modo perspicacie di fare ricerca che associato al rispetto dell’uomo e della vita, genera tempi di ricerca e di conoscenza che nell’immediato possono non avere applicabilità, e che certe volte per distorsione umana, quando queste conoscenze trovano applicabilità, la trovano in un ambito nefasto per l’uomo; ecco perché è importante la consapevolezza presente nello scienziato, e con essa anche la capacità di dire di no, alla vana gloria, e sapere in questo ambito che esso lotta sempre per la vita e la conoscenza. In questo ambito, con questo governo e il ministro Moratti, si è voluto dare alla ricerca scientifica un modalità pragmatica che determinasse funzionalmente lo scopo da perseguire nell’ambito degli interessi economici predominati. Ora è vero che l’Italia non ha o non mette a disposizione, molto per la ricerca, è anche vero che a fronte di persone di talento, c’è un sistema burocratico che conserva ricerche poco peculiari, ma la scelta di cristallizzarsi in un sistema di ricerca che funzioni in conseguenza prioritaria del potere del denaro, non può che rallentare la conoscenza, e serve solo magari per brevettare un gene in un corpo a sua insaputa, sfruttarne la scoperta economicamente, senza che l’interessato possa farci niente o ne abbia alcunché di benefico. Quindi ieri, per tornare al costume in questo ambito, non so a cosa serviranno effettivamente i 50 milioni di euro stanziati dal governo italiano, per questa collaborazione con gli Usa, ma sta di fatto che ieri il tg1 nel dare questa notizia ha ignorato quella data dal tg3, dove due ricercatoti italiani del San Raffaele di Milano hanno portato a termine una prima parte del loro esperimento per la cura del morbo di Alzheimer, che con cellule staminali adulte del cervello sono riusciti a riparare il danno celebrale nella topo affetto dal danno. Che se non ricordo male il San Raffaele è quell’ospedale dove si è trovata una cura per certe forme di artrite, alle mani, con un farmaco a bassissimo costo, che non viene mai né citato, né ricordato in nessun programma super scientifico televisivo, da altro, non sarà che per questa informazione, che non ricordo, mi si dica che è propaganda.  

 

Tra un pannolino e l’altro

Da prigioniera a star del cinema
la svolta del soldato Lynch
Hollywood vuole la giovanissima "missing in action"
estratto dell’articolo di Mark Franchetti (7, Aprile, 2003)

Per Lynch, che la settimana scorsa ha iniziato a riprendersi dalle sue ferite in un ospedale militare in Germania, la guerra è probabilmente finita, ma il suo esempio e la sua storia vivranno, visto che gli editori stanno già facendo a gara per accaparrarsi i diritti per pubblicare la sua storia e i produttori di Hollywood stanno già meditando a chi dare nel cast il ruolo della graziosa giovanetta di campagna trasformatasi in un soldato semplice nell'estenuante guerra nel deserto contro Saddam Hussein. In lei tutti vedono un simbolo della forza dell'America, la cui esile struttura maschera la grinta e la tenacità acquisita nel suo paese natale, che ha il biblico nome di Palestine, sugli Appalachi.

Con solo 100 abitanti, due chiese, un ufficio postale e un negozio di regali, sembra un luogo del tutto insignificante, rispetto alla guerra in Iraq. La bianca casa dei Lynch con cornici di legno, si trova a poche miglia fuori della città, alla fine di una strada ricoperta di ghiaia. Ha un portico che la circonda da ogni lato ed è lì che la famiglia trascorre la maggior parte del suo tempo. Un pony mangia del fieno, all'ombra di una tettoia al di là della strada rispetto alla cassetta delle lettere. Lungo la strada d'accesso c'è un palo che esibisce due bandiere, quella americana e quella della West Virginia.

 

A Palestine, non c'è molto da fare quando si è giovani. A sedici anni Lynch è stata eletta Miss Congeniality, miss simpatia, in un concorso di bellezza alla fiera locale l'evento più eccitante dell'anno per tutto il paese. Jessie Lowe, la migliore amica di Lynch, ricorda come abbiano trascorso insieme il suo 18 esimo compleanno, giocando a calcio prima di andare a festeggiare in pizzeria. "Non era mai seria, le piaceva andare a cinema, divertirsi", racconta la Lowe. Tra i ragazzi era popolare, ma non ha avuto molti boyfriend. La sera del ballo studentesco sotto il vestito lungo ha indossato gli stivali militari, per scherzo. "Rimasi sconvolta quando mi disse di voler entrare nell'esercito", continua la Lowe. "Era una ragazza minuta. Non si può immaginare in un campo di addestramento o a faccia in giù nel fango".

 

Nella Wirt County, dove vivono i Lynch, la disoccupazione si aggira intorno al 15 per cento. Greg, il corpulento e barbuto padre di Jessica, è un camionista indipendente, e ammette di essere stato contento quando la figlia decise di arruolarsi. L'esercito poteva offrirle quello che lei voleva: Jessica non si era mai mossa dalla West Virginia e così descrisse in una lettera il suo stupore: "Solo nel 2003 sono stata in Messico, in Germania e in Kuwait. Sono stata in posti che la metà degli abitanti di Wirt County non vedrà mai".

 

Un altro passo in avanti del leader riformatore Khatami
Il provvedimento è stato già diramato alle autorità delle province
"Mai più adulteri lapidati"
L'Iran sfida gli ayatollah
La terribile pena era di solito inflitta alle donne adultere
Uno spettacolo quasi usuale negli anni bui del khomeinismo
di RENATA PISU (estratto) (27 dicembre 2002)

 

TEHERAN - La notizia corre nell'aria gelida di un inverno che potrebbe essere la Primavera di Teheran, la pubblica il giornale Bahran, uno dei cento, mille fogli, che escono, vengono chiusi dalla censura, risorgono dopo due, tre giorni: la condanna a morte per lapidazione verrà abolita, quel che pare certo è che, per adesso, è stata sospesa.

 

In Iran ogni anno circa duecento persone vengono giustiziate ma la morte lenta, inflitta con il lancio di pietre che non devono essere né troppo leggere né troppo pesanti, per non prolungare e nemmeno per non accelerare la fine, forse è la più crudele: vuoi mettere la modernità di una iniezione letale, di una scossa elettrica? Quanti adulteri sono in attesa nelle carceri iraniane, che arrivi qualcuno che scagli la prima pietra? Non si sa quante sentenze siano state emesse per il crimine dell'adulterio, l'unico per il quale la sharia, la legge islamica, così come è stata introdotta sull'onda della rivoluzione dell'ayatollah Khomeini nel 1979, prevede la morte per lapidazione pena ancora più antica della crocifissione, dell'impiccagione, dello strangolamento.

 

Il peccato è infatti antichissimo, come il furto: "Non desiderare la roba d'altri, non desiderare la donna d'altri", così sta scritto nelle tavole della legge del Profeta Mosè, che l'Islam onora, come onora il Profeta Gesù: anche ai suoi tempi, seicento anni prima di Maometto, dalle sue parti si usava lapidare gli adulteri. Ma lui ebbe un dubbio. Disse: chi è senza peccato e si sente di scagliare la prima pietra, faccia pure. Ebbe da lì inizio la pratica dell'introspezione, della psicanalisi? "Non mi citare Freud e Joyce, collegandoli al Nazareno. Ci avete messo più di duemila anni per capire cosa voleva dire", mi ribatte una ragazza il cui nome conosco ma preferisco - e anche lei preferisce, almeno per il momento - non rivelare. Come non voglio, e lei nemmeno vuole, che si tolga dalla testa quel foulard che le copre i capelli e che anch'io, straniera, non musulmana, nemmeno cristiana, sono per legge obbligata a portare in testa?

 

 

“Gli infiniti rinvii”

Ieri il presidente Berlusconi, va al tribunale di Milano, per una dichiarazioni spontanea sul caso SME che lo vede inquisito, in assenza del suo avvocato difensore. Pertanto rinvia ancora il dibattimento e la sua conclusione di primo giudizio. Nelle esternazioni alla Stampa, fuori dall’aula, tra l’altro ha dichiarato, che meriterebbe una medaglia al merito per questo caso.

 

 

“Il bisogno dell’immagine pubblica”

Ieri Blair, viene intervistato attraverso una molteplicità di microfoni e televisioni: si presenta in strada per questo con una tazza, di tè o caffè americano in mano, e rimane con questa tazza, appesa lì in mano per tutto il tempo.  

 

L’azienda Bechtel sarà quella che si occuperà della ricostruzione delle infrastrutture irakene, stimata in 34 miliardi di dollari. Le compagnie petrolifere chiedono contratti ventennali per lo sfruttamento dei giacimenti dell’Irak: la domanda e l’offerta degli USA.

 

Venerdì 18 Aprile 2003

Ieri nelle televisioni del medio oriente si sono viste le immagini di Saddam Hussein, tra la gente, mentre gli americani stavano entravando in Baghdad. Se volessi dedicare due immagini a questa guerra: ricorderei quella di Saddam Hussein che parla alla televisione irakena leggendo da un bloc notes, sfogliandone le pagine avanti e indietro, con gli occhiali da presbite e con voce, anziana quanto la sua età, senza nessun tono aggressivo, quasi volesse far intendere come estremo tentativo di essere contrario a questa guerra, e che non è il pericolo che credono. Gli agloamericani l’unica risposta che hanno saputo dare, è stata quella di parlare dei sosia e del quasi potere dell’ubiquità di Saddam, mentre le cose erano molto più semplici, e non tragicamente banali di come le hanno interpretate. Ho risparmiato al mio lettore questa patetica e tragica farsa della propaganda di guerra.

 

Guerre: In questa incapacità di intendere e di volere, l’essere umano è prossimo alla dannazione, che alla pazzia.

 

La parola Dio e morte

(Lemmi dal Diz. Coletti Sabatini - Giunti Firenze, 1997)

 

morte [mòr-te] sostantivo f.

1. Cessazione irreversibile delle funzioni vitali negli organismi viventi; nell’uomo e negli animali si verifica in assenza di respiro e di battito cardiaco spontanei • solo per quanto riguarda l’uomo, decesso, trapasso, dipartita, scomparsa: la consapevolezza della m.; m. naturale, dolce, violenta, accidentale, improvvisa, lenta, immatura, tragica; salvarsi da una m. certa; essere in lutto per la m. di un genitore; desiderare, invocare la m.; temere la m.; la m. del bosco; m. dei tessuti; m. di un gatto; dipende da molti verbi: dare, darsi, causare; trovare, provocare la m. • morte clinica, cerebrale, cessazione delle funzioni cerebrali documentata dalla perdita di tutti i riflessi e dell’attività elettrica encefalica (coma irreversibile) • morte apparente, cessazione non definitiva delle funzioni vitali resa reversibile dalle tecniche di rianimazione • morte fetale, m. in utero dei prodotti completi del concepimento • dir. morte presunta, quella stabilita da un tribunale mediante sentenza che dichiara presumibilmente morta una persona di cui non si abbiano notizie per almeno dieci anni, al fine di consentire al coniuge si risposarsi e agli eredi di disporre del patrimonio dello scomparso • certificato di morte, quello con cui il medico riconosce l’avvenuto decesso; atto di morte, rilasciato dall’ufficio di stato civile • morte civile, privazione dei diritti civili; per estens., condizione di emarginazione, non partecipazione alla vita sociale • la morte del giusto, in serenità • fare una buona morte, coi conforti religiosi e con la grazia divina • morte eterna, la dannazione dell’anima all’inferno • morte bianca, per assideramento • morte violenta, causata da incidente o da atti di violenza • essere in pericolo di morte, in condizioni di salute molto gravi • il miglioramento della morte, nel l. popolare, l’attenuazione delle manifestazioni di sofferenza che si verifica talora immediatamente prima del decesso • in punto di morte, sul punto di morire • in caso di morte, nell’eventualità della morte di qlcu. • in morte di…, nella circostanza del decesso di qlcu. • sino alla morte, fino all’ultimo momento in cui si è in vita • questione di vita o di morte, di grandissima importanza • dalla nascita alla morte, per tutta la vita • scherzare con la morte, esporsi a gravi pericoli che possono essere fatali • avere la morte negli occhi, avere i segni della morte imminente, anche in senso fig. • essere tra la vita e la morte, di persona gravemente malata • fig. fare la morte del topo, finire intrappolati • a ogni morte di papa, molto raramente • brutto come la morte, per iperbole, straordinariamente brutto • aver visto la morte in faccia, essersi trovato di fronte a una situazione molto rischiosa che avrebbe potuto essere fatale • cerchio, giro della morte, esercizio acrobatico effettuato da ciclisti o motociclisti su apposite piste circolari; in aeronautica, granvolta, looping • di morte, mortale, simile alla morte: un silenzio di m. • a morte

1. Mortalmente, molto gravemente: colpire a m.

2. Tantissimo, intensamente, in frasi con valore moralmente negativo di rabbia, inimicizia ecc.: odiare qlcu. a m.; avercela a m. coi vicini

2. Pena capitale, supplizio, patibolo: mandare a m.; condannare qlcu. a m. • a morte!, esclam. di condanna, di rabbia

3. fig. Estrema angoscia; tormento, ambascia • avere la morte nel cuore, provare un sentimento di angoscia, di tristezza e di afflizione

4. fig. Il momento in cui qlco. finisce • declino, crollo: la m. di un’istituzione

5. (spec. con l’iniziale maiuscola) Rappresentazione figurata della morte: «infinite / ossa che in terra e in mar semina Morte» (Foscolo) • la morte in vacanza, di persona malridotta • trionfo della morte, nella letteratura e nell’iconografia medievale, composizione, opera che rappresenta la vittoria della m. sugli uomini; anche come titolo di opere letterarie (da Petrarca a D’Annunzio)

6. In culinaria, termine usato per specificare il modo in cui vengono meglio cucinate carni o verdure: la m. della lepre è il salmì; l’aceto è la m. sua

 

• lat. mortem, deriv. di mori (supino mortuum) “morire” • sec. XII

 

 

morire [mo-rì-re] verbo (irr.: ind.pres. muòio ·pop. mòio, mòro, muòri ·pop. mòri, muòre ·pop. mòri, moriamo, morite, muòiono ·pop. mòiono, fut. morirò o morrò ecc.; congiunt.pres. muòia ·pop. mòia, ant. mòra, moriàmo, moriàte, muòiano ·pop. mòiano; cond. morirèi o morrèi ecc.; part.pass. mòrto)

 

• verbo intransitivo (aus. essere)

1. Cessare di vivere; non avere più funzioni vitali; freq. con specificazione del modo, del tempo, del luogo, della causa • spirare, perire, trapassare, pop. crepare, lett. dipartirsi: m. di morte naturale, per un incidente, di malattia, di infarto, per un gran dolore; m. nel proprio letto, sulla sedia elettrica, sul rogo, per la patria; m. impiccato, anziano, giovane, in pace • morire come un cane, in solitudine e privo dei conforti religiosi • morire come le mosche, in grande quantità • lasciarsi morire, fare in modo di non evitare la morte, quasi desiderarla • far morire qlcu., ucciderlo, provocarne la morte • fig. morire con le scarpe, fam. improvvisamente • morire al mondo, isolarsene per dedicarsi a una vita monastica • morire nel cuore di qlcu., essere dimenticato da quella persona • va a morire ammazzato, espressione usata per esprimere grande rabbia verso qlcu. • che possa morire se…, si usa per esprimere la propria certezza circa un’affermazione • nei provv. chi non muore si rivede, si usa per esprimere stupore al momento dell’incontro con una persona che non si vede da molto tempo; chi muore giace e chi vive si dà pace, si usa per indicare che è peggiore il destino della persona morta rispetto a quello del familiare o dell’amico che rimane a piangerla

2. fig. Consumarsi, affievolirsi, spegnersi, finire, smorzarsi: senza legna il fuoco muore; l’anno vecchio sta morendo; questi enti sono destinati a m. • morire sulle labbra a qlcu., riferito a parole, non essere più pronunciate a causa di un’emozione, di un turbamento • nel prov. la speranza è l’ultima a morire, non ci si rassegna al male fino all’ultimo momento, si spera sempre di evitarlo

• (1 argom.)

1. Con valore iperbolico, provare una sensazione, un sentimento ecc. con molta intensità: m. dal ridere; m. dalla voglia di fare qlco.; m. di fame, di sete, di sonno, di noia, di rabbia; m. per una donna • da morire, espressione usata per dare valore superlativo all’aggettivo a cui si riferisce: un film bello da m. • morire dietro a qlcu., desiderarlo moltissimo, esserne innamorato

2. fig. Terminare in un luogo, spec. riferito a corsi d’acqua • estinguersi, fermarsi: il torrente muore in valle

• In funzione di sostantivo m., fine, termine, cessazione: sul m. del giorno; al m. dell’amore; il m. delle stagioni

 

• verbo transitivo (1 argom.)

lett.

1. Uccidere qlcu.: «tu, padre, hai morta l’innocente figlia» (Foscolo)

2. Affrontare la morte: «dura morte volesti morire» (Iacopone)

 

• verbo riflessivo

ant. Cessare, terminare, esaurirsi: «Nel tempo che si more / m’à fatto perder dilettevol ore» (Cavalcanti)

 

• lat. volg. *morìre, class. mori • sec. XIII

 

Dio: aggettivo e soggetto, verbo e avverbio, sostantivo di se stesso senza essere un sostantivo. Essere transitivo e intransitivo.

 

 

morto [mòr-to] aggettivo, sostantivo

• aggettivo

1. Di uomo o di animale, che ha finito di vivere, privo di vita • riferito a essere umano, defunto, estinto: seppellire i soldati m.; cadere m. a terra; riferito a pianta, secco, stecchito: foglie m.; anche in senso fig., immobile, freddo, come chi è m.: avere un braccio m. • nato morto, partorito già senza vita; anche in senso fig. abortito, fallito fin dall’inizio: un’impresa nata m. • fig. essere un uomo morto, non avere alcuna speranza di scampo, non avere vie d’uscita • più morto che vivo, mezzo morto, essere ridotto molto male o essere intontito, spaventato per un intenso turbamento • cercare qlcu. o vivo o morto, a ogni costo • pagare, restituire a babbo morto, con i denari ricevuti dall’eredità paterna • mano morta  manomorta

2. fig. Riferito a cosa, desueto, non più in vigore, non più attivo, fuori del tempo, sorpassato: è una moda m. e sepolta; o anche inerte, inattivo, spec. in varie loc.: tempi morti, quelli non utili ai fini di una data produzione, lavorazione; intervallo di inattività nel funzionamento di meccanismi • palla morta, nel calcio, che si perde, inutile • angolo morto, nel l. militare, zona che non può essere colpita a tiro teso perché c’è un ostacolo sulla linea del bersaglio e, per estens., zona nascosta • peso morto, il peso di una cosa, un animale, una persona, immobili, non alleggeriti dall’azione di altre forze; estens. un carico inutile; di persona, un inetto, un parassita • lingua morta, non più parlata (p.e.: il greco antico, il latino classico, il sanscrito) • legge morta, non più in vigore • stagione morta, periodo dell’anno in cui non c’è molta attività né possibilità di affari e guadagno • una città morta, priva di movimento e di vivacità • una festa morta, senza animazione, triste • binario morto, su cui non transitano i treni perché a un certo punto è interrotto • punto morto, situazione immobile, di cui non si prevedono sviluppi • acqua, aria morta, stagnante • capitale morta, improduttivo • natura morta, rappresentazione pittorica di selvaggina uccisa, animali morti, fiori, frutta; estens. quadro che rappresenta tali soggetti

3. Col verbo essere e seguito da una specificazione, nel l. comune, esprime iperbolicamente una condizione perlopiù negativa: essere m. di paura, di sete, di fame

 

• sostantivo m.

1. (f. -ta) Persona morta, defunto; il suo cadavere • nel l. dotto o formale, estinto, trapassato: pregare per i m.; seppellire un m. • il regno, il mondo dei morti, l’aldilà • il giorno dei morti, il 2 novembre, giorno in cui la Chiesa cattolica commemora tutti i defunti • suonare a morto, di campane, suonare lentamente per la morte di una persona; anche in senso fig., preannunciare un evento negativo • sembrare un morto che cammina, essere molto magro e malridotto • essere pallido come un morto, estremamente pallido • farebbe resuscitare un morto, di cibo o bevanda eccellente, di ottimo sapore ecc. • restare come morto, svenuto, privo di sensi • piangere qlcu. per morto, considerarlo spacciato, senza speranza • fig. fare il morto, restare immobile o galleggiare supino nell’acqua • per poco non ci scappava il morto, nel l. familiare, di incidente, contesa, litigio ecc. in cui c’era la possibilità che qlcu. rimanesse ucciso • testa di morto, il teschio, spec. come simbolo della morte • essere un morto di fame, di persona di pochi mezzi finanziari e di scarse risorse professionali • morto di sonno, di persona senza energie, spenta

2. In certi giochi di carte, il giocatore fittizio a cui vengono distribuite ugualmente le carte coperte o scoperte: giocare col m.; tressette col m.; nel bridge, il compagno di chi dichiara e che all’inizio della partita scopre le carte che saranno giocate dalla persona stessa che ha dichiarato

3. fam. Somma di denaro che viene tenuta nascosta: «arrivati, trovarono effettivamente, invece del morto, la buca aperta» (Manzoni); gerg. bottino, malloppo, refurtiva

4. scherz. Bottiglia di liquore, vino, birra ecc. bevuta per intero: alla fine della serata avevamo riempito la tavola di morti

 

• diminutivo morticino • avverbio mortamente ant. 1. Come m.

2. Meccanicamente, senza forza

 

• part.pass. di morire • sec. XIII

 

 

dio1 [dì-o, l’iniziale si pronuncia intensa dopo parole terminanti per vocale] ant. deo sostantivo m. (f. dea nelle accez. 1., 3., 4.; pl.m. dei; per il sing. l’art. determ. è il, per il pl. è gli)

 

1. Nelle religioni politeiste, essere immortale in cui vengono personificati gli elementi della natura o i caratteri e i valori fondamentali dell’uomo • nume: Vulcano, d. del fuoco; Minerva, d. della sapienza; gli d. dell’Olimpo • dio superi, inferi, nella mitologia classica, le divinità celesti, sotterranee

2. (iniziale maiusc.) Nella religione e nella cultura ebraico-cristiana, spirito perfettissimo, eterno, onniscente e onnipresente, creatore di tutte le cose • il Signore, l’Altissimo, l’Onnipotente, Iddio: credere, non credere in D.; pregare, supplicare, adorare D.; misericordia, perdono, provvidenza, potenza, giustizia, carità di D. • Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo, le tre persone della Trinità • l’Uomo Dio, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, avente natura umana e divina • Madre di Dio, la Madonna, madre di Gesù Cristo • sposa di Dio, la Chiesa • casa di Dio, ogni chiesa • parola di Dio, testo dei libri sacri perché ispirato direttamente da Dio • timor di Dio, devozione, religiosità • servo di Dio, sacerdote, monaco e, in gener., chi è vissuto e morto in grazia di Dio • mano di Dio, la sua provvidenza: è stata la mano di D. a salvarlo • castigo di Dio, grave disgrazia, interpretata popolarmente come punizione per il male commesso • senza Dio, con valore spregiativo, privo di morale oppure ateo • essere, vivere in grazia di Dio, senza peccati mortali

3. È usato (nello scritto con iniziale minusc. o maiusc.) anche in molte loc. fig. del l. comune: ira di dio, finimondo, detto anche di persona che combina guai, mette a soqquadro: è successo un’ira di d.; quei ragazzi sono un’ira di d.; anche, grande quantità: ce n’è un’ira di D. • grazia di dio, ben di dio, abbondanza, quantità di cose buone, utilizzabili: è un peccato buttar via tutto questo ben di d. • essere ancora nella mente di Dio, non essere ancora venuto al mondo • fuori dalla grazia di Dio, furibondo • venir giù come dio la manda, si dice di pioggia scrosciante • lavoro fatto come dio comanda, a regola d’arte • cosa fatta come dio vuole, come vien viene, senza cura • come dio volle, infine, finalmente: come D. volle arrivò il momento delle nozze • andare con dio, con la protezione di Dio, come formula benaugurante di commiato: va’ con D.; anche, per i fatti propri • se dio vuole, formula di augurio e di fiducia: se d. vuole, si salverà • nei detti l’uomo propone e Dio dispone, non si può essere certi che un progetto fatto dall’uomo si realizzi, perché sopra alla volontà umana c’è quella di Dio; aiutati che Dio t’aiuta, la buona volontà dell’uomo è premiata da Dio; ognuno per sé e Dio per tutti, ciascuno pensa alla propria sopravvivenza e solo Dio è tanto caritatevole da provvedere a tutti • nei provv. Dio non paga il sabato, Dio non si fa complice del peccatore, come è colui che lavora di sabato, giorno consacrato a Dio nella religione ebraica; non cade foglia che Dio non voglia, tutto accade secondo una predeterminata volontà

4. Con riferimento alle divinità pagane più che a Dio, costituisce il termine di paragone di persona che eccelle in qlco., che opera ottimamente: bello come un d.; dipinge da d.

5. fig. Persona o cosa che diventa oggetto di adorazione, culto, devozione: per il suo popolo è un d.; fare del denaro il proprio d.

• In funzione di esclamazione o in loc. escl., esprime meraviglia, dispiacere o anche impazienza (nello scritto con iniziale maiusc. o minusc.): d. che gioia, che bellezza, che noia, che problema!; oh dio!; gran Dio!; D. buono!; buon Dio!; D. mio!; D. santo! • per amor di Dio!, in nome di Dio!, per rendere più efficace una preghiera: per amor di D., aiutateci! • che Dio vi (ci, ti) accompagni, vi (ci, ti) assista!, formule di augurio • grazie a dio!, Dio sia lodato!, per manifestare sollievo e insieme esprimere a Dio il ringraziamento, la riconoscenza per il buon esito di qlco.: grazie a D. sei tornato!; grazie a D. non hai niente di grave! • Dio ci scampi e liberi!, che Dio ce la mandi buona!, formule di scongiuro • Dio sa quando!, dio sa dove!, dio sa se…, per esprimere dubbio, mancanza di fiducia: D. sa se mai ci rivedremo • che Dio mi fulmini!, Dio mi è testimone, Dio sa se è vero, espressioni rafforzative di un’affermazione, di una dichiarazione

 

• dal lat. deum • sec. XIII

 

 

dio2 [dì-o] aggettivo (pl.m. dii)

ant. Divino: «ne la luce più dia» (Dante)

 

• dal lat. d¦um propr. “luminoso” • sec. XIV

 

se Dio e morte, non possono stare insieme, se pur sembra nella forma del discorso che fa della morte, la morte di Dio, come morte che incontra Dio, che Dio muoia, è presente come che morte non avesse fine:  fut. morirò o morrò ecc.; ma se morire è adesso Dio è presente e il mondo ci appare: ind.pres. muòio ·pop. mòio, mòro, muòri ·pop. mòri, muòre ·pop. mòri, moriamo, morite, muòiono ·pop. mòiono, ma se Dio e morte non possono stare insieme, come Dio lo è stato il mondo ci appare: congiunt.pres. muòia ·pop. mòia, ant. mòra, moriàmo, moriàte, muòiano ·pop. mòiano; cond. morirèi o morrèi ecc.; part.pass. mòrto)

Se Dio è morto il cond. morirèi o morrèi ecc. non trova più spazio in moriamo e muòio è una condizione che ci fa morto e non ci dà più ant.  mòra, né pop. mòia, né muòia. L’Epifania del fatto introspettivo di Dio ch’è s’è mostrato, non dà più l’impossibilità di Dire che ciò che Dio ha sempre detto non è vero e non sia vero per la nostra comprensione giacché se Io è morto è morto insieme Noi, e se Noi è morte, muòia è Io e se Io mòia Noi moriamo, Io è mòra, e allora morirò o morrò ecc, diventa morto, sono morto, quale spaventosa consapevolezza o paura: pena chi fu lui morto, che sol così io parea aver consolazione del dì innazi, quasi che la morte sua m’apparissa diversa dalla mia, quasi sentia di essere vivo quando lui fu morto, dove io l’uccisi, e così Io di giorno in giorno, l’uccisi fin che venne quel dì che morì lì per lì l’intiero mondo della mia memoria e non seppi più perché sentia di morire tutto d’appresso a me, quasi che fosti anch’io morte, così indifferente che non seppi neanco perché uccisi, fu consuetudine autonoma che mi dicea solo morte tua vita mea, e fu questa consuetudine di vita e giustizia: moriranno tutti un giorno che muoia anco io.

 

risurrezione [ri-sur-re-zió-ne] o resurrezione sostantivo f.

 

1. Ritorno in vita dopo la morte: r. miracolosa di un morto; (spesso con iniziale maiusc.) per antonomasia, tale evento nella vicenda terrena di Cristo: celebrare la R.; Pasqua di r.; relativo motivo iconografico: una bella R. cinquecentesca • risurrezione dei morti, della carne, dogma cristiano secondo il quale nel giorno del giudizio universale le anime riprenderanno il corpo per partecipare con esso alla beatitudine o al castigo eterni

2. Redenzione dell’anima dal peccato, salvezza spirituale: Cristo è la r. e la vita

3. fig. Rinascita, risveglio in campo culturale e civile: r. artistica, economica; ricostituzione, ripresa d’attività: r. di un partito

 

• dal lat. tardo eccl. resurrectiónem, deriv. di class. resurgere (supino resurrectum) “risorgere” • sec. XV 

 

la parola resurrezione così si antepone alla parola morire, in luogo del quale il mondo conosce l’essenza di Dio, come presente che trova nel .; part.pass. mòrto di Dio la stessa condizione del presente morto dell’uomo. Ecco che lo spazio e il tempo della parola resurrezione diventano un unisono tra Dio e l’uomo: Dio muore dove l’uomo muore, Dio vive dove L’essere umano vive. La parola resurrezione riamane tale, non acquista altre connotazioni: dove Dio risorge, l’essere umano risorgerà. Oltre, oltre: Dio: aggettivo e soggetto, verbo e avverbio, sostantivo di se stesso senza essere un sostantivo. Essere transitivo e intransitivo.

“IHVH”

“Dio padre onnipotente creatore del cielo e della terra. Unigenito figlio di Dio. Nato dal padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio Luce da Luce Dio vero da Dio vero. Generato e non creato nella stessa sostanza del padre”

 

 

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Monday, November 11, 2002 6:33 PM

Subject: Profondità di campo

 

Profondità di campo

 

Pochi minuti fa sono stato soffocato, dal ridere scusatemi. Stavo guardando l’Italia sul 2 e ho visto la fotografia della madonna e devo essere sincero, il mio riso era spontaneo e non voleva e non vuole essere offensivo per chi in queste rappresentazioni trova partecipazione; ma scusatemi la mia sorpresa è stata oltremodo subitanea, ed insieme ad essa anche la mia percezione dell’immagine della “madonna” – molto attraente – proprio questo il fatto, quell’immagine era proprio attraente e il mio riso era anche credo un riso d’imbarazzo, io ho desiderato la moglie di Dio, sarà pure normale, una bella donna è una bella donna”- ma non desiderare la donna d’altri e, io che desidero la moglie di Dio, non so se è solo blasfemo dirlo, non credo, ma quella è un’immagine fotografica; so per certo le dimostrazioni divine possono essere anche semplici, nei suoi significato profondi, ma che la madonna abbia scelto di essere tangibile in una fotografia, mi appare veramente una cosa poco semplice e neanche tanto tangibile, non è semplice non per il fatto che è un’immagine fotografica che può essere sottoposta ad elaborazione, non è detto che lo sia, ma che abbia deciso di comparire in televisione, e questa è una cosa che può essere così poco tangibile, da non capirne il significato profondo. Qual è la bellezza del suo esserci? Ma era la madre di Gesù, che forse dovrebbe bastare per la sua rappresentazione, al di là di una foto. Del resto sulla foto oltre la sua bella immagine…non è neanche prodigioso il mezzo con cui è stata realizzata, pensate alla “bellezza” della sindone, all’immagine che vi è “impressa, (come si fossero fusi insieme due elettroni negativi, per esempio) che che ne dica il carbonchio, e per me è stato un po’ un rammarico il fatto che abbiano deciso di togliere i rattoppi che le monache, magari con amore, avevano messo in riparazione di un incendio, dicono che si veda meglio. Che devo dirvi i media mostrano molto e fanno molto parlare, perché exalibur – non ricordo come si scrive – programma tv abbia deciso questo, di mostrarci questa fotografia, per parlarne non sta poi a me commentarlo, non avendolo visto nell’occasione; questo quesito poi posto da Italia sul 2 al conduttore di “la spada nella roccia” non ha chiarito la mia Artùriana convinzione delle profezie di Merlino, quale indagatore dell’universo, che scopre fatti che mostrino la profondità dei significati sulla fede nella madre di Gesù. Comunque a credito della foto c’è da dire che io “avendo” a disposizione, la conduttrice – Monica Leofreddi, ch’è “diventata” proprio brava e che vi garantisco non si degna di “inviarvi” una cartolina di saluti, neanche con il lei, o “la Maria Teresa Giarratano che non riesco mai a vedere per intero, insomma nell’incertezza, la fotografia della madonna è stata di gran lunga la più bella, poi però, basta spegnere la televisione e scompare, dalla mente e anche un po’ dai pensieri, ma chi era!?

 

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Tuesday, November 12, 2002 10:27 AM

Subject: Adriano Sofri

 

Adriano Sofri

 

In questi giorni è tornata alla ribalta la questione di Adriano Sofri e non ho potuto fare a meno di osservare e ascoltare i politici che ne parlano; qualcuno forse lo avrò perso e non sarà da me citato, chiedo scusa. Devo sinceramente dire che non ho seguito nei dettagli il dibattimento processuale che ha portato alla condanna di Adriano Sofri, sta di fatto che dopo il terrorismo, che ho tutt’altro che dimenticato e su cui ho più che riflettuto, questo caso ad esso associato non ha attirato molto la mia attenzione, nel periodo processuale, ho ascoltato le notizie dei telegiornali, senza appassionarmi molto al merito della questione trattata. Per esempio non so dirvi se Sofri fosse all’estero, se sia stato estradato o cose di questo tipo, da che parte sociale è piombato in questo processo. La cosa che ricordo con interesse è il suo comportamento e le interviste dal carcere che ha rilasciato, che hanno destato in me positività. Non so se per questo qualcuno penserà che manco di sensibilità sociale, sinceramente non credo, forse è solo il fatto che non accetto che si parli di grazia, non in ordine all’individuo, quale espressione della socialità, ma in una visione emblematica dell’atteggiamento politico; mi spiego meglio, dopo l’espressione a favore della grazia di Adriano Sofri, da parte del presidente del consiglio, che è da intendersi sì come espressione personale, ma che può benissimo ritenersi parere istituzionale e pertanto che non può influire sulle autonome decisioni del capo dello stato, ho osservato i politici scomporsi in atteggiamenti da pantomima. Inizio dai comunisti italiani – scusate ma in questo momento non ricordo se si definiscono così, per intenderci quelli che non sono con Bertinotti, insomma ho ascoltato un loro esponente dire in proposito al fatto della vista del Papa in parlamento,  - che si presume chieda clemenza per i carcerati - l’ipotesi di un eventuale merito da parte del Papa, sulla eventuale liberazione di Adriano Sofri, quasi fosse tolto a loro il merito – io capisco l’incavolatura di Moretti, ma certe volte ho l’impressione che Bertinotti li abbia surclassati, sperando che non s’impantani – del resto c’è da dire, mi scuseranno gli elettori di quel partito, o partiti: dcc cicia non mi ricordo come si chiamano, comunque Bottiglione dire che dare la grazia ad Adriano Sofri può essere l’emblema che l’uomo può migliorare, voleva dire redimersi; non sarà che il Papa e Sofri stanno sullo stesso piano sul potere decisionale e dell’essere pantomimizzati. E non finisce qui perché dall’altra parte abbiamo i certi, quelli che si battono per la certezza della pena, che significa: c’è la lega che immagina la solidarietà in rapporto ai circoli chiusi, nel senso, che pensate che dopo la padania, sia finita, poi ci sarà la padania del sud e quella del nord, e vuoi vedere che poi ci sarà un’altra padania del sud e un'altra del nord, così all’infinito, finche tutto rimarrà in una testa, che vorrà conquistare tutti i nord e sud e est e ovest, mi si dirà che ragiono per estreme conseguenze, può darsi. E AN che significa la certezza della pena, anche la pena di morte è certezza della pena, ma i suoi effetti sono tutt’altro che creativi, se non in una rinascita umana che su di essa si fonda e lascio all’intelligenza e all’equilibrio morale capire cosa significa ciò. Non mi convince questa certezza della pena se prima non c’è un atteggiamento consapevole di dire no alla ideologia della pena di morte, come forma di rintegrazione nel tessuto sociale, spero ci arrivi.

E allora cosa riamane la consapevolezza di una persona in carcere travolta dalla storia? E le vittime che da queste storie hanno subito lutti inammissibili? Non credo, la grazia ad Adriano Sofri passa per la rivincita dell’umanità che la società civile sa esprimere – parlo di quella per intenderci che ci ha mostrato i coloni palestinese solidarizzare con quelli israeliani dopo che questi ultimi erano stati vittime di un attentato mortale, uniti nell’essere vittime, ma nella forza nel riscattare se stessi dalla barbaria di un male che vuole togliere il libero arbitrio all’essere umano. Io non conosco personalmente Adriano Sofri, come ho già detto, per quel che mi è parso è una persona che può trovare, avere questa percezione umana che lo faccia agire per riconciliare i significati dell’umanità di vita ed in essa creativi, verso tutti quelli che sono stati vittime di quel periodo. Se si giunge a questo l’aspetto sociale dello stato acquista la realtà della completezza, perché il riscatto della memoria dei morti passa anche attraverso questo, altrimenti il significato della loro storia umana, potrebbe rimanere parziale.

Concludo dicendo che dai politici, non ho ascoltato il nome di Bompressi, non so se per fatto che abbia una posizione processuale diversa, o solo per il fatto, ch’è un po’ scoppiato fisicamente ed non è poi utilissimo per l’immagine di un graziato o non.

 

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Wednesday, November 13, 2002 21:42

Subject: strati economici

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Wednesday, November 13, 2002 21:43

Subject: strati economici

 

Rai.it forum primo piano: DESPLAZADOS

 

"Desplazados", profughi, persone che hanno perso tutto, che passano dalla poverta´ alla miseria, e che possono diventare terreno fertile per organizzazioni criminali e guerriglia. Questo in Colombia[…]

messaggio di PatrizioMarozzi

Oggetto: strati economici
Data: 13-11-2002 alle 21:49

 

“Nell’ipotesi dell’inverno un commento sul passato”

 

Se il tema fosse soltanto quello potremmo trovare una soluzione, e a quello è auspicabile che la si trovi. Eppure non posso non argomentare sui pensieri che mi frullano nella testa, come dire che se la crisi è generale, ovunque il problema è irrisolvibile. Come? L’economia dei consumi si struttura sull’aumento dei consumi; ora la popolazione mondiale è cresciuta di molto in confronto al passato e quindi c’è più gente che potenzialmente può consumare, ma parte di tale gente, in numero non irrilevante non fa parte di questo processo – perché? Ha bisogni legati al necessario, un necessario che può essere legato ai bisogni primari del vivere; ora una economia legata al soddisfacimento di questi bisogni, non potrà mai competere con una che crea dei bisogni non necessari, ed una che basa la sua esistenza ai bisogni primari del vivere, su un piano culturale il più vicino possibile all’equilibrio naturale, non può esistere neanche nell’ambito di quelli che sono i modi di trasformazione ambientale dell’ambiente naturale, che si modifica per causa dei bisogni non necessari, la disgregazione può essere così profonda da determinare la distruzione completa del piano culturale interiore l’individuo quella cultura, come conseguenza estrema di un piano culturale economico che nei suoi canoni non può contemplare, integrare” quella alterità. Questi primordi già acclaravano le problematiche dell’economia del superfluo, di un piano culturale che fa e vede nel progresso economico il primario obbiettivo del raggiungimento della felicità, al di là del soddisfacimento dei bisogni primari, necessari, intellettuali e spirituali, questa siffatta logica economica, crea un margine alla determinazione dei valori che sono strettamente legati al solo piano del profitto economico e, in esso riduce i contenuti della realtà del piano necessario, intellettuale, spirituale, determinandoli nella legittimità del soddisfacimento dei bisogni primari. Ora è da intendere anche che in una società strutturata sul “consumo” dei beni non necessari, un piano del necessario, intellettuale e spirituale, soggiacerà per la sua legittimazione morale sull’aspetto dell’incremento dei profitti economici dell’economia del non necessario, tanto che la loro determinazione, anche se vacua sul piano di autenticità culturale quale alterità, sarà legittimata appunto dalla determinazione utile del profitto economico; in questa sorta di oggetto-azione che vi si determina del contenuto; sta la stessa forma oggetto che trova la dimensione interiore dell’uomo strettamente legata al manufatto, che è già stato conseguenza della legittimazione del profitto economico, che avvolge l’essere umano come manufatto del manufatto. Ora una “statica conseguenza di una economia che cerca l’espansione dei profitti derivati dal non necessario ha bisogno di realizzare un piano culturale che dia un valore alla dissipazione dei beni e delle risorse umane, questa legittimazione economica avviene per mezzo della partecipazione di tutti i componenti il sistema economico che produce profitto economico, questa espressione, libera, di tale associazione fa della ricerca del profitto individuale, l’espressione morale della libertà comune. Tale libertà è comunicata tra i membri di questa società per mezzo dell’uso che si fa dei beni che producono profitto economico – su questo piano avviene quella nuova codifica che fa della comunicazione l’uso stesso del mezzo oggetto usato, quale possibilità autoderivante e autoreferenziale dei contenuti comunicativi, che con esso vengono trasmessi, in così fatto formale che determinano la necessità dell’oggetto in quanto espansione del profitto economico che va a legittimare la natura del contenuto stesso la comunicazione, che ha così l’autenticazione di necessario pur nella non necessarietà - in riferimento al contenuto del messaggio e contenuto trasmesso - che va in questo modo ad assolvere il piano culturale del necessario, intellettuale e spirituale, come mezzo della necessità dei contenuti modificati sul un piano compensativo della percezione sublimata dei bisogni primari, se pur vacui i contenuti della comunicazione si determinano condizionanti per l’esistenza dell’esistente. È evidente che una economia siffatta è soggetta non solo al collasso strutturale dell’intero apparato culturale che la sostiene, ma anche ad episodi di crisi, che via via diventano sempre più acuti e di difficile soluzione. I primi collassi strutturali si hanno quando il piano culturale non sostiene più le necessarie forme di progresso, sul piano della realizzazione del profitto economico collettivo, che non dà sostanza alla libertà del piano economico individuale – il rilancio di quest’ultimo per mezzo della riduzione del primo è conseguenza della logica autoreferenziale del sistema morale-oggetto che lo sostiene, ma tale atto in realtà non determina un processo di volontà che porti il sistema ad un equilibrio che tolga l’autorefezialità, aprendosi a nuove soluzioni che ridiano spazio al processo dell’espressione culturale dell’economia del bisogno primario, necessario, intellettuale, spirituale, come “possibilità ulteriore” dell’intero stato della “conoscenza” raggiunto fin “ora”; si è formato un gap comunicativo con la dimensione del tempo, che ha generato quella mancanza di alterità che non dà linfa alla dimensione spirituale e intellettuale, inibita dal processo logico del non necessario. Per paradosso strutturale la perdita del profitto collettivo, aumenta il bisogno di spesa del collettivo, giacché l’individuale ha bisogno di espandersi e sostenere l’aumento del profitto individuale e ciò può avvenire solo per aumento dei consumi di beni non necessari che danno credito e significato morale al consumo dei beni primari, su cui determinano il loro prezzo, e gli uni e gli altri gioco forza determinano il potere strutturale su cui agire per aumentare il profitto economico su un piano sempre più ampio che dia legittimità del più “opulento”, come determinazione piramidale ma orizzontale, della determinazione del livello di vita economica. Ciò finisce per collassare quanto il processo di competitività non è più sostenuto dalla struttura autoreferenziale del processo globale, dando spazio alla inevitabile necessità di abbassare il costo della vita in una prospettiva che non faccia più del contenuto della comunicazione, della legittimità del ricerca del maggior profitto individuale, il contenuto della sublimazione dell’appagamento dei bisogni primari. È ovvio che in questo costrutto l’aumento di competitività fa della necessità di un abbassamento del profitto individuale, situazione, uso nella comunicazione dell’ambito del non necessario, strettamente legato a un processo collegato all’uso utile della comunicazione, ma non come espressione d’impoverimento, ma come legittimazione di un sistema che faccia di ciò un processo strutturale, che determini la volontà per un cambiamento morale, che torni a dare alla comunicazione nei consumi un costrutto intellettuale degli acquisti necessari, che vada su questi ad un inversione di rotta che faccia della produzione tecnologica dell’uomo risorsa che ascolti e comunichi con i suoi bisogni più “elementari”, e traduca tramite essa l’autoreferenzialità del sistema economico in un abbassamento della vacuità dell’utilizzo fine a se stesso del “significato produttivo”, la comunicazione può così avvicinarsi alla libera espressione dell’individuo, dove il consumo diventa atto concreto di reciprocità, in un atto di solidale ricerca comune della soluzione dei problemi in essere nel processo intellettuale umano, che apprende le possibilità spirituali, in un processo spirituale intellettuale e necessario. Credo che in questa prospettiva si debba cercare la soluzione ai problemi contingenti che si stanno acuendo in questo tempo. 

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Saturday, November 16, 2002 12:23 PM

Subject: La strada più complicata per tornare al legittimo baratto

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Saturday, November 16, 2002 12:23 PM

Subject: La strada più complicata per tornare al legittimo baratto

 

La strada più complicata per tornare al legittimo baratto

 

15/novembre 2002. Questa mattina sul telegiornale, si sono visti i primi morti per fame dell’Argentina, vorrei esprimere solidarietà alle persone che nel mondo, si trovano in questa condizione, forse questo è il solo modo possibile per alleggerire il significato del testo che segue, che nella forma letteraria è scritto in un italiano “edulcorato accademico”, e nel significato dell’esplicazione di “effetti” con esso descrittavi è “privo e priva” di “cause e soluzione” e fors’anche capacità di perdono; mi appare fin troppo duro e, questo mi ha suscitato qualche remora nel pubblicarlo.

 

Una cosa del processo globale, pericolosa, è quella espressa dalla criminalità organizzata, che ha sviluppato una struttura economicamente alta, che si “distanzia” in azione da quella del crimine della sua “manovalanza”, dove trova il potenziale finanziario, necessario, per l’avvio della crescita esponenziale dell’economica del suo vertice organizzativo-economico. E tramite il denaro, che la “determina”, generato con la manovalanza, cerca d’inserirsi nell’ambito dei processi economici legittimi di uno stato, per indirizzarlo in una politica” che controlli i processi economici che la interessano. Il termine mafia ovviamente, intende tutte quelle organizzazione che in ogni parte del mondo hanno sviluppato un sistema criminale organizzato, che nel gergo comune internazionale è accompagnato dal nome della nazione, anche se è bene dire che sul piano storico ognuna di queste organizzazione ha indicata nella “specificità del suo nome” una identità che contraddistingue lo “spazio territoriale” in cui esso è collocato, ciò sia per le organizzazioni nell’abito di una stessa nazione, quanto anche in quello internazionale. La fusione di tutte queste organizzazione per brevità può essere definita come mafia internazionale. Una delle sue fonti di finanziamento. Negli ultimi anni, per questa organizzazione, il potere sugli stati in cui veniva prodotta la droga è stata un’esigenza primaria - dato l’immensa possibilità di arricchimento del rapporto costo produzione e introito ricavato, con la vendita della droga - tanto da sconvolgere la struttura esistenziale di quegli stati; in parte ciò è stato attenuato dalla nascita di nuove droghe a base sintetica che hanno “calmierato” il bisogno organizzativo dell’associazione criminosa negli stati della produzione, la materia prima – in questo testo non mi soffermerò sugli effetti della lotta del sistema legale, a questa organizzazione, o sugli effetti sociali che la droga ha sull’individuo, ma parlerò solo degli effetti che si innescano sull’economia del potere economico.

Con l’aumento “globale” del suo potenziale economico, l’organizzazione criminale, può assumere sempre maggiore controllo, sulle strutture che “gestiscono” i capitali finanziari, non solo nella loro forma strutturale marginale, ma nell’aspirazione del controllo del vertice decisionale tali strutture. In questo significato la crisi strutturale il sistema economico mondiale apre molteplici possibilità perché ciò avvenga; se assistiamo ad intere economie nazionali che crollano senza possibilità di soluzione, in altre l’impellente necessità di evitare tale crollo, porta - per determinare la stabilità di tali strutture - al bisogno di dare “credito esclusivo” ai capitali più alti dell’economia; strutture che sono sempre più “marginalizzate” per lo storno del loro potenziale economico verso l’economia “virtuale” e instabile delle borse, a cui loro, anche partecipano. Per l’organizzazione criminale, che in questo processo cerca l’accesso in un mercato economico sempre più planetario, c’è il bisogno anche del controllo dell’alta finanza economica, di interi stati, per organizzare le relazioni economiche con il resto dei suoi rami economici, sparsi nel mondo, e dare un’ulteriore slancio esponenziale al suo processo economico e radicarlo nel tessuto economico sociale, controllandolo a tal fine. La sua azione può essere paragonata a quella di un veleno che si diffonde sempre più, fino alla morte del sistema, per poi lasciarlo a se stesso e in conseguenza di questo trovare nuove forme che portano al controllo del suo ancor possibile sfruttamento economico. “Ora in Italia, come in molte altre economie, in banca ho trovato il tasso zero o sotto, l’inflazione corrente; dato che io sono un piccolo risparmiatore, in tale modo, io, in un “bisogno di crisi o dietro la paura di perdere il potere di acquistare, storni i miei risparmi o in obbligazioni, o in spese correnti che andranno a dare credito maggiore a chi ha il grosso conto”, finito il mio risparmio l’economia rallenterà in modo esponenziale, fino a un processo di indebitamento sempre più ampio – è l’unico modo per sperare di ridare “spazio alle economie dei consumi, questo può determinare quello che è “avvenuto” negli Stati Uniti, intere aziende che rappresentano la struttura dell’economia e tecnologica della nazione, hanno cercato di salvarsi con falsi in bilancio e “previsioni fasulle”, per racimolare più soldi possibili dal mercato azionario, che ha già “non virtualmente, finito di spolpare “nel suo circolo vizioso” il piccolo risparmiatore, le aziende non hanno più “reali” possibilità sul mercato della spesa, sia di “ricerca” sia di introiti, e il potenziale economico derivato dalle borse non dà più significato al suo valore – si è oramai indebolita la struttura sociale dell’economia reale e ogni ipotesi “concreta” di stabilità economica, il sistema è così virtuale che pur “senza consumi” l’inflazione è bassa ma il potere d’acquisto del denaro posseduto è ancor più basso – solitamente già prima di ciò i capitali “occulti” sono entrati nel processo economico e stanno generando le scelte che possono spremere al massimo le risorse su cui è strutturata l’economia – a questo livello si attivano i processi di guerra e il potere cerca un maggior controllo sociale, ciò non è indispensabile per l’organizzazione mafiosa, se non come peculiare strumento di ulteriore profitto economico e “invisibilità”.

 

“Voto - 0”  

 

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From: "Roberto Carnevale" <rcarne@tin.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Saturday, November 16, 2002 2:29 PM

Subject: Re: La strada più complicata per tornare al legittimo baratto

 

"Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:TUpB9.2791$Ka3.97497@twister1.libero.it...
> La strada più complicata per tornare al legittimo baratto
la prossima volta aggiungi un LUNGO nel soggetto ed evita di postare due
volte.....

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Monday, January 13, 2003 11:08 AM

Subject: cretinerie o un ipotesi assurda

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Monday, January 13, 2003 11:09 AM

Subject: cretinerie o un ipotesi assurda

Rai.it forum “primo piano”

Oggetto: cretinerie o un ipotesi assurda
Data: 13-01-2003 alle 11:12

Richieste doppie rispetto all'offerta: cresce la voglia di sicurezza
L'interesse più basso dal dopoguerra, negli anni '80 era quasi al 20%
Bot sotto il 2%:
è il minimo storico
Errore di distrazione di un operatore e il rendimento precipita
Gli annuali danno l'1,8%, ben al di sotto dell'inflazione

 

Che ai tempi degli anni del Ministro Goria, la qual cosa mi sembrò al di là del senso, e mi chiesi come ne saremo usciti, dato che per mettere sotto controllo il debito pubblico si ricorse al denaro degli italiani, certo c’è da dire che in quel periodo con gli interessi, anche con solo quelli degli istituti di credito, ti trovavi qualcosa che poteva essere spendibile e che in un certo qual modo aiutava la produzione. La qual cosa poteva essere poco morale perché lo stata dava di più a chi aveva di più, ma certo solo i più furbi mettevano i soldi all’estero; e molti riuscivano ad avere qualcosa; per non dire degli stranieri che compravano i bot italiani, il sistema in un certo qual modo doveva muoversi le banche dovevano produrre ricchezza e incentivare la produzione, l’inflazione non è che fosse a regime, ma con il cambio con le altre monete l’esportazione tirava, era la solita cosa all’italiana, di lì a poco ci sarebbero stati altri incentivi, dissi che a circa 800 900 lire-dollaro, era una pacchia investire in dollari, dissi che a duemilalire il dollaro, anche un po’ prima riconvertire, senza ingordigie e infatti ancora alcune centinaia di lire e tutto prese ad andare per il verso opposto. In mezzo a tutto questo nacque quella barzelletta dei fondi d’investimento, una barzelletta perché tutti puntavano su qualcosa di “nuovo” che sarebbe cresciuta inevitabilmente e avrebbe gonfiato la borsa, anche lì dissi quando era il momento giusto di mollare tutto. Era pieno di quei ritardati di Yippi o iappis, o come cacchio si chiamavano, che incominciavano a cascare come pere fradice dall’albero dell’arroganza. Naturalmente io non feci niente di tutto quello che avevo previsto e mi stavano talmente sul cavolo i bot, e poi chi ce l’ha i soldi pe arricchisse; sarò matto sarò libero o è solo il fatto che ho ragione e pertanto tocca pagare le conseguenze per quelli che si arricchiscono a torto. Infatti in mezzo a tutto questo casino, che sembrava un paradiso, ma non lo era, scoppio tangentopoli che era il sistema morale che lo governava, voglio dire quello che venne fuori dall’inchiesta di tangentopoli. In fondo tutto questo casino si sarebbe magnato tutto.

Ed ora come continuasse a magnasse tutto, è vero che in un certo qual modo si è riusciti a controllare il debito dei bot, controllando il debito pubblico, ma ora urge dà più oio alle borse, magari senza passare per le banche, è la disperazione dell’instabilità, o forse si vuole far spendere tutti i risparmi, che mesà che non sono più quelli dell’epoca dei bot? e che strano che nessuno del governo abbia detto che meno interessi à da pagare lo stato e meglio è, ma allora ben venga fare a meno dei bot, meno se ne hanno e meglio è, però che cazzo se gli interessi so bassi, lo stato ne po’ avere di più, e già, ma siamo sicuri che il debito pubblico è sotto controllo, allora sembra “solo positivo” tutto questo – ma se invece sotto sotto ci fosse quella follia reganiana e si vuol far crescere il debito pubblico in modo che gioco forza si debba privatazzzare, senza scampo, ogni cosa di più e così invece di far produrre quello che privatizzandolo può produrre, si privatizzza anche il produttivo, per poi lo stato avere sempre meno da produrre e - più - avere potere in funzione di chi ha campa e chi non ha more, che tanto piace a Bush, voglio dire se l’equilibrio si spezza, si sa da quale parte, e la percezione morale di questa parte è quella del potere a fine di vanità economica ed esistenziale, dico vanità senza attribuire ad essa nessuna connotazione positiva, quella che “tutti” vogliono soprattutto i più cretini che hanno torto. Staremo a vedere che succederà, certo che dopo non potremo certo risolvere i problemi come Bush, con le guerre preventive, per fortuna? Speriamo.

 

 

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Monday, November 18, 2002 2:42 PM

Subject: "arte sgarbata"

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Monday, November 18, 2002 2:43 PM

Subject: "arte sgarbata"

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Monday, November 18, 2002 2:44 PM

Subject: "arte sgarbata"

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura.letteratura.italiana

Sent: Monday, November 18, 2002 2:46 PM

Subject: "arte sgarbata"

 

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From: Patrizio Marozzi

To: vendrame@temaceleste.com

Sent: Monday, November 18, 2002 2:52 PM

Subject: per conoscenza

 

è un testo che ho già inviato in diversi newsgroup. Cordiali Saluti Patrizio Marozzi

 

“arte sgarbata”

 

Osservavo la televisione, non come oggetto, ma quel che vi si rappresentava attraverso i catodi in movimento. In fondo il dubbio è comprensibile, ero proprio distratto mentre vedevo il ministro Urbani che sembrava giulivo, come avesse ottenuto un punto percentuale in più in borsa e salvato per questo il mondo: parlava di un museo, costruito, o ampliato in qualche città italiana; in “controcanto” alla sua immagine compariva un altro che sembrava un direttore, sovrintendente o quant’altro, non son riuscito a capirlo mentre lo ascoltavo parlare, i miei neuroni e sinapsi non si attivavano, è intelligente ma non si impegna, in effetti stavo pensando proprio ad altro, del resto questa persona stava dicendo che costruito questo museo, o forse prima che fosse finito, o nello stesso momento lo avrebbe riempito di opere di artisti contemporanei. In effetti il problema di questo sistema dell’arte che genera un circuito legato alla rappresentatività pubblicitaria degli artisti che reclamizzano le loro opere, deve servire allo scopo di generare profitti, in chi in una rete di connivenze a scopo economico vede nel senso dell’arte, un possibile utile monetario. In effetti non vi è altro scopo nello sviluppo di questo processo artistico. In sostanza è uno scambio dove ognuno cerca di vendersi all’altro per cercare di avere un riconoscimento nell’ambito gerarchico del potere referenziale all’interno della logica autoreferenziale del sistema per l’incasso economico in rapporto al consenso gerarchico del sistema. Ciò è quello che ci dice quali sono i valori dell’opere che vengono realizzate in questo ambito. Il problema dell’arte contemporanea degli ultimi vent’anni è stato tutto qui - dopo la prostituzione concettuale degli anni ottanta, finalizzata dagli investimenti di borsa nella creazione di un mercato che ha fatto del narcisismo economico dell’acquirente il valore dell’artista acquistato - c’è stata una totale perdita di valore artistico, in conseguenza del fatto che costoro sono rimasti senza un mercato che determinasse il loro valore. Il dibattito artistico principale dell’arte contemporanea di questi anni è finito tutto su come ristabilire questo sistema. Gli artisti e tutto il sistema dell’arte è diventato una setta che ha fatto del suo punto di vista, il punto di vista con cui guardarsi allo specchio, e come un matto continuare a dirsi come sono bravo come sono bravo, me lo ha detto lui, me lo ha detto lui, e chi è lui lo specchio della vanità del sistema dell’arte dove il sistema stesso si guarda. Non so se riuscite ad immaginare l’orda di quegli incivili culturalmente che escono dalle accademie, con l’unico intendo di mettere su uno stipendio con l’insegnamento, andare in giro dicendosi davanti agli altri sono un artista, e per confermare ciò farselo dire dal compagno di classe, perché così sono un movimento che con la raccomandazione del professore fa comando al critico e alla galleria. Il problema è di come valorizzare un paio di mutante messe e firmate dall’artista, che si distinguono da un paio che ancora l’artista non ha messo. In sostanza salvando alcuni momenti individuali, il riciclo intellettuale dell’apice di Duchamp è stato tutto qui. Del resto con lui la rappresentazione dell’oggetto nell’arte ha chiuso il suo ciclo, fino a spostare la rappresentazione del mondo, sulla teoria dei giochi, fino alla guerra fredda, dove l’atto catartico concettuale dello giocare a scacchi di Duchamp, rappresenta un ritorno all’equilibrio concettuale, e dell’analisi di quel processo storico. Sembra che di ciò, la visione contemporanea dell’arte abbia solo portato la logica di come ottenere il maggior profitto dal sistema usato, senza neanche porsi il perché, né lo scopo; in questa cosa, la sola vanità dell’individuo artista in un sorta di compulsività relativa dei comportamenti cerca un atteggiamento con cui possa prevaricare l’altro e affermarsi all’interno del sistema, il modo migliore per fare ciò è dare attraverso il proprio comportamento autoreferenzialità ad esso. Credo proprio che quella cosa ascoltata distrattamente in televisione sia un valido aiuto a tutto ciò, è giusto che i più devono abbuffarsi, ma non tutti finiranno per mangiare, ma anche per loro l’importante è esserci. Vorrei avviarmi alla conclusione affermando che tutto ciò toglie “vero spazio a chi fa della qualità dei valori “espressivi” possibilità critica per la comprensione intellettuale e morale, e dà sempre più potere a un mercato che fa degli appagamenti primari dell’intelletto la soluzione esplicativa delle sue sensazione: come dire tu sei intelligente perché io ti tratto come un cretino, tanto basta per sentirsi appagato e importante. Ma non pensate che non sia una cosa democratica, considerate il mondo della letteratura dove si fa dell’appagamento del riconoscimento intellettuale del lettore i canoni commerciali su cui determinare le possibilità di vendita di un libro, provate un po’ a “pensare” che significato ha “l’arte” in questo costrutto, queste opere di intrattenimento d’evasione che sono fatte per ogni ceto intellettuale, sono appunto concettualmente opere d’evasione dove le mutande dell’artista sono le mutante di tutti, in quanto ognuno può trovarvi la sua misura con cui sentirsi tranquillo e sicuro, senza considerare a cosa serva quello che vi è sotto le mutante: la concettualità della forma esteriore delle proprie mutante – questi in sostanza sono i valori estetici dell’arte d’evasione e i parametri attuali di considerazione dell’artista. Per quanto riguarda il museo di Urbani e dell’altro, saranno contenti un po’ di direttori di riviste d’arte, tanto più del fatto che finirà che vi sarà un bando di concorso per la scelta delle opere, che così andranno a referenziare l’estetica predominante – non mi perdo in considerazione del tipo di un’arte di stato o non, perché non so  proprio se in questo costrutto abbiano senso l’una o l’altro, o del dibattito che ci sarà, del museo che si trasforma in galleria, la galleria che diventa un museo e così via – il concetto di fondo è che le opere che entrano in un museo devono azzerare ogni riferimento commerciale essere inestimabile, per dare spazio ai valori della libertà dell’espressione totale dell’essere umano per la condivisione spirituale tra di essi e con il mondo in cui si vive. Il rispetto di quest’atto è fondamentale per ogni essere umano; solo così si dà valore ad un quadro di Van Gogh e ai veri valori che in esso vi vengono vissuti e condivisi. In questo vi è la “curiosità” necessaria con cui orientarsi verso l’arte e la sua conoscenza, con cui guardare le opere contemporanee di ogni epoca e vedervi il superamento della contemporaneità, dell’originalità del suo artefice. Voglio concludere dicendo che per quanto riguarda me mi sono sempre differenziato, sia nei comportamenti, nelle opere e nella ricerca intellettuale dal sistema che ho poc’anzi criticato, ringrazio le poche persone, da me contattate nei vari “campi dell’editoria”, che almeno, sono riusciti a mantenere, un atteggiamento “intelligente”. – non so per quando ancora -. Ovviamente ciò non è sufficiente; e senza aprire altre questioni inerenti questo scritto, concludo dicendo che paradossalmente, ma realmente l’operazione artistica in linea con il processo storico dell’arte, con Duchamp è quella fatta da Vittorio Sgarbi.       

 

Forum rai.it Beni Ambientali

Messaggio Patrizio Marozzi

Oggetto: Beni Culturali
Data: 13-12-2002 alle 11:52

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Friday, December 13, 2002 11:55 AM

Subject: Beni Culturali

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.economia

Sent: Friday, December 13, 2002 11:56 AM

Subject: Beni Culturali

 

Liberismo: la concezione politica che fa valere il principio della libertà individuale. Più che un sistema di pensiero ben definito, il liberismo è un atteggiamento intellettuale e morale che sottolinea con forza il valore positivo della libertà individuale intesa non come mera negazione di ogni autorità (libertà negativa), ma come autonomia o capacità di obbedire a norme razionali che scaturiscono dall’intimo dell’uomo. Ponendo la fonte dell’autorità e della legge nell’individuo, il liberismo si oppone dunque a forme di conservatorismo sociale fondato sull’arbitrio e convenzioni consuetudinarie. Al di là di questo senso generale, è difficile individuare un significato univoco di liberismo, e si deve riconoscere che in genere con tale termine si indica una prospettiva sociale e politica diversa a seconda dell’obbiettivo polemico di volta in volta considerato. […] Questo secondo l’enciclopedia garzanti di filosofia, a chi voglia consiglio di leggere anche il seguito. In definitiva nulla di nuovo sotto il sole – come inventarsi una causa che dia significato ad un effetto con cui giustificare la supremazia individualistica che dia significato al razionale e che giustifichi e legittimi la supremazia del più forte indipendentemente dalla libertà spirituale e naturale, che l’uomo può governare per i propri scopi al di là delle regole naturali, che non si considerano appartenere ad uno stato di coscienza, ma che nello stato di coscienza umana danno giustificazione ad un darwinismo sociale che legittima un così fatto stato “democratico” – Io dico ch’è il paradosso concettuale del significato di individualismo. Non è stato un caso nei primi tempi di questo governo si siano riviste, riascoltate logiche spiritualistiche, che l’efficientismo berlusconiano esprima in pieno regole di “convenienza” e che tutto debba mutarsi in tale ordine. Oh si badi bene che per me da sempre la strutturazione culturale accademica, è sempre stata una gran rottura di statole sotto ogni identità politica – ma in questo ordine attuale non mi sembra che la libertà in tal senso si sia accresciuta, e ci sia stato un innalzamento della qualità da essa espressa, nella libertà culturale sociale dell’individuo, anzi. E v’immaginate in questo contesto avere a che fare anche con l’affermazione individualistica di Bossi.

Comunque tornado alla giornata di ieri e alla questione della messa in vendita di beni artistici dello stato e in certi casi distruzione e non qualificazione ad uso culturale di esempi di architettura archeologica industriale, o di beni ambientali paesaggistici, già di per se qualificanti – come ho detto tornando alla giornata di ieri in questo clima di neoliberismo – questo termine per far sembrare innovativo il concetto – mi è capitato di ascoltare prima uno dell’università Yale – che in Italia si drammatizza troppo quanto fallisce una azienda – il caso Fiat non è così grave – certo; mi deve spiegare come mai quelle poche notizie che ci giungono sui disagi degli americani per cause di questo tipo, finiscono sempre per sembrare finte tanto sono “spettacolari”- e deve spiegarmi che fine hanno fatto quegli agricoltori andati falliti con Regan che non sono riusciti a spiegarsi come con il debito pubblico in aumento la gente a spasso è bastato che Regan dicesse che andava tutto bene e non c’era da preoccuparsi: ed è stato rieletto – poi mi dicesse come mai in un mercato così allargato le maggiori aziende americane finiscano fallite, oltre tutte quelle minori, coperte sul piano sociale da quelle maggiori che resistevano – d’accordo che la dinamica del “mercato” americano è Big” – ma nell’ultimo fallimento: la seconda compagnia aerea degli Stati Unti, non penso che potrà più distribuire oltre lo stipendio, neanche quella parte dei degli utili tra i dipendenti – che così producevano di più erano più ricchi e potevano spendere di più, poi questo non è bastato più e sempre più giù il “mercato”- cadere poi in quei falsi in bilancio a reso il popolo degli Usa un popolo di creduloni, o forse è stato più facile credere che accorgersi della verità. Non scopro niente dicendo che negli usa le case farmaceutiche “inventano disagi per vendere pillole che determinano la percezione e i comportamenti dell’individuo, e basta un rossore adolescenziale per non sentirsi omologate e prendere la pilloletta. E stavolta non voglio parlare delle smanie di guerra di Bush. Tornando alla Fiat è vero che togliendo un po’ di Fresco l’aria non cambia, concedetemi la battutina, - e non si capisce perché in Usa togliendo O’Nell invece sì – ma va detto che se la proprietà ha cercato di mostrare di avere voce in capitolo all’azionariato forse è anche perché c’è stata in questo ultimo periodo una gestione assurda che ha portato a un calo oltre il fisiologico” delle vendite delle auto Fiat, e non venitemi a dire che questo ha qualche senso anche per chi volesse vendere, - quali siano le spinte occulte in tutto ciò, non lo so e non me ne frega niente. Per tornare al tipo di Yale per quel poco che so la gestione organizzativa aziendale, della GM non è poi molto diversa da quella della compagnia aerea appena fallita, seppur l’auto è un altro “comparto”!?

Ora per tornare a ieri, per alcuni istanti in serata mi è capitato di ascoltare le vecchie chiacchiere sul perché dovere usare l’energia nucleare, mi auguro che non ci ritroveremo a discutere sulle informazioni fallaci dei propugnatori al nucleare, e non voglio neanche commentare affermazioni come quella ascoltata: che in fondo Chernobil ha prodotto solo 500 morti, e che adesso le centrali sono meglio bla bla  - se non ce la fanno scoprire la fusione che cavolo vogliono. E a questo punto pensando al premio nobel dato a due accademici americani per aver scoperto un po’ di anni fa un sistema con cui finalmente poter gestire attraverso i “grafici e mi pare il processo obbligazionario” il mercato azionario a lungo termine e fare un sacco di soldi in un sistema che era bloccato e che alla prima variazione congiunturale politica e d’informazione ha mostrato tutta la sua inapplicabilità ed hanno perso tutto il denaro che gli era stato dato, non so se anche quello del nobel; e chissà forse le pillole non hanno ben funzionato a livello di comunicazione interiore dell’individuo ed è successo un patatrac a livello esteriore, che ha inficiato il nobel degli accademici. È solo una questione di comunicazione, più che d’informazione. Come il Nobel per la letteratura dato a Dario Fo che gli italiani non hanno saputo valorizzare e continuano a leggersi libri stimolanti, che vuol dire che sono degli ottimi lassativi?

E allora perché non prendere un pannelino foto voltaico per elettrolisi dividere l’acqua in idrogeno e ossigeno, che va a riempire la bombola che attiva la caldaia che riscalda l’acqua per i termosifoni, possono esserci problemi di “meccanica” e cari scienziati qualcosa dovrete pure risolvere, in attesa di ‘sta benedetta pila a idrogeno- o sennò mi prendo sempre un pannellino foto voltaico, di quelli che attivano i lampioni di notte, e alla batteria attacco una stufetta a ventola per aria calda e con un paio di quelle… e a proposito della ricerca c’è un’università che è riuscita a ottenere energia con le maree dello stretto di Messina, con un movimento lento delle pale, che cacchio in aggiunta all’energia eolica e per integrare quella idroelettrica mettiamo un po’ di queste “pale” sul bordo dei corsi dei fiumi. Sempre ieri ho sentito un’ennesima espressione poco garbata di Berlusconi, che non voglio commentare né raccontare, mi chiedo soltanto se ciò faccia parte del fatto che non riesce più ad avere un atteggiamento di autocontrollo sul significato delle espressioni pubbliche o se sia affetto da stress da efficientismo, del tipo che come uno che vive in funzione dei punti percentuali in una logica narcisistica non ci capisca più niente su quale sia il comportamento più redditizio per spostare i punti percentuali. Comunque in questo la cosa più bella e comica è Schifani che non posso fare a meno di ridere ogni volta che lo ascolto, praticamente con un paio di variabili dice sempre le stesse cose, qualsiasi sia l’argomento. Per tornare al patrimonio pubblico in definitiva non è affatto sensato svenderlo o venderlo per di più per racimolare denaro e niente altro. Che manca allo stato e il governo in mezzo a tutto questo casino non è riuscito a varare l’unica legge che poteva avere un senso liberista autentico, quella di togliere le tasse sulla prima casa e ai locali commerciali, e alle seconde o terze case in affitto. Ciò non è stato possibile, ma vedrete che nella logica del liberismo economico si toglieranno le tasse alle case oltre la prima, perché quelli hanno ipoteticamente più soldi e possono comprarne delle altre, magari come investimento, mentre chi non può farsi la prima casa è fuori dal mercato. 

E allora voglio sapere, com’è che in Norvegia hanno abbassato di mezzo punto il tasso, che però è al sei e mezzo per cento, ci si possono portare i capitali – non ricordo se la Norvegia ha l’euro. In Belgio hanno deciso di uscire dal nucleare, non è che poi ci siano molte montagne in Belgio, compra forse l’energia dalla Francia e allora perché… scusate se faccio un po’ di confusione, ma sembra il mezzo più in voga di comunicare, oddio comunicare!?   

 

Banche in affanno nel 2002

gli utili calano di un terzo
I dati dell'Abi segnalano le difficoltà del settore. Le cause: stallo dell'economia, crac dei colossi Usa e crisi argentina
           

 

Approvato l'uso dell'antidepressivo anche sui più piccoli
Rigorosi test clinici prima della somministrazione
Usa, Prozac anche ai bambini
Sì alla terapia ma regole severe
Ma la decisione è destinata a far discutere

WASHINGTON - Prozac anche ai bambini. La "Food and drug administration", l'organismo americano che regolamenta l'utilizzo dei farmaci, ha approvato l'uso del noto antidepressivo anche nella cura di bambini e adolescenti dai 7 ai 17 anni, vittime di depressione e disordini compulsivi-ossessivi. Un provvedimento destinato a far discutere. Intanto, perché da anni il Prozac è sotto accusa da parte di una larga fetta della comunità scientifica internazionale (secondo alcuni ricercatori, un uso prolungato istigherebbe al suicidio). E poi, esiste un precedente eccellente: il Ritalin, il cui uso fu autorizzato, nel '99, sempre negli Usa, per controllare la condotta dei bambini nelle scuole (il cosddetto "disordine di disattenzione per iperattività"), salvo poi trasformarsi, nell'uso comune, nella "cocaina dello studente", acquistabile dietro semplice prescrizione medica.

Ma l'America deve risolvere un problema. Secondo le stime dell'Istituto nazionale della salute mentale, negli Stati Uniti la depressione affligge oltre il 25% dei bambini e circa l'8% degli adolescenti. I disturbi ossessivi-compulsivi riguardano il 2% della popolazione, e solitamente si manifestano per la prima volta proprio durante l'adolescenza o la prima infanzia. Una spesa rilevante: il costo, economico e sociale, della patologia, è stimato intorno agli 8,4 miliardi di dollari.

(4 gennaio 2003) la Repubblica .it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il libro inizia con queste prime 36 lettere e a scriverlo sono io, il protagonista, il personaggio del libro. Non sono un omonimo dell’autore seppur mi chiamo come l’autore, difatti l’autore del libro si chiama Patrizio Marozzi e, di fatto questo è il mio stesso nome; del resto le storie che vi sono scritte sono frutto di opera letteraria e se nella qual specie possono apparire più di questo, la realtà è che l’invenzione letteraria dell’autore potrebbe essere la mia stessa ragion d’essere, ciò che mi dà lo stesso nome dell’autore. Non è così – se qualora io stesso Patrizio Marozzi scrivessi di Patrizio Marozzi, voi non sapreste più chi è l’autore, se io Patrizio Marozzi o lui Patrizio Marozzi, né se quel che io scrivo è opera della biografia, mia, quale personaggio del libro, o sua quale autore del libro. Per qualcuno disattento ciò potrebbe apparire un artifizio menzognero, in realtà nulla può essere più vero della verità rappresentata, sia essa opera letteraria come immaginazione, che dell’immaginazione di cui l’autore parla, sia dell’immaginazione mia che immagina la realtà di cui l’autore parla. Se tutto ciò vi può apparire illusione, vi dico che essa non lo è, e se il poeta è un finitore, questo è il caso che non vi appaia fingitor. Se voi non avete la perseveranza di dubitare della vostra stessa sorte non potete in alcun modo capire chi siete, né dove vi trovate e quel che leggerete vi apparirà menzognero perché alla vostra vista è tolta la capacità di capire la verità ben al di là della mia immaginazione o di quella dell’autore.

 

 

…Mi tocca passare il tempo a vedere dei cretini che mostrano a dei cretini quanto sono cretini, per poi farsi dire dai cretini quanto sono cretini – questo ripetuto per l’infinita cretineria umana. Ma il massimo è che senza che io voglia avere a dire cretino a nessuno – ciò determina il fatto che io non sono un cretino, e allora i cretini si comportano da cretini, con molestie e fastidi e interpretando quel che dico e faccio in malo modo – per farsi dire che sono dei cretini e così poter dirmi che sono un cretino, ma il paradosso è che qualora io assecondassi questo loro volere, finiscono per dire che l’ho fatto solo per dire loro che sono cretini e così continuano a comportarsi da cretini …continuano… senza uscirne mai – tanto l’esser cretini nell’odio li fa sentire di aver potere.

A me non resta che “osservare” questa infinita cretineria, questa incapacità di volere e distinguere il bene dal male, questa mancanza assoluta di coscienza e altruismo, pazzia, questo loro esser dannati – mancanza di percepire la gravità del male, che come il “demone” vogliono rendere insignificante.

 

 

I relativi incanti, sono come un raccogliere i luoghi dove le voci e i suoni, soprattutto questi ultimi finiscono per “rappresentare” tanto da rischiare di essere qualcosa. E c’è da dire che comunicano, eppure sono solo musica, e allora le parole cadono tanto da ammattire i suoni e chi li ode, perché non può non esserci un linguaggio; eppure c’è chi ne parla e ne parla ancora con un altro – tornano voci e i suoni possono non essere più “nessuna musica” – e sembra che ora rappresentino, così in corso d’opera, soltanto, eppure ciò ch’è vero ha sempre il suo linguaggio. E allora cos’è quel che comprendono, quello che dicono di comunicare, in in corso d’opera che silente non rappresenta e non è tale e non comprendono, capiscono più neanche la musica e le parole; e forse anche quant’altro che delle parole è il succo e superiore.

 

 

Se dal furto di una lettera può apparire un equivoco, che equivoco non è, ma soltanto la volontà di negare da parte di chi si impossessa della lettera i luoghi i fatti, le volontà dell’autore e la sua capacità di verità, con un inganno illogico dei fatti, con uno scambio approssimativo delle informazioni con altri fruitori che son soggetti delle voci, e non altro che dei suoi fruscii. Del resto in questa società governata, oramai da sempre, di psicologismi sociali che assolvono l’incapacità di capire, o come suol dirsi con in corso d’opera che chiedono cercando d’ingannare la risposta, imbrogliarne i sentimenti, con il sentimento del proprio voler capire, la verità; la sua stessa ipotesi plausibile diviene pusillanime come non so immaginare. Eppure se c’è del vero nel credere a maggioranza che la terra è piatta, lo scoprirne la sua sfericità equivale a qualcosa di più vero, seppur c’è una maggioranza che lo afferma, nello stesso modo in cui affermava che la terra fosse piana, e dunque perché la paura continua a volere rispondere per la verità e con l’aiuto degli psicologismi, che danno della percezione del mondo la sua forma piana, dire a maggioranza che ciò sia vero. Del resto se Jung disse che se l’opera con l’ombra è capacità d’apprendista, mentre il rapporto con l’anima è opera di maestro, come è possibili che la psicologia che ha reso così effimeri i contenuti umani, i suoi mancanti perché verità qualunque su cui determinare la maggioranza della terra piana, con metodica e scientifica analisi, possa renderci più consapevoli della verità, o il suo scopo è soltanto quello di dirci quale sia la verità predominate, il bene da identificare.

Del resto i mal’intesi non sono nati da chi ha scritto la lettera e se la psicologia tende a dare la “giustificazione” per cercare di dimostrare la verità di chi l’ha letta, non può certo dire che l’alterità interpretativa che sfugge ad ogni plausibile corso d’opera, possa essere dovuto solo al fatto dell’atto oggettivo del furto, che ha rotto il flusso d’informazione semiologico del corso d’opera – e che non è stato da chi di dovere, neppure tentato di ristabilire, lasciando al libero arbitrio della maggioranza non edotta, le conclusione che l’hanno resa vittima di interpretazioni tutt’altro che plausibili per l’acquisizione della responsabilità, autonoma, nei confronti della propria libertà in relazione della verità nella lettera rubata, disturbandone a tal punto il contenuto con, nella logica interpretativa di una psicologia cognitiva con i suoi processi trasformativi, che sono, e sarebbe stupido dire il contrario, tutt’altro che di livello leonardesco, come alla maggioranza viene fatto credere e così dare credito alla verità della terra piana. Pertanto in mancanza di reali e capaci interlocutori non posso che riportare la notizia del fatto accaduto, così come il destinatario lo ha narrato:

 

Mario Trevi Via Densa, 3  […] Roma

 

- Roma 5. 12. 95

 

Gentilissimo Dottore,

scusi se rispondo con tanto ritardo alla sua lettera. Mi è stata proprio ora restituita dalla polizia municipale una borsa rubatami dall’auto, contenete quasi esclusivamente corrispondenza e manoscritti, in cui avevo messo, appena ricevute la sua lettera e quella del suo paziente. Avevo bensì l’indirizzo di quest’ultimo sul frontespizio del suo lavoro ma non volevo scrivere a lui prima di aver scritto a lei.

È molto difficile rispondere adeguatamente alla questione che lei mi pone. Io posso esprimere un giudizio “psicologico” sul manoscritto di Patrizio Marozzi _ e anche questo con estrema prudenza _ ma mai, in alcun caso, un giudizio di valore letterario […] 

 

 

Di tutto il tempo soltanto oggi sembra esserci stato un corso d’opera universale, quasi che Dio non sia altro che un esperto inventore, quasi che avesse voluto porre limiti ai progetti, ancor più ampi delle epoche, come a dire che tutto non può che essere dentro l’essere della verità. Ma poiché dice il giorno, dice che soltanto la verità può stare dentro i limiti della verità, superati i quali si può ben essere ornatori di se stessi nell’essere stesso della non verità. Non si tratta di menzogna, ma di non verità, dice il giorno, forse questa non verità è pura illusione, e allora perché porre limiti al mondo dell’illusione se così si confà all’immediata esigenza che governa la percezione umana della notte e del giorno, che eternamente si ripete, che ci fa sentire superiori ad ogni altro essere, sia esso anche umano, del resto le regole che lo governano possono anch’esse servire per  chi è più reale e superiore di un altro nel mondo dell’illusione. In questo gioco dei cento anni che non c’è più, la realtà del bene e del male di tutto il tempo è rimasta sola dell’illusioni umane, che eterne perpetuano l’illusione del bene e del male nell’eternità di una storia che non può conoscere memoria senza disconoscere l’illusione. Mi paiono già detti i suddetti luoghi ora narrati, che non oso chiamar più fatti tanto appaiono d’apparenza, da non lasciar vedere nulla oltre, e su questo pur sempre stesso gioco non posso che narrare ciò che accade ma che sembra non accadere perché non succede dove l’illusione accade. In questo strano corso d’opera il giorno sta oggi, del resto il rubare non è anche occultare

 

Immigrazione, come regolarla? (forum la Stampa)

 

Duplicati

 

L'importante è che se le tengano in un cassetto, identificarle magari in un documento elettronico equivale a fomentare la duplicazione promiscua, non solo delle impronte digitali, ma delle identità. Vedrete che non c’è chip che tenga, questa è la cultura del sospetto e dell’ignoranza che si spaccia per pragmaticità. La burocrazia non ha regole che determinano un fine, deve sempre essere il contrario, altrimenti non vi è un fine, ma la determinazione del potere di qualcuno, o alcuni, fine a se stesso, che ha per mezzo sistemi palliativi, ma dicasi realistici - e la realtà finisce per essere l'interpretazione burocratica del potere; e allora è importante chiedersi il potere mi dà la possibilità di “essere”, o vuole soltanto che io sia.

Patrizio Marozzi

 

Siam Pronti

Autore: Patrizio Marozzi 

(---.27-151.libero.it)
Data:   07-06-02 10:50

Siam pronti alla morte. La retorica del potere è sempre molto noiosa anche quando può diventare drammatica. Parlare di leggi razziste, o di nazionalismo ch’è la sua versione edulcorata, ma non meno nefasta, sa di assurdo e allora mi chiedo se non ci sia qualcosa di assurdo nell’aria. È giusto dire che quello ch’è espressione di autoritarismo moralistico, è sempre espressione di assoggettamento “utilitaristico”; ma da parte di chi e nei confronti di chi. Be’ è evidente che se la folla è femmina…e allora per questa dimensione retorica della massa come entità, la folla sarà sempre propensa ad assoggettarsi a quella situazione di potere che dà la possibilità di avere sicurezza e sicurezze, e secondo certa retorica poco importa se esse siano più o meno giuste, giacché attecchiscono su le sicurezze istintuali dell’individuo. Gestire il potere in questo modo, attraverso un decisionismo efficiente nell’espressione della forza, è di gran lunga più redditizio per la strutturazione di un sistema che tenda sempre più a determinare le scelte di convenienza della folla. In contrapposizione dovrebbe esserci la possibilità di scelta qualitativa dove anche una rilevanza di libertà numericamente, non minoritario, ma minore, ha la possibilità di esistere creativamente senza nessun assoggettamento al potere, senza questa peculiarità il potere non è qualitativamente progressista; in effetti il potere è sempre discriminante, giacché chi lo applica è soggetto alla sua fascinazione. CONTINUA

 

Siam Pronti 2

Autore: Patrizio Marozzi

 (---.27-151.libero.it)
Data:   07-06-02 10:54

E allora dopo aver sentito in parlamento dire: che Cristo ha detto ama il prossimo tuo come te stesso…non ha detto più di te stesso”, in attesa di “tornare” ad ascoltare che chi non è buono per il re non è buono per la regina, mentre si approfitta di ogni conflitto per verificare gli effetti dei nuovi armamenti, (vedi uranio o plutonio impoverito), mi chiedo questa destra che concretamente non riesce ad emanciparsi del suo passato storico, che ha ancora la fascinazione della giustizia in linea con la pena di morte, per chi sta facendo opera di galopinaggio? Per il puttanesimo del potere capitalistico, per la nuova confindustria della lega o per se stessa per poter un giorno riaffermare il suo potere storico? E il centro sinistra cosa aspetta ad essere veramente progressista e aperto trovando le soluzioni per gli individuo fuori dalla retorica delle masse, in cui è caduto appiattendosi sulla retorica camaleontica della destra, facendo credere ai cittadini che Berlusconi non sa che il capitalismo sta agonizzando esprimendo il peggio di se stesso e, che non ha più nessun nemico comunista, se non se stesso. E allora mentre i sistemi atei continuano a governare il mondo dico agli intellettuali di interessarsi di calcio, perché da quando è cambiata la gestione della rai non si riesce a vedere niente che abbia una rilevanza internazionale in chiaro sul satellite, questo perché vogliamo mandare all’estero solo il “meglio di noi stessi” o per aumentare il mercato pubblicitario di qualche altra azienda. E per concludere lasciatemi finire a tono e dire: “To’! per il duce e per il re” – dato che non si sa bene che sia il duce o il re, per qualche altro giorno dovrei evitare il confino, ma forse ci sono già altre forme di “sconfinamento.

