E Gentili studenti non angosciatevi la vita è sempre qualcosa in più.

Gentile Signore e Signori, ò deciso di mettere all’emerita visione della vostra intelligenza, la mia nel colloquio tra il mondo senza qualità del personaggio nel libro di Musil – che pur sempre è stato catastrofico per il mondo e il mio che spero non lo sia mai, anzi. E allora correva l’anno 1977-78 nel mondo accadevano molte cose stupide come la guerra fredda nucleare, in Italia il terrorismo politico e, altre intelligenti io che palpavo il culo e le tette alle ragazze, che volevo la libertà e che mi interessavo a così tante cose, anche molto evolute per la mia età e che dovevo avere anche il tempo d’interessarmi alle cavolate della scuola. Scuola che è sempre stata ed è continuato a essere un luogo dove imparare delle cose come un pappagallo, altrimenti non ti riesce neanche un’interrogazione orale. Erano anni tragici, ma sappiate, che se volessi vi farei apparire quei professori oltremodo simpatici per quando un po’ idioti – comunque io ero quello che era stato sospeso per aver detto di conoscere i buchi neri, ma non erano quelli lunari – questo fu detto, fosse una frase scurrile – ditemi voi se questi non erano processi alle intenzioni. Comunque io non dimentico le mie passioni amorose che avvennero in quegli anni, anche le fantasie erotiche che ci confidavamo tra studenti e con cui arrapati ascoltavamo le lezioni senza partecipare molto agli argomenti delle professoresse. E finisco questa breve premessa all’altra lettura delle comunicazioni trimestrale alla famiglia dell’anno scolastico 1977 – 1978 fatte dal primo e secondo quadrimestre, se non ricordo male, ci fu il sequestro di Aldo Moro – con la frase finale del giudizio finale all’ammissione dell’esame della professoressa di italiano che scrive: Riservato e generoso, lascia sempre agli altri il diritto dell’iniziativa e dell’intervento. Ora questa frase che è un po’ più completa di quella che apparse nella mia pagella di scuola elementare, tutta con ottimi voti, dove la maestra intendeva che io non competevo a primatiggiare con il voto o a sentirmi ambiziosamente superiore agli altri, quasi fosse un difetto – è comunque un po’ anche legata a quel che è il concetto della scuola dove è più importante per il resto della vita più l’incularella esistenziale e perenne che l’amore. Ecco se noi adesso stessimo in quella classe il gruppetto dei quattro ultimi della fila centrale nei banchi, con me che ò sicuramente sonno, ieri sera, sono, andato a dormire tardi; avremmo scritto sul muro in fondo all’aula, l’ora e chi avrebbe detto la cazzata. Voglio menzionare per correttezza e meriti raggiunti, che in quell’anno fatidico e tremendo per il mondo e L’Italia in classe con me vi era il nipote del preside. Non immaginate che fosse uno spocchioso, ma superava qualsiasi dimensione d’interessamento scolastico esistesse al mondo e, su sua dichiarata ed esplicita ammissione a una professoressa acume di matematica, disse esplicitamente che lui voleva essere il più deficiente della scuola italiana e del mondo con un gran sorriso di felicità e non aperse mai un libro in quell’anno.

Con Cordialità

Patrizio Marozzi

 

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