 

Censurato su un forum di un quotidiano – editato in un news group ----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Tuesday, June 11, 2002 9:47 AM

Subject: Cogne è oltre l'infinito giustizialismo...

 

Legge l’immigrato puzza, censuratelo

La legge sull’immigrazione, ma scappino in fretta tutti quanti, è assurdo che ci sia gente oltremodo disperata che cerca di venire in Italia, qual è il giustizialismo che giustifica l’asilo in Italia, quello della cassazione che ha rimesso in libertà i tizi di falcone, quello che per rigore formale scarcera chi è già a sentenza con la speranza che tornino a firmare… quello di chi si lava la coscienza e con rigore getta la chiave che chiude in carcere due adolescenti; e la Boccassino perché non se ne va in vacanza, se spera che riesca in qualcosa in quel processo, se quel processo poi ci sarà, molto probabilmente, come era usanza una volta in Italia le cose in conclusione finiranno per cambiare significato - tanto rigore apparente, per dare delle leggi che diano certezza, difendiamoci dall’immigrato, che emigri prima di raggiungere l’Italia, mettiamolo nel calderone, e mettiamoci pure il giudizio della cassazione sulla “sentenza di Cogne (che giuridicamente per me è chiusa), ma che nella conclusione della forma del formalismo, della sostanza formale di un’ipotesi, ipotetica formulata, la forma ci dirà che l’ipotesi ipotetica che non è esistente è diventata inesistente a tal punto che il fatto stesso che non si è verificata, rende plausibile la forma errata e certifica la sua esistenza nel rigore di un’ipotesi al di là del fatto esistente, per dirci che l’ipotesi non esistente poteva essere esistente anche se non lo era, e se non lo è stato, potrà essere esistente giacché l’inesistente può diventare esistente, giacché formalmente l’inesistente esiste al di là dell’esistente che è superato dalla forma dell’inesistente. I meriti dei somari in questo modo non saranno mai scoperti, e nel calderone saranno quelli che ne usciranno meglio. Emigrate immigrati finché siete in tempo.  

 

Non editato

economia, economia. Se la FIAT è in crisi che significa, del resto è poi vera crisi o non è soltanto la logica perversa di un’economia che deve espandersi senza limiti. Negli ultimi anni grazie alla rottamazione c’é stato un incremento nel settore dell’auto, ma pensare che finito l’incentivo della rottamazione tutto sarebbe continuato senza nessuna contrazione produttiva, è un atteggiamento da sprovveduti. Il sistema capitalistico mondiale vive una fase collassale grazie a queste logiche espansionistiche, che non tengono in alcun conto il fatto reale del fabbisogno umano nelle merci prodotte; per ovviare a ciò sconquassa i sensi e i pensieri della gente istigando una costellazione di insoddisfazioni tanto da rendere produttiva l’infelicità, ma nonostante questa pazzia non è pensabile immaginare una crescita dei fabbisogni virtuali degli individui senza limiti nei consumi e, magari pensando che non ci sia un prezzo da pagare. Se il costo della vita resta alto, la necessità creativa dell’individuo impossibilitata a svilupparsi nell’ambito di canoni economici democraticamente accettabili, alle industrie in ogni parte del mondo resta poco da fare, se non attuare quella regola di base economica di attivare la ricerca per l’innovazione tecnologica. Ma stranamente questi signori dell’economia non hanno di meglio da fare che proteggere una posizione di potere con cui determinare a chi è giusto dare e a chi è giusto togliere, generando guerre e scompensi sociali in ogni parte del mondo. E tornando alla Fiat è bene ricordare che proprio in ragione degli aiuti avuti regoli i momenti di crisi in una logica di assunzione di responsabilità il più possibile autonoma dagli appoggi governativi. Del resto è chiaro a tutti che dopo la gestione Abete e l’allontanamento del ministro Ruggero, ora con la gestione D’Amato nella confindustria e parallelamente a livello governativo, le dinamiche economiche che si stanno svolgendo vanno in direzione dei flussi di capitale e dell’acquisizione di potere, anche da parte della lega. è indubbio che la Fiat rappresenta una componente economica importante nel paese e il fatto che ci siano forze che riescono a condizionarne le decisioni la dice lunga su quali siano le forze in campo. Del resto anche se la FIAT fa buon viso al sistema che si crea (e mi fa diventare la Ferrari qualcosa che non ha nulla a che fare con Dino Ferrari, con il suo modo di intendere la qualità; e sarà pur vincente ma mi sembra diventata non il mito di tutti, ma l’utilitaria di tutti, resa anche azionariabile...) comunque mi auguro che non dimentichi che il vero valore aggiunto di un industria sono i lavoratori e che chiunque può “liberamente scegliere di lavorare” da senso e significato non solo al processo economico, ma alla qualità della sua ragion d’essere e ancor più alla libertà del proprio essere creativo. In conclusione non vorrei si seguisse quella strada oramai maggioritari di un abbassamento della qualità del prodotto, un abbassamento del regime di denaro spendibile per il funzionamento dell’azienda, tanto da rendere tali industrie così vulnerabili che una variazione congiunturale annulla le possibilità economiche per attuare le innovazioni tecnologiche necessarie per rendere democraticamente accettabile il progresso economico. Sinceramente non so quando l’accordo della FiAt con il carrozzone americano vada in tal senso; io avrei preferito un avvicinamento a quelle case europee che si stanno spingendo verso l’idrogeno in modo concreto, perché quando si parla d’innovazione tecnologica si parla di quella strutturale; parlare dello sportello che si chiude peggio o meglio non ha più alcun senso a meno che non si torni a produrre sportelli che non chiudono, ma questo è solo speculare sull’innovazione tecnologica, per modificare i listini non democraticamente. E io non voglio credere che nel mondo dell’industria chi ha potere e denaro, sia così povero e meschino, ma fosse solo una mia speranza, MA!

 

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Thursday, July 11, 2002 7:58 PM

Subject: io interpreto tu interpreti essi dovranno

interpretare

 

Mi si dirà che nella forma andare a dire che altri possono aver commesso su basi indiziare il delitto di Cogne, poteva essere corretto, ma non lo è stato perché la base astratta del tribunale del riesame (conoscenza fonti giornalistiche) ha determinato la mancanza di riscontri probabilistici indagatori, in persone “ipoteticamente sospettabili”, d'altronde il tribunale del riesame si è trovato a dover giudicare sui convincimenti del gip che poggiavano su ipotesi probatorie psichiatriche, invalutabili, e sulle perizie delle indagini sperimentali, tutt'altro che determinanti - e senza un sì di concreto per questo, ha deciso che i pericoli di fuga e di reiterazione del delitto verso altri membri della famiglia da parte della Franzoni non sussistessero. Nei fatti mi sembra che nulla sia cambiato - con il giudizio della cassazione credo che sia cessata ogni ipotesi oggettiva per quello che riguarda le interpretazione delle indagini sperimentali - e le logiche interpretative di tutto ciò casualmente spingono il tutto in linea con le tesi difensive del Processo di "Milano". Mi auguro di non dover assistere ad un gioco delle parti e dei partecipanti

 

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Saturday, July 13, 2002 3:15 PM

Subject: L' ? nasce spontaneo?

 

?

mi chiedo, un po’ leggendo i giornali, che riportano tra l’altro l’ipotesi espressa dalla cassazione, che l’orario a cui fa riferimento l’ordinanza di carcerazione della Franzoni del gip di Aosta, che ha determinato i tempi degli accadimenti che hanno influito sulla morte del bambino non sono affatto con certezza dimostrabili, e in considerazione di tale fatto qualora sia vero, mi chiedo in base alla mancanza di un movente certo, senza nessuna
prova, con l'indimostrabilità dei gravi indizi (che il tribunale di merito doveva in dialettica dimostrare, in aggiunta alla dialettica del gip) se non per deduzioni astratte, come sia possibile, e “ignorantemente” mi chiedo
sempre in base alle notizie di stampa e "tv" come sia legittimamente ammissibile che la cassazione trovi un errore di forma nell’ipotesi di un processo fantastico nella mente dei giudici del riesame. In una loro prevenzione dialettica soggettiva, alle tesi dell'ordinanza di carcerazione, tanto da trasformare un'ipotesi probabilistica (i terzi) in una prova.

N.B. [ho appena letto tramite il messaggio di eius, le motivazioni della cassazione e quelle precedenti del tribunale del riesame - e l'unica cosa che ho rilevato sono le discrepanze tra quello che dice la cassazione e quello ch’è scritto sulle motivazione del tribunale del riesame. Vi è la differenza tra un atto giuridico di qualità, quello del riesame, e uno che assomiglia ad un articolo di un giornale di cronaca rosa, e con rispetto per la cronaca rosa, mi sembra che si dibatta di atti giudiziari, voglio pensare che sia il classico caso di un incontro tra chi è molto capace e chi lo è meno, solo così mi posso spiegare quello che ho letto - a questo punto non posso far altro che fare gli auguri ai partecipanti e dico loro di incrociare le dita, perché le persone capaci sono una minoranza.]

P.S.
Per il N.G.  i frammenti di articoli sottostante sono proprietà del quotidiano la Stampa, non fanno riferimento a nessun autore specifico, avendoli io opportunamente identificati citandone la provenienza non dovrebbero incorrere in nessun diritto d'autore, altrimenti possono essere liberamente depennati da voi del N.G.  o per voi opportunamente segnalatomi da me.

 

[.]
«Osserva la Corte -si legge nelle motivazioni depositate oggi- che lo sviluppo del percorso motivazionale della pronuncia di annullamento dell'ordinanza coercitiva emessa nei confronti di Anna Maria Franzoni è decisamente inficiato dalla mancanza di un autentico e valido rigore interpretativo, dato che l'affermata assenza di gravità del quadro indiziario non trova giustificazione alcuna in un organico e coerente apprezzamento degli elementi probatori acquisiti, nè risulta articolato attraverso passaggi logici dotati della indispensabile saldezza». (La Stampa)
[.]

Prosegue la Cassazione, nel suo rimprovero ai giudici di merito, e essi fanno balenare questo scenario ipotetico «optando per spiegazioni alternative, a volte forzate (come la credibilità attribuita sempre e comunque a molte delle dichiarazioni via via 'corrette' della Franzoni) e a volte fin troppo rigide (come la determinazione dell'ora della aggressione della vittima), anche se di per sè certamente non illogiche». (La Stampa)

[.]

In sostanza i giudici di piazza Cavour ritengono che ci sia stata, da parte del tribunale del Riesame una «aprioristica impostazione iniziale di ritenere - apodisticamente e a livello di mero sospetto - nel delitto opera di persona diversa dalla Franzoni costituisce l'antefatto dialettico della svalorizzazione di tutti gli indizi raccolti a carico della donna». Questa impostazione «ha spinto il tribunale ad inquadrare forzatamente elementi di per se equivoci ed estremamente labili in un'ottica deformata e deformante, la cui validità è meramente presupposta perchè prescinde da una verifica puntuale e concreta dei dati a disposizione, sui quali e soltanto sui quali doveva incentrare le proprie valutazioni». (La Stampa)

 

Il lavoro e la capacità di governo (censurato)

 

La politica sul lavoro, da dove nasce e perché ve ne è necessità? Se devo definire un’immagine di progresso nel lavoro non posso non dire che esso debba improntarsi sulla possibilità di scegliere in autonoma consapevolezza il modo creativo con cui l’individuo partecipa alla libertà del mondo, attraverso la sua libertà. In un progetto di progresso l’intento di un ideale umano, comprendente tutte le sfere dell’esistere è componente essenziale per muoversi in coerenza con tale fine - per rendere applicabili e realistici i modi che danno significato e scopo al lavoro. Per buona parte dell’esistenza del mondo moderno il tutto è stato governato dalle leggi del bisogno mediate da chi deteneva il potere, applicando le regole che più soddisfacevano il consolidamento del proprio stato di potere che voleva dire poter scegliere. Tutto ciò ha reso consueto e legittimo lo schiavismo e la conquista per mezzo della guerra che determinava chi dovesse legittimamente governare (forse a parte l’enigmatica presenza di Giovanna D’Arco) tutto fin nei recenti anni dell’800. In una fase di questo secolo il potere si è unito sempre più alle logiche economiche, che divenivano bisognose di un’organizzazione per la produzione delle merci, che rendesse più proficue le possibilità di produrre ricchezza, con le nuove tecnologie che si andavano via via determinando, (rivoluzione industriale). Da qui in poi si assiste ad un esponenziale sviluppo dello studio “delle psicologie sociali”, per far si che il controllo sui processi produttivi di massa, attraverso il potere, trovi un controllo sempre più stabile sul volere dell’individuo; …ogni organizzazione sociale viene sviluppata attraverso il formarsi di tecniche che tendono a determinare quali siano i sentimenti che l’individuo deve provare, con l’istigazione delle sensazioni che (le determinano) attraverso tecniche di carattere sociale determinano un fine sin nei più comuni gesti della vita sociale (qui possiamo riscontrare la nascita del concetto d’informazione attuale). Nelle teorie di Klages possiamo vedere il sublimatore dell’istinto di morte di quel periodo. Questo, con gli apici delle guerre mondiali, e nella diversificazione di carattere ideologico fino a una quindicina di anni fa, se poi pensiamo alla Cina fino 6,7 anni fa. Ora, in questi tempi così rapidi stiamo assistendo al manifestarsi della degenerazione del liberismo economico e in esso al decadimento degli ideali di progresso umano, nelle degenerazione del capitalismo. Il sistema degli Stati Uniti che è la massima espressione di ciò, “nella rappresentazione del mondo”, sta perdendo i pezzi, le conseguenze di imbarbarimento delle possibilità di scelta dell’individuo sono sempre più pressanti, giacché i bisogni primari fisiologici, quale cibo e salute, possono essere garantiti solo assecondando processi di controllo sociale che possono essere garantiti solo da attitudini egoistiche che determinano la competitività gerarchica dell’accumulo di denaro finalizzato al potere, per acquisire le possibilità di scelta. In sostanza sembra che nulla sia cambiato dai primordi, giacché liberismo non significa libertà. “In questa società”, i comportamenti sono regolati da quelle funzioni del cognitivismo o cognitive che fanno delle teorie di pensiero, non lo strumento per la comprensione del pensiero altrui, ma sono lo strumento con cui un pensiero cerca di controllare e influire su quello altrui per affermarsi, a detta degli stessi cognitivisti anche le informazione generate, per tale scopo, attraverso il corpo, tendono a mentire per affermare il pensiero. In sostanza sembra che nella società americana dopo i tre quattro anni di età tutti non facciano altro che mentire per affermarsi e che ci sia una corrispondenza tra la capacità di affermarsi e quella di mentire. Il paradosso americano in tal senso è così clamoroso, che le industrie barbaramente privatizzate, e determinanti per il funzionamento della nazione Americana, stanno cercando di salvarsi con clamorosi falsi in bilancio dei loro dirigenti. Naturalmente non vorrei che qualcuno mi tacciasse di Bel Laden-dismo, la menzogna contro Dio è teologicamente di gran lunga più grave, ma va anche detto che la “menzogna” è sempre contro Dio. Per tornare all’Italia non capisco perché si vogliano intraprendere strade che così bene ci dicono quali saranno le conseguenze e non si riesce sul piano culturale a ristabilire nella società italiana quel significato, quel contenuto di libertà che da senso allo svolgimento della vita dell’individuo, aumentando i significati del perché si lavora, senza ridurli ai bisogni primari per il potere. Ogni ipotesi che ambisca a qualcosa di meno, non può che determinare mediocri espedienti economici che vengono abusivamente ritenuti creativi, “ma per essere intesi in tal modo c’è bisogno di rifarsi alle tesi della psicologia cognitiva”.

 

Banda Larga (forum La Stampa)

 

Internet, dico la mia

 

Per me la Telecom ha basato la politica degli ultimi anni sul far pagare la tecnologia all’utente più che i sevizi, sfruttando i ritardi strutturali per l’innovazione tecnologica, ciò ovviamente ha limitato le diversificazione dei servizi e la libertà dell’accesso ad essi. Ciò ovviamente è andato a discapito della stessa Telecom che ha perso il vantaggio di cui usufruiva per l’innovazione tecnologica. E del resto penso che se non c’è un’offerta di internet su fibra ottica dubito ci sia un sostanziale sviluppo della diversificazione dell’offerta. E allora viene da chiedersi quando si dovrà aspettare per una pluralità di offerta in tal senso, per un pubblico sempre più ampio, in sostanza quanto un numero sempre maggiore di persone potrà usufruire di ciò? In mancanza di questo in Italia si stanno sviluppando accessi ad internet quali l’adsl che non sono al momento paragonabili alle possibilità della fibra ottica, ma che già con un po’ di aumento della velocità danno accesso ad un più rapido uso all’informazioni e servizi disponibili. Se i costi per i gestori si stanno determinando esosi credo sia dovuto solo al ritardo dello sviluppo tecnologico generale. In questa situazione anche il solo meccanismo per induzione pubblicitaria, in internet, rende ritardante l’accesso all’informazioni e pensare che essi possano poggiare sull’aiuto dei contenuti come in una televisione commerciale, credo non sia utile. Comunque va detto che in USA la fibra ottica è diffusa ma il flopp della nuova economia c’è stato ugualmente; credo però, che vada detto che il problema dello scambio dell’informazione per mezzo dell’acquisto delle merci in USA, trova un terreno che paradossalmente se pur già consolidato sul sistema virtuale dei pagamenti, trova lo stesso incerto virtualizzare ancor di più la fiducia in un’azienda e nel suo prodotto soggetto a regole di verifica non dirette. Non so se questo sia dovuto oramai all’eccesso dell’uso della moneta virtuale, ma c’è da dire che se pur la cultura americana ha sempre avuto disponibilità alle virtualità della borsa, di questi tempi vi può capitare per ipotesi paradossale, che un cliente inesistente compri da una azienda inesistente e che questa veda i suoi titoli in borsa, crescere, solo con questo paradosso è immaginabile quello che sta in questi giorni accadendo negli USA con gli scandali. E ciò ci può far intendere quale sia il rapporto delle informazioni con la realtà. Ora per accorciare il discorso, non parlerò della psicologia sociale che può determinare ciò – faccio solo un esempio di cui sono partecipe io, di un’azienda di cui non so se devo citare il nome, con cui ho scambi di carattere di compra vendita da molti anni, da un po’ di tempo posso acquistare da tale azienda anche attraverso internet e nel farlo sono rimasti inalterati i rapporti di fiducia e pertanto posso pagare come ho sempre fatto, tramite bollettino postale, naturalmente a questo si sono incrementate le mie possibilità di acquisto e ho l’eventuale “scelta” di usufruire qualora lo volessi di altre forma di pagamento che comportano uno scambio di informazioni diverso, quali carte di credito. Ho citato questo mio esempio perché credo che l’eccesso di virtualizzazione del denaro sia tutt’altro che una componente di fiducia per gli acquisti in internet, data la stessa natura del modo in cui essi avvengono, e il vincolare, ridurre la funzione del pagare tramite le possibilità della “moneta reale” non dà maggiori rassicurazioni, ma aumenta le possibilità d’incertezza delle informazioni che si acquistano tramite il prodotto. Gli Usa ci stanno insegnando in questi giorni. Credo che non si possa non tener conto di tutto questo se si vogliono abbassare i costi di tutti i partecipanti ad internet. E spiritosamente vorrei concludere con una battuta – leggo nell’articolo di presentazione che si vuole dire banda larga l’ADSL e allora scusate la fibra ottica che cos’è la banda XL.

Cordialmente

Patrizio Marozzi


----- Original Message -----

From: Patrizio Marozzi

To: vzucconi@aol.com

Sent: Monday, July 15, 2002 1:09 PM

Subject: Funzioni mentali

 

ore 13

 

Gentile direttore,

le scrivo queste brevi righe per dirle che le censure, di cui oramai, posso dire, sovente sono oggetto da parte dei forum de La repubblica, le trovo del tutto inqualificabili, se non appunto in un costrutto ci censura illegittima, pur anche nei prescritti regolarmente da voi enunciati, ma arbitrariamente interpretati. Trovo pertanto carente sul piano del leggere e scrivere il redattore che si occupa del Forum e sul piano deontologico prescrivibile il comportamento. Non posso più mettere in dubbio che "la Critica" che sovente viene espressa nel giornale faccia parte solo di un ordine di facciata economico, che io non condivido. Per chiarezza le allego il testo censurato, che ho inviato regolarmente al forum in tre parti distinte, ognuna delle quali può essere intesa autonoma nel significato sintattico, ma che nella libera scelta del lettore può essere ricostruita nel forum. Ovviamente a lei le invio la versione completa. Aggiungo che dato che non sono né Santoro, né Biagi prevedo tempi difficili per la libertà di espressione e di pensiero, penso questo dato la rilevanza del suo giornale.

 

Cordialmente

 Patrizio Marozzi

 

 

Il lavoro e la capacità di governo

 

La politica sul lavoro, da dove nasce e perché ve ne è necessità? Se devo definire un’immagine di progresso nel lavoro non posso non dire che esso debba improntarsi sulla possibilità di scegliere in autonoma consapevolezza il modo creativo con cui l’individuo partecipa alla libertà del mondo, attraverso la sua libertà. In un progetto di progresso l’intento di un ideale umano, comprendente tutte le sfere dell’esistere è componente essenziale per muoversi in coerenza con tale fine - per rendere applicabili e realistici i modi che danno significato e scopo al lavoro. Per buona parte dell’esistenza del mondo moderno il tutto è stato governato dalle leggi del bisogno mediate da chi deteneva il potere, applicando le regole che più soddisfacevano il consolidamento del proprio stato di potere che voleva dire poter scegliere. Tutto ciò ha reso consueto e legittimo lo schiavismo e la conquista per mezzo della guerra che determinava chi dovesse legittimamente governare (forse a parte l’enigmatica presenza di Giovanna D’Arco) tutto fin nei recenti anni dell’800. In una fase di questo secolo il potere si è unito sempre più alle logiche economiche, che divenivano bisognose di un’organizzazione per la produzione delle merci, che rendesse più proficue le possibilità di produrre ricchezza, con le nuove tecnologie che si andavano via via determinando, (rivoluzione industriale). Da qui in poi si assiste ad un esponenziale sviluppo dello studio “delle psicologie sociali”, per far si che il controllo sui processi produttivi di massa, attraverso il potere, trovi un controllo sempre più stabile sul volere dell’individuo; …ogni organizzazione sociale viene sviluppata attraverso il formarsi di tecniche che tendono a determinare quali siano i sentimenti che l’individuo deve provare, con l’istigazione delle sensazioni che (le determinano) attraverso tecniche di carattere sociale determinano un fine sin nei più comuni gesti della vita sociale (qui possiamo riscontrare la nascita del concetto d’informazione attuale). Nelle teorie di Klages possiamo vedere il sublimatore dell’istinto di morte di quel periodo. Questo, con gli apici delle guerre mondiali, e nella diversificazione di carattere ideologico fino a una quindicina di anni fa, se poi pensiamo alla Cina fino 6,7 anni fa. Ora, in questi tempi così rapidi stiamo assistendo al manifestarsi della degenerazione del liberismo economico e in esso al decadimento degli ideali di progresso umano, nelle degenerazione del capitalismo. Il sistema degli Stati Uniti che è la massima espressione di ciò, “nella rappresentazione del mondo”, sta perdendo i pezzi, le conseguenze di imbarbarimento delle possibilità di scelta dell’individuo sono sempre più pressanti, giacché i bisogni primari fisiologici, quale cibo e salute, possono essere garantiti solo assecondando processi di controllo sociale che possono essere garantiti solo da attitudini egoistiche che determinano la competitività gerarchica dell’accumulo di denaro finalizzato al potere, per acquisire le possibilità di scelta. In sostanza sembra che nulla sia cambiato dai primordi, giacché liberismo non significa libertà. “In questa società”, i comportamenti sono regolati da quelle funzioni del cognittivismo o cognitive che fanno delle teorie di pensiero, non lo strumento per la comprensione del pensiero altrui, ma sono lo strumento con cui un pensiero cerca di controllare e influire su quello altrui per affermarsi, a detta degli stessi cognitivisti anche le informazione generate, per tale scopo, attraverso il corpo, tendono a mentire per affermare il pensiero. In sostanza sembra che nella società americana dopo i tre quattro anni di età tutti non facciano altro che mentire per affermarsi e che ci sia una corrispondenza tra la capacità di affermarsi e quella di mentire. Il paradosso americano in tal senso è così clamoroso, che le industrie barbaramente privatizzate, e determinanti per il funzionamento della nazione Americana, stanno cercando di salvarsi con clamorosi falsi in bilancio dei loro dirigenti. Naturalmente non vorrei che qualcuno mi tacciasse di Bel Laden-dismo, la menzogna contro Dio è teologicamente di gran lunga più grave, ma va anche detto che la “menzogna” è sempre contro Dio. Per tornare all’Italia non capisco perché si vogliano intraprendere strade che così bene ci dicono quali saranno le conseguenze e non si riesce sul piano culturale a ristabilire nella società italiana quel significato, quel contenuto di libertà che da senso allo svolgimento della vita dell’individuo, aumentando i significati del perché si lavora, senza ridurli ai bisogni primari per il potere. Ogni ipotesi che ambisca a qualcosa di meno, non può che determinare mediocri espedienti economici che vengono abusivamente ritenuti creativi, “ma per essere intesi in tal modo c’è bisogno di rifarsi alle tesi della psicologia cognitiva”.

 

Censura (censurato e un ora dopo chiuso il forum) la battaglia sul lavoro

 

Per evitare di incorrere in altre censure sui contenuti dei miei messaggi al forum dico che non so chi vincerà la partita tra il governo e Cofferati – e chi sarà il prossimo, il prossimo a mettere il pallone al centro del campo. Comunque mi sfugge chi sia l’arbitro. L’unica cosa seria che trovo oggi sui giornali tra quelle dette ieri e i vari propositi di legge di oggi del governo, è che la GM ha deciso di dismettere le azioni della FIAT – non ho mai capito in un mercato Usa, ancorato al petrolio, con il prezzo del carburante molto meno caro del nostro, quali vantaggi in ricerca avrebbe portato alla fiat nel settore dell’auto, come annunciò all’epoca la dirigenza della casa italiana l’avvicinamento alla GM (tanto più con il possesso della Ferrari). In conseguenza di ciò mi auguro che ci sia un avvicinamento a quelle case europee che hanno già sperimentato efficacemente nuove soluzione di carburante – senza le quali è ipotizzabile solo una forte riduzione del settore dell’auto e sua stabilizzazione – non pensiamo più ad incentivi e cose del genere – una macchina con benzina verde e catalizzata doveva camminare dentro i monumenti – non dico che sia solo colpa della fiat, tanto più che ho un auto di un’altra marca. Magari prima della forma mentis adeguata all’idrogeno – con il “gas” per rassicurare le scelte dell’Eni e renderla partecipe della riduzione dei prezzi. L’economia Italiana non ha varietà di scelta e si sostiene tramite gli indotti. Cofferati vuole le regole che garantiscano le caratterizzazioni del lavoro, il governo è interessato ai flussi di capitale più di borsa che altro. Chi sia più elastico dei due non lo so – e come finirà la partita neanche.

 

Per il moderatore, solo per lui

Autore: Ugo2000 (---.wise.edt.ericsson.se)
Data:   17-07-02 16:37

Sporco bolscevico ti sto monitorando le telefonate e so a chi telefoni a spese della ditta che ti dà il lavoro.
Volevo dirti che sei una canaglia e che mi fai schifo ma poichè mamma mi ha educato non lo dirò ( pur dicendolo nel non dirlo...eh eh che furbetto che sono!)

 

Inoltre il vostro forum funziona male: quando clicco sui link dei miei siti porno non riesco più a scaricare il "materiale" di mio interesse: voi rossi me lo avete sconfigurato da remoto.

Eh..schematismi dell'Est!  

 

Solidarietà a Ugo2000

Autore: Patrizio Marozzi (---.27-151.libero.it)

Data:   17-07-02 17:00

 

Spero per questo di non essere ancora censurato, così caro moderatore potrà dimostrare a me che lei e il suo direttore Web, siete in grado di non insultarmi continuamente censurando i miei messaggi. é libero di spiegare pubblicamente quel che vuole, io non risponderò come è costume da parte vostra per i miei messaggi privati, per spiegazione inviativi. Naturalmente il mio messaggio giungerà all'interlocutore Ugo 2000, quindi potete ancora censurarmi tranquillamente, Grazie.

 

Ti ringrazio della solidarietà...ma per cosa?

 

Ovviamente non posso sapere i motivi del tuo dissenso nei confronti del moderatore, ma non per questo ho ritenuto che fossero meno validi dei miei, che può darsi  abbiano altre ragioni. Comunque ho visto nel tuo messaggio il chiaro intento di protestare, usando una forma alquanto esplicita e che mi ha fatto intendere che da parte del moderatore ci fosse stato un comportamento scorretto, non spiegato. In questo mi sono sentito
perfettamente solidale con la tua protesta - e in linea di massima anche nei contenuti letterari. Aggiungo e ti dico con certezza che delle diverse censure, che in diversi forum sono stato oggetto non ve ne era alcuna che avesse un corrispettivo né con il regolamento del Forum, né l’uso del software, né tanto meno nei contenuti, consoni alla libertà di espressione e di pensiero nell'ambito del rispetto dell’altrui libertà. Spero di aver risposto alla domanda da te postami e nell’inviarti i miei cordiali saluti, aggiungo che è stato utile per me solidarizzare con la tua protesta perché mi ha permesso nella libertà dell’interpretazione dei partecipanti al forum di superare quella logica pretestuosamente immotivata che ha dato luogo alla
mia censura.


Cordialmente
Patrizio Marozzi

 

Caro Patrizio,

anche io trovo che a volte le censure del moderatore
siano "discutibili" e per niente collegate ai
contenuti del messaggio. Ciò dipende anche da quale
moderatore è di turno. Solitamente sono aperti e
filtrano poco ma ce ne deve essere uno particolarmente
depresso che taglia i messaggi come fosse un tosaerba.


Nonostante ciò mi spiace sinceramente deluderti: il
mio messaggio era una presa in giro di un messaggio
analogo di un certo “Luca-Roma” che aveva "minacciato"
il moderatore in maniera ridicola.

Ecco il messaggio delle 16.13 del 17/7/02:
http://www.kwforum.kataweb.it/forum_new/elezioni/read.php?f=35&i=248&t=248
Data:   17-07-02 16:13

Caro Moderatore, non si legge più niente.
Vuoi ripristinare i links ai rispettivi messaggi?
Manco le basi, vero?
Ma dove l’hai trovata la qualifica di moderatore? Nelle patatine, vero?
O forse alla festa dell’unità?
Ti volevo dire che mi fai pena... ma non te lo dico!!!

Ti dico solo che sto loggando TUTTA l’attività del forum...
Quindi sto tracciando anche tutte le censure che hai regalato al sottoscritto...

Così, sai, per produrre un resoconto con prove della grande libertà e democrazia di cui vi sentite licenziatari, da mandare ad un pò di testate di centro destra...

Luca - Roma
Appena l’ho letto mi sono fatto due grasse risate alla
faccia di questo poverello e ho voluto sbeffeggiarlo
un po’. Quindi alla fine il mio messaggio era più di
solidarietà che di critica al moderatore che in questa
occasione era stato attaccato assai maldestramente.

Grazie comunque...e a risentirci sui forum
Ciao
Ugo

 

Gentile Ugo,

Ti chiedo scusa se ti disturbo ancora, ma lascia che ti dica di osservare con attenzione, la dimensione di certe notizie date da repubblica, che sono più annunci a pappagallo che reale atto di critica del dissenso, certe volte sembra più una questione di facciata che di contenuti - io ormai sono
convinto di questo - Ti dico che l’apparente libertà che sembra esserci parlando di tutto e del contrario di tutto nel forum non è così autentica come sembra e la generalizzazione dei luoghi comuni che spesso ci si trova è
del tutto fuorviante - del resto non credo che i Forum siano oramai solo un gioco. Per questo esiste un piano culturale che fa della critica espressione di attenta analisi dei fatti seppur nella dimensione di contraddittorietà
letteraria di un Forum. Sviscerare certe tesi - di critica - contro le contraddizioni di un governo nell'ambito di una struttura sociale che va al di là della sola dimensione governativa, magari con riferimento ad atti economici internazionali, associare questo magari alla profondità di una critica letteraria è fastidioso perché non è codificabile, la libertà deve essere gestibili e apparente, un po' come avviene nelle televisioni commerciali. Ti do un consiglio, anche se credo che tu non ne abbia bisogno, chiediti sempre perché puoi esprimere liberamente ciò che magari ad altri non è "apparentemente" consentito.

Cordialmente
Patrizio Marozzi

 

 

Autore: Patrizio Marozzi (---.27-151.libero.it)
Data:   31-07-02 15:53 (forum La Repubblica)

Troppo Sospettosi

…il legittimo sospetto che mi sovviene data l’urgenza con cui si vogliono “applicare” certe leggi è quello che insieme ad altri provvedimenti proposti ultimamente, sia fatto per bloccare il processo di Milano, e mettere più “cose” possibili nel calderone mediatico…ma il legittimo sospetto è anche che come avviene in sceneggiatura cinematografica avvenga quel “ribaldone” che mentre tutti aspettano che accada… si verifica il quasi contrario e allora…il legittimo sospetto è che ci siano troppi pappagalli compreso La Repubblica che pur sempre qualcuno deve acquistare…il legittimo sospetto è che se non c’è nel governo un’arroganza nelle vedute governative, vi è in esso la rappresentanza-zione di un organigramma di potere più ampio…e il legittimo sospetto è che nella battaglia per il potere, qualunque esso possa essere nell’espressioni di codifica leggi-ferina possa alla fin fine vincere il Cavaliere…comunque il legittimo sospetto di tutto ciò è l’unica cosa che resta e non mi sembra che ciò mi renda più libero, non so se anche questo è un legittimo sospetto o se sono solo poco sospettoso.
“TV - la Camera è convocata il 3 settembre 2002 alle ore 12” buone vacanze a tutti.

 

Dopo l’approvazione del senato

Legittimo sospetto, rifiutata la richiesta degli azzurri
Pecorella: "Questione è chiusa". Fassino: "Atto ineccepibile"
Casini stoppa Forza Italia
"Niente commissione d'agosto"
Il presidente della Camera: "Assegnerò il testo Cirami
il 3 settembre, alla prima convocazione dell'assemblea"

Ugo 2000

Sarà vera gloria, Ai poster l’ardua sentenza

 

In definitiva di questo tutto un po’ or ora scritto, c’è poco altro da aggiungere, il governo italiano, con in testa il Cavaliere Berlusconi, continua nella sua opera di acquisizione del potere sempre più ampio, riconvertendo le istituzioni a suo uso e consumo. Il paradosso dei falsi in bilancio degli USA crea sempre più potere nelle mani del presidente e di chi tramite lui appoggia i propri interessi, e non vi è niente che non gli permetta di abusare delle informazioni a suo uso e consumo, dopo gli ultimi crolli anche il sistema pensionistico ha tolto garanzie ad un’altra fetta della popolazione Usa, già senza la sicurezza dell’assistenza sanitaria e quant’altro… e mentre Bush pensa alla prossima guerra, in una base americana scoppia la sindrome di Kabul, cinque soldati appena ritornati dall’Afghanistan hanno ucciso le proprie mogli. Comunque sia non c’è potere al mondo che riesca a lasciare libero ogni individuo, al riparo delle sorti comuni non scelte. Gandini il Gip di Aosta si è visto capitare una madre che ha annegato i suoi due figli in un evidente stato di alterazione della coscienza, chissà cosa avrà pensato del gran casino che ha scritto sull’ordinanza di Cogne. A proposito il processo di Cogne è diventato sempre più un processo mediatico (con il nuovo difensore Taormina) e allo stato attuale l’accusata è giudicata perfettamente in grado di intendere e di volere, eppure sembra che tutti vogliano questo processo…fino a quanto servirà… se volete informazioni sul perché letterario dei luoghi di cui qui si parla, dovete leggere i libri in cui Patrizio Marozzi vi fa riferimento, oppure potete informarvi in altre fonti dei fatti medesimi. Io continuo nel frattempo a scrivere questo libro.

 

…storia e fatti dell’economia contemporanea – con relativi partecipanti e pubblicità

----- Original Message -----
From: <soldi@guadagno.it>
To: <patrizio.marozzi@libero.it>
Sent: Tuesday, January 29, 2002 12:00 AM
Subject: Come ti avevo promesso.....Ciao


> Vorresti Davvero Guadagnare con Internet?
> Bene, la prima cosa da fare è salvare su disco questa pagina per averla a portata di mano anche se il tuo PC non è connesso a Internet, poi copia  tutto in Word o in Blocco Note e stampalo, così lo potrai leggere con più attenzione.
> Questo Sistema è diverso da tutti gli altri, quindi se non ti fidi leggi con attenzione le istruzioni per valutarlo, e  quando le avrai comprese ti assicuro che sarà per te IRRESISTIBILE la voglia di partecipare.
>
> QUESTO E` SENZA DUBBIO IL GIORNO PIU' FORTUNATO DELLA TUA VITA !! IMMAGINA
A COSA POTRESTI FARE CON 1.5 - 2 MILIARDI DI LIRE... SEI UNO DEI PRIMI FORTUNATI ITALIANI A RICEVERE QUESTA FAMOSA MLM E- MAIL, DELLA QUALE TUTTI STANNO PARLANDO, E DELLA QUALE LA TELEVISIONE E TUTTI I GIORNALI ITALIANI HANNO DEDICATO AMPIO SPAZIO NELLE SCORSE SETTIMANE !!! 1.5 - 2 MILIARDI DI LIRE IN SOLE 6 SETTIMANE !!! GARANTITO !!! FINALMENTE TRADOTTA ANCHE IN ITALIANO, PER IL TUO SUCCESSO !!! UN SISTEMA CHE ANNULLA COMPLETAMENTE TOTOCALCIO, TOTOGOL, LOTTO, ENALOTTO E LOTTERIE VARIE !!! BASTA GIOCARE E
SPRECARE SOLDI INUTILMENTE !!! COMINCIA A VINCERE UNA VOLTA PER TUTTE 1.5 -
2 MILIARDI DI LIRE OGNI 6 SETTIMANE FINO A QUANDO SARAI STUFO DI TUTTI QUEI
SOLDI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
>
> Proprio cosi` !!! Si, basta preoccuparsi del lavoro, del quale non se ne puo` piu`, dei soldi, che non sono mai abbastanza, di quella vacanza che VORRESTI ma e sempre più lontana!!! GRAZIE A QUESTA E-MAIL RICEVERAI
1.5 - 2 MILIARDI DI LIRE OGNI 6 SETTIMANE !!! ASSICURATO
> !!! Quindi
> il mio consiglio e` quello di cominciare A TIRARE FUORI I SOGNI DAL CASSETTO !!! Immagina per un attimo cosa potresti fare, ad esempio potresti ordinare la nuova, fiammante, Lamborghini Murcielago che ti meriti, oppure recati alla banca e pagare una volta per tutte quel mutuo sulla casa o appartamento !!! Oppure potresti prenderti un paio di mesi di vacanza o crociera in uno di quei posti esotici dei quali hai sempre sognato, poi
ritornato a casa decidere cosa fare con piu` di un miliardo ancora a disposizione !!! Alle volte la realtà può sembrare un sogno ma come sai CON  I SOGNI NON SI RISOLVE NULLA !!! Questa e` PURA REALTA` e succedera` anche a te nelle prossime 6 settimane, grazie all'incredibile sistema MLM americano
!!! 6 SOLE SETTIMANE: questo e` quanto ci vuole per accumulare un minimo di
$750.000 DOLLARI AMERICANI, PARI A UN MILIARDO E MEZZO DI LIRE ITALIANE, ED
ENTRARE NEL CLUB DEI NUOVI MILIARDARI DEL QUALE HAI SENTITO PARLARE
ULTIMAMENTE ALLA TV !!!
>
> Hai perso I servizi speciali in onda su Raitre, Canale5 e altre emittenti televisive locali riguardo questo incredibile sistema americano ??? Non importa, perche` questa e` la famosa e-mail dei quali tutti parlano sulle reti televisive di tutto il mondo, non solo italiane. Dovuto alla ormai
crescente popolarita` di questa e-mail su Internet, alcune emittenti televisive italiane hanno dedicato ultimamente degli speciali sul come e` possibile guadagnare 1.5 - 2 miliardi di lire in 6 settimane, e per di piu` garantito. " Come e` possibile garantire una vincita del genere, insomma, qui si parla di un sacco di quattrini !!!", e` stato il commento di quasi tutti i conduttori dei vari programmi TV e articoli pubblicati. Gia`, come e` possibile ASSICURARE che qualcuno vinca davvero ??? Il risultato e` stato piu` che sorprendente, perfino per I conduttori, che hanno espresso il loro desiderio di partecipare subito !!! In tutti gli speciali, non solo si e` evidenziato e provato che il sistema  funziona davvero e assicura la vincita a CHIUNQUE PARTECIPA, ma e` stato anche provato che non ci sono leggi in vigore (in Italia) che impediscono la partecipazione al programma. Creato negli USA qualche anno fa, e dopo aver generato non si sa quanti nuovi miliardari in tutto il mondo, e ricevuto l'attenzione di
emittenti televisive e telegiornali in numerosi paesi del mondo, e` finalmente approdato anche in Italia, grazie alla cortese collaborazione di un italiano residente negli USA, che ha finalmente deciso di tradurre questa e- mail in italiano, ed estendere l'opportunita` di diventare miliardari anche a tutti gli italiani che desiderano partecipare !!!
>
> Quante volte hai tentato la fortuna al Totocalcio ??? Totogol ???
Enalotto, lotterie???? Hai fatto fortuna ??? NO ??? E probabilmente il tutto ti e` costato una gran bella cifra !!! Non preoccuparti: finalmente e` arrivato il tuo momento, si, quello di vincere sul serio, garantito oltre il 200%, perche` e` stato provato che nessuno puo` perdere, nessuno !!! Non si puo` perdere per il semplice motivo che ci sono migliaia di nuovi giocatori ogni giorno che vogliono partecipare, e aspettano che i fortunati che sono
in possesso di questa e-mail (quale sei tu ad esempio), la spediscano anche a loro. Hai seguito ultimamente gli speciali in onda su RaiTre, Canale 5 e altre emittenti televisive locali riguardo il Super Sistema MLM americano
???
>
> In questa e-mail ti sveliamo il segreto di come diventare miliardari in sole 6 settimane, grazie ad un sistema incredibile, all'abbondanza di accaniti giocatori americani e soprattutto grazie ai miliardi di dollari americani !!!!!
>
> Se credi che questo sia uno dei tanti scherzi che si ricevono via e-mail, ti chiedo solo un paio di minuti del tuo tempo invitandoti a leggere questa lettera: e ti prometto che quando l' avrai terminata la tua vita sara` gia` cambiata !!! Questa e` la testimonianza di Claudio Tommasi, l'italiano che ha finalmente deciso di tradurre la piu` famosa e-mail oggi in circolazione:
>
> "Chi ti scrive e` un italiano, Claudio Tommasi, nato e cresciuto a S. Michele all' Adige, una cittadina alle porte di Trento, nel nord Italia. Mi sono sposato e trasferito negli Stati Uniti nel 1994, dopo un corso estivo al Campus dell' Universita` del nord Colorado, e tuttora vivo con mia moglie e i miei due figli in una bellissima cittadina chiamata Fort Collins, sempre nel nord Colorado. La ragione per cui ti scrivo e` perche` ormai da 5 mesi
la mia vita e quella della mia famiglia e` totalmente cambiata. Perche` ???
Ho vinto la bellezza di $712.455 dollari, equivalenti a 1.426.862.000 lire
italiane, senza fare assolutamente nulla !!! Quello che e` successo a me succedera` a tutti quelli che decideranno di partecipare all'ormai famoso
"MLM American System": E` GARANTITO !!! Perche` e` l'unico sistema al mondo col quale non si puo` perdere, e` impossibile !!!". La sua testimonianza continua:
>
> "Se non hai seguito i programmi TV che spiegavano nei dettagli come si puo` vincere in 6 settimane una cifra che si aggira fra 1.5 e 2 miliardi di lire, non ha importanza perche` avrai bisogno di questa e- mail per partecipare. Senza questa e-mail non potrai entrare nel sistema,
semplicemente perche` hai bisogno di inserire i tuoi dati, affinché le persone possano spedirti i soldi direttamente a casa tua, come e` successo a me. Questa e` la mia storia: cinque mesi fa ricevetti una e-mail come questa, in inglese ovviamente, sembrava una di quelle tante che noi, qui in
America, chiamamo "junk" mail. Era probabilmente la 5-6 volta che ne ricevevo una simile. Quel giorno (per mia fortuna) decisi di leggerla e cercare di capire come funzionasse quel sistema. In vita mia non ho mai creduto nei "soldi facili", forse perche` dopo tutti gli anni e i soldi
spesi all' universita` in Italia, giocando mega-sistemi al
Totocalcio,Totogol, Enalotto, ecc., non ho mai vinto neanche 1000 lire !!!
Dopo aver letto quella e-mail, e facendo un po' di calcoli, pensai che il sistema aveva un grande potenziale, e che poteva decisamente funzionare. Decisi cosi` di provare,
senza dire niente a mia moglie. Feci quello che diceva il sistema: inserii il mio nome e dati nella e- mail, spedii le 5 lettere alle persone presenti sulla lista, ognuna contenente le mie informazioni per partecipare e una banconota da $5 dollari. Pensai: "In fondo, avrei speso la stessa cifra se
stasera avessi portato la mia famiglia al cinema, o se avessi comprato 2 biglietti della lotteria, dove la percentuale di vincita e` 1 su 25 milioni !!!". Dopo neanche 10 giorni cominciai a ricevere "tonnellate" di lettere di persone che mi richiedevano i 5 report che avevo precedentemente acquistato per $25 dollari: mia moglie mi chiese cosa stava succedendo. Aprii le lettere una ad una e cominciai a contare i soldi. Non potevo crederlo:
quello che diceva il sistema era vero, ero entrato nel vortice di un giro di giocatori americani incalliti !!! La
>  stessa settimana ci fu uno dei tanti speciali su uno dei telegiornali nazionali, e parlava di tutti questi nuovi miliardari che avevano fatto fortuna grazie ad Internet
(e-mail) e ad un sistema multi livello semplice ma efficacissimo: e io ero uno di loro.!!! Dopo qualche mese, decisi che avrei tentato di nuovo (poiche` il sistema è senza fine e si basa anche sul fatto che quasi ogni
vincitore rientra nel giro). Ma con l'andare del tempo pensai a tutti gli amici che avevo lasciato in Italia, compreso la mia famiglia, e il fatto che non avrebbero mai potuto avere la possibilità di partecipare e vincere come
avevo fatto io, in quanto non conoscevano la lingua inglese (lingua ufficiale del sistema). Cosi` decisi di tradurre quella e-mail e di farla circolare in Italia. Ecco perche` caro amico/a ti ho scritto, affinche` tutti possano avere la stessa opportunita` che ho avuto io e migliaia di
giocatori in tutto il mondo, di far avverare i loro sogni e finalmente vincere oltre un miliardo di lire. Se credi di aver bisogno di questo denaro questa e` l'opportunità della tua vita. Se invece di denaro ne hai anche troppo, per favore invia questa preziosa e-mail a tutti coloro che la
stanno ansiosamente aspettando, e che sono meno fortunati di te, poichè io non ho né il tempo né gli indirizzi e-mail di tutti quegli italiani che sono nel bisogno. Non essere egoista, dai la possibilità a qualcuno di toccare
finalmente il cielo con un dito. Quello che farai per loro, un giorno sara` fatto a te, credimi.
>
> Buona fortuna e un in bocca al lupo !!! Un caro saluto dagli Stati Uniti.
>
> Ciao, Claudio
> Tommasi."
>
> Grazie ad Internet e ad un programma imbattibile che ha già colto l'attenzione di alcune reti televisive italiane e straniere (oltre ai migliaia di servizi dedicati dalle televisioni americane) sveliamo il segreto di come e` possibile continuare a vincere la somma di 1.5 – 2 miliardi di lire OGNI 6 settimane (UN MINIMO DI 13 MILIARDI ALL' ANNO !!!).
>
> Ecco come funziona.
>
> I partecipanti provengono da tutto il  mondo, Australia, Canada, Inghilterra, Germania, Nuova Zelanda (paesi che
in genere sono di madrelingua inglese, o lo parlano come seconda lingua), ma il 92% di essi sono agguerriti americani, entusiasmati dai telegiornali degli USA che cercano di dare una spiegazione a questa incredibile ondata di nuovi miliardari, che solo nel secondo semestre del 2001 ha contato piu` di 928.000 fortunati soltanto negli USA.
>
> La ragione di questo successo è semplice: con il solo investimento di $25 dollari si entra in un giro mondiale, inviando e- mail gratuitamente a tutti quelli che vogliono partecipare e che sono in trepida attesa di farlo. Si, perché la chiave è proprio ricevere questa e-mail (che e` stata finalmente tradotta da un gentile italiano residente negli USA per il beneficio di tutti i giocatori italiani).
>
> Se non si riceve la e-mail non si accede al sistema e si è tagliati fuori.
Sei probabilmente uno dei primi italiani a ricevere questa e-mail, visto che e` stata tradotta soltanto un mese fa. Ci sono milioni di persone in tutta Italia e in tutto il mondo che sono ansiosi di ricevere questa e-mail da te.
Una volta che inserisci il tuo nome, indirizzo e indirizzo e-mail e` fatta, sei nel sistema e ci resterai fino a quando deciderai che ne hai abbastanza di tutti quei soldi !!!
>
> I partecipanti al giorno d'oggi sono stimati attorno ai 25 milioni, e crescono di giorno in giorno. Poiche` bisogna aspettare il proprio turno prima di rientrare in un nuovo giro (dalla 5 alla 1 posizione) chi esce (con un guadagno stimato in media fra 1.5 e 2 miliardi di lire) rientra di nuovo rispondendo ad un'altra e-mail che ha ricevuto nel
frattempo. Il risultato: un sistema che non ha mai fine, tenuto in piedi dai soliti giocatori e in piu` da tutti quelli che si uniscono ogni giorno, incrementando il massiccio scambio di denaro. Un giro di centinaia di miliardi al giorno, spediti in piccole banconote da $5 dollari ciascuna. Un programma che, GRAZIE AD INTERNET, non ha mai fine, poiche` i partecipanti entrano ed escono continuamente (non contando i nuovi partecipanti che si
uniscono ogni giorno) investendo ogni volta la piccola somma di 25 dollari, e intascando i miliardi spettanti ad ogni giro !!! Ovviamente si può uscire quando si vuole, non c'è nessun obbligo, ma perchè uscire quando si è parte di un club di miliardari ??? Gli USA stimano che almeno 927.900 di quei 928.000 nuovi miliardari sono già rientrati, centuplicando il numero di miliardari nei prossimi 6 mesi !!!
>
> La differenza fra i vecchi sistemi multi livello e questo e` molto semplice:
>
> 1: l' investimento è decisamente minimo, chiunque può permetterselo, giovane o vecchio, studente o impiegato, disoccupato o meno. Per iniziare si può anche partecipare in gruppi, se si vuole.
>
> 2: nessuna perdita di tempo nel convincere qualcuno a partecipare, poiche` grazie alle recenti trasmissioni televisive ci sono milioni di italiani pronti a giocare, e aspettano di ricevere questa e-mail da te.
>
> 3: la vincita è rapida: 6 sole settimane per una somma minima che si aggira fra i 1.5 e 2 MILIARDI DI LIRE !!! Un record, nessun sistema è mai stato tanto veloce quanto MLM American System !!!
>
> 4: non c'e` nessuna organizzazione dietro questo semplice ma efficace sistema. I soli giocatori tengono in piedi l'intero sistema (da loro "battezzato" MLM American System = sistema multilivello americano e attualmente dopo essere stato tradotto per l'Italia e integrato con
opportune modifiche e miglioramenti, MLM Italian System), che funziona alla perfezione da 2 anni a questa parte. Non c'è nessuna percentuale da pagare.
I soldi vengono scambiati e spediti direttamente alle case dei singoli giocatori. Tutti gli altri sistemi esistenti hanno una sede fissa, si appropriano di una grossa percentuale dei soldi investiti, li maneggiano e poi decidono chi deve vincere, per cui nessuna vincita puo` essere assicurata.
>
> 5: MLM è l'unico sistema esistente al mondo che ti permette una vincita multipla: si vince ogni 6 settimane, fino a quando si decide di ritirarsi, perchè se ne ha abbastanza di tutto quel denaro.
>
> 6: L' opportunità di ricevere informazioni gratis per incrementare e gestire le proprie vincite. Se decidete di partecipare, riceverete i 5 "reports" dai membri della vostra lista, che contengono informazioni utilissime, come scaricare GRATIS da Internet software elaborati e costosi
(valore di mercato di 1 milione di lire, completamente GRATIS !!!) per gestire, ricercare, scaricare e spedire e-mail a piu` di 10.000.000 di indirizzi (Avalanche, NetTron, DirectMail, ecc.), più tante altre utilissime informazioni sul come incrementare le vincite con il sistema, completamente
GRATIS !!!
>
> Questo e` il segreto di MLM American System: la vincita e` 200% assicurata !!! Non si puo` perdere, e` impossibile !!! Come spiegato sullo speciale di RaiTre, il sistema funziona ogni giorno per milioni di giocatori, non c'e`
dubbio. Chi si inserisce ha la certezza matematica di ricevere ALMENO 1.5 -
2 miliardi di lire nel giro di 6 settimane, perche` ricevera` i soldi da coloro che hanno gia` vinto ma desiderano rientrare e raddoppiare, triplicare, ecc. la loro vincita (NON CONTANDO SULL'INGRESSO DI MIGLIAIA DI
NUOVI PARTECIPANTI OGNI GIORNO). Il conduttore della trasmissione di RaiTre ha commentato cosi`: "Seriamente, non ho mai visto niente del genere sino ad
oggi !!!". MLM American System e` stato definito "IL GENERATORE DI BENESSERE DEL XXI SECOLO !!!". E tu ??? Sei pronto ad unirti al club di miliardari ???
>
> Il principio è quasi simile a quello utopico del "se ognuno dei 5 miliardi di persone oggi esistente sulla terra spedisse 1 dollaro a tutti gli altri, vivremmo in un mondo di miliardari". Il fatto e` che non si può costringere qualcuno a versare dei soldi ad un altro individuo. Ecco che il concetto di MLM entra in gioco: ci vuole un club di giocatori intenzionati a scambiarsi ogni 6 settimane 5 dollari a testa, collezionando 1.5 - 2 miliardi a turno.
Questo e` il semplice segreto di un sistema che non ha eguali in tutto il mondo: MLM American System. Non c'e` nessuna organizzazione dietro MLM che trattiene percentuali come altri sistemi, dove il solo che colleziona denaro e` l'ente che giostra il tutto. MLM e` un club di oneste persone comuni COME  TE che hanno tutto l'interesse di tenere in piedi un sistema che genera
benessere per tutti. I soldi contenuti nelle lettere vengono spediti direttamente alle case dei partecipanti, e non raccolti da "`anonimi enti" come in altri sistemi. Come su questa e-mail, che sara` la tua lista se decidi di partecipare, ci sono i nominativi di 5 persone comuni come te, provenienti da tutto il mondo.
>
> LE SEGUENTI SONO ISTRUZIONI FONDAMENTALI DI CUI HAI BISOGNO: POICHÈ IL CONTENUTO DI QUESTA E-MAIL È TROPPO PREZIOSO, SE NON LO HAI ANCORA FATTO STAMPA UNA COPIA DI QUESTA E-MAIL ADESSO E SALVALA SU UN CD O FLOPPY DISK, NEL QUALCASO TU ABBIA PROBLEMI CON IL TUO COMPUTER.
>
>
> ===== COME ORDINARE I 5 "REPORTS" DALLA LISTA CHE SEGUE =====
>
> Che cos'e` un "report" ??? Un report non e` altro che una serie di informazioni utilissime su come scaricare assolutamente gratis costosi software da Internet (che potranno risultare di grande aiuto nella gestione e spedizione ad alta velocita` di e-mail) gestire patrimoni ecc., accuratamente tradotti in italiano.
>
> Per ogni report spedisci 5 Euro se sei in Europa se no 5 dollari americani dal piu` vicino ufficio postale o alla tua banca.
>
> Ci sono stati giocatori che, per ragioni sconosciute, hanno spedito i contanti nella valuta del loro paese. nel caso tu debba spedire a giocatori stranieri è consigliabile utilizzare il dollaro americano perchè stato scelto e adottato sin dall'inizio del sistema, ed ha funzionato alla
perfezione per ormai 2 anni, non possiamo garantire il fatto che, se spedirai banconote in diverse valute, saranno accettate. I giocatori del sistema, specialmente stranieri, che si aspettano di ricevere dollari americani, non accetteranno altre valute, perche` non conoscono il cambio
corrente, e probabilmente rispediranno indietro le tue lettere.
>
> Per qualsiasi ragione, non spedire MAI moneta, solo banconote, altrimenti dovrai pagare una tariffa postale maggiore, dovuta al peso.
>
> Per evitare che i soldi spediti vengano intercettati e rubati, da due anni a questa parte, si e` adottato il sistema di "incartare" la banconota in due fogli di carta formato A4, piegati in tre, come si piegherebbe una semplice lettera da infilare in una busta normale da lettera.
>
> ==IMPORTANTE==
>
> Su uno dei due fogli, scrivi in stampatello (meglio se stampato al computer) a caratteri chiari e leggibili, il nome e il numero del report che stai ordinando, il tuo indirizzo e-mail, e il tuo nome e indirizzo postale.
>
> Quindi: per ogni report spedisci una banconota del valore di 5 EURO o dollari incartata fra 2 fogli di carta formato A4, il nome e numero di report richiesto, il tuo indirizzo e-mail, il tuo nome e indirizzo postale.
>
> Se non vuoi far apparire il tuo nome e indirizzo sulla lista (anonimato), puoi usare una casella postale come indirizzo, e il nome di una compagnia al posto del tuo nome e cognome (ad esempio: XYZ Servizi, Casella Postale
12345, Roma, Italy). Ricorda di scrivere il tuo indirizzo
> (mittente) sulla busta, nel caso in cui ci siano difficolta` postali.
>
> Quando ordini i report, devi ordinare tutti i 5 report, perchè hai bisogno di "consegnarli" tramite e-mail alle persone che li richiederanno da te, pagandoti 5 Euro/Dollari per ognuno di essi (anche se sono gia` in possesso di essi, nel caso di giocatori che rientrano, il sistema richiede il pagamento di 5 Euro/Dollari in cambio di qualcosa). Quando ricevi i 5 report in 5 differenti e-mail, salva ogni report su un floppy disk o CD, affinchè
niente vada perso. Se li perdi, non puoi continuare nel sistema, poiche` non hai niente da "consegnare" agli altri giocatori.
>
> Il costo totale del tuo investimento e`: 5 x 5 Euro/Dollari = 25 Euro o dollari, una sciocchezza paragonata a quello che riceverai !!!
>
> Nel giro di pochi giorni riceverai, come detto, le 5 e-mail con i 5 differenti report in italiano. Mentre stai aspettando I 5 report ( numero 1, 2, 3, 4 e 5), prendi questa e-mail, che hai precedentemente salvato nel tuo computer, e fai quanto segue:
>
> 1. rimuovi il nome e l'indirizzo della persona accanto al report numero 5.
Questa persona ha finito il suo turno e stara` contando i suoi 1.5 – 2 miliardi di lire;
>
> 2. rimuovi il nome e l'indirizzo della persona accanto al report numero 4 e spostala (con copia/taglia e incolla) al numero 5;
>
> 3. rimuovi il nome e l'indirizzo della persona accanto al report numero 3 e spostala (con copia/taglia e incolla) al numero 4;
>
> 4. rimuovi il nome e l'indirizzo della persona accanto al report numero 2 e spostala (con copia/taglia e incolla) al numero 3;
>
> 5. rimuovi il nome e l'indirizzo della persona accanto al report numero 1 e spostala (con copia/taglia e incolla) al numero 2;
>
> 6. inserisci il tuo nome e indirizzo accanto al report numero 1. Fatto, ora sei ufficialmente nel sistema.
>
> Fai attenzione nel ricopiare tutti gli indirizzi: controlla sempre che tutti i nomi e gli indirizzi siano scritti in maniera corretta (specialmente nel caso di giocatori stranieri).
>
> Dopo cio`, salva la nuova e-mail nel tuo computer, e fai anche una copia e salvala su un floppy disk o CD. NON FARE ASOLUTAMENTE ALTRE MODIFICHE.
>
> Il prossimo passo e` quello di spedire le e-mail a tutte le persone che le stanno ansiosamente aspettando. Dopo le trasmissioni televisive, la popolarita` di questo sistema e` ormai alle stelle, quindi non preoccuparti di spiegare il sistema ad amici e conoscenti. Quello che devi fare e`
spedire questa e-mail, cominciando dalla lista di amici presente nel tuo Microsoft Outlook Express, o software simile, dove tieni la lista di indirizzi e-mail dei tuoi amici. Tu puoi spedire quante e-mail vuoi: il minimo e` 5.
>
> 1: Ok, ora vediamo come funziona. Supponiamo che spedisci 20 e-mail a 20 persone. Pur essendo tutti in attesa di questa e-mail, soltanto 10 di loro trovano il tempo di ordinare il report numero 1 da te.
>
> 2: Quelle 10 persone spediscono a loro volta 20 e-mail a testa, per untotale di 200 e-mail. Di nuovo, pur essendo tutti in attesa di ricevere questa e-mail ed intascare i loro miliardi, soltanto la meta` di loro, 100 persone, ha il tempo di ordinare il report numero 2.
>
> 3: Quelle 100 persone spediscono a loro volta 20 e-mail a testa, per un totale di 2000 e-mail. Stessa storia, solo 1000 di loro trova il tempo di ordinare il report numero 3.
>
> 4: Quelle 1000 persone spediscono 20 e-mail ciascuno, per un totale di 20.000 e-mail. Solo 10.000 di loro ordina il report numero 4.
>
> 5: Quelle 10.000 persone spediscono 20 e-mail a testa, per un totale di 200.000 e-mail. Solo la meta` di loro ordina il report numero 5.
>
> Ora, un po' di matematica. Il totale della vincita in questo caso, dove non si ha il pieno potenziale di giocatori, poiche` si presume che soltanto la meta` della meta` della meta`, ecc. Partecipi, e` il seguente:
>
> Per il report numero 1: 10 richieste = 10 x 5 dollari = 50 dollari = 100.000 lire
>
> Per il report numero 2: 100 richieste = 100 x 5 dollari = 500 dollari = 1.000.000 lire
>
> Per il report numero 3: 1.000 richieste = 1.000 x 5 dollari = 5.000 dollari = 10.000.000 lire
>
> Per il report numero 4: 10.000 richieste = 10.000 x 5 dollari = 50.000 dollari = 100.000.000 lire
>
> Per il report numero 5: 100.000 richieste = 100.000 x 5 dollari = 500.000 dollari = 1.000.000.000 lire
>
> Totale: 50 + 500 + 5.000 + 50.000 + 500.000 = 555.550 dollari americani, pari a 1.111.100.000 di lire !!!!
>
> Questo è il minimo che ognuno vincerà poichè è stato ormai sperimentato e testato negli anni scorsi: ma se ognuno spedisce piu` di 20 e-mail, e cosi` gli altri partecipanti, la vincita avrà proporzioni stratosferiche che
nemmeno potete immaginarvi, ma e` possibile allo stesso tempo, senza dubbio, succede tuttora E SPESSO di avere vincite da 12 zeri !!! Questo dipende da te, se hai il tempo e la voglia di spedire e-mail a persone che conosci, o se trovi indirizzi e-mail su vari siti web gratuiti: non farai altro che incrementare il valore della tua vincita. Quando parliamo di una vincita di 1.5 - 2 miliardi di lire ogni 6 settimane, ci riferiamo ad una vincita media (dati forniti dalle varie trasmissioni televisive che hanno fatto ricerche
fra I numerosi partecipanti e redatto delle statistiche) fra tutti I giocatori partecipanti. La media di e-mail spedite e` di 5.4 a persona. Ecco perchè possiamo parlare di una vincita "facile", poche` l'unica cosa da fare e` aprire la propria agenda di indirizzi e-mail di amici e conoscenti, e spedire la e-mail con il prorio nome vicino al report numero 1. Se ci pensate, è proprio un gioco da ragazzi
!!! Ma se volete ambire ad una vincita incredibile (centinaia di miliardi) avete la possibilità di farlo, E dipende tutto da voi. Vi sono giocatori nel sistema che arrivano a spedire anche 1 milione di e-mail nel giro di un paio di settimane: vi lascio pensare qual'e` l'entita` della loro vincita !!!!
>
> Come hai letto nella testimonianza di Claudio Tommasi, l'italiano che ha avuto la cortesia di tradurre questa famosa e-mail in italiano, stiamo cercando di far rimanere questa e-mail in Italia. Dopo la messa in onda dei programmi TV che parlavano del sistema, migliaia di italiani hanno telefonato alle sedi delle reti televisive, chi chiedendo disperatamente l'indirizzo dell'italiano residente in Colorado, chi dando I propri dati, chi implorando affinche` scrivessero subito una e-mail anche a loro. Il problema, come e` gia` stato spiegato nelle varie trasmissioni, e` che nessuno puo` partecipare, a meno che riceva questa e-mail. Tu sei stato selezionato da un "search-engine" situato negli USA, che ha provveduto a
fornire 1000 indirizzi e-mail italiani a colui che ti ha spedito questa e-mail, affinche` il tutto potesse avere inizio. Quindi considera la tua posizione: se cancelli questa e-mail toglierai una grande opportunita` a coloro che stanno aspettando che tu gli spedisca questa e-mail. Anche se non intendi partecipare, spedisci questa e-mail ad almeno 10 persone. E se intendi partecipare, ti chiediamo cortesemente di farla circolare in Italia, affinche` si crei un ciclo di giocatori italiani che entrano ed escono, scambiandosi 1.5 - 2 miliardi a turno ogni 6 settimane, come in altri paesi.
Aiutaci in questo tentativo di creare un "ramo" MLM completamente italiano.
Ci e` stato reso noto che la scorsa settimana alcuni giocatori italiani hanno rispedito la e-mail ad amici residenti negli USA, tagliando fuori milioni di giocatori italiani in attesa. Ti chiediamo pertanto di evitare che questa e-mail vada persa. Confidiamo nel tuo impegno, e per questo ti ringraziamo in anticipo. Noi siamo due studenti, A&W (che vogliono mantenere l'anonimato), della facolta' di ingegneria di Povo, Trento, amici d'infanzia di Claudio Tommasi e grandi stimatori di questo grande sistema che sta gia` funzionando alla grande per noi. Ti auguriamo un in bocca al lupo e buon
divertimento come nuovo miliardario
>
>  !!!
>
> ENTRA OGGI STESSO NEL SISTEMA, CORRI SUBITO A PREPARARE LE 5 BUSTE E BUON GUADAGNO!!!
>
> ========== LA TUA LISTA DEI REPORTS IN ITALIANO ==========
>
> ORDINA ADESSO UNA COPIA PER OGNI REPORT:
>
> REPORT NUMERO 1 : "Il nuovo, gratuito e-mail software AGM - Completo"
>
> Ordina il report numero 1 da:
>
> Parisi Paolo
> Casella Postale […]
> 20089 Rozzano (Mi)
>
>   ____________________________________________________________________
> ________________
>
> REPORT NUMERO 2 : "Il completo setup di un nuovo, veloce e gratuito
Internet Provider" Italiano
>
>
> Ordina il report numero 2 da:
>
> EUROSERVIZI
> Via Trento 18
> 23100 Sondrio
>
>
> ___________________________________________________________________
> ___________________
>
> REPORT NUMERO 3 : "Che cos'è una 'Circolare Viaggiante' - Teoria, prassi, necessità della Comunicazione Orizzontale" innovativo contributo di Alessandro D'Agostini su come diffondere in modo efficace informazioni libere con la "mlm comunication" Italiano
>
>
> Ordina il report numero 3 da:
>
> Rodrigo Forlani
> Via Commandino 29
> 61100 Pesaro PU  -Italia-
>
>
> ______________________________________________________________________
> ________________
>
> REPORT NUMERO 4 : "E-mail Adress Extract"
>
>
> Ordina il report numero 4 da:
>
>  Bartolozzi Leonardo
> Via Faentina,  396
> 50133 Firenze  -Italia-
>
>
> ______________________________________________________________________
> ________________
>
> REPORT NUMERO 5 : "Guida pratica al successo con Multilevel Italian System & Manuale in Italiano su come usare al meglio il nuovo, gratuito e-mail software AGM e E-mail Adress Extract"
>
>
> Ordina il report numero 5 da:
>
> Giunta Stefano
> Via Pedolazzi, 156
> 28883 Gravellona Toce VB -Italia
> ______________________________________________________________________
> ________________
>
> $$$$$$$$$$ ISTRUZIONI UTILI PER IL TUO SUCCESSO $$$$$$$$$$
>
> Appena ricevi questa e-mail, se intendi partecipare, segui le istruzioni relative all'inserimento del tuo nome, che abbiamo spiegato alcuni paragrafi piu` sopra. Comincia a fare un elenco delle persone alle quali intendi
spedire questa e-mail. Fatto cio` comincia pure a spedirle, mentre aspetti di ricevere i 5 report. Questo ti da il vantaggio nei confronti di tutti quelli che ti richiederanno i 5 report (e saranno molti !!!). Una volta che ricevi 10 richieste per il report numero 1, riceverai matematicamente almeno
100 richieste per il report numero 2. Dopo quello hai la scelta di rilassarti e tornare a fare quello che facevi prima, poichè sei entrato nel "vortice" del sistema. Oppure, come spiegato poco sopra, puoi continuare a spedire e-mail a tutti quelli che te lo richiederanno, incrementando
notevolmente la tua vincita finale. Dipende solo da quanto denaro hai bisogno !!! Puoi renderti conto di quanti soldi stai accumulando dal numero di richieste che ti perverranno. Una volta uscito dal sistema, e con 1.5 - 2 miliardi in tasca (minimo), dovrai decidere se rientrare o meno.
È abbastanza facile presupporre che starai ponderando questa alternativa sdraiato su una di quelle lunghissime spiagge bianche, su di un'isola remota (e` abbastanza comune fra tutti i giocatori, non ti preoccupare !!!). Ma
vogliamo ricordarti che il sistema non ha mai fine, sara` sempre disponibile se deciderai di rientrare, a patto che qualcun'altro ti scriva. Ricorda, senza e-mail non accedi al sistema. Anche se hai già vinto una volta, e hai "comprato" i 5 report, questo non ti da il diritto di scavalcare gli altri
giocatori. Devi ricevere una e-mail da uno dei giocatori, e ripetere tutti i passi, uno per uno, dall'inizio. Questa e` l'unica regola imposta dal sistema, per il beneficio di tutti i giocatori onesti. Se hai già vinto una volta, è anche merito della loro onestà.
>
> Un in bocca al lupo, e buona vincita miliardaria a tutti
>
> Nota originale dell'autore, ovvero colui che ha inventato il sistema piu` incredibile del mondo. "Se avete qualsiasi perplessità riguardo la legalità di questo sistema, si prega di contattare: the Office of Associate Director for Marketing Practices, Federal Trade Commission, Bureau of Consumer Protection, Washington, District of Columbia, U.S.A.".
>
> Sito Ufficiale MIS Italia:
http://www.angelfire.com/comics/multilevlitalian/

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> Ti informiamo che questo non è uno spamming ai sensi della legge 675/96.
>
> Se Ti è arrivata questa lettera è perché il tuo indirizzo di posta elettronica è stato acquisito da fonti pubblicamente consultabili.
>
> Da noi non riceverai altre comunicazioni. Il Tuo account sarà eliminato dal nostro database.
>
> (*) N. B. Partecipando e mandando i 5 euro acquisirai l'esclusivo diritto di partecipare al gioco. Infatti i Report che riceverai ti saranno inviati gratis! Un motivo in più per partecipare, cominciare a vincere, a guadagnare, a conoscere nuovi amici e a divertirsi con "il generatore di
benessere del terzo millennio", Multilevl Italian System. Quì trovi altre notizie sul Sistema
> http://www.angelfire.com/comics/multilevlitalian/

 

risposta inibita dall’indirizzo del mittente

Gentili Miliardari anonimi, sono contento per voi e per il vostro amico d'infanzia Claudio Tommasi - ma comunque non posso aiutarvi, il sistema che mi prospettate non mi sembra affatto diverso, da quello proposto da  Bush o Berlusconi ecc, per guadagnare denaro e, non capisco dove sia la rilevanza di qualità e libertà individuale che fa sì che l'espressione della possibilità di scelta dell'individuo, determini i valori della solidarietà o
quelli della libera espressione della creatività dell'individuo. Il fine del denaro per acquisire denaro non stabilisce nessun contenuto relativo alla realtà del proprio volere se non in una prospettiva di potere, soggetta alla
vigilanza gerarchica del sistema senza "identità" - non vi è responsabilità se non in veste sistemica surrettizia, che dice che la qualità è proporzionale alla quantità di denaro, per la gestione di scelte non di qualità ma di potere finalizzato all'acquisizione, o di possibilità finalizzate dal sistema per l'utilizzo del denaro, che possono essere
superate dalla quantità del denaro accumulato che determina la possibilità di potere per condizionare le possibilità di finalizzazione del sistema, e di chi ha meno denaro. Mi si può dire che il sistema da voi propostovi”, in
certo qual modo ridistribuisce in modo meno discriminante le possibilità del denaro, dando al soggetto partecipante se non una minima incombenza monetaria - eppure a ben riflettere questa minima incombenza monetaria è così discriminante, da determinare i criteri di valore sul significato del perché partecipare a tale sistema se come individuo/i - posso essere partecipamente” e qualitativamente creativo nella mia vita tanto da determinare la qualità del denaro? Ma per l'appunto il sistema da voi propostomi, inficia questo livello di "valore", né più né meno di ogni altro livello basato sull’acquisizione del potere per mezzo del suo unico alter eco il denaro; a questo punto il concetto di informazione e conoscenza perde la sua connotazione reale, giacché è acquisibile solo all'interno di questo unico sistema - unico sistema - chiuso e non comunicante, se non da esso opportunamente filtrate, fonti umane, che sono variegate ed eterogenee, ma per tale filtro soggette alla omologazione. In conclusione da quel che mi dite che potrei fare con il denaro guadagnato attraverso questo sistema, non vi è nulla che mi stimoli a parteciparvi, certo mi direte che ho ben io la possibilità di scegliere eventualmente cosa fare, nell'ambito delle mie possibilità, ma riflettendo su queste mie possibilità sarebbe poi sensato attuarle se in definitiva ciò che le ha determinate è stata una mia scelta obbiettivamente non in linea con esse: che dovrei fare magari, magari andare in qualche spiaggia bianca di qualche isola, di cui adesso non ho nessuna voglia e incontrare, una volta io, miliardario, qualche altra miliardaria, magari che lo è diventata con questo sistema - o quello di Bush o... – e magari per questo amarci al chiaro di luna e... mi sembra una cosa così complicata che pensare di scegliere per essere costretto a "questo" per
arrivare a "quello" - mi sembra una cosa così comunemente squallida da non desiderare affatto. Comunque in effetti, io, molto probabilmente finirei col
non dare molta importanza al fatto se poi “li sia ricca straricca o no, se è bianca nera rossa o bionda, cercherei "troverei" quelle cose che me la fanno dire bella - ma non capisco perché devo essere miliardario per capire questo. In conclusione gentili miliardari dato che i soldi non vi mancano e parlando nel mio specifico, c'è gente che fa lavori che deve finanziarsi da se perché improntati alla qualità e la ricerca creativa, non soggetta alle catene commerciali della cultura, vi invito a fare "quel salto di qualità" e con i vostri miliardi aprire quelle case editrici, dove la qualità e la competenza dell'editore può dirsi libera dalle regole commerciali del potere del denaro - e dato che i ricchi son sempre di più non capisco perché il
mondo non è più libero, a meno che non c'è qualche cosa di ingiusto che vuole dire ciò ch'è bene.

 

Cordialmente
Patrizio Marozzi

 

 

Risposta alle “versioni USA del messaggio precedente, dello stesso autore traslato in altre identità fasulle, attraverso il processo informatico.

» Fasificazione di un IP (IP Spoofing)

In linea di massima, qualunque pacchetto IP, alterando il contenuto di alcuni suoi campi può facilmente essere modificato all'atto dell'invio. La modifica più frequente è quella dell'indirizzo di provenienza del pacchetto stesso: questo viene modificato in modo tale che il messaggio sembri provenire da un'altra rete o addirittura dalla rete stessa che viene attaccata. Un pacchetto così modificato si dice spoofed e questa tecnica è denominata address spoofing.
Un attacco di questo genere si accompagna sempre alla falsificazione dell'indirizzo da parte dell'attaccante, cosicché diventi più difficile capire la sua locazione.

 

 

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

To: "dumboe" <dumboe@july.tr.com>

References: <3D9B24BC0050AE1E@ims3a.libero.it> (added by postmaster@libero.it)

Subject: Re: Start Earning Today

Date: Sat, 19 Oct 2002 09:39:07 +0200

MIME-Version: 1.0

Content-Type: text/plain;

            charset="iso-8859-1"

Content-Transfer-Encoding: 8bit

X-Priority: 3

X-MSMail-Priority: Normal

X-Mailer: Microsoft Outlook Express 6.00.2600.0000

X-MimeOLE: Produced By Microsoft MimeOLE V6.00.2600.0000

 

Per quanto lei abbia trovato il mio indirizzo in internet, in nessun modo può inviarmi ciò che le pare e piace se non su mia richiesta, pertanto si adoperi a non mandarmi  più messaggi di questo tipo, che nulla hanno a che fare con la comunicazione e la sua reciprocità. Tanto più che non ho nessun obbligo di leggere in inglese, se non voglio. Quindi le consiglio di adoperarsi perché non ripeta l'errore. E non si spinga nell'ordine della molestia. Aggiungo per sua informazione che lei esulando dal circuito europeo e della mia nazione, si sta adoperando in modo che io vada a
sostenere l'economia del dollaro, attraverso procedure di trasferimento di capitale all'estero che mi possono rendere partecipe di un'operazione di riciclaggio di denaro "sporco". E inoltre possibile l'indimostrabilità di ciò, ma lo stesso nella qual specie, il sistema di arricchimento da lei
propostomi è di grave nocumento per la libera espressione della mia creatività, da cui è legittimo io abbia il mio sostentamento biologico vitale. Il "suo sistema va a sostenere quelle logiche oligarchiche” che appunto impediscono la sopravvivenza biologica per molti individui del nostro pianeta.

Patrizio Marozzi


----- Original Message -----
From: "dumboe" <dumboe@july.tr.com>

 

[“frode anonima da parte di ignoti”]

(Return-Path: <dumboe@july.tr.com>

Received: from smtp6.libero.it (193.70.192.59) by ims3a.libero.it (6.5.028)

        id 3D9B24BC0050AE1E for patrizio.marozzi@libero.it; Fri, 18 Oct 2002 14:29:10 +0200

Message-ID: <3D9B24BC0050AE1E@ims3a.libero.it> (added by postmaster@libero.it)

Received: from [210.51.235.146] (210.51.235.146) by smtp6.libero.it (6.5.028)

        id 3DA5A802016E9C9A for patrizio.marozzi@libero.it; Fri, 18 Oct 2002 14:29:08 +0200

From: dumboe <dumboe@july.tr.com>

To: patrizio.marozzi@libero.it

Cc:

Subject: Start Earning Today

Sender: dumboe <dumboe@july.tr.com>

Mime-Version: 1.0

Content-Type: text/plain; charset="iso-8859-1"

Date: Fri, 18 Oct 2002 14:29:39 +0200

X-Mailer: QUALCOMM Windows Eudora Version 5.1]

To: <patrizio.marozzi@libero.it>
Sent: Friday, October 18, 2002 2:29 PM
Subject: Start Earning Today

 

>Hello
>
> You may have seen this business before and
> ignored it. I know I did - many times! However,
> please take a few moments to read this letter.
> I was amazed when the profit potential of this
> business finally sunk in... and it works! […]


----- Original Message -----

From: "Mail Delivery Service" <postmaster@iol.it>

To: <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Saturday, October 19, 2002 9:36 AM

Subject: Delivery Status Notification

 

- These recipients of your message have been processed by the mail server:
dumboe@july.tr.com; Failed; 5.4.3 (routing server failure)

Return-Path: <patrizio.marozzi@libero.it>
Received: from t9g7x2 (151.27.133.36) by smtp1.libero.it (6.5.028)
        id 3DA3107F004F4A2D for dumboe@july.tr.com; Sat, 19 Oct 2002 09:36:11 +0200
Message-ID: <002501c27742$9c78bb20$24851b97@t9g7x2>
From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>
To: "dumboe" <dumboe@july.tr.com>
References: <3D9B24BC0050AE1E@ims3a.libero.it> (added by postmaster@libero.it)
Subject: Re: Start Earning Today
Date: Sat, 19 Oct 2002 09:39:07 +0200
MIME-Version: 1.0
Content-Type: text/plain;
charset="iso-8859-1"
Content-Transfer-Encoding: 8bit
X-Priority: 3
X-MSMail-Priority: Normal
X-Mailer: Microsoft Outlook Express 6.00.2600.0000
X-MimeOLE: Produced By Microsoft MimeOLE V6.00.2600.0000

 


Ultima Risposta

 

----- Original Message -----

From: SANDRO CABONI

To: patrizio.marozzi@libero.it

Sent: Sunday, October 20, 2002 12:58 PM

Subject: Multilevel italia System.

 

Riceviamo, partecipiamo e inoltriamo ad altri.

 _______________________________

 

BENVENUTO. QUESTA PAGINA POTRA' CAMBIARTI LA VITA.
QUI SOTTO è SCRITTO CIO' CHE SI RICEVE VIA EMAIL MA IO PER DARE A TUTTI LA POSSIBILITA DI GUADAGNARE L'HO INSERITO IN UNA PAGINA WEB. NON è UNO SCHERZO, MA L'OCCASIONE CHE MIGLIAIA DI PERSONE ASPETTANO.
HO INIZIATO PER SCHERZO MA FUNZIONA DAVVERO!!! IO MI SONO GIA' CAMBIATO LA CASA IN SOLI 4 MESI. E' TUTTO VERO!
SEI STATO AVVERTITO.
SE SEI SCETTICO, FATTI TUOI.
Se questa e-mail non è di tuo gradimento cancellala; comunque merita di essere almeno letta! Sei stato avvertito, al resto ci penserà il tuo buon senso.
______________________
Ciao , Vorresti davvero guadagnare con Internet? […]

 

----- Original Message -----

From: Patrizio Marozzi

To: SANDRO CABONI

Sent: Monday, October 21, 2002 8:04 PM

Subject: Re: Multilevel italia System.

 

Sig. Sandro Caboni, io non partecipo non inoltro e voglio non ricevere più codesti messaggi, che mi giungono in tutte le salse; mi scusi la mia causticità, ma lei prestandosi a codesto sistema ne è parte integrante e responsabile come il suo artefice e pertanto legittimo destinatario delle mie lamentele. Ho ricevuto in italiano, in anonimato, in forma di frode informatica, in lingua inglese, codesto messaggio da lei inviatomi. Credo che abbia superato ogni senso di autenticità per quel che riguarda il valore dello scritto in sé; per quel che concerne il suo contenuto, lo trovo tutt'altro che interessante, privo di quelle garanzie: creative morali che danno dignità alla mia libertà di espressione. Quale interprete non di un potere, ma di una scelta moralmente ed eticamente sostenibile. Le difficoltà economiche che incontro per sostenere questo mio libero arbitrio creativo lavorativo - di cui non le parlo non facendo parte diretta del contenuto del suddetto discorso - sono molteplici, ma hanno per base il qualunquismo del possedere il denaro a cui la struttura sociale si confà; lei naturalmente è libero di interpretare il siffatto come sua espressione di peculiarità creativa - se pur virtuale tale concetto nella sostanza del sistema remunerativo da lei propostomi - sostanzialmente è con ciò che deve confrontarsi - Per raggiungere un po' più in profondità la rappresentazione di quel che lei mi prospetta non posso non ritenerlo anche pericoloso, non essendo io in possesso di informazioni "oltremodo dettagliate", nulla mi vieta di ipotizzare la possibilità che il sistema da lei propostomi, possa servire come artifizio di spostamento di capitali di cui è impossibile quantificare l'identità della sua legittimità. Pertanto, anche ipotizzando il suo atteggiamento come bonario, la invito a riflettere sul fatto che non è molto corretto spedire ad altri qualcosa di cui non vi è richiesta, così inficiando il senso stesso della reciprocità della comunicazione. La invito inoltre per quanto detto a rendersi responsabile nel limitare altri partecipanti al sistema, ad utilizzare il mio indirizzo e-mail in modo non corretto.

 

Cordialmente

Patrizio Marozzi

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

To: "Ales" <…>

Sent: Friday, November 01, 2002 8:36 PM

Subject: Re: Messaggio.

 

Gentile signor Caboni, accetto con piacere le sue scuse, che la qualificano in tutt'altro modo rispetto al messaggio a cui fanno riferimento - ovviamente in positivo - Sinceramente credo che non chiedano risposta da parte sua e, forse potrebbe non essere neanche utile la mia risposta, quindi essa sarà breve, ma non per questo da intendersi scortese. Per quanto riguarda il riciclaggio di denaro sporco, il linea di principio tutto ciò che non è qualitativamente qualificabile, può essere un buon sistema per ottenere ciò, in maggior ragione in un ipotesi del tutto aleatoria, dove per aleatoria si intende priva di responsabilità valutabile nell'oggetto in questione". Ovviamente su questo mio invito a riflettere, che le ho scritto nella precedente", era tutt'altro che gratuita la considerazione, bonaria, che lei dava di se stesso, ad un estraneo, quale io sono. E qui lascio alla sua intelligenza completare, il piano del suo convincermi - in quella questione - nella comunicazione tra la sua e la mia soggettività. Il suo atteggiamento bonario è oltre modo, ora, evidente; anche lo scopo benefico per l'attività di volontariato di sua figlia rientra in questo suo atteggiamento, però mi scusi, pur sentendomi, per questo suo dirmi, cortesemente invitato a partecipare alle reali intenzioni del suo intento e a non vedervi nulla di male, non trovo condivisibile neanche il fine benefico "di quel gioco". Non so nello specifico come configurarlo, non riesco a trovare niente che non mi faccia capire che c'è qualcosa che impedisce che ci sia un modo autenticamente libero per essere solidali con il prossimo - e allora credo che sia su questo che si debba agire, nello stesso modo, anzi a livello motivazionale antecedente, di quello materiale del denaro. Che le contraddizioni che determinano ciò, si cerchi in ogni modo di evidenziarle, (al di là” di un piano etico…che non ponga i componenti la solidarietà sullo stesso piano.)

 

Le invio i miei più cordiali saluti

Patrizio Marozzi

 

----- Original Message -----
From: "Ales" <…>
To: <patrizio.marozzi@libero.it>
Sent: Thursday, October 31, 2002 5:52 PM
Subject: Messaggio.

 

Egregio signor Marozzi, […]
Forum La Repubblica
La crisi della Fiat

TORINO - E' morto l'Avvocato Gianni Agnelli. Avrebbe compiuto 82 anni il 12 marzo. (24 gennaio 2003)

 

Censurato nel  forum la battaglia sul lavoro
Data:   10-10-02 10:30

[…]L’unica cosa seria che trovo oggi sui giornali tra quelle dette ieri e i vari propositi di legge di oggi del governo, è che la GM ha deciso di “dismettere” le azioni della FIAT – non ho mai capito in un mercato usa, ancorato al petrolio con il prezzo del carburante molto meno caro del nostro, quali vantaggi in ricerca avrebbe portato alla fiat nel settore dell’auto, come annunciò all’epoca la dirigenza della casa italiana l’avvicinamento alla GM (tanto più con il possesso della Ferrari). In conseguenza di ciò mi auguro che ci sia un avvicinamento a quelle case europee che hanno già sperimentato efficacemente nuove soluzione di carburante – senza le quali è ipotizzabile solo una forte riduzione del settore dell’auto e sua stabilizzazione – non pensiamo più ad incentivi e cose del genere – una macchina con benzina verde e catalizzata doveva camminare dentro i monumenti – non dico che sia solo colpa della fiat, tanto più che ho un auto di un’altra macchina. Magari prima della forma mentis adeguata all’idrogeno – con il “gas” per rassicurare le scelte dell’Eni e renderla partecipe della riduzione dei prezzi. L’economia Italiana non ha varietà di scelta e si sostiene tramite gli indotti. Cofferati vuole le regole che garantiscano le caratterizzazioni del lavoro, il governo è interessato ai flussi di capitale più di borsa che altro. Chi sia più elastico dei due non lo so – e come finirà la partita neanche.

 


forza Fiat Giugno

Data:   10-10-02 10:32

economia, economia. Se la FIAT è in crisi che significa, del resto è poi vera crisi o non è soltanto la logica perversa di un’economia che deve espandersi senza limiti. Negli ultimi anni grazie alla rottamazione c’é stato un incremento nel settore dell’auto, ma pensare che finito l’incentivo della rottamazione tutto sarebbe continuato senza nessuna contrazione produttiva, è un atteggiamento da sprovveduti. Il sistema capitalistico mondiale vive una fase collassale grazie a queste logiche espansionistiche, che non tengono in alcun conto il fatto reale del fabbisogno umano nelle merci prodotte; per ovviare a ciò sconquassa i sensi e i pensieri della gente istigando una costellazione di insoddisfazioni tanto da rendere produttiva l’infelicità, ma nonostante questa pazzia non è pensabile immaginare una crescita dei fabbisogni virtuali degli individui senza limiti nei consumi e, magari pensando che non ci sia un prezzo da pagare. Se il costo della vita resta alto, la necessità creativa dell’individuo impossibilitata a svilupparsi nell’ambito di canoni economici democraticamente accettabili, alle industrie in ogni parte del mondo resta poco da fare, se non attuare quella regola di base economica di attivare la ricerca per l’innovazione tecnologica. Ma stranamente questi signori dell’economia non hanno di meglio da fare che proteggere una posizione di potere con cui determinare a chi è giusto dare e a chi è giusto togliere, generando guerre e scompensi sociali in ogni parte del mondo.

 

Forza Fiat Luglio

Data:   10-10-02 10:35

E tornando alla Fiat è bene ricordare che proprio in ragione degli aiuti avuti regoli i momenti di crisi in una logica di assunzione di responsabilità il più possibile autonoma dagli appoggi governativi. Del resto è chiaro a tutti che dopo la gestione Abete e l’allontanamento del ministro Ruggero, ora con la gestione D’Amato nella confindustria e parallelamente a livello governativo, le dinamiche economiche che si stanno svolgendo vanno in direzione dei flussi di capitale e dell’acquisizione di potere, anche da parte della lega. È indubbio che la Fiat rappresenta una componente economica importante nel paese e il fatto che ci siano forze che riescono a condizionarne le decisioni la dice lunga su quali siano le forze in campo. Del resto anche se la FIAT fa buon viso al sistema che si crea ... comunque mi auguro che non dimentichi che il vero valore aggiunto di un industria sono i lavoratori e che chiunque può “liberamente scegliere di lavorare” da senso e significato non solo al processo economico, ma alla qualità della sua ragion d’essere e ancor più alla libertà del proprio essere creativo.

 

Forza Fiat Agosto

Data:   10-10-02 10:39

In conclusione non vorrei si seguisse quella strada oramai maggioritari di un abbassamento della qualità del prodotto, un abbassamento del regime di denaro spendibile per il funzionamento dell’azienda, tanto da rendere tali industrie così vulnerabili che una variazione congiunturale annulla le possibilità economiche per attuare le innovazioni tecnologiche necessarie per rendere democraticamente accettabile il progresso economico. Sinceramente non so quanto l’accordo della FiAt con il carrozzone americano vada in tal senso; io avrei preferito un avvicinamento a quelle case europee che si stanno spingendo verso l’idrogeno in modo concreto, perché quando si parla d’innovazione tecnologica si parla di quella strutturale; parlare dello sportello che si chiude peggio o meglio non ha più alcun senso a meno che non si torni a produrre sportelli che non chiudono, ma questo è solo speculare sull’innovazione tecnologica, per modificare i listini non democraticamente. E io non voglio credere che nel mondo dell’industria chi a potere e denaro, sia così povero e meschino, ma fosse solo una mia speranza, MA!

 

oggi

Data:   10-10-02 10:56

Non si sa quale sia il vero scopo dell?accordo della fiat con la GM, attaccare il mercato americano!? forse è stato un modo per dare alla GM la possibilità di acquisire la Fiat al minor costo. Verso i suoi mercati tradizionali, credo non ne potesse avere nessun vantaggio. Ora è bene ricordare che la Fiat ha debiti con il potere bancario che non fa delazioni se pur l?azienda è ancora sana, può cadere a pezzi. Ora tutto passa attraverso il potere controllato dall?economia del petrolio o sulla diversificazione politica in ambito di strategie governative che decidano quale logica economica sviluppare. Comunque nei processi economici a lungo termine la situazione contingente in abito di crisi finisce per avere il sopravvento sulla scelta.

 

Meglio badare di più alla libertà, che alla cultura degli indotti

Data:   10-10-02 10:57

Il problema è nella questione del perché non si hanno scelte alternative, e quando avvengono queste cose ci si rende conto, che non si conta un cavolo. E allora è bene chiedersi? sono libero di scegliermi il lavoro e in esso il mio modo di esistere?? a quanto pare no, tutto è affine al controllo sociale. E allora se sono licenziato dalla fiat che altra possibilità lavorativa mi si presenta? L?economia è controllata dalle scelte di interesse del potere economico, e solo in conseguenza di tali scelte posso orientarmi; questo controllo sociale fa credere a chiunque di contare per averne il sostegno e allora il cittadino accetta il controllo perché così è rassicurato, entra nella produzione del profitto esponenziale che crea degli iper iper colossi del consumo, va al cinema a vedere le cose più futili, quando compra i libri sceglie quelli che fanno pensare di meno e sono più commerciali e gli iper iper diventano ancora più iper e le materie prime non cambiano, i costi scendono, ma in modo virtuale. Poi il gioco non è più sostenibile, la qualità è bassa e la regola del maggiore decide che il profitto non è più esponenziale, le previsioni? non tirano più la borsa e allora è necessario abbassare i costi, si licenzia, c?è ancora da magiare prima delle materie prime. E allora il licenziato si accorge che sa ?scrivere solo libri commerciali, che quando cammina per strada si muove come in un grande magazzino, ma i gesti con cui lo hanno sempre indotto ad acquistare prima di scegliere non trovano più i prodotti, e allora forse gli viene in mente quel suo amico che non riusciva a pubblicare i suoi lavori letterari ? al sistema non interessano ? e agli anni ottanta dove l?arte è diventata non più concretezza di vita ?ma profitto esponenziale del non avere scelta.?


 

Non capisco bene se quel che significa dice quel che significa

 

Solidarietà a Carla Benedetti da intellettuali e scrittori

 

Apprendiamo che Carla Benedetti, autrice del Tradimento dei critici, e l'Editore che ha pubblicato il libro (Bollati Boringhieri) sono stati denunciati dal prof. Walter Pedullà per "diffamazione a mezzo stampa", con una richiesta di riparazione di un milione di euro (quasi due miliardi di vecchie lire). Il tutto in riferimento al capitolo finale del libro ("Il potere che ognuno conosce e nessuno racconta"), in cui l'Autrice ripercorre gli avvenimenti che hanno portato alle dimissioni di Mario Martone dalla direzione del Teatro di Roma, ricostruiti attraverso articoli apparsi da tempo su giornali e riviste e altri documenti di dominio pubblico.
     Un fatto allarmante, ci pare. Un'enormità. Una pesante intimidazione a una studiosa e a un editore di cultura e progetto, che pare purtroppo confermare le argomentazioni del libro sulla situazione della cultura italiana di questi anni. A una ricostruzione e a una riflessione articolata su un significativo evento politico-culturale, un noto intellettuale decide di rispondere, piuttosto che sullo stesso terreno e con sue controargomentazioni, con un gesto di sopraffazione e arroganza, trascinando in tribunale l'autrice e l'editore di un libro scomodo.

Mentre esprimiamo la nostra solidarietà a Carla Benedetti e al suo editore, impegnati in una battaglia dalle implicazioni più vaste e che riguarda la difesa delle più elementari libertà di espressione e ricerca, ci sembra doveroso prendere posizione su questo avvenimento, che a noi pare sintomatico e grave.

Ci riserviamo di intervenire di nuovo e più ampiamente sulle questioni di interesse culturale più generale che una vicenda come questa può sollevare.

 

Prime adesioni:

Adriana Cavarero
Pietro e Marica Corsi (La Rivista dei Libri)
Helena Janeczek
Valerio Evangelisti
Giuseppe Genna
Bruna Miorelli (Radio Popolare)
Julio Monteiro Martinez
Antonio Moresco
Giulio Mozzi
Aldo Nove
Enrico Palandri
Laura Rorato
Tiziano Scarpa
Elena Stancanelli
Dario Voltolini

 
Data dell'ultimo aggiornamento: 22 ottobre 2002
Copyright 1996-2002 Informazioni Editoriali I.E.

 

 

----- Original Message -----

From: Patrizio Marozzi

To: redazione@alice.it

Sent: Thursday, October 24, 2002 11:16 AM

Subject: Un mio commento?

 

Stimatissimi di Alice.it ho letto il vostro articolo di solidarietà - Solidarietà a Carla Benedetti da intellettuali e scrittori - vi dico che in linea di principio, posso essere d'accordo con la posizione da voi presa, ma rimango scettico di fronte a ciò - il mondo letterario che fa dell'anacronismo "caratteristica" delle sue scelte editoriali, che cerca una logica nel rinnovamento "dell'autoreferenzialità", più che in un reale processo creativo - mia opinione naturalmente - si accapiglia e decide l'incertezza della verità dandosi una struttura legale, per dimostrare la sua possibilità di ricerca letteraria, che esprima i contenuti in essere dell'autore, quale artefice di un punto di vista del mondo che guarda e che lo guarda. Se in questa ottica c'è chi non vuole, non agire sul piano intellettuale, è bene chiedersi perché, cos'è che manca al punto di vista dell'autore, la referenzialità del sistema referenziato della letteratura, dell'arte, o il suo esprimersi letterario non dà adito ad una posizione di valore intellettuale? E "diannanzi" all'autore il riferente coinvolto nella lettura esprime il valore intellettuale che dà agli strumenti della sua espressione creativa una logica che vede nella censura, una forma di controllo sulla libera espressione creative dell'autore, tanto da determinare nello svolgimento narrato dei fatti una alterità sul piano creativo-artistico che "distoglie il piano dei fatti narrati, in una rappresentazione ulteriore del "punto di vista". Senza mettere in dubbio la posizione di chi ha firmato l'appello di solidarietà - non disconoscendo la gravità del fatto anche per l'ingente somma del risarcimento chiesto, che porta il dibattimento intellettuale sul piano coercitivo, che genera l'inibizione d'espressione dell'autore e in esso - in un costrutto di intelligenza morale - anche quella del lettore, mi chiedo - togliendo ogni dubbio sul fatto che non ho letto il libro in questione, il capitolo già imputato - se il tutto sia nella sostanza il gioco delle tre carte, dove si trova... allora mi permetto di chiedervi maggiore forza nella vostra posizione, non viene fuori, non ho capito se il libro è stato ritirato dalle librerie, se ciò non è, è libera possibilità di tutti che venga letto il capitolo in discussione e sarebbe decisamente sensato per il dibattito, per il suo avvio concreto, che sia voi che i firmatari l'appello lo pubblicaste. Credo proprio non vi sia nulla di dannoso né per l'autore, né per il querelante.

Ringraziandovi decisamente, vi invio i miei più cordiali saluti

 

Patrizio Marozzi   

 

 

----- Original Message -----

From: "Grazia Casagrande" <casagrande@alice.it>

To: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Thursday, October 24, 2002 12:59 PM

 

Abbiamo semplicemente dato ospitalità ai firmatari dell'appello.
Il libro è regolarmente in libreria ed è stato molto recensito, al di là della polemica che si è aperta. Per pubblicare un capitolo (ma sarebbe sufficiente?) dovremmo avere la liberatoria dall'editore. La ringrazio del contributo, ma non avevamo intenzione di ospitare l'intero dibattito che ci sembra molto "interno" ad un mondo e non coinvolgente la massa dei lettori.
cordiali saluti

Grazia Casagrande
Grazia Casagrande
Informazioni Editoriali
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http://www.ie-online.it/newsletter.htm

 

 

 

 

 


 

Come ho detto io continuo a scrivere il mio libro e i frammenti di frammento in frammento, il tempo finirà con lasciare i dubbi a chi di questi frammenti non conosce il perché, eppure se vi sarà in essi una nuova lettura, pur essa potrà condurre alla vera origine che ha determinato ché fossero scritti, perché non dei fatti storici a cui fanno riferimento, “son per essi scritti” ma la vita che in queste alcune pagine è scritta è quel che si legge, è quel che io, il personaggio di questo libro narro, ed è dentro i pensieri che della storia fanno il riflettere, di chi dell’autore interpreta le parole. Se io sono il personaggio, posso anche essere il suo lettore, e se di lettura parliamo, di linguaggio e comunicazione narriamo, dell’osservare l’osservazione del mondo. Che mi sia di esistenza tale fatto è dire che chi sono sarò, che quel che mi farà essere sarò stato, ma che quel che sarà, in realtà posso già essere, così il personaggio legge.

 

Seppur dell’osservare un’opera che di per se non ha che colori, non posso che chiedermi, osservandola, semplicemente cosa formano quei colori, quale evento dello spazio, se narrano o formano un tempo e cosa so io dello spazio del tempo e dei colori, che rapporto ha tutto questo con la forma, e soprattutto se c’è qualcosa che osservando posso scoprire, se i nomi che hanno i miei pensieri, hanno un effetto reale sul mio percepire e se questo percepire genera una comunicazione che ha effetto sulla verità, se la sacralità trova espressione nella spiritualità del mio sentire. Del resto, se quest’atto fosse solo un evento “esperienziale dei mie sensi con effetto sui mie pensieri, senza che per questo necessiti un senso, quale atto migliore del sesso potrebbe esserci, e che motivo avrebbero i colori d’esistere, quasi apparirebbero perversi. Eppure il sesso è tale, se non percepisco un evento spirituale nel comunicare con un altro essere, perde i colori – e dove convivono, se convivono il tempo sacro e quello profano? Può esserci verità nel sesso, può essere esso espressione di un rapporto di comunicazione più vero, o è soltanto un effetto biologico di eternità? Ed è sufficiente pensare che attraverso questo atto di eternità i colori acquisiscano una dimensione di verità nel tempo e nello spazio, tanto da perpetuarsi e percepire in questo modo la dimensione di verità in un’opera d’arte? Non c’è in questo un senso di verità materiale che non cambia la condizione della materia, che può anche trasformare la perdita dei colori in un illusione spirituale – e se il mondo è l’espressione di come controllare il perpetuarsi dell’atto della procreazione umana, come possono i colori esprimere un atto rivoluzionario della verità, sulla comunicazione tra gli esseri umani? Il sesso è un atto incontrovertibile della comunicazione per mezzo dei sensi, l’atto della libertà in esso non può che assurgersi ad evento culturale quale espressione di una comunicazione che trova l’adempimento dei suoi limiti nella procreazione, al di là di ogni possibile consapevole responsabilità – i colori hanno una dimensione di forma, spazio e tempo così spirituale ed assoluto da non poter essere capito neanche nella dimensione più evoluta della sacralità umana. L’atto nevralgico della sacralità del sesso non può che avvenire in quei colori che danno forma alla comunicazione tra due esseri, come evento spirituale e culturale di un tempo profano, che trova la sua immensa sacralità nella forma e nei colori dello spazio dell’intero mondo che guarda a tutto l’universo, quest’atto d’amore così immensamente artistico trova la comunicazione spirituale in un atto pur privo della procreazione, e del tutto privo del controllo sul perché procreare. Il silenzio del sesso non c’è ma nel suo spazio sacro trova con esso il mondo della sensualità, della percezione del mondo attraverso i sensi e attraverso l’amplificazione della spiritualità l’accettazione della responsabilità della sua percezione sensoriale, il significato dei colori e un’al di là di ogni possibile consapevole responsabilità.  

 

Grafia

Base concettuale

[verità, necessità, utilità

 

…già epistéme logos

 …In Husserl (rimandi) – Cassirer distinzione, da per effimero (concetto di funzione)

neo – psicologia comportamento…”

a-neo concetto di funzione

          “probabilità empatica”!? per mezzo di oggettivazione di funzione peculiare – per la logica trascendentale . Filosofia)

………………(“?”…I mondi di Popper “?”)

 

-          Duchamp – le Muit 1937, ancora verità, “concettuale”

…………………Musica……….

Picasso – Guernica, necessario. Les Demoiselles d’Avignon, verità necessario)

 

             …………Stravinskij………

dopo formale informale…e varie applicazione del concetto di serialità.

 

[concetto di verità, necessario = utile

[verità, utile = personale creativo

 

[Arte – verità creativa umana – spiritualità

                         generativa

[effimero = non vero, non necessario, non utile –ma esistente

[se si contrappone la verità e l’effimero, l’effimero può esistere…pur sempre transitorio, ma non vero, né necessario, né utile…[!?]

[funzione biologica e il suo perenne dubbio.

Procreazione utile

Procreazione necessaria.

La verità è anche in stato di non procreazione

[linguaggio e “assenza” di linguaggio]

 

Gentili di raisat art, sono alcuni anni che vi seguo e complessivamente posso dire di essere soddisfatto" - devo però dire per sincerità che il palinsesto, se pur cerca di diversificarsi vive molto sul replicato. "Deduco" e concordo che per mantenere alto il livello dei programmi non è utile inserire, a tutti i costi, contenuti che non siano determinanti per l'esplicazione dei valori dell'arte, parte delle opere del "sistema dell'arte" di questi ultimi anni sono siffatte. Comunque dato questo dato di fatto, credo che per le sue caratteristiche televisive il canale potrebbe svolgere un'interessante programmazione per quel che riguarda la video arte trasmettendo opere integrali - non che questo non sia stato fatto, anzi, in passato, se non ricordo male il venerdì era deputato a ciò. Sta di fatto che di nuove ed interessanti opere non se ne sono più viste, penso a qualcosa di altro di Bill Viola, o comunque la ricerca di video, anche di autori meno conosciuti, magari cercati, anche, tra quelle opere a carattere sperimentale che in molti festival di cinema, documentario... non hanno reale visibilità - se ce ne sono anche nel circuito del sistema dell'arte, se c'è qualche artista che ha una "poetica" da proporre e non una rabberciata ignoranza, che valorizza più il supporto che il suo contenuto, ben venga - in definitiva è una ricerca che il canale dovrebbe e potrebbe fare con interesse. Aggiungo una piccola postilla personale dicendovi che gradisco per quel che riguarda gli ambienti abitativi, l'espressione di autentica e personale ricerca, magari con l'uso creativo dei materiali, soprattutto se si valorizzano per l'uso intelligente che ne viene fatto - non mi piace molto vedere quegli ambienti - se pur di alta - borghesia che in definitiva determinano più un costrutto di "classe" che di autentica intelligenza. 

Ringraziandovi dell'attenzione, sperando di essere stato utile sia a me che voi, vi invio i miei più cordiali saluti.

 

Patrizio Marozzi

 

…Eppure ormai sono del tutto inutili i tentativi, la comunicazioni, se c’è un piano della letteratura che è così avanzato tanto da determinare tutto quello a cui altre forme d’arte tendono, senza tenere in nessun conto le loro possibilità oggettive, sempre più mascherate dalla dimensione dell’ovvio, da opere dell’ovvio, da riflessioni del tutto inutili di artisti che parlano ad un pubblico che vuol credere a quel che non è vero. Del resto se nel rinascimento il confronto con il mondo che si vedeva nell’opera era con le dimensioni della spiritualità, della natura come evento sacro; dello sguardo soggettivo dell’artista con la libertà del proprio essere creativo…un Vermeer o Van Gogh…la loro condizione di stupore, il pensiero che cercava un livello di comunicazione superiore…tutto questo che ha fare con i processi creativi della maggior parte degli artisti che praticano la futilità dello starci a tutti i costi. Ascoltare i pensieri le riflessioni di costoro è quanto di più vacuo possa capitare, sembra che la maggior parte di costoro non abbiano nessuna percezione di quel che il mondo può già di per se mostrare, affinché l’uomo possa percepire la propria condizione, e non si pongono la speculazione del perché il senso delle cose non mostri al mondo il suo significato, costoro finiscono per rappresentare ciò che ovvio e banale e che molti senza il minimo sforzo morale possono percepire nelle loro ovvie osservazioni come manifestazioni artistiche, è come dire, se c’è il sole che splende non ne catturo il significato come in un quadro di Van Gogh, devo osservare un vetro posto in un posto inutile da un artista reclamizzato e per il fatto che la luce del sole attraversa il vetro ciò mi fa percepire la riflessione psudoscentificafilosofica del sole osservato dall’artista. Questa osservazione dell’ovvio, che rende del tutto non indispensabile questa specie di opera d’arte operata dall’artista, non tiene in nessun conto le infinite possibilità che il mondo naturale o le sua elaborazioni umane già danno a tale scopo, ma perché ciò avvenga è indispensabile un costrutto di eventi coordinati che identifichino nell’inutilità di ciò un rapporto con la verità, e allora in questo processo inutile per dimostrare che la menzogna è la verità, l’artista in questione reclamizza un paio di occhiali da sole, magari con-firmati da lui, per dire che il mondo dell’arte non è solo per una categoria di persone che possono osservare il vetro attraversato dai raggi del sole, ma è anche una cosa pratica che influisce sulla vita sociale dell’uomo attraverso un paio di occhiali da sole; per questa “immensa” riflessione sulla condizione dell’uomo viene creato a fini di ritorno di lucro, un processo di marketing che genera un sistema che fa di questa menzogna la verità dell’arte. L’esempio che ho narrato non è il peggiore, che mi riesce difficile anche immaginare, ma che di fatto sovente avviene, e naturalmente non ha nulla a che fare con il grande vetro di Duchamp, ma sul perché trasformare la sua arte con il giocare a scacchi, sì. Ora, che la letteratura anche per la sua possibilità trastorica possa svincolarsi da ciò è caratteristica sua e dell’autore che vuole farlo, del resto la mia visione di lavorare sulla ricerca comunicativa con il sistema dell’arte per ristabilire un flusso tra l’arte e la sua attuale non indispensabilità, è improponibile dato il fine di speculazione economica a cui è soggetto tale sistema dell’arte. E allora devo pur dire che tutto questo legittima non solo un falso mondo dell’arte, ma è alibi affinché i processi produttivi siano condizionati da chi detiene il potere, determinando, la coercitiva applicazione sulle scelte creative dell’individuo che vorrebbe e dovrebbe liberamente trovare globalità esistenziale tramite esse. Perciò credo che pormi il problema che se uso la musica, la fotografia, il video, come mi sono espresso tramite la pittura, non debba pormi nessun altra forma di ricerca che quella di confrontare il mio linguaggio letterale con la comunicazione di queste altre forme d’arte per trovare evocazione in un linguaggio che cerca di capire la verità, senza pormi limiti di etichetta di generi. 

    

Nickname: patriziomarozzi  

Età: 38

Nazione: Italia

Regione: Marche

Provincia: Ascoli Piceno

Città: Porto D'Ascoli

Tre cose che ti piacciono: me stesso, me stesso, fare all'amore con una donna che sa amare

Tre cose che odi: le persone creative e di buon carattere, la letteratura e l'arte: la verità, l'odio

Vorrei in regalo: Un cd musicale
Un bel viaggio
Basta il pensiero...

Fumo: No

Mi descrivo: ...se l'amicizia esiste meglio quella di una donna "bella, intelligente e di buon carattere" ci sono più probabilità che finisca bene...e che non sia gelosa della mia solitudine ...altrimenti a che serve l'intimità della lealtà

 

Mi si dirà: “Cos’è questo?”

Definirlo un esperimento di letteratura sperimentale, forse è un po’ eccessivo.

Da due giorni ho introdotto il mio profilo all’interno di un sevizio del portale che utilizzo per collegarmi ad internet, che si chiama il trova amici – naturalmente l’attivazione di questo servizio, non ha l’unico scopo che vi andrò a narrare, ma è evidenti che è aperto all’eventualità di un riscontro fattuale di ciò che propone. – Come ho detto due giorni fa ho introdotto il mio profilo all’interno di questo sevizio del portale, come voi stessi potete dedurre, per poter leggere i profili degli altri è indispensabile che voi date” il vostro, qualora cercaste di leggere gli altri profili senza che voi… vi vene indicato che dovete anche voi mettervi in gioco mostrando il vostro profilo. Ora vi è da dire che ogni persona può avere fino a sei profili e non so immaginare se ciò comporti anche la possibilità di inserire, per ogni profilo, una foto diversa. Questo comunque credo non sia determinate per stabilire se una persona mente, anche nella diversità dei profili, né del resto quale siano le autentiche intenzioni, perché lo faccia. Osservando il mio profilo, compilato, noterete che è composto da campi diversi – questi che vedete sono quelli obbligatori – di questi campi quello che vi chiede quali regali vorreste ricevere è l’unico che ha delle risposte preordinate tra cui scegliere ciò che vorreste. é evidente che una volta che vi siete messi in gioco, potete contattare voi stessi le persone con cui vorreste instaurare un rapporto di “amicizia”, leggendo quello che è presente nei profili. Ha questo punto è necessario attuare tramite essi un processo di comunicazione che indirizzi la persona con cui vorreste avere relazione a scegliere il vostro profilo. Ora in un costrutto dove l’omologazione seriale, cioè gli obbiettivi desiderabili, “rappresentano” la maggior parte dei partecipanti, non basta per far sì che il profilo venga scelto il solo fatto che vi sia un motivo consono che lo faccia leggere, ma è indispensabile che chi legge il profilo non solo identifichi una personalità, ma in certo qual modo si riconosca nel profilo scelto, che possa immaginare di rendere attivi i suoi propositi. Questi due primi livelli di approccio sono già esplicativi della reale autonomia propositiva, della reale capacità del lettore, quasi come in un lettore di libri di qualità. Nel mio profilo come in quello di tutti gli altri il primo livello di scelta, avviene per la selezione dell’età e luogo di residenza e nickname, o più comunemente soprannome identificativo. Nel mio profilo rispetto a quello di tutti gli altri vi è l’identificazione del nome e cognome, elemento identificativo che pone la responsabilità di quel che io dico, sotto l’arbitrio diretto della mia identità, non che negli altri questo non avvenga, sia per regole del portale, sia perché in modo “successivo” capita che individui prima sconosciuti, finiscano per conoscersi, magari tramite le feste organizzate dal portale. È ovvio comunque che tutto avviene per fasi di mediazione e che questa fase può essere essa stessa determinante perché la relazione stabilisca una sua dimensione temporale. Del resto nella dimensione di internet la relazione diretta con la propria identità attraverso quella di un altro, scompone quelle che sono le logiche di mediazione - che in altro modo, meno surrettizio “avvengono” nella vita sociale. Pertanto se pur non determinate la mia scelta di apparire con il mio nome e cognome, facilmente rintracciabile civilmente, pone in atto un processo di comunicazione che fa della mediazione non il fine ma lo strumento – ovviamente nell’ambito di una mia reciproca” disciplina etica- morale. Il secondo criterio di scelta riguarda il luogo di residenza ed esso è soggetto a tutte le componenti interpretative, sia soggettive che oggettive-sociali che l’individuo vuole determinare, legate a queste vi è anche quella dell’età. Ora andando avanti nel profilo possiamo passare alla parte della comunicazione letteraria in esso inserita e che opportunamente trattata crea un livello di comunicazione, che riguarda il reale livello di scelta della coscienza del lettore.

Un fattore esplicativo di questo è espresso dal fatto che io ho deciso di non utilizzare nessuna mia fotografia, sia per fatto che la mia identità è confrontabile nella realtà meglio di qualsivoglia immagine virtuale, ed anche perché ciò implica un criterio discriminante del tutto autonomo dalla mia diretta volontà, difatti coloro che in questo cedono la loro possibilità di relazione non accettando che nel mio profilo manchi una mia immagine, decidono del tutto autonomamente e volontariamente di non avere un livello critico nel rapporto “della mia rappresentazione estetica. In definitiva io usando un livello di mediazione che determina un rapporto tra l’aspetto letterario del mio profilo e la mia immagine fisica, metto in atto quelli che fanno dei criteri di scelta, del senso critico estetico, il pronunciamento responsabile nello scambio relazionale. Chiunque utilizzando la mia mediazione può attraverso il processo letterario del mio profilo raggiungere un livello di reciprocità con la mia immagine, conoscendomi, chiedendo in questo l’assunzione di capacità critica che va a dire quale sia il livello di relazione estetica, reciproca, che vuole avere, confrontandolo con il mio; in realtà è solo attraverso questo processo di mediazione che l’atto del fine della critica estetica coniugata ai contenuti, prima letterari, poi verbali, la dimensione di valutazione dinamica dei propri personali processi estetici. È un po’ come la differenza che passa tra un lettore e un atteggiamento che non lo rende tale, quale quello di un processo che della mediazione della valutazione priva di comunicazione, di una fotografia, fa valutazione solo soggettiva del processo estetico, mediazione che fa di se, il fine della realtà della valutazione, in un “alterato livello di identità.” Ora il piano letterario del mio profilo va a costruirsi nell’ambito di concetti espressi per tutti allo stesso modo, in questo siffatto il processo di comunicazione si può indirizzare o verso l’assunzione della propria responsabilità o uniformandosi alla responsabilità generale, è evidente che in una logica omologata la visione di una responsabilità generale, in effetti solo differenziata dal livello interpretativo della serialità, conduce chi legge a maggiormente identificarsi nel profilo che legge, magari trovandovi impulsi deduttivi personali in cui identificare un’aspirazione comune; qui è evidente che si costituisce un piano di realtà che va di pari passo con il livello letterario con cui viene espresso il contenuto del profilo. Se per esempio alla domanda “tre cose chi ti piacciono, si finisce per dare una risposta vieppiù culturalmente desiderale, con la domanda “tre cose che odi” il paradigma è quello che ognuno interpreta come non corrispondente alla propria personalità, e il livello di generalizzazione più comune è rispondere l’ipocrisia, la falsità…. Nella mia costruzione letteraria, partendo da queste due domande, ho cercato di pormi in senso critico con il concetto di attribuzione che i quesiti mi imponevano acriticamente, alla domanda: “tre cose che ti piacciono” ho risposto dicendo due volte me stesso e la qual cosa lascio al vostro livello interpretativo considerare, e “fare all’amore con una donna che sa amare,” in questa terza risposta è evidente l’uso di un livello di allitterazione per il concetto di amore, rendendo il concetto desiderale della domanda più consono alla mia “personale reciprocità,” di realtà del livello ideale di relazione, mi si può dire, perché allora determinarlo con una donna, in questo modo il processo ideale perde la sua mediazione interpretativa!? In realtà non dobbiamo dimenticare, quale concetto si intende, qui, con termine Profilo. E allora il “termine diretto” pone in essere un modo di mediazione che fa del livello di identità il principale artefice della reciprocità che si vorrà costruire. Nella seconda domanda il concetto di attribuzione è rappresentato da un sentimento ben preciso e con una connotazione di intensità, quale può essere l’odio, seppur in un gergo comune che volutamente ne edulcora il significato; le mie tre risposte di seguito sono state queste: le persone creative e con un buon carattere – la letteratura e l’arte: la verità – e terza l’odio.  (non mi soffermerò sull’elaborazione concettuale dell’insieme delle due risposte e del relativo significato globale, che insieme al resto del profilo lascio al lettore) quel che ho evidenziato con queste tre risposte è che io non accettasi quale gergo comune l’attribuirmi neanche un edulcorato concetto di odio, ciò mi ha posto in una posizione che ha fatto della relazione di reciprocità un modo che non accetta la logica dell’omologazione dell’attribuzione, so che ciò mi ha posto a livello empatico in disaccordo con chi di questo livello percettivo fa attributo di sicurezza, eppure nella mia connotazione di identità non ho infranto nessun codice prestabilito, anzi ho espresso in esso un attributo di libertà. Non so se in questo caso possiamo dire di trovarci dinanzi ad un sistema che per sua natura rende intolleranti verso l’espressione esistenziale della libertà, ma la qualcosa se pur da un mio dedotto simbolico teorico, ha un certo livello di rappresentazione nel funzionamento di tali sistemi. Come vi ho detto ho posto in essere con le risposte date, il mio dissenso verso l’attribuirmi il sentimento di odio, nella terza risposta dico che odio l’odio, con questa evidente contraddizione in termini, dico che il concetto di odio esula dal contenuto della mia risposta, non può esserci forma di odio che odi l’odio, come può l’odio essere odiato da se stesso se se stesso è l’odio stesso, l’odio non può che essere contrapposto all’amore; pertanto affermo non solo che non odio, ma che amo con intensità la letteratura e l’arte, dando ad esse una connotazione di autenticità e le persone creative e con un buon carattere, quasi a dire chiunque come me apprezza la consapevolezza nella relazione di reciprocità. Il quesito successivo chiedeva, “tre cose che vorresti ti regalassero”, da scegliere in un elenco già impostato; ho fatto la mia scelta pensando a cose che non mercificassero la relazione e che allo stesso tempo rendessero creativo il processo di relazione, per ciò ho escluso cose come un mare di baci… dato che i sentimenti non rientrano nemmeno nel concetto di gratuità, figurarsi il loro manifestarsi, e cose come una barca, una casa, che fanno già parte di un percorso di relazione molto più avanzato, in questo caso sarebbero stati del tutto sul piano desiderale, o di progettuali consoni al livello di mediazione della teoria dei test psicologici o della virtualità di internet. Il profilo si concludeva con la richiesta facoltativa di descriversi brevemente, (in realtà c’è una sessione successiva, facoltativa, che credo serva più per un utilizzo commerciale del portale, ché in effetti non compare sulla schermata) nella mia descrizione ho usato un livello propositivo speranzoso, con indicazioni di carattere astratto che si rendessero accessibili il più possibile, ad un’elaborazione quanto più personale e concreta. Per postilla conclusiva va detto che la mia impostazione di poter essere contattato via e-mail non è stata attivata, vi è quella del mio sito nel portale, che ha del resto solo il mio indirizzo e-mail, ciò potrebbe indurre alla percezione di un eccesso dell’immagine della mia identità, in alcuni, comunque ho deciso che anche il caso può giocare la sua parte. In conclusione non so se prima della fine del mio libro riceva una lettera, [data l’omologazione sociale], ma se ciò fosse, perché si determini un epistolario deve prima avvenire l’eventuale processo di relazione nella sfera del linguaggio verbale, altrimenti il profilo non ha senso, come non lo avrebbe se lo avessi usato per il gioco effimero della seduzione, e con il linguaggio letterario ho potuto dissipare le attribuzioni senza eludere la verità.

 

Se soltanto mi fermarsi a riflettere sul perché io, il personaggio trovi confacente il motivo di esistere, di esistere dove l’autore passa il tempo a pensare; e nello scrivere questo libro io non sono un perché implicito che interroga il lettore senza una domanda diretta? Mi trovo in quel luogo della mente dove si forma un atto interrogativo, che soltanto l’attenzione di un buon lettore può identificare dove l’autore lo ha posto, e saprà anche bene che l’indagine che vi si trova è parte integrante della sensibilità, acume di cui lui è capace. Questa necessità di attenzione, pone la stessa percezione dell’opera non dove i personaggi la collocano, ma dove i personaggi sono collocati, e dove i personaggi si collocano attraverso questi impliciti perché che chiedono di essere scrutati, ma che scrutano e interrogano ben al di là della totale “consapevolezza”. E alloro io essendo il personaggio sono libero di appartenere allo sguardo attendo di chi osserva, come il lettore, e posso scrivere guardando dritto negli occhi colui che mi legge, senza che l’autore trovi a ridire nulla sul punto di vista della mia storia, sull’indagine dei miei perché impliciti e dell’indagine dei suoi perché impliciti, fatta da altri che io osservo.

 

 

     Alterità

 

Return-Path: <infolinek@email.it>

Received: from smtp4.libero.it (193.70.192.54) by ims3a.libero.it (6.5.028)

id 3DB7350A0004D2EE for patrizio.marozzi@libero.it; Thu, 24 Oct 2002 23:29:59 +0200

Received: from mail.preferredsg.com (216.17.25.249) by smtp4.libero.it (6.5.028)

id 3DB837920009506A for patrizio.marozzi@libero.it; Thu, 24 Oct 2002 23:29:59 +0200

From: Digitech Italia <infolinek@email.it>

To: patrizio.marozzi@libero.it

Subject: Geniale!

Reply-To: infolinek@email.it

Date: Thu, 24 Oct 2002 23.28.42 +0100

Mime-Version: 1.0

Content-Type: text/plain; charset=us-ascii

Message-Id: 2002102416299[…].SM00147@Key

 

Ciò scritto qui sopra sono le proprietà di una e-mail giunta nella casella postale di Patrizio Marozzi. Si nota che non vi scritta la versione del programma di posta usato dal mittente, ed stato inserito un id dirottativi della risposta. Il mittente in questione che gioca ancora con l’anonimato, ci dà più che l’impressione di un giocatore di scacchi, l’aspetto di un competente informatico dalla personalità instabile. Quel che segue è la risposta di Patrizio Marozzi con in aggiunta il testo del messaggio del mittente:

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

To: <infolinek@email.it>

Sent: Saturday, October 26, 2002 9:06 AM

Subject: Re: Geniale!

 

Sig. Mancinelli, il messaggio inviatomi non è che sia per me di "particolare disturbo" - in effetti non uso il cellulare, comunque può essere un modo per incentivarmi a farlo; sinceramente non mi sembra un modo molto convincente,
anche in ragione del fatto che il sito invitatomi a visitare, nella pratica mi si visualizza come tutt'altro. A titolo di curiosità personale la comunicazione può essermi utile indipendentemente dal fatto che usi o no il cellulare. Ma mi scusi per rendere credibile la sua comunicazione dovrei verificare quanto meno l'esistenza della sua azienda al di là di quella propostami all'indirizzo: http://keycell.alturl.[…] dove mi compare la pagina "address terminated!". La qual cosa come è ovvio fa affidamento sulle mia perspicacia, ciò all'atto pratico sembra volermi interessare a tutt'altro - sul piano commerciale non c'è rilevanza - sul piano ipotetico,
la qual cosa per me non è immaginabile, nel senso che disturba in modo anche po' violento la mia sana perspicacia. E questo diventa un modo che fa della
forma un abuso del suo contenuto, tanto da non determinarlo e renderlo confuso, fa di me un interlocutore tutt'altro che volenteroso di comunicare con la eventuale ipotesi propostami. Se questo sia dovuto, dal fatto che
l'e-mail fa parte - La presente e-mail e' stata inviata con il servizio Himailer. Non riceverà più nostre e-mail - Ora a me mi è del tutto ignoto questo servizio e quale sia il modo in cui cerca i "mittenti, ciò associato al resto già detto crea in me una poco "pratica comunicazione" - e per
questo poco efficace sensorialmente e culturalmente, intellettualmente poco credibile - In definitiva il servizio stesso (Himailer) è sotto la sua diretta responsabilità o è indipendente da lei? pertanto il motivo inserito nella "vostra" comunicazione non determina il fatto da voi proposto di non dare seguito ad ulteriori comunicazioni, nel senso sia della Himailer sia dei prodotti che si differenziano con il tempo, e quindi cosa significa:
"Non ricevera' piu' nostre e-mail", forse tale significato è chiarito nella legge: Informativa ai sensi della legge 675/96, che sinceramente al momento mi sfugge nei suoi "dettagli". Insomma credo per tutto ciò volendo salvare
nella mia ipotesi il suo significato, sembra più la proposta di una donna decisamente poco chiara con se stessa, se fosse così onestamente che cosa dovrei farne di tutto ciò? pragmatizzando la cosa in conclusione non mi resta che cestinare il messaggio...?


Cordialmente
Patrizio Marozzi


----- Original Message -----
From: "Digitech Italia" <infolinek@email.it>
To: <patrizio.marozzi@libero.it>
Sent: Thursday, October 24, 2002 12:00 AM
Subject: Geniale!

Spettabile,

Siamo lieti di presentarLe il nuovissimo KeyCell-portachiavi con ricarica d'emergenza per il suo cellulare!Da tenere sempre in tasca,in borsa,in auto,ecc....
MAI PIU' CON LE BATTERIE SCARICHE!
La invitiamo a visitare il nostro sito KeyCell cliccando sull'indirizzo:
http://keycell.alturl.[…]

Distinti saluti!
[…] Mancinelli
Digitech s.r.l.
Via Longoni 10
[…] Almenno San Bartolomeo […]

 ______________________
Informativa ai sensi della legge 675/96 :
La presente e-mail e' stata inviata con il servizio Himailer.Non ricevera'
piu' nostre e-mail.

 La risposta ricevuta da Patrizio Marozzi

- These recipients of your message have been processed by the mail server:
infolinek@email.it; Failed; 5.1.1 (bad destination mailbox address)

    Remote MTA mail1c.webmessenger.it: SMTP diagnostic: 550 RCPT TO:<infolinek@email.it> User unknown

Ho tolto dalla risposta il resto delle proprietà del messaggio ricevuto da Patrizio Marozzi per ragione di spazio. A questo punto dopo avere effettuato delle ricerche abbiamo: 

L’azienda corrispondente l’argomento della e-mail si chiama Digitec – ma non so se esiste un tale prodotto e se l’azienda lo produce.

 

L’indirizzo non corrisponde al nominativo riportato al fondo della e-mail. Sull’elenco telefonico italiano ci sono 12 abbonati con quel nominativo, che possono essere del tutto estranei al fatto

 

Digitech […] è un sito in costruzione di chat Line – riferimento Napoli e provincia tel. 081

 

Ora l’associazione più probabile è con l’indirizzo del sito inserito e da cliccare nella e-mail che, è un sevizio anti spam.

 

Il tutto è parte di una dissociazione personale dell’autore della e-mail, che vede in questa comunicazione una associazione consona a trasmettere a Patrizio Marozzi, un messaggio che appare chiaro nella sua mente, tanto da immaginarlo come consono alla comprensione altrui, in questo caso Patrizio Marozzi, in una sorta di affermazione senza un costrutto di responsabilità e partecipazione che chiede di comunicare in ragione di non si sa che cosa né come? – Ha finalità di pubblicità ingannevole, dato il coinvolgimento così esteso di terzi e servizi associati, che in ragione di tale logica potrebbero andare in direzione del servizio anti spam,? ma non vi è prova di questo, anche in ragione del fatto che vi sono troppi riferimenti ad entità falsificate è allora pura molestia? – o anche, in mancanza di prove evidenti di pubblicità ingannevole è una dissociazione culturale sul piano dell’informazione a carattere sociale per una comunicazione interpersonale individuale, non meno “delinquenziale, a cui è possibile si associno altri individui in forma di gruppo come espressione di alterazione dei processi motivazionali a cui dare un seguito, per un affermazione di carattere sociale cognitivo? Queste cose “forse sono insieme, anche in ragione del fatto che “dall’analisi della e-mail” si può protendere per una “dissociazione”, ma lo stesso distinte, non so a che grado di profondità, non avendo l’esatta cognizione della motivazione/i, che così si possono “semplicemente” configurare in un degrado del processo di significato della comunicazione.

Dall’altra parte la logica della rappresentazione di questo libro ci dice che Patrizio Marozzi lo sta scrivendo e che Patrizio Marozzi ne è anche il personaggio che lo sta scrivendo e che Patrizio Marozzi legge quel che l’autore sta scrivendo, raccontando i fatti che Patrizio Marozzi legge, e in questo vi è la più netta distinzione tra l’irresponsabilità della e-mail di poc’anzi e l’autore del libro che non solo è consapevole di quel che legge e quel che scrive, ma ne è anche l’indiretto autore, il riferente lettore e in questo come ogni altro lettore. Ora, quindi Patrizio Marozzi legge e scrive, l’imminente lettera che segue, ch’è tratta dai racconti tra realtà e leggenda di Mister X: autore Patrizio Marozzi, ma scritti da Mister X – e allora, ora chi è che riscrive, Patrizio Marozzi o io? E i fatti narrativi appartengono alla fantasia, o sono la più pura verità?

 

(Dal libro “Anonimo al di là del dubbio”

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Logica in parallelo

metametalogica

Logica quantistica, sistema di logica (proposto originariamente negli anni trenta da G. Birk-hoff e J. Von Neumann) che rispecchia certi aspetti salienti del formalismi matematico proprio della fisica quantistica. Tutte le leggi della logica quantistica sono leggi della logica classica, ma non viceversa: fra le leggi della logica classica eliminate dalla logica quantistica ci sono, in particolare, le leggi che consentono di inferire ‘(A e B) oppure (A e C)’ da ‘A e (B oppure C)’ e ‘A oppure (B e C)’ da ‘(A oppure B) e (A oppure C)’. secondo H. ® Putnam, il ricorso alla logica quantistica sarebbe indispensabile per risolvere certi paradossi concettuali generati dalla fisica quantistica e ciò dimostrerebbe la natura empirica della logica.

(Enciclopedia Garzanti)

  

Lettera da una sconosciuta/o

 

Gentile signore so che quello che sto per dirle le apparirà a dir poco strano, per questo mi affretto a dirle ch’è qualcosa che anche per me è difficile definire, come un evento che riguarda la sfera della bellezza e dell’essere sani. Ma il mio intento per quanto possa apparire contraddittorio, dato il mio anonimato, è tutt’altro che in sintonia con ciò che le racconterò. Le dico inoltre che al mio stato di anonimato, sono pronto a rinunciarvi, qualora gli eventi lo ritenessero indispensabile. Mi permetta quindi di raccontarle i fatti,  nel modo più breve e conciso, facendo una premessa, per quando mi è possibile esplicativa.

Non molto tempo fa sono venuto a conoscenza, in circostanze del tutto fortuite di un’azione tutt’altro che edificante che delle persone compiono nei suoi riguardi. La natura delle loro azioni li rende a dir poco, pericolosi per loro stessi e per gli altri, giacché è del tutto indefinibile quale sia il reale perché e le conseguenze a cui possono portare tali azioni, la linea di “confine è superata da queste persone senza nessuna percezione di quale sia il senso della realtà.

Sono sicuro che nello svolgere la sua vita lei sia motivato dalla sua esperienza, dalle sue conoscenze, dalla cultura che ha deciso di acquisire, dal gusto e i concetti che ha formato nel cammino della sua vita, dalla scoperta sempre innovativa che il presente che continuamente si rinnova le prospetta. Immagino che nella sua casa ci siano mille e più colori, oggetti di forma e uso diverso, forme e luoghi che lei conosce. So che dove abita lei le strade, ogni giorno, sono attraversate da ogni cenere di veicolo, persona, in cielo passano aeroplani e uccelli, quando esce di casa trova alberi, altre case manifesti, insomma le cose comuni che credo di conoscere anche io e con cui molte persone convivono quotidianamente tra le infinite sfaccettature delle loro relazioni personali e non. Ora per cercare di spiegarle quello che avviene le dico di immaginare di uscire di casa e fare una cosa che fa abitualmente, quando lei compirà ciò incontrerà delle persone, degli oggetti, quel giorno può darsi che pioverà, e mentre lei se ne va tranquillo per i fatti suoi qualcuno, per esempio parcheggia la macchina, un’altra persona le passa davanti con un paio di scarpe bianche, lei saluta qualcuno che conosce, una donna attira la sua attenzione, ma non le fa vedere il viso, sale su un motorino di un certo colore e va via. Le ho detto tutto questo perché questi episodi sono legati tra loro e queste persone che ha incontrato finiranno per far parte della sua vita senza che lei ne sappia niente. Naturalmente mentre tornerà a casa rivedrà pressappoco le stesse cose accadere del tutto casualmente, quante macchine vedrà parcheggiare, chissà quante paia di scarpe bianche incontrerà, chissà quanta altra gente saluterà. Ma lo stesso quelle persone, per un fine che risulta incomprensibile alla mia conoscenza, incominceranno, davanti a lei, ogni volta che potranno, a ripetere quelle cose fatte. Questo perché lei faccia la cosa che ha fatto quella prima volta che le ha incontrate e che  inevitabilmente, lei, prima poi farà ancora. Ma dalla prima volta lei le ha incontrate in molti altri posti, ci sono state delle variazioni, e allora ricominceranno da capo magari aggiungendo qualcosa di nuovo. Come parcheggiare la macchina, magari la stessa persona che vide, con una macchina diversa. Le passerà davanti la stessa persona con le scarpe bianche, poi magari la vedrà con lo stesso paia di scarpe, ma di colore diverso. Poi vedrà la stessa persona che parcheggiò la macchina passarle davanti con le scarpe bianche, e la persona che portava le scarpe bianche, parcheggiare la macchina. Nel frattempo la saluteranno continuamente, anche senza motivo, sperando che lei così si arrabbi con la persona che salutò e che con questa storia non c’entra niente. Naturalmente sarà  coinvolto anche nelle variazioni che riguardano la ragazza, che intravide sul motorino. E questo è qualcosa che per quanto mi impegni non riesco a comprendere, perché questa ragazza ha nascosto il suo viso per farsi desiderare da lei? E perché lei per questo dovrebbe desiderarla? Se il desiderio della ragazza nei suoi confronti è reale non è più sensato che si presenti, che le dica quello che sente, quello che vorrebbe da lei? Ma la cosa più inverosimile, il motivo per cui le scrivo, è quello che sto per dirle, giacché tutte le cose che questi individui hanno fatto, con tutte le possibili variazioni, e riduzione, fino all’ottusità, le ripetono sotto casa sua, mentre lei sta facendo quello che le pare e piace, per vedere se farà  quello che passa loro per la testa. Capirà che anche per me è a dir poco incomprensibile tutto ciò, forse lei è a conoscenza di qualcosa che possa spiegare tutto questo, forse qualcosa che aveva un senso è stato così distorto da perdere ogni verosimiglianza con esso. Il perché e se c’è qualcuno che ha provocato tutto questo contro di lei per il momento mi è oscuro, ma stia tranquillo nel qual caso mi riprometto di informala. Comprendo che tutto ciò sia alquanto inquietante, per questo le chiedo ancora di scusarmi dell’anonimato.

 

Ho ricevuto questa lettera, per puro caso, dato che non era indirizzata a me. Eppure non vi è nulla di quello ch’è scritto in esse che sia inesatto, se fosse stata indirizzata a me. Al momento non so sinceramente se c’è un altro personaggio nei libri dell’autore che ha ricevuto questa stessa lettera, se era proprio indirizzata a lui e tramite lui, per un caso del tutto fortuito è pervenuta anche a me, è stata messa nella mia cassetta postale e in essa non vi era scritto il destinatario. Ho pensato molto e riflettuto su quel che vi è scritto e dico che ciò che vi è scritto è vero, mille volte vero se bastasse un numero per dire perché accade una cosa, e vi dirò perché è vero.

La cosa da immaginare non è soltanto chi sia il destinatario di questa lettera, ma quando il destinatario ne viene a conoscenza in che mondo si trova a vivere? Pensate ad un mondo di idioti che non hanno nessuna cognizione della propria idiozia, nel pensare a questo immaginate che non siano degli idioti a comportarsi da idioti, ma delle persone che con l’arroganza di darsi ragione, fanno di questa ignoranza la loro ragion d’essere. Mi si dirà ma qual è lo scopo di ciò. Se ben riflettete non vi è uno scopo, se riuscite a capire non solo quello che è narrato nella lettera, ma anche quelle che poi saranno tutti gli altri comportamenti che derivati da quel ch’è scritto nella lettera saranno attuati per consolidare e dimostrare quelli che sono i propositi scritti nella lettera. Come ho detto non troverete uno scopo, perché non c’è neanche una causa; perché avviene tutto ciò, per fare cosa per capire cosa? È una follia più grande di quella degli uomini che vogliono rubare il fuoco agli dei. La perdita di consapevolezza è così vasta da non avere neanche la cognizione di quale sia il nocumento che ciò produce per se stessi e ancor più al destinatario della lettera oggetto della malversazione. D’altronde anche se il destinatario della lettera diviene consapevole di tutto ciò ed ha gli strumenti per eluderlo, non può che trovare un’origine a questo accadere, che nella perdita stessa della causa. E l’effetto che si vuole produrre non è forse niente altro che cercare di distogliere dalla propria consapevolezza chi è fatto causa di questa follia, a cui in definitiva si imputa il fatto di non volere essere “folle”? e se è solo questa la causa, ed è solo questa, qual è il significato del perpetuarsi della sensazione di odio di chi genera danno? Nessuno, è un vortice che ha il solo scopo di darsi ragione per avere il potere, senza che sia necessario dimostrare ciò ch’è vero, anche qualora questo fosse possibile dimostrarlo pienamente. Prima di continuare questo dire è bene che vi comunichi che volutamente non ho voluto espletare la riflessione sul significato di quel ch’è scritto nella lettera, andando ad enunciare i fatti e i luoghi, o le persone coinvolte, in parte perché conoscenza che non appartiene al mio personaggio, ma anche perché io credo che l’entità esponenziale dei fatti e dei luoghi e delle persone dentro questo sentire, sia tale da coinvolgere l’intera struttura della società umana, tanto da renderla una amalgama di atti consultivi dal significato profondamente alterato. Credo comunque che quello che l’uomo definisce come “condizione” debba essere indagato dall’autore, che se ha conoscenza delle cause ed esperienza dei motivi troverebbe ben pochi interlocutori che con la consapevolezza, riescono a dare valenza alla comunicazione. E a questo punto non rimangono che i perché impliciti, che come interrogativi aperti svolgono la necessaria funzione di cercare nella comunicazione un senso che sia causa, motivo e poi conseguenza. Eppure questa ricerca di verità, che non ha il fine di dire io ho ragione, senza che la ragione ceda la sua conoscenza a ciò che della verità non conosce, ma da cui è conosciuta e per questo causa della sua ricerca, trova l’ottusità di un luogo umano che non sa più capire quello che non conosce, non comprende più dove sia quello che non conosce, né se esiste, né se ne è soltanto inconsapevole. Perché dovrebbe esistere qualcosa al di là di quel che io credo, questa è la risposta che si da’, e quel che io credo è la realtà su cui modello il mondo a mia immagine, questo è quel che pensa; è così assoluto questo atto di onnipotenza che il mondo gli appare tutto in questa sensazione, tanto che non riesce più a vederlo, se non in una visione di realistica, idilliaca sorte necessaria. Questa condizione parziale della vita, sempre più ossessivamente oggetto del proprio sapere, ha trasformato il mondo in un laboratorio scientifico in cui il potere è la cartina tornasole con cui testare l’uomo e la sua predisposizione alla sopravvivenza. La scienza è diventata la virtualità con cui decidere se sia giusto che l’uomo faccia di essa lo strumento di quel che in natura ad ogni uomo è dato. Cambieranno pure i cicli storici ma non c’è lotta più illusoria di quella tra il bene e il male che non guarda alla verità ma solo a chi ha il voler aver ragione. Con questo atteggiamento esistenziale non dobbiamo stupirci di quello che accade ch’è scritto nella lettera, molti non sanno più chi sono e sono soltanto il non sapere che non lo sanno e le regole di ciò sono ormai così diffuse che l’uomo contemporaneo non può che vedersi in un profilo del tipo: “Non c’è niente di peggio dell’ignoranza che crede possa creare interesse su qualcosa che non lo ha, tanto da determinare finanche la telepatia – ignoranza che si fa psicologia per dimostrare le proiezione del mondo e degli altri, in una comunicazione condita con qualche gesto inconsulto della testa e delle mani, Tutto questo per dire al mondo di avere ragione, in ragione di questo ogni uomo ha di che comunicare con ogni altro in un modo così “consapevole” da poter avere potere e ragione sull’altro, il fine e lo scopo è tutto qui; e in questa assenza di sapere, ciò diventa espressione ossessiva di voler sapere, del potere che sa soltanto, ma non sa della propria menzogna.

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Friday, November 08, 2002 10:28 AM

Subject: La maschera d'oro

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Friday, November 08, 2002 10:27 AM

Subject: La maschera d'oro

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.discussioni.psicologia

Sent: Friday, November 08, 2002 10:26 AM

Subject: La maschera d'oro

 

La maschera d’oro

 

Da alcuni giorni mi capita di osservare, in televisione, una pubblicità che reclamizza una marca di calze per donna. In essa si assiste al dono prezioso di gioielli, da parte di un uomo, alla donna che indossa quelle calze reclamizzate. Ora la donna in questione indirizza l’uomo verso la gioielleria, movendo prima una gamba poi l’altra, alle spalle dell’uomo, che all’atto di tali gesti viene indirizzato, prima verso il negozio e poi all’acquisti del gioiello; nell’atto della donna che ci mostra la “bellezza” delle sue gambe, con quei movimenti, ci fa anche “percepire la sua volontà di affermazione – potenza – che nella rappresentazione di questa pubblicità è del tutto uguale a quella di una persona dissociata, con dei disturbi del comportamento nella sfera della comunicazione. Si badi che in quei movimenti delle gambe è implicito il fatto che porti l’uomo dove la donna vuole, ora l’effetto di quei movimenti, può indurre l’uomo verso la gioielleria o per coincidenza con la volontà dell’uomo – ma la pubblicità non ci indica affatto questo – o come enfatizza la pubblicità quei gesti delle gambe della donna, con quelle calze, agiscono sulla volontà dell’uomo per mezzo della volontà della donna. Come avviene ciò? L’uomo forse vede riflessa la donna nel vetro della vetrina e intuisce attraverso quei movimenti di lei le sue intenzioni – è un po’ incerta la cosa – e allora ne è influenzato del tutto inconsapevolmente – dato che è già soggiogato dalla bellezza delle sue gambe – da un riflesso subliminale, magari vedendole, ma non vedendola riflessa nella vetrina, o percependo il movimento delle sue gambe dal suono – che non ci è dato ascoltare – e con la coda dell’occhio. O addirittura siamo in presenza di un’empatia telepatica, che al di là della trasmissione del pensiero di lei ci mostra la pozione magica che la fa pensare, le calze, in un gesto di vanità che esprime la sua volontà di potenza che si afferma tramite esse con il gesto delle sue gambe. In sostanza la donna quella donna rappresentata dalla pubblicità nell’affermazione della sua volontà, attraverso una seduzione che mostra il suo potere e l’affermazione di questo potere che, “per fortuna” trova gratificazione nella qualificazione della quantità del valore dell’oggetto che riceve in regalo dall’uomo. È ovvio” che tutto questo è avvenuto in una sorta di comunicazione virtuale dove l’affermazione della volontà dell’una soggiaceva al soddisfacimento dell’effetto determinato nella sublimazione del soddisfacimento di lui che asseconda lo scambio sul piano della sua volontà di affermazione – potenza – nella capacità di risolvere i desideri reconditi di lei – in un tacito accordo al di là di una concreta e “mostrata” comunicazione tra i due.

Se per questo va dato merito a questa pubblicità di aver mostrato gli effetti stessi della pubblicità sugli individui; come sistema di affermazione sociale essa non può non essere considerata come deleteria per lo sviluppo stesso dei sistemi che vengono usati per la comunicazione tra gli individui. Va detto che il mostrare la psicologia della pubblicità come forma di comunicazione sociale, dà per implicito il fatto che le persone o sono assuefatte all’indizione nascosta della psicologia della pubblicità, o ormai considerandosi consapevoli di essa vogliono meglio conoscere e capire e, applicare nella propria vita personale le tecniche per affermare se stessi e la propria volontà. Ora se da un lato non si sa come difendersi da tutto questo e c’è la ricerca della formuletta magica che ogni buono esperto televisivo propugna a volontà in ogni spazio “televisivo”, allo stesso tempo si cerca la possibilità di affermare se stessi attraverso gli stessi strumenti da cui ci si vuole difendere. Ecco perché oramai è di gran lunga più seducente una pubblicità che li mostra, in maggior ragione del fatto che l’intera struttura della comunicazione sociale ne è permeata a tal punto da essere quasi del tutto impermeabile ad una “alterità creativa”, al di là della omologazione della psicologia della pubblicità. Per pro memoria c’è da dire che negli anni ottanta la comunicazione cercava già di affermarsi con gli stessi metodi della donna della pubblicità delle calze, che negli ultimi dieci anni tale fattore comunicativo è stato esponenziale, negli ultimi cinque è diventato parossistico, e credo che negli Stati Uniti d’America sia già stato superato quello che noi conosciamo, ora. Non so se ricordate quel film di Oliver Stone, come s’intitolava Born.. certo il tutto era un po’ troppo spettacolare, da sembrare finto. Del resto non è che sia nato oggi tutto questo e la volontà di potenza espressa nell’ultimo secolo ha trovato episodi collettivi altamente distruttivi, immaginate i regimi che lo hanno attraversato, dove i semplici gesti della vita quotidiana hanno assunto il significato e il senso di un ottundimelo dei sensi che esaltati ottundevano anche la coscienza, fino a sublimare la morte dell’individuo, Klages permette e come teorizzava anche nel semplice sedersi si esprimono le intenzione di volontà d’affermazione – potenza - dell’individuo. Il cosiddetto mobbing o mobing da cosa pensate che derivi. Ma torniamo al momento in cui l’uomo della pubblicità consegna i gioielli alla donna con le calze. In quel momento lei è lì seduta con le gambe ben composte, io dico decisamente refrattaria, che completano l’immagine di una donna completamente asessuata, è proprio qui lo scarto che avviene con la comunicazione, lei continua il gioco della seduzione al di là della realtà dei sensi, lei ha affermato la sua volontà attraverso un atteggiamento celebrale e cerebrale  che ha dato alle deduzioni fantastiche della sua mente l’appagamento concettuale dei sensi – la pubblicità in questo vuole non mostrare una donna stupida – immaginate la stessa donna che non ottenga quello che ottiene nella pubblicità, come risolverebbe questo stato di depressione come riempirebbe quei “segni” fatti con le gambe, riempiendoli di contenuti ancor più aleatori, in deduzioni fantastiche, che giustifichino in un modo o nell’altro la volontà di affermazione nell’interpretazione dei gesti dell’uomo – che sia detto non è che stia meglio della donna – e a quali valori si appoggerebbero i significati conseguenza di ciò, agli stessi aleatori della pubblicità, forse? E allora alla donna della pubblicità non resta che una cosa da fare, comunicare con un'altra se stessa in una maschera d’oro – quasi un archetipo – come fosse Iside e Osiride al contempo.

 

----- Original Message -----

From: "NOpoliticaNOofftopicNOspam" <NOpoliticaNOofftopic@nospam.com>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Thursday, January 02, 2003 1:19 PM

Subject: Il tuo post e' OT

Se anche tu ti sei stufato di leggere su IT.MEDIA.TV post che non trattano
di televisione ma sono solo idee politiche, argomenti Off Topic o spam,
copia interamente quanto scritto qui sotto e invialo a:
abuse@libero.it

Oggetto: Post OT sul Newsgroup IT.MEDIA.TV giovedi 2 gennaio 12.30

Gentili signori,
Vi chiedo cortesemente di prendere i dovuti provvedimenti verso il Vostro utente che si firma Patrizio Marozzi, il quale ha inviato sul Newsgroup
IT.MEDIA.TV un post palesemente Off Topic.
Qui di seguito tutti i dati estrapolati, il suo post e i suoi Header
completi:
Nome: Patrizio Marozzi
La sua e-mail: patrizio.marozzi@libero.it
Data messaggio: giovedi 2 gennaio 12.30
Titolo messaggio: tempi verbali

Questo il testo integrale del messaggio:
" piacessi

 MP

Ma non mi piacciono quei film, che non mi fanno emozionare subito, se c’è da pensare o riflettere per qualche istante mi annoio, è come se le mie emozioni fossero staccate dal mio pensiero, non ho bisogno di capire per sentirmi emozionare, nel senso a me il pensare non mi emoziona affatto, a me sembrano sceme quelle persone che trovano piacere per esempio, stando ferme a guardare un tramonto, o il movimento del mare o un ramo che si flette con il vento, o stanno ad ascoltare il suono prodotto dal movimento dell’aria.

 

PM

A me piacciono queste cose, che so trovo bello anche che le mie emozioni cerchino un significato in quel che spontaneamente la natura ci comunica, e che i miei pensieri trovino in questo un motivo per emozionarsi lo trovo un modo per dare profondità al significato delle emozioni, un modo per comunicare con gli aspetti più veri e semplici ed emozionarmi della loro naturale complessità. Del resto il significato delle cose e delle nostre azioni è nella profondità del significato dell’esperienza della nostra comunicazione, anche nell’immediata profondità del significato delle proprie parole; che sono sì profonde proprio in virtù della realtà più naturale e complessa, che dà azione e movimento al nostro essere che agisce ed emozionalmente è partecipe del significato della verità, che anche lo riguarda, ma è anche più ampia delle possibilità della ragione: in fondo è l’amore l’equilibrio più grande dell’emozioni. Non credo, vedi, per questo, che il tempo che intercorre tra il pensiero e l’emozioni sia meno rapido di un’emozione che allontana il pensiero - anzi sovente è proprio il contrario.

 

MP

Dici che se io dico ch’è troppo complicato, per esempio quello che mi stai dicendo, è solo perché trovo complicato stare a guardare il mare, e per questo finisco per dirti che sei cervellotico perché non riesco a capire le emozioni che mi comunichi quando sei in silenzio, a cui non riesco ad associare nessuna esperienza personale che superi il significato delle mie parole che del resto sono lontane dalle mie emozioni e, finisco che quando parlo o agisco con te è solo per provare delle emozioni anche se esse non hanno nessun significato, se non quello di sentire un’emozione, che così non può che essere qualcosa che più o meno mi esalti in conseguenza del dominare ed esser dominati, un ruolo di potere che determina il mio agire al di là del significato di bene o male, ma solo nel significato di vero o falso in conseguenza di un ruolo di potere?!

 

PM

Trovo la tua risposta per certi versi sorprendente, nel senso che l’allontanamento del pensiero così espresso da te dà all’azione quel modo inconsulto che ha come scopo la ricerca della propria affermazione, che storicamente è stata sempre espressa nell’esaltazione di uno storicismo che partendo dalle emozioni cercasse attraverso il loro sentire la determinazione di vero sulla verità stessa dell’esperienza”. In questa interpretazione e momenti storici l’affermazione di dominio è quella che dice quale sia il significato di verità in conseguenza del potere che determina l’emozione di dominio: in questo principio di esaltazione la logica che tutto nega per dare significato di grandezza a tutto quel che lo riguarda, dà ai comportamenti più volgari la capacità emotiva di dominio e attraverso essi l’atteggiamento arrogante che dice quale sia il significato della verità. In questo paradosso dell’esaltazione dell’esasperazione delle emozioni umane dei più frustrati, o resi tali, si cerca tramite l’affermazione emotiva dei comportamenti più superficiali quale sia il significato della realtà in base al dominio che si ha sull’altro, o altri. Tale dominio avviene, per questo senso, vieppiù per mezzo della distruzione della comunicazione come fonte di conoscenza, che amplifica la partecipazione emotiva nell’agire tra gli individui. Per fare un esempio lampante, anche se lontano nel tempo accaduto, l’obbligo di portare la stella di Davide degli ebrei durante il nazismo, dava la possibilità dell’affermazione emotiva, a tutte quelle persone che nel controllo dell’applicazione di tale apparente insignificante atto trovavano l’autorità per dare al proprio sentire emotivo l’esaltazione dell’affermazione della verità. Questi gesti violenti che ancora ora nella sua espressione di significato avvengono – se pur sembravo insignificanti - finiscono sempre per le logiche delle dinamiche del dominio, del potere, per sfociare nel loro parossismo e generare morte. Ora di certo, la tua risposta non mi ha sorpreso perché non è andata a finire subito in questo ambito, ma per il fatto che quest’ambito è ora in maggior modo espresso in un non senso comunicativo che fa della risposta associativa nella comunicazione fonte di esaltazione emotiva per sentirsi dominanti e superiori all’altro. Sempre più sovente in questo tempo effimero ciò è espresso da gesti del tipo verbale che determinano un’azione corrispondente, e allora il semplice dire qua o là, o guarda, o l’alzare un braccio, in modo più o meno sgarbato, per indicare o attirare o meglio distogliere l’attenzione psichica dell’altro, servono solo per far fare qualcosa all’altro e in questo percepire una sorta di dominio e potere, intelligenza superiore a quella dell’altro e, ciò in maggior ragione quando questi “tempi verbali”, male interpretano o non hanno alcun senso “nella capacità reale di agire nel significato reale della comunicazione esperita”. Certo il fatto che tu abbia trovato un momento di risposta per la mia domanda non ti ha dato la necessità di applicare il tuo dominio, ma non è detto per questo che tu non trovi più conveniente sentirti emozionalmente dominate e darti a quei tempi verbali di cui ti ho parlato, tanto più che ciò non inficia il processo di potere sociale, ch’è governato da un processo mentale che fa dello stimolo alla competizione darwiniana l’esperienza acclarante la verità.

 

MP

Comunque in sostanza le possibilità d’incontro, non sono più come era qualche epoca fa dove un blocco culturale serviva per dare ai processi della comunicazione un punto d’incontro per una legittimità moralmente controllata, ma che poteva essere legittima!  

 

PM

Certo ora si può affermare che potenzialmente c’è più libertà, ma cosa avviene in effetti. Spazio ridotto culturalmente, per una comunicazione culturale tra le persone a favore di spazi d’incontro surrettizi, dove poter mediare il controllo culturale superando i limiti del blocco culturale che non esiste più – per solo una rappresentazione di comodo che giustifichi la surrettizia libertà della comunicazione: un invenzione della trasgressione, che finisce per essere blocco culturale della reale comunicazione con se stessi e gli altri per gli individui che hanno modi non surrettizi nella comunicazione di se stessi. E a quest’oggi, ancora alcuni, paradossalmente su questo blocco culturale cercano e trovano spazi ipotetici per una moralità legittimamente controllata, ma che sembra, libera.  “   


Questi gli Header completi:
Path:
tornado.fastwebnet.it!bofh.it!nntp.infostrada.it!twister2.libero.it.POSTED!n
ot-for-mail
From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>
Newsgroups: it.media.tv
Subject: tempi verbali
Lines: 112
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X-MimeOLE: Produced By Microsoft MimeOLE V6.00.2600.0000
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Date: Thu, 02 Jan 2003 11:30:35 GMT
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12:30:35 MET)
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Xref: tornado.fastwebnet.it it.media.tv:113314

Auspicando un Vostro intervento che quantomeno inviti il Vostro utente a
trattare sul Newsgroup IT.MEDIA.TV solo argomenti inerenti il mondo della
televisione, porgo cordiali saluti.

 

----- Original Message -----

From: "Elia" <eliastabe@interfree.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Thursday, January 02, 2003 5:36 PM

Subject: Re: Il tuo post e' OT

 

Nell'episodio precedente,
NOpoliticaNOecceteraeccetera <NOpoliticaNOeccetera@eccetera.com> osò dire:

> copia interamente
> quanto scritto qui sotto e invialo a: abuse@libero.it

Credi che lo farà??
;)

--
Elia
[Faccia da ITALIA UNO]
"Ma com'è il tuo DINOSAUREO?"
(M.Bosé)

 

----- Original Message -----

From: "NOpoliticaNOofftopicNOspam" <NOpoliticaNOofftopic@nospam.com>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Thursday, January 02, 2003 6:26 PM

Subject: Your post is

 

Se anche tu ti sei stufato di leggere su IT.MEDIA.TV post che non trattano di televisione ma sono solo idee politiche, argomenti Off Topic o spam, copia interamente quanto scritto qui sotto e invialo a:
abuse@alltel.net

Oggetto: Post OT on Newsgroup IT.MEDIA.TV thursday 2th january 2003 time
15.37

Dear Sirs,
your customer DAVID has sent today a post about the sale of pirate software
into the italian Newsgroup IT.MEDIA.TV
We ask you to cancel his account permanently and to inform the police
department of your country.
Best regards.


Nick: DAVID
His e-mail: david@davewarez.biz
Date: thursday 2th january 2003 time 15.37
Title: !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! SOFTWARE FOR SALE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


His complete post:
PC and Mac software available.
Only US$10 or 10 EUR per CD.
Worldwide shipping.
E-mail david@davewarez.biz for a full list.

His complete headers:
Path:
tornado.fastwebnet.it!bnewsfeed00.bru.ops.eu.uu.net!bnewsifeed00.bru.ops.eu.
uu.net!bnewspeer00.bru.ops.eu.uu.net!emea.uu.net!eusc.inter.net!priapus.visi
.com!news-out.visi.com!hermes.visi.com!attcg2!attsl2!ip.att.net!news.alltel.
net!53ab2750!not-for-mail
From: no.email.address.entered@none444.yet
Newsgroups: it.media.tv
Subject: !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! SOFTWARE FOR SALE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
29058
Message-ID: <02010306.3752@none444.yet>
Organization: <no organization>
X-Newsreader: Microsoft Outlook Express 6.00.2600.0000
Reply-To: david@davewarez.biz
Lines: 27
Date: Thu, 02 Jan 2003 14:37:55 GMT
NNTP-Posting-Host: 166.102.56.38
X-Complaints-To: abuse@alltel.net
X-Trace: news.alltel.net 1041518275 166.102.56.38 (Thu, 02 Jan 2003 08:37:55
CST)
NNTP-Posting-Date: Thu, 02 Jan 2003 08:37:55 CST
Xref: tornado.fastwebnet.it it.media.tv:113363

Questo post di cui parla "NopoliticaNOofftopicNOspam” non esiste. E non riporto le finte risposte inviategli.

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@libero.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Saturday, January 04, 2003 10:29 AM

Subject: Re: Il tuo post e' OT

 

Chiunque legga questa mia è bene che sappia che non aggiunge niente al mio post tempi verbali. Voglio solo dire al committente, a cui rispondo, che il mio numero di tel. è 0735753745, può telefonarmi, previa sua presentazione
pubblica su questo forum, per vedere" che mi firmo per quello che sono. Per quanto riguarda la sua argomentazione sulla mia, la trovo del tutto insufficiente, la motivazione chi vi addice "inqualificabile, quanto il suo nome, lei naturalmente è libero di averla, mi scuso per questa ovvietà con l'intelligenza degli altri interlocutori questo forum. Concludo dicendo che il suo "modo", nei miei confronti, compreso quello "formale linguistico" nel post che ha inviato successivo questo, mi ricorda tanto i messaggi, anonimi, che finiscono nella mia casella postale, pseudo economici, in italiano o inglese o pseudo porno che non si sa dove vogliono andare a parare. Se poi è tra quei mentecatti che ogni tanto fanno giri sotto casa mia, per vedere o immaginare chissà cosa, mi saluti quelle galline e conigli delle sua amiche, incapaci nei miei confronti di una relazione qualitativamente sana, tanto da trasferire la virtualità anonima di internet al di fuori del computer, nella vita reale. Se non fosse tra questi ciò che ho appena detto, non la riguarda. e può inviare questa mia a tutti gli abusi.it che le pare, è un favore che mi fa. Grazie.
Patrizio Marozzi


"NOpoliticaNOofftopicNOspam" <NOpoliticaNOofftopic@nospam.com> ha scritto
nel messaggio news:h8WQ9.8171$lj5.99419@tornado.fastwebnet.it...
> Se anche tu ti sei stufato di leggere su IT.MEDIA.TV post che non trattano di televisione ma sono solo idee politiche, argomenti Off Topic o spam, copia interamente quanto scritto qui sotto e invialo a:
> abuse@libero.it
>
> Oggetto: Post OT sul Newsgroup IT.MEDIA.TV giovedi 2 gennaio 12.30
>
> Gentili signori,
> Vi chiedo cortesemente di prendere i dovuti provvedimenti verso il Vostro utente che si firma Patrizio Marozzi, il quale ha inviato sul Newsgroup  IT.MEDIA.TV un post palesemente Off Topic.
> Qui di seguito tutti i dati estrapolati, il suo post e i suoi Header
> completi:
> Nome: Patrizio Marozzi
> La sua e-mail: patrizio.marozzi@libero.it
> Data messaggio: giovedi 2 gennaio 12.30
> Titolo messaggio: tempi verbali
>
> Questo il testo integrale del messaggio:
> " piacessi
[…]

 

Gettando tre pietre di dimensioni e peso diverso sulla sabbia  - se nel tragitto di caduta non c’è tempo sufficiente perché aumenti la velocità di caduta di ognuna, tanto da differenziarla tra loro, l’effetto sulla superficie della spiaggia sarà paritetico e potrà solo differenziasi per determinata incidenza della forma della superficie della pietra che impatterà sulla sabbia.

 

Fuori ci sono le nuvole, o potrei dire che c’è il sole, o meglio dato che mi appresto a concludere questo libro ch’è notte, o ci sono le prime luci dell’alba. Quand’è che finisce o inizia un giorno, forse nella corrispondenza dell’ora della nostra nascita con quella della nostra morte, o nel tempo del nostro primo giorno fino al nostro ultimo, o oltre tutto ciò, o come in questo caso nello spazio metaforico di una notte un giorno e una notte? Sono forse le pagine che compongono il libro, o io che l’ho scritto, o come credo, quel che ho scritto e che ognuno lascerà cadere sulla sabbia come vuole o saprà

 



                     Appendice del giorno prima

                     Di Patrizio Marozzi

Editati nei forum di La Repubblica.it – La Stampa web e il news group it.discussioni giustizia e it.cultura. e scritti solo in questo libro, insieme ad altri scritti qui.

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Wednesday, April 23, 2003 9:43 AM

Subject: Cosa aspetta Ciampi a sciogliere le camere

 

Dato che quello che è scritto nell'articolo de La Repubblica, che riporto qui sotto - mi sembra un'imbeccata ad Hoc di qualche depistatore o provocatore di non si sa, di quale servizio, o collaterale ad esso. Mi
chiedo qualora fosse vero quello che vi è scritto, cosa aspetta il presidente della repubblica a sciogliere le camere per indire nuove elezioni, la magistratura ad avviare un'inchiesta sul caso, e un fascicolo sul presidente del consiglio ch'era informato per forza di ciò da tempo.
perché qui non è solo in ballo che si è agli ordini della Cia, e non c'è Abu Abbas che tenga, dato che pubblicamente da tempo si sapeva che risiedesse lì. Ma a vedere da ciò sembra che tra le nuove possibilità di delinquere del
sismi ci sia anche quello di infrangere la costituzione, e non mi sembra che il parlamento ne sia stato informato, e questo fa immaginare qualcosa che dire inquietante sembra un buffetto dato su una guancia. A maggior ragione ché sotto l'aspetto giuridico internazionale, questa guerra, è un crimine - in qualsiasi modo la si voglia rigirare - E aggiungo ancora, non sarà questa
notizia un ulteriore modo, di un modo sempre più consueto di manipolare la politica, e imporre i dato di fatto anticostituzionali, giuridicamente inammissibili, trasformandoli in forme che inficiano il sistema democratico eludendone le regole comuni, appunto con queste forme di sopruso, o alzando polveroni in mancanza di garanzie costituzionali, o togliendo di fatto le
garanzia costituzionali per istituire un regime controllato che non può stare con una democrazia repubblicana. Siamo prossimi al peggio o cosa. E' bene che sia chiaro che chi ha determinato i morti in Irak se ne assuma la
responsabilità, con tutti i crimini che seguiranno a ciò, continuando questo stato di fatto governato dal sopruso militare ed economico. Perché non sarà un hamburg in più con cui ingozzarsi a cambiare i fatti e le conseguenze di
chi sui morti e i feriti e tutte le persone oltraggiate dalla guerra – che mi auguro non si perdano nel rancore - continuerà ad arricchirsi ed a perpetuare la guerra e la sua miseria.

 

Per ventidue giorni sono state compiute operazioni
di intelligence. In coordinamento col Comando alleato
Iraq, la guerra segreta
degli agenti del Sismi
Così 007 italiani, in missione nel paese di Saddam,
hanno aiutato sul campo l'esercito americano
di CARLO BONINI

In Iraq, l'Italia ha combattuto la sua guerra. Per ventidue giorni, infiltrati nelle aree metropolitane di Bassora, Bagdad e Kirkuk, una ventina di uomini del Sismi, il nostro servizio segreto militare, hanno condotto operazioni coperte di intelligence in appoggio alle forze militari anglo-americane. Qualificate fonti italiane e statunitensi spiegano a Repubblica che si è trattato di "attività sul terreno". Di "ricognizione e individuazione di obiettivi militari", di "ricerca e localizzazione" dei dignitari del regime e di "anti terrorismo" su singoli sospettati.


Alle operazioni, coordinate con il Comando alleato (cui per settimane, attraverso l'ambasciata Usa di Roma, è stato girato l'intero flusso di informazioni raccolte dagli uomini del servizio), hanno partecipato tre divisioni del Sismi (intelligence militare, operazioni e antiterrorismo) e una rete di "fonti dirette" che si è andata infittendo nelle settimane precedenti il conflitto. Con il "reclutamento" di alti ufficiali dell'esercito iracheno e del partito Baath, persuasi dal Sismi alla "diserzione".


Le cose - per come Repubblica ha appreso ed è stata in grado di verificare - possono essere raccontate così.


Il 16 aprile, l'arresto in una Bagdad liberata di Abu Abbas, l'uomo del Terrore nei giorni dell'Achille Lauro, mette a rumore l'Italia. Il direttore del Sismi, Nicolò Pollari, viene ascoltato dal Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Annota l'Ansa: "Gli 007 italiani iperattivi nello scenario iracheno. Sapevano della presenza di Abu Abbas. Hanno lavorato alacremente prima del conflitto in contatto con i servizi dei paesi alleati e stanno preparando la strada al contingente italiano in partenza per l'Iraq.


Il Presidente del comitato di controllo parlamentare sui servizi segreti, Enzo Bianco, dichiara: "Ora che la cattura del terrorista è avvenuta, posso dire che Pollari ci aveva correttamente informato in una precedente audizione che Abbas presumibilmente si trovava a Bagdad"".


Il filo che Pollari tira di fronte alla commissione parlamentare e che porta ad Abbas ha dunque poco di casuale. E comprensibilmente generico è il contesto in cui viene svelato. Il direttore del Sismi ha informazioni buone perché il Sismi è in Iraq da almeno quattro mesi. Perché la "guerra" del nostro servizio segreto militare è in realtà cominciata nelle ultime settimane del dicembre scorso.

In quei giorni, nonostante il mondo guardi ancora a Blix e al Consiglio di Sicurezza dell'Onu come possibile argine al conflitto, la macchina bellica anglo-americana ha già raggiunto nel Golfo Persico un grado di mobilitazione prossimo alla "prontezza". Saddam Hussein è già affare dei generali. I Paesi della "coalizione" che pure non invieranno fanti, aerei o navi, e dunque anche l'Italia, vengono chiamati ad uno sforzo logistico, militare e informativo.

Il 17 gennaio, il capo di stato maggiore della difesa statunitense, il generale Richard B. Myers, è a Roma. Incontra il ministro della difesa Antonio Martino e, con lui, il capo di stato maggiore della difesa italiano Rolando Mosca Moschini, il generale Filiberto Cecchi, capo del Comando operativo di vertice interforze, la struttura che coordina le missioni militari degli italiani all'estero. I piani operativi del Pentagono prevedono che le attività belliche sul terreno siano "orientate" delle informazioni che le intelligence militari di tutti i paesi della "coalizione" saranno in grado di rubare in Iraq, oltre la linea del fronte. Informazioni che verranno raccolte dal Comando unificato anglo-americano in tempo reale, incrociate, elaborate e quindi trasformate in istruzioni alle unità combattenti.

L'idea è a suo modo semplice. Illuminare, per tempo e dall'interno del Paese, gli obiettivi, le mosse a sorpresa di un nemico di cui si ignora l'esatta dislocazione delle forze militari e che ha scelto di confondere le proprie armi e le proprie milizie tra la popolazione civile.

In Iraq, l'Italia ha una sua "tradizione informativa" risalente nel tempo. Bagdad è piazza tutt'altro che sconosciuta al nostro controspionaggio militare. Come Bassora, nel sud del Paese, dove nessuna mossa del regime sfugge al silenzioso network informativo sciita, sulle cui fonti i nostri servizi sanno di poter contare. Nicolò Pollari, direttore del Sismi, ottiene dunque il via libera dal governo e avvia in Iraq la più imponente operazione di intelligence e coinvolgimento militare sul terreno che il servizio abbia conosciuto nella sua storia recente.

Le "coperture" con cui tra la fine di gennaio e febbraio gli uomini del Sismi entrano in Iraq sono le più diverse. Per dirla con una fonte qualificata interpellata da Repubblica, sono "coperture che hanno richiesto uno sforzo di fantasia". Perché Bagdad, ormai, diffida di tutto e tutti. Ciascuna unità ignora dunque l'identità e il lavoro affidato alle altre. Nelle zone di Kirkuk (a nord), Bagdad (al centro) e Bassora (a sud), a ciascuna unità è ritagliato un fazzoletto di territorio iracheno e il rapporto esclusivo con "fonti dirette" che presto si dimostrano di una certa generosità.

Racconta una fonte militare: "Abbiamo vinto questa guerra prima ancora che venisse sparato un solo colpo. Quando abbiamo cominciato ad avvicinare generali e alti ufficiali dell'esercito regolare, e con loro funzionari del Baath, per invitarli alla diserzione, ci siamo trovati di fronte uomini disperati. Pronti a barattare il loro patrimonio di informazioni in cambio della promessa di una sopravvivenza fisica e in qualche caso politica nel dopoguerra".

La rapidità con cui il Sismi penetra la struttura militare irachena e il suo partito Stato, la qualità delle informazioni che ne ottiene, sorprendono gli stessi americani. Allo scoppio della guerra, il nostro servizio segreto militare è in grado di comunicare in tempo reale informazioni che diventano decisive nel teatro delle operazioni.

Accade subito. Il 20 marzo. Alle 5.35 del mattino, Bagdad è stata investita dal raid aereo che segna l'inizio della guerra. Sul reticolo della capitale irachena sono piovute bombe di precisione e missili Tomahawk lanciati da incrociatori e sottomarini Usa al largo del Mar Rosso e del Golfo Persico. Il Comando alleato immagina una reazione irachena ed è il Sismi a indicarne luogo, tempo e modalità. Il nostro servizio segnala l'attivazione di batterie missilistiche irachene nell'area di Bassora. Informa dell'ordine di lancio e dell'obiettivo: Kuwait City. La controffensiva irachena è spenta dalle forze anglo-americane all'origine. Non un missile raggiungerà i suoi bersagli.

A contatto con il terreno, le "fonti" e gli occhi del Sismi fanno per una volta il lavoro delle altre intelligence alleate, inglese, americana. Vedono quello che le colonne corazzate non riescono a vedere. Anche perché, lì dove non arrivano le informazioni rubate agli stati maggiori iracheni, riesce ad arrivare la rete informativa sciita di cui gli italiani sembrano aver guadagnato la fiducia.

Il 4 aprile, in un sobborgo di Bassora, muore sepolto nella sua villa-fortino "Alì il chimico", il paranoico generale cui Saddam ha consegnato la resistenza di Bassora e dell'Iraq meridionale. Le informazioni che guidano i caccia inglesi sono anche farina del sacco italiano. Per due settimane, grazie agli sciiti, gli spostamenti di Alì vengono quotidianamente individuati e comunicati al comando alleato. Fino alla fine.

La fonte militare sorride: "È stata una guerra di notizie. E questa volta noi le avevamo. Buone. Perché c'eravamo. Notizie importanti, come quella che ci assicurava che i ponti minati di Bagdad non sarebbero saltati. Ma anche notizie minute, come la consistenza numerica delle colonne corazzate irachene arretrate dal fronte di Kirkuk verso Bagdad. Molte di queste notizie sono servite ieri. Altre serviranno domani".

Notizie - va aggiunto - che spiegano le ragioni della richiesta americana di una prosecuzione dell'impegno militare italiano in Iraq e l'insistita gratitudine al governo, manifestata privatamente e pubblicamente dall'ambasciatore americano in Italia Mel Sembler.

 (23 aprile 2003)

 

----- Original Message -----

From: "pierbattacchio" <pierbattacchio@infinito.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Wednesday, April 23, 2003 3:30 PM

Subject: Re: Cosa aspetta Ciampi a sciogliere le camere

E QUAL'E' IL PROBLEMA?
FINALMENTE ABBIAMO UN'ITALIA DI CUI ESSERE ORGOGLIOSI ANCHE PER LA
POLITICA ESTERA, E TU CHE FAI? TI LAMENTI!!
VAI A VIVERE IN FRANCIA, VA!

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Wednesday, April 23, 2003 11:35 PM

Subject: Re: Cosa aspetta Ciampi a sciogliere le camere

 

E QUAL'E' IL PROBLEMA?
FINALMENTE ABBIAMO UN'ITALIA DI CUI ESSERE ORGOGLIOSI ANCHE PER LA
POLITICA ESTERA, E TU CHE FAI? TI LAMENTI!!
VAI A VIVERE IN FRANCIA, VA!

 

Ci sono molti modi per insultare, questo, suo, non è tra i più originali. Sicuramente la qualifica "oltremodo". Ma mi auguro che tu possa continuare ad esprimerti, nel tuo non voler sapere e, considerare, perché l'approvazione per un tal fatto mi fa pensare che lei può ben altro, ma sono
sicuro che le sue sono solo sconclusionte considerazioni, su quanto ha letto, anche se anti democratiche. E non sono certo io che debbo prestarvi "attenzione". Sull'andare in Francia a vivere mi auguro per lei che io non
debba esservi costretto, un giorno, magari da un tipo per ora innocuo come lei. Se poi dovvessi per altri motivi andarci, per un periodo delimitato, mi sembra evidente che per lei "ora", è disdicevole, anche questo. E non mi
dica, magari, che vi si trova spesso, perché dalla sua risposta considero che lei ama ben poco anche l'Italia. Sicuramente non discerne molto tra l'uccidere e non. O forse No!


Patrizio Marozzi

 

E sul 25 aprile attacca la sinistra: "Ha troppe cose
da farsi perdonare e ora si attacca alla resistenza"
Iraq, Berlusconi ammette
"Difendo l'operato del Sismi"
La nostra intelligence ha collaborato con gli alleati

PORTO ROTONDO - Il Simsi ha collaborato con gli alleati in Iraq. Silvio Berlusconi frena sul nascere la polemica sul ruolo svolto da una ventina di agenti del Sismi in Iraq durante la guerra. E attacca la sinistra sul 25 aprile, salvando invece l'iniziativa di Carlo Azeglio Ciampi di celebrare la ricorrenza nel cortile d'onore del Quirinale definendola un'idea "apprezzabile". Il premier è a Porto Rotondo. E si concede ai giornalisti, che affollano i cancelli davanti alla sua villa.

"La nostra posizione nella coalizione non è mai stata in dubbio e quindi la nostra intelligence ha collaborato con gli alleati, avendo rapporti con i paesi arabi". Il premier non nega la partecipazione di una ventina di agenti del Sismi (il servizio segreto militare) in Iraq durante la guerra. Anticipata da Repubblica la notizia aveva scatenato subito un vespaio. Margherita, Verdi e Pdci hanno chiesto un immediato chiarimento al governo. "Saremmo di fronte a un fatto gravissimo, il governo non solo non avrebbe rispettato il mandato conferitogli dal Parlamento ma avrebbe anche violato lo stesso dettato costituzionale", ha tuonato Rino Piscitello, dell'esecutivo nazionale della Margherita.

Chiamato in parlamento a chiarire il ruolo svolto dall'intelligence militare, Berlusconi fuga ogni dubbio, chiarendo che l'intervento del Sismi rientra a pieno titolo nelle scelte di politica estera del governo. "Tutto questo - ha spiegato il premier - è in piena coerenza con le direttrici della nostra politica estera: alleati con gli Usa, sotto il cui ombrello viviamo da anni, in Europa ma non più sudditi delle decisioni della mitteleuropa, grande attenzione per la Russia e forte considerazione per Israele, unica democrazia nello scacchiere mediorientale".

Che agenti del Sismi avessero operato in Iraq d'altra parte lo aveva ammesso poco prima lo stesso direttore del Servizio Nicolò Pollari in una lunga telefonata con il presidente del Copaco, Enzo Bianco, presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. E' stato lo stesso Bianco a chiamare Pollari dopo aver letto le indiscrezioni di stampa. Pollari ha confermato che le attività svolte dal Sismi in Iraq sono state solo ed esclusivamente di intelligence - non attività militari. Bianco, che precedentemente avava dichiarato di considerare gravissime eventuali attività militari, ha preso atto delle rassicurazioni fornite da Pollari.

Sulla giornata del 25 aprile il premier attacca invece l'opposizione. "La sinistra italiana ha troppe cose da farsi perdonare, e ora cercano di trovare argomenti come la Resistenza per cercare di metter in un angolo il problema di oggi, cioè il fatto che abbia perso la fiducia degli italiani..".

 (23 aprile 2003)

 

DURO DISCORSO DEL SEGRETARIO DI STATO USA
Colin Powell: «Ora la Francia
potrebbe pagare il suo no alla guerra»
La risposta di De Villepin: «Noi abbiamo agito
nel rispetto del diritto internazionale»

23 aprile 2003 La Stampa.it 

WASHINGTON. Nonostante le apertura di Parigi a Washington e la disponibilità espressa dall'ambasciatore francese all'Onu ad una «sospensione» delle sanzioni Onu all'iraq, tra gli Usa e la Francia la tensione resta elevata e un nuovo intervento del segretario di Stato Usa Powell è destinata a farla salire ancora. Parlando alla Cbs, Powell non esclude che ora la Francia debba «pagare» le conseguenze della sua intransigente opposizione alla guerra in Iraq.

Intervistato da Charlie Rose dell'emittente televisiva americana, Powell ha detto che con la fine della guerra una fase di crisi e tensione con la Francia si è ormai «chiusa e ora è giunto il momento di ripensare ai nostri rapporti in modo complessivo».

Quando il conduttore gli ha chiesto se questo ripensamento implicasse anche che la Francia ora dovrà subire delle conseguenze per essersi opposta agli Usa, Powell ha risposto con un secco «si», senza però aggiungere ulteriori dettagli.

E ritornando alle polemiche che hanno diviso Parigi e Washington durante la crisi, Powell ha aggiunto: «non è un segreto: non pensiamo che in questa fase la Francia abbia svolto un ruolo utile».

Dalla Turchia, dove è in visita, il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin replica implicitamente al segretario di Stato usa Colin Powell che in un'intervista ha definito non «utile» il ruolo svolto dalla Francia nella crisi irachena e minacciato ritorsioni contro Parigi.

«Per tutto la fase della crisi irachena - ha detto il capo della diplomazia francese - la Francia, che al suo fianco aveva la grande maggioranza della comunità internazionale, ha agito in accordo con le sue convinzioni e con i suoi principi per difendere il diritto internazionale».
Anche nel futuro, ha aggiunto De Villepin, «continueremo ad agire in tutte le circostanze in questo modo».

 

Bagdad, un gioiello da salvare

 

Musei con esposizioni mozzafiato, moschee di inestimabile valore architettonico, palazzi di starordinaria bellezza. Ma anche poveri bazaar e file di piccoli negozietti che smerciano monili, oggetti di cuoio, feltro e coperte. Angoli da sempre caratteristici di uno dei luoghi più belli del pianeta. La città di Bagdad non è solo il rifugio di Saddam Hussein. E' un patrimonio dell'umanità che rischia seriamente di essere cancellato dal bombardamento più massiccio che si ricordi dalla Seconda guerra Mondiale.

Si pensi al museo iracheno è situato nel distretto di Karkh. Con le sue ventotto gallerie è il più grande museo nel Medio Oriente, con mostre che coprono facilmente un arco di tempo di 100mila anni. Tra gli oggetti più affascinanti risalta un ciottolo risalente a 10mila anni fa con dodici graffiature profonde in superfice: per gli archeologi potrebbe essere uno dei primi calendari del mondo. Oppure una guarnizione sumerica di circa 5.000 anni fa, che mostra la prima rappresentazione pittorica di due uomini che agitano le mani.


Oppure si pensi al museo di Bagdad, che contiene i modelli a grandezza naturale della vecchia città, o al nel museo dell'eredità popolare, nel quale è sposta una collezione di case tradizionali. O al museo delle arti pionieristice, una casa del 1922-, con le stanze costruite intorno ad un courtyard centrale che contiene una fontana.


Tra le opere architettoniche a rischio c'è indubbiamente la scuola di Mustansiriyah (del 1300 d.c.) che fu un'università importante durante il trentasettesimo califfato di Abbasid, Mustansir Billah. Così come il palazzo di Abbasid, costruito nello stesso periodo e nello stesso stile architettonico.

Sempre del 1300 anche la scuola di Murjaniya, poi demolita nel Novecento e ricostruita in forma di moschea, conosciuta oggi come il Marjan Mosque.

Tra le costruzioni da salvare c'è anche il Khan Murjan, progettato nel quattordicesimo secolo per essere una locanda per mercanti e poi diventato la dimora di molti eruditi dell'università. Si riconosce dal luingo corridoio centrale alto più di 13 metri, con gli archi e le finestre.


Dulcis in fundo l'Al-Khadhimain Mosque, una delle moschee più importanti nel mondo islamico, con le sue cupole ricoperte d'oro e meravigliosi minareti. La costruzione risale al sedicesimo secolo.

 

----- Original Message -----

From: "pierbattacchio" <pierbattacchio@infinito.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Thursday, April 24, 2003 10:31 AM

Subject: Re: Cosa aspetta Ciampi a sciogliere le camere

Marozzi, ma che fai? Vaneggi? Ma che dici? Una volta mi dai del lei, poi del tu, poi parli di una cosa, poi di un'altra, di uccidere, di amare l'Italia e tante altre cose "sconclusionate".
Su Marozzi, cerca di amare anche tu l'Italia come l'amo io e non come fanno quei comunisti che la denigrano sempre, "senza se e senza ma", specialmente quando ne devono parlare in contesti internazionali.

Il buon senso non guasta mai.

Ciao Marozzi

 

----- Original Message -----

From: Patrizio Marozzi

To: Patrice MONTINARI

Sent: Thursday, April 24, 2003 7:54 PM

Subject: Re:

Non ho alcuna difficoltà ad immettere così come mi è pervenuto il tuo messaggio, per il news - mi permetto solo di inviarti questa e-mail per verificare che raggiunga un recapito. Scusa ma spesso mi capita di ricevere indirizzi completamente fasulli, saluti

Patrizio Marozzi

----- Original Message -----

From: Patrice MONTINARI

To: patrizio.marozzi@tiscali.it

Sent: Thursday, April 24, 2003 12:04 PM

Scusa caro Patrizio, volevo scrivere al la lista di discussionni "giustizia" ma non arrivo a beccare il suo "e-mail". Mi permetto di fare passare la mia domanda a traverso il tuo.

Grazie e scusa per il disturbo. Cordialmente

Patrizio MONTINARI

 

Messagio per la lista

Sono nato in francia, di genitori italiani. O fatto i studi di diritto pubblico in Francia.

Vorrei lavorare in Italia, piu precisamente a ROMA o FIRENZE.

Cerco un ufficio di avvocati pubblici o eventualmente di consiglieri in diritto francese.

Forse qualcuno del Newsgroup po darmi delle informazioni ???

Molto grazie a tutti.

 

Patrizio

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.discussioni.giustizia

Sent: Thursday, April 24, 2003 8:05 PM

Subject: richiesta

----- Original Message -----
From: Patrice MONTINARI Brigade-vert()@wanadoo.fr
To: patrizio.marozzi@tiscali.it
Sent: Thursday, April 24, 2003 12:04 PM

 

----- Original Message -----

From: Patrice MONTINARI

To: Patrizio Marozzi

Sent: Tuesday, April 08, 2003 8:20 AM

Subject: Re:

 

O ricevuto il tuo messagio in ritorno.

Molto grazie per il tuo aiuto.

Saluti

Patrizio MONTINARI

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Friday, April 25, 2003 11:10 AM

Subject: Re: Ricordando la Sora Lella

Grazie del ricordo. Se non presente sono lo stesso con voi anima e corpo
Cordialmente
Patrizio Marozzi
"Sora Lella Fan Club" <admin@soralellafc.org> ha scritto nel messaggio
news:b88bih$7u3$1@news.newsland.it...
> In occasione del decimo anniversario della scomparsa della "Sora Lella", familiari, amici e ammiratori (come da lei espressamente richiesto in sede testamentaria) si recheranno a scoreggiare sulla sua tomba.
> Sono stati organizzati pullman in partenza da tutti i capoluoghi di regione d'Italia. Chi fosse interessato può scrivere a:
> Trattoria "Sora Lella" - Via di Ponte Quattro Capi 16 - 00186 Roma
> oppure telefonare allo
> 06-6861601
> Grazie a tutti!
>
> Sora Lella Fan Club
> ---
> "Partori' è come caca': spigni spigni e t'esce 'no stronzo!" (Sora Lella - Maurizio Costanzo Show - 12 dicembre 1991)
 --
> questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
> http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad abuse@newsland.it

It.cultura, it.economia, furum La Stampa.it

Copyright

 

Se c’è una “cosa” piratesca questa è il copyright. Che ha come unico scopo, prefisso, lo sfruttamento economico del prodotto creativo artistico, da parte di chi possiede la firma dell’autore. In sostanza con tale possesso, anche in mancanza della firma chiunque può avere la proprietà economica di chiunque, basta che per legge, ne acquisisca i diritti per primo. Ciò lascia bene intendere che se per esempio qualcuno si arroga il diritto per esempio su il libri dei libri, come è considerata la Bibbia, può decidere chi debba leggerla e perché, in funzione dello sfruttamento economico che esclusivamente può trarne. Mi si dirà che il diritto d’autore è decaduto, e non ci sono eredi che possano richiederne il compenso. E che quindi neanche Dio in persona ha voce in capitolo sul suo sfruttamento economico, figurarsi i profeti, per non parlare degli apostoli. Chissà forse Gesù Cristo ha preferito essere l’ispiratore, di quel che gli apostoli hanno scritto, sapendo che un giorno una legge come quella del copyright avrebbe finito per togliere libertà creativa a chi crea, in ragione del possesso della firma del creatore da parte esclusiva di qualcun altro. Sinceramente forse non si è proprio preoccupato, né pensato al copyright. Data l’ispirazione e la qualità dell’opera, che per fortuna non lascia dubbi, sull’autore. Altrimenti in funzione del copyright qualcuno avrebbe fatto bottino del suo talento e di quello degli apostoli, e avrebbe detto voi siete gli autori, ma chi vuole leggere quello che voi avete scritto lo deve fare nel modo che dico io e a me deve dare i soldi. Come è immaginabile si aprirebbero, così, questioni irrisolvibili, umanamente. Ora non sarà un caso che la legge sul copyright è di fattura agloamericana e che così fa che il primo che si piglia tutto si piglia tutto a prescindere di chi sia l’autore, che può anche morire di fame, e che magari dato che ha perso il possesso della sua firma vede anche non lette o conosciute le sua opere creative, di conoscenza artistica. Mi si dirà che molti sono tutt’altro che artisti, ma allora è per questo che guadagnano vendendo la propria firma, e ci fanno pure un sacco di soldi, che ingordi si attaccano al copyright e alle percentuali mass mediologiche delle multinazionali, che se non rientrano in un tot economico, trovano la cosa poco artistica, perché esponenzialmente economicamente poco arricchente. Perché il copyright serve solo per consolidare questo tipo di monopolio. La vecchia Europa, come è stata chiamata, recentemente, si è fondata sul diritto d’autore, su come è costituito il libro dei libri, la Bibbia. Mi si dirà che ha esteso per un tot di anni il pagamento agli eredi dei diritti d’autore, ad autore morto. La qual cosa non è poi molto compromettente, se non per il caso che spesso la “gloria” si raccoglie postuma, e spesso ne usufruiscono “lettori”, più di riflesso che riflessivi. Comunque la possibilità di essere divulgata, l’opera lo gradisce quanto l’autore. Pertanto analizzando il decreto legge italiano, che vuole adempiere alle direttive europee, deducendolo dall’articolo letto su La Stampa.it. Vi trovo delle cose veramente incongruenti con il diritto d’autore. Trovo ingiustificata la tassa sugli apparecchi di registrazione, quasi servissero, il solo scopo di determinare un’arte solo dello sfruttamento economico, e che tutto debba avere questo fine. A prescindere dal fatto che ciò inficia la possibilità di diffondere la propria opera artistica, anche gratuitamente, volendolo, giacché già alla fonte, si paga qualcosa a degli autori e aziende, per un prodotto artistico che non li riguarda affatto – a meno che non si voglia far pagare una tassa obbligatoria a chiunque diffonda una propria realizzazione artistica, anche se a titolo gratuito – per non parlare del target da pagare sui supporti vergine, perché qui oltre che quello che si presenta, come uguale nella sostanza alla tassa, sugli apparecchi di registrazione. Ha una condizione peggiorativa giacché con il pagamento del copyright sul supporto vergine, non si ha la possibilità da parte di un autore indipendente di usufruire del ritorno della percentuale del diritto d’autore riscontrato dalla vendita: “indipendente” della sua opere, ma anche qui tale percentuale torna all’organizzazione”. Con tale tassa a mio modo di vedere diventa inammissibile il possesso esclusivo della firma dell’autore da parte di un unico soggetto, per lo sfruttamento economico. Perché pagando tale tassa indistintamente, per principio chiunque può diffondere le opere che danno all’autore una percentuale, che l’autore ha per mezzo, di “fatto esplicito”, volendo, nell’associarsi alla società degli autori. A questo punto l’unica cosa sensata per il diritto d’autore, è che l’opere sia usufruibile, oltre che nelle molteplici facoltà dell’usufruente, sempre anche nella forma originale, data dall’autore. Concludo che con questa premessa, trovo a dir poco disdicevole, per un autore, pensare che le sanzioni per la copia illecita dell’opera, non in quanto mal riprodotta, ma solo in quanto riprodotta, determini una multa ed anche sanzioni carcerarie, che possono raggiungere in pari modo sia le organizzazioni criminali che trovano di fatto in questa modalità, ancora la possibilità dello sfruttamento del soggetto umano bisognoso - che per mezzo dell’abbassamento del costo delle possibilità tecnologiche in questo campo, potrebbe benissimo entrare in processi socialmente compartecipativi, trasparenti - Ma mette sullo stesso piano, tali organizzazioni e chi copia qualche copia in più anche a scopo gratuito. Poi, da come leggo, viene moralizzato il tutto dicendo che i soldi delle multe serviranno per fare pubblicità contro la pirateria: quale.?           

 

La rivelazione durante un incontro fra delegazioni a Pechino
Powell: "Non ci facciamo intimidire da dichiarazioni bellicose"
La Corea del Nord gela gli Usa
"Abbiamo la bomba nucleare"

WASHINGTON - "Abbiamo la bomba nucleare". Con queste parole di Ri Gun, negoziatore nordcoreano al vertice di Pechino fra Usa, Cina e Nord Corea il regime asiatico annuncia al mondo di essere in possesso dell'arma atomica. Una svolta improvvisa proprio durante il vertice che avrebbe dovuto fermare la corsa al riarmo atomico del regime di Pyongyang messa sul tavolo con aria di sfida. Dopo la rivelazione il negoziatore coreano si è rivolto all'omologo americano e gli ha detto: "Che ci vuoi fare?".

Ovviamente i colloqui trilaterali si sono interrotti subito e il segretario di stato americano Colin Powell, appresa la novità, ha risposto ai nordcoreani: "Non ci facciamo intimidire da dichiarazioni bellicose". Anzi, parlando del problema coreano il ministro degli Esteri di Bush ha avvertito che gli Stati Uniti "non escludono alcuna opzione", ovvero, tradotto dal linguaggio diplomatico, non escludono il ricorso alla forza.

Anzi, l'Amministrazione americana sta anche valutando le possibili azioni per "eliminare" la minaccia posta dal programma nucleare nordcoreano. "Sono state espresse posizioni dure. I nordcoreani hanno presentato la loro in termini decisi, come hanno fatto la Cina e gli Stati Uniti", ha detto Powell parlando dei colloqui di Pechino

Adesso, interrotti i colloqui ci saranno valutazioni da fare nelle diverse capitali. Washington sperava che a Pechino si potesse fare un primo passo verso il blocco del programma nucleare nordcoreano. Pyongyang, invece, chiede impegni di sicurezza, che Powell esclude in questa fase di contatti. "Le parti valuteranno quello che hanno sentito, analizzeranno le proposte fatte e decideranno", ha proseguito il capo della diplomazia americana. Ma Powell non ha bisogno di sentire i racconti della sua delegazione per dire: "Una cosa è chiara: la Corea del Nord non deve diventare una potenza nucleare. E su questo punto la comunità è unita".

(24 aprile 2003) la repubblica.it

 

1 Maggio 2003

La corea del nord, ha chiesto un patto di non aggressione agli Stati Uniti D’America, Ramsfeld, dice che con l’Iraq c’è di un nuovo modello per diffondere i valori degli Stati Uniti. Se le patologie della volontà investono, più frequentemente di quanto si immagini, interi popoli, non da meno la coniugazione di questi con quella del potere referente, frantuma irreversibilmente la sfera della volontà privata dell’individuo. Del resto l’intera storia dell’uomo è intrisa di quella, che solo negli ultimi secoli – è definita psicologia - una modalità di psicologia quanto mai compromessa, in modo irreversibile, con i fattori intrinseci della cultura modale, dei comportamenti più di derivazione economica che antropologica-fineistico di liberazione per conoscenza spirituale, ma come conseguenza di antagonismi vitalistici della sfera dei fabbisogni primari elementari – cibo e salute fisica – usate come fonte di controllo ed elaborazione di tale controllo, nella sfera intima dell’essere umano, che attraverso una psicologia sociale siffatta, vi si determina come espressione modale della volontà. In una logica dinamica di questo tipo, anche la sfera spirituale ch’è per sua stessa essenza, capacità di percezione profonda, interrogativa, quanto risposta all’interrogativo, come consapevolezza della capacità della coscienza, che cede alla conoscenza di ciò che non è determinato dalla volontà della coscienza che controlla, cede e predomina la volontà fineistica nella gerarchirizzazione degli antagonismi vitalistici, come fattore modale che controlla la conoscenza come espressione finita della coscienza siffatta umana, che non dà più nessuna possibilità all’elaborazione fineistica della coscienza dell’essere umano, in quanto espressione di conoscenza dell’esistenza dell’interrogativo, che si appresta ad entrare nell’intimità dell’essere umano, come espressione concreta e pragmatica della sua spiritualità che vive, stando ora, attraverso la relazione vitale dei pensieri umani al di là di modalità finite di controllo della conoscenza spirituale, dei valori comuni. Ma togliendo alla spiritualità l’oggettivizzazione della condizione materiale, come comunione con l’alterità spirituale e in quanto tale fattore intrinseco della comunione con l’essere umano. Che così smette, non solo di immaginare, ma trova in questo il controllo dei processi fantastici come risoluzione per il predominio della volontà che negli antagonismi vuole la supremazia della conoscenza e della coscienza, sviscerando da esse inderogabilmente la forza, che controlla l’amore.

Se la patologia della volontà, fin da i più recenti anni con il nazismo il fascismo, l’impossibilità di non fanatizzarsi del comunismo, si è espressa palesemente, la collettivizzazione dei processi neo liberisti, che poco hanno a che fare con la libertà, e con il superamento degli antagonismi di controllo, per una costruzione dei processi di pace. È viepiù sia nella sfera intima umana, quanto in quella collettiva, attualità di una patologia della volontà che cerca la sua affermazione, nella corruzione dei valori dell’essere umano, in quanto procrastrinatrice della morte per guerra, che per corruzione degli equilibri naturali della natura e del dialogo dell’essere umano. Che perde così la sua possibilità di coscienza e conoscenza, in un paradosso dell’informazione senza né punti di riferimento, né fine; un’informazione per una emotività spostata, che altera il motivo e la ragione della conoscenza e che si assenta completamente dalla percezione spirituale, confondendo un pensiero fineistico, con un pensiero finito, invertendone i significati e per conseguenza i comportamenti.

Ieri o oggi, non ho capito bene sembra che gli americani abbiano dichiarato la fine della guerra, e Bush farà il suo discorso alla nazione – nella speranza che le borse tornino a salire – Se anche avesse un senso questo, in Iraq si continua a morire, tra depositi di munizioni che esplodono a Baghdad e militari Usa che sparano sulla folla che protesta a Falluja, e bambini che trovano le bombe…

[Berlusconi esterna contro la magistratura – perché un altro suo amico è stato condannato, in primo grado, come dei suoi dipendenti qualche tempo fa. Stavolta il suo amico ha dato un sacco di soldi a giudici e avvocati suoi amici, che si occupavano anche dei suoi fatti, e lo ha fatto facendoli giungere al destinatario, come denaro occulto, attraversando i paradisi fiscali di mezzo mondo, ed io non ho capito neanche da dove fossero partiti.]

Nella giornata di ieri mi è capitata tra le mani, la pianta del mio paese, in scala circa tre volte più piccola di quella della parte che indica la parte che dà il nome al comune in cui sto, sembra una sciocchezza, eppure è il continuo paradosso, tra l’essere un Italiano e vivere tra gli italiani, con tutte le privazione che per questo un Italiano deve subire:

 

----- Original Message -----

From: Patrizio Marozzi

To: anoana@tin.it

Sent: Wednesday, April 30, 2003 5:39 PM

Subject: indicazioni e commenti

 

Mi è capitata in visione la vostra piantina di città di San Benedetto del Tronto - ho trovato interessante la parte che indica il paese di Porto D'Ascoli, ridotta in scala è di più rapida consultazione - anche per quel che riguarda la consultazione dell'elenco delle vie - Ma come è evidente risulta poco immediata e meno chiara l'identificazione di Porto D'Ascoli, in quanto non risulta scritto sulla parte della piantina che lo riguarda. In aggiunta a ciò sarebbe stato oltre modo utile che ne indicaste il nome sulla stazione, mancando non so per quale motivo, la stazione di San Benedetto del Tronto. Grazie,

cordialmente

Patrizio Marozzi

 

P.S.

per vostra consultazione allego la piantina contrassegnata dalle mie indicazioni

patrizio.marozzi@tiscali.it
patrizio.marozzi@libero.it
 

è editata dalla casa editrice Noana 42100 Reggio Emilia, con l’assenso del sindaco attuale Domenico Martinelli FI - ed è pure con il copyright (ma come è ovvio non la pubblico solo per non appesantire il file). Comunque per chi vedesse la piantina corretta da me, dico che non mi è entrata nella copia il fiume Tronto che delimita il confine delle Marche con l’Abruzzo, e chissà se non manca un briciolo anche dall’altra parte – per un po’ di campanile polemica - . 

 

----- Original Message -----

From: "Marozzi Fiorella" <MarozziF@comune.san-benedetto-del-tronto.ap.it>

To: <patrizio.marozzi@libero.it>

Sent: Monday, May 05, 2003 2:41 PM

Subject: Documento2

 

La ringraziamo per averci comunicato l'inesattezza della piantina di San Benedetto del Tronto, redatta dalla Ditta NOANA srl di Reggio Emilia.

Concordiamo con lei e sarà nostra premura spedirle al più presto una piantina forse più precisa, sarà lei a darne conferma. La ringraziamo per la sua collaborazione.

 

 

L'Ufficio Pubbliche Relazioni

 

Fiorella Marozzi

 

  

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From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.cultura

Sent: Saturday, May 03, 2003 12:13 PM

Subject: L'America

L’America

 

L’America, la condizione degli Stati Uniti sembra proprio quelle che ci mostra Gianni Amelio, in questo suo film, realistico quanto non mai, puntuale sui tempi come ogni suo film, quanto criticano da chi si tappa gli occhi e non vuole confrontarsi con la realtà della verità, in quanto incapaci di percepirla e capirla. L’America è quel film che per chi non lo sapesse mostrava il sogno di una Albania, che attraverso le antenne paraboliche aveva imparato a parlare l’italiano, e che nel vedere quello che mostrava la televisione, nel sorbirsi tutti quegli spot delle televisioni - commerciali - che mostravano ricchezza e successo a portata di mano, dove tutti avevo tutto in sovra più; appena caduto il regime comunista, in una Albania agricola e poco tecnologizzata, dove le tradizioni si scontravano con la fame e soprattutto con un divario, di cinquant’anni di un occidente che a qualche centinaio di miglia di mare, al di là della costa, mostrava attraverso la televisione la sua immagine “migliore”. Sbarcarono a migliaia sulle coste italiane, proprio con quei cargo stracolmi che ci ha mostrato Amelio nel suo film, proprio con quei sogni e quella incredulità, fu un momento unico nella storia umana, in un mondo costruito sull’informazione e sulla costruzione del suo significato, stava accadendo qualcosa di inimmaginato; un mondo culturale che si è incontrato senza conoscersi, sui bisogni di una libertà vista attraverso le immagine di un televisore. E l’importante era potere aver quello che si vedeva e che permetteva di essere liberi, come lo si immaginava; se si vedeva tutta quella “ricchezza”, ce ne sarebbe stata per tutti senza problemi. La cosiddetta realtà è stata ben altra e molti di quelli che hanno sognato, hanno trovato incubi e frantumazione, per avere quello che vedevano, e nell’unico modo che togliesse al tempo il condizionamento dei processi economici, che da sempre son serviti per determinare i tempi culturali dell’economia, per stabilire il bene e il male, al di là di ciò ch’è vero o falso. E così la strada per molti è stata o quella di essere respinti, o quella di essere rifiutati e rimanere qui nel l’unico modo possibile quello della logica della prevaricazione e nell’illegalità, in attesa di ricchezza e possibilità economica. Non esagero dicendo che il primo impatto, è stato più cruento di quello che si immagina. Quanto possa essere stato scomodo un film come quello di Amelio, in un ambiente culturale come quello contemporaneo, lo lascio alla capacità di chi lo ha capito, non mi affanno certo a convincere quelli che per convenienza lo hanno rifiutato o quelli, che pedissequa omologazione dissentono, ma approvano, ma non hanno la ben che minima capacità di interiorizzare i valori e le comprensioni, “proprie” del proprio intelletto, e finiscono per vivere il tutto, in un atteggiamento anti moda, che non cambia né il loro atteggiamento, né il senso della comunicazioni in cui cercano di sguazzare; tanto che spesso sono più ostruzionistici delle ostruzioni di quelli che, per ciò, criticato, né a quelli della mentalità anch’essa trasversale che un tempo sarebbe stata definita borghese e qualunquistica, dove ci si indigna. E quindi torno a parlare degli Stati Uniti, dove i sogni invece di trasferirsi con i vecchi cargo, sono entrati direttamente, dentro le case e i luoghi dove vive la gente, dove tutto è diventato veramente possibile, e dove l’informazione ha preso il posto definitivo della verità. Se già da tempo non è più importante sapere quando avviene una cosa, Né perché, e soprattutto far percepire cose che sono avvenute come avvenissero nel presente per dare al presente un significato con più possibilità di controllo, e così magari potere immaginare, quel che più ci dice” che ci gratifichi, anche se non è quello che in quel momento sta avvenendo, non è né vero, ma non può essere neanche falso, è soltanto una menzogna che la si percepisce senza più percepirla, come se il pensiero trovasse in questo un appagamento ad una curiosità, che non ha bisogno di essere capita scoperta conosciuta, toccata e moralizzata, ma ciò ch’è determinate è che lo stimolo che abbiamo, è semplicemente quello di sapere se quello che ipotizziamo e sappiamo essere la risposta, ci venga data. Tanto spesso avviene questo, che oramai l’importanza della risposta è secondaria a questa sensazione che proviamo, prima dell’appagamento della risposta, che così non è più importante se sia una cosa vera, falsa, dannosa o no. Perché questa sensazioni ci spinge sempre alla ricerca dell’appagamento, e l’illusione di esso placa la paura di non poterlo avere, la frustrazione che ci viene creata e che ci condiziona al punto che il provare prevaricazione, in questo la competizione, dà già una percezione della volontà come essenza di potere e forza e realizzazione. “E su questo che la logica di questo regime” determina la libertà, agisce sui più semplici comportamenti dell’ambiente, e usa l’essere umano in funzione dell’uso degli oggetti, come espressione non di un volere, ma come funzione di un appagamento, che ha bisogno di una risposta che non c’è, e che compulsivamente ha bisogno di ripetere la funzione dell’appagamento, per costruire un senso su un appagamento senza risposta.” L’intero processo della comunicazione contemporanea è siffatto, e vi dico sinceramente che per quanto si sia capaci di relazionare in un processo di comunicazione eterogeneo e reale, il mondo della comunicazione è sempre questo. Non mi spingo nei particolari, ma spero riusciate ad immaginare che quel che avviene in tutte le relazioni che si vedono, non è neanche illusione, ma pura menzogna, appagante, ma non consolatoria. Se volete essere cercati vi basta , essere così, ma sappiate che seppur molti vi cercheranno, nessuno vi troverà, e nessuno troverete, e ciò è troppo difficile da accettare, e allora non resta che l’appagamento, gli uni con gli altri, ma tutti insieme. Per continuare con gli Stai Uniti”, e sul modo di percepire, non posso non osservare, che si è in una fase che dissentire è neo liberisticamente impossibile, giacché si è soggetti, sempre liberisticamente al dileggio dell’opinione pubblica o all’incarceramento,  - per chi manifestò, contro la guerra, durante i bombardamenti in Iraq - e all’ostracismo civile. Non è nuova l’ “opinione pubblica americana” a ciò, comunque non è mai un bello spettacolo, quando i comportamenti degenerano al punto che chiunque può liberisticamente, e magari cafonescamente molestare la vita altrui, in ragione delle opinioni individuali dell’altrui – ma qui entra in campo la propaganda o la pubblicità, lasciamoli lì ora – E faccio una piccola riflessione sul fatto che una decina delle maggiori banche d’affari americane, hanno pagato una molta per conflitto d’interessi, dopo quel popo di falsi in bilancio e fallimenti, di un po’ di tempo fa, e l’espressione della mia riflessione finisce qui. E dico come sia incredibile che la totale mancanza di personalità, negli Stati Uniti abbia generato un sostantivo soggentivante e assoggettante senza un soggetto, ma nell’oggetto astratto del neo liberismo. Del resto anche in Europa c’è questa spasmodica tendenza di realizzazione, e il conflitto d’interessi sarà fondamentale per gli equilibri politici e la formazione di essi, tra un AT europeo, ch’è insensato senza quello nazionale, tra una salvaguardia delle funzioni istituzionale, ma anche tecnologica strutturale dei fabbisogni della gente, da parte delle nazioni e della UE. Certo c’è qualcuno che in tutto questo, tipo in Italia, con il discosto dei sostantivi, vorrebbe metterci la personalità di Berlusconi e dei sogni delle sue convention aziendali, che in definitiva si rifanno ad un funzionalismo Klagessiano. è pieno di italiani che sognano come gli Albanesi dell’America e gli americani di Bush. Comunque sta, che c’è da subire soprusi e ingiustizie culturali. E mi chiedo, una volta fallito, il “conflitto d’interessi”, saremo ridotti come gli Stati Uniti, che pensano di risolvere i problemi con le guerre. 

 

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

Newsgroups: it.media.tv

Sent: Sunday, May 04, 2003 10:05 AM

Newsgroups: it.cultura

Sent: Sunday, May 04, 2003 10:07 AM

Subject: Il Bambino deficiente, la demagogia, e l'ignoranza

Il Bambino deficiente, la demagogia, e l’ignoranza

 

Caro bambino deficiente tra un po’, quando sulla rai ci sarà, un programma che qualcuno con la tua testa, presa a prestito e usata come gli pare, dirà che non è bene tu veda. Chiedi agli adulti che sono lì con te, perché cambiano canale, o se non lo fanno perché devi vedere un programma con un simbolo rosso che vi lampeggia sopra? Che ti sia chiaro solo un deficiente vorrebbe vedere, vedrai che non sapranno proprio cosa risponderti, e quello che ti diranno è quello che la televisione con lo spot pubblicitario ti avrà già detto. E allora sappi che quello che ti immaginerai sarà sicuramente più sensato e vero di quello che ti viene detto. Se ti verrà, per esempio in mente, che magari con quella luce lampeggiante ti vogliono ipnotizzare, che con quello che si ascolta sul video, o fanno quelli che vi vedi, e che magari la pubblicità che vedrai in quel programma, quello che vi accadrà, succede con lo stesso tempo, di come lampeggia la luce. Be’ sei proprio deficiente a stare lì a guardare quella cosa, fatta in questo modo, e sappi che chiunque la guarda è proprio un deficiente. Mi dirai che già vedi milioni di spot pubblicitari, e che vuoi che sia una novità come questa, magari “ancor di più” su tutte le televisioni. Non essere così presuntuoso, anche se magari passi il tuo tempo tra un corso e un altro, tra la palestra e il corso di piano. Sappilo che ciò non ha nulla a che fare con il talento, giacché non hai un momento per parlare con te stesso e riflettere sul mondo, e poi magari forse riuscirne a parlare con altri, sei solo un deficiente a cui viene detto quanto è bravo, perché devi essere il più bravo di tutti, solo in questo modo un giorno potrai guardare quel programma con il lampeggiatore rosso pensando che lo fai perché non sei un deficiente. Vedi che già pensano che sei più deficiente di quello che immaginano. Perché guarda che quelli che ti fanno guardare queste cose lo sanno che sei un deficiente, anche se non te lo dicono. Tu mi potresti dire, ma sono più deficienti loro così, può darsi ma anche in questo caso, che vuoi fare a gara per vedere chi è più deficiente, anche questo fa parte del lampeggiante rosso. Se non vuoi che accada questo, non guardare i programmi per deficiente e manda a quel paese chi te li vuole far guardare, è l’unico modo per evitare che si accenda il lampeggiatore sul televisore. Che ti voglio dire, è la stessa schifezza della sopra scritta sullo schermo, solo che oramai a quella ti sei assuefatto, non ci si rende conto più neanche della deficienza, e allora le cose sono così peggiorate che non ci si può fare più niente. E allora fai altre cose, e non mi verrai a dire che quando vedi quelle donnine nude sulla pubblicità dei manifesti, per le strade, non ci fai più neanche caso. Ma sei proprio deficiente, mi dirai che sono tutte uguali, ma non è vero, se tu sapessi e conoscessi, scopriresti quanto le donne sono diverse l’una dalle altre; forse mi dirai che quelle del manifesto sono diventate più vere di quelle vere, caro deficiente forse in questo hai ragione. E per il fatto che non c’è più differenza, la realtà è peggio della finzione, perché la realtà ci fa desiderare la finzione e non viceversa, e le donne vere si comportano come quelle finte, e quelle finte sono finte. E pensa che il lampeggiante rosso ch’è tutto questo, vorrebbe farti venire un senso critico che faccia capire la differenza, di una realtà che non esiste come dovrebbe. E allora fai una cosa stupisciti sii incuriosito dalle donnine nude che vedi sui manifesti, parla con la tua curiosità, ascolta quello che ti succede, cerca di capire in che modo è bene rispondergli, affinché la donnina del manifesto sia solo un immagine che te ne fa cercare una diversa, e che il sapone che vi si reclamizza, o la pasta, o gli slip, servano solo per lavarsi, per mangiare con un buon sugo e le mutante per stare più comodi. E Caro bambino deficiente non dimenticare che sei anche una bambina. E allora cerca di capire quale sono le cose vere, e quando vedi un film con persone nude o violente, distingui le cose, poi se serve mettele insieme, e guarda perché, e trova in te una spiegazione profonda, sempre, anche quando è divertente, vedrai che un po’ per volta i lampeggianti rossi ti appariranno sempre più deficienti e ancor di più quelli che con i lampeggianti rossi vogliono solo accendere la tua curiosità, e farti vedere stupidaggini, per dirti che sono il contrario. Cari bambini deficienti, in questi giorni le partite della nazionale di calcio italiana, sono diventate piene di spot, sono inguardabili, sappiate che non siete moralmente impegnati, né tanto meno obbligati a essere deficienti insieme alle vostre famiglie, tutti insieme appassionatamente deficienti, davanti al televisore. Che la nazionale se ne vada a vaffanculo, se dobbiamo essere tutti deficienti per guardarla, altrimenti se la deficienza è il metro, la misura qual è, dov’è, chi è?                 

 

----- Original Message -----

From: Patrizio Marozzi

To: direzione@compagnosegreto.it

Sent: Sunday, May 04, 2003 10:33 AM

Subject: risposta

Riguardo alla e-mail informativa ricevuta, da voi, che in automatico mi ha chiesto di inviarvi, l'automatica avvenuta destinazione. Confermo con la presente, l'aver ricevuto quanto da voi inviatomi, e gradito. Per quel che riguarda l'automatismo, aprioristicamente l'ho rifiutato. Giacché lo trovo ambiguo, se non è relazionalmente concordato, tra gli interlocutori. E dato che è consuetudine che si sta affermando, generalmente la trovo surrettizia e poco efficace, appunto per la sua eccessiva promiscuità del senso della domanda e della risposta.

Cordialmente

Patrizio Marozzi 

 

patrizio.marozzi@tiscali.it
patrizio.marozzi@libero.it

 

Gentile Patrizio Marozzi,

grazie per la risposta. In effetti neppure io sono poi così convinto di mantenere la conferma di ricevimento.

Anzi, direi che lei mi ha fatto pensare quanto basta per toglierla.

E dunque grazie e cordiali saluti,

 

Francesco Carbone

----- Original Message -----

From: "Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it>

To: "direzione del compagno segreto" <direzione@compagnosegreto.it>

Sent: Sunday, May 04, 2003 11:22 AM

Subject: Letto: risposta

 

Conferma del messaggio inviato a
"Patrizio Marozzi" <patrizio.marozzi@tiscali.it> alle 04/05/03 11.16

Il messaggio è stato visualizzato nel computer del destinatario alle 04/05/03 11.22

 

In effetti questa nuova pratica si aggiunge a quella che internet effettua quando le e-mail, non hanno il suo regolare corso, che viene sempre acclarato, indipendentemente dal mittente o dal destinatario. Questa nuova forma è una sorta di raccomandata con rassicurazione che il mittente effettua per avere l’ipotetica conferma che essa è stata “letta e ricevuta” dal destinatario. Ora non nel caso specifico, dove “il compagno segreto” è una rivista letteraria, ma questa pratica è anche esplicativa di qualcosa che similarmente ha determinato, l’estromissione - anche non giuridica, come nel caso di Michele Santoro, e di Enzo Biagi, che a prescindere dall’accettazione o no delle loro conclusioni, in sostanza sono stati, estromessi dal servizio pubblico, l’uno per le domande che faceva e l’altro per le risposte che cercava; ed è su questo livello che gioca la politica del consenso attraverso l’informazione di questo governo, su tale controllo e formazione. E sinceramente ogni forma, che forma e determina questa condizione contribuisce alla formazione, sempre involontaria, ma possibilista, e per questo recepita come libertaria, ma dove in mancanza della reale consapevole, della volontà delle persone, estromette di fatto, sia la loro partecipazione consapevole, sia la libertà della loro scelta, delegando la comunicazione su un piano, meccanicistico e funzionale che sostituisce nel processo della comunicazione, la percezione della realtà per mezzo dell’esperienza intellettiva e per estensione, possibilità sensoriale dell’individuo, con una partecipazione involontaria di esso alle scelte di significato e significante astratte del processo tecnologico informativo. Ed è bene ricordare che per quanto un processo possa essere astratto, per considerarsi ancora tale, non può non avere come riferimento che la rappresentazione della realtà sia essa spirituale che materiale. La sostituzione di ciò sul piano della virtualità, non può far sì che diventi astratta la dimensione umana dell’individuo, e che le sue percezioni non abbiano più un corrispondente nella sua realtà, che così non è fuori di lui, né osservabile, ma altro da lui, in quanto agiscono su di esso formandone la relazione, in funzione di ciò che in lui è parte comunicante con la propria consapevolezza, che non sta più in rapporto con l’alterità dell’esperienza propria e della percezione visiva temporale dell’oggettivo umano guardabile, o nella consapevolezza dell’oggettivo dell’esistenza guardabile, nella contemplazione e percezione di una spiritualità oggettiva, in assenza dell’oggetto, ma si sostituisce a questo comunicando con le possibilità profonde della consapevolezza, che così non ha più un rapporto con la coscienza, e si forma un altro umano identificante, proprio in ragione della sua non riconoscibilità cosciente, da parte della coscienza dell’individuo, che si sostituisce all’individuo, rendendolo virtuale, e da ciò determina il suo significato astratto, dove la concettualità trova in questo il fattore della sua esperienza, che si badi non è più astrazione, ma astrazione della virtualizzazione dell’individuo, delle sue possibilità di comunicazione eterogenee e differenziate, sul piano dell’esperienza della realtà, dove l’alterità della sua capacità di vita, è sostituita dall‘altro ch’è se stesso ma che non può esserlo, non potendo essere niente altro, che l’altro. 

 

“trovata in Iraq tutta la documentazione, delle sentenze di morte eseguite durante il governo di Saddam Hussein, la documentazione delle procedure interrogatorie delle persone scomparse durante la dittatura, sembra cessate dopo il 1992.”

 

Afghanistan

ROMA, 5 MAG - Primo 'avioassalto', in una operazione da combattimento, per gli alpini della task force Nibbio in Afghanistan, svolto congiuntamente con i soldati Usa.

2003-05-05 -

 

"Sette sorelle" alle prese

col mercato mondiale del petrolioIdentikit, conti e risorse online sulle maggiori multinazionali mondiali del settore che tutte insieme capitalizzano in Borsa quasi 750 miliardi di dollari.

Exxon Mobil (ticker: XOM)

La statunitense Exxon Mobil Corporation è la prima impresa mondiale dell'energia per capitalizzazione di Borsa

British Petroleum (ticker: BP)

L'inglese British Petroleum (BP) produce e commercializza in tutto il mondo

Total Fina Elf (ticker: TOT)

La franco-belga Total Fina Elf, terza società mondiale del settore dell'energia per capitalizzazione di Borsa

Royal Dutch Petroleum (ticker: RD)

Royal Dutch Petroleum è la finanziaria olandese che controlla il 60% del gruppo anglo-olandese Royal Dutch-Shell

ChevronTexaco (ticker: CVX)

La statunitense ChevronTexaco è la capogruppo di un insieme di imprese attive nel settore petrolifero, nella chimica e nel carbone.

Eni (ticker: E)

L'italiana Eni, sesta compagnia mondiale dell'energia per capitalizzazione di Borsa, è una multinazionale integrata attiva nel settore del petrolio, del gas naturale, della produzione di energia elettrica e nella petrolchimica.

Shell Transport and Trading (ticker: SC)

L'inglese Shell Transport and Trading, settima compagnia mondiale dell'energia per capitalizzazione di Borsa, è la holding che controlla il 40% del gruppo anglo-olandese Royal Dutch-Shell

 

Nella giornata di ieri, Berlusconi ha rilasciato una dichiarazione spontanea nel processo SME che lo vede indagato: in sostanza a sua dire ha identificato nello stato di fatto, dell’epoca dei fatti in cui si è svolto l’atto di corruzione per cui è imputato, un clima che inficiava la legalità democratica, nelle sue istituzioni, tanto che il suo intervento nella vendita da parte dello stato, ai privati, è stata richiesta dal presidente del consiglio Bettino Craxi. Ha citato a tal proposito anche Giuliano Amato che all’epoca, in questa questione, a dire di Berlusconi, disse che erano state pagate delle tangenti. (Amato smente) – per chi non lo sapesse questo periodo è stato caratterizzato, dal fatto dei finanziamenti illeciti ai partiti politici, e vi furono coinvolti molti esponenti di spicco all’interno dei partiti. Per questo e non per altro si cercò di stabilire l’immunità parlamentare, la stessa, che ora reclama la maggioranza e il governo, con in testa Berlusconi. L’unica cosa che venne fuori per giustificare tali fatti, fu il dire che era consuetudine consueta tale pratica, gli imprenditori coinvolti, dissero che era l’unico modo per ottenere appalti, molti di essi in quel clima che li aveva caratterizzati, per l’arroganza del loro potere, al solo sapere di essere indagati, si suicidarono. Per capire quale fosse il costume sociale di quel momento, basta ricordare Poggiolini – che ora non ricordo quale incarico avesse – a cui furono trovati ingenti capitali ovunque, molti dei quali nascosti in ogni mobile della sua casa, in forma di oro o altro. Questo  - ed anche altro nel quadro delle finanza” - in quel periodo accadeva e fu identificato con tangentopoli, che vide nel pool di magistrati di Milano i suoi esponenti più rappresentativi, e in Di Petro il più rompi scatole della classe politica imprenditoriale, di quegli anni. È anche grazie a questo che la scalata di Berlusconi - giunto ad essere già per grandezza, l’unica grandezza economica, borsistica finanziaria mediologia della nazione italiana – ha trovato un vuoto politico culturale dove ha avuto la possibilità di spingere le sue possibilità di potere anche nel quadro istituzionale politico italiano. Il suo atto d’accusa contro la magistratura di quel periodo, e parte attuale, è ché lui identifica come funzionale al sistema politico dell’indipendenza stessa, la magistratura, e fa dell’azione del suo governo, il motivo principale del quadro delle riforme per il controllo governativo della magistratura, in un quadro meno ampio del controllo istituzionale. È con questa visione che in definitiva i partiti di governo, tengono a legittimare la loro posizione, di essere stati eletti dal popolo e per esso ne difendono le scelte, proteggendo la loro posizione, nell’ambito del loro governo, e in funzione di questo modificare le istituzioni e interpretare a maggioranza parlamentare la costituzione italiana. A me ciò sembra ben lontano, da una eventuale riforma giudiziaria, che invece che portare ad una soluzione dei problemi, spinge anzi la ricerca di un quadro istituzionale verso una stimolazione di carattere peculiarmente economico, dove in ragione della concorrenza vieppiù una stagnazione delle garanzie del cittadino, in funzione della esecuzione della sentenza, più che della salvaguardia della rispettabilità umana dell’individuo. Dove la dimostrazione di competenza del giudice è vieppiù strumentalizzabile demagogicamente non solo dal quadro politico. Un efficientismo che non si pone la questione della soluzione giuridica del buon senso, ma solo quella della leicità funzionale della conflittualità sociale del momento, che così sgrava il quadro politico istituzionale dall’assunzione della soluzione dei problemi al di là delle ragioni di convenienze emotiva, suscitatesi, e dalla normale regola del rispetto istituzionale delle regole di reale reciprocità di responsabilità, tra chi governa e il cittadino. Perché è solo su queste basi – che non si rappresentano solo in un rassicurazione emotiva, che serve più alla borsa che altro – ch’è sperabile che il cittadino si responsabilizzi al di là della legge, e sappia essere libero. E riesca a catarsizzare anche i propri errori”. 

 

E sempre ieri dopo aver fatto la sua dichiarazione spontanea, chiamando in aula - I legali di Silvio Berlusconi, dopo la sua deposizione, hanno chiesto l'ammissione della testimonianza di numerosi esponenti politici, tra i quali Giuliano Amato, Cirino Pomicino e l'ex ministro Darida, oltre ai componenti del Cda dell'Iri di allora. – uscendo nel corridoio un tizio identificato in Pietro Ricca, come riportato dalla stampa, figlio di un magistrato, ha gridato a Berlusconi: "Buffone, fatti processare come tutti gli altri. Rispetta la legge, la magistratura, la Costituzione, la democrazia e la dignità degli italiani o farai la fine di Ceausescu o di Don Rodrigo". "Ho solo voluto dire a Berlusconi - ha spiegato poi - che deve farsi processare come un normale cittadino e rispettare i giudici e la Costituzione". La Repubblica.it

Poi è successo questo: Anche l'opposizione replica con fermezza e accusa la maggioranza di voler "intimidire" il telegiornale della terza Rete Rai. Dalla Margherita ai Ds si ricorda infatti che lo "scambio" tra il cittadino e Berlusconi è una notizia rimbalzata su tutte le agenzie di stampa ed ampiamente ripresa da tutti i telegiornali.

Poi è successo questo: Intanto la presidenza del Consiglio ha deciso di denunciare per ingiurie l'uomo che stamani ha contestato il presidente del Consiglio nei corridoi del tribunale di Milano.

E io non capisco come e perché si pretende che io denunci costui. Seppur il presidente del consiglio a prestato giuramento di fedeltà alla repubblica, non credo che in questo caso mi rappresenti, né rappresenti Pietro Ricca, per me.

 

Il corpo senza vita trovato in una chiesa di Vittoria
L'uomo aveva ucciso il sindaco e altre 4 persone
Acicastello, suicida
l'autore della strage
era un lavoratore precario del Comune
In casa custodiva un arsenale con diversi fucili e pistole

(2 maggio 2003)

 

si è suicidato dopo aver colpito la moglie
Altre tre persone ferite nel raptus omicida. Due gravi
Tragedia a Milano
Uccide due donne e si spara
Trentuno anni, sposato, viveva in zona Fiera
Disoccupato. Di famiglia benestante. La pistola era di sua proprietà.

(5 maggio 2003)

 

mercoledì 7 maggio 2003

Roma, protestano con un minuto di silenzio, anche grandi nomi
"Vogliono mettere la ricerca pubblico al servizio delle imprese"
"Questa è una dittatura"
gli scienziati contro la Moratti
L'assemblea degli "aiutoconvocati respinge la riforma
Giorgio Salvini, presidente onorario dell'Accademia dei Lincei, ha parlato di "segnali che si sta andando verso una dittatura", affermando che "la questione va al di là del problema della ricerca".

Il ministero ha infatti elaborato il suo progetto senza mai raccogliere i pareri dei ricercatori, preferendo affidarsi alle competenze di una società di consulenza aziendale. Il risultato è quella che gli scienziati hanno definito "una soluzione di autorità nei modi e nella sostanza" che rivela il "disinteresse di questo governo verso il ruolo della ricerca nelle forze economiche".

Lo dimostrerebbe, ad esempio, la decisione di sciogliere l'Istituto nazionale di fisica della materia, considerato un modello di efficienza organizzativa, che la Moratti vuole accorpare al Cnr. O la scelta di inserire nella struttura del Cnr, tra il consiglio d'amministrazione ed i 108 istituti dell'ente, l'ulteriore livello gerarchico (e burocratico) dei dipartimenti. "Con la scusa di snellire il Cnr si introduce un modello verticistico," ha commentato il presidente del Cnr Lucio Bianco. Secondo Bianco, i tre decreti in cui il governo intende articolare la riforma vanno addirittura contro la Costituzione, che nell'articolo 33 garantisce l'autonomia scientifica ed organizzativa di università ed enti di ricerca. A minacciarla sono, tra l'altro, i nuovi meccanismi di nomina previsti dal governo, che si sostituisce alla comunità dei ricercatori anche nelle strutture di valutazione e consulenza scientifica. (25 gennaio 2003)

Non so al momento attuale quale sia la situazione, credo sia ancora a questo punto nel senso che le leggi del governo, che sono decreti, dato che secondo il punto di vista, del presidente del consiglio e dei suoi ministri, avendo la maggioranza in parlamento, non è indispensabile derogare preventivamente, il parlamento, nella discussioni delle leggi – questo è un assioma per conseguenze oggettiva dei fatti, così come si svolgono, il governo è ben lungi da elaborare un’analisi dei fatti sul suo comportamento, che tendono vieppiù in spiegazioni demagogiche, basate su una posizione di potere, peggiore di questo assioma – In definitiva il tutto si riduce, come espresso dal ministro della pubblica istruzione: Moratti, nel fatto di premiare quei progetti, che sono ritenuti utili per lo sviluppo economico del paese, con il bene placido di Zichichi e “poi” anche della Montalcini. Che concettualmente non vede come sottrarsi da un posizione di questo tipo. E la propaganda continua, dico io. E non si sa come c’è stato un incidente di percorso su una legge, che ha approvato alla camera dei deputati, un emendamento del centro sinistra, che dice che nel settore privato della televisione, non si possono avere più di due reti televisive. Naturalmente questa rarità sarà corretta dalla maggioranza al senato e poi di nuovo alla camera. Comunque non si è poi parlato, di rete quattro sul satellite o ceduta ad altri, della terza rete senza pubblicità. Ma Gasparri, quello che sono sicuro insieme ad Alberoni, sociologo da best seller nazional popolare, che rappresenta l’aspetto culturale del nuovo consiglio d’amministrazione della rai, che se leggesse questa mia ipotesi sarebbe capace, di censurami il libro; quale ipotesi dice essere lui uno degli artefici del lampeggiante che avvisa gli adulti, che quel che si vede: non per immaturi adolescenti. Be’ dicevo che Gasparri ministro delle telecomunicazione, risolve il fatto nel dire che in futuro ci sarà la televisione digitale terrestre, con un sacco di canali. Che questo slogan demagogico possa risolvere la questione, solo un deficiente può pensarlo. Certo io concordo, se ci fosse qualcuno, che entrare in comunicazione con un tal livello di superficiale senso e significato di quel che è e deve essere, il rapporto tra realtà e interesse collettivo, reso in modo estremisticamente superficiale dagli interessi di potere, che vedono in sostanza il proprio tornaconto come unico motivo sensato per affermare la propria convenienza con quella degli altri, attraverso una dialettica demagogica che parcellizza la verità in funzione di una associazione verbale che dà ai contenuti, la rappresentazione quanto più superficiale, quanto più contenutistica. E basta andare in giro per le strade, non solo davanti alla televisione, ascoltare, vedere come si comporta molta gente, parlarci, vedere se la comunicazione è reale o collettivizzata oltre ogni significato personale, per comprendere quanto è diffusa questa forma mentis, questo immenso calderone di niente, dove la libertà di opinione è un’illusione che cerca conferme nelle notizie giornalistiche. Be’ dicevo effettivamente di fronte a questo popo di miseria, ci vuole la genialità per salvaguardarsi e politicamente ristabilire un costrutto di significato che non sia il plus ultrà della superficialità, e diciamo pure volgarità.

Del resto già ieri, mentre il Ministro della difesa Martino, volava negli Stati Uniti a prendere ordini e disposizioni, per occupare la sua parte di Iraq, per liberare le forze degli Stati Uniti, sinceramente non si sa per che cosa, e se qualcuno del governo italiano lo sa, state pur certi che lo sapremo a cose fatte. Insieme ad altre cialtronesche Nazioni Europee che neanche con la convezione della nato, dovrebbero stare lì, come la neo entrate nella UE Polonia, che Europa se si continua ad aprire i mercati, anche riducendo le produzioni, solo per controllare i mercati, senza integrare le economia più deboli, anche lì dove queste economie si realizzano, penso all’Africa, che solo così si potrà realizzare un riduzione dei costi alla produzione e una ricerca di equità sociale, che riguarda anche le nazioni cosiddette ricche europee; solo prendendo in considerazione le esigenze di vita delle nazioni più povere, la ricerca tecnologica progredirà realmente, e le soluzioni scientifiche in essa, dovranno gioco forza entrare in partecipazione con l’Eco Equilibrio del pianeta. Basta con questa darwinistica virtualizzazione dei problemi umani, c’è gente che muore per fame per davvero, senza esserci indotta per scopi economici psicologici astrattoidi per il controllo del potere, e della loro vita. Ma la cosa mostruosa è che dare una possibilità di sopravvivenza a chi non l’ha, non rientra nei fatti nell’interesse economico, di chi controlla in processo economico. Perché Europa con queste prospettive, rischia di diventare quel mostro economico Statunitense, che ha distrutto l’economia di tutta l’america latina, che sta sconquassando il mondo e se stessa, nella sua follia. Quindi quando vedo queste neo entrate che così rapidamente si sono convertite ad una economia di guerra, mi incazzo non poco, perché penso a me stesso alla mia libertà, che continua ad essere ridotta, e vanno in Iraq, non in organizzazione umanitaria, ma margine di tale ipotesi per un losco giro d’affari, che l’economia statunitense non sa più stipulare nella legalità, a cui questi vassalli senza dignità vogliono partecipare. Se in Italia, ci sono ancora segni di qualche forma di vita, sono espressioni di una componente che cerca di difendersi da tutto ciò, solo nel principio pratico che sa che se tutto si sfascia i vincitori sono miseri individuo, a cui rimane solo l’orgoglio dei ladri che si sono presi tutto, pure il giocattolo per giocarci da soli, una scacchiera con i pezzi di un solo colore. Quindi sentendo ieri l’ultima relazione del presidente della consob: Spaventa, è stato chiaro qual è il rischio in cui il mercato bancario, e l’economia sociale che ad esso e collegato, sta generando spingendosi in un ordine di idea che fa della virtualizzazione dei mezzi di risparmio e di investimento, con essi realizzati, un economia che necessita sempre più di maggiore trasparenza preventiva e controllo delle finalità conclusive delle azioni finanziarie economiche ed istituzionali, che ad esse e per mezzo di esse si realizzano. Ora che  per il fatto che la consob per mezzo di Spaventa abbia chiarito che in questa prospettiva la consob agirà, ciò non vuol dire che la soluzione del problema si sia determinata, anche in ragione del fatto che una parte forte dell’economia è su queste basi che sta cercano di operare e nella logica di questa salvaguardia, giacché gran parte del paese è spostato su una posizione contraddittoria in tal senso. E il presidente della repubblica con quell’espressione che non riesce a capire come mai, sembra che tutto, vada bene, non c’è una ripresa economica. Ora dato che Ciampi è stato presidente della banca d’Italia, mi chiedo sinceramente se non sia in una fase di senilità precoce accresciuta dal ruolo di capo dello stato che ha. Perché solo un imbecille vede un atteggiamento positivo nelle sue dichiarazioni, tanto da determinare un ottimismo, ad occhi chiusi che non tiene, in considerazione la situazione globale del paese. A meno che non si riferisse, al fatto – per me fonte il solo 24ore TV – che alcuni grossi gruppi abbiano avuto dei benefici, notevoli dal fatto che per defiscalizzazione hanno aumentato notevolmente gli introiti, potendo aumentare i dividenti tra gli azionisti, e che per quanto riguarda il gruppo mondatori, che sappiamo a chi fa riferimento, ha potuto per questo stornare, gran parte delle riserve, ancora sui dividendi, avendo ancora possibilità di riserva per il mercato flottante delle azioni. Ora è anche vero che alcuni gruppi di distribuzione hanno avuto, in questo periodo, dovuto assumere personale, abbassando i profitti, ma sinceramente non so quanto in funzione di una reale qualità, comunque anche su questo fronte c’è un forte condizionamento tra il controllo della grande distribuzione commerciale, e della grande distribuzione di chi fornisce i prodotti. Ora che tutto ciò insieme alla conquista dell’Iraq, che sarà fondamentale nei prossimi anni, ma solo un palliativo in realtà – ipotizzando solo un asettico ambito economico – possa portare tutta questa gente che ha incrementato profitti, in questo momento – che sempre a detta degli analisti del solo 24ora, nel futuro decrescerà, tornato in un ambito, che non comprendo se considerino, di economia reale, o sempre di speculazione di borsa della economia reale, ch’è pazzesco considerare in questo ambito internazionale come soluzione pratico morale legale, pragmatica, della soluzione dei problemi. Mi chiedo ancora a fronte di ciò con un controllo sul debito pubblico, ch’è basato come in ogni logica neo liberista nella vendita prima, del tutto il vendibile dei beni dello stato, per aumentare i profitti di cui, sopra, e pariteticamente aumentare anche il debito complessivo dello stato, per aumentare le dismissioni – necessariamente – dei servizi dello stato, con un via via abbattimento delle tasse dei ceti economicamente più alti, identificati da se stessi, che governano lo stato come unica risorsa economica, per incrementare l’economia della nazione, distribuire i profitti, in una scala sempre più ridotta, in una economia sempre più ricca ma sempre più estesamente socialmente povera, dove anche la salute e il cibo, sono elusivo mezzo della gestione del potere e affidate alla libertà e da questo alla giustizia solidale del libertà del mercato. Credo che la fine di tutto ciò sia nota, anche se ancora si fa finta di non saperla; quasi che il sapere di non sapere socratico sia diventato, io so di non sapere, ma non so che cosa c’è da sapere e se c’è qualcuno che lo sa basta credere che non lo sa, e comportarsi come se non si sappia: parlare senza domandare né rispondere. Tornado per un attimo al presidente Ciampi, essendo lui anche il capo dello stato, non riesco a capire come non intuisca che una economia non può esistere senza della regole a cui partecipare equamente allo stesso modo, e se uno stato rinuncia all’equità, non rappresenta più nessuno, diventa morto e immodificabile, fuori dall’esistenza di tutto il mondo umano. Neanche più di Cesare, ch’è tutto un dire. E da non fare.

 

Oggi 8 Maggio

Si sono verificati alcuni casi di colera in Iraq, per quanto tra la maggior parte della popolazione si cerchi di ristabilire una convivenza normale, la luce e l’acqua in maggior modo sono ancora non disponibili nella generalità del paese, i servizi come la raccolta dei rifiuti non è stata ristabilita, non ci sono stipendi, né sistema economico, il corso della moneta precedente è stato, a quel che so azzerato, anche se diminuiti si verificano ancora dei saccheggi. Ho visto un episodio dove avveniva la distribuzione, di alcuni dollari a persona. Non so da parte di chi, credo da organismi internazionali, come storno dei suoi fondi per un sostegno di carattere, sociale alla popolazione di quel villaggio. Non so se sarà creata una moneta d’occupazione. Ho visto anche delle persone imbucare delle lettere, con su i francobolli l’immagine di Saddam Hussein, credo che sia stato ristabilito il servizio postale, e qualche treno funziona, come qualche scuola, gli edifici delle banche centrali sono stati distrutti, e bombardati, il ministero del petrolio, no. Il sistema sanitario ha il sostegno medicinale della croce rossa e della corrispondente luna rossa. (Gino Strada è da qualche parete lì) La polizia è sotto il controllo degli americani, succede che i soldati alleati, armati non ne riconoscono i componenti, che svolgono una funzione di presenza sul territorio. Gli Statunitensi hanno iniziato a rimettere in lavorazione gli impianti di estrazione del petrolio, la benzina non è sufficiente per l’Iraq. Ho visto dopo che gli istituti bancari erano stati saccheggiati, incendiati, i soldi trasformati in coriandoli, poi ogni tanto vedo delle immagine dove pacchetti di banconote, in corso con Saddam venire pesate, non so a che scopo, né a che tipo di riconversione. E tutto costa di più, e immagino pagati con i vecchi soldi rimasti, da chi non ha i dollari? Intanto oggi Bush, Aznar, e Blair, propositori della guerra in Iraq, (non è stato rilasciato nessun prigioniere Iracheno) chiederanno all’Ono di togliere le sanzioni all’Iraq, e poter controllare appieno le sue risorse. La ditta americana che ha iniziato ad estrarre il petrolio con i militari, ha in sub appalto un’altra ditta, per il ripristino e il potenziamento d’estrazione dei pozzi di petrolio, tale ditta è stata ingaggiata dal governo Bush, d’urgenza, e c’è stata un’interrogazione da parte di un deputato del partito democratico, perché non vi è stata nessuna gara d’appalto, per l’assegnazione. Ovviamente le ditte in questione hanno un riferimento, con Cheney componente del governo Bush. Ma tutti i componenti questo governo hanno un legame con l’industrie coinvolte. L’Iraq per molti prodotti ha bisogno dell’importazione, molte produzioni interne non si sono sviluppate, credo sia per motivi contingenti la sua conformazione naturale, o di politiche produttive non maturate, sia per i dodici anni d’embargo. Che hanno tolto molte possibilità di sviluppo, e resa precaria la vita quotidiana della gente. Ora molti senza lavoro. E tutto è bombardato. La componente umana il sistema sanitario, sembra sia stata la cosa che ha retto meglio il caos, e superato il periodo dei saccheggi degli ospedali, ora è indispensabile la rimessa in uso di molti ospedali, e il potenziamento di quelli che funzionano – spero che gli americani non sfruttino l’occasione per inquadrare tutto sotto un regime assicurativo assistenziale, sembra paradossale immaginarlo, ma l’efficentismo del Bush e soci è capace di ogni follia, per rilanciare l’economia – iniziassero a garantire i bisogni primari a tutta la popolazione, senza sperequazioni funzionali neo liberiste; come stato che ne occupa un altro, ha il dovere di garantirle.

C’è stata una notizia, che non sono riuscito ad inquadrare accaduta durante l’ultimo periodo della guerra, al tg Lazio è stata data la notizia che era stato arrestato un tizio con molto denaro iracheno falso. Comunque prima della guerra sono accaduti molti episodi ambigui, che lasciavano presagire una effetto “climatologia”.

Ieri in Italia è stata approvata la legge, che dà ai servizi segreti, la non punibilità dei reati commessi in servizio, c’è un vincolo che dice che non possono né ferire né uccidere – vai a sapere i modi di offendere – sono sotto il controllo totale del presidente del consiglio, che per l’uopo ch’è Berlusconi ha stabilito di avere la consulenza di tre persone scelte che lo devono consigliare sul da farsi. Il presidente del consiglio in questa legge ha la discrezionalità di stabilire quando qualcosa è o possa diventare sovversiva per lo stato; nel segreto di stato, se esposto a conoscenza pubblica, anche per quel che riguarda le passate stragi politiche. Oggi un pentito della serbia, ha citato il presidente della commissione Europea Prodi e Fassino segretario dei DS, perché gli è stato riferito che erano i riscossori di tangenti negli per affari tra la telekom serba e la telecom italiana - la maggioranza di governo insieme con Berlusconi in testa reclama a gran voce, una qualche forma di immunità parlamentare che lo riguardi, per la precisione ha detto l’ha vorrebbe per tutti i parlamentari.

Intanto c’è chi pensa a riformare l’Ono, in Italia e altrove, spesso è chiaro in che ordine di idea: del tipo dato che come funzione democratica, non ha funzionato, in quanto se fosse riuscito dove stava riuscendo, ci troveremmo in un mondo diverso per contenuti e forma democratica di quello attuale, e dato che per il fatto che la potenza militare più forte, con la sua oligarchia economica, ha deciso che la legalità non avesse più valore, e insieme ad alcuni stati per convenienza economica ha deciso del tutto autonomamente e fuori dai processi democratici della rappresentazione mondiale dell’Ono, che per tale potenza potesse decidere come volesse della sorte della diplomazia internazionale e del volere dei popoli in essa rappresentativi, anche al di là di tutte le manifestazioni di protesta che nel mondo ci sono state, e che per dovere vanno considerate, come non vanno dimenticati nel rispetto della vita, tutti, i morti della guerra, che tanto vengono evocati, per convenienza, ogni volta che si vuole fare un’altra guerra. Tutte le persone che ne soffrono le conseguenze fisiche, morali, tutt’ora, il resto sembra non sia stato già scordato. Be’ costoro in sostanza vorrebbero abolire tutto ciò che hanno violentato con la guerra, non si sa bene, se per continuare peggio di prima con il consenso di tutti, o per evitare gioco forza che non ci sia altra strada che la guerra per opporsi ha chi di guerra si nutre, in entrambi i casi, non vi è nessuna reale scelta, ma solo una inevitabile conseguenza dei fatti, che ripetono il loro fallimento. Trascinare nel fallimento le conseguenze non comporta che fino all’ultimo istante non si possa lottare coorentemente, perché tale fallimento comporti che ci si comporti incoerentemente con il fine reale della libertà. Perché per il terrore di chi persegue la guerra non vi è immortalità. 

 

 

Ispettori Rai nella redazione del tg3

 

8 maggio 2003 estratto da  La Stampa.it

ROMA Durissima la presa di posizione dell'esecutivo Usigrai e del Comitato di redazione del Tg3 che in una nota denunciano come «nella redazione del Tg3 sono all'opera ispettori della Rai che stanno interrogando la direzione e gli autori dei servizi trasmessi dal giornale lunedì scorso sulle dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio al Tribunale di Milano.

«L'on. Berlusconi - prosegue il comunicato - aveva attaccato ieri mattina la testata dai microfoni di «Radio anch'io» parlando di un agguato preparato col quale il Tg3 era evidentemente d'accordo. Il CdR e l'Usigrai avevano chiesto per tutta la giornata di ieri una risposta dal vertice aziendale a tutela della dignità di tutta l'informazione Rai».

Dopo il vergognoso silenzio di ieri, la risposta - ugualmente vergognosa - è arrivata oggi, mettendo sotto accusa i giornalisti. Le domande degli ispettori Rai peraltro stanno investendo temi ben più ampi che non la contestazione subita dal Presidente del consiglio nei corridoi del Tribunale: ci si interessa, fra l'altro, anche della «esattezza» delle cifre fornite nei servizi del Tg3 sui conti esteri oggetto del processo milanese.

«Si tratta di un'azione - rilevano ancora Cdr e Usigrai - che mina alla radice l'autonomia dell'informazione Rai, mira ad intimidire i giornalisti del servizio pubblico, intacca i diritti costituzionali garantiti dall'articolo 21. È un attacco di gravità analoga all'emendamento contro i giornalisti votato ieri dalla Commissione Giustizia della Camera».

«I giornalisti del servizio pubblico - conclude la nota - non hanno alcuna intenzione di assistere in silenzio a questi avvertimenti aziendali, gli ultimi in ordine di tempo di una serie di attacchi all'autonomia che stanno coinvolgendo altre testate e strutture Rai» e annunciano la convocazione di una assemblea per domani pomeriggio a Saxa Rubra.

 

Scalibrio 9 Maggio 2003

Proprio in questo momento è passato un tizio. Fuori di casa, che ha dato su con il clacson dell’auto. Per la cronaca è uno che in una forma di pazzia associativa sta cercando di determinare un mobbing nei miei confronti, funzionale psicologico, naturalmente non è da solo che sta agendo, ed è già borderline da qualche giorno, si è così allargato il processo di transfert associativo che l’effetto della frustrazione sulle proprie percezione, è continuamente in una fase compensativa, rasente l’effetto psichico della bipolarità, c’è sempre qualcuno che finisce male in questo gioco di pazzi, ch’è orami alla portata di tutti, data l’incapacità di sapere quello che si fa, ma solo percepire l’effetto compulsivo comportamentale. Non vi è nulla in questo che non faccia di ciò un atto di fobia maniacale, a fini delinquenziali. Sia che le tecniche siano elaborate dai più sofisticati “psicotici” o semplicemente in balia incontrollata di chiunque, determini in un processo di transfert, di derivazione auto suggestiva, competitiva, un fine implosivo nella propria volontà di potenza che cerca di sopravanzare il processo di transfert del proprio inconscio, sul soggetto che si vuole mobbingzzare. Dove o in funzione diretta nell’arrecare nocumento al soggetto, o per progressivo tentativo di destrutturarlo psichicamente, e in funzione di questo determinarne il nocumento autonomamente, senza che appaia nessuna responsabilità esterna, se non nel caso. Ora in questo ultimo tempo della storia il lavoro sulla forma mentis della gente si è così strutturato che viepiù la maggior parte della gente vive in processo di auto suggestione, su cui autonomamente inserirsi e far finta di razionalizzare il processo di transfert, per convogliarlo allo scopo che si vuole, in una sorta reticolare connettiva i soggetti coinvolti, pur essendo completamente vittime di ciò, ché per scompenso percettivo della determinazione del senso della realtà, li trova confacenti alla manipolazione, pur tuttavia, rimangono conviti che su di essi non abbia nessuno effetto, effetto che vogliono vedere riscontrato, in chi immaginano percepisca il mobbing come vittima. In realtà ciò il più delle volte è solo un’illusione proiettiva, che dà una percezione giustificante, che vieppiù annulla la percezione delle possibili conseguenze dannose, assolvendole in un dominio di volontà, che annulla la percezione del pericolo, della gravità delle conseguenze – ovviamente qualora tali conseguenze preintenzionalmente non le si vogliano. Su un soggetto sociale comune che agisce al tal fine, in una sorta di compulsiva ricerca che nel suo sentire, la sensazione della volontà, che determina l’effetto sul destinatario, è attraversato da una sorta di debolezza psichica, che si acclara in un effetto dell’abbassamento del significato intellettuale, vieppiù in un emotività che domina, a cui il loro controverso senso morale, socializzato quanto rappresentativo del loro status sociale, entra in conflitto con la propria identità, in un conflitto nell’affermazione del proprio io, nella visione di esso, da se stessi visto, sia nella loro immagine di come sia visto e considerato dagli altri. È su questo effetto di transfert, che la persona in auto suggestione, agisce per il mobbing sull’altro soggetto, dove in funzione di esso vede l’affermazione della propria identità dell’Io. Ora qui ci sono apparentemente molte variabili, in realtà il livello più elementare di ciò è quello di attuare un semplice processo d’invidia, e in base a questo, motivare il nocumento sul soggetto. Ciò è estremamente facile, basta far sì che le sicurezze su cui si è costituito, quell’Io trovino un terreno su cui stabilire una supremazia, sicurezze che vieppiù sono sempre mostrate – ma questo è un altro discorso che fa leva su chi manipola altri soggetti verso altri soggetti, ma qui rimaniamo sul manipolato – diciamo allora che c’è un’idea di Io in cui si sente che la propria volontà di affermazione è più sicura; man mano che si procede nel mobbing tale situazione dell’Io entra in conflitto e in competizione con quella dell’Io del mobbingzzato: L’acclarazione dell’Io del mobbingzzotore, ha sempre bisogno di affermarsi, e per farlo utilizza sempre la sua percezione di affermazione, che sempre agisce sull’elusione del significato intellettuale dell’altro, attraverso o un potere che gli viene da una gerarchirizzazione, sociale, a cui vieppiù si associa in questo un processo associativo sociale collettivizzato a “cui mostrare l’effetto e il significato del mobbing, questi cosiddetti, ceto amici, finisco per essere non da meno del loro artefice, in una coalizzazione transfert, che cerca a sua volta di espandersi e manipolare, per affermarsi anche in un Io collettivizzato. Il soggetto in questione, magari in funzione di una qualche qualifica sociale, usa ogni mezzo per dimostrare alla propria percezione una sorta di bontà divinizzante – perché man man che L’Io si deteriora si perde anche la capacità di vedere quale sia il mondo che si vuole, in prospettiva di questa condizione, tanto è nefasta la visione che l’inconscio ci comunica, che o si giunge ad una completa perdita della coscienza, per aderirvi incondizionatamente, o si vive in un continuo stata di alterazione del significato della reciprocità dell’esistenza. In questa sorta di divinizzazione dell’Io, costui, deve dimostrare a se stessa/o la propria superiorità, sul mobbingzzato, anche attraverso i suoi compartecipanti, che assecondanti in ciò cercano la propria affermazione della volontà, attraverso questa compartecipazione, che sempre più collettivizzata, diventa sempre più fusa in se stessa. E allora assistiamo ad un processo che va dall’oltraggio, al delitto, in una sorta di assolutoria ricerca della dimostrazione morale della propria superiorità. Qui” le sfaccettature, sembrano infinite, tante quanto sono i modo culturali che le hanno determinate, ma in sostanza sono tutte viziate dalla volontà di supremazia. Allora incominciano a comportasi come cafoni, ma forzano l’educazione altrui inserendo in essa, un vieppiù processo compensativo che ti obbliga a giustificarli, poi magari con questo sistema mostrano agli altri, quando la virtù si mostri grazie a loro, o quelli, più molestamente che non si può, limitano la libertà del mobbingzzato. Naturalmente il mobbingzzato può essere superiore in queste cose, parlo della sostanza della virtù, e non della sua immagine mostrata. E così inizia un altro “gioco” auto suggestionante e molestante, sempre più patologico e intellettualmente senza senso, e così quello che non ha senso acquista un non significato, e i significati e la percezione si complica ancor di più, in una sorta di involuzione dove non si connette più, dove la comunicazione è solo una rappresentazione immaginaria senza fantasia né realtà. E la cattiveria è a fin di bene. Sta di fatto per non prolungarmi in questo discorso che voglio portare su altri fronti,. Pensiate ad una donna che per qualche motivo, ha un incontro con me, e in funzione di tutto ciò detto, sopra, passa molto tempo a relazionare con me in questo modo, ogni volta rinuncia a qualcosa della comunicazione reale e continua in una sorta di volontà di affermazione, a cercare modi surrettizi, oramai in preda al suo Transfert dell’Io per stabilire e assolversi dalle conseguenze in essere nel suo agire, ma sempre voler stabilire una volontà di supremazia. E ricordate è compartecipe ad altri, altri che a loro volta sono compartecipi di altri, così all’infinto forse, sino alla fine, senza mai avere avuto la volontà di conoscere e comunicare. Non vado oltre perché l’oltre è davanti agli occhi di tutti, ma credo che ciò non basti per affermare che molti vogliono vederlo. E allora non so proprio cosa dire, magari a quelle coppie per me sconosciute che entrano in crisi perché si associano ad altri, anche con me, magari quando sono seduti al cinema, e in base a come ti percepiscono, nel modo in cui le si è seduti affianco, si accorgono che sono con uno stupido che gli permette di vanitosamente compensarsi, e incominciano a romperti le scatole, facendo capire a lui quello che pensano in confronto a te che sei lì uno sconosciuto, e allora magari per capire meglio attirano la tua attenzione, e tu alla fine le guardi, e allora baciano lui per far capire lui ch’è il preferito, oppure no, e continuano a non si sa bene che cosa, a stare con lui e fare l’occhiolino a te, e allora tu magari non le guardi, allora vanno dall’amica, e gli dicono che sei uno stronzo. Hanno così voglia di fare all’amore, che proprio non lo sanno, perché anche lì vorrebbero dominare. E non c’è verso che ti interessino a tal punto che se lo facciano credere, o chiedere. Perché il loro gioco è una puerile molestia, fatta degli stessi principi di come è fatta quella del mobbing sopra. E allora magari si siedono dietro di te e danno i calci alla sedia, e poi magari vanno dallo psicologo a dire ma com’è che non capisce che non fa quello che “voglio”. E allora lo psicologo magari gli spiega un’altra tecnica più pazza della prima, a meno che lei non sia già un psi, e l’amica dell’amica e il marito, l’amica, che prima dice all’amica che stronzo. Gli prende voglia, ma non lo dice al marito, e me la trovo attorno che non sa quello che vuole, e io magari gli sorrido per cortesia o per sbaglio, e il marito non sa cosa è successo, e la moglie gli dice che sono uno stronzo, e allora magari  mi fa vedere la fede, o mi passa accanto e mi dice sono sposata, e il marito gli dice ha capito?. E allora i figli che imitano i genitori, ne seguono gli esempi, impazziscono, ancor di più, e mi rompono i coglioni più della madre, per essergli più bravi. E mi ritrovo addosso queste famiglie del cazzo, pre maman cornuti, frigide, che fanno pompini virtuali, e non so quand’altro, e chissà se in questo modo credono anche che per me è stato un piacere, e mi dicono è stato bello, e io sinceramente non so di cosa parlano, che cazzo vogliono pensare, e che io pensi. Insomma non si riesce a vedere un film in santa pace, ed il cinema è diventato un covo di asociali pervertiti. E allora ti metti comodo sulla poltrona e te ne freghi di chi e come ti sta accanto. E allora lui che fa, incomincia a romperti i coglioni più di lei, e non fa che muoversi, magari la tocca, tossisce appena, come tu ti metti comodo sulla poltrona, e magari è il plus ultrà delle scienze del comportamento che c’è in giro, e allora tu al buoi ti tocchi, per fatti tuoi la coscia sinistra mentre lei ti è seduta a destra, e lui si volta condizionato, perché gli era sembrato, che poggiassi la mano sulla coscia di lei, e allora tutta un’altra pantomima, per dimostrare che lui si è girato per motivi che non si riesce a capire, e di cui non me ne frega niente. E andassero prima possibile a casa con questa loro felicità. E mi lasciassero vedere un film, normalmente e non sempre come un genio. Chi cazzo se ne frega che sono idioti e perché lo devono venire a dimostrare a me che non lo sono, ma già, dimenticavo ch’è ormai una cosa generale.

Sinceramente ho avuto molto da fare, anche se volentieri credo avrei trovato piacere a fare all’amore anche due volte al giorno, ma è veramente diventato tutto assurdo. E porsi un obbiettivo in tal senso è pressoché didascalico, ché un obbligo o una necessità, non certo una virtù, o qualcosa che ha a che fare con l’amore. Non so se sono cinque o sei anni non ricordo. Del resto solo le prostitute sembrano non obbligarti a farlo, ma non trovo un motivo per loro, perché mancano molte cose, della libertà. E se dovessi  prestare un po’ di attenzione, nell’impegnarmi in questo, che non succede più naturalmente, che sembra che non piaccia più neanche, e il piacere sia qualcosa di secondario, insomma è facile farsi dire sempre di si, ma non sarebbero i si che voglio, e non sono quelli che ho avuto. Starà a fare.

Comunque sia. Ho ricevuto” il solito idiota, che mi ha scritto nel News, che non si distacca da tutto ciò, da un prevalere culturale, dove in funzione di una propria frustrazione, ti molesta con la solita ignoranza da persona che cita, che cita a memoria nei salotti, dove sta ma vorrebbe stare, dal riscatto sociale che ha fatto di una cultura a memoria, ma che non si dica l’assistente, della possibilità di affrancamento sociale, che emerge ma non è mai realizzato. Il tipo che non sa né leggere e né scrivere, e che ha nella testa tutto il sapere scolaresco di questo mondo. Il tizio magari che cerca di costruire una superiorità nella comunicazione, in base a quel che dice e risponde, rendendo elitaria la percezione di quel che si dice da solo, senza la possibilità di capire quello che dicono gli altri, né come lo dicono, né perché lo dicono. Insomma un ignorante, costituzionalizzato, ma si potrebbe anche dire istituzionalizzato, termine riferito a dei detenuti in carcere che non accettano più di vivere fuori dal carcere, termine americano. Comunque insomma ‘sto tizio, non so se è sempre diverso, o sempre lo stesso, anche se cambia nome e mette e-mail false, non posso negargli ch’è rappresentazione, di una parte importante del sentire italiano, e anche di qualche parte del mondo. Non vi dico né il nome né le faccine che ha messo. Sta di fatto che chissà che ha nella testa. Diversi anni fa un po’ per gioco, un po’ per davvero, mi fu chiesto se volevo far parte dei servizi segreti, non so bene in che forma, tanto mi apparve, un tantino puerile la proposta, e anche un po’ chi me la fece, che poteva essere anche vera. Sta di fatto che chiesi perché dovevo essere adatto a ciò, dato che non accettavo l’uso delle armi. Potevo essere adatto ad accattivarmi le relazione con la gente, ero capace di conoscere gli ambienti e potevo valutare le persone, socializzavo facilmente – forse perché intelligente e bello al contempo, e non codificabile – sta di fatto che dissi che volevo altro dalla vita, e non m’interessava. Mi incuriosì il fatto che nell’eventualità, sarei stato sottoposto a dei test, attitudinali, a mia insaputa. Mi successe qualcosa del genere, che infastidì un po’ la mia vita, e si inserì in quella che era la mia vita vera. In sostanza vai a capire che cacchio succede. E d’era in me ben chiaro, già allora che ora sarei stato qui a scrivere, e a farlo non come questi illusi che si incontrano in internet, ma nella trasparenza del processo realizzativo creativo, nella creazione dell’arte. Andate a perdere tempo, Luther Blissianamente, lettori, e riempite la vostra testa di convenzioni fittizie, quanto convenzionali, giocate con giocattoli che non conoscete, editori, e intascate soldi, dal committente, che sa qualcosa d’altro. Invogliatevi di qualunquismo e invogliate gli altri, non sia detto che l’ignoranza venga infranta, giustificatela e illudete, tutto deve piacere senza bisogno che non piaccia; servili servi, per quattro soldi d’ignoranza, per puttane da salotti buoni, e ville di guerra fondai. Discutete ancora di accenti, senza sapere perché, e non scordatevi che ciò è redditizio. Il potere della menzogna. Godetevelo non vi salverà certo dalla morte. Una persona e meglio di molte, due soltanto forse, ma è già sufficiente. 

10 maggio 2003

Ora qui ci starebbe bene una poesia di Dino Campana, e magari lui che parla dell’idiotità che lo circonda. Oppure si finirebbe con lo sprecare le parole, inevitabilmente, in un mare di protuberanze, sì protuberanze puttaniere, di frasi e insulti delle frasi, di imbrogli di confidenze e oltraggi, di intimità che si prostituisce e volgarmente pretende. Sembra essere oramai un assioma, ciò, uno stratagemma dell’incapacità, o la capacità, di un’impotenza, che vuol apparire come sapienza. Sta di fatto che l’atto non rappresenta che stoltezza e nella sua breve esistenza, mette in imbarazzo, tanto è misera la sua essenza, tanto è vuota la sua rappresentazione umana, ch’è una vergogna. Sta di fatto che queste parole, già preannunciano che un processo creativo, è in “suol dirsi, si sta trasformando. È già nella testa da un’altra parte. Si lascia un luogo, si trova tutto quello che vi è. Parlo di quello che ha generato questo libro, di questo libro. Di ciò che determina di come le parole sono scritte, di ciò che le mette insieme, e di tutta la storia che vi è in esse. Ma l’atto di cui parlo è quello che sempre più inutile e ridicolo mi appare. L’editore, non so se spesso non sia il caso di provare vergogna di un tale epitaffio, di un appellativo più vicino alla cialtroneria che alla vergogna. Di un processo creativo, che non sa un bel niente delle tecniche del processo creativo, che ti dicono che un libro è fatto, quando finito, ed un mondo intellettuale percettivo, emotivo si è trasformato, perché sei perfettamente consapevole di questo. E quel che stai per costruire lo è altrettanto. L’editore, il produttore, e l’artista, sono misera cosa, anche tutti e tre insieme, rispetto all’autore. Per non parlare dei lettori di ogni dito, di quelle amebe delle case editrici. Che magari ti siedono davanti, e neanche si presentano, e finisce che ti parlino delle cose del tuo libro, e ti rendi conto che sono completamente impreparati, non sanno neanche il riferimento che ha quello che dicono con il loro stessi pensieri, con i loro stessi metri di analisi. E poi magari quando è il momento di pagare il conto, per compensare la loro inferiorità “potenziata”, scroccano pure, poi magari riferiscono pure all’editore, le loro impressioni, le loro strategie editoriali sul metro mentale di qualche professore che potrebbe essere, loro lettore, che si trascina dietro un mare di analfabeti del corso. Del resto in Italia non ci sono persone libere e pertanto di cultura, e non si può pensare che ci siano dei lettori, si è affidati alle tendenze di salotto, più o meno beceri, la differenza sta solo nel reddito del costo del divano. Oltre questi figuri, che ho incontrato, un’altra bella rappresentazione degli editori, sono le redazioni, dove si finisce sempre per imbattersi in qualcuno che in base a non si sa quale facoltà, crede di avere il potere, del sacro sapere, quasi come quei critici che si fanno ungere per emettere un certificato. O critici addetti, o che altro, che per una facoltà onnipotente, credono di avere la licenza di essere cafoni, solo perché incapaci di confrontarsi, finanche sul piano dei comportamenti, son quasi peggio di quelli, che non ti dicono chi sono per paura di dover dimostrare quel che sono. Io credo, sinceramente che il mondo che in sostanza si e no determina una somma di venduto, è l’azzecarci o no in, per puro riflesso surrettizio, è a sua volta un caso di riflesso delle redazioni. Be’ poi c’è tutto il can can che determina la qualità del surrettizio. E niente altro il nulla totale. E allora quanto mi capita, per mia volontà raramente, questo nulla prima del nulla della pubblicazione, il suo imbarazzo, nel dover apparire qualcosa, quando non lo è, è tra le cose più squallide e dispendiose, e dissipatrici di tutto. Un arroccamento senza scacchiera, una mossa sulla scacchiera che non si vuol fare, per non sapere se si perde, e far finta che non si debba fare. Allora ti rendi conto che hai a che fare con degli idioti totali; di persone che parlano di autori, senza proprio averne il diritto. Insomma se è indispensabile scrivere certe cose lo è altrettanto leggerle, ma ciò non è determinate che si “leggano”. Allora dicevo in questo libro che già mi fa parlare come avevo abbandonato, e che dopo l’ultima battuta di “tasto” sarà finito… dicevo che nelle redazione dopo magari avere incontrato un di codesti lettori editoriali, come un fantasma. Ti capita inevitabilmente primo o poi una segretaria che va di paro passo con l’andamento della casa editrice, e del suo editore. Sempre come decade l’ipotesi di qualità della casa editrice, in uguale i comportamenti sono quelli della scacchiera, naturalmente per quelle poche, che immediatamente non si rivelano tali. In sostanza sembra una logica impropria di sostanziale percentualità, e percentile della casa editrice, nell’ambito della percezione, della redazione addetta. Che non sa capire più quale sia la sua identità, su cui il percentile di corruttibilità dell’autore, determina il suo comportamento, in base alla possibilità percentile di influenza dell’autore sulla redazione l’editore. Tutti sono corruttibili, il gioco delle parti fa parte della finzione della rappresentazione della scacchiera con i pezzi fermi. È una mondezza per me tutto questo, e non cambierebbe la mia vita, e non ho, la, voglia di sprecare così tante energie, per una tale illusione. Ciò non toglie che sia estremamente fastidioso, prima o poi averci a che fare. E allora non vi cito nei dettagli alcune di queste situazione, né dettagliatamente i fatti, i comportamenti accaduti. Per alcune di esse… li già trovate edulcorati, in precedenti miei libri. E allora come in un telegramma di alcune righe, senza nessuna poetica immaginazione: “Non la conosce nessuno” Non trovo il suo manoscritto” (la nuova addetta della Adelphi) TNT il corriere, Lo Abbiamo spedito ma non abbiamo la ricevuta. SDA non è arrivato per il prezzo che ho pagato, ma in serata, è stato ritirato dalla segretaria di Callasso. Tutto il pomeriggio. Centralino, mi passa l’addetta. Sono… si attiva la segreteria telefonica. Tutto il pomeriggio – rottura di scatole tra telefonate, a corrieri e addetti e non si sa chi altro”. Telefono tardo pomeriggio, segreteria telefonica: è stato ritirato da un certo Vaglio. Più tardi, la nuova addetta, sempre in un linguaggio da parafrasi, che non si sa cosa vuole accalorare o formalmente evidenziare del suo comportamento. Pazienza ma gran rottura di coglioni. Ascolto, formula di scuse. I rapporti con l’Adelphi non sono mai andati oltre, un rispetto formale, sostenuto nella sostanza, dalla cortesia e disponibilità, sempre chiara, nell’addetta precedente, non ricordo bene ma credo, da ben oltre una decade, ma anche fosse solo un giorno, la sostanza non cambia. Non cito nomi. “Né i comportamenti di alcune donne, in tutti gli attori professionali citati. Passa un tot di mesi, solito circa sei. Ricevo una lettera, di rifiuto. L’Addetta - è fatta in quel modo, per una disponibilità confidenziale. Io, non mi risulta che si sia mai stabilità un’intimità, perché io comprenda questa forma di comportamento (che non ha sostanza) per me è cafonaggine estrema. Anche se accetto la sua spiegazione (in sostanza il formale, a dato spazio ad un qualunquismo senza nessuna informazione necessaria per una relazione di base). Il signor Calasso è il proprietario della casa editrice, può fare ciò che vuole, ma io posso trarne le conseguenze, dico. 

Il libro è finito. Ci vediamo in un altro libro.

 

 

Desirèe, caso risolto

Non ho niente da dire

14/10/2002  13:02

 

O si accetta la realtà o la si rifiuta, pensare che in una società organizzata non ci sia gente che riesce a non subire l'organizzazione stereotipata con cui la società è organizzata, è un atteggiamento negativo soprattutto da parte di chi si identifica nei canoni sociali e non riconosce nell'altro “un modo diverso” - in fin dei conti con un po' più di attività critica - nei confronti del sistema stereotipato della società. Del resto il fatto stesso di uno sviluppo alternativo non è qualcosa che necessariamente dà alla società organizzata meno ricchezza, ma può cozzare con lo stato emotivo di chi in questa emotività identifica la propria identità. Prendiamo per paradigma un Van Gogh, ma io ci metterei anche Einstein, bocciato a scuola. Ora è lecito pretendere dalla società che organizza il sistema percettivo, emotivo dell'individuo per la sua funzione sociale e che dà all'individuo nella sua espressione sociale le rassicurazione che l'individuo abbisogna, che chi non trova in questo sistema reale espressione di se stesso debba avere la capacità geniale di dar progresso alla società nella massima espressione della sua libera creatività, ed è giusto da parte della società chiedere un sacrificio inumano come nel caso di Van Gogh. Mi si può dire ch'è passato del tempo da quella società, forse sì, forse ora può apparire più facile esprimersi liberamente, ma in realtà la società è organizzata in modo così capillare, che l'emotività è un fattore determinate per la sua organizzazione. Mi si dirà che il nazismo sul sentire emotivo ha costruito l'intera struttura sociale, tanto che proprio nell'istigazione emotiva trovava il significato al proprio sentire umano che dava ragion d'essere alle azioni. In definitiva il mobing sociale a cui siamo e vogliamo sottoporre gli altri, sul piano emotivo non sarà così parossistico come nel nazismo, ma non è certo che sia meno deleterio - per intenderci, ma non far capire, come avveniva in Dallas, come costruire strategie psicologiche per il telespettatore da parte di "Gei Ar" - . Comunque è ovvio che anche con l'esasperazione di questo sistema gli individui riescono a difendersi, o a partecipare, ma nonostante ciò è indispensabile accettare la realtà, oramai è palese che questo modo di esistere fa da stimolo perché il limite della partecipazione alla vita possa essere superato. E allora anche nella nostra differenza culturale dobbiamo prendere esempi dagli stati uniti, dove il fenomeno è molto più accentuato e la disgregazione palese, la pena di morte per i maggiorenni...non serve ai minorenni, se non sbaglio ora è a sedici anni, ma sembra che questa certezza non funzioni, vogliono abbassare il limite della pena di morte, forse in età infantile. E noi come loro dobbiamo difendere il nostro stile di vita, guai a cambiarlo, prevenire è meglio che curare. Ma come ho sentito da un ragazzino ieri in televisione, basterebbe far parlare un po' ognuno per sapere se ha problemi, capita che certi problemi gli adulti non vogliono che si abbiano, e allora uno psicologo a testa pur se siamo sani, ma il problema è che non sappiamo più di esserlo, ce lo deve dire qualcuno, e così tutti possiamo essere al centro del mondo, cioccolate e merendine ovunque, giocattoli tutto l'anno, perché la famiglia va aiutata, poco importa se si è liberi o no! Comunque ci crediate o no a me piacciono le persone geniali, ma quelle libere.

 

Desirèe, caso risolto

Non ho niente da dire

14/10/2002  20:43

Ha ragione signor Marozzi: non aveva proprio niente da dire. Peccato che per non dire niente abbia impiegato 558 parole(non le ho contate io. l'ha fatto il mio word processor).
G. Franco Lombardi

 

Desirèe, caso risolto

16/10/2002  11:55

 

“Letteratura D’Autore” [astratto estratto]

 

[…]

I motivi di ostilità possono essere molteplici, e per quanto mi riguarda sempre causa delle problematiche soggettive di chi me li rivolge contro. L’idiozia evidente, come nel caso qui da me riportato, non è poi molto lontana da ciò che genera i fatti di cronaca nera della vita quotidiana, che coinvolgono la sfera dei comportamenti di persone del tutto normali, prima che compissero quei gesti omicidi che sconvolgono la cosiddetta normalità. “Ultimamente” e sempre più spesso, questi comportamenti idioti, questi “individuo, che in definitiva nella loro struttura sociale sembrano così bene inseriti: con lavoro, soldi, famiglia al seguito e che appartengono magari a un buon ceto sociale, economicamente, anche se va detto che tali comportamenti sono trasversali e non appartengono ad una specificata categoria cognitiva; finiscono con il dare significato alla loro causa esistenziale in ragione di questa loro reazione idiota, come strumento di comunicazione che tende ad alterare la realtà oggettiva, a vantaggio di un loro sentire emotivo con cui spingere la propria volontà ad affermarsi sul sentimento e l’emotività degli altri. In questa unica ragion d’essere trovano l’etica con cui danno significato e senso della realtà come verità. Sovente in questi individui non c’è solo un solipsismo che fa del loro stato un apice nella malattia “ché nell’esplosione della normalità, implode sulla loro singola condizione pur rivolgendosi in modo distruttivo verso la socialità che li circonda. Ma vi è una sudditanza al “potere” che “fa nei vari gradi culturali in cui riescono ad agire una vittoria estrema sulla percezione della propria condizione di esseri morenti, in definitiva una sublimazione della paura di morire attraverso una volontà emotiva che deve affermarsi sull’indefinito della vita, tanto da negare emotivamente la morte, implodere in un terrore inumano che vede in un essere che muore, non se stesso, ma l’altro a cui opporsi emotivamente e in questa vittoria l’archetipo aberrante della vittoria sulla morte; in questa razionalità non vi è né una causa né una ragione, la creatività si divinizza nella divinazione della distruzione. Come dicevo ultimamente mi capita di incontrare persone siffatte, che cercano questa comunicazione, ma vale poi la pena parlarne, non è forse una noia mostruosa, l’incapacità di donne che vogliono possedere più che amare, che impazziscono nella loro razionalità, di uomini che vivono di sublimazioni. Di cosa dovrei parlare della maldicenza, della voglio di fare del male, ma giustificarsi socialmente con chi vive di tali giustificazioni. Che dire che c’è qualcuno che magari finge di conoscermi, ch’è amico di una donna frigida emotivamente – questi tipi devono sostenersi gli uni con gli altri, per non scoprire la sostanza del nulla – che nella sua mente infarcita di potere non riesce a liberare la comunicazione, e manda il tizio a dire ad un altro tizio con cui ho a che fare per altri motivi sociali, miei, una calunnia, una bugia su di me, che spesso fa leva sull’ignoranza dell’interlocutore, per intaccare le mie possibilità creative, l‘espressione del mio talento e personalità, e nel paradosso dell’idiozia, una volta scoperta la menzogna il mio interlocutore soggiace al suo spirito di rivalsa che il suo inconscio proietta su di me, perché si è costretto a confrontarsi e “competere” con la mia personalità, sulle basi dell’affermazione emotiva. Poco importa il disturbo di carattere socio legale che mi arreca, poco importa che in conclusione la realtà pratica e oggettiva mia si determina, al di là dell’affermarsi emotivamente… prigionieri di se stessi. Così le “puttane” e il delinquente, dice: se non ci scopo io non ci scopa nessuna. E per chiarezza aggiungo che in questo stato di cose del fare all’amore non se ne parla proprio, ma degli idioti di cui parlo esiste un nome e cognome e fatti specifici, ma la “noia” me li fa tacere. […]

 

                                                                       Patrizio Marozzi

 


domenica 20 ottobre 2002 10.48

 

Sembra che il processo di Milano sia giunto al suo "termine e il pubblico ministero ha chiesto tredici anni. per gli imputati di maggior rilievo. Non so quali siano le aggravanti che hanno determinato una richiesta così
pesante, che qualora fossero ritenute valide andranno ad inserirsi nel dibattimento dell'appello e della cassazione. Immagino che siano dovute al fatto in sé della corruzione di giudici come espressione e garanzia della legalità del paese. E non essendoci la separazione delle "carriere"
espressione delle lesa dignità della funzione del pubblico ministero. Ho ascoltato ieri, in un breve commento televisivo della parlamentare Mussolini che gli imputati di Milano sono stati giudicati come i minorenni che hanno
ucciso a Novi Ligure, non mi è ben chiaro se il riferimento è per il fatto che la sentenza debba servire di esempio, o se in linea con la maggioranza che rappresenta, che vuole inserire i reati di corruzione tra i sanzionabili pecuniariamente e non con il carcere. Nel primo caso mi sembra del tutto fuori luogo, dato i fatti che ci racconta la cronaca quotidianamente, in conseguenza anche la rieducazione dei ragazzi di Novi Ligure è tutta da
dimostrare; per quanto concerne l'esempio del caso in questione, da semplice osservatore, pensando all'esempio non ho potuto non notare, che parallelamente ai tempi del "dibattimento" la maggioranza formulava leggi che in esso si inserivano: rogatorie, legittimo sospetto ecc. certo ciò non può dare adito ad un ipotesi indiziaria, tanto da dire che la maggioranza è direttamente coinvolta in questo processo, per di più che tali leggi riguardano l'intero paese e tutti i suoi cittadini e per questo sono argomento organico del parlamento Italiano, ma non di meno si possono prestare per un osservatore adolescente come esempio di poca chiarezza della politica della maggioranza. Per quanto riguarda la depenalizzazione sarà opera di chi se ne assumerà la responsabilità in parlamento. Tornando al processo di Milano da semplice osservatore non ho potuto non notare che la difesa ha basato le sue tesi, per tutto il dibattimento, sull'inficiare il
dibattimento, gli stessi imputati da quel poco che ho sentito in televisione hanno dato giustificazione dei loro conti - che sono nell'ordine non di qualche milione di lire, ma di molti milioni di euro - mi si dirà che sono ricchi - .quasi che siano finiti in quei conti per le spese della gestione domestica della casa - . È un po' come dire che un assassino trovato con l'arma del delitto in mano, una mazza da basebol, abbia detto che l'aveva in mano perché aveva perso il bastone per appoggiarsi, senza neanche
raccoglierla in terra. Ma non è morto nessuno! Mi permetto di dire, che la legge può essere uguale per tutti e senza inoltrarmi nei suoi tecnicismi, da semplice osservatore, dico che un quattro anni sono più che sufficienti e "interdizione perpetua", anche con la sospensione della pena; che si vadano a rieducare in qualche comunità, magari a cucinare per i tossico dipendenti di Don Mazzi, dopo che abbiano avuto la confisca delle loro "esose ricchezze economiche: a sentenza definitiva. Per quanto riguarda la parlamentare Mussolini, voglio dirle che l'unica persona che mi ha insegnato qualcosa in quell'obbrobio di tangentopoli è stato il signor ex carcerato Signor Cusani; che che ne dica la sua forza politica o la maggioranza trasversale.

Per quanto mi riguarda, da cristiano metto al primo posto la salvezza dell'anima tutto il resto sono bazzecole e per la sua salvezza ognuno se la vede con Dio. Nel caso specifico .dai tutto ai poveri e seguimi. Credo che lo trovino poco conveniente "ognuno" se la vedrà con lui, ma attenti alle
sorprese.

 

 


Il calcio in crisi

 

Italia Sì Italia No

Data:   24-08-02 09:20

Ero rimasto che la serie B giocasse di domenica, ma leggo nell’annuncio del forum che no! Vai un po’ in notturna, col freddo e a pagare più del comodo salotto; tra qualche domenica non ci andrà più nessuno, oh volevo dire sabato. Poi c’è da dire che in casa mia in salotto devo pagare per forza tramite carta di credito…. E dire che stanno in crisi le pei tv …e che vecchia regola economica rende logico permettere a più persone possibili di accedere a ciò che possono pagarsi; pensate è come dire che anche se ho la moneta per pagare, non posso sedermi nel mio salotto se non entro in un regime economico bancario, alla faccia della virtualizzazione e della digitalizzzazione degli italiani e dei falsi in bilancio degli USA. Ma del resto nella congrega della “comunione” intesa del più ne siamo e più contiamo il cavaliere ha ben detto che il calcio non è più né economico né morale, eppure forse “mi sfugge” che il merito non è anche suo, comunque nel liberismo calcistico mi sembra di vederci anche “l’altro”, ma tanto poi… e allora andiamo allo stadio sempre più incazzati, che come si dice ha Roma è una doppia fatica lo scazzarsi. E facciamo finta di non aver sentito Bush dire che il problema degli incendi si risolve tagliando gli alberi e che prima che bush attacchi l’Irak Berlusconi ci garantisce che prima parlerà con lui. Stiamo tranquilli quindi, non ci sono sorprese in vista.


Il vertice di Johannesburg

 

L’ozio è padrone dei viziosi

Data:   31-08-02 16:41

Non si riesce a fare più nulla se non c’è lo stimolo economico, non importa, che una cosa sia giusto farla, o indispensabile o vera o addirittura piacevole, deve essere conveniente sotto il profilo economico – così condizionati fin nei più elementari pensieri. …Ma allora vuol dire che l’economia può essere utile per stabilire quali siano le risorse per esempio energetiche, che magari fanno produrre più ricchezza alimentare senza che questa una volta prodotta debba essere distrutta per essere conveniente sotto il profilo economico, aumentando l’entropia, addirittura anche in una compressione video, ma anzi con minor profitto-spesa maggior produzione sempre più estensibile; solo in conseguenza di ciò è pensabile parlare di abbassamento del costo della vita in un “equilibrio planetario” – Ma rimane sempre il problema di fondo che l’economia è gestita dalla crescita esponenziale del profitto (non esiste l’economia) che determina il potere che ci fa accettare il fatto che tutto sommato è meglio una bibita gassata inquinata, oggi, che un bicchiere d’acqua per tutti. E allora è accettabile il fatto che sempre meno persone gestiranno il denaro del mondo, fino alla sua catastrofe e che gli unici che nella storia umana hanno detto e fatto qualcosa di vero sono quelli che l’hanno fatto - dei fannulloni - senza pensare alla convenienza economica; “tutti” gli altri hanno segnato il mondo di potere e morte, questi sono i veri oziosi e viziosi.


               Raccontate il vostro 11 settembre

 

Io non me lo ricordo, quel giorno mi sono messo davanti alla tv e ho fatto uno zapping col satellite tanto che ne è uscito fuori un documentario in presa diretta - ero così preso da questo che potevo stare a pensare "ai soliti morti" - e poi chi conosco in america io: Bush, e, lui neanche me conosce e se ne proprio frega di conoscermi, E allora che cacchio je po' frega dei problemi miei, di chi se more di fame e via via così. Fammo la guerra loro, ma allora com'è che io ce devo sta mezzo per forza, e me devo sentì tutta 'sta gente che me rompe li cojoni perché se vojono continua a' mazzà come cazzo je para a loro - volete da èsse collettivi, ma siate collettivi ma non rompete che bisogna da esserlo pe forza, senno' di che cazzo de democrazia state a parlà: de le guerre e delle civiltà del te lo dico io come se fa, de li matti di tutto il mondo che continuano a' mazzasse e fa finta de chiedeme consiglio: PUHA! capi e capetti e a tutti i caporali senza umanità.

...

A le rotte

Ne la notte

Batte: cieco

Per le rotte

Dentro l'occhio

Disumano

De la notte

Di un destino

Ne la notte

Più lontano

Per le rotte

De la notte

Il mio passo

Batte botte

(Campana)


La Finanziaria Berlusconi

 

sul piano astratto la “voce” del mondo è sempre la stessa

 

 Data:   24-09-02 11:53

“Avete visto quanto era bella ieri sera Maria luisa Busi, il viso aveva un incarnato che dava all’espressione degli occhi una vivacità nello sguardo che non si poteva non apprezzare. Del resto che ne dicano le politiche economiche la loro base sta tutta nella possibilità di distogliere l’amore dalle rassicurazioni sociali e ciò è possibile solo se si è liberi d’esprimersi”. Dico ma vi ricordate Celentano che cantava che chi non lavora non fa l’amore, e che Marcuse diceva il contrario: chi non fa l’amore pensa a lavorare!? Ora non so, se sia indispensabile “lavorare” per fare sesso, credo di sì, del resto meno si lavora e più si ha tempo per fare all’amore. “Una volta mi succedeva che in estate amavo molto l’inverno, adesso con il fatto che l’estate dura un fine settimana l’inverno dura tutta l’estate”, tanto con questa omologazione, ora - non avrei fatto all’amore ugualmente -. “Provate a chiedere ad un Barbone se ha problemi sociali di questo tipo, se ha bisogno di far finta di essere intelligente, non potendo essere altro, per rientrare nei parametri del sistema, per gratificare le politiche economiche, e dare una possibilità a chiunque nella prevaricazione nel sistema trova la determinazione delle “capacità e intellighenza”.” E pensate che del resto per un Einstein sia diverso, non deve forse anch’esso essere stupido, frequentarne i luoghi per trovare soddisfazione sociale nell’ambito di chi gestisce il sistema economico. Le minoranze non sanno che farsene di tutto questo, di stare a guardare questa massa di prevaricatori sessuali, guerraioli impotenti, a misura dei loro istinti, che non sanno amare: uomini e donne che edificano la società.”
October 04, 2002 7:28 PM

 

Cogne

 

Lo avevo quasi dimenticato, il caso di Cogne. Del resto io pensavo che sarebbe finita proprio così la sentenza del riesame del riesame. L'imputata è socialmente pericolosa e può reiterare il delitto. Dato... per quanto le motivazioni siano impeccabili, saranno sicuramente soggette a libere
interpretazioni, e per quanto ci siano mille ipotesi, non vi sarà uno straccio di prova. (sembra un discorso sgrammaticato, ma non lo è) Del resto cosa doveva fare il tribunale di merito, dopo l'indicazione della cassazione, se non prendere per buone le ipotesi psichiatriche del gip di
Aosta, non considerandole più come elemento determinate per l'ordine di custodia cautelare e così dare rilevanza determinate ai riscontri indiziari, che non ci dicono un bel niente di concreto. Non credo che in fondo con l'incidente probatorio, che ha tutt'ora – per informazione ufficiosa del legale Taormina, per mezzo di stampa - è esente da ogni riscontro patologico dell'imputata, il tribunale del riesame avrebbe avuto qualche influenza nell'ordine valutativo. Come era stato indicato dalla cassazione il tribunale di merito ha dato valore alle tesi del Gip, in precedenza senza questa indicazione non vi erano elementi critici oggettivi che dessero riscontro alle tesi valutative del gip. Quindi andiamo verso il processo con pronti tutti gli ordini di grado. Voglio continuare con le mie fantasticheria e dire "che allo stato attuale", un giorno tutto ciò sarà materia di studio per tutti i somari che frequentano le aule giudiziarie


domenica 6 ottobre 2002 16.11

 

Fumo

 

…ieri sera sono andato allo stadio e avevo intorno un mare di intossicati da tabacco, spero proprio che si vieti di fumare anche negli stadi, va a finire del resto che siano considerate persone sociali quelle che t’invitano a casa loro e ti riempiono di fumo, poi non vengono a casa tua perché non possono fumare, come dire che la socialità sta nella tolleranza al danno più che nella tolleranza al non danno, per conseguenza più si è disposti a subire danni, più nella libertà vi è espressione di libertà. Finisce che così basta poco per trasformare un atto di maleducazione in qualcosa di criminale e che la libertà debba soggiacere alla logica dell’imposizione che non fa altro che aumentare il danno, per conseguenza paradossale l’imposizione del fumo dove è vietato fumare; ma il paradosso non finisce qui, perché l’imposizione del “fumo”, così, genera nei fumatori l’applicazione della forza dell’imposizione su chi non fumava, ma vi si vedeva costretto dai fumatori, questo atto di fumatori uniti nella tolleranza al danno, così ha determinato che non ci fosse più tolleranza, perché chi fuma non pensa che altri come lui fumano e se tutti fumano non può esserci una regola che permetta a chi non vuole di non fumare – così la minoranza dei fumatori per conformazione spontanea trasforma in maggioranza la regola dell’imposizione, togliendo a chi è adibito ad applicare le regole la possibilità che esse servano per la salvaguardia delle minoranze che formano e fanno parte dell’eterogeneità del sistema democratico, che considerato come atto di sola maggioranza diventa privo dei suoi contenuti. Se “l’assunzione di responsabilità” di chi governa il sistema democratico non può eludere ciò, non di meno la consapevolezza in chi fuma, rende se stessi responsabili del suo funzionamento.

Ora pensando a Cogne mi sono chiesto, sin dall’inizio se l’assunzione di responsabilità espresso nell’atto del gip, facesse gioco sulla impossibilità di valutazione oggettiva dell’accaduto, o sui limiti precauzionali, espressi dalla personalità del gip stesso, del resto per paura si può eccedere in precauzione – e nulla mi toglie dalla testa che il modo in cui è stata svolta dalla procura di Aosta l’inchiesta è adatto più ad un aula scolastica, sarò prevenuto, sulla scuola, comunque quando vedo i componenti tale inchiesta, vedo due studenti con la loro insegnate. Del resto comunque non posso, non notare, se non ricordo male che lo stesso gip si è lamentato del fatto che i carabinieri non abbiano attuato un interrogatorio specifico, sull’accusata, pur in assenza di un’accusa concreta, quasi che ciò avesse potuto determinare la confessione da parte dell’imputata e una conclamazione del suo convincimento, a cui la cassazione ha detto che nella forma il tribunale di merito non ha tenuto conto della sua sostanza; anche per questo sono prevenuto con la scuola perché insegna a leggere e scrivere, e sulla capacità di leggere scrivere della “cassazione” si fonda la sostanza dell’annullamento del primo provvedimento del tribunale di merito, che come un alunno costretto a tenere conto dell’insegnate, causa un brutto voto, “avrà fatto quello che gli ha detto l’insegnate”. Andando avanti, tutto, come adesso tutto ciò finirà…a Strasburgo – se non ricordo male c’è un tribunale… e lì finirà per evidenziarsi un problema di carattere “costituzionale.” Non so quanto trattabile.

Per quanto riguarda la componente “sociale questa vicenda, prendo come paradigma, ma più “poeticamente, vorrei dire come paralume il professore Andreoli, che agli inizi di questa storia sposò il convincimento dell’ipotesi di una radicale rimozione dalla coscienza dell’imputata del sua apice patologico, l’altra sera, in televisione a “primo piano” invitato ad esprimere un parere su quel che sta avvenendo sul caso Cogne, io, l’ho visto in buona difficoltà e in sostanza pur cercando di distanziare il piano medico da quello giuridico, ha finito per dare al piano medico, quello giuridico, con l’accettazione del carcere come componente sociale, (penso in buona fede volesse intendere, che ci sono delle regole sociali da rispettare, ciò per dare un certo tipo di immagine attraverso la televisione ai giovani di cui spesso “per cronaca nera, purtroppo si occupa”) che inibisce lo scaturigine patologico? L’intenzione di salvare capra e cavoli a me è parsa evidente. Comunque sperando che non serva spiegare come ciò possa far percepire una “psichiatria sociale”, che spero non faccia parte della “formazione” esplicativa della professione del Dott. Andreoli, voglio dire a tale proposito che la pazzia è una gran rottura di scatole, se non si applica ad essa un’essenza sapienzale da parte di chi ne è colto e che “deve” essere colta da chi ha scelto il piano medico come relazione con la pazzia, e con essa sviluppare il talento di mettersi in gioco e rischiare, su se stessi e non pensare che faccia parte “dell’esperienza” i rischi che il paziente corre sulla sua pelle. Una società che vive sulla paura genera i fatti di cronaca nera giovanili di cui lei si occupa e una società terrorizzata mette la testa sotto la sabbia e risponde con la pena di morte alla paura e la guerra. (Cesare Beccaria permettendo) In questa società di struzzi la psichiatria, la psicanalisi la psicologia hanno finito per rappresentare ancora l’essenza sapienzale della pazzia, grazie all’uso che di esse - per fortuna in democrazia – viene fatto dalla massa della gente che non vuole porsi il problema di nessuna “essenza sapienzale”, ma che cerca solo qualcuno a cui delegarla.

“È domenica se in tutto questo mi sbaglio è sempre domenica” 

 


martedì 8 ottobre 2002 12.44

 

“parlo di letteratura”

 

I magistrati, descrivendo la scena dell'omicidio del piccolo Samuele, parlano di "un'aggressione di violenza inaudita da parte di una madre contro il proprio figlio, prolungata nel tempo e probabilmente non arrestata" fino alla morte del bambino.


Parlando poi del movente i giudici spiegano che la sua assenza non può che "aggravare il giudizio di pericolosità" nei confronti di Anna Maria Franzoni. "Ma ciò che più sconcerta - prosegue l'ordinanza - è il comportamento tenuto dalla donna successivamente all'omicidio: non solo è stata capace di uccidere il figlio, ma soprattutto ha manifestato una pronta capacità di reazione rispetto al delitto di cui si era resa responsabile: uscendo di casa per accompagnare Davide, mentre Samuele era ancora agonizzante e quindi non prendendo in considerazione la possibilità di un estremo e disperato tentativo di salvare il figlio".

Questo brano pubblicato da La Repubblica web, mi dà nella mia dimensione di lettore un'assunzione di suggestione. Cioè vi vedo evidente una sorta di ossimoro traslato che appunto è adatto per creare una suggestione
letteraria - premettendo che sul piano della letteratura l'ordinanza del gip ha spunti da romanzo giallo, come si evince anche dalle scremature, che io deduco, per mezzo stampa, di questa seconda sentenza del tribunale di merito; che al contrario della sua prima che era caratterizzata del logico astratto del piano giuridico nel raffronto composito degli atti che hanno determinato l'ordine di carcerazione del gip, mi sembra conseguenza di quel compito in classe sbrigativo ma con valenza superiore della cassazione che in conseguenza a determinato la valorizzazione del testo del gip correggendolo degli aspetti dell'indagine che non davano un aspetto complessivo al piano logico astratto dell'impianto giuridico; quel che l'indagine non può dimostrare non deve essere tenuto in conto, causa
l'indebolimento del piano indiziario. Ora leggo queste frasi - non ho letto l'intero atto giuridico del tribunale della libertà - e mi chiedo leggendo la prima parte: che l'assassino aveva intenzione di uccidere o che ha smesso
di colpire quando ha capito di avere ucciso, dopo quel prolungata nel tempo per logica bisogna credere alla seconda ipotesi - nella seconda parte si dice che non ha attuato un estremo tentativo di salvare il figlio, agonizzante. Ora è evidente che per i relatori" il soggetto agente è sempre lo stesso: la madre, e ci dicono che certa di avere ucciso non ha preso in considerazione il fatto che il figlio fosse agonizzante, questo fin quando non ha chiesto aiuto, ovviamente. Ora mi chiedo perché questa forma letteraria, che se non è un interpretazione di inconscio collettivo di chi ha scritto l'articolo, mi appare come una forzatura, quasi non consapevole dei relatori che non sanno come arginare i dubbi della propria coscienza.
Allora, da lettore, mi si aprono delle suggestione letterarie, proprio in base a questa forma letteraria espressa, come: Chi ha ucciso non poteva tenere in conto che il bambino fosse ancora vivo. Data l'efferatezza dell'atto la persona coinvolta poteva avere un danno e sofferenza così
intensa in una parte del tessuto celebrale da introiettare una solasoluzione così consapevole ma invariabilmente alterata della "visione dellarealtà" un caso pressappoco simile vi è in un libro di Oliver Sacks, mi sembra L'uomo che scambio sua moglie per un cappello. O forse dato
l'ossimoro, l'atto è conseguenza di un atto traumatico che in una fase del processo verso la catarsi, quello che cerca di ricostruire attraverso il conflitto, ha trovato un solipsismo senza apparente soluzione, ma sempre e
solo in base a quel ch'è scritto nell'ossimoro la persona o era ipnotizzata o in stato di trans. Poi bisogna considerare il piano della forma mentis e sul piano culturale, anche un "lapsus della struttura della forma mentis, associata al piano culturale può determinare conseguenze. Sul piano
teologico, sempre grazie ai brani che contengono l'ossimoro ad una possessione demoniaca e sul piano "sociale" ad un rito satanico.

Spero che ciò vi sia servito per riflettere sulla letteratura, un cordiale

saluto a tutti

Patrizio Marozzi

 

 

Delitto di Cogne, la Franzoni
non deve tornare in carcere
La procura: "Le accuse sono rimaste in piedi"
Taormina: "Anche Cassazione convinta dell'innocenza"

ROMA - Quattro ore di camera di consiglio, tanto ci è voluto perché i giudici della quinta sezione penale della Cassazione decidessero che Annamaria Franzoni…

Il dispositivo emesso dai giudici è di appena cinque righe e recita: "Annulla l'ordinanza impugnata limitatamente alle esigenze cautelari, con rinvio al tribunale di Torino per nuovo esame al riguardo. Rigetta nel resto il ricorso".

(31 gennaio 2003) la repubblica.it

 

ROMA - Anna Maria Franzoni non tornerà in prigione. Il giudice per le indagini preliminari di Aosta, Fabrizio Gandini, ha infatti revocato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa lo scorso settembre nei confronti della donna.

La decisione di annullare l'ordinanza di custodia cautelare (emessa nei confronti di Anna Maria Franzoni il 19 settembre del 2002) è stata presa dal gip di Aosta dopo la consegna dei risultati della nuova perizia, cui è stata sottoposta la mamma di Samuele: il nuovo accertamento non avrebbe messo in luce motivi così forti da giustificare la custodia cautelare. La perizia era stata disposta da Gandini, e affidata allo psichiatra Roberto Gianni, dopo la richiesta di Taormina di annullare la custodia cautelare ad Annamaria Franzoni.

(10 febbraio 2003)

 

 

Il compendio


 

 

 

 

Senza l’autore, il libro – dossier impubblicabile
fonte da La Repubblica.it

Il testo integrale dell'atto che ha portato in carcere Annamaria Franzoni L'ordinanza del Gip per il delitto di Cogne

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(Tribunale di Aosta Ordinanza del Gip 13.3.2002) E' un testo di oltre 80 pagine l'ordinanza del Giudice delle indagini preliminari Fabrizio Gandini con cui è stata disposta la custodia cautelare in carcere di Annamaria Franzoni per la morte del figlio Samuele Lorenzi di tre anni. Il provvedimento è un'accurata e a tratti agghiacciante ricostruzione dei fatti accaduti quella mattina a Cogne. (16 marzo 2002)


TRIBUNALE ORDINARIO DI AOSTA. ORDINANZA DI APPLICAZIONE DELLA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE Art. 292 c.p.p. 13. 3.2002

Il Gip, dott. Fabrizio GANDINI

 

Visti gli atti del procedimento penale iscritto ai numeri sopra emarginati, nel quale è persona sottoposta alle indagini:

 

FRANZONI Annamaria, nata a San Benedetto Val di Sambro il giorno 23.08.1971, residente in Cogne (AO) frazione Montroz località Caouz nr 4/a e 4/b, difesa di fiducia dal Prof. Avv. Carlo Federico Grosso del Foro di Torino.

 

p.s.i.

 

per il delitto previsto e punito dagli articoli 575 e 577 comma 1. Nr. 1 c.p. perché colpendo alla testa il proprio figlio Samuele Lorenzi di anni tre con numerosi e ripetuti colpi, ne cagionava la morte.

 

Con l’aggravante di aver commesso il fatto in danno del figlio di anni tre.

 

In Cogne (AO) il giorno 30.01.2002.

Vista la richiesta di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere in danno dell’indagata, depositata dal P.M. in data 7.03.2002;

 

vista la memoria e l’allegata relazione tecnica depositata dalla difesa dell’indagata in data 11.03.2002.

 

OSSERVA

 

PREMESSA

 

"30 GEN 2002, ORE 91.0 CIRCA IN Cogne (AO) frazione Montroz 4/a Franzoni Annamaria, nata San Benedetto Val di Sambro (BO) 23.08.1971, residente citata località Habet rinvenuto in camera letto propria abitazione, corpo figlio Lorenzi Samuele, nato Aosta 12.11.1998, con trauma cranico con verosimilmente lesioni natura da determinare".

 

Così il fonogramma inviato alla procura della repubblica della Compagnia Carabinieri di Aosta nel pomeriggio, dello stesso giorno. Dopo una complessa attività di indagine, durata 36 giorni, il Pubblico Ministero scioglie il dubbio sulla natura delle lesioni riportate dal piccolo Samuele: esse non sono dovute a cause accidentali, organiche o all’opera di un animale, ma sono il risultato della azione dolosa e consapevole di una persona. Questa persona è la madre di Samuele, Annamaria Franzoni. A suo carico, secondo la tesi del Pm, gravano una serie di indizi in grado di rappresentarne la colpevolezza con ragionevole probabilità nonostante due lacune dell’impianto accusatorio, allo stato non colmate: non è stata ritrovata l’arma del delitto e non risulta il movente dell’azione delittuosa.

 

La tesi del Pm trova pieno riscontro nei fatti accertati, quantomeno con riferimento al grado di certezza richiesto dall’art. 273 c.p.p. per l’applicazione di una misura cautelare personale. La verifica dell’enunciato fattuale allegato dal Pm si traduce, di conseguenza, nella verifica della ipotesi di spiegazione dei fatti dello stesso prospettata. Lungi dall’affidarsi ad una spiegazione intuitiva dell’accaduto, non immune da vizi logici e pregiudizi emotivi, il metodo da impiegare è quello proprio delle scienze sperimentali, con i necessari aggiustamenti richiesti dalla particolarità della materia in esame. Ed allora, occorre formulare una serie di ipotesi alternative di spiegazione dei fatti, dando poi la preferenza a quella ipotesi che, meglio delle altre, è in grado di fornire un senso complessivo ai fatti, orientando in modo univoco tutti i singoli indizi raccolti.

 

Nel caso di specie questo significa che oltre alla ipotesi di spiegazione dei fatti prospettata dal Pm dovranno essere vagliate delle ipotesi alternative nelle quali l’indagata non risulti responsabile e comunque autrice dei fatti a lei addebitati. La scelta tra le varie ipotesi sarà poi determinata dal criterio stabilito dall’art. 273 c.p.p..

 

IL FATTO: OMICIDIO

 

Alle ore 8:28:17 del 30.1.2002 Annamaria Franzoni chiama il 118 di Aosta dicendo all’operatrice Nives Calipari che il proprio figlio vomita sangue dalla bocca. Alle ore 8:41 viene inviato un elicottero per prelevare il paziente; l’elicottero giunge in loco verso le ore 8:51-8:52. Sul posto già si trovano – oltre alla madre di Samuele – la psichiatra Ada Satragni, che ha tentato di prestare le prime cure al bambino, detergendo le ferite e praticandogli una iniezione di cortisone, il suocero di questa Marco Savin, la vicina di casa Daniela Ferrod ed alcune persone che si trovano a passare nei paraggi e che vengono attirate dal movimento che turba la altrimenti tranquilla routine della frazione Montroz di Cogne. Il medico di servizio a bordo dell’elicottero,Leonardo Iannizzi, trova il piccolo Samuele in condizioni esiziali all’esterno dell’abitazione dei coniugi Lorenzi. Il suo corpo è stato portato fuori dall’abitazione, dalla stessa Satragni, su precisa indicazione diAntonello Pifferi, operatore al servizio del 118 di Aosta. All’esame obiettivo la situazione si presenta disperata. Sul capo del bambino risulta con evidenza una profonda ferita dalla quale fuoriesce materia cerebrale. Il bambino risulta in stato comatoso terminale. Il dott. Iannizzi tenta comunque le pratiche di pronto soccorso inserendo una cannula nel cavo orale del piccolo Samuele onde evitare la retroflessione della lingua e somministrandogli dell’ossigeno. Alle ore 9:19 il bambino viene caricato sull’elicottero , dove continuano i tentativi di rianimazione. Il piccolo Samuele giunge in Ospedale alle ore 9:47 in "codice GCS 3". Alle ore 9.55 il dott. Bellini del Pronto Soccorso di Aosta ne constata il decesso per: "trauma cranico maggiore con ferite di verosimile natura da punta e taglio regione frontale destra e regione frontale orbitaria sinistra e regione parietale destra e sinistra, con sottostanti sfondamenti ossei e pluriframmentazioni ed affossamento delle ossa frontale e parietale destra e sinistra, con perdita di sostanza parenchimale cerebrale".

 

All’esame autoptico vengono rilevate 17 ferite lacero-contuse al capo, distribuite in regione fronto-parietale bilateralmente. La causa della morte viene quindi determinata dal Prof. Viglino consulente tecnico del PM, in trauma cranico aperto con edema cerebrale acuto.

 

Una prima serie di ipotesi alternative può essere esclusa sulla scorta di questa consulenza. La causa della morte in considerazione del numero della localizzazione e della natura delle ferite può, senza alcuna ombra di dubbio, essere imputata all’azione dolosa di un terzo. Restano escluse le ipotesi del gesto anticonservativo, della causa accidentale/organica e della aggressione da parte di un animale. Samuele è morto, qualcuno l’ha ucciso.

 

3.1 LA SCENA DEL DELITTO. RILIEVI ESEGUITI.

 

Quando arriva sul luogo l’elicottero del 118 il dott. Leonardo Iannizzi, medico di servizio si accorge subito che c’è qualcosa di strano, e che le lesioni riportate dal piccolo Samuele sono del tutto incompatibili con la assurda diagnosi di aneurisma cerebrale, prospettata da Ada Satragni. Su sua indicazione, Elmo Glarey chiama i carabinieri.

 

Alle ore 09:06 del giorno dell’omicidio il Comandante della Stazione Carabinieri di Cogne, una volta ricevuta la chiamata da Elmo Glarey, allerta la centrale operativa del Comando Gruppo Carabinieri di Aosta, riferendo in merito all’intervento compiuto dal 118.

 

Alle ore 10.00 viene eseguito un primo accertamento urgente sullo stato dei luoghi. Giova rilevare che l’abitazione dei coniugi Lorenzi si trova nella frazione Montroz del comune di Cogne, dopo circa 2 km sulla strada comunale che collega Cogne alla frazione di Gimillan, al termine di una stradina della lunghezza di circa 250 metri che si dirama dalla strada principale. La villetta è strutturata su 4 livelli: il piano cantina ed il garage, interrati, il piano seminterrato adibito a zona notte, ove si trovano le camere da letto dei coniugi Lorenzi e dei piccoli Davide e Samuele, il piano terra, adibito a zona giorno ed un livello mansardato.

 

All’esterno dell’abitazione vengono rinvenute numerose tracce ematiche attribuibili al fatto per il quale si procede. L’interno dell’abitazione viene immediatamente descritto per mezzo di riprese cinematografiche.

 

Dalle dichiarazioni rese dalla indagata , da Ada Satragni e da Daniela Ferrod – del tutte concordi ed almeno in questa parte integralmente attendibili – si apprende che il corpo del piccolo Samuele si trovava, al momento del suo rinvenimento, nella camera da letto dei genitori, sita al piano seminterrato dell’abitazione. In particolare , come può anche evincersi dalle fotografie scattate all’interno di tale camera, il corpo era posizionato nella parte alta del letto, sulla sinistra (dal punto di vista da chi l’osserva dal fondo), con il capo appoggiato sul cuscino.

 

Dalla consulenza tecnica redatta dal Prof. Viglino, dall’assenza di ipostasi sul cadavere e comunque dall’assenza in altri luoghi della casa di significative tracce ematiche, si può desumere che l’omicidio sia stato consumato all’interno della camera da letto dei coniugi Lorenzi. In particolare può ritenersi che la vittima sia stata attinta dalla ripetuta e violenta scarica omicida mentre si trovava nel letto matrimoniale, in posizione supina sulla parte sinistra (per chi guarda). Ciò è confermato anche della presenza di una estesa chiazza ematica, con frammenti ossei e materia cerebrale, proprio sul cuscino e sulla zona sottostante del materasso in quella parte del letto. A riprova , per quanto riguarda gli altri locali posti all’interno dell’abitazione dei coniugi Lorenzi "in tutto lo stabile non abbiamo notato tracce evidenti di avvenuta collutazione o segni comunque riconducibili ad episodi violenti". Risultano tracce ematiche anche sul lenzuolo, sul piumone sull’abatjour e sulla parte di muro alla sinistra del letto sulla tastiera e sul muro retrostante la spalliera del letto, sul muro e sul comodino posti alla destra del letto ed addirittura sul soffitto, in prossimità della lampada ubicata al centro dello stesso. Infine sono state trovate alcune tracce ematiche anche sul calorifero ubicato sopra la finestra e sulle tende della finestra stessa.

 

Di conseguenza possono escludersi anche tutte quelle ipotesi alternative che postulano la consumazione dell’omicidio in altri locali della casa, o addirittura al suo esterno.

 

La scena del delitto, si presenta – dalla visione delle fotografie allegate al fascicolo – sostanzialmente ordinata. L’arredamento e le suppellettili appaiono in ordine e non interessati dall’azione aggressiva esercitata sul solo corpo del piccolo Samuele. Non vi sono segni di confusione, o di collutazione. Non risulta essere stato sottratto nulla dalla camera. Tutto è in ordine , salvo le vistose chiazze ematiche presenti sul letto e nei suoi dintorni. L’orrore ha risparmiato le cose e si è sfogato unicamente sulla persona.

 

L’azione con evidenza, ha per obiettivo esclusivo la soppressione della vittima.

 

In occasione degli accertamenti tecnici sono stati eseguiti due sequestri, che rivestono particolare importanza al fine della ricostruzione dei fatti. Nell’angolo inferiore sinistro del letto (per chi guarda ) è stato trovato un pigiama femminile di colore azzurro con disegni a fantasia. In particolare la maglia è stata ritrovata al rovescio tra il lenzuolo ed il materasso. I pantaloni del pigiama sono invece stati ritrovati sul lato diritto tra le falde del piumone, in parte ripiegato su se stesso al momento del rinvenimento.

Nella zona giorno sita al piano terreno poste nel disimpegno che dà accesso al bagno, sono state rinvenute un paio di ciabatte in plastica di colore bianco appartenenti all’indagata. Anche tali ciabatte sono state sequestrate siccome presentavano delle tracce ematiche sulla suola.

 

Infine è stato accertato il tempo di percorrenza tra l’abitazione dei Lorenzi e la fermata dello scuolabus, simulando l anormale andatura di una donna con un bambino: 3 minuti e trenta secondi per andare alla fermata e 3 minuti e dieci secondi per rientrare in casa.

 

Dalle fotografie eseguite presso la camera mortuaria di Aosta si desume un’altra circostanza di fatto. La mano sinistra della piccola vittima riporta sulle prime falangi delle dita indice e medio, alcune ferite lacero-contuse. Dalla natura della lesione e dalle altre considerazioni espresse nella relazione del Prof. Viglino, si può sicuramente affermare la priorità temporale di tali ferite rispetto a quelle inferte sul capo della vittima. In altre parole Samuele, prima di essere stato colpito al capo è stato colpito alla mano sinistra, mentre cercava di difendersi. Ne consegue che Samuele, seppur quando ormai era troppo tardi, ha visto il proprio assassino. Inoltre, siccome il corpo del bambino non risulta essersi spostato dal luogo in cui si trovava, delle due l’una: o Samuele è stato colpito mentre dormiva, ma ciò è escluso per la presenza della ferita da difesa sulla mano; oppure si deve ritenere che è stato colpito mentre era sveglio e allora, non essendosi mosso, deve ritenersi che Samuele "conoscesse" l’assassino, e che non si aspettasse nessuna azione violenta da parte di questa persona. In questo senso, si può affermare che la posizione del cadavere di Samuele parla.

 

A questo punto le conclusioni certe ed incontrovertibili che possono essere desunte dall’accertamento oggettivo dello stato dei luoghi e dalla relazione di consulenza tecnica del Prof. Viglino sono quattro:

 

Il piccolo Samuele è stato ucciso;

 

L’omicidio è avvenuto all’interno della camera da letto dei coniugi Lorenzi;

 

La vittima non stava dormendo quando è stata uccisa, perché ha cercato di difendersi. La vittima ha avuto modo di vedere, seppur per qualche istante, il proprio assassino;

 

Samuele conosceva l’assassino e si fidava di lui.

 

3.2 SEGUE: LE DICHIARAZIONI DELLE PERSONE INTERVENUTE SULLA SCENA DEL DELITTO

 

Dopo le cose, le persone. Sul luogo del delitto – prima dell’apposizione dei sigilli – intervengono molte persone. Il corpo del povero Samuele viene ritrovato dalla madre, dopo che questa è uscita per accompagnare allo scuolabus l’altro bambino, Davide. Alla scoperta del corpo seguono le richieste di aiuto. Prima alla vicina Daniela Ferrod, che si trova sul balcone della propria abitazione. Poi, per mezzo del telefono, alla Dott.ssa Ada Satragni (08:27:30), al 118 (08:28:17) ed infine al marito (08:29:26), chiamato non direttamente ma per mezzo della segretaria.

 

Occorre sin d’ora rilevare che l’arrivo dei soccorritori determina un irreversibile mutamento della scena del delitto: il corpo del bambino viene spostato dal letto e portato all’esterno dell’abitazione. La posizione in cui si trovava il corpo del piccolo Samuele al momento dell’aggressione può essere desunta unicamente sulla scorta delle dichiarazioni rese dalle sole tre persone che ebbero modo di vedere il corpo ancora nel letto: l’indagata Daniela Ferrod ed Ada Satragni.

 

Vediamo quindi di ricostruire la scena del delitto quale essa si presentava alle persone che il giorno dell’omicidio sono entrate nella camera da letto dei coniugi Lorenzi.

 

Annamaria Franzoni dichiara che dopo aver portato il figlio maggiore alla fermata dell’autobus: "sono tornata a casa velocemente ho aperto la porta ho ritrovato la mia borsa per terra dove l’avevo lasciata con il portafoglio sono scesa di sotto da Samuele ed ho visto che si era girato a pancia in su e tirato la coperta sopra il capo. Ho creduto che volesse giocare a nascondino come era solito fare con il fratello quindi ho tirato giù la coperta e l’ho visto in un lago di sangue che respirava affannosamente ed era pallido. A quel punto ho iniziato a chiamarlo ho sentito che respirava (…) dopo aver tirato giù le coperte ed aver scoperto la possa di sangue dove si trovava Samuele ho guardato ed ho iniziato a vedere che c’erano chiazze di sangue dappertutto". Indi nella rapida successione di pochi minuti, intervengono sulla scena del delitto anche Daniela Ferrod e Ada Satragni.

 

La Ferrod dichiara di essere stata chiamata, tra le ore 8:25-8:30 circa dalla Franzoni. L’indagata le dice che Samuele perde sangue dalla testa, e poi rientra nella propria abitazione passando dalla porta-finestra del piano terra. La Ferrod entra in casa dei Lorenzi e descrive la scena del delitto nei termini che segue: "Sono entrata in camera da letto quella di Annamaria e Stefano ed ho visto il bambino Samuele era supino sul letto, con indosso il pigiama, con tutta la faccia e la testa piena di sangue (…) ho notato che c’era del sangue sulla parete dietro il letto. Il bambino aveva la testa sul cuscino ed era scoperto, sentivo che si lamentava emetteva dei suoni, apriva e chiudeva gli occhi. Ha poi precisato che "Samuele era disteso sul letto matrimoniale in posizione supina sulla parte sinistra del letto guardandolo dalla finestra, e si presentava con il viso coperto di sangue. Il bambino indossava il pigiama ed era completamente scoperto almeno sino alle ginocchia, non ricordo se proprio fino ai piedi. IL piumone che copriva il letto si presentava scostato sulla parte destra del letto matrimoniale, sempre secondo la mia visuale".

 

A questo punto fa il suo ingresso nella vicenda Ada Satragni. Già alle ore 8:27:30 l’indagata la chiama a casa, richiedendo il suo aiuto. La conversazione dura complessivamente 65 secondi. Tuttavia la prima persone a vedere il corpo del piccolo Samuele, dopo la madre, è stata la Ferrod. Quando la Ferrod entra nella camera da letto, la Franzoni le dice subito di andare a chiamare la Satragni: "Annamaria era in piedi vicino al letto; aveva le mani lungo i fianchi e non toccava il bambino. Era lì che guardava il bambino, non piangeva, forse era sotto shock e mi diceva di andare a chiamare Ada, la dottoressa Satragni, che abita lì vicino perché venisse subito".

 

La Ferrod abbandonata quindi la casa dei Lorenzi e si dirige verso casa della Satragni. Tuttavia mentre si reca verso l’abitazione di quest’ultima si accorge che la Satragni sta già arrivando verso la casa dei Lorenzi, con la sua autovettura, accompagnata dal suocero Marco Savin.

 

Entra quindi in scena la Satragni. La Franzoni nel corso della concitata conversazione delle ore 08:27:30 le ha detto: "Di andare immediatamente a casa sua, di fare prestissimo perché c’era Samuele che stava perdendo sangue dalla bocca, tanto sangue" esclamando subito dopo "gli sta scoppiando il cervello oppure gli è scoppiato il cervello".

 

La Satragni entra quindi nell’abitazione dei Lorenzi , sempre accompagnata dal suocero, e: "appena giunta ho trovato il bambino collassato in una pozza di sangue con una ferita importante a livello dell’osso frontale sulla parte destra, una lesione molto importante aperta da cui usciva della materia cerebrale e altre piccole lesioni sulla parte alta del viso".

 

Successivamente la Satragni ha ulteriormente precisato la descrizione della scena del delitto:

 

"Dopodiché prestavo le prime cure del caso al bambino. Lo stesso si presentava disteso sul letto, supino immobile e gemeva sommessamente ed era parzialmente coperto, non ricordo se era coperto fino all’inguine o fino alla cintola, quello di cui sono certa era che il tronco dallo sterno all’insù era visibile e indossava il pigiama. Il viso era completamente imbrattato di sangue, il cranio era imbrattato di sangue, erano visibili di primo acchitto due importanti ferite aperte, una sulla fronte a livello del lobo frontale del cranio da cui emergeva la massa cerebrale e l’altra a sinistra con partenza all’occhio sinistro e diretta verso l’alto con tendenza a portarsi verso il lobo frontale di sinistra, (…). Ho successivamente avvicinato al bordo del letto il bambino per poterlo avere più vicino a me ed ho chiesto alla madre di fornirmi una bacinella con dell’acqua ed un fazzoletto per poter liberare il volto del bambino dal sangue (…) resami conto che l’acqua della bacinella che avevo usato per sciacquare il fazzoletto era eccessivamente sporca di sangue sono andata nel bagno accanto alla camera in cui era il bambino ho vuotato la bacinella nel wc, non ho tirato l’acqua ed ho riempito nuovamente la bacinella con dell’acqua pulita (…). A questo punto decido di portarlo all’esterno chiedo alla madre un cuscino ed una coperta per poter appoggiare e coprire il piccolo (…) allestita questa sommaria barella sollevo da terra il bambino e a braccia lo porto all’esterno sull’angolo dell’abitazione più prossima all’elicottero. Durante questo trasporto il bambino perde sangue delle ferite, avviene il gocciolamento e chiedo alla madre di aiutarmi a tamponare le ferite. Con l’intervento della Satragni, la scea del delitto viene radicalmente alterata. Infatti, come abbiamo visto, la psichiatra pulisce il viso del bambino, ne maneggia il corpo prestando i primi soccorsi e poi lo trasporta all’esterno dell’abitazione, su richiesta del 118.

 

Nel frattempo arriva sul luogo l’elicottero del 118. Il dottor Leonardo Iannizzi, medico di servizio, descrive così la scena del delitto: "il bambino si trovava poggiato a terra sopra il marciapiede antistante casa, sopra un cuscino ed avvolto da una coperta. La dottoressa al mio arrivo scopriva una ferita sulla fronte del bambino che aveva provveduto a tamponare. Sono rimasto sconvolto dalla lesione, questa aveva bordi: netti, era ampia e si vedeva materia cerebrale fuoriuscire (…) entravo allora in casa e raggiunta la camera da letto mi trovavo davanti una scena impressionante, vi erano spruzzi di sangue sulla parete del capezzale del letto che continuavano sul soffitto. Il letto stesso era ampiamente sporco nella zona centrale. Sullo stesso letto, lato destro entrando nella stanza, vi era una bacinella per i panni rotonda con all’interno dell’acqua rosa sicuramente mischiata a sangue".

 

Nella camera da letto, dopo l’arrivo dell’elicottero, entra anche Vito Perret, residente nei pressi: "Io ricordo che vi era il letto sporco di sangue ed anche i muri, il pavimento ed il soffitto erano pieni di macchie ematiche". Ma il Perret accede nuovamente alla camera anche dopo la partenza dell’elicottero, insieme alla Satragni: "La dottoressa Satragni mi chiedeva se l’accompagnavo a riprendere la propria borsa che aveva lasciato in camera da letto. Io entravo nella casa dall’ingresso principale e cioè quello sito al primo piano dello stabile, quindi unitamente alla dottoressa sono sceso in camera da letto ed a quel punto il sanitario prelevava una borsa che conteneva dei medicinali e l’altra quella che conteneva il materiale da pronto soccorso (…) ricordo che la dottoressa Satragni quando ha ripreso le sue borse si è fermata nel bagno sito vicino alla camera da letto dove è stato trovato il bambino, per lavarsi le mani".

 

Anche Alberto Enrietti, dopo aver visto l’elicottero atterrare, entra nella camera da letto: "sono entrato anch’io nella stanza dove dormiva il bambino e ho visto che c’era sangue sul cuscino, sulla parete a mò di spruzzo e poi materiale che sembrava vomito e invece la dottoressa diceva essere stata materia cerebrale. La mamma era disperata e diceva che a Samuele era esplosa la testa".

 

Ma non è finita qui. Nella camera da letto entrano anche le altre persone che fanno parte dell’equipaggio imbarcato sull’elicottero del 118.

 

La guida alpina di servizio a bordo dell’elicottero Ivano Bianchi riferisce che "in attesa che il medico terminasse di medicare il bambino entravo in casa per verificare cosa fosse successo effettivamente e chiamare il centro operativo attraverso la radio in dotazione affinché chiamasse i Carabinieri. Mentre entravo la madre mi ha seguito ed allora, per non farmi sentire da lei sono entrato nel bagno e da lì ho fatto la chiamata. Per andare nel bagno sono passato attraverso la camera da letto e la mia attenzione veniva attirata dal letto che si presentava cosparso di sangue, me sembra anche con della materia cerebrale sulle lenzuola. Ho notato una striscia di gocce di sangue che da metà del letto, lato sinistro entrando dall’esterno, andavano verso la porta che dall’interno della camera accede alla casa. Ricordo un tappeto verde sul pavimento del bagno, mi sembra un scendidoccia, non disteso ma come mosso dal passaggio di qualcuno. Nella camera da letto c’era sangue un po’ dappertutto".

 

Elmo Glarey, guida alpina del luogo che coordina le operazioni di atterraggio del velivolo riferisce che: "io sono entrato nella camera appena un passo dentro e notando sangue sul letto sul soffitto, sul muro e mi sembra anche sulla tenda ho pensato che fosse successo qualcosa di strano, quindi sono uscito e ho chiamato con il mio cellulare la Stazione Carabinieri di Cogne".

 

Da questo momento si scontrano due spiegazioni dei fatti radicalmente diverse tra di loro. Mentre l’indagata ed Ada Satragni continuano ad attribuire il fatto a cause naturali (aneurisma, esplosione della testa, tutto è possibile per chi crede) i soccorritori del 118 – Iannizzi, Glarey e bianchi – si rendono conto, una volta entrati nella camera da letto, che è successo qualcosa di strano, sicuramente non imputabile a cause naturali. Tant’è che su indicazione dello Iannizzi – il Glarey chiama i Carabinieri.

 

Dopo la partenza dell’elicottero, all’interno dell’abitazione entrano nuovamente la Franzoni il marito la Satragni ed altre persone ancora. La Ferrod e Stefano Lorenzi, in particolare, vanno nella camera da letto; la Ferrod chiude la porta-finestra che dà sul prato.

 

A questo punto i coniugi Lorenzi sono in partenza per l’ospedale di Aosta: "in quella circostanza Annamaria mi diceva di tenere le chiavi di casa (…) dopo aver preso le chiavi, siccome la dottoressa Satragni ha detto di aver dimenticato la borsa all’interno della casa, restituisco le chiavi ad uno dei presenti, non ricordo chi, dopo di che scendevo le scale esterne e ritornavo a casa dai miei figli".

 

Sulla base dei fatti sopra esposti si possono trarre , con ragionevole certezza, alcune conclusioni utili per la ricostruzione dei fatti:

 

La Franzoni resta da sola sul luogo del delitto con il cadavere per circa quattro-cinque minuti tra la scoperta del corpo e l’arrivo della Ferrod;

 

La Franzoni dispone inoltre di un altro lasso temporale più breve, tra l’uscita di casa della Ferrod e l’arrivo della Satragni;

Dopo l’arrivo della Satragni ed il suo intervento sul corpo del bambino la scena del delitto è irreversibilmente mutata;

 

Tra la partenza dell’elicottero e l’arrivo dei Carabinieri trascorre un ampio lasso temporale, valutabile in quaranta minuti circa, durante il quale la scena del delitto è liberamente accessibile a tutti.

 

4.1 L’ORA DEL DECESSO

 

Allo stato degli atti deve affermarsi che non sussistono elementi sufficienti per accertare con precisione l’ora ed il minuto del decesso. Essa può essere determinata, con qualche approssimazione, solo per eccesso, da un certo momento temporale (08:32 circa) ed a ritroso. Purtroppo, tenuto anche conto della natura e della entità delle lesioni riportate dalla vittima, un certo margine di errore resta ineliminabile. Ciò, del resto, è del tutto conforme alle acquisizioni della scienza tanatologica. La morte invero, non viene mai considerata un semplice evento, ma un vero e proprio processo, un susseguirsi di fenomeni che determinano la perdita della vita per la cessazione delle funzioni vitali ed in particolare, dell’attività nervosa, cardiocircolatoria, respiratoria. La cessazione di una di queste attività determina – in breve termine – l’inibizione delle altre, se nel frattempo non vengono intraprese manovre di tipo rianimatorio. In ogni caso, vi è sostanziale accordo nella comunità scientifica nel ritenere i segni fondamentali che consentono di affermare la morte di una persona: la perdita della coscienza la perdita della motilità e la perdita dei riflessi e della sensibilità.

 

Nel caso di specie si verifica una apparente divergenza tra quanto riferito dalle persone intervenute sul luogo e le conclusioni rassegnate dal consulente. Peraltro come vedremo in seguito tale divergenza sembra trovare ragionevole spiegazione nelle argomentazioni prospettate dal prof. Viglino.

 

Dopo aver esaminato le dichiarazioni dei sanitari che hanno avuto occasione di visitare il piccolo Samuele nella mattinata del 30.01.2002 nonché dai riscontri obiettivi del referto autoptico, il consulente ha così concluso: "si può tranquillamente affermare che la morte sia ragionevolmente intervenuta qualche attimo prima o nel contesto dell’inizio dei soccorsi in quanto le condizioni del piccolo che sembrano trasparire dalle dichiarazioni sono quelle di un paziente in condizioni terminali di morte clinica sottoposto a manovre di tipo rianimatorio con conseguenti possibili fenomeni di reminiscenza". Più in particolare, secondo le condivisibili argomentazioni del consulente, il piccolo Samuele era già deceduto (id est: morte clinica) al momento in cui ebbe a visitarlo la Satragni, persone che per prima prestò i soccorsi alla vittima. Samuele muore prima dell’arrivo della Satragni. Dai verbali di s.i.t. rese nel corso del procedimento dalla Satragni e dal suocero Marco Savin, nonché dai tabulati delle conversazioni telefoniche in partenza dall’utenza in uso ai coniugi Lorenzi, si desume che questa arrivò sulla scena del delitto; trovando il bambino già morto, intorno alle ore 8:32-8:35. Con qualche approssimazione può dunque ragionevolmente affermarsi che la morte sia intervenuta: "qualche attimo prima o nel contesto dell’inizio dei soccorsi" e dunque secondo quanto ipotizzato dal Consulente, prima delle ore 8.30-8.35. Meglio, dalle considerazioni sopra esposte si può affermare che la morte clinica sia intervenuta almeno a quell’ora, essendo comunque ragionevolmente probabile che essa sia collocabile anche prima.

 

Affinché tale conclusione possa essere condivisa, occorre sottoporre ad attenta disamina le dichiarazioni rese dalle persone che videro il piccolo Samuele prima del suo imbarco sull’elicottero. Da tali dichiarazioni, invero, potrebbe desumersi che al momento dell’intervento della Satragni il bambino era ancora in vita (id est: non morte clinica).

Ada Satragni, in merito ha dichiarato che: "accertavo che aveva polso carotideo e che gemeva flebilmente, segno questo più che eclatante della vitalità del piccolo".

 

Anche Marco Savin conferma l’esistenza di una certa vitalità del piccolo Samuele al momento dell’arrivo sulla scena del delitto: "già nel momento in cui mi trovavo sulla porta-finestra della camera che stavo entrato, ho sentito che il bambino emetteva un gemito a brevi intervalli, sembrava quasi un lamento, non forte ma in ogni caso si sentiva".

 

Il Dr. Iannizzi, infine ha dichiarato: "circa lo stato del bambino appena giunto ho cercato di verificare se rispondeva agli stimoli pizzicandolo sulla faccia e sul corpo. Non rispondeva a nulla, aveva il respiro molto lento, anche se c’era, serrava la bocca. Era in stato comatoso, ma ancora respirava".

 

Le conclusioni del Prof. Viglino restano comunque sostenibili, in quanto del tutto conformi alla consolidata letteratura tanatologica sull’argomento. In primo luogo occorre dar conto della onestà intellettuale del Consulente, che ha attentamente preso in considerazione le predette dichiarazioni – ad eccezione di quelle della Ferrod e di Savin che ancora non conosceva – fornendo una ragionevole spiegazione di tali apparenti segni di vitalità, fondata soprattutto sulle evidenze dell’esame autoptico.

 

Nella specie nessuna delle persone intervenute ha riferito la presenza di attività nervosa di qualsiasi natura, di attività riflessa di qualsiasi genere, di motilità spontanea e/o coordinata di risposta al dolore e dunque di sensibilità.

 

E’ appena il caso di sottolineare che nel caso di specie parte del parenchima cerebrale era già fuoriuscito dalla scatola cranica di Samuele, per effetto dell’edema (c.d. breccia a dentifricio). Ragionevolmente, si può affermare che almeno la funzione connessa all’encefalo era già venuta meno.

 

Dunque i segni riferiti dai soccorritori non escludono la morte del piccolo Samuele in quanto: "alla morte vera e propria: perdita della funzione cerebrale e della funzione circolatoria, può seguire una fase in cui stimolazioni esterne possono produrre una condizioni di reminiscenza in cui è possibile osservare la presenza di fenomeni riferibili a vitalità ma di tipo sicuramente agonico, contratture muscolari, tetanie e gasping respiratorio".

 

I segni riferiti dai primi soccorritori, anche in considerazione del fatto che era stata praticata una iniezione di cortisone al bambino e che il contesto non consentiva una osservazione obiettiva ed asettica dei fatti, paiono dunque rientrare nei fenomeni agonici ben conosciuti dalla tanatologia. Le conclusioni del prof. Viglino sono condivisibili.

 

4.2 L’ORA DELL’AZIONE OMICIDA E L’ALIBI DELL’INDAGATA

 

Appare di fondamentale importanza la determinazione del tempo di sopravvivenza della vittima rispetto alle lesioni patite. In altre parole: quanto tempo è intercorso tra le lesioni e la morte clinica di Samuele? Ciò consente, mediante una semplice deduzione, la determinazione del tempo in cui l’azione omicida si è verificata.

 

Questo giudice, prima di procedere oltre nella propria analisi, ha infatti il dovere di accertare se nel tempo in cui è collocabile l’omicidio l’indagata non si trovasse fuori casa, in luogo diverso da quello ove il delitto è stato commesso. E’ evidente che, in questo caso l’ipotesi allegata dal Pm sarebbe priva di un riscontro decisivo.

 

Nella specie a favore dell’indagata risulterebbe un alibi che consentirebbe di escludere la sua responsabilità per il lasso di tempo intercorso tra le ore 08.16 e le ore 08.24.

 

In particolare secondo la versione reiteratamente fornita dalla Franzoni, essa si sarebbe allontanata da casa insieme al piccolo Davide verso le ore 08.16 per accompagnarlo alla fermata dello scuolabus; indi avrebbe fatto rientro a casa intorno alle ore 08.24, rinvenendo il corpo del povero Samuele.

L’alibi fornito dall’indagata in effetti trova riscontro nelle dichiarazioni di Dino Vidi e Marco Savin almeno per il lasso di tempo intercorso tra le ore 08.16 e ore 08.24. Dino Vidi, conducente dello scuolabus ha dichiarato che: "alle successive ore 08.20 giungevo alla seconda fermata e più precisamente a quella ubicata vicino alla strada vecchia che conduce alle miniere di Cogne, ove prelevavo due bambini Savin Sophie e Lorenzi Davide (…) i bambini erano in compagnia della mamma di Davide Lorenzi, la signora Annamaria che attendeva sulla strada accanto a loro. Come al solito mentre i bambini salivano sul mezzo ho salutato la signora Annamaria , ci siamo scambiati il buongiorno, dopo di che ho avviato la marcia e h o visto la signora Annamaria riavviarsi a piedi verso casa sua sulla strada asfaltata. La signora Annamaria , come ogni mattina, anche stamattina ha salutato il figlio Davide mentre questo saliva sul mezzo, dicendogli di fare il bravo, raccomandazione usuale ogni giorno.

 

La Franzoni è stata vista accompagnare Davide alla fermata anche da Marco Savin che ha dichiarato: "quella mattina (…) la signora Annamaria ha accompagnato il figlio Davide alla fermata predetta. Io ho notato che passavano tra le ore 08.15 e le ore 08.20 lungo l’unica strada che conduce proprio all’abitazione dei Lorenzi. Annamaria Franzoni e Davide erano entrambi a piedi (…). Nel momento in cui sono passati io dal terrazzo li ho salutati e loro hanno fatto altrettanto con me (…) Davide Lorenzi per come l’ho visto avvicinarsi alla fermata dello scuolabus quella mattina era sicuramente a piedi. Voglio precisare che dalla strada che proviene da casa Lorenzi dal mio balcone io ho la visuale in discesa che si congiunge alla comunale per Gimillan. Sia Davide che Annamaria nell’avvicinarsi alla fermata dello scuolabus, procedevano ad andatura regolare.

 

Infine pare opportuno riportare – in merito a questa circostanza – il racconto dei fatti di Davide Lorenzi, per esteso:

 

"PM: Quel giorno che ti sei fatto un bel giro in bicicletta per andare a scuola…. Sei uscito prima della mamma da casa o sei uscito insieme alla mamma?

DAVIDE: ….. Esco sempre prima….

 

PM: Prima della mamma… e quanto tempo… così puoi giocare ancora un po’… ne approfitti

 

DAVIDE: No… (inc)

 

PM: tu esci prima della mamma così mentre lei fa ancora qualcosa

 

DAVIDE: Perché….

 

PM: Come?

 

DAVIDE: quando si veste io gioco un po’ con a (sic) bici…. E poi….

 

PM: a quindi sei uscito prima perché hai aspettato che la mamma si vestisse… si mettesse le scarpe e la giacca….

Davide: …. Si….

 

(….)

 

PM: Ho capito… quindi sei uscito poco prima della mamma hai giocato un pochino con la bici e poi è uscita la mamma!!

 

DAVIDE: si

 

(…)

 

PM: E’ stata con te la mamma a guardare i cartoni?

 

DAVIDE: … no… va a vestirsi…

 

PM: Dove va a vestirsi?

 

DAVIDE: e poi chiama me e poi mi dice adesso torno da te…. (inc)

 

PM: ti sei guardato i tuoi cartoni poi la mamma ti ha vestito e te ne sei andato fuori in bicicletta!!

 

DAVIDE: … eh….

 

Giova rilevare che dalle dichiarazioni sopra riportate per esteso, può evincersi unicamente che quel mattino, dopo aver fatto colazione, Davide Lorenzi è uscito di casa per giocare con la bicicletta. Nulla può essere affermato in merito alla collocazione temporale degli eventi riferiti, se non con margini di tolleranza talmente ampi in modo da vanifacarne la concreta rilevanza. Sembra però che una conclusione può essere ragionevolmente desunta dal racconto di Davide: pare inverosimile che quella mattina Annamaria e Davide fossero in ritardo, altrimenti non si capirebbe come mai Davide abbia addirittura fatto in tempo ad andare fuori per giocare con la bici.

 

L’alibi della Franzoni può dunque essere ricostruire nei termini che seguono. Per raggiungere la fermata dell’autobus occorrono, secondo il verbale di sopralluogo eseguito dai tre minuti e dieci secondi ai tre minuti e trenta secondi circa, con andatura regolare. Sia il Vidi che il Savin riferiscono che l’andatura della Franzoni quella mattina era regolare. Non stava correndo, madre e figlio erano a piedi, non risulta l’impiego di nessuna bicicletta. L’autista dello scuolabus dice che alle 08.20, quando raggiunge la fermata, sul posto si trovano già la Franzoni con Davide. Quindi alle ore 08.20 i due sono già lì. Tenuto conto di tutti i fatti sopra esposti, delle condizioni del tempo e della strada, nonché dell’andatura riferita (né di corsa né lenta, regolare) può ritenersi che la Franzoni sia uscita di casa tra le ore 08.16-08.17 e vi sia rientrata tra le ore 08.23.08.24. Meglio può ritenersi certo che la Franzoni sia uscita di casa prima delle ore 08.20, il resto può essere affermato solo in termini probabilistici.

 

Anche la ricostruzione dell’alibi della Franzoni sconta, tuttavia una certa approssimazione. Esso è determinato tenendo conto del tempo medio di percorrenza impiegato dai Carabinieri nel corso dell’accertamento sui luoghi. Nessuno può dire se la velocità tenuta dalla Franzoni quella mattina fosse più alta o più bassa di quella tenuta nella esecuzione del sopralluogo. A questo punto è indispensabile una precisazione. Secondo la consolidata giurisprudenza di legittimità: "la funzione dell’alibi è quella di screditare le prove d’accusa dimostrando quella che deve essere una vera e propria impossibilità di commissione del fatto da parte di chi ne è accusato".

 

Dunque, fino a che l’alibi non consente di escludere, senza dubbi residui la consumazione del reato, esso non può essere valutato come circostanza di fatto a lavorare dell’indagato.

 

Sulla scorta dei principi sopra esposti e degli elementi di fatto accertati, si può dunque sottoporre a valutazione l ‘efficacia dell’alibi dell’indagata graduandolo dalla sicura impossibilità alla mera probabilità:

 

alle ore 08:20 in punto è impossibile che la Franzoni possa commettere il reato, in quanto si trova alla fermata dell’autobus;

 

tra le ore 08:15 e le ore 08:20 la Franzoni si troverebbe sulla strada di andata dall’abitazione verso la fermata. L’alibi non esclude la possibilità di commettere il reato per il periodo di tempo antecedente alle ore 08:15;

 

tra le ore 08:17 e le ore 08:23 la Franzoni uscirebbe e poi rientrerebbe nella casa. L’alibi non esclude la possibilità di commettere il reato per il periodo di tempo successivo alle ore 08.20.

 

tra le ore 08.16 e le ore 08.24 la Franzoni uscirebbe e poi rientrerebbe nella casa. L’alibi non esclude la possibilità di commettere il reato per il periodo di tempo antecedente e successivo alle ore 08.20.

 

Questo non significa che la Franzoni abbia impiegato tempo zero per raggiungere la fermata e tornare alla propria abitazione. Significa che, attesa la impossibilità di determinare con esattezza il lasso di tempi impiegato, non può escludersi (ossia, non è impossibile) che la indagata abbia commesso l’omicidio nel lasso temporale indicato come alibi, verosimilmente nei periodi estremi del lasso medesimo.

 

Occorre quindi procedere a comparazione tra il lasso di tempo costituente l’alibi della Franzoni ed il lasso di tempo costituente il range entro il quale si è verificato l’omicidio.

 

Ciò determina in primo luogo la necessità di individuare il lasso temporale entro il quale l’omicidio può essere stato consumato.

 

Le cause della morte sono state precisamente identificate dal Consulente in: "grave trauma cranico-encefalico con sfacelo traumatico della regione fronto-temporo-parietale dell’ovoide cranico , conseguente rottura e lacerazione di importanti vasi arteriosi meningei con relativa imponente emorragia ed anemia metaemorragica con schock ipovolemico ed importante edema cerebrale maligno

 

Il consulente inoltre ritiene che: "stante la tipologia della lesione e quanto può essere desunto dai dati autoptici ragionevolmente si deve ritenere come dal morte possa essere intervenuta tempuscolo più tempuscolo meno, intorno ai 10-12 minuti dall’aggressione". La successiva relazione integrativa del 12.3.2002 ha confermato tale valutazione, approssimando la stima di ulteriori cinque minuti. Tuttavia non è ragionevole pretendere che il tempo di sopravvivenza venga determinato al minuto. La biologia non è una scienza esatta, almeno per quanto riguarda questa particolare materia. Ogni organismo vivente ha una diversa reazione alle lesioni subite, e dunque i tempi di sopravvivenza non possono mai essere determinati al minuto.

 

Si può sicuramente affermare che il gravissimo trauma cranico aperto abbia rapidamente indotto un edema celebrale acuto, in una situazione di ipossia da massiva anemia metaemorragica. Ciò ha determinato, con ragionevole certezza una rapida alterazione dei parametri vitali. Nella letteratura scientifica è infatti acquisito che in caso di trauma cranico aperto, quanto più grave è l’edema, quanto è maggiore è l’ipossia allora tanto è più rapida la morte clinica la rapida perdita delle funzioni vitali. Pertanto seppur con un margine di approssimazione possono condividersi le conclusioni alle quali è pervenuto il consulente.

 

Il termine ad quem può essere ragionevolmente ritenuto quello delle ore 08.29. In quel momento la Ferrod entra nella Camera da letto e vede il piccolo Samuele già (clinicamente) morto. Il termine a quo rimane oscuro. Non risulta con precisione l’ora in cui la vittima è stata vista in vita, per l’ultima volta, da testimoni attendibili. Secondo le dichiarazioni rese dalla Franzoni la vittima sarebbe ancora viva alle ore 08.14- 08.15, quando viene portata nel letto dei genitori. Tali dichiarazioni tuttavia non sono allo stato riscontrate. Il padre, Stefano Lorenzi, dichiara che quella mattina uscendo alle ore 07:30-07:40 non ha salutato Samuele, perché andava di fretta. Il fratello, Davide rende dichiarazioni troppo confuse su questo punto.

 

Allo stato degli atti si può solo affermare in modo incontrovertibile, che l’omicidio ès tato consumato nella mattinata del 30.01.-2002, prima delle ore 08.29. E’ molto probabile sulla scorta di tutte le considerazioni sopra esposte e del tempo di sopravvivenza indicato dal Consulente che l’omicidio sia stato consumato tra le ore 08.00 e le ore 08.29, con preferenza per gli orari ricompresi nella prima fascia del lasso temporale.

 

Una prima conclusione può essere tratta. L’alibi della Franzoni si colloca all’interno del periodo di tempo entro il quale l’omicidio è avvenuto.

 

Tuttavia almeno in questo momento non lo ricomprende per intero, e dunque non può essere ritenuto sufficiente per escludere la responsabilità della Franzoni.

 

Dunque l’alibi della Franzoni è compatibile con l’esecuzione dell’omicidio.

5. LA VALUTAZIONE DEI GRAVI INDIZI A CARICO DELL’INDAGATA: UNA VALUTAZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO ACCUSATORIO

 

Una serie di conclusioni in fatto sono state già raggiunte. Sappiamo infatti che Samuele è stato ucciso, sappiamo dove l’omicidio è avvenuto, e sappiamo inoltre il lasso temporale entro il quale l’omicidio è stato consumato. Possiamo ancora dire che Samuele ha visto il proprio assassino, che lo conosceva e che si fidava di lui.

 

Il passo successivo è quindi l’accertamento della persona – o delle persone – che hanno ucciso Samuele. Secondo la tesi del Pubblico ministero l’omicidio sarebbe stato consumato dalla mamma di Samuele, Annamaria Franzoni. La tesi è fondata in quanto trova pieno riscontro nei fatti.

 

Tanto premesso, nel caso di una pluralità di elementi indiziari, non è consentito procedere alla sola valutazione della gravità di ciascuno di essi, dovendosi invece procedere ad una valutazione globale e complessiva degli stessi. La tesi del Pubblico Ministero deve essere calata nei fatti e deve essere in grado di spiegarli tutti, dando loro un significato univoco, quanto meno con riferimento al grado di certezza richiesto dall’art. 273 c.p.p.

 

In termini generali può dirsi che la dimostrazione della responsabilità della Franzoni viene compiuta in via critica e non rappresentativa, atteso che – almeno per quello che oggi sappiamo – non risulta che altra persona/e abbiano assistito al fatto o comunque siano in grado di riferire sulle modalità esecutive dello stesso.

 

Questa la tesi: non solo è dimostrato che l’omicidio, se non con probabilità del tutto infinitesimali, non è stato commesso da altre persone; ma è anche dimostrato che sussistono elementi che indichino che l’omicidio sia stato commesso proprio dall’indagata.

 

Gli elementi a carico della Franzoni sono pertanto costituiti in positivo sia dalle contraddizioni tra le versioni dei fatti fornite dall’indagata, sia dalle contraddizioni tra le dichiarazioni rese dalla Franzoni e quelle rese dalle altre persone informate sui fatti.

 

Inoltre, la sua responsabilità può essere desunta da alcune considerazioni prettamente logiche relative al pigiama ed alle ciabatte in sequestro.

 

Infine, come risulta dal paragrafo che precede, l’alibi della Franzoni è del tutto compatibile con la commissione dell’omicidio.

 

In negativo dalla sostanziale impossibilità da parte di terzi di commettere questo omicidio, per le

 

sue peculiari modalità spazio-temporali e comunque dalla sussistenza di alibi forniti dalle altre persone, che per varie ragioni avrebbero potuto commettere il fatto.

 

L'omicidio poteva essere commesso solo dalla Franzoni ed in effetti è stato commesso proprio dalla Franzoni.

 

6. LA POSSIBIILTA' DI COMMETTERE IL FATTO.

 

In primo luogo, per poter pensare che la Franzoni abbia ucciso il figlio, deve anzitutto accertarsi se l'indagata, nel lasso temporale entro il quale è avvenuto l'omicidio, ha avuto modo di trovarsi da sola con la vittima all'interno dell'abitazione, perché proprio lì il fatto è stato compiuto.

 

Invero, altro è affermare che il suo alibi è compatibile con l'esecuzione dell'omicidio altro è affermare che la Franzoni ha avuto la concreta possibilità di commetterlo.

 

La risposta è positiva. La stessa indagata riferisce che prima di portare Davide alla fermata dello scuolabus si è trovata da sola con Samuele all'interno della camera da letto ove l'omicidio è avvenuto "…mentre Davide faceva colazione io sono scesa di sotto a vestirmi, mi sono tolta il pigiama in camera e l'ho buttato sul letto, ho preso in bagno la canottiera e poi sono risalita di sopra (…) sono uscita con le scarpe appena messe e da allacciare, ho lasciato le ciabatte nella zona antistante il bagno, vicino alla porta d'ingresso". Questa seconda versione è stata poi reiterata. "… l'ho lasciato comunque a mangiare (il figlio Davide, ndr) mentre io sono scesa a vestirmi. Mi sono cambiata nella mia camera da letto, lasciando il pigiama come tutte le mattine sul letto, poi sono andata in camera di Davide a prendere i suoi vestiti (…) sono risalita in cucina dove Davide stava ancora facendo colazione, poi l'ho vestito (…) mentre stavamo uscendo ho sentito Samuele piangere e chiamarmi. A quel punto Davide è uscito e io sono scesa giù da Samuele che era sulle scale, l'ho portato nel mio letto dicendogli di stare tranquillo (…) ho preso la giacca e messo le scarpe e facendo molto piano ho aperto la porta, non chiudendola a chiave nell'uscire per paura di fare rumore".

 

In ogni caso nel lasso temporale sopra indicato l'indagata ha occasione di trovarsi da sola in casa con la vittima – essendo uscita sia il marito che il piccolo Davide, e non risultando la presenza di terzi – in almeno tre occasioni:

 

       a.   Prima di portare Davide alla fermata dell'autobus, con due possibilità:

 

1.    Almeno dalle ore 08,15, alle ore 08.16. In quel lasso infatti: "arrivate le 8:15 Davide è uscito" e poi, dopo avere incontrato Samuele sulle scale ed averlo messo a letto dichiara: "…sono andata giù per strada dove c'era già Davide";

2.    Tra le ore 08:00 e le ore 08:15, quando Davide dopo aver fatto colazione esce all'esterno della casa per giocare con la bici, fino a quando non arriva l'ora di andare alla fermata.

 

a.     Al suo rientro nell'abitazione avvenuto alle ore 08:24 circa e l'arrivo della Ferrod avvenuto alle ore 08:30.

 

I tempi indicati, ovviamente, scontano le approssimazioni già evidenziate: non vi sono infatti elementi certi per poter affermare a quale ora esatta la Franzoni sia uscita di casa ed a quale ora esatta vi abbia fatto rientro.

 

Resta comunque dimostrato che l'indagata ha avuto il tempo necessario per commettere l'omicidio.

 

7. 1 ANALISI SCIENTIFICHE COMPIUTE SUL PIGIAMA E SULLE CIABATTE IN SEQUESTRO.

 

Come abbiamo visto, sul luogo del delitto sono stati ritrovati degli oggetti imbrattati di sangue, appartenenti all’indagata: il pigiama ed un paio di ciabatte.

 

I reperti sono stati sottoposti ad una approfondita ed elaborata consulenza tecnica disposta dal Pubblico Ministero con incarico conferito ai RACIS di Parma.

 

La difesa dell’indagata, in data 11/3/2002, ha poi depositato una propria perizia relativa agli accertamenti sulle tracce ematiche.

 

Procediamo ora alla valutazione delle conclusioni raggiunte dal Consulente del PM, tenuto conto della consulenza tecnica difensiva, distinguendo tra gli accertamenti sulle tracce ematiche relative al pigiama e quelli relativi agli zoccoli.

 

7.2 ACCERTAMENTI SULLE TRACCE EMATICHE DEL PIGIAMA.

 

All’esito degli accertamenti eseguiti, il Consulente Tecnico del PM ha concluso ritenendo che le tracce ematiche ritrovate sul piumone, sulla casacca e sui pantaloni del pigiama, appartengono alla vittima Samuele Lorenzi.

 

Non vi è contestazione dei periti della difesa su questo punto e comunque esse appaiono integralmente condivisibili.

È dunque certo che il pigiama sia macchiato dalle di sangue della vittima, e che le tracce si siano depositate sul pigiama proprio nel corso dell’esecuzione dell’omicidio.

 

A questo punto sono possibili due ipotesi che spiegano per quale ragione le tracce ematiche siano sul pigiama.

 

Secondo la tesi del PM, supportata dalle argomentazioni scientifiche del proprio consulente, il pigiama sarebbe stato indossato dall’assassino nell’eseguire il reato.

 

Secondo la tesi dei periti della difesa il pigiama sarebbe invece stato imbrattato perché si trovava gettato in disordine sul piumone del letto durante l’omicidio, così come prospettato dalla Franzoni in più occasioni.

 

In realtà entrambe le tesi prestano il fianco ad alcune obiezioni anche se, allo stato degli atti, sembra ancora preferibile la spiegazione prospettata dal PM.

 

La tesi difensiva è infatti smentita da un sicuro riscontro oggettivo.

 

Mentre in pantaloni del pigiama sono stati effettivamente trovati sul piumone, la casacca è stata rinvenuta tra le lenzuola ed il materasso.

 

Sembra dunque impossibile che la casacca si sia potuta imbrattare in quanto al momento dell’omicidio essa si trovava sotto il piumone.

 

Del resto, è la stessa indagata a confermare la circostanza: quando ho scoperto il piccolo Samuele nelle condizioni che vi ho detto ho tirato giù il piumone (…) non ricordo di aver visto il mio pigiama quando ho tirato giù il piumone.

 

Penso che avendolo tolto al mattino sia rimasto sotto le lenzuola quando le ho tirate su per coprire Samuele prima di uscire.

 

La tesi difensiva, seppur pregevole, in questo momento non trova riscontro nei fatti.

 

Anche le conclusioni dei RACIS, seppur dotate di una congrua ed articolata motivazione scientifica, prestano il fianco a qualche obiezione.

 

In primo luogo la metodologia di indagine.

 

La comparazione tra le tracce ematiche presenti sul pigiama e quelle presenti sul piumone è stata infatti eseguita postulando che il pigiama si trovasse, al momento del suo ipotetico imbrattamento accidentale, in posizione piana su qualche zona del piumone.

 

In realtà, doveva correttamente postularsi che se il pigiama fosse stato gettato in disordine sulla superficie del piumone, allora esse non poteva trovarsi in posizione perfettamente piana, ma doveva almeno presentare qualche piega.

 

In secondo luogo, come correttamente argomento i consulenti della difesa, allo stato degli atti sembra difficile spiegare la presenza di macchie soltanto su una parte della casacca, l’assenza di tracce di tipo ditate per accidentale contatto delle mani e la permanenza in situ del frammento osseo vicino al polsino del pigiama.

 

In effetti, vista la natura e l’entità delle lesioni, nonché il sanguinamento derivato, sembrerebbe ragionevolmente ipotizzabile che sul pigiama dovessero trovarsi più macchie rispetto a quelle effettivamente riscontrate.

 

Nonostante tali obiezioni, le conclusioni alle quali sono pervenuti i RACIS sembrano comunque da condividere, per due ragioni.

 

La casacca del pigiama non si trovava sopra il piumone ma sotto di esso: il suo imbrattamento è spiegabile solo ipotizzando che essa sia stata indossata dall’assassino; sulla casacca del pigiama risultano presenti tracce ematiche sia sul recto sia sul verso.

 

Anche questa circostanza può essere spiegata solo ipotizzando che il pigiama sia stato indossato dall’assassino.

 

L’obiezione difensiva su questo punto non ha pregio.

 

Le macchie su entrambi i lati della giacca non sembrano infatti dovute al contatto reciproco dei lembi della casacca.

 

Pertanto, seppur con le perplessità sopra evidenziate, possono condividersi le conclusioni rassegnate dal RACIS, alle quali integralmente si rimanda: almeno la casacca del pigiama è stata indossata dall’assassino nel corso dell’omicidio.

 

7.3 ACCERTAMENTI SULLE TRACCE EMATICHE DEGLI ZOCCOLI

 

Su entrambi gli zoccoli ritrovati al piano terreno dell’abitazione dei coniugi Lorenzi, pacificamente appartenenti all’indagata, sono state ritrovate delle tracce ematiche: significativa è la loro ,localizzazione.

 

Essa viene pertanto riportata per esteso così come descritta dal RACIS: descrizione del reperto

 

Si tratta di un paio di zoccoli di colore bianco marca Fly Flot, misura 38, con plantare di legno rivestito esternamente di gomma e tomaia superiore in cuoio di colore bianco, traforato.

 

Il reperto è stato rinvenuto e sequestrato in casa Lorenzi, nel disimpegno del bagno posto al piano superiore (vedi foto dal n. 1 al n. 4 dell’allegato fascicolo fotografico), in occasione delle attività di sopralluogo eseguite da personale del RIS di Parma e del Comando Gruppo Carabinieri di Aosta, in data 6 e 7 febbraio 2002.

 

Ad una preliminare ispezione il reperto esibiva tracce ematiche evidenti, variamente disposte su entrambe le suole (foto dal n. 5 al n. 11).

 

Sottoposti ad un più approfondito esame, previa rimozione della tomaia di cuoio (foto dal n. 15 al n. 18 e dal n. 31 al n. 34) e successiva analisi al microscopio binoculare, gli stessi zoccoli, hanno mostrato ulteriori tracce verosimilmente ematiche, presenti sia sulla scarpa sinistra, sia su quella destra.

 

In particolare: per quanto riguarda lo zoccolo sinistro, le tracce risultavano localizzate: a circa metà dello sviluppo longitudinale del plantare, all’altezza del bordo laterale sinistro, sotto forma di una minuta crosticina (foto n. 12, 13 e 14); in corrispondenza del bordo anteriore del plantare, sotto forma di alonature e minutissimi residui, apprezzabili soltanto microscopicamente (foto dal n. 19 al n. 25); sulla superficie interna della tomaia in cuoio, all’altezza del bordo laterale sinistro, a guisa di un debole imbrattamento e di un residuo puntiforme, rilevabili microscopicamente (foto dal n. 26 al n.- 30).

 

Per quanto riguarda lo zoccolo destro, le tracce risultavano localizzate: in corrispondenza del bordo anteriore del plantare, sotto forma di alonature e minuscole tracce, apprezzabili soltanto microscopicamente (foto dal n. 35 al n. 39); sulla superficie interna della tomaia in cuoio, all’altezza del bordo laterale destro, a guisa di un tenue imbrattamento, riscontrabile solo microscopicamente (foto dal n. 26 al n. 30) .

 

Gli accertamenti biologici eseguiti hanno consentito di accertare, con argomentazioni che sembrano condivisibili, che le tracce ematiche ivi riscontrate appartengono alla vittima, Samuele Lorenzi.

 

In seguito sono stati eseguiti degli elettroferogrammi relativi al materiale genetico riscontrato sugli zoccoli, con le seguenti conclusioni: le tracce in parola sono costituite da materiale genetico misto in cui la componente minoritaria è compatibile con la signora Franzoni mentre la componente maggioritaria è attribuibile alla vittima, Samuele Lorenzi.

 

Sul punto nessuna osservazione della difesa è stata svolta.

 

8. LE CONDIZIONI CHE DEVONO ESSERE CNTEMPORANEAMENTE SODDISFATTE PER L’ATTRIBUZIONE DELLA RESPONSABILITA’

 

Sulla scorta degli accertamenti scientifici sopra esposti nei paragrafi precedenti, si può ragionevolmente formulare un’ipotesi di accusa che preveda il soddisfacimento contemporaneo delle seguenti condizioni: l’assassino doveva trovarsi da solo con la vittima all’interno della camera da letto dei coniugi Lorenzi nel lasso di tempo in cui l’omicidio è stato consumato; l’assassino doveva indossare, al momento dell’omicidio, almeno la casacca del pigiama; gli zoccoli sono stati indossati dall’assassino nel corso dell’omicidio ovvero, dopo la sua consumazione, sono venuti in contatto accidentale con il sangue della vittima; l’assassino doveva disporre, dopo l’esecuzione del delitto, di un certo lasso di tempo per far sparire l'arma del delitto, per pulirsi o comunque per allontanarsi indisturbato; l’assassino doveva conoscere la disposizione delle camere all’interno dell’abitazione dei Lorenzi e, più in particolare, doveva conoscere perfettamente le abitudini di vita della famiglia.

 

Tutte queste condizioni sono contemporaneamente soddisfatte solo ipotizzando che l’assassino sia Annamaria Franzoni, per quanto di seguito verrà esposto.

 

9.1 LA RAGIONEVOLE IMPOSSIBILITA DI ATTRIBUIRE L’OMICIDIO A TERZI.

 

Come vedremo è possibile che una persona allo stato ignota si sia trovata in una o più delle condizioni di fatto indicate nel paragrafo precedente, necessarie al fine di poter consumare l’omicidio.

 

Si deve però ragionevolmente escludere che taluno si sia trovato contemporaneamente in tutte le condizioni sopra indicate.

 

Certo, l’ipotesi conserva ancora qualche astratta possibilità di verificarsi, ma tale possibilità è così remota da sconfinare nel bizzarro.

 

In primo luogo non risulta che nell’abitazione dei Lorenzi o nelle sue vicinanze nella mattina dell’omicidio si trovasse qualcuno.

 

Tutte le persone comunque presenti nei pressi dell’abitazione dei Lorenzi tra le 08.00 e le 08.30 hanno decisamente affermato di non aver notato nessuna persona fermarsi o comunque transitare in quella zona, destando sospetto o attenzione.

 

Stefano Lorenzi, uscito da casa tra le ore 07.30 e le ore 07.40, ha dichiarato di non aver notato nulla di strano quella mattina.

 

Anche il piccolo Davide ha dichiarato di non aver visto nessuno nel corso del giro in bici fatto dopo la colazione.

 

In fine la stessa indagata ha dichiarato di non aver notato persone estranee nei pressi dell’abitazione.

 

Nel viottolo che costeggia l’abitazione dei Lorenzi non sono state riscontrate tracce o comunque segni riconducibili ad un possibile appostamento finalizzato all’osservazione della casa; ne tali tracce sono state riscontrate nel corso del largo e accurato controllo perimetrale della zona effettuato dai Carabinieri.

 

Peraltro, giova a questo punto una elementare considerazione: l’assassino, per accedere alla camera in cui si trovava il piccolo Samuele, deve pure essere passato da qualche parte.

 

L’indagata ha dichiarato che le finestre e la porta del garage erano chiuse.

 

Resta, come unica alternativa, la porta d’ingresso.

Sembra ragionevole ritenere che la porta d’ingresso, mentre la Franzoni si recava alla fermata dell’autobus, fosse stata chiusa dalla stessa indagata.

 

Nel corso del procedimento la Franzoni ha dichiarato più volte di aver lasciato aperta la porta di ingresso, non chiudendola a chiave nell’uscire per paura di far rumore e di svegliare il piccolo Samuele.

 

La dichiarazione della Franzoni è probabilmente falsa, sia per la sua intrinseca inverisimiglianza, sia perché contraddetta da altre dichiarazioni rese dalla Franzoni.

 

In primo luogo, parte del tutto inverosimile che una madre molto attenta e scrupolosa come la Franzoni, così almeno è stata definita e si ritiene, esca di casa senza chiudere la porta, lasciando il piccolo Samuele da solo in balia degli eventi.

 

Tra l’altro la giustificazione fornita (per paura di fare rumore) è contraddetta dalle stesse dichiarazioni della Franzoni e da un riscontro obbiettivo.

 

L’indagata, ha dichiarato di avere messo nel proprio letto Samuele perché piangeva.

 

Sembra però impossibile che il piccolo Samuele, poco dopo aver richiamato l’attenzione della mamma, si sia immediatamente addormentato, ben sapendo che la mamma stava per uscire perché era già vestita.

 

Dunque, è evidente che la giustificazione addotta sembra infondata, non potendo svegliarsi con il rumore della porta colui che in realtà era già sveglio, e non stava dormendo.

 

Tra l’altro, che Samuele probabilmente non stesse dormendo risulta anche dalle ferite da difesa riportate sulla mano sinistra.

 

Non solo, nell’immediatezza dei fatti la Franzoni ha dichiarato proprio il contrario.

All’arrivo del Dr. Iannazzi, il quale prospettava l’ipotesi che poteva esserci stato qualcuno entrato dall’esterno, la Franzonoi diceva: non sono stupida, era chiuso e so bene quello che faccio con tono definito dai presenti quasi infastidito.

 

Si può quindi ritenere per tutte queste ragioni che la Franzoni abbia mentito.

 

Il mattino dell’omicidio la porta di ingresso era chiusa.

 

Sul luogo non sono stati rinvenuti segni di effrazione o di scasso.

 

Ne consegue che l’assassino disponeva delle chiavi di casa o si trovava già all’interno.

 

Ma anche supponendo, per amore di discussione, che la porta di ingresso fosse aperta, risulta comunque impossibile la commissione del reato da parte di terzi.

 

È stato infatti accertato che non vi era una condotta costante da parte della Franzoni per quanto la conduzione dei propri figli alla fermata dello scuolabus.

 

Alcune volte la Franzoni usciva di casa con tutte due i bambini, altre volte usciva di casa con il solo Davide, lasciando da solo Samuele.

 

Sembra però che nella generalità dei casi erano più le volte che usciva con i due bambini insieme.

 

E allora, affinchè la consumazione del reato sia possibile, occorre che l’omicida non solo conoscesse l’ubicazione delle camere all’interno della casa dei Lorenzi, ma occorre soprattutto che l’assassino conoscesse le abitudini della Franzoni e che tenesse sotto costante osservazione l’abitazione dei Lorenzi allo scopo di cogliere il momento più opportuno per agire, visto che le abitudini della Franzoni non erano costanti.

Occorre infine che l’assassino sapesse che quel mattino il bambino si trovava nella camera da letto dei genitori, e non nella camera da letto dove di solito dormiva.

 

Tale ipotesi per un verso non trova alcun riscontro nei fatti.

 

Per altro verso sembra intrinsecamente inverosimile.

 

Infatti, una preparazione così accurata dell’omicidio richiederebbe quantomeno un movente.

 

Allo stato non risulta che i Lorenzi si siano creati mai rancori tali nei confronti di delittuosa.

 

Il marito dell’indagata, per quello che risulta dagli atti, ha più volte dichiarato di non avere nessuna idea in merito al movente di un terzo, in quanto, al di la dei normali screzi tra vicini, non gli risulta di essersi mai comportato in maniera tale da determinare in altri la nascita di un proposito vendicativo, di questa portata, nei confronti suoi e dei suoi famigliari.

 

Inoltre, una preparazione così accurata del delitto richiederebbe quantomeno che l’omicida impieghi un’arma più efficace ed appropriata di quella impiegata per la consumazione dell’omicidio.

 

L’arma del delitto non è mai stata trovata.

 

Dalla natura delle lesioni tuttavia se ne possono dedurre le caratteristiche strutturali.

 

In particolare il Prof. Viglino ha ritenuto che: per quanto desumibile dalla descritta morfologia delle lesioni si può affermare che queste, con buona probabilità, siano state determinate da un corpo contundente con le seguenti caratteristiche: facile ed agevole impugnabilità; rigido; discretamente pesante; che presenta margini acuti rettilinei e spigoli vivi.

La morfologia della maggior parte delle ferite è suggestiva per l’ipotesi che le stesse siano state prodotte per l’effetto dell’azione di spigolo dell’oggetto.

 

Si tratta con evidenza di un’arma impropria, affatto incompatibile con una fase di preparazione e studio dell’omicidio.

 

Inoltre, altri due elementi inducono a ritenere che la consumazione dell’omicidio da parte di un estraneo sia sostanzialmente impossibile.

 

In primo luogo il tempo disponibile per l’esecuzione del reato e per la fuga.

 

Risulta infatti che la Franzoni si sia allontanata dall’abitazione per soli otto minuti, tra le ore 08.16 e le ore 08.27.

 

In realtà il range temporale disponibile per l’omicidio è ancora più ristretto.

 

Infatti l’assassino doveva almeno aspettare che la Franzoni ed il piccolo Davide si fossero allontanati un po’ dall’abitazione, per non essere scoperto al momento dell’ingresso, e doveva essere già uscito un po’ prima delle ore 08.24 per non incontrare la Franzoni di ritorno dall’autobus.

 

Quindi il rage temporale è ancora più ristretto, tra i cinque ed i sei minuti.

 

Tra l’altro l’assassino, se conosceva le abitudini della Franzoni, e quindi sapeva che questa accompagnava il bambino alla fermata per prendere ,l’autobus alle ore 08.20, sapeva anche di avere un tempo limitatissimo per agire, ben potendo la Franzoni rientrare in casa prima delle ore 08.24 (ad esempio, perché aveva accompagnato Davide solo per un pezzo o perchè era rientrata in casa a passo più veloce del normale, anche considerando il fatto che aveva lasciato Samuele da solo).

 

Il rischio di essere scoperto era così elevato da tramutarsi in sicura certezza.

 

Si consideri ancora che quella mattina i vicini di casa della Franzoni erano in posizione tale da vedere quello che succedeva nei pressi dell’abitazione.

 

Non solo queste persone non videro nessuno agitarsi in quell’orario.

 

Ma soprattutto il fantomatico omicida avrebbe dovuto fare i conti anche con il rischio di essere visto da loro.

 

In secondo luogo risulta che l’assassino nell’eseguire il reato ha indossato almeno la casacca del pigiama appartenente alla Franzoni.

 

Già il ristretto range temporale disponibile dall’assassino lascia perplessi.

 

Non si capisce infatti perché avrebbe dovuto perdere una parte del suo tempo limitato e prezioso per indossare tale indumento, con il rischio di farsi cogliere in flagranza di reato.

 

Ma vi sono due considerazioni che consentono di affermare, con sicura certezza, che l’assassino estraneo non avrebbe infilarsi la ,casacca del pigiama: è evidente che l’assassino deve avere indossato la casacca del pigiama nel luogo dove questa si trovava quando era stata lasciata dalla Franzoni prima di usciere.-

 

In merito la Franzoni ha dichiarato di aver lasciato l’indumento: buttato sul letto come tutte le mattine.

 

Allora questa è la scena del delitto che potremmo ipotizzare: l’assassino entra nella camera del piccolo Samuele con i suoi vestiti; la vittima è già sveglia o a questo punto probabilmente si sveglia; intanto l’assassino con tutta calma indossa il pigiama della Franzoni; il piccolo Samuele resta tranquillamente nella sua posizione, senza fare troppo caso a questa serie di cose un po’ strane, aspettando con pazienza di essere macellato.

 

Sembra veramente troppo.

 

Una ipotesi simile, per essere soddisfatta richiederebbe almeno delle tracce di lotta o colluttazione, che non sono mai state trovate e non la semplice ferita da difesa trovata sulla sua mano.

 

Viceversa dalla sua posizione, dalla mancanza di colluttazione, e dalla sostanziale tranquillità delle scena del delitto, possiamo attenderci che Samuele non abbia notato nulla di strano quella mattina.

 

Ciò significa che la persona che indossava il pigiama nel momento dell’omicidio era la persona che solitamente lo portava: Annamaria Franzoni; in ogni caso è impossibile che un estraneo, quella mattina, potesse indossare la casacca del pigiama e .ciò per la semplice ragione che il pigiama non era visibile.

 

Giova ricordare che il pigiama è stato ritrovato sotto il lenzuolo e sotto il piumone.

 

La Franzoni, dopo aver in un primo momento affermato di aver buttato il pigiama .sul letto prima di uscire, ha in seguito precisato: quando ho scoperto il piccolo Samuele nelle condizioni che vi ho detto ho tirato giù il piumone, non ricordo di aver visto il mio pigiama quando ho tirato giù il piumone.

 

Penso che avendolo tolto al mattino sia rimasto sotto le lenzuola quando le ho tirate su per coprire Samuele prima di uscire.

 

Tutte le persone che sono intervenute sulla scena del delitto hanno negato di aver tolto, spostato o addirittura visto il pigiama di cui stiamo parlando.

 

La conclusione è pertanto univoca.

Il pigiama al momento dell’omicidio era sotto le lenzuola e dunque non visibile.

 

Esso poteva essere indossato o dalla persona che lo portava quella mattina o dalla persona che sapeva dove era riposto: in ogni caso Annamaria Franzoni.

 

9.2 GLI ZOCCOLI

 

Gli zoccoli appartenenti all’indagata, sequestrati nel corso dei rilievo, hanno sicuramente avuto a che fare con l’omicidio.

 

Essi infatti riportano in più zone tracce ematiche appartenenti alla vittima.

 

Delle due l’una: o essi sono stati schizzatoi nel corso dell’esecuzione dell’omicidio; o essi sono stati imbrattati (wipe) dopo l’esecuzione dell’omicidio.

 

Le persone intervenute sulla scena del delitto hanno dichiarato di non aver mai notato la presenza degli zoccoli nella camera da letto.

 

Del resto, essi sono stati trovati al piano superiore nel disimpegno antistante il bagno, posati al suolo in modo assolutamente ordinato.

 

Con particolare riferimento all’abbigliamento indossato quella mattina dalla Franzoni di particolare rilievo in questa vicenda l’indagata ha dichiarato: quando sono rientrata in casa di ritorno dall’accompagnare Davide, ho subito tolto le scarpe ho messo le ciabatte e sono andata giù a vedere Samuele (…) quando ero in attesa del soccorso, su indicazione di Ada sono nuovamente salita di sopra a prendere le scarpe, la giacca le ho infilate ho lasciato le ciabatte al piano vicino l’ingresso e sono riscesa.

 

Di seguito la Franzoni poi ha dichiarato: nel momento in cui sono rientrata in casa dopo aver accompagnato Davide alla fermata dello scuolabus, ho chiuso la porta di ingresso a chiave dall’interno (…) dopo di che mi sono tolta le scarpe nell’antibagno e mi sono messa le ciabatte, mi sono tolta la giacca e sono scesa sotto in camera trovando Samuele.

 

Voglio altresì riferire che quando Ada mi ha detto di prepararmi perché dovevo andare con Samuele sono salita sopra, mi sono messale scarpe ho preso la mia giacca nera e lo zaino che si trovava sul basamento in pietra del camino sono nuovamente scesa sotto.

 

La versione dei fatti complessivamente narrata dalla Franzoni, come già detto, pare smentita, sia da contraddittorietà intrinseche sia dalla contraddizione con le dichiarazioni rese da altre persone informate sui fatti.

 

La Satragni, su questo punto, ha chiaramente smentito la versione dei fatti prospettata dalla Franzoni.

 

Per un verso ha dichiarato del suo arrivo nella casa dei Lorenzi la Franzoni ,era tutta vestita di nero: ho il ricordo della signora Annamaria tutta vestita di nero: neri i capelli, nera la maglia, neri i pantaloni e neri gli stivaletti.

 

Ed ancora: quando, richiesto il mio intervento, sono arrivata nella camera di Annamaria l’ho trovata vestita di colore nero: maglia nera, pantaloni e stivaletti neri.

 

Sono sicura di non avere mai detto di andare a prepararsi.

 

Ha poi escluso che la Franzoni indossasse un paio di zoccoli, avendo ai piedi i già riferiti stivaletti neri.

 

Per altro la circostanza risulta anche dalle dichiarazioni della Ferrod che ha confermato che l’indagata, al momento del suo arrivo indossava un paio di pantaloni scuri e ha dichiarato che pur non ricordando ne il tipo n e il colore delle scarpe avrebbe certamente una calzatura di colore chiaro o addirittura bianco con contrasto con il colore dei pantaloni.

 

In una successiva deposizioni la Ferrod ha poi precisato di ricordarsi che la Franzoni era vestita con pantaloni scuri e con maglia scura senza giubbotto o giacca a vento: ai piedi calzava delle scarpe scure non credo che fossero ciabatte.

 

Anche in merito la Franzoni ha mentito avendo dichiarato: quando sono entrata in casa (di ritorno dalla fermata dell’autobus, ndr) ho tolto le scarpe e la giacca dopo di che sempre in fretta sono scesa da Samuele.

 

Anche Marco Savin, intervenuto sulla scena del delitto insieme alla Satragni, a confermato che la Franzoni era vestita di scuro: credo che indossasse anche degli stivaletti scuri, posso dire di non aver visto nessun cambiamento rispetto a quando mi trovavo poco prima sul terrazzo di casa di mia nuora nel momento in cuoio guardavo mia nipote mentre Franzoni accompagnava suo figlio allo scuolabus.

 

Anche l’autista dello scuolabus, Dino Vidi, ha confermato che: la signora Annamaria era vestita con una giacca che se non erro aveva del pellicciotto al cappuccio o al collo, la giacca era di colore scuro non so dirvi esattamente quale.

 

Mi sembra che anche i pantaloni della donna, perché sicuramente aveva i pantaloni erano di colore scuro, non so dirvi esattamente quale.

 

La Satragni ha infine smentito di aver mai detto all’indagata di mettersi le scarpe al posto delle ciabatte o degli zoccoli per poter seguire il figlio ad Aosta (assolutamente non).

 

La conseguenza è certa: l’indagata, dopo essere rientrata a casa non portava ai piedi gli zoccoli; ne la Satragni ebbe mai a dirle di andare a cambiarsi, per togliere gli zoccoli.

 

Ergo: gli zoccoli erano stati riposti nel disimpegno del bagno prima del suo rientro a casa.

 

La Franzoni ha mentito.

Gli zoccoli sono stati indossati dall’indagata durante l’esecuzione dell’omicidio e si sono imbrattati degli schizzi derivanti dalla violenza dei colpi portati alla testa del piccolo Samuele.

 

Già la natura delle tracce ematiche riscontrate, ritrovate non solo sulla suola ma anche sulla tomaia all’interno del plantare, è maggiormente compatibile con l’ipotesi dello schizzo e non dell’imbrattamento.

 

La stessa indagata ci dice che dopo aver messo nella camera da letto Samuele (rectius: dopo averlo ucciso) era andata al piano superiore togliendosi le ciabatte(ossia gli zoccoli in questione).

 

A conferma di questa ipotesi anche il fatto che la Franzoni abbia mentito sulla circostanza con chiaro intento di vanificare la portata di un gravissimo elemento oggettivo di riscontro della propria responsabilità.

 

Infine anche la posizione di quiete degli zoccoli è significativa: essi sono stati trovati l’uno parallelo all’altro in modo del tutto ordinato, significativo che la persona che se li tolse ciò fece senza alcuna concitazione.

 

Ed allora o si ipotizza che questo fantomatico terzo sconosciuto sia entrato nell’abitazione con le proprie calzature, abbia cercato gli zoccoli della Franzoni, li abbia calzati e sia poi ritornato con tutta la calma, dopo l’omicidio al piano superiore riponendoli senza alcuna concitazione, ovvero si deve ipotizzare che gli zoccoli siano stati indossati dalla Franzoni durante l’omicidio.

 

Cosa che in effetti, per quanto sovraesposto, è avvenuto.

 

9.3 LA VERIFICA DEGLI ALIBI DI ALCUNE PERSONE GENERICAMENTE SOSPETTATE

 

Si consideri inoltre che per quanto riguarda la posizioni degli altri famigliari, di alcuni vicini e di altre persone che per vari motivi avrebbero, seppure con possibilità remota se non addirittura infinitesimale, potuto commettere l’omicidio, sono stati compiuti articolati accertamenti, anche per mezzo di intercettazioni telefoniche- ambientali al fine di accertarne l’eventuale coinvolgimento nei fatti nei quali si procede.

 

Il marito dell’indagata intorno alle ore 08.15/ 8.20 si trovava in Aosta presso il negozio Electric Center e dunque, per ragioni di ordine temporale, non si trovava sulla scienza del delitto al momento dei fatti.

 

Anche il piccolo Davide al momento dei fatti non si trovava all’interno dell’abitazione.

 

Dopo le ore 08.18 egli era diretto con la madre presso la fermata dell’autobus.

 

Tra le ore 8 e le ore 8.16 egli si trovava all’esterno dell’abitazione per giocare con la bicicletta.

 

Maggiore interesse ha suscitato la posizione di Daniela Ferrob e dei coniugi Perratone, essendo stati accertati alcuni screzi con l’indagata e con la sua famiglia.

 

Tuttavia gli accertamenti eseguiti su questo punto, anche per mezzo delle intercettazioni, non hanno consentito di pervenire ad alcun risultato utile.

 

In ogni caso sia consentito riportare per esteso l’annotazione della Compagnia Carabinieri d’Aosta in data 6/3/2002, relativa all’analisi degli alibi dei singoli personaggi.

 

I dati forniti dalle società di telefonia indicano che sia alle ore 08:31:05 quando viene contattato dalla ditta RONC sia alle ore 08:32:02 quando chiama l’utenza della moglie, Lorenzi Stefano aggancia con il proprio cellulare il ponte ripetitore ubicato nel Comune di Charvensod AO via della chiesa 37, settore 1, ponte ripetitore che copre la città di Aosta, ove quindi il Lorenzi stesso si trova.

 

Il 4 febbraio 2002, Guichardaz Carlo e la moglie Ferrod Daniela sono stati contemporaneamente a sommarie informazioni presso la stazione Carabinieri di St. Pierre AO e, come si rileva dai relativi verbali, l’escussione dell’uomo ha avuto inizio alle ore 19:50 ed è terminata alle ore 21:30.

 

Al termine il Guichadaz e la mogli: hanno colloquiato da soli all’interno della sala d’aspetto della stazione Carabinieri di St. Pierre ove è attivo un servizio di intercettazione di comunicazioni tra presenti regolarmente autorizzate, dal quale si sono comunque rilevate solo reazioni normali relativamente alle attività di indagine cui i predetti avevano partecipato; hanno lasciato la caserma a bordo della loro autovettura pure sulla quale era attivo un servizio di intercettazione di comunicazioni tra presenti regolarmente autorizzato che ha egualmente dato esito negativo.

 

Il 4 febbraio 2002, Ferrod Daniela ed il marito Guichardaz Carlo sono stati contemporaneamente escussi a sommarie informazioni presso la stazione del Carabinieri di St. Pierre 8AO) e, come si rileva dai relativi verbali, l’escussione della donna si è protratta per oltre tre ore.

 

Al termine la Ferrod ed il marito: hanno colloquiato da soli all’interno della sala d’aspetto della Stazione Carabinieri di St. Pierre ove era attivo un servizio di intercettazione di comunicazioni tra presenti regolarmente autorizzato, dal quale si sono comunque rilevate solo reazioni normali relativamente alle attività di indagine cui i predetti avevano partecipato;

 

un servizio di intercettazione di comunicazioni tra presenti regolarmente autorizzato che ha egualmente dato esito negativo.

 

Le dichiarazioni rese in tempi successivi da Guichardaz Ottino sono, nelle escussioni succedutesi, man mano più dettagliate in relazione alla maggior precisione nei particolari richiestagli dai verbalizzanti e, pur nella lieve diversità degli orari dallo stesso indicati, le dichiarazioni medesime risultano coerenti sia tra di esse stesse sia con quanto riferito da Guichardaz Ulisse.

 

Il 5 febbraio 2002 Blanc Graziana ed il marito Perratone Carlo sono stati temporaneamente escussi a sommarie informazioni presso la Stazione dei Carabinieri di St. Pierre (AO) e, come si rileva dai relativi verbali, l’escussione della donna si è avvenuta dalle ore 9.50 alle ore 19.

 

Al termine e durate alcune pause nell’escussione la Blanc ed il marito: hanno colloquiato da soli all’interno della sala d’aspetto della Stazione dei Carabinieri di St. Pierre ove era attivo un servizio di intercettazione di comunicazioni tra presenti regolarmente autorizzato, dal quale si sono comunque rilevate solo reazioni normali relativamente alle attività di indagine cui i predetti avevano partecipato; hanno lasciato la caserma a bordo della loro autovettura pure sulla quale era attivo un servizio di intercettazione di comunicazioni tra presenti regolarmente autorizzato che ha egualmente dato esito negativo.

 

Dunque, allo stato degli atti, non risultano concreti elementi che possano dimostrare il coinvolgimento di tali persone ne9i fatti, così come prospettato dal PM nella sua richiesta.

 

Deve darsi atto che nelle more del disposto della richiesta di misura cautelare sono state depositate, a più riprese, alcune integrazioni, relative a sommarie informazioni acquisite proprio in merito alla eventuale commissione del reato da parte di Blanc Graziana, Perratone Carlo, Guichardaz Ulisse e Ferrod Daniela. Si tratta delle spontanee dichiarazioni rese ai Carabinieri della Stazione di Cogne in data 11/3/2002 da Paola Croci e il giorno 12/3/2002 da Alberto Enrietti.

 

Due brevi osservazioni, la portata di tali dichiarazioni non pare in grado di inficiare la ricostruzione dei fatti compiuta nei paragrafi precedenti.

 

Le ipotesi alternative, allo stato degli atti, non trovano alcun riscontro.

 

Vengono infatti prospettati degli ipotetici moventi, che avrebbero potuto determinare e giustificare la commissione del reato.

Tuttavia, non vengono allegati concreti elementi di fatto, suscettibili di verifica e di riscontro.

 

La portata di tali dichiarazioni è vagamente calunniatoria, anche in considerazione del fatto che la Croci intrattiene contatti telefonici con la famiglia dell’indagata, contatti nei quali si parla esplicitamente delle dichiarazioni rese ai Carabinieri Dalla Croci.

 

10.L’ATTRIBUZIONE DELLA RESPONSABILITA’

 

Abbiamo dunque escluso che l’omicidio potesse essere ragionevolmente consumato da una persona diversa dall’indagata, per quanto è stato esposto nei paragrafi che precedono.

 

L’omicidio, infatti non può che essere stato commesso da Annamaria Franzoni.

 

Solo questa ipotesi è in grado di soddisfare tutte le condizioni descritte nel paragrafo 8.

 

La porta d’ingresso è chiusa a chiave, e le chiavi le ha la Franzoni.

 

La Franzoni si trova certamente da sola con la vittima all’interno della camera da letto e dispone altresì di un congruo lasso di tempo per ripulirsi, anche se qualche traccia la lascia sul pigiama e sulle ciabatte, e per fare sparire l’arma del delitto con l’eventuale collaborazione di una o più persone in questo momento ancora non individuate.

 

All0’interno dell’abitazione si trovano sicuramente numerosi oggetti domestici che ben possono essere impiegati per la commissione del reato.

 

Solo la Franzoni poteva sapere dove si trovava la casacca del pigiama e solo la Franzoni ha indossato gli zoccoli schizzati di sangue.

Se si ipotizza che sia la Franzoni l’omicida allora non è più necessario postulare l’esistenza di un inspiegabile quanto feroce delitto eseguito in un brevissimo lasso di tempo, con una m4eticolosa ed accurata preparazione, con una elevatissima probabilità di esser4e notati e/o scoperti dai vicini nel corso dell’esecuzione del reato.

 

L’ipotesi invero spiega tutti i fatti noti.

 

Le ipotesi alternative invece postulano spiegazioni quasi fantascientifiche e tratteggerebbero un profilo criminale appartenente ad una persona particolarmente abile e versata nella consumazione di questo tipo di reati.

 

Già la posizione del bambino nel letto e l’esistenza di una ferita da difesa sulla sola mano sinistra della vittima indicano che Samuele, pur essendo svegli e dunque in condizioni di vedere il suo assassino, non si era minimamente preoccupato della presenza della persona entrata nella camera da letto per ucciderlo.

 

Anche questa circostanza si può spiegare solo ipotizzando che l’assassino sia proprio la madre.

 

Le versioni fornite dalla Franzoni nel corso del procedimento, dirette a sviare da se i sospetti, sono palesemente contraddette dalle dichiarazioni rese dalle altre persone che entrarono nella camera da letto.

 

Ciò si è verificato in riferimento ad importanti circostanze di fatto e non ad elementi secondari o non essenziali.

 

Attesa l’estrema importanza per la ricostruzione dei fatti, pare opportuno riportare per esteso le varie dichiarazioni rese dall’indagata.

 

In un primo momento la Franzoni dichiara che: terminata la colazione sono scesa giù nelle camere per prendere i vestiti in modo tale da non svegliare Samuele che stava dormendo.

Sono risalita ho vestito Davide e mi sono preparata dopo di che stavo per mettere le scarpe quando ho sentito Samuele piangere.

 

Ha poi precisato: mentre Davide faceva colazione io sono scesa di sotto a vestirmi, mi sono tolta il pigiama in camera e l’ho buttato sul letto, ho preso in bagno la canottiera e poi sono risalita di sopra (…) sono uscita con le scarpe appena messe e da allacciare, ho lasciato le ciabatte nella zona antistante il bagno, vicino alla porta d’ingresso.

 

Questa seconda versione è stata poi reiterata: l’ho lasciato comunque a mangiare (il figlio Davide ndr) mentre io sono scesa a vestirmi.

 

Mi sono cambiata nella mia camera da letto, lasciando il pigiama come tutte le mattine sul letto, poi sono andata in camera di Davide a prendere i suoi vestiti (…) sono risalita in cucina dove Davide stava ancora facendo colazione, dopo l’ho vestito (…) mentre stavamo uscendo ho sentito Samuele piangere e chiamarmi.

 

A quel punto Davide è uscito e io sono scesa giù da Samuele che era sulle scale, l’ho portato nel mio letto dicendogli di stare tranquillo (…) ho preso la giacca e messo le scarpe e facendo molto piano ho aperto la porta, non chiudendola a chiave nell’uscire per paura di far rumore.

 

Con particolare riferimento all’abbigliamento indossato quella mattina dalla Franzoni, di particolare rilievo in questa vicenda, l’indagata ha dichiarato: quando sono rientrata in casa,. Di ritorno dall’accompagnare Davide, ho subito tolto le scarpe ho messo le ciabatte e sono andata giù a vedere Samuele (…) quando ero in attesa del soccorso, su indicazione di Ada sono nuovamente salita di sopra a prendere le scarpe, la giacca, le ho infiliate ho lasciato le ciabatte al piano vicino l’ingresso e sono scesa.

 

La Franzoni poi ha dichiarato: nel momento in cui sono rientrata in casa dopo aver accompagnato Davide alla fermata dello scuola bus, ho chiuso la porta d’ingresso a chiave dall’interno (..) dopo di chè mi sono messa le ciabatte, mi sono tolta la giacca e sono scesa sotto in camera trovando Samuele.

 

Voglio altresì riferire che quando Ada mi ha detto di prepararmi perché dovevo andare con Samuele, sono salita sopra, mi sono messa le scarpe, ho preso la mia giacca nera e lo zaino che si trovava sul basamento in pietra del camino e sono nuovamente scesa sotto.

 

LA VERSIONE DEI FATTI COMPLESSIVAMENTE NARRATA DALLA FRANZONI, COME GIA DETTO, PARE SMENTITA, SIA DA CONTRADDITTORIETA INTRINSECHE, SIA DALLA CONTRADDIZIONE CON LE DICHIARAZIONI RESE DA ALTRE PERSONE INFORMATE SUI FATTI.

 

La Satragni, su questo punto, ha chiaramente smentito la versione dei fatti prospettata dalla Franzoni.

 

Per un verso ha dichiarato che al suo arrivo nella casa dei Lorenzi, la Franzoni era tutta vestita di nero: ho il ricordo della signora Annamaria tutta vestita di colore nero (sic): neri i capelli, nera la maglia, neri i pantaloni e neri gli stivaletti.

 

Ed ancora: quando, richiesto il mio intervento, sono arrivata nella camera di Annamaria l’ho trovata vestita di colore nero: maglia nera, pantaloni e stivaletti neri.

 

Sono sicura di non averle mai detto di andare a prepararsi.

 

Ha poi escluso che la Franzoni indossasse un paio di zoccoli, avendo ai piedi i già riferiti stivaletti neri.

 

Peraltro la circostanza risulta anche dalle dichiarazioni della Ferrod che ha confermato che l’indagata, al momento del suo arrivo indossava un paio di pantaloni scuri e ha dichiarato che pur non ricordando ne il colore ne il tipo delle scarpe, avrebbe chiaramente notato una calzatura di colore chiaro o addirittura bianco per il contrasto con il colore dei pantaloni.

In una successiva deposizione della Ferrod ha poi precisato di ricordarsi che la Franzoni era vestita con pantaloni scuri e con maglia scura senza giubbotto o giacca a vento: ai piedi calzava delle scarpe scure, non credo fossero ciabatte.

 

Anche in merito a ciò che la Franzoni ha mentito avendo dichiarato: quando sono entrata in casa (di ritorno dalla fermata dell’autobus, ndr) ho tolto le scarpe e la giacca dopo di che sempre in fretta sono scesa da Samuele.

 

Anche Marco Savin, intervenuto sulla scena del delitto insieme alla Satragni, ha confermato che la Franzoni era vestita di scuro: credo che indossasse anche dei stivaletti scuri, posso dire di non aver visto nessuno cambiamento rispetto a quando mi trovavo poco prima sul terrazzo di casa di mia nuora nel momento in cui io guardavo mia nipote, mentre Franzoni accompagnava suo figlio allo scuolabus.

 

Anche l’autista dello scuolabus, Dino Vidi, ha confermato che: la signora Annamaria era vestita con una giacca che se non erro aveva del pellicciotto al cappuccio o al collo.

 

La giacca era di colore scuro, non so dirvi esattamente quale.

 

Mi sembra che anche i pantaloni della donna, perché sicuramente aveva i pantaloni, erano di colore scuro, non so dirvi esattamente quale.

 

La Satragni ha infine smentito di aver mai detto all’indagata di mettersi le scarpe al posto delle ciabatte o degli zoccoli per poter seguire il figlio ad Aosta (assolutamente no).

 

Ma la versione dei fatti fornita dalla Franzoni risulta smentita dalla Satragni anche in merito ad un’altra circostanza determinante: durante il mio intervento all’interno dell’abitazione dei Lorenzi, precisamente nella camera da letto matrimoniale sita al piano terreno (…) faccio presente di non aver manipolato e toccato alcun pigiama all’interno della camera, ne appartenente alla madre Franzoni Annamaria, ne appartenente al padre Lorenzi Stefano.

Non solo: sono altresì sicura che all’interno della casa, in particolare nella stanza dove si trovava Lorenzi Samuele, non era alcun pigiama a me visibile.

 

Ricordiamo che la Franzoni aveva precisato: quando ho scoperto il piccolo Samuele nelle condizioni che vi ho detto ho tirato giù il piumone (…) non ricordo di avere visto il mio pigiama quando ho tirato giù il piumone.

 

Penso che avendolo tolto al mattino, sia rimasto sotto le lenzuola quando le ho tirate su per coprire Samuele prima di uscire.

 

Infine, ma non da ultimo, il piccolo Davide ha dichiarato di non essere mai stato cambiato dalla mamma in sala, ma di essere sempre stato cambiato nella propria camera da letto, al piano seminterrato.

 

Ciò è avvenuto anche il giorno dell’omicidio.

 

A questo punto si può affermare che l’indagata ha mentito in ordine alla seguenti circostanze di fatto: la porta di casa al mattino era chiusa; la Franzoni quando arrivarono Ferrod e Satragni non indossava le ciabatte, ma gli stivaletti neri; la Satragni non disse mai alla Franzoni di andare sopra per togliersi le ciabatte e mettersi le scarpe; il pigiama non si trovava sopra il letto, ma sotto le coperte; Davide non è stato cambiato nella sala ma nella camera da letto; last, but non least, dalle tracce ematiche presenti sugli zoccoli si evince che la Franzoni li calzasse nell’esecuzione dell’omicidio; è ragionevole inoltre ritenere che dalle tracce ematiche presenti sul pigiama si possa inferire che la Franzoni indossasse la casacca durante l’esecuzione dell’omicidio.

 

Anche perché, sia per la casacca che per gli zoccoli, era solo la Franzoni a sapere dove queste cose si trovavano.

 

Si tratta ora di fornire un significato anche a queste menzogne.

 

La spiegazione più ragionevole è proprio quella sostenuta dall’accusa.

 

In controluce emerge quello che è effettivamente successo quel giorno.

 

Verosimilmente, dopo aver cambiato Davide ed averlo portato a fare colazione in sala, ma prima di cambiarsi, la Franzoni richiamata dal pianto del piccolo Samuele scende le scale e lo porta nel proprio letto: li lo uccide.

 

Poi si pulisce, si cambia, lasciando il pigiama dove poi è stato trovato.

 

In altre parole, questa può ritenersi la confessione dell’omicidio: mentre stavamo uscendo ho sentito Samuele piangere e chiamarmi.

 

A quel punto Davide è uscito e io sono scesa giù da Samuele che era sulle scale, l’ho portato nel mio letto dicendogli di stare tranquillo (…) ho preso la giacca e messo le scarpe e facendo molto piano ho aperto la porta, non ,chiudendola a chiave nell’uscire per paura di fare rumore.

 

Evidente che per un meccanismo di emozione non sia stato riferito anche il gesto omicida.

 

Solo negando le predette circostanze di fatto l’indagata può evitare di essere scoperta, perché esse inchiodano l’autore del reato alla sua responsabilità.

 

L’assassino indossava il pigiama e le ciabatte.

 

La Franzoni indossava il pigiama e le ciabatte.

 

La Franzoni è l’assassino.

 

11. LA VALUTAZIONE DEGLI ELEMENTI A FAVORE DELL’INDAGATA

Prima facie parrebbero sussistere alcuni elementi di fatto favorevoli all’indagata, i quali potrebbero dimostrare l’estraneità ai fatti.

 

Quanto all’alibi ed alla consulenza tecnica della difesa relativa alle tracce ematiche, valgono le considerazioni sopra esposte.

 

Restano da valutare il comportamento tenuto dalla Franzoni dopo la commissione dell’omicidio ed il fatto che l’indagata, sia nel corso dei numerosi interrogatori ai quali è stata sottoposta, sia nelle conversazioni telefoniche e ambientali intercettate, non abbia mai ammesso, anche in forma larvata, le proprie responsabilità.

 

Quanto agli interrogatori occorre rilevare come la Franzoni, seppur con la più totale buona fede degli investigatori, non sia mai stata seriamente messa di fronte alle proprie responsabilità.

 

Essa, almeno nei momenti iniziali, ha trovato un sicuro conforto nell’appoggio, del tutto involontario ed inconsapevole, fornitole la Maresciallo Catalfamo.

 

Ed infatti, come risulta dal verbale di accertamenti urgenti in data 1/3/2002, Catalfamo e la Franzoni si intrattenevano a parlare nella stessa mattinata dell’omicidio.

 

Evidente l’importanza che avrebbe potuto anche le sole mezze frasi dette dall’indagata in un momento così delicato.

 

Eppure in marito a tale colloquio non è mai stata eseguita alcuna annotazione di servizio, fosse anche solo per dire: nulla di rilevante.

 

Poi, dopo questo primo colloquio, il Catalfamo accompagna da solo la Franzoni presso la Stazione Carabinieri di Cogne.

 

Che cosa si siano detti in quel frangente non è dato sapere.

 

Alle 19.00 del giorno dell’omicidio, quando ormai è certo che si può parlare di omicidio e vi sono già alcuni elementi che potrebbero radicare dei sospetti nei confronti della Franzoni, il Maggiore Fruttini ed il Catalfamo sento a s.i.t. la Franzoni facendole due domande, che riportiamo per esteso: quando stamattina facendo rientro in casa dopo aver accompagnato suo figlio Davide alla fermata dello scuolabus ha trovato suo figlio Samuele ferito, ha poi notato se dalla sua camera mancava qualche oggetto?

 

Vi sono stati episodi particolari che ricorda successi nel tempo in cui erano coinvolti i suoi figli o lei?

 

Si tratta di domande del tutto tranquillizzanti.

 

La sera del 30/1/2002 la Franzoni viene nuovamente sentita, di nuovo è presente Catalfamo.

 

È evidente che nei primi delicatissimi momenti dell’inchiesta la Franzoni si sia potuta sentire tranquilla per la presenza del Catalfamo, del tutto inconsapevole della sua reale funzione.

 

Per quanto riguarda il comportamento tenuto dopo il fatto, apparentemente riconducibile a quello di una madre sconvolta dalla perdita del figlio, si rileva come questo comportamento non sia poi così normale.

 

Già la Ferrod ci ha riferito che la Franzoni quando scoprì il cadavere se ne stava con la mani lungo i fianchi. Sembra proprio strano che non abbia cercato un ultimo e disperato contatto fisico con il figlio brutalmente ucciso da terzi.

 

Sembra poi strano che la Franzoni abbia chiamato il proprio marito non direttamente, per mezzo della segreteria, come se avesse qualcosa da nascondergli.

 

Tra l’altro nel corso delle telefonata ripete due volte l’espressione: Samuele è morto quando invece qualsiasi madre si sarebbe guardata dall’affermarlo, sperando, anche contro i fatti, nella sopravvivenza del figlio.

 

Deve inoltre considerarsi l’agghiacciante richiesta che la Franzoni fece la stessa mattinata dell’omicidio, al marito appena arrivato sul luogo del delitto: ne facciamo un altro figlio? Mia aiuti a farne un altro? È appena il caso di rilevare che il povero Samuele, con il cranio fracassato, era appena stato portato via con l’elicottero ed il padre non aveva ancora finito di piangerlo.

 

Anche dalle intercettazioni ambientali eseguite risultano alcune dichiarazioni della Franzoni che lasciano qualche perplessità.

 

Il giorno 31/1/2002 all’interno della Stazione CC di St. Pierre essa risponde al militare Caddeo, che le chiede se è vero che durante la notte era stata male: inc…si, ero già nervosa…inc…dentro di me avevo capito; e poi: Caddeo: so che è dura da accettare signora… però purtroppo è… quando succedono disgrazie.. perché sono disgrazie… del genere, purtroppo non si può lasciare.

 

Franzoni: lo so, ma purtroppo ci sono anche delle madri che ammazzano i figli , ce n’è…

 

Sempre all’interno della stazione Carabinieri di St. Pierre, si riporta questo dialogo tra l’indagata ed il Vice- brigadiere Giannini: Franzobni: lo spero che sia stato ucciso, stia tranquillo… Giannini: non ho capito…

 

Franzoni: lo spero che sia stato ucciso

 

Giannini: perche?

 

Franzoni perché no.. cioè… cercando anch’io un perché

 

Gainnini: cerco di capire che cosa mi sta dicendo perché?

Franzoni: perché è una cosa atroce… io spero che sia vero, una cosa… inc… un problema perchè io mi sento sola… pensavo ed ero convinta che gli sia esplosa la testa…inc…anche se…inc… però lo accetterei …non che qualcuno lo ha ucciso.

 

Certo questi elementi non sono sufficienti a costituire indizi di responsabilità.

 

Dimostrano però che il comportamento dell’indagata dopo la scoperta dell’omicidio non è stato così normale come si potrebbe pensare.

 

Anche la comprensione psicodinamica del caso in esame, consente di fornire una ragionevole spiegazione al comportamento tenuto dall’indagata post factum: tale comportamento sembra infatti possedere tutti i requisiti tipici del fenomeno dissociativo.

 

Come è noto, la funzione primaria della dissociazione, in termini generali, è quella di funzionare come risposta protettiva, come difesa rispetto ad un trauma paralizzante.

 

Essa ha natura adattiva, perché consente una via di fuga da una situazione di realtà terrificante, fornendo un modo per isolare una esperienza vissuta come catastrofica del soggetto.

 

Si tratta di un meccanismo mentale ben conosciuto dalla psichiatria contemporanea che consente al soggetto di compartimentalizzare l’esperienza traumatica vissuta, bandendolo dalla consapevolezza, non essendo più accessibile alla coscienza è come se il trauma non fosse mai accaduto.

 

La comprensione psicodinamica parte proprio da questa considerazione: i ricordi del se traumatizzato devono essere dissociati perché non possono coesistere con il se della vita quotidiana che appare in possesso di pieno controllo.

 

Più in particolare, la letteratura sull’argomento distingue tra rimozione e dissociazione, ricollegando solo la seconda al verificarsi di un trauma.

 

Nell’ambito di quest’ultima categoria sono state studiate da tempo sia l’amnesia dissociativa, sia la fuga dissociativa.

Il caso di specie sembra rientrare nell’ambito dell’amnesia dissociativa ossia quel disturbo che prevede uno o più episodi di incapacità a rievocare un importante trauma personale.

 

Pare appena il caso di rilevare come l’omicidio del proprio figlio, compiuto in un contesto ambientale nel quale tutte le persone ha ritratto la famiglia Lorenzi come la famiglia felice, possa portare, se non dissociato, ad una totale disgregazione del se.

 

Esso, pertanto, deve essere allontanato dalla coscienza e dalla memoria, rendendo così possibile la prosecuzione della vita.

 

Sembra ragionevole affermare che l’indagata ben avrebbe potuto commettere il delitto senza ricordarselo e saperlo in questo momento.

 

Del resto alcune tracce del trauma dissociato emergono proprio dai brani delle conversazioni ambientali sopra riportati.

 

Infine, dalle intercettazioni telefoniche poi non può aspettarsi nulla di rilevante.

 

Infatti dalla intercettazione ambientale eseguita il giorno 3/2/2002, si apprende come Stefano Lorenzi dica alla moglie di non usare il telefono cellulare perché pensa che possa essere intercettato

 

12. IL MOVENTE E L’ARMA DEL DELITTO

 

Come abbiamo già affermato nel paragrafo 1 della presente ordinanze, l’impianto accusatorio, seppur ampiamente confermato da tutti gli elementi di fatto sopra esposti, sconta due lacune: manca l’arma del delitto, anche se il consulente tecnico del PM ce ne ha descritto le caratteristiche; manca il movente.

 

Quanto all’arma del delitto è già stato dimostrato nel paragrafo 3.2 che l’indagata ha avuto a disposizione più di un congruo lasso di tempo per farla sparire.

Sembra verosimile ritenere che essa sia stata aiutata, in questa azione, da una o più persone al momento non identificabili.

 

L’esecuzione dell’omicidio sembra invece di mano propria della sola Franzoni, almeno per quanto risulta in questo momento,.

 

Il movente.

 

Giova rilevare che secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità: l’individuazione di un adeguato movente dell’azione omicida perde qaulsiasi rilevanza, ai fini dell’affermazione della responsabilità, allorchè vi sia comunque la prova della attribuibilità di detta azione all’imputato.

 

Nella specie il complesso materiale indiziario esistente a carico dell’indagata è da se solo sufficiente ad integrare i gravi indizi di colpevolezza richiesti dall’art. 273 c.p.p..

 

Allo stato degli atti non vi sono elementi sufficienti per affermare che si versi in ipotesi di un motivo razionale ovvero di un motivo del tutto irrazionale.

 

Il PM nella sua richiesta, richiama l’episodio intervenuti nella notte del 30/1/2002, che insieme alle altre circostanze desumibili dalla vita dell’indagata, dalle sue motivazioni e dalle sue aspirazioni, potrebbero spiegare la ragione del gesto criminale.

 

Sembra ragionevole ipotizzare che in una situazione di forte stress, già aggravato dalle precedenti condizioni di salute dell’indagata, la Franzoni abbia deciso di uccidere Samuele perché pensava che la vittima avesse qualcosa che non andava, che frustrava il suo desiderio di mamma di vedere il figlio crescere in condizioni normali.

 

Oppure più semplicemente, si può pesare che la Franzoni abbia soppresso la vittima perché quel mattino, dove lei già era irritata, Samuele le dava fastidio, essendosi messo a piangere sulle scale proprio mentre lei si preparava per uscire.

In ogni caso si tratta solo di illazioni, che al momento non trovano alcun riscontro nei fatti.

 

Peraltro, come sopra già osservato, in questo caso non è necessario accertare il movente.

 

13. IMPUTABILITA E QUALIFICAZIONE GIURIDICA DEL FATTO.

 

Per quanto sopra esposto, l’omicidio commesso dalla Franzoni, seppure in questo momento privo di una spiegazione razionale non sembra comunque il gesto pazzo, quantomeno nell’accezione che ha questo termine per gli artt. 88 e 89 c.p..

 

Non vi sono, almeno in questo momento , elementi di fatto dai quali possa evincersi una qualche psicosi o comunque una qualche, malattia mentale tale da escludere o scemare grandemente la capacità di intendere e di volere dell’indagata al momento del fatto.

 

Probabilmente, come è stato dimostrato nel paragrafo 11, dopo la commissione del fatto si è verificata una amnesia dissociativa.

 

Non è dato sapere se questo disturbo sia stato determinato unicamente dal trauma ovvero se esso sia la manifestazione di un più ampio disturbo della personalità che già minava la salute mentale della Franzoni prima del fatto.

 

Del resto, nel caso dei soggetti che abbiano raggiunto la maggiore età, la capacità di intendere e di volere, secondo l’id quod plerumque accidit, è da ritenersi presunta; salvo che sussistano specifici e concreti elementi atti a far ragionevolmente ritenere che, nella singola fattispecie, detta presunzione possa essere superata da risultanze di senso contrario.

 

Ne la mancanza di un movente accertato o adeguato la brutalità dell’omicidio possono fare inferire, da se sole e considerate, l’esistenza di un vizio di mente.

Infatti, la sussistenza dei presupposti richiesti da gli artt 88 e 89 c.p.: non è automaticamente riconoscibile per il solo fatto che il delitto sia caratterizzato da particolare efferatezza e brutalità, ovvero sia riconducibile ad una causale che appaia inadeguata.

 

Piuttosto, anche sulla base delle condizioni sopra esposte, il fatto sembra essere stato determinato da uno stato emotivo o passionale, che non esclude in alcun modo l’imputabilità.

 

La qualificazione giuridica dei fatti prospettata dal PM appare corretta.

 

L’animus necandi può essere facilmente desunto dal numero e dalla gravità delle ferite riportate dal piccolo Samuele.

 

Sembra potersi escludere la configurazione dell’omicidio preterintenzionale per tre ordini di considerazione.

 

In primo luogo per la zona attinta dai colpi (encefalo).

 

In secondo luogo per la reiterazione dei colpi e per l’oggetto impiegato per produrli (dotato di spigoli e quindi avente una sicura potenzialità lesiva).

 

Infine per l’esistenza della ferita da difesa sulla mano del bambino che dimostra, con evidenza, che l’aggressore aveva proprio l’intenzione di sopprimere la vittima.

 

Non risulta che il fatto sua stato compiuto in presenza di una causa di giustificazione o di non punibilità.

 

Nemmeno risulta che sussista una causa di estinzione del reato o della pena irrogabile.-

 

Sono stati valutati gli elementi forniti dalla difesa e sono state valutate tutte le circostanze comunque in astratto favorevoli all’indagata.

 

14. LE ESIGENZE CAUTELARI E LA SCELTA DELLA MISURA.

Il PM, quanto al Periculum libertatis prospetta la sussistenza delle esigenze cautelari di cui all’art. 274 lett. b) e c) c.p.p..

 

In effetti, tenuto conto di tutti gli argomenti che di seguito saranno esposti, sembra sussistere il concreto pericolo di fuga ed il concreto pericolo di reiterazione del reato, in concorso tra loro.

 

Occorre intanto rilevare che sono trascorso quarantadue giorni dalla consumazione dell’omicidio.

 

In quanto periodo l’indagata, per quello che emerge dagli atti, non risulta aver compiuto alcun tentativo di sottrarsi alla giurisdizione italiana; ne risulta aver compiuto altri gesti violenti, nei confronti dei suoi familiari che con lei convivono e, comunque, nei confronti di altre persone.

 

In questa situazione si può ritenere che sussista un concreto ed attuale periculum libertatis? La risposta è affermativa.

 

Un primo elemento, apparentemente inconferente ma in realtà già significativo, deriva dalla evidente anomalia che ha caratterizzato questo procedimento: le indagini preliminari, per la prima volta nella storia giudiziaria del nostro paese, sono state integralmente seguite in diretta dai mezzi di comunicazione di massa, che hanno provveduto, con dovizia di particolari, a rendere noti al pubblico i singoli elementi di fatto acquisiti dagli investigatori, mano a mano che questi venivano raccolti.

 

In altre parole, si è cercato una sorta di controllo sociale improprio, che ha probabilmente inibito le azioni dell’indagata.

 

La famiglia Lorenzi, colpita due volte dall’evento delittuoso, è stata addirittura costretta ad allontanarsi dal luogo della residenza, per godere di qualche momento di tranquillità.

 

La pressione esercitata dai ,mass media e dalla opinione pubblica, si è dunque concretamente manifes6tata come controllo/ inibizione.

L’argomento, come già detto, non è risolutivo.

 

Esso però serve a concretizzare, nella fattispecie, il periculum liberatis.

 

Quanto all’esigenza cautelare di cui alla lettera b) dell’art, 274 c.p.p., il concreto pericolo di fuga è anzitutto desumibile dalla pena in astratto irrogabile per il reato dall’indagata contestato (la pena massima del nostro codice: l’ergastolo).

 

In questo caso, l’elemento è particolarmente significativo, atteso che la prospettiva che incombe sull’indagata, in caso di terminare la propria esistenza all’interno di una casa penale, salvi i benefici connessi dalla legge.

 

Deve quindi ragionevolmente attendersi che la Franzoni, se lasciata in libertà nel corso del processo, farebbe tutto quanto nella sua possibilità per sottrarsi all’esecuzione della condanna.

 

Ma vi sono altri due elementi che rendono concreto ed attuale questo pericolo.

 

La scoperta della sua responsabilità da parte degli altri familiari, sia la famiglia dell’indagata che quella del coniuge, potrebbe determinare la recisione di tutti i legami familiari e parentali della Franzoni; probabilmente la recisione di qualsiasi rapporto con altre persone.

 

Anche in considerazione del fatto che il delitto è stato brutale e che ha avuto amplissima divulgazione da parte dei mezzi di comunicazione, è dunque concretamente probabile che la Franzoni, qualora rimanesse in libertà, cercherebbe con qualsiasi mezzo di sottrarsi al processo, anche perché a questo punto avrebbe perso qualsiasi radicamento sociale, parentale e sul territorio.

 

Infine, giova rilavare, che è stato accertato che nel corso del presente procedimento la Franzoni ha più volte mentito, cercando di attribuire la responsabilità ad un terzo ignoto introdottosi nella sua abitazione.

La condotta tenuta è sintomatica, insieme a tutti gli altri elementi, di una certa tendenza ostruzionistica rispetto all’esercizio della giurisdizione penale.

 

Quanto all’esigenza cautelare di cui all’art. 274 lett. c) c.p.p., sussiste il concreto ed attuale pericolo che la Franzoni, qualora lasciata in libertà nel corso del processo, possa commettere altri gravi delitti con uso della violenza personale ovvero della stessa specie di quello per il quale si procede.

 

Soccorrono, in merito, gli elementi indicatori della pericolosità sociale previsti dall’art. 274 c.p.p. particolarmente significative.

 

L’aggressione è stata consumata all’interno della casa familiare, approfittando della fiducia della vittima e della tranquillità del luogo.

 

L’oggetto dell’azione omicida è il figlio dell’indagata, bambino di soli tre anni, del tutto privo di qualsiasi capacità di reazione e/o difesa nei confronti dell’aggressore.

 

Non è stata impiegata un’arma nel senso classico del termine; l’omicidio è stato consumato per mezzo di un’arma impropria, che ben può essere reperita nuovamente dall’indagata anche nelle occasioni più banali della vita quotidiana.

 

La zona attinta è il capo del bambino, ciò che è particolarmente significativo della ferma volontà dell’aggressore di sopprimere la vittima.

 

Sono state inferte complessivamente 12- 14 ferite: l’azione è stata reiterata nonostante lo sfacelo dell’ovoide cranico.

 

Tutte queste circostanze, complessivamente valutate, sono già indicative della concreta pericolosità sociale dell’indagata.

 

Proprio perché l’omicidio è stato consumato in un tranquillo ed ordinato contesto familiare, dobbiamo attenderci che l’indagata non necessiti di condizioni od armi particolari per reiterare la propria condotta.

A suo carico anche gli elementi derivanti dal giudizio sulla personalità.

 

È vero che l’indagata è persona incensurata, apparentemente inserita in un contesto di normali relazioni con gli altri.

 

Il fatto, tuttavia, contribuisce a creare degli squarci su tale giudizio di normalità.

 

Intanto la particolare intensità dell’animus necandi, la volontà di sopprimere la vittima per un motivo che qualunque esso sia non può in ogni caso ritenersi adeguato e proporzionato rispetto all’azione compiuta.

 

Si evidenzia, nel migliore dei casi, una totale disfunzione dei freni inibitori.

 

Nell’ambito delle condizioni personali dell’indagata, attualmente tutte da chiarire, anche l’azione più ierrilevante3 o banale può determinare una redazione del tutto sproporzionata, così come è capitato al povero Samuele.

 

La Franzoni, come abbiamo visto nel paragrafo 13, è stata probabilmente vittima di un’irresistibile stato emotivo o passionale che la ha determinata a commettere il reato.

 

Ed in questo senso a nulla rileva il tempo intercorso trattandosi di processi che non sono controllabili dalla coscienza.

 

È dunque concretamente possibile che nonostante l’apparente normalità della Franzoni e l’apparente di controllarsi, l’indagata possa essere determinata per mezzo di processi che forse nemmeno lei stessa è in grado di conoscere a nuove azioni violente.

 

In questo senso la pendenza del procedimento penale a suo carico non può che costituire un ulteriore elemento di stress creando un conflitto tra l’immagine che l’indagata ha di se stessa e quella che invece risulta nei suoi processi decisionali inconsci.

Si aggiunga che prima o poi arriverà il momento in cui la Franzoni dovrà procedere a rielaborare in modo critico il fatto compiuto al momento dissociato.

 

Quando quel momento avverrà sarà inevitabile il conflitto tra il se traumatizzato ed il se della vita quotidiana.

 

Ciò potrà determinare una ulteriore perdita di controllo rispetto ai propri freni inibitori.

 

anche questo elemento prescinde dal lasso temporale nel frattempo decorso.

 

Sussistono dunque tutti i presupposti per ordinare la misura cautelare richiesta dal PM.

 

Allo stato degli atti la Franzoni non pare trovarsi in una delle condizioni che inibiscono l’applicazione della misura cautelare più grave, ex art. 275 comma 4 c.p.p..

 

Nessuna possibilità di sospensione condizionale della pena, il titolo del reato non lo consente.

 

Quanto alla scelta della misura da adottare, tenuto conto di tutti i criteri stabiliti dall’art. 275 c.p.p., sembra idonea, adeguata e proporzionata la sola misura della custodia cautelare in carcere.

 

Ogni altra misura deve ritenersi inadeguata.

 

Il pericolo di fuga e il pericolo di reiterazione del rato, attese le dinamiche sottostanti, possono essere contenuti solo con la coercizione.

 

Le altre misure, tenuto conto di tutte le circostanze del caso di specie, non servirebbero a nulla.

 

15.CAUTELA

 

Per tutti i motivi sopra esposti deve dunque essere ordinata la custodia cautelare in carcere.

Qualche considerazione sulle modalità esecutive di questo provvedimento.

 

Essa aspetta ai sensi dell’art. 293 c.p.p., ad altre persone.

 

Tuttavia questo giudice, pur non potendolo pretendere, auspica che la misura venga eseguita senza clamore, lontano dagli occhi indiscreti di chi non è parte di questo procedimento.

 

L’errore giudiziario è infatti sempre possibile.

 

Il complesso indiziario a carico della Franzoni: bisogna però evitare l’irreparabile.

 

In particolare non deve essere consentito esporre ulteriormente l’indagata la curiosità dell’opinione pubblica, non essendo la gogna una pena vigente del nostro ordinamento.

 

La Franzoni ha ucciso il figlio.

 

Ma forse non può essere ritenuta un’assassina o omicida nel senso canonico del termine.

 

Dietro il reato si intravede una tragedia familiare.

 

Il giudizio deve fermarsi alla rilevanza penale dei fatti.

 

Si proceda al piantonamento a vista dell’indagata, senza privarla dei confronti che questo momento indubbiamente grave per lei possano comunque alleviarne la pena.

 

PQM

 

Visti gli artt. 285, 292 c.p.p.

 

DISPONE

 

La custodia cautelare in carcere a carico di Franzoni Annamaria, nata a San Benedetto Val di Sangro il giorno 23/8/1971 residente in Cogne, AO fraz. Montroz località Caouz nr 4/a e 4/6;

 

ORDINA

 

Agli ufficiali ed agli agenti di polizia giudiziaria che Franzoni Annamaria sia catturata ed immediatamente condotta in un istituto di custodia, per rimanervi a disposizione dell’autorità giudiziaria.

 

MANDA

 

Alla cancelleria per gli adempimenti previsti dall’art. 92 disp. att. c.p.p.;

 

DISPONE

 

Che l’indagata sia piantonata a vista dal personale femminile della struttura penitenziaria.

 

Aosta, 13 marzo 2002

 

 

 

 


Fonte eius.it

Tribunale del riesame di Torino

 

Ordinanza 30 marzo 2002

 

 

 

 

IL TRIBUNALE DI TORINO

 

Riunito in camera di consiglio in funzione di organo istituito ai sensi degli artt. 309 e ss. c.p.p.

Nelle persone dei sigg. Magistrati:

Presidente: dott. Pier Giorgio BALESTRETTI

Giudice: dott. Daniela COLPO 

Giudice: dott. Immacolata IADELUCA

Sull'istanza di riesame inoltrata nell'interesse di FRANZONI Annamaria, nata a San Benedetto Val di Sembro il 23 agosto 1971, avverso l'ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere emessa nei confronti della medesima dal G.I.P. presso il tribunale di Aosta in data 13 marzo 2002;

sentiti i difensori dell'indagata ed il P.M.; 

ha pronunciato la seguente

 

ORDINANZA

 

PREMESSO

 

che FRANZONI Annamaria è indagata per omicidio volontario ai danni del proprio figlio Samuele LORENZI di anni tre perpetrato in data 30 gennaio 2002;

 

che più in particolare, dagli Atti trasmessi a questo Organo ex art. 309 comma 5 c.p.p., emergono le seguenti circostanze in ordine alle modalità di svolgimento dei principali fatti di causa:

 

alle ore 8 28/17 del 30 gennaio 2002 Annamaria FRANZONI chiamava il servizio medico di pronto intervento 118 di Aosta dicendo all'operatrice CALIPARI Nives che il proprio figlio vomitava sangue dalla bocca;

 

alle ore 8 e 41 veniva inviato un elicottero presso il luogo da cui era partita la chiamata, che perveniva a destinazione verso le ore 8 e 51- 8 e 52;

 

sul posto già si trovavano, oltre alla madre di LORENZI Samuele, la dottoressa SATRAGNI Ada (convocata telefonicamente dalla stessa FRANZONI a partire dalle ore 8 e 27 minuti primi e 30 minuti secondi), intenta prestare le prime cure al bambino detergendo le ferite e praticandogli una iniezione di cortisone, nonché il suocero di questa SAVIN Marco, la vicina di casa FERROD Daniela ed alcune persone che si trovavano a passare nei paraggi e che erano state attirate dall'improvvisa animazione creatasi attorno alla villetta abitata dai coniugi LORENZI FRANZONI;

 

il medico di servizio a bordo dell'elicottero, tale IANNIZZI Leonardo, trovava il piccolo Samuele in condizioni disperate, adagiato su di un giaciglio allestito nella zona esterna della predetta abitazione su precisa indicazione di tale Pifferi Antonello, operatore al servizio sanitario, pur rilevando che il piccolo versava in stato comatoso terminale, tentava comunque di effettuare un intervento di rianimazione inserendo una cannula nel cavo orale, onde evitare la retroflessione della lingue, e somministrando ossigeno;

 

alle ore 9 e 19 minuti il bambino veniva caricato sull'elicottero, ove proseguivano i tentativi di rianimazione, e giungeva in ospedale alle ore 9 e 47 minuti in condizioni di assoluta assenza di parametri vitali;

 

alle ore 9 e 55 minuti primi il dott. Bellini Nicola del Pronto Soccorso di Aosta ne constatava il decesso per: trauma cranico maggiore con ferite di verosimile natura da punta e taglio regione frontale destra e regione fronto- orbitaria sinistra e regione parietale destra e sinistra, con sottostanti sfondamenti ossei e pluriframmentazioni ed affossamento delle ossa frontale e parietale destra e sinistra, con perdita di sostanza parenchimale cerebrale;

 

il dott. Iannizzi, al suo arrivo presso l'abitazione dei Lorenzi, rilevava immediatamente che le lesioni riportate dal piccolo Samuele erano del tutto incompatibili con la diagnosi di aneurisma cerebrale prospettata in un primo tempo dalla dott. Satragni e, su sua indicazione, tale Glarey Elmo, intervenuto esso pure per prestare soccorso, chiamava i Carabinieri della stazione di Cogne il cui comandante, alle ore 9 e 6 minuti primi, allertava la centrale operativa del Comando Gruppo Carabinieri di Aosta, riferendo in merito all'intervento compiuto dal servizio di pronto soccorso 118;

 

alle ore 10 veniva eseguito un primo accertamento urgente su8llo stato dei luoghi e nel corso di tale operazione venivano rinvenute all'esterno dell'abitazione numerose tracce ematiche riconducibili al fatto oggetto d'indagine;

 

le immagini dell'interno dell'abitazione venivano immediatamente riprodotte per mezzo di riprese cinematografiche;

 

dalle dichiarazioni rese nell'immediatezza della indagata, dalla dott. Satragni r dalla vicina di casa Ferrod Daniela (reciprocamente concordanti ed almeno in questa parte integralmente attendibili) emergeva che il corpo del piccolo Samuele si trovava, al momento del suo rinvenimento, nella camera da letto dei genitori, sita al piano seminterrato dell'abitazione, posizionato, come può anche evincersi dalle fotografie scattate all'interno di tale camera, nella parte alta del letto, sulla sinistra (guardando dai piedi dello stesso), con il capo poggiato sul cuscino;

 

in sede di esame autoptico venivano rilevate 17 ferite lacero- contuse, distribuite in regione fronto-parietale bilateralmente;

 

la causa della morte veniva quindi ricondotta dal professor Francesco Viglino, consulente tecnico del P.M., ad un trauma cranico aperto con edema cerebrale acuto;

 

tale consulenza portava gli inquirenti ad escludere una prima serie di ipotesi alternative quali trauma accidentale, aggressione da parte di un animale, cause di natura organica e, in considerazione del numero, della localizzazione e della natura delle ferite, veniva imputata l'azione lesiva all'aggressione dolosa di un terzo;

 

dagli esiti della suddetta consulenza autoptica, e segnatamente dall'assenza di ipostasi sul cadavere, oltre che dall'assenza in altri luoghi della casa di significative tracce ematiche emergeva che l'omicidio era stato consumato all'interno della camera da letto dei coniugi Lorenzi;

 

veniva in particolare constatato che la vittima era stata aggredita mentre si trovava nel letto matrimoniale, in posizione supina sulla parte sinistra (sempre per chi guarda dai piedi dello stesso);

 

tale assunto risultava anche suffragato dalla presenza di un'estesa chiazza ematica con frammenti ossei e materia cerebrale, proprio sul cuscino e sulla zona sottostante del materasso, in detta parte del letto, oltre che dalla circostanza che, all'esito degli accertamenti urgenti ivi effettuati, i militari operanti attestavano: in tutto lo stabile non abbiamo trovato tracce evidenti di avvenuta colluttazione o segni comunque riconducibili ad episodi violenti; vistose macchie di sangue venivano per contro rinvenute sul lenzuolo e sul piumone posti sul suddetto letto, sulla parte di muro alla sinistra dello stesso, sulla testiera e sul muro retrostante ad essa, sul muro e sul comodino posti alla destra, sulle due abatjour poste sui comodini ai due lati sul calorifero ubicato sopra la finestra e sulle tende della finestra stessa ed addirittura sul soffitto, in prossimità della lampada ubicata in posizione centrale;

 

venivano pertanto escluse tutte le ipotesi alternative di perpetrazione dell'omicidio in altri locali della casa, od in zona esterna;

 

il teatro del delitto si presentava sostanzialmente ordinato: l'arredamento e le suppellettili apparivano in ordine e non interessate dall'azione aggressiva esercitata sul corpo del piccolo Samuele, non erano visibili segni di confusione, o di colluttazione, non risultava essere stato sottratto nulla dalla camera;

 

la mano sinistra della piccola vittima presentava sulle prime falangi delle dita indice e medio, alcune ferite lacero- contuse;

 

dalla natura della lesione e dalle valutazioni svolte dal consulente tecnico del P. M. prof. Viglino emergeva una priorità temporale di tali ferite rispetto a quelle inferte sul capo della vittima, sintomatiche, ad avviso degli inquirenti, della circostanza che il bambino, prima di venire colpito al capo, era stato colpito alla mano sinistra, mentre cercava di difendersi, ed aveva conseguentemente visto il proprio assassino;

 

il che, unitamente alla già rilevata assenza di tracce di colluttazione o di tentativo di fuga da parte della vittima, portava a ritenere che il piccolo Samuele conoscesse l'assassino, che non si aspettasse nessuna azione violente da parte di questa persona e che, soltanto in extremis, avesse cercato di difendersi di fronte alla feroce aggressione;

 

durante lo svolgimento degli accertamenti tecnici venivano due sequestri poi rilevatisi di particolare importanza al fine della ricostruzione dei fatti;

 

nell'angolo inferiore sinistro del letto (sempre per chi guarda dai piedi dello stesso) veniva rinvenuto un pigiama femminile di colore azzurro con disegni a fantasia;

 

in particolare la casacca era posta, rivoltata, tra il lenzuolo e il materasso mentre i pantaloni si trovavano nel giusto verso tra le falde del piumone parzialmente ripiegato su se stesso al momento del rinvenimento;

 

inoltre nella zona giorno sita al piano terreno poste nel disimpegno che da accesso al bagno, venivano rinvenute un paio di zoccoli in plastica di colore bianco appartenenti all'indagata;

 

anche tali ulteriori effetti personali venivano sequestrati in quanto presentavano delle tracce ematiche sulla suola;

 

le numerosissime informazioni sommariamente raccolte dagli inquirenti attraverso le sommarie escussioni delle varie persone informate sui fatti evidenziavano che la scoperta del corpo della giovanissima vittima era stata segnalata dalla madre dopo che la stessa era uscita per accompagnare allo scuola bus l'altro figlio, Davide, di sei anni;

 

al rinvenimento del corpo erano seguite svariate richieste di aiuto da parte della donna;

 

la prima ad essere stata interpellata era la vicina di casa Ferrod Daniela, che si trovava sul balcone della propria abitazione;

 

poi, per mezzo del telefono, la dott. Satragni (alle ore 8, 27 minuti primi e 30 minuti secondi), il servizio sanitario di pronto intervento 118 (alle ore 8, 28 minuti primi e 17 minuti secondi) ed infine il marito (alle ore 8, 29 minuti primi e 30 minuti secondi), chiamato non direttamente ma per mezzo della segretaria;

 

l'arrivo dei soccorritori determinava un irreversibile mutamento della scienza del delitto: il corpo del bambino veniva, come già ricordato, spostato dal letto e portato all'esterno dell'abitazione, per cui la posizione in cui lo stesso si trovava al momento dell'aggressione poteva poi essere desunta esclusivamente sulla scorta delle dichiarazioni rese dalle tre uniche persone che ebbero modo di vedere il piccolo quando si trovava ancora disteso sul letto, e cioè la madre, la dott. Satragni Ada e la vicina di casa Ferrod Daniela;

 

la Franzoni, premettendo di aver portato il figlio maggiore alla fermata dell'autobus, dichiarava in particolare: ... sono tornata a casa velocemente ho aperto la porta ho ritrovato la mia borsa per terra dove l'avevo lasciata con il portafoglio sono scesa di sotto da Samuele ed ho visto che si era girato a pancia in su e tirato la coperta sopra il capo.

 

Ho creduto che volesse giocare a nascondino come era solito fare con il fratello quindi ho tirato giù la coperta e l'ho visto in un lago di sangue che respirava affannosamente ed era pallido.


A quel punto ho iniziato a chiamarlo ho sentito che respirava (...) dopo aver tirato giù le coperte ed aver scoperto la pozza di sangue dove si trovava Samuele ho guardato e ho iniziato a vedere che c'erano chiazze di sangue dappertutto;

 

il breve trasferimento della Franzoni presso la fermata dello scuolabus utilizzato dal figlio Davide poteva essere con buon margine di approssimazione ricostruito cronologicamente attribuendo allo stesso un intervallo di tempo dell'ordine di 6-8 minuti primi, compreso fra le ore 8 e 16-17 minuti primi e le ore 8 e 23-24 minuti primi;

 

la Ferrod dichiarava di essere stata chiamata tra le ore 8 e 25 minuti primi e le ore 8 e 30 minuti primi dalla Franzoni, la quale le aveva comunicato che Samuele perdeva sangue dalla testa, rientrando poi nella propria camera da letto attraverso la porta- finestra sita al piano terra;

 

aggiungeva di essere a quel punto entrata a sua volta nella casa dei Lorenzi, descrivendo la scena del delitto nei seguenti termini: sono entrata in camera da letto, quella di Anna Maria e Stefano, ed ho visto il bambino Samuele era supino sul letto, con indosso il pigiama, con tutta la faccia e la testa piena di sangue (...) ho notato che c'era del sangue sulla parete dietro il letto. Il bambino aveva la testa sul cuscino ed era scoperto, sentivo che si lamentava emetteva dei suoni apriva e chiudeva gli occhi;

 

altresì precisato che: Samuele era disteso sul letto matrimoniale in posizione supina sulla parte sinistra del letto, guardandolo dalla finestra, e si presentava con il viso coperto di sangue. Il bambino indossava il pigiama ed era completamente scoperto, almeno sino alle ginocchia, non ricordo se proprio fino ai piedi. Il piumone che copriva il letto si presentava scostato sulla parte destra del letto matrimoniale, sempre secondo la mia visuale;

 

tale vicina di casa risultava essere stata la prima persona, dopo Franzoni Annamaria, a penetrare all'interno dell'abitazione di quest'ultima ed a scorgere il teatro del delitto;

 

riferiva in proposito di essere stata immediatamente invitata dalla Franzoni a recarsi dalla dott. Satragni e precisava: Annamaria era in piedi vicino al letto; aveva le mani lungo i fianchi e non toccava il bambino, non piangeva, forse era sotto shock e mi diceva di andare a chiamare Ada, la dott. Satragni, che abita li vicino perché venisse subito; ricordava infine di essersi subito dopo allontanata dalla casa dei Lorenzi per dirigersi verso casa della Satragni e di aver poco distante incontrato quest'ultima che stava raggiungendo a bordo della propria autovettura, accompagnata dal suocero Savin Marco;

 

emergeva infine dalle attestazioni della Satragni che l'indagata, nel corso della concitata conversazione delle ore 8 e 27 minuti primi e 30 minuti secondi (protrattasi per 45 minuti secondi) le aveva detto: di andare immediatamente a casa sua, di fare prestissimo perché c'era Samuele che stava perdendo sangue dalla bocca, tanto sangue, esclamando subito dopo, gli sta scoppiando il cervello oppure gli è scoppiato il cervello;

 

la sanitaria aggiungeva poi di essere penetrata a sua volta nell'abitazione dei Lorenzi, sempre accompagnata dal suocero, precisando: appena giunta ho trovato il bambino collassato in una pozza di sangue con una ferita importante a livello dell'osso frontale sulla parte destra, una lesione molto importante aperta da cui usciva della materia cerebrale e altre piccole lesioni sulla parte alta del viso;

 

precisava poi ulteriormente la descrizione della scena del delitto riferendo: dopodiché prestavo le prime cure del caso al bambino. Lo stesso si presentava disteso sul letto, supino, immobile e gemeva sommessamente ed era parzialmente coperto, ma non ricordo se era coperto fino all'inguine o fino alla cintola, quello di cui sono certa era che il tronco dallo sterno all'insù era visibile e indossava il pigiama. Il viso era completamente imbrattato di sangue, il cranio era imbrattato di sangue, erano visibili di primo acchitto due importanti ferite aperte, una sulla fronte a livello del lobo frontale del cranio da cui emergeva la massa cerebrale e l'altra a sinistra con partenza all'occhio sinistro e diretta verso l'alto con tendenza a portarsi verso il lobo frontale di sinistra. (...) Ho successivamente avvicinato al bordo del letto il bambino per poterlo avere più vicino a me e ho chiesto alla madre di fornirmi una bacinella con dell'acqua ed un fazzoletto per poter liberare il volto del bambino dal sangue. (...) Resami conto che l'acqua della bacinella che aveva usato per sciacquare il fazzoletto era eccessivamente sporca di sangue sono andata nel bagno accento alla camera in cui c'era il bambino, ho vuotato la bacinella nel wc, non ho tirato l'acqua ed ho riempito nuovamente la bacinella con dell'acqua pulita. (...) A questo punto decido di portarlo all'esterno chiedo alla madre un cuscino ed una coperta per poter appoggiare e coprire il piccolo (...) allestita questa sommaria barella sollevo da terra il bambino e a braccia lo porto all'esterno sull'angolo dell'abitazione più prossima all'elicottero. Durante questo trasporto il bambino perde sangue dalle ferite, avviene il gocciolamento e chiedo alla madre di aiutarmi a tamponare le ferite;

 

il dott. Iannizzi Leonardo, medico di servizio presso il servizio di pronto intervento 118 di Aosta, descriveva nei seguenti termini la scena notata al suo arrivo: il bambino si trovava appoggiato a terra sopra il marciapiede antistante casa sopra un cuscino ed avvolto da una coperta. La dott. al mio arrivo scopriva una ferita sulla fronte del bambino che aveva provveduto a tamponare. Sono rimasto sconvolto dalla lesione, questa aveva bordi netti, era ampia e si vedeva materia cerebrale fuoriuscire (...) entravo allora in casa e raggiunta la camera da letto mi trovavo davanti una scena impressionante, vi erano spruzzi di sangue sulla parete del capezzale del letto che continuavano sul soffitto. Il letto stesso era ampiamente sporco nella zona centrale. Sullo stesso letto, lato destro entrando nella stanza, vi era una bacinella per i panni rotonda con all'interno dell'acqua rosa sicuramente mischiata a sangue;

 

altra persona penetrata nella camera da letto dei coniugi Lorenzi dopo l'arrivo dell'elicottero veniva individuata in certo Perret Vito, residente a breve distanza, il quale riferiva: io ricordo che vi era il letto sporco di sangue ed anche i muri, e il pavimento ed il soffitto erano pieno di macchie ematiche; aggiungendo di essere nuovamente penetrato in detta camera dopo la partenza dell'elicottero, insieme alla Satragni, e descrivendo la circostanza nei seguenti termini: la Satragni mi chiedeva se l'accompagnavo a riprendere la propria borsa che aveva lasciato in camera da letto. Io entravo nella casa dall'ingresso principale e cioè quello sito al primo piano, unitamente alla dottoressa sono sceso in camera da letto ed a quel punto il sanitario prelevava una borsa che conteneva dei medicinali e l'altra quella che conteneva il materiale da pronto soccorso (...) ricordo che la dottoressa Satragni quando ha ripreso le sue borse si è fermata nel bagno sito vicino alla camera da letto dove è stato trovato il bambino, per lavarsi le mani;

 

anche Enrietti Alberto, dopo aver visto l'elicottero atterrare, penetrava nella camera da letto dei Lorenzi e in merito dichiarava: sono entrato anch'io nella camera dove dormiva il bambino e ho visto che c'era sangue sul cuscino, sulla parete a mo' di spruzzo e poi materiale che sembrava vomito e invece la dottoressa diceva essere stata materia cerebrale. La mamma era disperata e diceva che a Samuele era esplosa la testa;

 

la guida alpina di servizio a bordo dell'elicottero inviato sul luogo dei fatti, Bianchi Ivano, dichiarava: ... in attesa che il medico terminasse di medicare il bambino entravo in caso per verificare che cosa fosse successo effettivamente e chiamare il centro operativo attraverso la radio in dotazione affinché chiamasse i Carabinieri. Mentre entravo la madre mi ha seguito e allora, per non farmi sentire da lei sono entrato nel bagno e da lì ho fatto la chiamata. Per andare nel bagno sono passato attraverso la camera da letto e la mia attenzione veniva attirata dal letto che si presentava cosparso di sangue, mi sembra anche con della materia cerebrale sulle lenzuola. Ho notato una striscia di gocce di sangue che da metà del letto, lato sinistro entrando dall'esterno, andavano verso la porta che dall'interno della camera accede alla casa. Ricordo un tappeto verde sul pavimento del bagno, mi sembra uno scendi doccia, non disteso ma come mosso dal passaggio di qualcuno. Nella camera da letto c'era sangue un po' dappertutto;

 

infine Glarey Elmo, guida alpina della zona che aveva coordinato le operazioni d'atterraggio del velivolo, riferiva: io sono entrato nella camera, appena un passo dentro e notando sangue sul letto sul soffitto, sul muro e mi sembra anche sulla tenda ho pensato che fosse successo qualcosa di strano, quindi sono uscito e ho chiamato con il mio cellulare la Stazione di Carabinieri di Cogne;

 

avvenuto il caricamento del bambino sull'elicottero e l'allontanamento di quest'ultimo, la Franzoni, il marito, la Satragni ed altre persone facevano ancora una volta ingresso nell'abitazione dei primi due;

 

in particolare Ferrod Daniela e Lorenzi Stefano si recavano nella camera da letto e la donna chiudeva la porta-finestra che da sul prato;

 

la stessa persona, su questa particolare sequenza dell'episodio, e premettendo che i coniugi Lorenzi stavano partendo per l'ospedale di Aosta, riferiva: in quella circostanza Annamaria mi diceva di tenere le chiavi di casa (...) dopo aver preso le chiavi, siccome la dottoressa Satragni ha detto di aver dimenticato la borsa all'interno della casa, restituisco le chiavi ad uno dei presenti, non ricordo chi, dopo di che scendevo le scale esterne e ritornavo a casa dai miei figli;

 

per quanto attiene all'ora del delitto il consulente medico legale nominato dal P.M. prof. Francesco Viglino, dopo aver analizzato le dichiarazioni dei sanitari che avevano avuto occasione di visitare il piccolo Samuele nella mattinata del 30 gennaio 2002, nonché i riscontri obiettivi del referto autoptico concludeva affermando: si può tranquillamente affermare che la morte sia ragionevolmente avvenuta qualche attimo prima o nel contesto dell'inizio dei soccorsi in quanto le condizioni del piccolo che sembrano trasparire dalle dichiarazioni sono quelle di un paziente in condizioni terminali di morte clinica sottoposte a manovre di tipo rianimatorio con conseguenti possibili fenomeni di reminescenza;

 

più in particolare secondo le argomentazioni del consulente, il piccolo Samuele versava già in stato di morte clinica al momento in cui ebbe a visitarlo la Satragni (che, come poc'anzi ricordato, prestò per prima i soccorsi alla vittima), e cioè tra le ore 8 e 31 minuti primi e le ore 8 35 minuti primi;

 

il pigiama ed il paio di ciabatte appartenenti all'indagata e rinvenuti all'interno dell'abitazione con evidenti tracce di sangue nonché il piumone ritrovato sul letto dei coniugi Lorenzi venivano sottoposti ad una approfondita ed elaborata consulenza tecnica disposta dal P.M. con incarico conferito ai militari del Ra. C.I.S. di Parma, in esito alla quale si appurava che dette tracce ematiche erano riferibili alla vittima;

 

a sua volta la difesa dell'indagata nominava un collegio di consulenti tecnici e depositava poi una relazione di consulenza tecnica di parte contenente valutazioni sugli accertamenti eseguiti dal suddetto Reparto di polizia scientifica;

 

si profilavano in tal modo due ipotesi in ordine alla presenza delle tracce ematiche sui due elementi del pigiama rinvenuto sul luogo del delitto e pacificamente di pertinenza della Franzoni;

 

secondo la tesi dell'accusa, supportata dalle argomentazioni scientifiche dei militari del suddetto Raggruppamento, il pigiama sarebbe stato indossato dall'assassino nell'eseguire il reato, mentre secondo la tesi dei periti della difesa il pigiama sarebbe invece stato imbrattato durante l'esecuzione della violentissima aggressione perché si trovava gettato in disordine sul piumone del letto, così come prospettato dalla Franzoni in più occasioni;

 

anche gli zoccoli ritrovati al piano terreno dell'abitazione dei coniugi Lorenzi, pacificamente appartenenti all'indagata, presentavano tracce ematiche evidenti variamente disposte su entrambe le suole;

 

tali calzature, sottoposte ad un più approfondito esame, previa rimozione della tomaia di cuoi e successiva analisi al microscopio binoculare, rivelavano ulteriori tracce verosimilmente ematiche, presenti sia sulla scarpa sinistra, sia su quella destra;

 

in particolare, per quanto riguarda lo zoccolo sinistro, le tracce risultavano localizzate a circa metà dello sviluppo longitudinale del plantare, all'altezza del bordo laterale sinistro, sotto forma di una minuta crosticina, in corrispondenza del bordo anteriore del plantare sotto forma di alonature e minutissimi residui, apprezzabili soltanto microscopicamente, sulla superficie interna della tomaia in cuoio, all'altezza del bordo laterale destro, a guisa di un tenue imbrattamento riscontrabile solo microscopicamente;

 

le analisi biologiche eseguite su dette tracce ematiche consentivano di accertare che le stesse sono riferibili alla vittima;

 

alcune delle persone presenti nei pressi dell'abitazione dei Lorenzi in orario prossimo all'omicidio riferivano di non aver notato nessuna persona fermarsi o comunque transitare nella zona circostante destando sospetto o attenzione;

 

Lorenzi Stefano, uscito di casa verso le ore 7 e 30 e le ore 7 e 40, dichiarava di non aver notato nulla di strano quella mattina;

 

anche il piccolo Davide riferiva di non aver visto nessuno nel corso del giro in bicicletta effettuato dopo la colazione;

 

la stessa indagata asseriva infine di non aver notato persone estranee nei pressi dell'abitazione, aggiungendo che le finestre e la porta del garage erano rimaste chiuse durante la sua assenza ed assumendo per contro, ripetutamente, di aver lasciato aperta la porta di ingresso, non chiudendola a chiave nell'uscire, per paura di fare rumore;

 

lungo il viottolo che costeggia l'abitazione dei Lorenzi non venivano riscontrate tracce o comunque segni riconducibili ad un possibile appostamento finalizzato all'osservazione della casa;

 

né tali tracce venivano rilevate nel corso dell'esteso e accurato controllo perimetrale della zona effettuato dai Carabinieri;

 

nessun effetto sortivano poi le lunghe ed approfondite ricerche dirette al rinvenimento dell'arma del delitto;

 

dalla natura delle lesioni il consulente medico legale del P.M. desumeva le caratteristiche strutturali delle stesse concludendo: per quanto desumibile dalla descritta morfologia delle lesioni si può affermare che queste, con buona probabilità siano state determinate da un corpo contundente con le seguenti caratteristiche: facile ed agevole impugnabilità; rigido; discretamente pesante; che presenta margini acuti rettilinei e spigoli vivi. La morfologia della maggior parte delle ferite è suggestiva per l'ipotesi che le stesse siano state prodotte per l'effetto dell'azione di spigolo dell'oggetto.


Con particolare riferimento all'abbigliamento indossato quella mattina dalla Franzoni, l'indagata dichiarava: ... quando sono rientrata in casa, di ritorno dall'accompagnare Davide, mi sono subito tolta le scarpe ho messo le ciabatte e sono giù a vedere Samuele (...) quando ero in attesa del soccorso, su indicazione di Ada sono nuovamente salita di sopra a prendere le scarpe, la giacca, le ho infilate ho lasciato le ciabatte al piano vicino l'ingresso e sono riscesa;

 

precisava poi: nel momento in cui sono rientrata in casa dopo aver accompagnato Davide alla fermata dello scuolabus, ho chiuso la porta d'ingresso a chiave dall'interno (...) dopodiché mi sono tolta le scarpe nell'antibagno e mi sono messa le ciabatte, mi sono tolta la giacca e sono scesa sotto in camera trovando Samuele. Voglio altresì riferire che quando Ada mi ha detto di prepararmi perché dovevo andare con Samuele, sono salita sopra, mi sono messa le scarpe, ho preso la mia giacca nera e lo zaino che si trovava sul basamento in pietra del camino e sono nuovamente scesa sotto;

 

tale versione veniva smentita dalla Satragni che ricordava di aver notato, al suo arrivo nella casa dei Lorenzi, la Franzoni interamente abbigliata di nero e negava di aver detto all'indagata di mettersi le scarpe al posto delle ciabatte o degli zoccoli per poter seguire il figlio ad Aosta;

 

a sua volta la Ferrod confermava che l'indagata, al momento del suo arrivo, indossava un paio di pantaloni scuri aggiungendo che, pur non essendo in grado di ricordare né il tipo né il colore delle scarpe, avrebbe certamente notato una calzatura di colore chiaro o addirittura bianco per il contrasto con il colore dei pantaloni, ed in una successiva deposizione precisava di ricordarsi che la Franzoni era vestita con pantaloni scuri e ciabatte ai piedi;

 

analoghe dichiarazioni venivano rese seppure in termini dubitativi, dal suocero della Satragni Savin Marco, intervenuto come già ricordato sulla scena del delitto insieme alla nuora;

 

venivano poi compiuti articolati accertamenti, anche per mezzo di intercettazioni telefoniche/ambientali, al fine di verificare l'eventuale coinvolgimento nei fatti per i quali si procede degli altri familiari della vittima, di alcuni vicini e di altre persone che per vari motivi avrebbe ipoteticamente potuto commettere l'omicidio e non emergevano, a giudizio degli inquirenti, concreti elementi suscettibili di evidenziare un coinvolgimento di tali persone nei fatti;

 

che in data 13 marzo 2002 il G.I.P. presso il Tribunale di Aosta, su conforme richiesta del Magistrato inquirente, ha emesso nei confronti della Franzoni ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere desumendo dalle suddette risultanze gravi indizi di colpevolezza della stessa in ordine al delitto di omicidio volontario in danno del figlio Samuele, ed adducendo esigenze cautelari connesse ad un pericolo di fuga, desunto da un ritenuto controllo sociale improprio cui l'indagata sarebbe stata sottoposta in relazione all'eccezionale rilievo massmediatico assunto dalla vicenda giudiziaria nella quale la stessa è stata coinvolta, oltreché dall'entità della pena in astratto irrogabile per il reato in contestazione ed ad un ritenuto atteggiamento volutamente menzognero da essa assunto nel corso delle indagini, nonché ad un pericolo di recidivanza specifica desunto dalle modalità e circostanze dei fatti, e segnatamente dalla ritenuta, probabile, riferibilità della azione omicidiaria in contestazione ad un irresistibile stato emotivo e passionale, non controllabile in sede razionale, e ad una conseguente possibilità di reiterazione di tale condizione soggettiva;

 

che avverso detto provvedimento il difensore della Franzoni ha inoltrato richiesta di riesame deducendo: con specifico riferimento all'omessa notificazione ad esso difensore dell'avviso di deposito della documentazione relativa agli esiti degli accertamenti sugli zoccoli rinvenuti all'interno dell'abitazione dei Lorenzi (consegnati dai militari del Ra.C.I.S. al P.M. il 7 marzo 2002, con relazione datata 6 marzo 2002, mentre su alcune fotografie appare3 la data 5 marzo 2002), nonostante fosse stata una precisa ed esteriorizzata volontà di dedurre su tali accertamenti tecnici, e fosse stato qualche giorno prima concordato ed effettuato il deposito delle prime controdeduzioni, relative al solo pigiama, una nullità di detti accertamenti tecnici del personale del Ra.C.I.S., relativi alle suddette ciabatte, e conseguentemente del loro impiego nell'ordinanza di custodia cautelare dell'ordinanza per violazione delle garanzie partecipative ex artt. 178, lett. c), 360 e 366 c.p.p., nonché 118 disp. att. c.p.p.; con specifico riferimento all'intervenuta secretazione di vari passaggi delle conversazioni fra presenti intercorse fra l'indagata e il marito, intercettate a più riprese nei giorni immediatamente successivi l'omicidio e trascritte dal personale di P.G. operante, nonché del contenuto di varie intercettazioni telefoniche, in relazione alle quali è stata chiesta ed ottenuta l'autorizzazione al ritardo del deposito sino alla chiusura delle indagini preliminari ai sensi dell'art. 268 c.p.p., e ad una conseguente impossibilità di conoscere gli atti di intercettazione telefonica ed ambientale nella loro totalità, una lesione del diritto di difesa ed un a non motivata sottrazione al giudizio del G.I.P. procedente e, successivamente, di questo Organo del riesame di elementi essenziali per scelte inerenti alla privazione della libertà personale, con possibile sottrazione al giudizio di questi Organi giudicanti di elementi la cui ritenuta valenza favorevole all'indagata risulterebbe desumibile dal contenuto delle parti del suddetto materiale di indagine non secretato, e, conseguentemente, una nullità dell'ordinanza per violazione dell'obbligo di trasmettere gli elementi favorevoli all'indagata ex artt. 178, lett.c), 291 e 292 c.p.p. come innovati dall'art. 8 l. 8 agosto 1995, n.332; con specifico riferimento ad una pretesa erroneità delle considerazioni di merito formulate dal G.I.P. procedente in ordine ad elementi importanti quali gli asseriti indizi desumibili dal pigiama e dagli zoccoli rinvenuti all'interno della villa dei Lorenzi, oltreché con specifico riferimento ad una pretesa erroneità nella valutazione, sempre nel merito, dell'alibi della Franzoni, e degli alibi di altri soggetti considerati, una nullità dell'ordinanza per violazione dell'obbligo di motivare sugli elementi di discolpa dell'indagata ex artt. 178, lett. c), nonché 291, 292 c.p.p. come innovati dall'art. 8 l. 8 agosto 1995, n. 332; con specifico riferimento ad una pretesa insussistenza di indizi di colpevolezza a carico dell'indagata, una nullità dell'ordinanza per mancanza della condizione di cui all'art. 273 c.p.p.; con specifico riferimento ad una insussistenza delle esigenze cautelari addotte a fondamento dell'applicazione della misura, una nullità dell'ordinanza per mancanza delle condizioni di cui all'art. 274 c.p.p.; contestando altresì l'adeguatezza del regime cautelare applicato rispetto al grado e all'entità delle esigenze concretamente prospettabili, chiedendo conseguentemente l'annullamento dell'ordinanza stessa o, in via subordinata, la sostituzione della misura custodiale in corso con altra meno afflittiva ed indicando, ai fini di una eventuale applicazione in via sostitutiva del regime degli arresti domiciliari, una serie di abitazioni di congiunti dell'indagata disponibili ad accogliere la stessa in tale regime custodiale;

 

premesso altresì che all'odierna udienza lo stesso difensore ha illustrato tali motivi depositando memoria scritta ed allegando alla stessa due ulteriori memorie difensive redatte sulla scorta di osservazioni formulate dai consulenti tecnici di parte professor Carlo Torre e dott. Carlo Robino in ordine alla rilevanza indiziaria delle tracce ematiche riconducibili al piccolo Lorenzi Samuele riscontrate sul pigiama e sugli zoccoli rinvenuti all'interno della villa dei Lorenzi nell'immediatezza dei fatti;

 

che sempre all'odierna udienza il P.M., producendo preliminarmente copie di verbale di rilievi fotografici effettuati in data 21 marzo 2002 presso l'abitazione dei coniugi Guichardaz Ferrod in frazione Motroz n. 4/c di Cogne, nonché copia di carta topografica riproducente il territorio dell'abitato di Cogne e dintorni (con evidenziazione delle posizioni e relative distanze dal luogo del delitto di Ferrod Daniela, di Perratone Carlo, di Guichardaz Ulisse ed Ottino, di Blanc Graziana e di Guichardaz Gino negli orari a ridosso di quello in cui venne presumibilmente consumata l'aggressione in danno di Lorenzi Samuele, nonché della distanza fra la villa dei Lorenzi e la fermata dello scuolabus, ed ancora del tracciato indicativo del tratto di strada comunale che collega questi due poli del punto di tale percorso stradale nel quale si perde la visuale della villa dei Lorenzi, della casa in costruzione di pertinenza di Guichardaz Ulisse ed infine dell'abitazione della dott.ssa Satragni) copia di sommarie informazioni rispettivamente rese in data 28 marzo 2001 da certo Franzoni Bernardo, ed in data 29 marzo 2002 da certo Chenal Mauro, ed allegando altresì memoria scritta contenente un riepilogo degli elementi indiziari già addotti a fondamento della richiesta di emissione dell'impugnato provvedimento cautelare ed alcune osservazioni sulle deduzioni difensive, a chiesto la conferma dell'impugnato provvedimento cautelare;

 

premesso altresì che l'impugnato provvedimento cautelare prende le mosse da una serie di conclusioni certe ed incontrovertibili desunte dall'accertamento oggettivo dello stato dei luoghi e dalla relazione di consulenza tecnica del prof. Viglino quali: la riferibilità dei gravissimi e devastanti esiti lesivi riportati dal piccolo Samuele nel mattino del 30 gennaio 2002 ad un'azione omicidiaria; l'avvenuta perpetrazione di tale azione omicidiaria interamente all'interno della camera da letto dei coniugi Lorenzi; l'avvio di tale feroce aggressione in un momento in cui la vittima, seppur sdraiata sul letto dei genitori, era perfettamente sveglia ed in grado di scorgere, seppur soltanto per qualche istante, il proprio assassino;

 

che tale sostanziale nucleo conoscitivo di partenza, pienamente coerente con gli esiti dell'amplissima ed articolata attività investigativa ed in alcun modo contestato dalla difesa, appaiono del tutto condivisibili;

 

rilevato che il quadro indiziario addotto a fondamento dell'impugnato provvedimento restrittivo si appunta su di una lunga serie di risultanze di indagine direttamente acquisite nel corso dei numerosi ed approfonditi sopralluoghi svolti sul teatro del delitto, anche attraverso i contestuali rilievi descrittivi e fotografici ed i sequestri operati in via d'urgenza ex art. 352 c.p., nonché nel corso della amplissima ed incisiva verifica testimoniale, ed ancora in esito alle analisi scientifiche condotte in sede di verifica testimoniale, ed ancora in esito alle analisi scientifiche condotte in sede di accertamenti tecnici disposti dall'Organo inquirente;

 

che, più in particolare, sulla scoperta di tale copioso materiale investigativo sono state formulate numerose conclusioni logico deduttive ritenute idonee, nel loro insieme, ad integrare un quadro indiziario connotato da quel carattere di gravità che è richiesto, quale presupposto per l'emissione di misura cautela personale, dall'art. 273 c.p.p., e segnatamente sono state enucleate le seguenti conclusioni: Samuele conosceva l'assassino e si fidava di lui; la Franzoni rimase da sola sul luogo del delitto con il cadavere per circa 4 o 5 minuti intercorsi tra la scoperta del corpo della piccola vittima e l'arrivo della vicina di casa Ferrod Daniela; la Franzoni dispone inoltre di un altro lasso temporale più breve, tra l'uscita di casa della Ferrod e l'arrivo della Satragni; dopo l'arrivo di quest'ultima ed il suo intervento sul corpo del bambino la scienza è irreversibilmente mutata; tra la partenza del velivolo inviato dal servizio di elisoccorso e l'arrivo dei Carabinieri trascorre un ampio lasso temporale, valutabile in 40 minuti circa, durante il quale la scena del delitto è rimasta liberamente accessibile ad un notevole numero di persone via via richiamate dall'enorme risonanza che l'inquietante episodio ebbe immediatamente, quantomeno a livello locale; il mattino dei fatti, dopo aver fatto colazione, Lorenzi Davide uscì di casa per giocare con la bicicletta; nulla può essere affermato in merito all'esatta collocazione temporale di tali eventi riferiti dal minore, se non con margini di tolleranza talmente ampli da vanificarne la concreta rilevanza; dallo stesso racconto di Davide può peraltro essere ragionevolmente desunta l'inverosimiglianza delle allegazioni difensive reiteratamente rese dalla Franzoni in ordine ad un asserito ritardo suo e del figlio maggiore, in quella particolare circostanza, apparendo difficilmente inquadrabile in tale prospettazione difensiva, la circostanza che il piccolo Davide abbia avuto il tempo di recarsi all'esterno della casa per effettuare un giro in bicicletta; l'alibi della Franzoni può essere ricostruito nei termini che seguono: per raggiungere la fermata dell'autobus (distante 250 metri circa dall'abitazione) occorrono, secondo il verbale di sopralluogo eseguito, dai 3 minuti e 10 secondi ai 3 minuti e 30 secondi circa, con andatura regolare; sia il teste Vidi Dino, sia il teste Savin Marco riferiscono che l'andatura della Franzoni quella mattina era regolare; il primo dei predetti testimoni, autista dello scuolabus, ha asserito che alle ore 8 e 20, quando raggiunse la fermata, sul posto si trovavano già ad attenderlo la Franzoni e Davide; ne deriva, tenuto conto di tutti i fatti sopra esposti, ed in particolare delle condizioni del tempo e della strada, nonché dell'andatura riferita dai due testimoni che la Franzoni uscì di casa tra le ore 8 e 16 minuti primi e le ore 8 e 17 minuti primi, e vi fece rientro tra le 8 e 23 minuti primi e le ore 8 e 24 minuti primi; può anzi affermarsi con certezza esclusivamente la circostanza che la Franzoni uscì di casa prima delle ore 8 e 20 minuti primi e che vi fece rientro dopo le ore 8 e 20 minuti primi, essendo tutto il resto prospettabile in termini puramente probabilistici;

 

tale ricostruzione dell'alibi della Franzoni sconta, tuttavia, una certa approssimazione;

 

esso è determinato tenendo conto del tempo medio di percorrenza impiegato dai Carabinieri nel corso dell'accertamento sui luoghi ma nessuno può dire se la velocità tenuta dalla Franzoni quella mattina fosse più alta o più bassa di quella tenuta nella esecuzione del sopralluogo;

 

l'unico momento in cui si può con certezza escludere che la Franzoni abbia commesso l'omicidio è l'orario in cui è stata vista attendere con il figlio Davide alla fermata, e cioè le ore 8 e 20 minuti primi;

 

tra le ore 8 e 15 minuti primi e le ore 8 e 20 minuti primi la Franzoni si troverebbe sulla strada di andata dall'abitazione verso la fermata: l'alibi non esclude la possibilità di commettere il reato per il periodo di tempo per il periodo di tempo antecedente alle ore 8 e 15 minuti primi; tra le ore 8 e 17 minuti primi e le ore 8 e 23 minuti primi la Franzoni uscirebbe poi rientrerebbe nella casa;

 

l'alibi non esclude la possibilità di perpetrazione del reato per il periodo di tempo successivo alle ore 8 e 20 minuti primi;

 

tra le ore 8 e 16 minuti primi e le ore 8 e 24 minuti primi la Franzoni uscirebbe e poi rientrerebbe nella casa: l'alibi non esclude la possibilità di commettere il reato per il periodo di tempo antecedente e successivo alle ore 8 e 20 minuti primi;

 

questo non significa che la Franzoni non abbia impiegato un certo periodo di tempo per raggiungere la fermata e tornare alla propria abitazione, ma che, attesa l'impossibilità di determinare con esattezza il lasso di tempo impiegato, non può escludersi (ossia non è impossibile) che l'indagata abbia commesso l'omicidio nel lasso temporale indicato come alibi, verosimilmente nei periodi estremi del lasso medesimo;

 

occorre quindi procedere a comparazione tra il lasso di tempo costituente l'alibi della Franzoni ed il lasso di tempo costituente il range entro il quale si è verificato l'omicidio;

 

ciò determina, in primo luogo, la necessità di individuare il lasso temporale entro il quale l'omicidio può essere stato consumato;

 

il consulente medico legale del P.M. ritiene che: stante la tipologia della lesione e quanto può essere desunto dai dati autoptici, ragionevolmente si deve ritenere come la morte possa essere intervenuta, tempuscolo più tempuscolo meno intorno ai 10- 12 minuti dall'aggressione; la successiva relazione integrativa del 12 marzo 2002 ha confermato tale valutazione approssimando di ulteriori 5 minuti;

 

non è tuttavia ragionevole pretendere che il tempo di sopravvivenza venga determinato al minuto: la biologia non è una scienza esatta almeno per quanto riguarda questa particolare materia, ogni organismo vivente ha una diversa reazione alle lesioni subite, e dunque i tempi di sopravvivenza non possono mai essere determinati al minuto;

 

si può sicuramente affermare che il gravissimi trauma cranico aperto abbia rapidamente indotto un edema cerebrale acuto, in una situazione di ipossia da massiva anemia metaemorragica;

 

ciò ha determinato con ragionevole certezza una rapida alterazione dei parametri vitali; nella letteratura scientifica è infatti acquisito che in caso di trauma cranico aperto, quanto più grave è l'edema, e quanto maggiore è l'ipossia, allora tanto è più rapida la morta clinica, la rapida perdita delle funzioni vitali;

 

pertanto, seppur con un margine di approssimazione, possono condividersi le conclusioni alle quali è pervenuto il consulente;

 

il termine ad quem può essere ragionevolmente ritenuto quello delle ore 8 e 29 minuti primi;

 

in quel momento la Ferrod entra nella camera da letto e vede il piccolo Samuele già (clinicamente) morto;

 

allo stato degli atti si può solo affermare, in modo incontrovertibile, che l'omicidio è stato consumato nella mattina del 30 gennaio 2002, prima delle ore 8 e 29;

 

è molto probabile, sulla scorta di tutte le considerazioni sopra esposte e del tempo di sopravvivenza indicata dal consulente medico legale del P.M., che l'omicidio sia stato consumato tra le ore 8 e le ore 8 e 29, con preferenza per gli orari ricompresi nella prima fascia del tasso temporale (punto 17);

 

l'alibi della Franzoni si colloca dunque all'interno del periodo di tempo entro il quale l'omicidio è avvenuto;

 

tuttavia, almeno in questo momento, non lo ricomprende per intero, è compatibile con l'esecuzione dell'omicidio e dunque non può essere ritenuto sufficiente per escludere la responsabilità della FRANZONI (punto 18);

 

valgono qui le stesse considerazioni testé svolte, sulla scorta delle quali si può ragionevolmente affermare, almeno allo stato, che le risultanze di indagine riportano la perpetrazione della feroce aggressione ad una frazione temporale ben difficilmente conciliabile con la ricostruzione accusatoria, giova altresì ribadire che la frazione temporale sopra richiamata, e cioè quella compresa fra le ore 8 e 14 minuti primi e le ore 8 e 15 minuti primi, è stata calcolata sulla base di una ricostruzione totalmente sfavorevole all'indagata e ferma restando la possibilità del tutto giustificata alla luce delle valutazioni medico legali fornite dal consulente dell'accusa, di spostare tale frazione temporale all'interno di quell'intervallo di sette-otto minuti primi compreso fra le ore 8 e 17-17 minuti primi e le ore 8 e 23-24 minuti primi, durante il quale l'indagata si trovava pacificamente fuori casa;

 

non solo è dimostrato che l'omicidio, se non con probabilità del tutto infinitesimali, non è stato commesso da altre persone, ma è anche dimostrato che sussistono elementi che indicano che l'omicidio è stato commesso proprio dall'indagata (punto 19);

 

l'intervallo di tempo durante il quale l'indagata è rimasta assente dalla propria abitazione - quantificabile, come più volte ricordato, in sette otto minuti - non pare radicalmente inconciliabile con l'ipotesi di una furtiva penetrazione dell'aggressore all'interno della villa negli istanti immediatamente successivi all'allontanamento della FRANZONI e del figlio Davide lungo la strada che porta alla fermata dello scuolabus, di una subitanea ricerca del luogo in cui riposava il piccolo Samuele, di una altrettanto subitanea perpetrazione della feroce aggressione e di un repentino allontanamento;

 

e quanto agli ulteriori elementi che indicherebbero la FRANZONI quale autore materiale dell'omicidio si rinvia ai punti successivi;

 

tali elementi sono costituiti in positivo, sia dalle contraddizioni tra le versioni dei fatti fornite dall'indagata, sia dalle contraddizioni tra le dichiarazioni rese dalla FRANZONI e quelle rese dalle altre persone informate sui fatti (punto 20);

 

per quanto attiene alla concludenza e gravità di tali risultanze indiziarie si rinvia alle considerazioni che seguiranno;

 

oltre a ciò la sua responsabilità può essere desunta da alcune considerazioni prettamente logiche relative al pigiama ed alle ciabatte in sequestro (punto 21), anche per quanto attiene alla concludenza e gravità di tali risultanze indiziarie si rinvia alle considerazioni che seguiranno;

 

in negativo la riconducibilità alla FRANZONI del delitto si desume dalla sostanziale impossibilità da parte di terzi di porre in essere questa specifica azione omicidiaria, tenuto soprattutto conto delle peculiari modalità spazio-temporali della stessa e della sussistenza di alibi forniti dalle altre persone che per varie ragioni avrebbero potuto commettere il fatto (punto 22);

 

per quanto attiene alla pretesa impossibilità, da parte di terzi, di porre in essere la specifica azione omicidiaria per cui si procede valgono le considerazioni sopra espresso al punto 19;

 

per poter pensare che la FRANZONI abbia ucciso il figlio, deve anzitutto accertarsi se la stessa, nel lasso temporale entro il quale è avvenuto l'omicidio, abbia avuto modo di trovarsi da sola con la vittima all'interno dell'abitazione, perché proprio lì è stata pacificamente posta in essere l'azione omicidiaria;

 

altro è infatti l'affermazione secondo cui l'alibi dell'indagata è compatibile con l'esecuzione dell'omicidio, altro è affermare che la FRANZONI ha avuto la concreta possibilità di porre in essere tale azione (punto 23);

 

la risposta è positiva atteso che la stessa indagata riferisca di essersi trovata da sola con Samuele all'interno della camera da letto ove l'omicidio è avvenuto prima di accompagnare Davide alla fermata dello scuolabus ("... mentre Davide faceva colazione io sono scesa di sotto a vestirmi, mi sono tolta il pigiama in camera e l'ho buttato sul letto, ho preso in bagno la canottiera e poi sono risalita di sopra (...) sono uscita con le scarpe appena messe e da allacciare, ho lasciato le ciabatte nella zona antistante il bagno, vicino alla porta d'ingresso", "... l'ho lasciato comunque a mangiare (il figlio Daniele, n.d.r.) mentre io sono sceso a vestirmi. Mi sono cambiata nella mia camera da letto, lasciando il pigiama come tutte le mattine sul letto, poi sono andata in camera di Daniele a prendere i suoi vestiti (...) sono risalita in cucina dove Davide stava ancora facendo colazione, poi l'ho vestito (...) mentre stavamo uscendo ho sentito Samuele piangere e chiamarmi. A quel punto Davide è uscito e io sono scesa giù da Samuele che era sulle scale, l'ho portato nel mio letto dicendogli di stare tranquillo (...) ho preso la giacca e messo le scarpe e facendo molto piano ho aperto la porta, non richiudendola a chiave nell'uscire per paure di fare rumore...") (punto 24);

 

anche la pretesa gravità e concludenza di tali risultanze indiziarie deve essere letta alla luce dalla ricostruzione cronologica desunta dalle valutazioni medico legali sopra richiamate, sulla scorta delle quali si può ragionevolmente escludere che la feroce aggressione ai danni del piccolo Samuele sia stata perpetrata nel periodo di tempo anteriore alle ore 8 e 14-15 minuti primi (emergendo anzi concrete e specifiche indicazioni atte a suffragare l'ipotesi che tale ipotetica tempus commissi delicti debba essere in realtà posticipato), e, per poter accedere alla ricostruzione accusatoria, si dovrebbe conseguentemente ipotizzare, contro ogni verosimiglianza, che la azione omicidiaria sia stata compiuta proprio a ridosso dell'uscita della FRANZONI dalla propria abitazione, o addirittura nell'intervallo di tempo immediatamente successivo, durante il quale essa rimane pacificamente fuori dell'abitazione;

 

in ogni caso nel lasso temporale sopra indicato l'indagata si è trovata da sola in casa con la vittima - essendo usciti sia il marito che il piccolo Daniele, e non risultando la presenza di terzi - prima di portare Davide alla fermata dell'autobus, con due distinte possibilità: almeno dalle ore 8 e 15 alle ore 8 e 16 (la stessa indagata dichiara proprio con riferimento a tale lasso di tempo: "... arrivate le 8:15 Davide è uscito... " ed aggiunge che dopo avere incontrato Samuele sulle scale ed averlo messo a letto è "... andata giù per strada dove c'era già Davide... "), aveva tra le ore 8 e le ore 8 e 15, quando Davide dopo aver fatto colazione esce all'esterno della casa per giocare con la bicicletta in attesa di essere accompagnato dalla mamma alla fermata; e si è poi nuovamente trovata sola in casa con il piccolo Samuele al suo rientro nell'abitazione, avvenuto alle ore 8 e 24 circa, fino all'arrivo della FERROD avvenuto alle ore 8 e 30 circa (punto 25); per quanto attiene all'intervallo di tempo compreso fra le ore 8 e le ore 8 e 15 minuti si richiamano ancora una volta le considerazioni sopra svolte sulla scorta dell'accertamento medico legale disposto dal P.M. mentre, per quanto attiene all'intervallo di tempo compreso fra le ore 8,15 e le ore 8,16, giova ancora una volta ribadire che in tale limitatissimo lasso di tempo, sempre stando alla ricostruzione accusatoria, la donna avrebbe dovuto aggredire il proprio figlio indossando ancora l'abbigliamento che aveva durante la notte, e quindi togliersi tale abbigliamento, cancellare rapidamente dalla propria persona le tracce di sangue verosimilmente prodottesi durante la feroce aggressione, recarsi al piano superiore per riporre gli zoccoli, ed indossare l'abbigliamento necessario per recarsi all'esterno;

 

quanto poi all'ulteriore intervallo di tempo successivo al rientro nell'abitazione, avvenuto intorno alle ore 8 e 24 minuti primi, giova ricordare che, stando alle già richiamate ed inoppugnabili risultanze desumibili dai tabulati forniti dall'Omnitel e dalla Telecom, a partire dalle ore 8,27 minuti primi e 30 minuti secondi, e cioè dopo poco più di tre minuti, la FRANZONI iniziò quella ininterrotta serie di chiamate telefoniche conclusasi a ridosso delle ore 8 e 30 minuti primi (l'ultima chiamata è quella diretta all'azienda presso cui lavora il marito LORENZI Stefano, partita alle ore 8,29 minuti primi e 26 minuti secondi e protrattasi per 22 minuti secondi), quando era già sopraggiunta la vicina FERROD Daniela e stava per arrivare la dottoressa SATRAGNI accompagnata dal suocero;

 

inoltre, sempre stando alla ricostruzione dell'aggressione fornita dall'accusa, in tale esiguo intervallo di tempo la prevenuta avrebbe dovuto, contro ogni verosimiglianza, svestirsi per indossare il pigiama e gli zoccoli, aggredire il figlio, occultare almeno sommariamente l'arma, cancellare le tracce di sangue prodottesi sulla sua persona, rivestirsi ed iniziare a quel punto a invocare freneticamente l'intervento dei soccorsi;

 

dette ricostruzioni cronologicamente scontano le approssimazioni già evidenziate;

 

non vi sono infatti elementi certi per poter affermare a quale ora esatta la FRANZONI sia uscita di casa ed a quale ora esatta vi abbia fatto rientro (punto 26); si richiamano, in proposito, e considerazioni sopra svolte ai punti 2 e 7;

 

resta comunque dimostrato che l'indagata ha avuto il tempo necessario per commettere l'omicidio (punto 27); si richiamano, in proposito, le considerazioni sopra svolte ai punti 15, 18 e 25;

 

la tesi difensiva è smentita da un sicuro riscontro oggettivo;

 

mentre i particolari del pigiama sono stati effettivamente trovati sul piumone, la casacca è stata rinvenuta tra le lenzuola ed il materasso;

 

sembra dunque impossibile che la casacca si sia potuta imbrattare in quanto al momento dell'omicidio essa si trovava sotto il piumone;

 

la stessa indagata ha confermato tale circostanza laddove ha dichiarato: "quando ho scoperto il piccolo Samuele nelle condizioni che vi ho detto ho tirato giù il piumone (...) non ricordo di aver visto il mio pigiama quando ho tirato giù il piumone. Penso che avendolo tolto al mattino sia rimasto sotto le lenzuola quando le ho tirate su per coprire Samuele prima di uscire" (punto 28);

 

anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una deduzione suggestiva, ma che trova ben pochi riscontri in atti;

 

intanto si deve subito precisare che la casacca del pigiama - almeno secondo quanto è dato evincere dalle fotografie in atti - non è stata rinvenuta tra le lenzuola ed il materasso, ma fra la coperta-copriletto (arrotolata al momento dei rilievi) ed il lenzuolo difeso sul letto in posizione sottostante al lenzuolo esterno, tale precisazione risulta di non secondaria importanza ai fini che qui interessano ove si consideri che, detta collocazione della casacca del pigiama appare perfettamente compatibile con l'ipotesi di originaria collocazione della stessa in posizione irregolare al di sopra della coperta-copriletto (si rinvia, a tal proposito, alle considerazioni che verranno svolte nel paragrafo successivo in ordine al probabile posizionamento originario dei due elementi del pigiama) e di successivo spostamento della stessa prima del ribaltamento della pesante coltre;

 

in proposito giova ricordare che la dottoressa SATRAGNI ha reiteratamente riferito di aver immediatamente posto in essere, al suo arrivo presso la camera da letto in cui giaceva il piccolo Samuele, una serie di operazioni di soccorso consistite nel lavaggio del sangue che aveva interamente ricoperto il volto ed il collo del medesimo, mediante utilizzo di una bacinella in plastica (poi rinvenuta nel corso dei primi rilievi appoggiata sul letto a fianco della zona in cui era verosimilmente posizionata la parte alta del corpo della vittima), nel tentativo di tamponamento delle devastanti ferite, nella somministrazione di una dose di cortisone per via intramuscolare, nel rovesciamento del cuscino su cui il bambino poggiava la testa, nello spostamento del corpo dello stesso verso il lato sinistro del letto (sempre guardando dai piedi dello stesso);

 

pare quindi del tutto verosimile che nel corso delle suddette operazioni, compiute dalla sanitaria con l'ausilio della FRANZONI e della FERROD, sia stata inavvertitamente spostata la casacca del pigiama, vuoi per collocare la bacinella (che necessitava di una superficie decisamente più piena di quella offerta dalla piana di quella offerta dalla pesante coltre già verosimilmente spostata in parte dalla sua collocazione originaria), vuoi per scoprire completamente il corpo del piccolo Samuele, vuoi per spostarlo leggermente verso sinistra, vuoi per rovesciare il cuscino su cui il piccolo poggiava la testa, e così via;

 

né possono rivestire una grossa valenza le dichiarazioni rese dalle suddette soccorritrici in ordine alla eventuale presenza di indumenti appoggiati disordinatamente sulla coperta-copriletto, attesa la intensissima e più che comprensibile concitazione del momento;

 

giova altresì considerare che una delle poche circostanze sulle quali sembrano concordare pienamente i Militari del Ra.C.I.S. ed i consulenti della difesa è la sostanziale omogeneità di imbrattamento da schizzi riscontrato casacca e sui pantaloni del pigiama, sintomatica di una notevole vicinanza dei due capi nel momento in cui furono attinti dal sangue;

 

quanto poi alla pretesa valenza autoindiziaria delle dichiarazioni rese dall'indagata, si osserva come appena quanto meno singolare che la stessa sia sagacemente riuscita a difendersi con sorprendente prontezza in ordine all'asserito utilizzo degli zoccoli (con l'intuibile intento - prospettato con assoluta sicurezza in sede accusatoria - di sviare da sé ogni sospetto scaturente dalla presenza di tracce ematiche sugli stessi) e sia per conto incappata in un macroscopico "scivolone" autoaccusatorio ammettendo con singolare ingenuità di avere lasciato uno degli indumenti da lei indossati durante la perpetrazione della feroce aggressione ai danni del figlio sotto le lenzuola prima di ricoprire quest'ultimo;

 

alquanto più plausibile appare l'ipotesi che la donna abbia incontrato una certa difficoltà a ricostruire con precisione tutti i movimenti da lei compiuti all'interno della camera da letto dopo la scoperta del corpo straziato del figlio ed avanzato mere ipotesi in ordine alla successione degli spostamenti degli oggetti presenti all'interno della camera da letto, ed in particolar modo di quelli originariamente posati nelle immediate vicinanze del piccolo Samuele;

 

le conclusioni del Ra.C.I.S. seppur dotate di una congrua ed articolata motivazione scientifica, prestano il fianco a qualche obiezione;

 

in primo luogo la metodologia d'indagine;

 

la comparazione tra le tracce ematiche presenti sul pigiama e quelle presenti sul piumone è stata infatti eseguita postulando che il pigiama si trovasse - al momento del suo ipotetico imbrattamento accidentale - in posizione piana su qualche zona del piumone;

 

in realtà doveva essere tenuta nella debita considerazione la circostanza che, se il pigiama fosse stato gettato in disordine sulla superficie del piumone, allora esso non avrebbe potuto trovarsi in posizione perfettamente piana, ma avrebbe dovuto almeno presentare qualche piega;

 

in secondo luogo, come correttamente argomentano i consulenti della difesa, allo stato degli atti sembra difficile spiegare la presenza di macchie soltanto su una parte della casacca, l'assenza di tracce di tipo ditate per accidentale contatto delle mani e la permanenza in sito del frammento osseo vicino al polsino del pigiama;

 

tenuto conto infatti della natura e dell'entità delle lesioni, oltreché del sanguinamento derivata, sembrerebbe ragionevolmente ipotizzabile che sul pigiama dovessero trovarsi più macchie rispetto a quelle effettivamente riscontrate (punto 29);

 

nonostante tali obiezioni, le conclusioni alle quali sono pervenuti i militari del Ra.C.I.S. sembrano comunque da condividere in quanto la casacca del pigiama non si trovava sopra il piumone ma sotto di esso ed il suo imbrattamento è spiegabile solo ipotizzando che esso sia stata indossata dall'assassino, ed in quanto sulla casacca del pigiama risultano presenti tracce emetiche sia sul retro, sia sul verso;

 

anche questa circostanza può essere infatti spiegata solo ipotizzando che il pigiama sia stato indossato dall'assassino e l'obiezione difensiva su questo punto non ha pregio, tenuto soprattutto conto della circostanza che la macchia su entrambi i lati della giacca non sembrano dovuto al contatto reciproco dei lembi della casacca. Almeno la casacca del pigiama è stata indossata dall'assassino nel corso dell'omicidio (punto 31);

 

per quanto attiene alla valenza indiziaria degli schizzi di sangue pacificamente riferibili al piccolo Samuele, rinvenuti su entrambi gli elementi del pigiama indossato dall'indagata durante la notte antecedente ai fatti, pare opportuno richiamare gli esiti dell'intera analisi effettuata dagli inquirenti sulle tracce di sangue rinvenute all'interno della camera dei Lorenzi dopo i fatti, nonché le osservazioni svolte su tale analisi dai consulenti tecnici della difesa; l'esame degli schizzi presenti sulla coperta-copriletto rinvenuta arrotolata sul letto matrimoniale ivi collocato e delle ulteriori tracce di sangue presenti nell'ambiente circostante ha indotto i militari operanti ad ipotizzare che l'aggressore si trovasse nel letto, in ginocchio in corrispondenza del fianco sinistro della vittima (pacificamente rimasta distesa sulla metà sinistra del letto, guardando dal lato inferiore dello stesso, in prossimità della zona centrale e con la testa appoggiata sul cuscino), brandendo con il braccio destro un oggetto di media pesantezza, provvisto di manico;

 

di particolare rilevanza, in ordine a tale ricostruzione, si è rivelata una zona della coperta copriletto, situata proprio al fianco dell'area sulla quale verosimilmente era posizionato il piccolo al momento dell'aggressione, singolarmente connotata, a differenza della restante area della coltre (uniformemente cosparsa di macchie ematiche di varia dimensione), dalla totale mancanza di qualsiasi traccia di sangue;

 

l'analisi degli inquirenti è stata poi ulteriormente approfondita attraverso il contestuale esame degli schizzi di sangue presenti sui due elementi del pigiama, grazie alla quale è stato possibile formulare una serie di ipotesi sulle cause di imbrattamento di detti elementi del pigiama;

 

fra tali ipotesi (prescindendo dal considerare quelle escluse dagli stessi inquirenti, e conformemente ritenuta non percorribili da nessuna delle parti) se ne è delineata una - fatta poi propria dalla difesa, sia pure con adeguate precisazioni - secondo la quale entrambi gli elementi del pigiama sarebbero stati casualmente adagiati nella parte del letto, ed una seconda ipotesi, unica scientificamente sostenibile a giudizio degli inquirenti, secondo cui l'intero indumento sarebbe stato indossato dall'omicida durante l'aggressione, sulla scorta della quale gli inquirenti hanno altresì formulato precise deduzioni in ordine alla posizione ed all'abbigliamento dell'aggressore, tale seconda ipotesi, oltre ad essere stata presentata come la più verosimile sulla scorta di una serie di valutazioni tecnico-scientifiche, è stata sostanzialmente privilegiata alla luce di alcune considerazioni asseritamente idonee ad escludere la concreta praticabilità della distinta ricostruzione poc'anzi richiamata, orbene non si ritiene che tale conclusiva prospettazione dei carabinieri del Ra.C.I.S. - fatta propria dalla pubblica accusa e poi, sia pur con qualche riserva, condivisa anche dal GIP procedente - possa essere condivisa, apparendo anzi che l'unica ricostruzione concretamente prospettabile sulla scorta dei rilievi acquisiti nell'immediatezza dei fatti sia proprio quella sostenuta dalla difesa, e cioè quella secondo cui i due elementi del pigiama si trovavano disordinatamente ammonticchiati sulla parte alta della coperta-copriletto, proprio in corrispondenza dell'area sulla quale non sono state rinvenute tracce ematiche (cosiddetta zona d'ombra, rimasta totalmente indenne dalla azione di imbrattamento, secondo tali ipotesi, perché ricoperta dal pigiama);

 

decisive, in proposito, appaiono le considerazioni coerentemente svolte dai consulenti tecnici della difesa in ordine alla sussistenza di molteplici ed evidenti elementi di contrasto con la ipotesi fatta propria dall'accusa, appuntatisi essenzialmente sulla totale assenza di tracce di strofinio e di macchie da contatto sulle superfici del pigiama, sulla irregolare collocazione delle tracce di sangue riscontrate e sulla presenza in prossimità di uno dei polsini, della massa maggiore di sangue comprendente un piccolo frammento osseo, altrettanto decisive appaiono le ulteriori considerazioni svolte, sempre dai consulenti tecnici della difesa, in ordine ad una intrinseca debolezza delle argomentazioni addotte dagli inquirenti per controbattere i molteplici e convergenti elementi da loro stessi evidenziati nel corpo della relazione a suffragio dell'ipotesi di cui si sta trattando;

 

giova infatti sottolineare che gli stessi Militari del Ra.C.I.S. adducono, a sostegno della ipotesi di cui si sta trattando, la presenza di un frammento osseo sulla manica della casacca spiegabile soltanto con la vicinanza dello stesso indumento a quella parte del letto sulla quale è stata rinvenuta una vasta possa di sangue, unico punto nel quale sono risultati presenti analoghi frammenti ossei provenienti dal cranio della vittima;

 

giova altresì sottolineare, ad ulteriore supporto della teoria di cui si sta trattando la circostanza, non affrontata né dai militari del Ra.C.I.S. né dai consulenti della difesa, che sulla parte bassa di entrambe le gambe dei pantaloni del pigiama, in zona sicuramente collocabile al di sotto delle ginocchia e sulla parte indicata dagli inquirenti come parte indossata anteriormente al momento dell'aggressione, sono visibili numerose macchie di sangue, del tutto incompatibili con l'ipotesi che tale indumento sia stato indossato dall'omicida durante l'aggressione stessa rimanendo inginocchiato sul letto;

 

giova poi rilevare - per quanto attiene all'osservazione svolta dai militari del Ri.C.I.S. sulla scorta degli esiti di prove sperimentali condotte presso il laboratorio di biologia del Reparto stesso su un pigiama del tutto analogo a quello in esame, da cui è emerso che l'impatto di gocce di sangue voluminose e/o comunque simili in quantità a quelle presenti sul reperto, produce una diffusione della sostanza ematica che si estende anche dall'altra parte del tessuto, se le due superfici sono poste a contatto - che proprio in prossimità della cospicua traccia ematica con frammento osseo presente su una delle due maniche della casacca è riscontrabile, a distanza di pochi millimetri, una seconda traccia ematica con caratteristiche del tutto analoghe alla prima (e segnatamente con dimensioni nettamente superiori rispetto a quelle delle numerosissime macchioline di cui risulta variamente cosparso l'indumento), perfettamente compatibile con l'ipotesi che la casacca del pigiama fosse ammonticchiata sulla cosiddetta "zona d'ombra" riscontrata sulla superficie della coperta-copriletto e che la zona di tessuto del pigiama stesso su cui risultano essersi impresse queste due grosse macchie ravvicinate fosse ripiegato formando un'ansa la cui superficie superiore, attinta dalla cospicua massa di sangue contenente il frammento osseo, fosse a contatto con quella inferiore ed abbia impresso su quest'ultima - proprio per diffusione derivante da contatto - la seconda macchia, di dimensioni leggermente inferiori;

 

giova ulteriormente rilevare che, accogliendo la ricostruzione offerta dai militari del Ra.C.I.S. secondo cui l'omicida avrebbe sferrato i numerosi colpi contro la vittima rimanendo inginocchiato sul letto, si dovrebbe altresì ipotizzare - soprattutto in considerazione della estrema violenza impressa sul capo della vittima e delle condizioni di non perfetta stabilità scaturenti dal posizionamento su superficie non rigida - che lo stesso omicida, durante l'aggressione, abbia tenuto le gambe leggermente divaricate, con conseguente concreta, possibilità di proiezione degli schizzi di sangue provenienti dal capo della vittima nell'area del copriletto insistente fra le due gambe, la quale ultima peraltro - e sempre stando alla suddetta ricostruzione - avrebbe proprio dovuto coincidere con la cosiddetta "zona d'ombra" risulta totalmente immune da qualsiasi traccia ematica; sulla scorta degli accertamenti scientifici sopra esposti si può ragionevolmente formulare una ipotesi di accusa che preveda il soddisfacimento contemporaneo delle seguenti condizioni: l'assassino doveva trovarsi da solo con la vittima all'interno della camera da letto dei coniugi Lorenzi nel lasso di tempo in cui l'omicidio è stato consumato; l'assassino doveva indossare, al momento dell'omicidio, almeno la casacca del pigiama; gli zoccoli sono stati indossati dall'assassino nel corso dell'omicidio ovvero, dopo la sua consumazione, sono venuti in contatto accidentale con il sangue della vittima, l'assassino doveva disporre dopo l'esecuzione del delitto, di un certo lasso di tempo per far sparire l'arma del delitto per pulirsi o comunque per allontanarsi indisturbato; l'assassino doveva conoscere la disposizione delle camere all'interno dell'abitazione dei Lorenzi e, più in particolare, doveva conoscere perfettamente le abitudini di vita della famiglia (punto 32); tutte queste condizioni sono contemporaneamente soddisfatte solo ipotizzando che l'assassino sia Franzoni Annamaria (punto 33); è possibile che una persona allo stato ignota si sia trovata in una o più delle condizioni di fatto indicate nel paragrafo precedente, necessarie al fine di poter consumare l'omicidio; si deve però ragionevolmente escludere che taluno si sia trovato contemporaneamente in tutte le condizioni sopra indicate; certo, l'ipotesi conserva ancora qualche astratta possibilità di verificarsi, ma tale possibilità è così remota da sconfinare nel bizzarro (punto 34):

intanto non pare assolutamente condivisibile l'affermazione secondo cui un eventuale aggressore non identificatesi nella Franzoni avrebbe impiegato un particolare lasso di tempo, subito dopo l'esecuzione del delitto per far sparire l'oggetto impiegato per colpire il bambino, per pulirsi o comunque per allontanarsi indisturbato; appare infatti del tutto plausibile, e ben difficilmente contestabile, l'ipotesi che un eventuale omicida penetrato furtivamente nell'abitazione nell'arco del più volte richiamato intervallo temporale di sette otto minuti compreso fra l'allontanamento della Franzoni in compagnia del figlio Davide ed il rientro della stessa nell'abitazione, si sia allontanato con una certa rapidità, tralasciando di lavarsi, portando con sé l'oggetto utilizzato per compiere la feroce aggressione ed approfittando della posizione piuttosto isolata in cui è situata la villa dei Lorenzi per far perdere le proprie tracce in un lasso di tempo particolarmente breve; quanto al preteso impiego, quanto meno, della casacca del pigiama della Franzoni si richiamano le considerazioni poc'anzi formulate, quanto alla conoscenza della disposizione delle camere all'interno dell'abitazione dei Lorenzi e delle abitudini di vita di questi ultimi sarà sufficiente osservare 8ma sul punto si ritornerà comunque più avanti) che non risultano ad oggi essere stati acquisiti convincenti alibi di taluni dei conoscenti degli stessi Lorenzi, e segnatamente della vicina di casa Ferrod Daniela e del suocero Guichardaz Ottino; quanto infine alla pretesa presenza degli zoccoli indosso all'aggressore durante la perpetrazione del delitto o subito dopo si rinvia alle considerazioni che verranno svolte più avanti ai punti 53-64;

in primo luogo non risulta che nell'abitazione dei Lorenzi o nelle sue vicinanze nella mattina dell'omicidio si trovasse qualcuno (punto 35): sicuramente il piccolo Samuele venne lasciato completamente solo all'interno dell'abitazione, ma nelle immediate vicinanze, e segnatamente all'interno della villa della famiglia Guichrdaz Ferrod (sita, secondo quanto attestato dai militari procedenti, ad una cinquantina di metri da quella dei Lorenzi), vi era sicuramente Ferrod Daniela;


tutte le persone comunque presenti nei pressi dell'abitazione dei Lorenzi tra le ore 8 e le ore 8.30 hanno decisamente affermato di non aver notato nessuna persona fermarsi o comunque transitare in quella zona, destando sospetto o attenzione; Lorenzi Stefano, uscito di casa tra le ore 7 e 30 e le ore 7 e 40, ha dichiarato di non aver notato nulla di strano quella mattina; anche il piccolo Davide ha dichiarato di non aver visto nessuno nel corso del giro in bici fatto dopo la colazione; infine la stessa indagata ha dichiarato di non aver notato persone estranee nei pressi dell'abitazione (punto 36); scarsamente rilevante anche alla luce della sufficientemente sicura ricostruzione cronologica dei fatti sopra diffusamente prospettata ai punti 14 e 14, appaiono le attestazioni di Lorenzi Stefano, pacificamente allontanatosi dalla propria abitazione almeno trentacinque minuti prima del momento a partire dal quale si può collocare con ragionevole margine di verosimiglianza la feroce aggressione in danno del figlio; ugualmente poco rilevanti appaiono almeno ai fini che qui interessano, le attestazioni rese dal piccolo Davide e dalla stessa prevenuta posto che, in ipotesi di perpetrazione dell'aggressione da parte di persona diversa da quest'ultima, deve ragionevolmente ritenersi che il fantomatico assassino abbia (come del resto correttamente sottolineato dal G.I.P. procedente) atteso l'uscita della Franzoni e dello stesso figlio Davide evitando accuratamente di farsi notare da costoro; quanto alle altre testimonianze appaiono di particolare interesse - come correttamente evidenziato dal Gip procedente nell'impugnata ordinanza cautelare - quelle di Grappein Dario, di Vidi Dino e di Guichardaz Ilenia; peraltro il primo di costoro Grappein ha dichiarato di non aver visto nessuno sulla strada comunale che unisce la frazione Gimillan alla frazione Montroz sita, nel punto più vicino alla villa dei Lorenzi, a circa 250 metri dalla stessa; l'autista dello scuolabus Vidi Dino ha dichiarato di non aver notato alcun movimento sospetto presso la casa dei Lorenzi allorquando fece la sosta intorn alle 8.20 in frazione Montroz, ossia in un momento in cui si trovava esso pure ad una distanza di circa 250 metri, dalla villa e in cui l'aggressore poteva già essere entrato nella villa; ed infine Guichardaz Ilenia ha riferito di essere transitata alle ore 7.55 in località Gimillan, vicino alla villa dei Lorenzi, ossia almeno venti minuti prima dell'inizio di quell'arco temporale entro il quale si ritiene di poter collocare con ragionevole margine di verosimiglianza la feroce aggressione e menzionato tale Travasa Stefania, moglie di Grappein, impiegata come lei presso il comune di Cogne, la quale le avrebbe dichiarato di non aver visto nulla di sospetto ed avrebbe timbrato il cartellino alle ore 8.29 (non è dato peraltro sapere in quale ora questa seconda testimone sarebbe transitata nelle vicinanze della villa dei Lorenzi);


nel viottolo che costeggia l'abitazione dei Lorenzi non sono state riscontrate tracce o comunque segni riconducibili ad un possibile spostamento finalizzato all'osservazione della casa; né tali tracce sono state riscontrate nel corso dell'esteso e accurato controllo perimetrale della zona effettuata dai Carabinieri (punto 37);


tale risultanza - certamente idonea ad escludere l'ipotesi che l'omicidio del piccolo Samuele sia stato accuratamente organizzato da persona totalmente estranea al gruppo famigliare del medesimo rimasta a lungo appostata in un luogo adiacente alla villa in attesa che si verificasse il momento propizio per penetrare furtivamente all'interno di essa approfittando della momentanea condizione di isolamento in cui era stata lasciata la piccola vittima - non vale ad escludere altre ipotesi alternative che, come si vedrà meglio più avanti non risultano essere state ad oggi convincentemente e inoppugnabilmente escluse;


l'assassino, per accedere alla camera in cui si trova il piccolo Samuele, deve pure essere passato da qualche parte: l'indagata ha dichiarato che le finestre e la porta del garage erano chiuse (punto 38); resta come unica alternativa, la porta d'ingresso; sembra ragionevole ritenere che la porta d'ingresso, mentre la Franzoni si recava alla fermata dell'autobus, fosse stata chiusa dalla stessa indagata (punto 39) senza dubbio questa decisione asseritamente adottata dalla Franzoni di lasciare il piccolo Samuele in casa da solo per svariati minuti, portandosi ad una distanza che, seppur nn particolarmente elevata, era comunque idonea a precluderle qualsivoglia sorveglianza diretta della zona circostante alla villa, costituisce una notevole imprudenza ove si voglia accedere all'ipotesi che l'omicidio sia stato perpetrato da persona del tutto estranea alla famiglia, soprattutto se si considera che lo stabile abitato dai Lorenzi era pacificamente situato in una zona notevolmente isolata del comune dei Cogne e che nelle immediate vicinanze vi era soltanto la villa dei Guichardaz Ferrod, i cui abitanti potevano in quel momento essere impegnati in faccende suscettibili di impedire loro qualsivoglia controllo della zona circostante (non bisogna dimenticare che, secondo quanto emerge dalle concordanti attestazioni di Ferrod Daniela e dai suoi congiunti Guichardaz Carlo, Ottino ed Ulisse, la villa in questione era in quel momento occupata soltanto dalla Ferrod e dai due giovanissimi figli, e verosimilmente la donna era intenta ad accudire questi ultimi); per altro non pare che questo sia pur sconsiderato comportamento asseritamente tenuto dalla prevenuta, certamente confliggente con quei comprovati atteggiamenti di scrupolo ed apprensione che sembrerebbero aver sempre connotato i rapporti della stessa con i due giovanissimi figli, possono assurgere a veri e propri elementi indiziari o presentino comunque connotazioni di particolare gravità e concludenza; non bisogna infatti dimenticare che il gravissimo episodio delittuoso per cui si procede risulta essersi del tutto imprevedibilmente consumato in un particolare contesto ambientale e sociale, molto verosimilmente caratterizzato da una vigile e penetrante attenzione delle comunità su tutto quanto accade all'interno del territorio, da una consolidata conoscenza reciproca di tutti i membri della comunità stessa e da una conseguente, facile, intercettazione di qualsivoglia, anche solo momentanea ed occasionale, intrusione "anomala" all'interno del territorio; pare quindi quanto meno verosimile che la Franzoni, prevedendo di dover rimanere fuori casa per una manciata di minuti e confidando comunque in quelle prerogative di sicurezza e "tranquillità" che avevano da sempre connotato il tessuto sociale circostante, abbia consapevolmente, e senza particolare preoccupazione, omesso di chiudere a chiave la porta di ingresso (in proposito giova anche sottolineare che, tenuto conto della conformazione della villa e soprattutto della presenza di un notevole numero di finestre e porte finestre non corredate di particolari sistemi di difesa, l'acceso all'interno di essa da parte di estranei era comunque significativamente agevolato e conseguentemente può ragionevolmente affermarsi che il più rilevante profilo di imprudenza concretamente ascrivibile alla Franzoni - sempre ipotizzando che l'omicidio sia stato commesso da un estraneo - si ricollega all'aver lasciato il giovanissimo figlio totalmente solo all'interno di un ambiente isolato dall'esterno, più che dall'aver in qualche modo agevolato l'ingresso di estranei in tale ambiente);


nel corso del procedimento la Franzoni ha dichiarato più volte di aver lasciato aperta la porta di ingresso, non chiudendola a chiave nell'uscire per paura di fare rumore e di svegliare il piccolo Samuele; la dichiarazione della Franzoni è probabilmente falsa, sia per la sua intrinseca inverosimiglianza sia perché contraddetta da altre dichiarazioni dalla stessa rese (punto 40); in primo luogo, pare del tutto inverosimile che una madre molto attenta e scrupolosa come la Franzoni - così almeno è stata definita e si ritiene - esca di casa senza chiudere la porta, lasciando il piccolo Samuele da solo in balia degli eventi; tra l'altro la giustificazione fornita ("... per paura di fare rumore...") è contraddetta dalle stesse dichiarazioni della Franzoni e da un riscontro obiettivo; l'indagata ha dichiarato di aver messo nel proprio letto Samuele perché piangeva; sembra però impossibile che il piccolo Samuele, poco dopo aver richiamato l'attenzione della mamma si sia immediatamente addormentato, ben sapendo che la mamma stava per uscire perché già era vestita; è quindi evidente l'infondatezza della giustificazione addotta, non potendo svegliarsi con il rumore ella porta colui che in realtà era già sveglio, e non stava dormendo; tra l'altro, che Samuele probabilmente non stesse dormendo risulta anche dalle ferite da difesa riportate sulla mano sinistra (punto 41); oltre a richiamare quando già esposto al punto precedente si rileva che la Franzoni non ha mai affermato di aver omesso la chiusura a chiave della porta di ingresso per timore di far rumore e di svegliare Samuele, ma ha sempre dichiarato di essersi improvvisamente accorta, mentre stava per avviarsi alla fermata dello scuolabus in compagnia di Davide, che il figlio più piccolo si era svegliato e stava piangendo, di aver quindi fatto sdraiare quest'ultimo sul letto matrimoniale con l'intento di tranquillizzarlo e convincerlo che non stava uscendo di casa, e che essa si sarebbe trattenuta in sua compagnia rimanendo nelle stanze adiacenti a quella in cui lui si trovava, di aver quindi acceso la televisione per convincere ulteriormente il piccolo della sua presenza all'interno dell'abitazione e di essersi infine allontanata evitando di far scattare la serratura temendo che il rumore prodotto da quest'ultima venisse percepito da Samuele e gli facesse capire che in realtà essa si stava allontanando momentaneamente di casa in compagnia del fratellino, tale ricostruzione, resa dalla donna, quanto meno nei suoi tratti essenziali, fin dalle primissime battute dell'inchiesta, è stata poi puntualmente e coerentemente ribadita nei successivi costituiti testimoniali;

 

nell'immediatezza dei fatti la Franzoni ha dichiarato proprio il contrario; all'arrivo del dott. Iannizzi il quale prospettava l'ipotesi che poteva esserci stato qualcuno entrato dall'esterno, la Franzoni risulta aver risposto: "Non sono stupida era chiuso e so bene quello che faccio" con tono definito dai presenti quasi infastidito (punto 42); tale iniziale affermazione attribuita dalla dott.ssa Satragni all'indagata - senza dubbio in evidente contrasto con la versione successivamente resa da quest'ultima in ordine alla omessa chiusura della porta d'ingresso dell'abitazione durante il suo breve allontanamento per accompagnare il figlio Davide alla fermata dello scuolabus - si colloca in un momento in cui il piccolo Samuele, non ancora caricato sull'elicottero, appariva verosimilmente ancora vivo; orbene, pur dovendosi indubbiamente valutare con estrema prudenza - alla luce di tale iniziale, ed apparentemente perentoria affermazione - la effettiva attendibilità delle successive attestazioni rese dall'indagata in ordine alla asserita omissione della chiusura a chiave della porta di ingresso, non si ritiene che l'affermazione stessa (acquisita agli atti del procedimento, tra l'altro de relato) rivesta una valenza dimostrativa tale da inficiare totalmente la credibilità di tali successive dichiarazioni; in proposito appare particolarmente significativa la circostanza che tali affermazioni ove effettivamente pronunciate, si inscrissero comunque in una particolare fase del drammatico episodio di cui si sta trattando, e cioè in un momento in cui il decesso del piccolo Samuele non era stato ancora dichiarato e la Franzoni potrebbe realmente aver elaborato di fronte alla agghiacciante ipotesi di una sua involontaria agevolato della tragica morte del figlioletto, un atteggiamento auto assolutorio fondato sulla improbabile ipotesi che le devastanti lesioni riportate dal piccolo avessero una origine organica e sulla conseguente convinzione di non essere stata in alcun modo responsabile del drammatico evento; significative, sempre a tal proposito, appaiono le attestazioni rese dalla dott.ssa Satrgni, riscontrate dalle stesse dichiarazioni rese dall'indagata in sede di sommarie informazioni, secondo cui quest'ultima si era inizialmente convinta che fosse scoppiata la testa al piccolo Samuele;


si può quindi ritenere per tutte queste ragioni che la Franzoni abbia mentito. Il mattino dell'omicidio la porta d'ingresso era chiusa; sul luogo non sono state rinvenuti segni di effrazione o di scasso; ne consegue che l'assassino disponeva delle chiavi di casa o si trovava già all'interno (punto 43): su questa argomentazione logico deduttiva si richiamano le considerazioni sopra svolte ai punti 38-42;

anche supponendo per amore di discussione, che la porta d'ingresso fosse aperta risulta comunque impossibile la commissione del reato da parte di terzi; è stato infatti accertato che non vi era condotta costante da parte della Franzoni per quanto riguarda la conduzione dei propri figli alla fermata dello scuolabus. Alcune volte la Franzoni usciva di casa con tutte e due i bambini, altre volte usciva di casa con il solo Davide, lasciando da solo Samuele. Sembra però che nella generalità dei casi erano più le volte che usciva con i due bambini insieme, e allora, affinché la consumazione del reato sia possibile, occorre che l'omicida non solo conoscesse l'ubicazione delle camere all'interno della casa dei Lorenzi, ma occorre soprattutto che l'assassino conoscesse le abitudini della Franzoni e che tenesse sotto costante osservazione l'abitazione dei Lorenzi allo scopo di cogliere il momento più opportuno per agire, visto che le abitudini della Franzoni non erano costanti. Occorre infine che l'assassino sapesse che quel mattino il bambino si trovava nella camera da letto dei genitori, e non nella camera da letto dove di solito dormiva (punto 44); tale argomentazione logico-deduttiva, in assenza di una convincente e definitiva esclusione delle ipotesi alternative, non può essere invocata, neppure in concorrenza di ulteriori e più concludenti indicazioni accusatorie, quale elemento indiziario grave; in proposito giova anche ricordare che una parte dei componenti della famiglia Guichardaz Ferrod risulta priva di alibi esaurientemente riscontrati (come si vedrà meglio più avanti) e che Ferrod Daniela - asseritamente rimasta all'interno della propria abitazione durante l'intervallo temporale nell'arco del quale risulta essere stata perpetrata l'aggressione ai danni del piccolo Samuele- poteva seguire dalle proprie finestre gli spostamenti della Franzoni ed in particolare notare quando la sessa si è allontanata da casa con Davide diretta verso la fermata dello Scuolabus, era perfettamente in condizioni di conoscere le abitudini della Franzoni ed in particolare - avendo essa pure due figli in tenera età, uno dei quali iscritto alla scuola materna .- era in grado di intuire che la Franzoni si sta dirigendo verso detta fermata e quale sarebbe stato il tempo presumibile di percorrenza, conosceva la conformazione interna della casa dei Franzoni, poteva sapere dell'avvenuto allontanamento del marito della Franzoni, Lorenzi Stefano, partito tra le 7.30 minuti primi e le 7.40 minuti primi in automobile della propria villa molto verosimilmente era informata della presenza di Samuele all'interno della casa dei Franzoni, essendo il piccolo iscritto come suo figlio alla scuola materna e dovendo i due bambini essere accompagnati presso tale scuola con il turno di servizio immediato successivo a quello di Davide previsto per le ore 8.45;


tale ipotesi non trova alcun riscontro nei fatti e risulta intrinsecamente inverosimile atteso che una preparazione così accurata dell'omicidio richiederebbe quantomeno un movente (punto 45); allo stato non risulta che i Lorenzi si siano creati mai rancori tali nei confronti di altre persone, in modo da giustificare l'azione delittuosa; il marito dell'indagata - per quello che risulta dagli atti - ha più volte dichiarato di non aver nessuna idea in merito al movente di un terzo in quanto al di là dei normali screzi tra vicini, non gli risulta di essersi mai comportato in maniera tale da determinare in altri la nascita di un proposito vendicativo di questa portata, nei confronti suoi e dei suoi familiari (punto 46): la ritenuta assenta di moventi in capo a terze persone, ed in special modo la ritenuta assenza di pregresse situazioni conflittuali fra i Lorenzi ed altri componenti della piccola comunità di Cogne di gravità tale da giustificare la perpetrazione di un atto così atrocemente efferato come quello per cui si procede, non possono ritenersi circostanze indiziariamente rilevanti in ordine alla posizione della Franzoni, soprattutto se si considera che, alla luce delle risultanze diffusamente analizzate ai punti 14 e 15, non risulta affatto dimostrato che l'aggressione del piccolo Samuele sia avvenuta in un orario nel quale la madre si trovava con lui all'interno dell'abitazione, e se si tiene altresì conto del fatto che non è stato fino ad oggi adeguatamente evidenziato alcun plausibile movente, in capo alla stessa Franzoni, atto a giustificare la perpetrazione di un atto così assurdamente feroce;


una preparazione così accurata del delitto richiederebbe quantomeno che l'omicida impieghi un'arma più efficace ed appropriata di quella impiegata per la consumazione dell'omicidio e, pur non essendo mai stata ritrovata l'arma del delitto, il consulente medico legale del Pm è stato in grado, in base alla natura delle lesioni di desumerne le caratteristiche strutturali giungendo ad ipotizzare con buon margine di sicurezza che le suddette lesioni ".... Con buona probabilità siano state determinate da un corpo contundente con le seguenti caratteristiche: facile ed agevole impugnabilità; rigido, discretamente pesante; che presenta margini acuti rettilinei e spigoli vivi. La morfologia della maggior parte delle ferite è suggestiva per l'ipotesi che le stesse siano state prodotte per l'effetto dell'azione di spigolo dell'oggetto" (punto 47); si è trattato con evidenza di un'arma impropria, affatto incompatibile con una fase di preparazione e studio dell'omicidio (punto 48); nessun concreto riferimento indiziario sembra potersi desumere dalle caratteristiche strutturali dell'arma utilizzata per compiere la feroce aggressione, atteso il mancato rinvenimento della stessa e la conseguente mera possibilità di formulare delle vaghe ipotesi sulla base della specifica conformazione ed entità delle ferite (giova in proposito ricordare che tali "impronte" lasciate dall'arma consentono esclusivamente di inferire la probabile conformazione di quella parte di essa che venne a diretto contatto con il corpo della vittima, restando tutte le altre caratteristiche strutturali dell'arma affidate ad una serie di variabili totalmente incerte e fino ad oggi rimaste sostanzialmente irrisolte, quali la quantità di energia fisica che venne spiegata dall'aggressore, la posizione dello stesso durante lo svolgimento dell'azione, l'afferramento o meno della testa della vittima con la mano libera dell'arma allo scopo di imprimere i colpi su di un oggetto fermo e così via); non si ritiene comunque che l'impiego di un'arma impropria possa ritenersi circostanza incompatibile con l'ipotesi di una attenta e accurata preparazione dell'omicidio apparendo del tutto ragionevole, in una simile ipotesi, che l'assassino scelga l'arma non già in relazione a maggiore o minore grado di perfezionamento della stessa, ma in relazione alla potenzialità offensiva rapportata alla programmata azione aggressiva;

oltre a ciò, altri due elementi inducono a ritenere che la consumazione dell'omicidio da parte di un estraneo sia sostanzialmente impossibile; in primo luogo il tempo disponibile per l'esecuzione del reato e per la fuga (risulta infatti che la Franzoni si è allontanata dall'abitazione per soli otto minuti tra le ore 8 e 16 e le ore 8 e 24); in realtà il range temporale disponibile per l'omicidio è ancora più ristretto atteso che un eventuale assassino provenuto dall'esterno doveva almeno aspettare che la Franzoni e il piccolo Davide si fossero allontanati un po' dall'abitazione per non essere scoperto al momento dell'ingresso e doveva essere già uscito un po' prima delle ore 8 e 24 per non incontrare la Franzoni di ritorno dalla fermata dello scuolabus; quindi il range temporale è ancora più ristretto, tra i cinque ed i sei minuti; in secondo luogo, ipotizzando che tale ipotetico assassino conoscesse le abitudini della Franzoni e quindi sapesse che questa accompagnava il bambino alla fermata per prendere lo scuolabus alle ore 8 e 20, si giunge a ritenere che tale persona fosse anche perfettamente consapevole di aver un tempo limitatissimo per agire, ben potendo la Franzoni rientrare in casa prima delle ore 8 e 24 (ad esempio, perché aveva accompagnato Davide solo per un pezzo o perché era rientrata in casa a passo più veloce del normale, anche considerando il fatto che aveva lasciato Samuele da solo, ed il rischio di sorpresa da parte della donna era così elevato da tramutarsi in sicura certezza (punto 49); come già osservato al punto 46 le circostanza suscettibili di escludere la riferibilità dell'omicidio a persona completamente estranea al nucleo famigliare dei Lorenzi non possono ritenersi indiziariamente rilevanti in ordine alla posizione della Franzoni, o quanto meno non paiono rivestite di una valenza indiziaria grave nei confronti di quest'ultima, soprattutto se si considera che allo stato risultano - almeno in astratto - percorribili quelle ipotesi alternative che vedrebbero coinvolte persone piuttosto vicine ai Lorenzi (non soltanto a livello di frequentazione interpersonale, ma anche al livello di collocazione domiciliare) i cui alibi, come si evidenzierà meglio più avanti sono sostanzialmente privi di concreti riscontri esterni;

quella mattina i vicini di casa della Franzoni erano in posizione tale da vedere quello che succedeva nei pressi dell'abitazione e non soltanto risulta che queste persone non videro nessuno aggirarsi in quell'orario , ma soprattutto il fantomatico omicida avrebbe dovuto fare i conti anche con il rischio di essere visto da loro (punto 50): si richiama, per quanto attiene a tale considerazione logico argomentativa, quanto già osservato al punto 44;


risulta poi che l'assassino nell'eseguire il reato ha indossato almeno la casacca del pigiama appartenente alla Franzoni e non si riesce a comprendere per quale motivo tale fantomatico aggressore, avendo a disposizione un range temporale estremamente esiguo avrebbe dovuto perdere una parte del suo tempo limitato e prezioso per indossare tale indumento, con il rischio di farsi cogliere in flagranza di reato (punto 51); si richiama per quanto attiene a tale considerazione logico argomentativa, quanto già osservato ai punti 28.31.

vi sono poi due considerazioni che consentono di affermare con sicurezza che l'assassino estraneo non avrebbe potuto infilarsi la casacca del pigiama: 1) è evidente che l'assassino deve aver indossato la casacca del pigiama nel luogo dove questa si trovava quando era stata lasciata dalla Franzoni prima di uscire; (la donna ha dichiarato di aver lasciato l'indumento: "buttato sul letto come tutte le mattine") per cui si deve ipotizzare che tale individuo sia entrato nella camera del piccolo Samuele con i propri vestiti, che il bambino fosse già sveglio o quantomeno si sia svegliato a questo punto, che l'assassino abbia nel frattempo indossato con tutta calma il pigiama della Franzoni, che il piccolo sia restato tranquillamente nella propria posizione, senza fare troppo caso a questa serie di strani accadimenti e simile ipotesi, per essere soddisfatta, postula quanto meno delle tracce di lotta o colluttazione mai state trovate, e non la semplice ferita da difesa trovata sulla mano della vittima, la posizione inerte della vittima la mancanza di segni di colluttazione e la sostanziale tranquillità della scena del delitto (del tutto compatibili con l'ipotesi che Samuele non abbia notato nulla di strano quella mattina e che la persona indossante il pigiama al momento dell'omicidio fosse la persona che solitamente lo portava, e cioè la madre dello stesso); 2) in ogni caso è impossibile che un estraneo, quella mattina, potesse indossare la casacca del pigiama e cioè per la ragione che la stessa, trovata sotto il lenzuolo e sotto il piumone, non era visibile; dall'altro canto la stessa Franzoni, dopo aver in un primo momento affermato di aver buttato il pigiama sul letto prima di uscire, ha in seguito precisato: "quando ho scoperto il piccolo Samuele nelle condizioni che vi ho detto ho tirato giù il piumone (...) non ricordo di aver visto il mio pigiama quando ho tirato giù il piumone. Penso che avendolo tolto al mattino sia rimasto sotto le lenzuola quando le ho tirate su per coprire Samuele prima di uscire " e tutte le persone intervenute sulla scena del delitto hanno negato di aver tolto, spostato o addirittura visto detto pigiama, per cui si può affermare che il pigiama al momento dell'omicidio era sotto le lenzuola e dunque non visibile, e poteva essere indossato o dalla persona che lo portava quella mattina o dalla persona che sapeva dove era riposto, in ogni caso Franzoni Annamaria (punto 52): per quanto attiene alla valenza e gravità indiziaria delle circostanze emergenti da tali valutazioni logico deduttive si richiamano le considerazioni sopra svolte ai punti 28-31;

gli zoccoli appartenenti all'indagata sequestrati nel corso dei rilievi hanno sicuramente avuto a che fare con l'omicidio in quanto riportano in più zone tracce ematiche appartenenti alla vittima; delle due, l'una o essi sono stati schizzati nel corso dell'esecuzione dell'omicidio, o essi sono stati imbrattati dopo l'esecuzione dell'omicidio (punto 53); sugli zoccoli (o ciabatte) appartenenti alla Franzoni e rinvenuti, appoggiati in buon ordine, contro uno dei muri perimetrali del vano di disimpegno del bagno collocato al piano superiore della villa dei Lorenzi, sono state individuate tracce ematiche che hanno formato essere pure, oggetto di ampia discussione in relazione alla loro sede, al loro aspetto ed alla loro stessa natura, e che sono state poi ritenute indiziariamente rilevanti dal Gip, procedente in sede di emissione dell'impugnato provvedimento cautelare; in particolare gli esperti del Ra.C.I.S. riferiscono di aver individuato, oltre a quelle sulle suole ed a quella macroscopica sul plantare dello zoccolo sinistro, alcune tracce apprezzabili soltanto microscopicamente in corrispondenza del bordo anteriore del plantare dello zoccolo stesso, sotto forma di alonatura e minutissimi residui ed analoghe tracce sulla superficie interna della tomaia in cuoio, all'altezza del bordo laterale sinistro a guida di un debole imbrattamento e di un residuo puntiforme, nonché alcune tracce pure apprezzabili soltanto microscopicamente in corrispondenza del bordo anteriore del plantare dello zoccolo destro, sotto forma di alonatura e minuscoli frammenti, e sulla superficie interna della tomaia in cuoio, all'altezza del bordo laterale destro, a guida di un tenue imbrattamento, pure riscontrabile solo microscopicamente; quanto al ritenuto valore indiziario della macchia macroscopica rinvenuta sul plantare dello zoccolo sinistro (costituita da una crosticina nettamente delimitata e piuttosto consistente situata in prossimità del bordo laterale di detto plantare) si osserva che la prospettazione accusatoria - essenzialmente fondata sul presupposto che la calzatura in questione si trovasse appoggiata sul pavimento della camera da letto dei Lorenzi durante l'azione delittuosa, verosimilmente lungo l'area perimetrale del letto e sia stata indossata dalla Franzoni al termine dell'aggressione con i piedi nudi, per spostarsi dalla camera da letto al bagno sito nel piano superiore e ivi depositare entrambi gli zoccoli prima di indossare gli abiti da passeggio - non pare affatto compatibile con le peculiari (ed immediatamente evidenti anche ad un profano) caratteristiche morfologiche della traccia stessa, se qualcuno avesse infatti calzato quello zoccolo con piedi nudi a distanza di poche decine di secondi dall'intervenuta proiezione della goccia sul plantare, la sostanza ematica si sarebbe sicuramente spalmata e diffusa per strisciamento, tenuto conto della collocazione della traccia in questione (discosta dal margine sinistro del plantare di poco meno di un centimetro, e quindi sicuramente esposta alla compressione del palmo del piede) dei tempi relativamente lunghi di essiccamento della sostanza ematica (sicuramente dell'ordine di svariati minuti) e della verosimile presenza, sulla superficie inferiore dei piedi, di sostanza organica liquida (in particolare sudore) idonea a favorire la soluzione della sostanza ematica stessa; mentre la macchia risulta aver conservato margini assolutamente netti, tipici di una essiccazione intervenuta senza alcuna azione di compressione o strisciamento della stessa; maggiormente plausibile appare la spiegazione fornita dalla Franzoni in ordine ad un suo impiego delle calzature in questione nel periodo di tempo immediatamente successivo al rientro a casa di ritorno dalla fermata dello scuolabus (sulla cui concreta attendibilità si dirà più avanti), del tutto compatibile con i diffusi, evidentissimi e consistenti imbrattamenti rinvenuti sulla superficie inferiore di entrambi gli zoccoli (ragionevolmente riconducibili a quei reiterati spostamenti della Franzoni fra la camera da letto in cui si trovava il piccolo Samuele ed i vani circostanti) e spiegabile - sia pure in termini di mera ipotesi - con un imbrattamento formatosi allorquando la donna ripose le calzature in nel luogo in cui sono state poi rinvenute dagli inquirenti, sfiorando il plantare della sinistra con la mano sporca di sangue; più facile inquadramento nella suddetta ricostruzione accusatoria sembrano trovare le svariate microtracce ematiche rinvenute in vari punti delle superfici interne delle tomaie dei due zoccoli e sui tratti anteriori delle superfici dei plantari, costituite essenzialmente da alonature con minutissimi residui apprezzabili solo microscopicamente (in corrispondenza dei bordi anteriori dei plantari) e da deboli imbrattamenti con residui puntiformi pure apprezzabili solo microscopicamente (sulle superfici interne delle tomaie, all'altezza dei bordi laterali esterni di entrambe le calzature); stando infatti alla ricostruzione prospettata dal Pm e fatta propria dal Gip, procedente, tali microtracce si sarebbero prodotte per effetto del contatto dei piedi nudi della Franzoni con la superficie della coperta-copriletto (risulta cosparsa, come sopra più volte ricordato, da un elevatissimo numero di piccole macchie di sangue), e cioè in concomitanza con quell'unico spostamento durante il quale - sempre stando alla ricostruzione di cui si sta trattando - si sarebbe potuto verificare un contatto di questo tipo (una volta scesa dal letto, infatti, la donna avrebbe immediatamente infilato entrambi gli zoccoli evitando casualmente di calpestare una delle consistenti, ma comunque effettivamente molto rade, macchie di sangue riscontrate sul pavimento della stanza e si sarebbe poi immediatamente spostata verso l'esterno per cambiarsi d'abiti e per depositare gli zoccoli nel vano in cui gli stessi sono stati successivamente rinvenuti dagli inquirenti); peraltro anche tale prospettazione, oltre a dover essere ulteriormente approfondita sotto il profilo scientifico alla luce delle osservazioni svolte con dovizie di argomenti dai consulenti della difesa, si scontra con altrettanto precise risultanze di indagine desumibili dagli stessi accertamenti svolti dai militari del Ra.C.I.S. in ordine alle tracce ematiche rinvenute sulla superficie della pesante coltre posta sul letto dei Lorenzi e particolareggiatamente catalogate secondo talune ricorrenti caratteristiche; si evince infatti dai suddetti rilievi che la parte della coperta-copriletto sulla quale l'assassino avrebbe molto verosimilmente dovuto transitare per raggiungere gli zoccoli lasciati momentaneamente appoggiati su una delle zone del pavimento circostanti al letto, e cioè la parte ripartita dagli inquirenti del Ra.C.I.S. nei settori fra loro adiacenti con numeri da 92 a 100, presentata una serie di macchie che, pur presentando una densità nettamente inferiore rispetto a quelle rinvenute nella parte alta della coltre, e cioè sui settori da 85 a 89, erano comunque, per la maggior parte di diametro superiore ad 1,5 mm, e potevano quindi determinare in caso di strofinio da parte dei piedi dell'assassino, non trascurabili tracce ematiche su questi ultimi, con conseguente, trasferimento di un certo numero di impronte di consistenza ben maggiore rispetto a quelle trovate sui plantari e sulle superfici interne delle tomaie di dette calzature;


le persone intervenute sulla scena del delitto hanno dichiarato di non averi mai notato la presenza di quegli zoccoli nella camera da letto e d'altro canto, essi sono stati trovati al piano superiore nel disimpegno antistante il bagno, posati al suolo in modo assolutamente ordinato; la Franzoni con particolare riferimento all'abbigliamento da lei indossato la mattina dei fatti ha dichiarato: "...Quando sono rientrata in casa di ritorno dall'accompagnare Davide ho subito tolto le scarpe ho messo le ciabatte e sono andata giù a vedere Samuele (...) quando ero in attesa del soccorso, su indicazione di Ada sono nuovamente salita di sopra a prendere le scarpe, la giacca, le ho infilate ho lasciato le ciabatte al piano vicino l'ingresso e sono scesa", precisando altresì: ".... Nel momento in cui sono rientrata in casa dopo aver accompagnato Davide alla fermata ho chiuso la porta d'ingresso a chiave dall'interno (...) dopodiché mi sono tolta le scarpe nell'antibagno e mi sono messa le ciabatte, mi sono tolta la giacca e sono scesa sotto in camera trovando Samuele. Voglio altresì riferire che quando Ada mi ha detto di prepararmi perché dovevo andare con Samuele, sono salita sopra, mi sono messa le scarpe, ho preso la mia giacca nera e lo zaino che si trovava sul basamento in pietra del camino e sono nuovamente scesa sotto"; anche in merito a ciò la Franzoni ha mentito avendo dichiarato: "quando sono entrata in casa (di ritorno dalla fermata dell'autobus, n.d.r.) ho tolto le scarpe e la giacca dopo di che sempre in fretta sono scesa da Samuele" (punto 54); tale versione della Franzoni risulta smentita sia da intrinseche contraddittorietà sia dalla contraddizione con le dichiarazioni rese da altre persone informate sui fatti; la Satragni, su questo specifico punto, ha infatti reso dichiarazioni nettamente contrastanti con quelle rese dalla Franzoni assumendo che al suo arrivo nella casa dei Lorenzi l'indagata era vestita di nero: "...ho il ricordo della signora Annamaria tutta vestita di nero (sic): neri i capelli, nera la maglia, neri i pantaloni e neri gli stivaletti" ed ancora: "Quando richiesto il mio intervento, sono arrivata nella camera di Annamaria l'ho trovata vestita di colore nero: maglia nera, pantaloni e stivaletti neri. Sono sicura di non averle mai detto di andare a prepararsi" ed escludendo poi esplicitamente che la Franzoni indossasse un paio di zoccoli, ricordando di averle visto ai piedi i già riferiti stivaletti neri (punto 55); la circostanza emerge anche dalle dichiarazioni dalla Ferrod che ha confermato che l'indagata al momento del suo arrivo, indossava un paio di pantaloni scuri e aggiunto che, pur non ricordando né il tipo né il colore delle scarpe, avrebbe certamente notato una calzatura di colore chiaro o addirittura bianco per il contrasto con il colore dei pantaloni, precisando poi in una successiva deposizione di ricordarsi che la Franzoni era vestita con pantaloni scuri e con maglia scura senza giubbotto o giacca a vento e che "ai piedi calzava delle scarpe scure" con la precisazione: "non credo fossero ciabatte" (punto 56); anche Savin marco intervenuto sulla scena del delitto insieme alla nuora, ha confermato che la Franzoni era vestiva di scuro, assumendo: "credo che indossasse anche degli stivaletti scuri, posso dire di non aver visto nessun cambiamento rispetto a quando mi trovavo poco prima sul terrazzo di casa di mia nuora nel momento in cui io guardavo mai nipote, mentre Franzoni accompagnava suo figlio allo scuolabus (punto 57) anche l'autista dello scuolabus Vidi Dino ha riferito che: "... la signora Annamaria era vestita con una giacca che se non erro aveva del pellicciotto al cappuccio o al collo. La giacca era di colore scuro, non so dirvi esattamente quale. Mi sembra che anche i pantaloni della donna perché sicuramente aveva i pantaloni, erano di colore scuro, non so dirvi esattamente quale" (punto 58); la Satragni ha inoltre escluso recisamente di aver detto all'indagata di mettersi le scarpe al posto delle ciabatte o degli zoccoli per poter seguire il figlio ad Aosta ("assolutamente no") (punto 59); la conseguenza è certa: l'indagata dopo essere rientrata a casa, non portava ai piedi gli zoccoli, né la Satragni ebbe mai a dirle di andare a cambiarsi, per togliere gli zoccoli; di qui la conclusione che la Franzoni ha mentito in quanto gli zoccoli erano stati da lei riposti nel disimpegno del bagno prima del suo rientro a casa ed indossati durante l'esecuzione dell'omicidio, imbrattandosi per gli schizzi derivanti dalla violenza dei colpi portati alla testa del piccolo samuele (punto 60); altra circostanza fortemente indiziante, secondo la prospettazione formulata dal Pm e fata propria dal Gip procedente è la ritenuta falsità delle dichiarazioni reiteratamente rese dalla Franzoni in ordine a un suo utilizzo degli zoccoli di cui è ampiamente discusso al punto precedente durante l'apprestamento dei primi soccorsi al piccolo Samuele e la conseguente esclusiva riferibilità delle tracce ematiche rinvenute su tali calzature da un impiego delle stesse nell'intervallo temporale anteriore al breve trasferimento presso la fermata dello scuolabus e quindi durante lo svolgimento dell'omicidio; tale ricostruzione oltreché sulle conclusioni già richiamate in ordine alla presenza delle tracce ematiche all'interno degli zoccoli ed alle modalità di produzione delle stesse, si fonda essenzialmente su di una serie di attestazioni rese da persone presenti all'interno dell'abitazione dei Lorenzi durante la somministrazione dei soccorsi d'urgenza, dal cui complesso emergerebbe che l'indagata indossava in quel momento delle calzature nere a forma di stivaletto e cioè le stesse utilizzate poi dalla donna per avviarsi in compagnia del marito verso il presidio ospedaliero in cui era stato trasportato Samuele; orbene anche questo passaggio del percorso motivazionale contenuto nell'impugnata ordinanza suscita grosse perplessità; intanto occorre subito sottolineare che le dichiarazioni provenienti dalla Franzoni - rese, si badi bene, fin dalle primissime battute del procedimento e cioè in una fase delle indagini nella quale la portata astrattamente scagionante di un asserito utilizzo degli zoccoli nel periodo in cui vennero apprestati i primi soccorsi alla vittima poteva profilarsi soltanto di fronte agli occhi di una attenta lucida fredda e ben "organizzata" assassina, e poi costantemente ribadite nel corso dei numerosissimi costituiti testimoniali e difensivi - presentano profili di indubbia attendibilità intrinseca; appare infatti del tutto plausibile che una persona verosimilmente adusa a mantenere un elevato livello di ordine e pulizia all'interno dell'abitazione (come è dato evincere da taluni dei rilievi fotografici effettuati nell'immediatezza dei fatti) avesse contratto l'abitudine di indossare tutte le volte che entrava in casa un paio di calzature "domestiche" in secondo luogo osserva che la dottoressa Satragni unica fra le persone escusse su questa specifica circostanza che si è dimostrata in grado di ricordare con certezza il tipo di calzature notate indosso alla Franzoni durante lo svolgimento dei soccorsi - allorquando venne per la prima volta invitata dagli inquirenti a descrivere le calzature notate indosso alla prevenuta durante tale drammatica fase dell'episodio, dichiarò di non ricordare se calzasse delle scarpe ovvero degli zoccoli, pur rammentando con una certa precisione di non aver notato macchie di sangue sul viso, sui capelli e sui vestiti, della donna, di aver notata che quest'ultima si sporcò le mani e dovette come lei recarsi a lavarsele nel lavandino dei servizi igienici situati a fianco delle camere da letto, di poter infine escludere che la stessa si fosse cambiata di abito dopo il suo arrivo; e tali dichiarazioni, del tutto coerenti con quel contesto di particolare concitazione e di profondo turbamento che sicuramente connotò l'atteggiamento interiore di tutte le persone impegnate a soccorrere il piccolo Samuele (e verosimilmente concentrate sulle devastanti lesioni subite da quest'ultimo e sul disperato tentativo di rianimazione), sono state poi modificate soltanto nel corso del costituito reso a due giorni dai fatti , allorquando la sanitaria, dopo aver ribadito di non essere in grado di riferire nulla di preciso in ordine alle calzature indossate dalla Franzoni, ha da ultimo ricordato di aver notato- dopo che era già pervenuta la notizia della morte del bambino - la presenza degli zoccoli nel bagno situato al piano di soggiorno e asserito a specifica domanda degli inquirenti di poter escludere la presenza di tali calzature ai piedi della donna, rammentando un abbigliamento uniformemente nero indossato da quest'ultima, escludendo poi categoricamente in perfetta sintonia con tale precedente asserzione, di aver invitato la Franzoni a indossare un paio di scarpe al posto degli zoccoli per raggiungere l'ospedale di Aosta, e ribadendo quindi tali attestazioni nel corso dei successivi costituti resi ad alcuni giorni di distanza, appare dunque quanto meno controvertibile la affidabilità di tali indicazioni testimoniali emerse dopo che la dichiarante aveva reiteratamente lasciato intendere di non aver prestato particolare attenzione alle calzature indossate dalla prevenuta riferite ad un contesto assolutamente peculiare (nell'ambito del quale buona parte dei presenti non è stata in grado di riferire nulla sulle calzature indossate dalla Franzoni) e sostanzialmente ancorate ad una correlazione fra l'asserito colore delle scarpe e la tonalità di colore notata sull'intera persona; considerazioni perfettamente analoghe valgono a maggior ragione per le indicazioni fornite dalla vicina Ferrod Daniela che, oltre ad essersi sempre espressa sulla circostanza di cui si discute in termini palesemente dubitativi ha essa pure ricollegato il ricordo del colore delle calzature ad una mera deduzione mnemonica, correlata all'evidente contrasto riscontrabile fra il colore degli zoccoli (bianco) ed il colore dei pantaloni e della maglia pacificamente indossati dalla prevenuta al momento dei fatti; e per le attestazioni provenienti da Savin Marco sicuramente non espresse in termini di certezza, e comunque emerse a distanza di quasi un mese dai fatti, dopo che la nuora Satragni Ada aveva da tempo "messo a fuoco" quel ricordo (emerso per via puramente induttiva) della persona della Franzoni interamente vestita di scuro e ribadito poi più volte tale ricordo agli inquirenti; quando poi alle attestazioni del conducente dello scuolabus Vidi Dino è sufficiente osservare che lo stesso non risulta essere entrato nella casa della Franzoni dopo che quest'ultima vi aveva fatto ritorno, e le dichiarazioni da lui rese in ordine all'abbigliamento della prevenuta in tale circostanza si riferiscono d un momento precedente, allorquando essa venne vista sostare in compagnia del figlio Davide presso la fermata e aiutare poi quest'ultimo e la coetanea Savin Sophie a salire a bordo dell'automezzo.

Già la natura delle tracce ematiche riscontrate, ritrovate non solo sulla suola ma anche sulla tomaia ed all'interno del plantare, è maggiormente compatibile con l'ipotesi dello schizzo e non dell'imbrattamento ; la stessa indagata ci dice che dopo aver messo nella camera da letto Samuele, andò al piano superiore a togliersi le ciabatte (ossia gli zoccoli in questione) punto 61), a conferma di questa ipotesi sta anche il fatto che la Franzoni potrebbe aver consapevolmente e volontariamente mentito sulla circostanza con il chiaro intento di vanificare la portata di un gravissimo elemento oggettivo di riscontro della propria responsabilità (punto 62); si richiamano qui le considerazioni sopra svolte ai punti 53-60; giova soltanto aggiungere (ma su tale argomento si ritornerà diffusamente più avanti) che la suddetta ricostruzione accusatoria - implicante come già rilevato, una sorprendente tempestività e prontezza dell'indagata nell'intuire le ipotesi investigative formulate a suo carico e nel contrapporre efficaci quanto callide costruzioni "depistanti" - appare ben difficilmente conciliabile l'ulteriore ipotesi formulata dal Giudice procedente (nel più che comprensibile intento di pervenire ad una plausibile comprensione psicodinamica del comportamento apparentemente normale tenuto dall'indagata negli istanti immediatamente susseguenti alla feroce aggressione da lei ipoteticamente perpetrata in danno del figlio più giovane senza alcun emergente motivo di ordine razionale) di possibile riconducibilità dell'intero episodio entro lo schema tipico del fenomeno dissociativo con conseguente compartimentalizzazione della disgregante esperienza traumatica vissuta durante la perpetrazione della violenza e ricompattazione del se attraverso meccanismi intellettivi di rimozione mnestica;


anche la posizione di quiete degli zoccoli è significativa: essi sono stati trovati l'uno parallelo all'altro in modo del tutto ordinato significativo il fatto che la persona che se li tolse ciò fece senza alcuna concitazione (punto 63) o si ipotizza che questo fantomatico aggressore sconosciuto sia entrato nell'abitazione con le proprie calzature, abbia cercato gli zoccoli della Franzoni li abbia calzati e sia poi ritornato con tutta calma dopo l'omicidio al piano superiore riponendoli senza alcuna concitazione, ovvero si deve ipotizzare che gli zoccoli siano stati indossati dalla Franzoni durante l'omicidio (punto 64) ; tale acquisizione logico-argomentativa non tiene conto del fatto che, anche volendo interpretare le sopra richiamate risultanze d'indagine relative al presumibile lasso temporale intercorso fra l'aggressione e l'arrivo della dott.ssa Satragni in senso totalmente sfavorevole all'indagata, si perverrebbe pur sempre alla conclusione che la feroce azione lesiva è stata posta in essere proprio a ridosso dell'orario di uscita della Franzoni e del piccolo Davide dall'abitazione e quindi in un contesto che, sia pur tenendo conto dell'inquadramento psicodinamico prospettato dal Gip, in ordine all'atteggiamento manifestato dalla prevenuta dopo l'ipotizzato delitto, presentava sicuramente connotazioni di particolare concitazione;


le ipotesi alternative (eventuale commissione del reato da parte di Blanc Graziana, Perratone Carlo, Guichardaz Ulisse e Ferrod Daniela, fatta tra l'altro anche balenare in sede di spontanee dichiarazioni rese ai Carabinieri della Stazione di Cogne da Croci Paola in data 11 marzo 2002 e il successivo 12 marzo 2002 da Enrietti Alberto) non trovano allo stato degli atti, alcun riscontro; vengono infatti prospettati degli ipotetici moventi che avrebbero potuto determinare e giustificare la commissione del reato, ma non vengono allegati concreti elementi di fatto,suscettibili di verifica e di risconto; la portata di tali dichiarazioni è vagamente calunniatoria anche in considerazione del fatto che la Croci intrattiene contatti telefonici con la famiglia dell'indagata, contati nei quali si parla esplicitamente delle dichiarazioni da essa rese ai Carabinieri (punto 65)

non spetta certamente a questo Organo (sprovvisto, tra l'altro, di qualsivoglia potere istruttorio) verificare la concludenza di sospetti od accuse formulate nei confronti di persone che intrattenevano all'epoca dei fatti stabili rapporti di conoscenza e frequentazione reciproca con i Lorenzi e che potrebbero essere stati portatori di sentimenti di astio e di rivalità nei confronti di questi ultimi; giova soltanto sottolineare che non tutte le persone indicate nell'impugnata ordinanza cautelare come "genericamente sospettati" risultano assistite da emergenze di indagine che dimostrino in modo inoppugnabile la loro presenza nella fascia oraria in cui si presume essere stata posta in essere l'aggressione ai danni del piccolo Samuele, in un luogo diverso; in particolare per quanto attiene a Ferrod Daniela - se si prescinde da quella conversazione telefonica pacificamente iniziata alle ore 8,8 minuti primi e 39 minuti secondi del giorno 30 gennaio 2002 a seguito di chiamata partita dall'utenza telefonica cellulare 333 8999550 in uso a Ghichardaz Carlo (agganciata al ponte ripetitore sito nel comune di Magnano, in provincia di Biella, presso cui quest'ultimo si trovava in quel momento) e diretta verso l'utenza cellulare 328 1178631 in uso alla stessa Ferrod, del tutto compatibile con il presumibile orario di perpetrazione dell'aggressione (in ordine al quale si rinvia, ancora un volta, ai punti 14 e 15) - uniche risultanze addotte a suffragio della ritenuta estraneità rispetto a tale episodio delittuoso sono il contenuto di conversazioni ambientali fra la donna ed il marito intercettate in data 4 febbraio 2002 dai CC del Nucleo Operativo di Aosta all'interno della sala d'attesa del Comando Stazione Carabinieri di Saint Pierre, il cui contenuto sostanzialmente "neutro" non pare rivestire una immediata ed inoppugnabile portata scagionante (si consideri in proposito che l'azione delittuosa potrebbe essere stata perpetrata all'insaputa del Guichardaz Carlo, o potrebbe comunque esservi stata una particolare prudenza da parte dei due interlocutori, tenuto conto del fatto che stavano conversando all'interno di una caserma dei Carabinieri) e l'infruttuoso esito di una perquisizione effettuata dagli stessi militari del Nucleo Operativo di Aosta all'interno dell'abitazione dei Guicardaz Ferrod dopo le ore 10 del 30 gennaio 2002, e cioè a circa un'ora e mezza dal fatto; mentre per quanto concerne Guichardaz Ottino uniche risultanze addotte a suffragio della ritenuta estraneità rispetto all'episodio delittuoso per cui si procede sono le reiterate informazioni testimoniali dallo stesso rese a partire dal primo pomeriggio del giorno dei fatti, riscontrate soltanto dalle (sostanzialmente conformi) attestazioni rese dal figlio Ulisse quello stesso pomeriggio, e poi ribadite nel corso di successivo costituto testimoniale.

Una volta stabilito che l'indagata ha mentito in ordine alle seguenti circostanze di fatto: a) la porta di casa al mattino era chiusa; b) quando arrivano Ferrod e la Satragni essa non indossava le ciabatte ma gli stivaletti neri, c) la Satragni non le disse mai di andare sopra per togliersi le ciabatte e mettersi le scarpe, d)il pigiama non si trovava sopra il letto, ma sotto le coperte; e) Davide non è stato cambiato nella sala ma nella camera da letto; ed una volta appurato che dalle tracce ematiche presenti sugli zoccoli e dalle tracce ematiche presenti sul pigiama si evince che l'indagata indossava tali effetti personali durante la perpetrazione dell'omicidio 8anche perché era soltanto la Franzoni a sapere dove questi indumenti si trovassero) si tratta ora di fornire un significato anche a queste menzogne; la spiegazione più ragionevole è proprio quella sostenuta dall'accusa atteso che, in controluce, emerge quello che effettivamente successe quel giorno e cioè verosimilmente la donna, dopo aver cambiato Davide ed averlo portato a fare colazione in sala, ma prima di esseri tolta il pigiama ed aver indossato gli indumenti con i quali si sarebbe poi recata alla fermata dello scuolabus, venne richiamata dal pianto del piccolo Samuele il quale si trovava in quel momento sulla scala interna di collegamento fra i due piani della villa, scese quindi tale scala e accompagnò il piccolo sul letto matrimoniale di pertinenza sua e di suo marito, ove lo uccide quindi si pulì e si cambiò lasciando il pigiama dove poi è stato trovato (in altre parole, questa può ritenersi la confessione dell'omicidio" ... mentre stavamo uscendo ho sentito Samuele piangere e chiamarmi. A quel punto Davide è uscito e io sono scesa giù da Samuele che era sulle scale, l'ho portato nel mio letto dicendogli di stare tranquillo "..." ho preso la giacca e messo le scarpe e facendo molto piano ho aperto la porta non chiudendola a chiave nell'uscire per paura di fare rumore".


Per un intuibile meccanismo di rimozione non è stato riferito anche il gesto omicida); solo negando le predette circostanze di fatto l'indagata può evitare di essere scoperta perché esse inchiodano l'autore del reato alla sua responsabilità (punto 66): quanto alla valenza e gravità indiziaria delle risultanze poste a fondamento di tali conclusioni logico deduttive si richiamano le considerazioni svolte ai punti 28-31, 38-43, e 53-64.


Il comportamento tenuto dalla Franzoni dopo il fatto apparentemente riconducibile a quello di una madre sconvolta dalla perdita del figlio, giustamente gravata di sospetti in merito all'omicidio non pare poi così normale, già la Ferrod ha riferito che l'indagata quando scoprì il cadavere se ne stava con le mani lungo i fianchi e pare davvero strano che essa non abbia cercato un ultimo e disperato contatto fisico con il figlio barbaramente ucciso da terzi; altrettanto strana appare la circostanza che la Franzoni abbia chiamato il proprio marito non direttamente ma per mezzo delle segretaria come se avesse qualcosa da nascondergli, ripetendo due volte nel corso della telefonata, l'espressione; "Samuele è morto" quando invece qualsiasi madre si sarebbe guardata dall'affermarlo, sperando - anche contro i fatti - nella sopravvivenza del figlio (punto 67) deve inoltre considerarsi l'agghiacciante richiesta che la Franzoni fece, la stessa mattinata dell'omicidio, al marito appena arrivato sul luogo del delitto: "ne facciamo un altro figlio? Mi aiuti a farne un altro?", ossia quando il povero Samuele, con il cranio fracassato, era appena stato portato via con l'elicottero ed il padre non aveva ancora finito di piangerlo (punto 68), anche dalle intercettazioni ambientali eseguite risultano alcune dichiarazioni della Franzoni che lasciano qualche perplessità: il giorno 31 gennaio 2002, all'interno della Stazione CC di Saint Pierre, la donna rispose al militare Caddeo, che le chiedeva se fosse vero che durante la notte era stata male: "inc... sì, ero già nervosa... inc... dentro di me avevo capito", e poi: Caddeo: "So che è dura da accettare signora... Però purtroppo è... quando succedono disgrazie perché sono disgrazie... del genere, purtroppo non si può lasciare", Franzoni: "lo so, ma purtroppo ci sono anche delle madri che ammazzano i figli, ce n'è...", e, sempre all'interno della stazione dei Carabinieri l'indagata intrattenne con il Vice-brigadiere Giannini il seguente dialogo: Franzoni: "Lo spero che sia stato ucciso, stia tranquillo...", Giannini: "Non ho capito...", Franzoni: "Lo spero che sia stato ucciso", Giannini: "Perché?" "Franzoni: "Perché no... cioè... cercando anch'io un perché", Giannini: "Cerco di capire che cosa mi sta dicendo perché?", Franzoni: "Perché è una cosa atroce... io spero che sia vero, una cosa... inc... un problema perché io mi sento sola... pensavo ed ero convinta che gli sia esplosa la testa... inc.... anche se... inc... però lo accetterei... non che qualcuno lo ha ucciso" (punto 69): questi elementi non sono sufficienti a costituire indizi di responsabilità, ma dimostrano che il comportamento dell'indagata dopo la scoperta dell'omicidio non è stato così normale come si potrebbe pensare (punto 70); appare effettivamente molto difficile interpretare l'esatto significato di comportamenti apparentemente anomali, o comunque scarsamente consequenziali in base alle ordinarie massime d'esperienza manifestati da una persona che, anche in ipotesi di effettiva estraneità rispetto all'azione omicidiaria, viveva comunque molto verosimilmente uno stato di profonda alterazione provocata dal devastante trauma subito a seguito della scoperta della feroce aggressione ai danni del giovanissimo figlio, reso ancor più dilaniante - sempre in ipotesi di innocenza dell'indagata - dalla intuibile consapevolezza di aver in qualche modo agevolato con fatale imprudenza tale dolorosissimo evento; non sembra quindi che tali eccentrici comportamenti possano assurgere ad indizi di colpevolezza, soprattutto in considerazione del particolare contesto psicologico entro cui gli stessi risultano esseri manifestati.


Anche la comprensione psicodinamica del caso in esame consente di fornire una ragionevole spiegazione al comportamento tenuto dall'indagata post factum in chiave di tipico fenomeno dissociativo; come è noto la funzione primaria della dissociazione - in termini generali - è quella di funzionare come risposta protettiva come difesa rispetto ad un trauma paralizzante. Essa ha natura adattiva, perché consente una via di fuga da una situazione di realtà terrificante, fornendo un modo per isolare una esperienza vissuta come catastrofica del soggetto, si tratta di un meccanismo mentale ben conosciuto dalla psichiatria contemporanea che consente al soggetto di compartimentalizzare l'esperienza traumatica vissuta bandendolo dalla consapevolezza, non essendo più accessibile alla coscienza è come se il trauma non fosse mai accaduto; la comprensione psicodinamica parte proprio da questa considerazione: "i ricordi del Se traumatizzato devono essere dissociati perché non possono coesistere con il se della vita quotidiana che appare in possesso di pieno controllo", in particolare la letteratura sull'argomento distingue tra rimozione e dissociazione ricollegando solo la seconda al verificarsi di un trauma; nell'ambito di quest'ultima categoria sono state studiate da tempo sia l'amnesia dissociativa sia la fuga dissociativa; il caso di specie sembra rientrare nell'ambito dell'amnesia dissociativa ossia quel disturbo che prevede uno o più episodi di incapacità a rievocare un importante trauma personale; pare appena il caso di rilevare come l'omicidio del proprio figlio compiuto in un contesto ambientale nel quale tutte le persone hanno ritratto la famiglia Lorenzi come la famiglia felice, possa portare - se non dissociato - ad una totale disgregazione del Se: esso, pertanto, deve essere allontanato dalla coscienza e dalla memoria, rendendo così possibile la prosecuzione della vita; sembra ragionevole affermare che l'indagata bene avrebbe potuto commettere il delitto senza ricordarselo e saperlo in questo momento; del resto alcune tracce del trauma dissociato emergono proprio dai brani delle conversazioni ambientali sopra riportati (punto 71); sembra ragionevole ipotizzare che in una situazione di forte stress già aggravato dalle precedenti condizioni di salute dell'indagata, la stessa abbia deciso di uccidere Samuele, perché pensava che la vittima avesse qualcosa che non andava, che frustrava il suo desiderio di mamma di vedere il figlio crescere in condizioni normali, oppure più semplicemente si può pensare che la Franzoni abbia soppresso la vittima perché quel mattino nel corso del quale si era già creato in lei uno stato di irritazione, Samuele le dava fastidio, essendosi messo a piangere sulle scale proprio mentre lei si preparava per uscire (punto 72); sicuramente tali prospettazioni hanno una valenza estremamente flebile trattandosi pacificamente i semplici illazioni prive di qualsiasi riscontro nei fatti; peraltro in questo caso non è necessario accertare il movente (punto 73); correttamente lo stesso giudice procedente dopo essersi posto per comprensibile scrupolo motivazionale il -non secondario - problema relativo alle possibili cause di un comportamento così inspiegabile assurdo ed irrazionale quale quello scritto dalla ricostruzione accusatoria alla Franzoni, ha svalutato la valenza indiziaria delle circostanze sommariamente richiamate quali possibili cause remote della ritenuta condotta omicidiaria; giova qui rilevare che non risulta essere emersa alcuna situazione di forte stress della prevenuta nel periodo immediatamente antecedente ai fatti e meno che mai pregresse condizioni patologiche suscettibili di aggravare tale pretesa situazione di scompenso psicologico; unico dato di qualche rilievo è il prolungato malessere già insorto nella sera precedente ai fatti per effetto del quale la pervenuta alle ore 5.30 del 30 gennaio 2002, ritenne opportuno chiedere l'intervento della Guardia medica e venne poi sottoposta ad approfondita visita medica da parte della dott.ssa Stefania Neri che, oltre a n on riscontrare alcuna specifica patologia in atto ed a ritenere superflua la prescrizione di quel ricostituente del sistema nervoso inizialmente proposto, rilevò l ‘avvenuta assunzione da parte della stessa indagata, a faro coso da circa una settimana, di quel preparato dimagrante allegato al più volte citato verbale di accertamenti urgenti redatto dai Militari del Nucleo Operativo di Aosta in data 2 marzo 2002) potrebbe aver agevolato l'insorgenza delle situazioni di malessere lamentate dalla stessa prevenuta; giova altresì rilevare che non possono allo stato ed in assenza di adeguato supporto medico psichiatrico essere formulate da questo organo delle ragioni ipotesi in ordine ad un eventuale innesto della contestata azione omicidiaria su di un substrato di tipo psicotico o psiconevrotico già consolidatosi al momento dei fatti ma che comunque appare quanto meno improbabile anche agli occhi di un profano l'ipotesi di una improvvisa e violentissima reazione isterica sovrappostasi ad uno stato di irritazione suscitato dal comportamento del piccolo Samuele, sicuramente più plausibile appare l'ipotesi della pregressa strutturazione, nell'indagata, di un'idea delirante connessa ad immaginari disturbi o malformazioni del piccolo Samuele, dalla stessa fortemente interiorizzata e improvvisamente sfociata, il giorno dei fatti, in un episodio dissociativo di devastante portata cui sarebbe seguita una subitanea ricompattazione assistita da meccanismi di alterazione del funzionamento dell'attività amnestica, trattasi comunque di mera ipotesi di lavoro, non supportata allo stato da alcun concreto riscontro obiettivo ed anzi nettamente contrastata dalle molteplici e convergenti informazioni assunte nel corso delle indagini in ordine agli atteggiamenti di vita affettiva e relazionale riscontrati nella indagata dalle persone che essa frequentava abitualmente all'epoca dei fatti o che aveva frequentato in epoca antecedente.

 

RITENUTO

 

sulla scorta delle considerazioni sopra svolte che gli elementi indiziari addotti a fondamento dell'impugnata ordinanza non presentano, né ad una verifica della loro consistenza individuale, né ad una valutazione congiunta sulla scorta di quella concatenazione logica prospettata nel lungo ed articolato percorso motivazionale, quelle connotazioni di precisione, univocità e convergenza che sono assolutamente necessarie per consentire agli stessi di assurgere a dignità di gravi indizi di colpevolezza; che indubbiamente permangono talune perplessità sostanzialmente irrisolte quali, in particolar modo, l'avvenuto rinvenimento di microtracce ematiche riferibili al piccolo Samuele nella parte interna di entrambi gli zoccoli pacificamente indossati dalla Franzoni il mattino dei fatti , la insuperabile discordanza fra la versione resa da quest'ultima in ordine all'impiego di dette calzature durante la drammatica fase di soccorso del piccolo Samuele e le attestazioni rese, sulla medesima circostanza dalla dottoressa Satragni a partire dal suo secondo costituito testimoniale, la iniziale e perentoria affermazione che sarebbe stata resa dalla prevenuta in ordine alla chiusura a chiave della porta di ingresso della abitazione durante il suo breve trasferimento alla fermata dello scuolabus;


che, peraltro, nessuna di tali acquisizioni indiziarie - tutte inficiate, come sopra diffusamente evidenziato, da una intrinseca labilità e da una difficile orchestrazione complessiva - riveste caratteri di concludenza e precisione tali da suffragare un giudizio di effettiva gravità della stessa;


che, in conclusione il suddetto quadro indiziario non appare idoneo, allo stato a sostanziare quel livello di qualificata probabilità dell'ipotesi accusatoria che è richiesto dal legislatore in questo specifico contesto processuale.


Che tale conclusione esime questo Organo dall'esame degli ulteriori motivi di gravarne addotti dalla difesa a sostegno della richiesta di riesame;

che l'impugnata ordinanza deve conseguentemente essere annullata per assenza della condizione richiesta dall'art. 273 comma 1 c.p.p. per l'applicazione di misura cautelare personale;


che l'indagata deve essere immediatamente scarcerata se non detenuta per altra causa.

 

P.Q.M.

 

Visti gli artt. 273, 292, 309, c.p.p., 


annulla l'ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere nei confronti di Franzoni Annamaria dal Gip presso il tribunale di Aosta in data 13 marzo 2002 ed ordina l'immediata scarcerazione della Franzoni se non detenuta per altra causa.

 


Corte di cassazione

 

Sezione I penale

 

Sentenza 11 luglio 2002, n. 26403

 

 

 

 

 

FATTO

 

1. La decisione del tribunale del riesame di Torino.


Con ordinanza del 30 marzo 2002, il tribunale di Torino, adito in sede di riesame avverso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 13 marzo 2002 dal gip presso il tribunale di Aosta nei confronti di Annamaria Franzoni, indagata per l'omicidio del figlio Samuele Lorenzi di tre anni commesso la mattina del 30 gennaio 2002, annullava il provvedimento coercitivo, ordinando l'immediata scarcerazione della donna.


La ricostruzione della vicenda fatta dal tribunale prendeva avvio da alcuni dati certi ed incontrovertibili acquisiti durante le indagini preliminari:

a) la sicura riferibilità delle lesioni mortali subite dal piccolo Samuele a un'azione omicidiaria;


b) la commissione del delitto all'interno della camera da letto dei coniugi Lorenzi, sita al piano seminterrato di una villetta su più livelli e ubicata in una zona isolata del comune di Cogne (la frazione Montroz);

c) l'inizio dell'aggressione in un momento in cui la giovanissima vittima, sdraiata sul letto, era perfettamente sveglia e in grado di vedere in viso, sia pure soltanto per qualche istante, il suo assassino;

d) il rinvenimento da parte della Franzoni del figlio immerso in una pozza di sangue con una profonda ferita lacerocontusa al capo e dalla quale fuoriusciva materia cerebrale, al momento del suo rientro in casa dopo aver accompagnato il figlio maggiore Davide e la piccola Sophie Savin, figlia di Ada Satragni, alla fermata dello scuolabus, distante circa 250 metri dalla abitazione;

e) la consumazione del delitto quella stessa mattina prima delle 8.29, ora in cui era giunta nell'abitazione dei Lorenzi una vicina di casa, Ferrod Daniela, chiamata per telefono dalla stessa Franzoni.

Partendo da questi dati, l'ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere - oggetto della richiesta di riesame - aveva messo in evidenza come dall'amplissima ed articolata attività investigativa compiuta dal Pm di Aosta e dai carabinieri di Cogne e del Racis di Parma fosse emerso un quadro di indiscutibile e consistente gravità indiziaria a carico della Franzoni, madre della vittima, costituito da una serie di elementi che, valutati globalmente e coordinati logicamente, convergevano in modo univoco nel senso di far individuare nella donna l'autrice del delitto, senza possibilità di spiegazioni alternative.


Il gip, in particolare, aveva ritenuto che l'indagata avesse mentito su varie circostanze di rilievo, affermando tra l'altro - in ciò contraddicendosi rispetto alle dichiarazioni iniziali - che non aveva chiuso la porta di ingresso al momento di allontanarsi dall'abitazione per accompagnare Davide e Sophie alla fermata dello scuolabus; che calzava gli zoccoli bianchi di plastica anziché gli stivaletti neri quando giunsero nella villetta la Ferrod e la dottoressa Satragni, in contrasto con quanto riferito dalla stessa Satragni e, sia pure in forma non certa, dal suocero di questa Savin Marco e dalla Ferrod; e che, dopo aver caricato il figlio Samuele sull'elicottero del 118 per essere trasportato al pronto soccorso dell'ospedale di Aosta, si era recata al piano superiore per togliersi gli zoccoli e mettersi gli stivaletti neri per raggiungere il nosocomio, su suggerimento della Satragni.

Sulla base di questi elementi il gip aveva concluso sottolineando che, anche tenendo conto delle dichiarazioni della Franzoni, si poteva ritenere che la donna, prima di uscire dall'abitazione per accompagnare Davide alla fermata dello scuolabus, era stata richiamata dal pianto di Samuele che si trovava sulla scala interna di collegamento tra i due piani della villa e la chiamava; che era discesa ed aveva portato il figlio nella camera da letto sua e del marito sita al piano seminterrato, ambiente dove era certo che il piccolo fosse stato ripetutamente colpito con un corpo contundente, peraltro mai ritrovato; che la donna si era sicuramente cambiata in detto locale indossando al momento dell'esecuzione dell'omicidio il pigiama e calzando gli zoccoli sui quali erano state trovata tracce ematiche appartenenti al piccolo Samuele; che, subito dopo si era ripulita, lasciando il pigiama e il materasso sotto il piumone, i pantaloni tra le falde del piumone e gli zoccoli "appoggiati in buon ordine" nella zona giorno al pian terreno, nel disimpegno che dà accesso al bagno); che, infine, aveva raggiunto il figlio più grande Davide che giocava con la bicicletta all'esterno della casa accompagnandolo alla fermata dello scuolabus.


Il gip escludeva che fosse possibile attribuire a terzi la responsabilità del delitto, tenuto conto delle sue peculiari modalità di esecuzione spazio-temporali e della attenta verifica degli "alibi" forniti dalla altre persone genericamente sospettate e che in astratto avrebbero potuto commetterlo.


Il tribunale del riesame di Torino riteneva invece che soltanto una piccola parte delle risultanze delle indagini svolte rivestisse una concreta ed effettiva valenza indiziaria, trattandosi per il resto di circostanze equivoche, intrinsecamente labili, contraddittorie tra loro e di difficile orchestrazione complessiva, e a volte anche sfornite di sostanziale consistenza e di obiettivi e documentati riscontri investigativi.


Seguendo l'iter argomentativi tracciato dall'ordinanza cautelare, i giudici del tribunale di Torino passavano in rassegna le varie circostanze di rilievo accusatorio elencate dal gip per confutarle nel modo qui appresso indicato:


- l'argomentazione dell'accusa (definita "suggestiva" dai giudici) che Samuele conoscesse il suo assassino non escludeva che, durante il breve arco di tempo in cui la Franzoni si assentò per accompagnare Davide alla fermata dello scuolabus (circa sette-otto minuti), altre persone ben conosciute dalla vittima ma diverse dalla madre si fossero introdotte nella villa;


- il fatto che, indipendentemente dalla possibilità di ricostruire con precisione cronometrica il suo rientro a casa dopo aver accompagnato Davide alla fermata dello scuolabus, la Franzoni fosse rimasta sola con Samuele a partire verosimilmente dalle ore 8.24 fino alle ore 8.27 minuti primi e 30 minuti secondi - allorché partì dall'udienza dei Lorenzi una serie ininterrotta di telefonate di aiuto (documentate attraverso i tabulati della Telecom e della Omnitel) - o comunque fino all'arrivo della Ferrod nella villa alle 8.29, costituiva un intervallo troppo breve per far concludere che in quell'arco di tempo la donna fosse stata in condizioni di porre in essere attività direttamente collegate con l'esecuzione di un'aggressione tanto feroce ai danni del figlio;


- la tesi accusatoria che la Franzoni potesse aver ucciso il figlio prima di uscire di casa per accompagnare Davide alla fermata dello scuolabus appariva difficilmente conciliabile dal consulente tecnico del Pm professori Viglino, che aveva collocato il momento della morte cosiddetta relativa o clinica di Samuele "tempuscolo più tempuscolo meno, intorno ai 10-12 minuti dall'aggressione" con un'approssimazione ragionevole di stima a ritroso di altri cinque minuti, e quindi, verosimilmente, verso le ore 8.29, o al più tardi, verso le ore 8.31/8.32, al momento dell'arrivo dei primi soccorsi: sicché era arduo sostenere che l'aggressione avesse avuto luogo tra le 8.14 e le 8.15, e cioè proprio a ridosso del momento in cui la donna uscì di casa per accompagnare Davide alla fermata dello scuolabus, ipotizzando una serie concatenata e frenetica di condotte (quali indossare il pigiama e calzare gli zoccoli durante l'esecuzione dell'omicidio, toglierli immediatamente dopo per indossare gli abiti per usciere, riporre gli zoccoli nel bagno posto al piano superiore, cancellare le tracce di sangue prodottosi sulla sua persona durante l'aggressione, nascondere l'arma del delitto, uscire di casa con Davide procedendo ad andatura regolare e arrivando a destinazione anche con qualche secondo di anticipo);


- l'assenza di tracce di strofinio e di macchie da contatto sulle superfici del pigiama appartenente alla Franzoni (casacca e pantaloni) escludeva che i due elementi dell'indumento - che presentavano una sostanziale omogeneità di imbrattamento da schizzi di sangue - fossero stati indossati dall'aggressore inginocchiato sul letto nell'atto di colpire il piccolo Samuele, come aveva ipotizzato l'accusa, ma portava a ritenere invece che il pigiama fosse rimasto sul letto in posizione orizzontale, spostato forse inavvertitamente rispetto alla posizione originaria durante le concitate operazioni di soccorso della vittima e che avevano determinato un mutamento irreversibile della scena del delitto, sicché appariva verosimile che esso si fosse imbrattato durante l'esecuzione dell'omicidio perché si trovava gettato in disordine sul letto;

- la presenza di una macroscopica traccia ematica rinvenuta sul plantare dello zoccolo sinistro e di altre microtracce ematiche rinvenute all'interno dei due zoccoli non indicava affatto che essi fosse stati calzati dall'assassino, sia perché non erano state rinvenute strisciate sul plantare sia perché le macchie interne avrebbero dovuto essere altrimenti di consistenza maggiore, sia perché infine la Franzoni aveva ammesso di aver calzato gli zoccoli subito dopo il suo rientro a casa, il che rendeva spiegabile un possibile imbrattamento formatosi quando la donna li ripose nel luogo dove poi vennero trovati;


- non poteva escludersi che la Franzoni, confidando nelle prerogative di sicurezza e di tranquillità che avevano da sempre caratterizzato la piccola comunità di Cogne, avesse omesso imprudentemente di chiudere la porta di ingresso dell'abitazione, dando così la possibilità a un terzo estraneo all'ambiente familiare di introdursi al suo interno, sia perché una parte dei componenti della famiglia Guichardaz-Ferrd risultava priva di alibi esaurientemente riscontrati, sia perché la Ferrod, vicina di casa della Franzoni, era a conoscenza delle abitudini della donna e della conformazione della sua abitazione;


- l'impiego di un'arma impropria, peraltro mai ritrovata, non poteva ritenersi circostanza incompatibile con l'ipotesi di una attenta ed accurata preparazione dell'omicidio da parte di un terzo;

- al di là di alcuni comportamenti eccentrici o comunque scarsamente consequenziali della Franzoni che non potevano assolutamente assurgere ad indizi di colpevolezza, non era emersa a suo carico alcuna situazione di stress o di tipo psicotico psiconevrotico (suscitata da comportamento della vittima o da idee deliranti connesse a disturbi immaginari o a supposte malformazioni di essa), tali da provocare una sua azione violenta e in danno del figlio.

2. Il ricorso per cassazione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Aosta


Avverso l'ordinanza del tribunale del riesame di Torino ha proposto ricorso per cassazione il procuratore della Repubblica di Aosta, deducendo, sotto il profilo della violazione e falsa applicazione di varie norme di legge (articoli 125, 273, 292 c.p.p.) e della manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione, una serie di motivi intesi a rimarcare l'assenza di un organico e coerente apprezzamento degli elementi di prova raccolti e la carenza di un iter argomentativi articolato attraverso passaggi logici dotati di saldezza.

Secondo il Pm ricorrente, il tribunale era stato perentorio nell'affermare che un'ipotesi investigativa era più plausibile o verosimile o ragionevole di un'altra, senza però indicare il percorso argomentativi seguito per sostenere le conclusioni adottate, disancorandolo oltretutto da precisi ed unitovi dati obiettivi.


In particolare, sono stati enunciati nove motivi che possono così riassumersi:

1) Un punto decisivo della ricostruzione indiziaria della pubblica accusa concerne le contraddizioni emerse tra le dichiarazioni della Franzoni e quelle della Satragni in ordine all'utilizzo degli zoccoli da parte dell'indagata.


Secondo il Pm ricorrente, il tribunale non aveva spiegato perché la Satragni, ritenuta pienamente affidabile su ogni altro particolare da lei narrato e avvenuto nel medesimo contesto spazio-temporale, non doveva ritenersi invece attendibile sulla circostanza che l'indagata calzasse gli stivaletti neri quando lei si precipitò nella villetta per prestare i primi soccorsi al piccolo Samuele. 


Il Pm criticava altresì che il tribunale avesse escluso in modo assoluto che la Satragni potesse aver suggerito alla Franzoni di mettersi le scarpe al osto degli zoccoli, ipotizzando una sua falsa percezione sensoriale (attribuibile "ad una correlazione mnemonica tra l'asserito colore delle scarpe e la tonalità del colore notata sull'intera persona"), senza indicare da dove potesse trarsi una convinzione del genere, e giudicando invece credibile sul punto la Franzoni che aveva affermato di aver ricevuto un suggerimento di questo tipo, perché altrimenti sarebbe una "attenta, lucida, fredda e ben organizzata assassina".


Il fatto che l'indagata abbia costantemente ribadito la propria (falsa) versione degli accadimenti - conclude il Pm ricorrente - non può essere ritenuto sintomatico di una maggiore affidabilità, ben potendo essere al contrario indice di una particolare scaltrezza della donna, oltre che frutto di un intuizionismo irragionevole ed apodittico dei giudici, del tutto disancorato dagli atti.


2) Apodittica e priva di argomentazioni fondate su dati obiettivi di riscontro appare al Pm ricorrente anche l'esclusione da parte del tribunale del valore indiziante della macchia di sangue rinvenuta sul plantare dello zoccolo sinistro dell'indagata.


I giudici del riesame avevano negato che la traccia ematica rinvenuta fosse compatibile con le sue peculiari caratteristiche morfologiche, richiamandosi al tempo trascorso tra il formarsi della traccia e l'atto di calzare lo zoccolo (contenuto nell'ordine di una diecina di secondi), e a quello (dilatato in alcuni minuti) necessario per il suo essiccamento e la sudorazione del piede: circostanze, queste, non emergenti dagli atti e comunque affermate dal tribunale facendo richiamo a regole di verosimiglianza asseritamene senza alternativa e trascurando l'unico elemento di fatto desumibile invece dalla lettura delle carte processuali, e cioè che la chiazza di sangue era nettamente delimitata, e, quindi, poteva farsi risalire all'inizio dell'azione omicidiaria.


Il rinvenimento poi di svariate microtracce ematiche all'interno degli zoccoli e non soltanto sotto la suola era stata spiegato dal tribunale ipotizzando un imbrattamento dovuto al contatto dei piedi nudi dell'indagata con la superficie della coperta-copriletto in concomitanza dell'unico transito della donna sul piumone disteso sul letto, ipotizzando in questo modo il convincimento del tutto personale dei giudici del riesame - erroneamente indicato come prospettato dal Pm e fatto proprio dal Gip nell'ordinanza custodiale - che i piedi della Franzoni si sarebbero macchiati camminando sul piumone del letto sporco di sangue.

 

3) Circa le tracce presenti su entrambi i componenti del pigiama della Franzoni (la casacca e i pantaloni), il tribunale del riesame aveva utilizzato, ritenendole decisive le considerazioni svolte in proposito dai consulenti tecnici della difesa, secondo cui i due elementi del pigiama di trovano disordinatamente ammonticchiati sulla parte alta della coperta-copriletto proprio in corrispondenza dell'area sulla quale non erano state trovate tracce ematiche (cosiddetta zona d'ombra), stante la totale assenza di tracce di strofinio e di macchie di contatto sulle superfici dell'indumento, in prossimità anche di uno dei polsini comprendente il frammento osseo, a riprova che il pigiama non poteva essere stato indossato dall'aggressore del piccolo Samuele.

 

Secondo il Pm ricorrente, il tribunale si era basato su considerazioni di verosimiglianza e di buon senso non incontrovertibili, senza spiegare tuttavia da quali elementi avesse tratto l'asserita natura "freschissima" ed "ancora umida" delle macchie di sangue, in contrasto con l'estensione piccola di tali macchie e quindi della loro facile assorbenza da parte del tessuto del pigiama, evidenziata invece dagli atti.

 

Allo stesso modo dovevano considerarsi apodittiche - secondo il Pm ricorrente - le considerazioni svolte dai consulenti tecnici della difesa e fatte proprie dal tribunale in ordine alla presenza del pigiama sulla coperta-copriletto, come se si trattasse di due superfici perfettamente piane, trascurando che i consulenti tecnici del Pm avevano invece evidenziato la presenza di due ordini di grandezze sotto il profilo dell'impatto e quindi la generica compatibilità della casacca e dei pantaloni con gli schizzi presenti nella zona alta del letto.

Del tutto apodittiche e personali erano pure, ad avviso del Pm ricorrente, le considerazioni svolte dai giudici del tribunale sulle numerose macchie di sangue visibile sulla parte bassa dei pantaloni del pigiama al di sotto del ginocchio, considerate di per sé incompatibili con l'ipotesi che l'indumento fosse stato indossato dall'omicida durante l'aggressione rimanendo inginocchiato sul letto. Ancora una volta il tribunale aveva omesso di considerare che il pigiama era stato indossato da un soggetto in movimento, sicché era impossibile effettuare a posteriori considerazioni categoriche circa la collocazione della zona del pantalone colpita dalle macchie di sangue al di dotto del ginocchio.

 

4) Le spiegazioni date dal tribunale circa la collocazione del pigiama sul letto e non indosso all'omicida (la casacca, in particolare, sarebbe stata rinvenuta, a dire dei giudici del riesame, non tra le lenzuola e il materasso, ma tra la coperta-copriletto e il lenzuolo disteso sul letto, come emergerebbe dalle fotografie in atti) venivano censurate dal Pm ricorrente perché fondate su supposizioni non ancorate a dati di fatto, ipotizzando un mutamento arbitrario della scena del delitto dovuto alla concitazione dei soccorsi.

5) Ad inficiare l'iter motivazionale dell'ordinanza era inoltre la pretesa del tribunale di collocare esattamente e al minuto l'ora della morte del piccolo Samuele, recependo in maniera acritica la ricostruzione del consulente tecnico del Pm operata invece secondo ragionevolezza e senza alcuna pretesa di precisione cronometrica e verità incontrovertibile.

 

L'errore del tribunale - si duole il Pm ricorrente - era stato quello di aver effettuato un calcolo di mera sottrazione (17 minuti a ritroso), travisando le conclusioni del professori Viglino, il quale non era stato in grado di determinare il momento della morte della vittima - da intendersi quale "morte clinica" - secondo un rigido criterio di ricostruzione cronometrica ma solo in modo approssimativo, ritengono affidabile quella che era una mera ipotesi ricostruttiva, non fondata su basi scientifiche. Una corretta valutazione medico-legale avrebbe dovuto indurre il tribunale a ritenere che la morte di Samuele poteva fondatamente collocarsi in un lasso temporale assai più lungo, anteriore alle 8.15/8.16, quando l'indagata si trova a casa sola con i due figli, dopo l'uscita del marito.

 

Dagli "effetti nefasti" di questa ricostruzione cronometrata al minuto erano state tratte dal tribunale alcune conseguenze illogiche e contraddittorie: prima fra tutte, quella di offrire alla Franzoni un alibi di durata particolarmente estesa e la ritenuta impossibilità che la donna potesse compiere una serie di atti omicidi troppo complessi per poter essere svolti in brevissimo tempo.

 

6) Vizi logici rilevanti inficiavano anche - secondo il Pm ricorrente - quella pare della motivazione dell'ordinanza che aveva per oggetto la valutazione degli alibi forniti da Ferrod Daniela e dal suocero Guichardaz Ottino, prospettando una possibile aggressione del piccolo Samuele ad opera di persone estranee al suo contesto familiare.

Questa tesi era stata affermata dai giudici del riesame in termini quanto mai precisi e perentori, nonostante che il tribunale nulla avesse detto sui tempi e i modi di avvicinamento alla villa di queste persone nell'arco di tempo in cui la Franzoni vi era rimasta assente per accompagnare Davide alla fermata dello scuolabus, così come nulla aveva detto sui tempi e modi di ingresso dell'ignoto omicida nell'abitazione, lasciandosi prendere la mano da fantasiose e inverosimili ricostruzioni (la facile accessibilità della villa dei Lorenzi, la possibile conoscenza da parte dell'omicida della dislocazione interna degli ambienti, l'aver inferto ben 17 colpi al cranio del piccolo Samuele, il suo allontanamento rapido e grondante di sangue dopo aver commesso l'omicidio portandosi dietro l'arma del delitto: il tutto in sette-otto minuti), senza considerare che non erano state rilevate tracce di ingresso anomalo nella casa, né tracce di effrazione o di forzatura, e che una simile ricostruzione era del tutto disancorata dagli atti, lontana dalla realtà e avulsa da ogni cognizione di tipo investigativo.

 

Peraltro, fa notare il Pm ricorrente, i sospetti avanzati dal tribunale sulla Ferrod e sul suocero si erano appuntati su presunti alibi che non sarebbero stati acquisiti, facendo riferimento a conversazioni ambientali di contenuto "neutre" e di nessun valore indiziante intercorse tra i due, senza peraltro indicare quali altri atti avrebbero dovuto essere compiuti per verificare gli alibi di queste persone o la concludenza dei sospetti formulati a loro carico, dal momento che essi intrattenevano all'epoca stabili rapporti di conoscenza e di frequentazione reciproca con la famiglia Lorenzi.

 

7) Scopertamene fallace appariva inoltre - ad avviso del Pm ricorrente - la motivazione del tribunale del riesame, secondo cui l'impiego di un'arma impropria ben poteva conciliarsi con l'aggressione attuata da un estraneo al nucleo familiare dei Lorenzi, trascurando che, se il delitto fosse stato preparato e programmato da un estraneo, questi avrebbe difficilmente trascurato un aspetto così importante della sua azione omicida, affidano il successo della sua impresa delittuosa ad un'arma che avrebbe potuto rilevarsi imprevedibilmente inadeguata. In particolare, non era dato comprendere perché le caratteristiche strutturali dell'arma, anche se non ritrovata, offrissero solo "vaghe ipotesi" indiziarie, obliterando le conclusioni cui era pervenuta l'analisi medico-legale delle ferite e privilegiando invece la quantità di energia fisica spiegata dall'aggressore.

8) Anche la conclusione del tribunale che fossero intercorsi tra il rientro a casa della Franzoni e l'arrivo della vicina Ferrod non più di 4 o 5 minuti, individuato come l'intervallo di tempo massimo in cui la donna sarebbe rimasta sola in casa col piccolo Samuele, appariva apodittica e illogica, perché fondata su un erroneo calcolo matematico dei minuti e su un presunto margine di sicurezza in ordine alla collocazione temporale del rientro della donna nella villetta (ore 8.24), più volte smentita attraverso il riconoscimento dell'impossibilità di stabilire con precisione cronometrica il momento del rientro a casa della donna proveniente dalla fermata dello scuolabus.

9) Disancorata dagli atti era infine la convinzione espressa dal tribunale, secondo cui non era detto che la vittima conoscesse l'assassino e si fidasse di lui, atteso che un bambino di tre anni non è portato a sviluppare un senso di allarme e di pericolo incombente vedendo una persona estranea avvicinarsi a lui. Tale conclusione appariva non soltanto sfornita di qualsiasi fondamento pedagogico o scientifico, ma appariva espressione di un intuizionismo apodittico ed illogico, frutto verosimilmente di considerazioni o esperienze personali, di per sé estranee a una valutazione giurisdizionale.

3. La memoria difensiva del difensore dell'indagata.

 

Il 1° giugno il difensore della Franzoni ha depositato presso la cancelleria della prima sezione penale di questa corte una corposa memoria, analizzando i singoli motivi di ricorso formulati dal Pm ricorrente.

Nel documento si premette che l'intera attività investigativa del Pm era stata caratterizzata da discutibili forzature, essendosi formato ab inizio, nei confronti della sua assistita, un sicuro convincimento di colpevolezza, che non si era però tradotto nella tempestiva iscrizione della donna nel registro degli indagati, determinando per questa via il mancato rispetto delle garanzie partecipative previste in materia di espletamento di atti irripetibili come quelli previsti dall'articolo 360 c.p.p. (primo fra tutti, quello di poter chiedere l'incidente probatorio sulle macchie di sangue rinvenute sul pigiama e sugli zoccoli), l'obbligo della tempestiva notificazione delle valutazioni tecniche del Racis sul pigiama e sugli zoccoli, impedendo così alla difesa di controdedurre utilmente sulla materia; l'inosservanza dell'obbligo di trasmettere al gip gli elementi favorevoli all'indagata, come prescrive l'articolo 292 comma 2 lettera c bis c.p.p..

 

Nella memoria si fissano poi i margini di intervento della Corte di cassazione sul modo di costruire il discorso giustificativo di una decisione de liberatate, quando viene denunciato un vizio della motivazione, facendo rilevare come dal giudizio di legittimità debba essere espunta ogni doglianza fondata su singoli punti e censure specifiche, pena l'inammissibilità del ricorso.

 

L'impugnazione del Pm di Aosta sarebbe - a giudizio del difensore della Franzoni - non sono inammissibile perché propone diversi motivi da quelli consentiti in sede di giudizio di legittimità, ma anche manifestamente infondata, non sussistendo nessuno di quei vizi logici della motivazione che sono stati dedotti nei singoli motivi di ricorso.

Secondo la difesa dell'indagata, il tribunale aveva motivato in modo esauriente sulle divergenze emerse tra le dichiarazioni della Satragni e quelle dell'indagata in ordine alle calzature indossate sa quest'ultima, spiegando perché riteneva alcune dichiarazioni della Satragni non pienamente attendibili ed altre invece attendibili; come pure si era fatto carico del problema della distribuzione delle tracce ematiche rinvenute sugli zoccoli, dando convincenti spiegazioni circa l'impossibilità che essi fossero stati calzati durante l'azione omicidiaria. Allo stesso modo il tribunale aveva ben motivato le ragioni della scelta delle conclusioni dei consulenti tecnici della difesa in ordine alle macchie di sangue presenti sul pigiama e sulla diversa posizione dei due pezzi di questo indumento tra il momento dell'omicidio e quello in cui erano stati effettuati i primi rilievi tecnici sul luogo del delitto.

 

Seguivano altre considerazioni sull'ora del decesso del piccolo Samuele, quale emergeva dalla consulenza medico-legale del professor Viglino, cui il Pm ricorrente pretendeva di attribuire un significato pressoché nullo (pagina 30); sulla eventualità ipotizzata che qualcun altro, diverso dalla Franzoni, potesse aver commesso l'omicidio, ipotesi giudicata plausibile e tutt'altro che grottesca o fantasiosa come opinava il Pm ricorrente; sulla conformazione dell'arma del delitto, dovendosi ritenere assurdo il ragionamento del gip secondo cui un omicidio premeditato sarebbe incompatibile con l'uso di un'arma impropria; sul periodo di tempo in cui la donna sarebbe rimasta sola in casa dopo aver accompagnato il figlio Davide alla fermata dello scuolabus; e, dal ultimo, sul carattere congetturale delle affermazioni del gip secondo cui la vittima conosceva l'assassino e si fidava di lui.

 

MOTIVI DELLA DECISIONE

 

Osserva la corte che il ricorso è fondato.

 

È necessario premettere che la cognizione di una fattispecie cautelare da parte del giudice di legittimità trova i suoi limiti intrinseci nelle ipotesi elencate nel catalogo dell'articolo 606 comma 1 c.p.p.. 

 

L'ipotesi più frequente, che è poi quella sottoposta dal Pm ricorrente all'esame di questa corte, verte proprio sulla verifica della sussistenza della gravità degli indizi di colpevolezza che in concreto giustificano l'adozione della misura cautelare secondo la regola dell'articolo 273 c.p.p., con l'indicazione dei fatti da cui sono desunti e dei motivi della loro rilevanza.

 

Quella della Corte di cassazione, infatti è una verifica indiretta, dalla quale rimane escluso ogni potere di revisione degli elementi materiali e fattuali delle vicende indagate, della ricostruzione dei fatti e dell'apprezzamento del giudice di merito circa l'attendibilità delle fonti, nonché della rilevanza e della concludenza delle fonti di prova dalle quali viene tratto il contesto indicante (Cassazione, sezione quarta, 6 ottobre 1994, Pisanelli, in Cassazione penale mass. ann., 1996, p. 872, n. 492; Id., sezioni unite, 25 ottobre 1994, De Lorenzo, ivi, 1995, p. 869, n. 531).

 

Il controllo di legittimità sulla gravità indiziaria si limita pertanto a verificare i contenuti minimi della motivazione, ed è in particolare finalizzato a rilevare la mancanza e/o la manifesta illogicità di questa (articolo 606 comma 1 lettera e), sotto il profilo della congruità e completezza della valenza sintomatica attribuita alle premesse costituite dagli indizi e alla coerenza intrinseca delle conseguenze che se ne traggono in ordine alla prognosi di probabilità della colpevolezza (o dell'estraneità al fatto dell'indagato), così da accertare se vi sia coordinazione tra i passaggi logici della motivazione e se le conclusioni raggiunte siano giustificate e compatibili con le premesse poste, anche alla stregua delle regole di comune esperienza.

 

Il sindacato del giudice di legittimità mira insomma a verificare la correttezza logico-razionale del ragionamento seguito e delle argomentazioni svolte dal giudice di merito sulla qualificazione e sulla consistenza probatoria degli indizi acquisiti, vuoi sotto il profilo della conformità al senso comune vuoi sotto quello dei canoni d'esperienza invocati; ed è per questo che la sua operatività è limitata all'apprezzamento soltanto dei vizi risultanti dal testo del provvedimento impugnato, nel senso che essi devono apparire tali nello e dallo sviluppo logico della motivazione, come sintomo di un errore insorto nell'attività di valutazione del giudice, senza dover risalire all'esame degli atti del procedimento (Cassazione, sezione seconda, 1 settembre 1994, Falso, in Cassazione penale mass. ann. 1996, p. 874, n. 495).

 

Limitando il controllo alla manifesta illogicità della motivazione il legislatore ha inteso evitare che, di fronte a una tale vistosità del vizio da rendere inesistente l'apparato giustificativo della decisione, la Cassazione, anziché concentrare la sua indagine sui requisiti di esistenza, completezza e congruenza logica della motivazione, possa effettuare un'incursione verificatoria nel contenuto fattuale del provvedimento, rinnovando per questa via il giudizio di merito.

 

Tanto premesso e sottolineato, va ancora messo in evidenza che nella materia cautelare - dove la cognizione del giudice del riesame si attua con la stessa pienezza di quella effettuata dal giudice che ha emesso il provvedimento coercitivo spaziando sulla totalità degli atti conosciuti dal primo giudice che devono essergli trasmessi nella loro interezza (articolo 309 comma 5 c.p.p.), ed è diretta ad individuare il quantum probatorio che integra il minimo costituzionalmente legittimante l'esercizio del potere cautelare - è indispensabile, ai fini di un persuasivo e completo giudizio di legittimità, rilevare il vizio di manifesta illogicità della motivazione non solo dal testo del provvedimento coercitivo sottoposto al riesame, soprattutto quando il vizio investe la valutazione del livello di gravità della intera trama indiziaria.

E ciò in quanto la richiesta di cui all'articolo 309 c.p.p., quale mezzo di impugnazione sia pure atipico, ha la specifica funzione di sottoporre a controllo la validità dell'ordinanza cautelare emessa con riguardo ai requisiti formali elencati nell'articolo 292 c.p.p. (Cassazione, sezioni unite, 8 luglio 1994, Buffa), sicché, dal punto di vista strutturale, la motivazione della decisione del tribunale del riesame deve essere conformata al modello delineato dallo stesso articolo, che ricalca il modulo configurato dall'articolo 546 c.p.p., con gli adattamenti resi necessari dal particolare contenuto della pronuncia cautelare, che non è fondata su prove, ma su indizi e tende all'accertamento non della responsabilità ma di una qualificata probabilità di colpevolezza (Cassazione, sezioni unite, 21 aprile 1995, Costantino; e, da ultimo, 111/00, Audino).

 

Ciò posto, osserva la corte che, nel caso in esame, lo sviluppo del percorso motivazionale della pronuncia di annullamento dell'ordinanza coercitiva emessa nei confronti di Annamaria Franzoni è decisamente inficiato dalla mancanza di un autentico e valido rigore interpretativo, dato che l'affermata assenza di gravità del quadro indiziario non trova giustificazione alcuna in un organico e coerente apprezzamento degli elementi probatori acquisiti né risulta articolato attraverso passaggi logici dotati della indispensabile saldezza.

Innanzitutto ritiene il collegio che appare manifestamente illogico il metodo di valutazione degli indizi operato dal tribunale che lascia trasparire sin dalle prime pagine dell'ordinanza impugnata una sorta di deliberata e pervicace determinazione dei giudici del riesame ad inficiare il costrutto accusatorio, così da svilire la concreta portata probatoria di ogni singolo indizio di colpevolezza a carico della Franzoni, analizzando e valutando separatamente e in modo atomizzato dall'intero contesto probatorio, in una direzione specifica e preconcetta: quella che un terzo estraneo alla famiglia Lorenzi, per motivi non indicati e comunque ipotizzati in modo estremamente vago, sia entrato nella loro abitazione nel breve intervallo di tempo dell'assenza della donna per compiere un omicidio che si connota inequivocabilmente per un tipico dolo d'impeto, esponendo paradossalmente il suo autore al rischio di essere scoperto con facilità. Soprattutto non risultando che prima o durante o dopo il delitto siano state riscontrate tracce o comunque segni riconducibili a un possibile appostamento nei pressi della villa dei Lorenzi (vedi pp. 37-38 dell'ordinanza cautelare).

 

La tesi della estraneità al delitto della Franzoni viene infatti affermata non già perché tutti gli elementi indizianti oggetto di considerazione, valutati nel loro insieme e nella loro coordinazione unitaria, non siano in grado di dare lo sbocco necessitato e strettamente consequenziale sul piano logico-giuridico dell'attribuibilità del delitto all'indagata, ma perché si ipotizza subito - fin dall'esame critico della prima delle 73 argomentazioni logico-deduttive elencate dal tribunale e riferite come proprie degli inquirenti ("Samuele conosceva l'assassino e si fidava di lui") - sulla base di possibili spiegazioni (ma meglio si direbbe forse: di ipotesi ed illazioni) alternative, l'ingresso all'interno dell'abitazione, durante il periodo in cui l'indagata si allontanò momentaneamente per accompagnare l'altro figlio Davide alla fermata dello scuolabus, di persone ben conosciute dal piccolo Samuele ma diverse dalla madre (pagina 26), per arrivare ad affermare in crescendo e insistentemente che "l'intervallo di tempo durante il quale l'indagata è rimasta assente dalla propria abitazione non pare radicalmente inconciliabile con l'ipotesi di una furtiva penetrazione dell'aggressore all'interno della villa negli istanti immediatamente successivi all'allontanamento della Franzoni e del figlio Davide, di una subitanea ricerca del luogo in cui riposava il piccolo Samuele, di una altrettanto subitanea perpetrazione della feroce aggressione e di un repentino allentamento" (pagina 35); che "appare del tutto plausibile, e ben difficilmente contestabile, l'ipotesi che un eventuale omicida [non identificatesi nella Franzoni e del tutto fantasioso] penetrato furtivamente nell'abitazione nell'arco del più volte richiamato intervallo temporale di sette-otto minuti compreso tra l'allontanamento della Franzoni in compagnia del figlio Davide e il rientro della stessa nell'abitazione, si sia allontanato con una certa rapidità, tralasciando di lavarsi, portando con sé l'oggetto piuttosto isolata in cui è situata la villa dei Lorenzi per far perdere le proprie tracce in un lasso di tempo particolarmente breve" (pagina 47); che "deve ragionevolmente ritenersi che il fantomatico assassino abbia atteso l'uscita della stessa Franzoni e dello stesso figlio Davide evitando accuratamente di farsi notare da costoro (pagina 48); che l'estraneo assassino (si ripete: non notato da nessuno), appostato in un luogo adiacente alla villa in attesa che si verificasse il momento propizio per penetrarvi, poteva aver approfittato della imprudenza della Franzoni, che aveva "consapevolmente e senza particolare preoccupazione, omesso di chiudere a chiave la porta di ingresso", evitando di far scattare la serratura, temendo che il rumore potesse essere percepito dal piccolo Samuele (pagine 49-50); che "una parte dei componenti della famiglia Guichardaz Ferrod risultava priva di alibi esaurientemente riscontrati e che Ferrod Daniela poteva seguire dalle p proprie finestre gli spostamenti della Franzoni" (pagina 52); che la ritenuta assenza di moventi in capo a terze persone e di situazioni conflittuali tra i Lorenzi ed altri abitanti di Cogne non potevano "ritenersi circostanze indiziariamente rilevanti in ordine alla posizione della Franzoni", che peraltro non aveva neanche lei un movente plausibile per uccidere il figlio (pagina 53); che l'impiego di un'arma impropria non poteva ritenersi "circostanza incompatibile con l'ipotesi di un'attenta e accurata preparazione dell'omicidio, apparendo del tutto ragionevole che, in una simile ipotesi, l'assassino scelga l'arma non già in relazione a maggiore o minore grado di perfezionamento della stessa, ma in relazione alla potenzialità offensiva rapportata alla programmata azione aggressiva" (pagina 53); che "allo stato almeno in astratto" apparivano "percorribili ipotesi alternative che vedevano coinvolte persone piuttosto vicine ai Lorenzi i cui alibi erano sostanzialmente privi di concreti riscontri esterni" (pagina 54); e che non tutte le persone "genericamente sospettate" (Blanc Graziana, Perratore Carlo, Guichardaz Ulisse e Ferrod Daniela) erano state in grado di dimostrare in modo inoppugnabile la loro presenza nella presumibile fascia oraria dell'aggressione del piccolo Samuele in un luogo diverso (pagina 62).

 

Da questo breve excursus emerge che il tribunale ha effettuato la verifica demandatagli, lasciandosi condizionare fin dall'inizio dall'aprioristico convincimento che l'autore dell'omicidio andasse ricercato in una cerchia di persone estranee al nucleo familiare dei Lorenzi e, segnatamente, nell'ambito dei alcune persone ad essi vicine "non soltanto a livello di frequentazione interpersonale, ma anche al livello di collocazione domiciliare" (pagina 54). A suffragare tale convincimento, di per sé astrattamente legittimo se fondato su una chiave di lettura delle risultanze processuali in concreto ed effettivamente verosimile, sarebbero stati in modo determinante, accanto e in aggiunta alle spiegazioni alternative suggerita dall'analisi di ciascun inizio, i sospetti formulati su alcune persone specificamente indicate (almeno quattro), i cui alibi non sarebbero stati esaurientemente controllati.

 

Orbene, questa aprioristica impostazione iniziale di ritenere - apoditticamente e al livello di mero sospetto - il delitto opera di persona diversa dalla Franzoni costituisce l'antefatto dialettico della valorizzazione di tutti gli indici raccolti a carico della stessa che ha spinto il tribunale ad inquadrare forzatamente elementi di per sé equivoci ed estremamente labili in un'ottica deformata e deformante, la cui validità è meramente presupposta perché prescinde da una verifica puntuale e concreta dei dati a disposizione, sui quali e soltanto sui quali doveva incentrare le proprie valutazioni.

 

La graduale, progressiva svalutazione degli elementi di accusa operata dai giudici del tribunale sulla base di una lettura parziale e preconcetta degli atti processuali li ha indotti infatti a concatenare i vari indizi in un'unica direzione, dando per scontato e provato ciò che, allo stato, scontato e provato non è affatto.

 

In quest'ottica, il tribunale - senza minimamente spiegare quali altri accertamenti diversi da quelli specifici e minuziosamente indicati nell'ordinanza coercitiva del gip del tribunale di Aosta (vedi pagine 49-62) avrebbero dovuto essere compiuti per escludere convincentemente ed inoppugnabilmente (pagina 49) ipotesi alternative percorribili almeno in astratto (pagina 54) - lascia balenare uno scenario, che è in parte fantasioso e in parte contraddittorio, ed in ogni caso si appalesa manifestamente illogico rispetto all'ipotesi accusatoria privilegiata dagli inquirenti, in assenza di qualsivoglia dato ed elemento sintomatico concretamente trascurato o disatteso in questa direzione e suscettibile come tale di pronta ed immediata verifica. E lo fa balenare optando per spiegazioni alternative a volte forzate (come la credibilità attribuita sempre e comunque a molte delle dichiarazioni via via "corrette" dalla Franzoni) e a volte fin troppo rigide (come la determinazione dell'ora dell'aggressione della vittima), anche se di per sé certamente non illogiche.

 

Non può non condividersi al riguardo la censura del Pm ricorrente secondo il quale appare frutto di un artifizio dialettico necessitato dalla deliberata volontà di tenere in piedi gli anelli di una catena probatoria preconcetta, ipotizzare un delitto di questo tipo, privo di una valida causale e scaturito almeno all'apparenza da un atteggiamento psicologico che non ha niente del dolo di proposito, facendolo apparire programmato da un fantomatico assassino all'insegna di una situazione di fatto del tutto causale (la Franzoni esce di casa senza Samuele - circostanza, questa, non prevedibile - , non chiude a chiave la porta di ingresso, un terzo di apposta, la vede uscire col figlio Davide, si introduce furtivamente nell'abitazione, cerca il piccolo Samuele, lo trova - contrariamente al solito - nella camera da letto dei genitori e l'uccide) ed estremamente rischiosa (l'assassino esce disinvoltamente dalla porta di ingresso sporco di sangue, porta con sé l'arma del delitto e fa perdere le sue tracce dopo una rocambolesca fuga, incurante della possibilità di essere visto da qualcuno di passaggio o affacciato alla finestra di una casa vicina).

 

Lo scenario delineato è anche contraddittorio, là dove il tribunale sembra scartare l'ipotesi che l'omicidio del piccolo Samuele sia scaturito da un'accurata preparazione, di per sé incompatibile col particolare contesto ambientale e sociale della "vigile" e "tranquilla" comunità di Cogne: il che appare, da un lato, in contrasto con la asserita posizione di "attesa" dell'assassino nei pressi dell'abitazione dei Lorenzi (pagina 48) e lascia intuire, dall'altro, che l'assassino si sarebbe giovato di una serie di coincidenze a lui favorevoli, prima fra tutte "la presenza di un notevole numero di finestre e porte finestre non corredate di particolari sistemi di difesa" (pagina 49), in contrasto anche qui con la riscontrata assenza di segni di effrazione e nonostante che la Franzoni abbia dichiarato che le finestre e la porta del garage erano chiuse (pagina 18).

 

Ma ciò che appare veramente illogico e giuridicamente arbitrario allo stato degli atti, perché sfornito di qualsiasi valido elemento obiettivo di riscontro, è l'aver indicato un gruppo di persone "genericamente sospettate" (leggi: la Ferrod, Guichardaz e i coniugi Perratone) come ipotetici "portarti di sentimenti inoppugnabili, senza spiegare perché su tali persone debbano concretamente e alternativamente appuntarsi i sospetti degli inquirenti, al di là dell'accertata esistenza di "normali screzi" o banali liti di vicinato peraltro risalenti nel tempo e da tempo composti e di presumibili moventi microscopicamente sproporzionati al fatto-reato commesso, così come risulta anche dalle dichiarazioni iniziali del marito dell'indagato puntualmente richiamate dallo stesso tribunale (pagine 52-53).

 

È chiaro che non si contesta la possibilità di formulare ipotesi alternative più o meno verosimili, perché queste, anche in astratto, possono sempre farsi in relazione a un indizio proprio per l'equivocità intrinseca di questo elemento di prova e che in ogni caso non è compito di questa corte sindacare se non quando la lettura alternativa e concorrente che ne è stata data si presenti come il risultato di una valutazione manifestamente illogica. 

Ciò che non è consentito al giudice del riesame è di utilizzare (e valorizzare) ipotetiche spiegazioni alternative che possono essere date di singoli indizi come altrettanti anelli di una catena probatoria finalisticamente orientata verso una salutazione che appare scopertamente il frutto di una congettura personale disancorata dalla realtà, svilendo in modo aprioristico e fantasioso una ricostruzione logica e sintomaticamente convergente per sostituirla con un'altra non altrettanto logica e sintomaticamente convergente.

 

La tesi del tribunale che un terzo, estraneo alla famiglia Lorenzi, possa aver commesso il delitto in base a moventi puramente ipotetici ed infinitesimali non consente oltretutto di dare una spiegazione convincente a una serie di elementi di specifica portata accusatoria, come la posizione di quiete degli zoccoli sporchi di sangue riposti nel disimpegno del bagno, in un luogo diverso da quello dove venne commesso l'omicidio, uno parallelo all'altro, o le caratteristiche strutturali dell'arma utilizzata per l'omicidio, al di là della constatazione evidente che l'arma non è stata ritrovata.

E ancora, la singolare insistenza del tribunale sulla presenza della Ferrod nella sua abitazione, sita nelle "immediate vicinanze" della villa dove rimase solo il piccolo Samuele (circa 50 metri), si appalesa in aperta contraddizione con la circostanza, pacifica, che fu proprio la Ferrod la prima persona - definita amica e vicina - che la Franzoni ebbe a contattare al rientro a casa, dopo la tragica scoperta dell'aggressione subita dal figlio; così come non può non lasciare a dir poco perplessi la circostanza che i coniugi Perratore - sui quali vengono adombrati sospetti allo stato del tutto gratuiti - fossero stati ospiti dei Lorenzi proprio la sera prima del delitto.

 

E le osservazioni che precedono acquistarono ancora maggiore rilievo - nell'ambito del controllo di legittimità riservato a questa corte sotto lo specifico profilo del dedotto vizio della motivazione - ove si consideri che, a fronte delle astratte spiegazioni alternative dinanzi richiamate, il tribunale della libertà ha liquidato come "mere ipotesi di lavoro non supportate da alcun riscontro obiettivo" i precisi riferimenti e le corrispondenti argomentazioni sviluppate nell'ordinanza custodiale, costituenti, ad avviso del Gip, indizi di non trascurabile spessore, atti ad individuare il "meccanismo" o, più precisamente, la "causale" dell'atto criminoso: indizi ancorati ad una pluralità di dati, anche testimoniali, preesistenti, coevi e successivi, puntualmente richiamati alle pagine da 64 a 66 del provvedimento impugnato, riferibili in particolare a comportamenti, espressioni nonché alle condizioni di sicuro malessere della donna sin dalla sera precedente.

L'ordinanza deve essere pertanto annullata e gli atti rinviati al tribunale di Torino perché, in diversa composizione soggettiva, esamini la posizione della attuale indagata, Franzoni Anna Maria, alla stregua dei principi dei diritto enunciati da questa corte.

 

P.Q.M.

 

Visti gli articoli 606, 623 c.p.p.

 

ANNULLA

 

L'ordinanza impugnata e rinvia per nuovo esame al tribunale di Torino.

 


Al di là di tutte le possibili fini del libro

Editato sul sito di Franco Magagnino tuttobenigni.it – 18/10/2002

Caro Pinocchio

 

Caro Pinocchio, vò a dirti qualcosa che spero non dica niente, perché niente son tutte le parole che dicon tutto, le più antiche e sagge. Ch’ò da dirti!? già non me lo ricordo più e non mi garba ricordarmelo. Ch’è “triste la tu voce quando la fatina va via! E non mi ricordo più che non mi garba ricordarmelo. Allora Caro Pinocchio vò via con Lucignolo con l’anima grande che tutto perdona, vò via dalla scuola, ma ti porto via con me, per esser serio nel mondo dei seri, dove esistono le cose che esistono; e quando ciò quelle che non esistono nel mondo che tutto cancella, quello diviso in due, tutto mi appare ancora più visibile, dove si fanno tutte le cose in cui si crede, ma non si crede in niente, neanche alla vita delle emozioni belle, ci son guerre e pestilenze, Caro Pinocchio, ma nessuno vede e nessuno sente, dicono che questa sia la realtà – quella che non mi ricordo più che non mi garba ricordarmelo – e allora tutta la verità si dimentica e tutti a ricordarsi solo la realtà, quella a cui si crede, ma non crede a niente, quella che non si sa di chi è, e che allunga il naso, quella che non sa di Dio come non sa di te. Non ti scopro ora, ma tò trovato perché  già non me lo ricordo più e non mi garba ricordarmelo, le più antiche e sagge, le parole che dicon tutto perché niente son, i pensieri belli dell’emozioni.

 

Patrizio Marozzi

 

 

 

 

                          www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it